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Autore: Ray Wings    06/04/2015    3 recensioni
Non voltare la testa, non andartene di nuovo! Sono cambiata. Sì, è vero, non sono più Alice! E questa ti sembra una colpa? Tu e il tuo strafottutissimo gruppo del cazzo mi avete trascinata qui: è solo colpa vostra. Mai più, mai più rivedrò gli occhi di mia sorella o di mia madre, ed è solo colpa vostra. Mai più rivedrò i tuoi occhi. Ma quelli non voglio nemmeno ricordarli, vuoti e disperati, mentre affondavano e annegavano e io impotente sulla spiaggia a pregare.
Mi avete lasciata sola, cazzo!
Sono rimasta in un angolo a piangere, come ho sempre fatto, aspettando l'arrivo di qualche supereroe dimenticandomi che questa è la fottuta realtà! Che qui si muore!
E sono morta.
Dimentica Alice...te la sei portata via.
So che sei un sogno, stai sfumando, comincio a non vederti più e so che quando aprirò gli occhi sarò di nuovo sola. Ma non voltare la testa. Guardami fino alla fine...guarda l'Oceano. Fino alla fine. Come ho fatto io. Pregando, sciocco, di svegliarti.
Manu. Guardami.
Ora sono Ocean.
[In revisione]
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Daryl Dixon, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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I am Home.

<< Beth!!! >> la chiamò Rick, raggiungendola nel cortile. La ragazza si piegò su se stessa, cercando di recuperare fiato, stanca dalla corsa che aveva appena fatto, mentre i suoi compagni la accerchiavano.
<< Ehy, che succede? >> chiese Glenn, seguito dagli altri. Nel sentire le sue urla era stata inevitabile la preoccupazione in tutti i presenti.
<< Ocean. >> ripetè Beth tra un sospiro e un altro << Se n'è andata... >>
<< Sì, lo sappiamo. Ho trovato le sue cose. >> disse Rick.
<< No!! >> lo interruppe Beth, deglutendo e alla fine confessò tutto d'un fiato << E' stata morsa. >>
Daryl, nelle retrovie, si irrigidì e voltò immediatamente lo sguardo verso la bionda.
<< Io l'ho vista! Stava scappando e ho provato a fermarla. Ha un morso sul braccio. E' per quello che sta andando via. >> continuò a spiegare Beth, approfittando della piena attenzione che aveva da parte di tutti.
<< Te l'ha detto lei? >> intervenne Carol << ...Che stava andando via per quel motivo. >> si spiegò.
Beth negò, ma diede le sue motivazioni << Stava piangendo. >>
<< La pistola! >> intervenne Rick, illuminandosi << Manca la pistola! Vuole...farlo da sola. >>
<< Non voleva che la piangessimo. >> mugolò Carol, portandosi una mano alla bocca, istintivo gesto di tristezza e preoccupazione.
Daryl si avvicinò spedito a Beth e le chiese << Da che parte è andata? >>
La ragazza indicò una direzione alle sue spalle << Di là, ma si è inoltrata nel bosco, potrebbe essere ovunque ora. >>
Ma Daryl era già corso via, non ascoltando il resto della frase. Nessuno cercò di fermarlo.
Sapevano che doveva farlo.

