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Autore: _ToMSiMo_    29/12/2008    7 recensioni
"Durante la settimana successiva parlare con lei non fu affatto facile. Il ragazzo del giornale non era più così preciso,e non riuscivo sempre a svegliarmi alle 6 meno dieci per via del mio lavoro. Gli unici salve che mi disse,furono quasi sussurrati. In 14 giorni,ci salutammo solo 4 volte." Bill racconta una sua storia,la sua storia con Mia.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Tokio Hotel
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ad Alessia.

Ich Liebe Dich.

 

Non so di preciso quando Mia si è trasferita qui dalla sua Londra,ma so per certo che da quando  è scesa dall’auto ho cominciato a sentirmi diverso.

Era il mese di marzo. Prima del suo arrivo la primavera non si sentiva,non si distingueva. Era sempre tutto freddo e dello stesso colore. Io,passavo le mie giornate sempre allo stesso modo,in silenzio e solo con i mie pensieri a volte. Osservavo la natura dalla mia finestra. La mia finestra sul mondo. La mia villetta sempre triste dato che vivevo solo con Tom all’epoca,mi metteva malinconia e l’unica accanto alla mia,era vuota da quando la nonnina Bros, che viveva solo per i gatti era stata trasferita in un manicomio. Tom si prendeva spesso lui cura di quei piccoli. Ma poi con il passare dei giorni neanche più Tom si interessò a loro.

Marzo,pensavo che fosse come tutti gli altri mesi,invece mentre leggevo un libro regalatomi da mio fratello per uno dei nostri compleanni,mi accorsi di un grosso camion parcheggiato sul vialetto dell’altra villa.

Un uomo con un capello blu assieme ad altri 3 scese e iniziarono a portare le poche cose all’interno ,anche perché la signora di prima,aveva lasciato quasi tutto dentro.

Ero lì  a fare il ficchino,quando con mia grande sorpresa mi accorsi dalla signora Bros  che scendeva da una macchina parcheggiata dietro il camion.

I gatti le si avvicinarono di corsa. La loro padrona. Sentii Tom dire qualcosa,forse aveva solo ringraziato il cielo perché ora non doveva più preoccuparsi di stare attento ai loro bisogni o ai graffi sulla sua auto.

Quando il camion si spostò per far parcheggiare l’Audi grigia,mi accorsi di lei:Mia.

Scese con un vestitino a pois,verde e giallo,un fiocco tra i capelli castani,lisci e gli occhiali scuri sugli occhi.

Non so se fu per sbaglio che notai un fiore sul prato,oppure fu un segno del destino.  Aveva un passo lento ma deciso,un equilibrio perfetto. Una semplice ragazza. Ma con il tempo capii che lei era lei. Sapete quella lei che cerchi per una vita e poi la trovi come per magia? La lei dei tuoi sogni,quella che ti coccola,lei che ti capisce,lei che ti ammira e lei che non nasconde i suoi pensieri solo per farti piacere. La persona con cui vuoi condividere tutto,anima,corpo,pensieri,sogni. Mia,era tutto quello. E lo è ancora,ma la nostra storia è una delle più complicate del mondo. Non tutto