L'impronta degli stivali di Alice era ben visibile e marcata: aveva corso. Arrivò in un punto in cui, invece, erano più radunate: si era fermata, forse a prendere fiato. Poi aveva ripreso a correre.
Scostò un cespuglio del sottobosco, passò oltre e si fermò.
La ragazza giaceva ai piedi di un albero, raggomitolata in se stessa, la testa nascosta tra le ginocchia e una pistola stretta in una mano. Piangeva così forte che Daryl potè sentirla anche da dove si trovava, a qualche metro di distanza. Le spalle le si scuotevano a ogni sospiro.
Fece un passo verso di lei e il rumore delle foglie sotto i suoi piedi annunciarono la sua presenza.
Alice alzò la testa e lo guardò: aveva il viso ricoperto di sporcizia, e più tentava di asciugarsi le lacrime con le mani sporche di terra, più peggiorava la situazione. Daryl ne rimase scosso per un istante: era la prima volta che vedeva il suo viso così deturpato dal dolore. L'aveva già vista piangere, ma mai come quella volta. Riuscì a percepire sulla propria pelle la paura e la disperazione. Intrappolata in un vicolo cieco, le mancava il fiato. La sua corsa si era arrestata lì, davanti ai suoi occhi c'era solo la morte, affamata e sghignazzante nella consapevolezza del suo potere. Della sua vittoria.
<< Non ce la faccio. >> mormorò tra i singhiozzi, con una voce così sottile che a malapena era stata udibile. Quella fredda e dura corazza che l'aveva portata lì fuori era stata abbandonata chissà dove, lasciando scoperto il suo strato più interno: quello più debole e fragile. Era come stare davanti a una bambina che ha appena perso i genitori.
Daryl strinse la sua balestra tra le mani prima di lasciarla cadere a terra << Sei una stupida! >> le disse percorrendo, con una velocità strabiliante, quei pochi passi che li separavano. Le si inginocchiò accanto e Ocean allargò le braccia, stringendolo non appena fu a portata di mano.
<< Mi dispiace. >> gli sussurrò all'orecchio, costernata << Io... io non volevo che voi mi vedeste morire! Non volevo che perdeste qualcun altro. >> balbettò << Io non volevo che tu perdessi qualcun altro. Non volevo farti del male. >>
<< Non fa niente. >> cercò di zittirla lui, ripetendo più volte la frase per riuscire veramente a convincerla a star zitta e non aggiungere altro. Non gli interessavano più le motivazioni.
Non gli interessava più niente.

<< No, fermo! La sveglierai! >> una dolce e sottile voce, delicata come una carezza, la fece sorridere.
La conosceva.
<< Ha la febbre alta. >> aggiunse.
<< Passerà. >> lo rassicurò un'altra voce, maschile, altrettanto dolce e delicata, ma sicuramente più adulta. Si sentiva così leggera. Il calore del sole contrastava con un fresco venticello.
Era bello lì.
Non sentiva più dolore.
<< Dormigliona. >> ora la seconda voce era così vicina al suo orecchio. Un delicato sussurro, un leggero bacio << La mamma ha preparato l'arrosto. Alice! >> Aprì gli occhi. Conosceva quel viso.
<< Manu. >> sorrise. Era bello rivederlo. Anche lui sorrideva, dietro ai suoi occhiali.
<< Andrea è molto preoccupato per te. Vieni, Alice. Tua madre ti sta aspettando. >> aveva lo sguardo più dolce del mondo. Mai l'aveva visto così. Le porse una mano, ma lei non l'afferrò. Un timore nel cuore le impedì di farlo. Quella non era la sua stanza. E lei...lei stava morendo. Sentiva la fatica che faceva il suo cuore per battere e l'ossigeno non riusciva più a darle l'energia necessaria.
<< Vieni, zia Alice! >> la incoraggiò un piccolo bambino dai capelli scuri, scompigliati, inginocchiato ai piedi del suo letto. << Andiamo a casa, Alice. Finalmente possiamo farlo. >> disse Manuele.
Si puntellò sui gomiti e cercò di sollevarsi a sedere.
<< Non sforzarti troppo. Sei ferita. >> Un'altra morbida voce, femminile questa volta, provenne dalla sua destra, e la costrinse a voltarsi. Era come guardarsi allo specchio: lo aveva detto più volte, ma non l'avrebbe fatto in quel momento. Ora erano così diverse.
<< Chiara. >> mugulò, non riuscendo a trattenere le lacrime. Era così bella con i leggeri capelli che le ricadevano sulle spalle, perfettamente pettinati e un filo di trucco sul viso. Al contrario suo, invece, che più passava il tempo e più somigliava ai morti.
<< Potrò rivedervi. >> disse Alice, asciugandosi il viso col dorso della mano tremante. Era passato più di un anno, era così bello averli di nuovo accanto a sè, anche se...non erano reali.
<< Con chi stai parlando? >> chiese Daryl, comparso all'improvviso alla porta della sua stanza. Aveva il viso chino e gli occhi stanchi. Sapeva qual era la risposta, ma probabilmente non voleva sentirla, non l'avrebbe ascoltata. Era solo stato un modo per riprendersela, in quegli ultimi istanti, per impedirle di seguire i suoi fantasmi. Molly era stretta a lui, la testa poggiata sulla spalla. Era ancora scossa dai singhiozzi, benché sembrava stesse dormendo.
Alice sorrise, non sentendolo neanche un compito troppo gravoso.
<< Nessuno. Sognavo. >> confessò riuscendo finalmente a mettersi seduta. Allungò le braccia in avanti, verso loro << Portala qua. >> disse.
Daryl si avvicinò e le passò delicatamente la bambina, aiutandola per farla stendere sul letto accanto a lei. Alice le spostò una ciocca di capelli dalla fronte e approfittò per accarezzare il suo viso. Quel piccolo viso che fin troppe volte, purtroppo, aveva visto piangere. Proprio come stava facendo in quel momento.
<< Non me lo perdonerà mai. >> constatò, continuando ad osservare la bimba stesa accanto a sè. Un colpo di tosse improvviso la scosse e si costrinse a voltarsi velocemente, dall'altra parte, piegata fuori dal letto.
Daryl scattò in avanti e si chinò su di lei, aiutandola a sorreggersi, mentre la tosse non sembrava volersi fermare. Era bollente al tocco e ricoperta di sudore.
<< Sto bene! >> si sbrigò a dire lei, sperando di tranquillizzare il ragazzo vicino a sè. Si pulì la bocca con la mano ancora tremante e la osservò: c'era del sangue.
Sospirò e si accasciò sul letto.
<< Hai parlato con Rick? >> chiese lei, respirando a fatica, allargando il petto esageratamente. Daryl la guardò a lungo, sforzandosi di non far trasparire i sentimenti e le angosce, ma non riuscendoci pienamente. Poi annuì.
<< Non voglio che sia tu a farlo. >> continuò lei << Non voglio darti anche questo fardello e dolore. >>
<< Lo è già. >>
Alice si voltò di colpo, ad osservarlo, colpita da quella sua affermazione. Lesse decisione nei suoi occhi, lesse dolore, lesse rabbia, soprattutto rabbia. La rabbia di non essere riuscito a proteggerla, la rabbia di aver perso così tanto in così poco tempo. Erano gli occhi di un uomo che stava crollando.
E se ne rammaricò.
Il silenzio perdurò a lungo, incapaci di dirsi qualcosa che non racchiudesse un addio che a tutti i costi non volevano pronunciare.
Era così inverosimile.
Si erano appena trovati, nel buio, tra i morsi della morte, si erano appena trovati e ora qualcosa di più forte li stava separando bruscamente. Un avvertimento: non c'è spazio per la felicità, qui. Non più.
Poi Daryl sospirò e si avvicinò a lei, chinandosi e infilandole un braccio dietro la schiena e l'altro sotto le gambe.
<< Andiamo. >> disse sollevandola di peso, senza darle tempo di capire che stesse succedendo.
La strinse a sè, sorreggendola delicatamente, come un tesoro da custodire, un cucciolo ferito a cui si teme di far del male. E Alice si adagiò tra le sue braccia, rilassandosi, sentendo di non avere niente da temere.
Percorse silenzioso e lento la prigione, sotto gli occhi discreti dei suoi compagni, che si affacciavano ma che cercavano di concedere loro la privacy che meritavano. Avevano già dato il loro addio, avevano già pianto la loro incombente perdita, sicuramente lo avrebbero fatto a lungo, ma ora, quella sera, l'ultima, toccava a loro. Il loro ultimo, infinito, indicibile e pressante addio.
La loro ultima sigaretta silenziosa al chiaro di luna.

Il mantello non sembrava abbastanza, il freddo quella sera era quasi insopportabile, ma lo smanicato di Daryl suggeriva che lei era l'unica a sentire su di sè quel problema. Colpa della sua febbre troppo alta. Strinse i denti, sforzandosi di non tremare, non voleva dare al suo compagno ulteriori preoccupazioni.
Daryl bloccò la sigaretta tra le labbra e utilizzò il braccio libero per cingere le spalle della ragazza, seduta accanto a sè, poggiata al muro. Alice si fece scivolare, fino a poggiare la testa sulle sue gambe. Era troppo debole anche per restar seduta. Il fiato pesante non smetteva di farle muovere spropositatamente le spalle. Non era mai abbastanza. Sentiva quasi il desiderio di aprirsi il petto, per riuscire a catturare ancora più ossigeno. Daryl le posò la mano sul braccio, accarezzandola impercettibilmente e osservandola silenzioso. Aveva tante cose da dire, tante stupide e sciocche cose, ma non le avrebbe dette. Non le avrebbe mai dette.
Alice allungò una mano, facendosela correre sul braccio, fino a incontrare quella del ragazzo. La afferrò delicata e se la portò vicino al viso, osservandola e accarezzandola con la punta delle dita. Quella mano su cui, così a lungo, aveva contato. Di cui si era fidata ciecamente, anche quando si era avventurata nella sua parte più profonda. Non ne aveva mai avuto paura. L'unica mano al mondo che veramente non temeva. La rigirò, trattandola come fosse una sua proprietà, con sicurezza e delicatezza, e se la portò alle labbra, baciandone la punta delle dita. Anche da quella posizione riuscì a sentire il fiato di Daryl tremare improvvisamente, e le gambe, su cui era poggiata, irrigidirsi. Poteva tacere le sue emozioni, ma non le sensazioni. E quelle spesso erano più esplicative di qualsiasi parola. Lo sentì mentre faceva un lungo tiro dalla sua sigaretta, nascondendo in quel gesto un sospiro affranto.
<< Ehy D. >> richiamò la sua attenzione << Voglio che mi prometti una cosa. >> attese una risposta, che non arrivò. Ma sapeva che la stava ascoltando, così proseguì << Resta vivo. Qualsiasi cosa accada. Tu hai la sindrome dell'eroe, ricordatelo. Tu salvi le persone. Promettimi che resterai qui. Il mondo ha bisogno di un super Dixon. >> sorrise. Daryl non le rispose, anzi sbuffò, ritenendo probabilmente la frase sciocca, ma ne avrebbe fatto tesoro. Quella promessa l'avrebbe mantenuta, ad ogni costo.
Alice si cacciò una mano dentro il mantello, raggiungendo la sua cintura e ne estrasse, serrato tra essa e il suo corpo, un piccolo oggetto. Lo strinse tra le dita prima di raggiungere nuovamente la mano di Daryl, davanti a sè. Lo posò sul suo palmo e ne strinse le dita intorno. Daryl abbassò improvvisamente gli occhi e lentamente tirò via la mano, riaprendola per osservarne il contenuto.
<< Che cos'è? >> chiese, facendo ciondolare un pupazzetto in pezza davanti al suo naso. Era grande quanto il suo pollice, minuscolo, ma ben dettagliato. Portava dei jeans, sporchi e strappati, una camicia nera e un altrettanto minuscolo gillet in pelle con delle ali bianche disegnate dietro la schiena. Dei fili marroncini erano attaccati al centro della testa e cadevano sugli occhi: due puntini neri in filo anch'essi. Infine uno stuzzicadenti spezzato era attaccato dietro la schiena, a simulare una balestra.
Alice sorrise << Volevo dartelo a Natale. Ma credo che, a questo punto, non ci arriverò. A dire il vero volevo dartelo quello appena passato, ma sono riuscita a trovare le cose che mi servivano, e a finirlo, solo l'altro ieri. >> si voltò, sforzandosi, fino a volgere lo sguardo al viso del suo compagno: era indecifrabile, come al solito.
<< Ti somiglia! >> sorrise divertita lei.
<< E' una stronzata. >> commentò lui, voltandosi dall'altro lato. Ma, nonostante il commento facesse pensare a un rifiuto del dono, discreto e naturale, se lo infilò invece in tasca.
Alice non smise di sorridere, nonostante il commento poco carino rivolto al suo regalo, e lentamente chiuse gli occhi, in cerca di riposo. Daryl la guardò, allarmato, ma si rilassò quando vide che respirava ancora.
<< A casa mia l'albero lo facevamo l'otto di dicembre. Ogni anno con puntualità. La mamma comprava le decorazioni, sistemava l'albero nell'angolo della sala, quello vicino alla finestra, poi lasciava sole me e mia sorella con uno scatolone pieno di palline e festoni. >> una risatina la scosse appena << I primi anni era veramente brutto! Eravamo troppo piccole e incapaci, sembrava l'albero di Frankenstein. Ricordo che una volta io volevo farlo azzurro, lei invece rosa. Litigammo e alla fine ci dividemmo le zone di nostra competenza. Mezzo albero era completamente blu, l'altro rosa. >> rise ancora, ma avendo gli occhi chiusi, non potè notare il sorriso divertito dipinto sul viso di Daryl. Riuscì però a sentire lo stesso il suo sghignazzo trattenuto. E ne fu felice.
<< Il giorno di Natale mangiavamo di tutto. Mia mamma e mia nonna litigavano in cucina come me e mia sorella di fronte all'albero. E si finiva col preparare ben due cenoni della vigilia e ben due pranzi di Natale. Non riuscivamo mai a finire tutto, perciò, piuttosto che buttarlo via, ce ne andavamo in giro per tutto il pomeriggio, in centro città, a portare quello che era avanzato ai senzatetto. Così anche per loro era Natale. Era un'idea di mia nonna, lei era molto religiosa , credeva nel bene, nell'amore verso il prossimo e tutte quelle cose lì. >> sospirò, rilassandosi e si strinse più a lui, nascondendo il viso nella sua camicia, cercando calore e conforto.
<< A volte mi chiedo cosa sarebbe successo se tra quei senzatetto io avessi trovato anche un bambino con gli occhi azzurri, sottili, i capelli chiari, diradati, e dall'aria scorbutica, accompagnato da un fratello violento, stronzo e rompipalle. >>
<< Non ero un senzatetto. >> disse lui, con voce bassa e dura.
<< Lo so, ma son sicura che lo stesso ti avrei trovato per strada a Natale, magari intento a rubare qualche caramella nei negozi. >> Daryl si irrigidì, spense la sua sigaretta, ma ne accese subito un'altra. Certo non era un argomento che affrontava volentieri, soprattutto in quel momento. Ma lasciò che proseguisse le sue fantasticherie.
<< Ti avrei portato ogni giorno qualcosa, avrei provato a far amicizia con te. Penso mi saresti stato simpatico. Chissà, magari sarei riuscita a donare anche a te un po' del mio Natale. >> poi sospirò, improvvisamente malinconica << Sarei voluta arrivare prima. >> confessò.
Un sorriso divertito esplose sul suo volto << Sarebbe stato divertente. >> delle immagini stavano prendendo il posto della realtà. In un altro momento sarebbero stati solo pensieri, ma in quelle condizioni erano invece così vivide da sembrare ricordi. E in quei ricordi immaginari c'era un bambino scorbutico e imbronciato, al bordo della strada, intento a torturare una lucertola con un bastone. E una bambina dai lunghi capelli scuri, inginocchiata accanto a lui, ad osservarlo, contrariata, ma almeno vicina. Magari gli avrebbe allungato qualche dono: un pezzo di focaccia, una fetta di torta o un semplice giocattolo. E lui l'avrebbe ignorata, minacciandola, per farsi lasciare in pace. Lei non l'avrebbe fatto. Avrebbe continuato a cercarlo, avrebbe continuato a stargli vicino anche quando faceva qualcosa di orribile, solo per potergli regalare un sorriso in mezzo a tutti quei ricordi bui e dolorosi. Una scintilla da portarsi dietro per sempre.
Sì, sarebbe andata così.

<< Lei non voleva farci soffrire. Preferiva portarsi dietro l'odio della gente, piuttosto che la loro sofferenza. Per questo a volte ci regalava il peggio di sè.
Lei diceva sempre di essere forte, e io non ci ho mai creduto.
Ma sbagliavo.
Sbagliavo perchè non capivo di che tipo di forza parlasse. Cadeva sempre, combinava guai, riusciva a uccidere uno zombie, ma altri due avevano tempo di prenderla alle spalle. Doveva essere seguita e accudita: una bambina che ancora non capiva la differenza tra bene e male. Non rifletteva, agiva d'istinto, forse mossa anche da una certa dose di convinzione che la sua morte non sarebbe stata importante.
La sua forza non era niente di tutto questo.
La sua forza si trovava nei passi che faceva e nelle spalle che sempre teneva ben dritte, nonostante i pesi che si portava dietro. Era sola e probabilmente ha continuato a sentire di esserlo, ma nonostante tutto era qui, per proteggerci, pronta a tuffarsi nel pericolo. Non piangeva per le sue ferite, anche quando servivano dei punti, ma piangeva se uno di noi si tagliava con la carta. Teneva in sè le cose brutte, le raccoglieva sparse per la prigione, ogni singola ombra, ogni singolo fantasma, lo prendeva e lo stringeva a sè, liberandocene se riusciva e donando a noi sempre e solo il suo meglio.
Lei aveva paura. Più di tutti noi. Era terrorizzata da ogni cosa, perfino da se stessa, tanto da fuggirne. E quella era la sua unica debolezza...quella stessa paura che l'ha uccisa. La paura di non riuscire a impedire che altre lacrime sgorgassero.
E' morta nel tentativo di salvare noi dal Governatore e nel tentativo di salvare Merle da se stesso.
E' morta per noi.
Per tutti noi.
La sua paura, la sua debolezza è diventata la sua forza e con quella lei ha lottato.
Io voglio ricordarla così. >>
Così recitò Rick, di fronte a quella tomba, sistemata di fianco alla croce in legno col collarino appeso.
Il loro ultimo saluto.
Si dedicarono del tempo, in silenzio, pensierosi, ma coraggiosi. Avrebbero guardato al futuro, anche se sulle loro spalle avrebbe gravato sempre più il fardello del passato.
Carol si allontanò, non appena ritenuto finito il suo momento. Non appena si sentì pronta a lasciarla andare. Andò sopra la torretta, al posto di guardia e quando aprì la porta trovò chi stava cercando: seduto a terra, con la schiena poggiata al muro c'era Daryl. Come la sera prima, ma quella volta era solo.
<< Si sentiva la tua mancanza. >> disse lei. Daryl non rispose. Aveva qualcosa tra le mani con cui gicherellava insistentemente, senza distogliere lo sguardo.
<< Tu più di tutti saresti dovuto essere là. >>
<< L'ho già salutata. >> disse lui con voce roca. Carol sospirò e si andò a sedere lì vicino.
<< Ho ancora la sensazione di non conoscerla davvero, come il primo giorno. >> sorrise lei, malinconica.
<< Nessuno di noi la conosceva davvero. >>
<< Tu sì. >> sorrise ancora lei. Daryl esitò, ancora preso a giocherellare con quello che aveva tra le mani, poi ammise << No. Nemmeno io. >>
Carol restò in silenzio ancora un po'; infine disse con tristezza << Si è portata via così tanto. Era strana...eppure metteva il sorriso. Quando stavi con lei sembrava che niente ci fosse lì fuori: niente zombie, niente morti. Ci faceva sentire a casa. >>
Daryl guardò l'amica sottecchi, silenzioso, poi si allungò alla sua sinistra, afferrando la balestra lì poggiata. Tramite un cordoncino legò, vicino all'impugnatura, l'oggetto che aveva in mano: un ridicolo pupazzetto fatto di stracci che somigliava a lui.
Si fermò un attimo, sospirando pensieroso, poi ammise << E' stato Merle. >>
Carol lo guardò non capendo.
<< Lei l'ha seguito. >> spiegò lui, terminando il suo lavoro e osservando il pupazzetto ciondolare al vento << Sapeva che stava andando dal Governatore ed è andata con lui. Voleva aiutarlo ed evitare che si ammazzasse. >> fece una pausa e poi concluse << Merle l'ha morsa. >>
<< Non è stato tuo fratello a ucciderla. E' stato il Governatore. >> disse repentina Carol. Ma la sua frase parve cadere nel vuoto.
<< Mi ha detto che si sarebbe dovuta aspettare che sarebbe stato un Dixon a rovinarla. C'erano tutti i precedenti. >> sorrise divertito e malinconico allo stesso tempo. Carol gli fece compagnia, anche lei divertita da una tale affermazione, tipica di Alice. Daryl le aveva stravolto la vita, dal primo istante, quando lui le aveva puntato la balestra alla testa e lei aveva cercato di fratturargli un piede con la sua spada. Da allora tutto era cambiato. Prima l'odio, l'antipatia, i litigi, il considerarsi a vicenda degli idioti. E poi la complicità, l'amicizia, le notti condivise, le mani sempre strette. Ogni giorno litigavano, peggio di marito e moglie, due teste calde, così diversi eppure così uguali. Ma poi la sera tornavano a guardar le stelle insieme.
Gli aveva detto quella frase poco prima di tirar l'ultimo respiro. Non aveva nessuna intenzione di andarsene tra lacrime e rimpianti. Cercava sempre di sdrammatizzare, come aveva fatto più volte per nascondere la dura verità.
<< Sei una stupida. >> aveva detto lui, divertito dalla sua battuta, anche se non aveva la minima voglia di ridere.
Lei aveva sorriso.
<< Sono una stupida innamorata. >>
E tutto era finito.
Ma questo lo tenne per sè.

<< E' a casa, ora. >>


Scrisse una favola...e volò via.
[Ilaria Porceddu – Vola via]



N.D.A.

Io-non-c'entro-niente-ciao!!! * fugge via per evitare il linciaggio *
Ebbene sì...se ve lo state chiedendo: è davvero la fine. Beh, prima o poi andava finita, no? XP Non l'avrei portata avanti per sempre. Sono stata troppo cattiva? Vi assicuro, però, che con molta probabilità sto piangendo più io di chiunque altro. E' stato come lasciare un figlio ormai abbastanza cresciuto per vivere da solo. Mi sento una madre abbandonata T__T e mi sono odiata per quello che ho fatto ad Ocean, ma, purtroppo, era così che doveva andare. E' stata con me per 8 mesi (un parto!!! xD) è dura dirle addio.
Ma, coraggiosamente, lo farò u.u
Passando a voi: vi ringrazio infinitamente! Probabilmente non sarei arrivata fin qui senza il vostro sostegno (manco avessi vinto l'Oscar -.-). Ringrazio tutte voi che hanno recensito questi 33 capitoli (gli anni di Cristo *W* sarà un caso? *sbuca Adam Kadmon urlando "gli illuminatiiiiiiiiiiiiiii"*), grazie a chi ha messo la storia tra le preferite/seguite/ricordate e grazie anche ai lettori silenziosi che mi hanno donato una media di 150 visualizzazioni a capitolo. Tanti kiss per voi.
Spero di non avervi distrutto troppo psicologicamente e spero di non avere il vostro odio ora xD
Beh, dai...così Daryl non sarà poi preso da Ocean e potrà più avanti concentrarsi su Beth, come da serie tv. Così non ho scombussolato niente: l'avevo detto che volevo restare fedelissima.
"E Molly?" * urla una voce dalla platea *
SILENZIO! U.U ho tutto sotto controllo.
Come potrete notare, non ho ancora segnato "conclusa" la storia (benchè, vi assicuro, questa è davvero la fine). Questo perchè aggiungerò un epilogo e forse ancora un altro mini capitoletto di conclusione (una specie di "scena dopo i titoli di coda" xDD) quindiiiii...state seduti, non abbandonate la sala (a meno che non ve ne freghi nulla), perchè avrò ancora una cosa da dirvi.
Tornando alla storia...la strada di Ocean termina qui, ma ho adorato * pffff! Questa si adora da sola * l'idea di fare in modo che i suoi segni rimanessero nel tempo. A partire dal "capello lungo che a lei piace così perchè è più macho" alla richiesta di non morire, di continuare a essere l'eroe. Come se fosse stata lei a stimolarlo a proseguire, nonostante tutto, portandolo anche a raccattare gente in giro, salvare vite ecc ecc.
Volevo farvelo notare perchè forse son cose che non si notano, sono "nascoste", ma siccome ci tengo le sbandiero in giro u.u
Ok...direi basta.
Vi ringrazio ancora.
Siete stati fondamentali per la riuscita (o non riuscita, a seconda dei punti di vista) di questa storia.
Bene, ora sono pronta ad essere offesa pesantemente xD
Byeeeeeeeeeeeeeee


Ray.

Ps. Per chi fosse troppo innamorato di me per lasciarmi (eheh) posso comunicarvi che sono ancora all'opera. Se avete ancora voglia di rovinarvi la vita, fate un giro sulla mia pagina xD Al momento, attiva ho un'Originale Romantica ambientata a Hollywood...per chi ha voglia di un po' di love love.

Pps. Ora posso dirvelo: spoiler celati incompresi xD La canzone all'inizio del prologo già vi annunciava la fine della mia storia u.u Nessuna domanda sul "I will disappear" finale? Tiè u.u

ppps. (sto esagerando? xD) chiedo scusa se ci ho messo tantissimo ad aggiornare, ma capitemi T__T non riuscivo a dirle addio. Temporeggiavo e trovavo ogni scusa per dire "no, non è ancora pronta!"
Beh....basta....ciaooooo xP

   
 
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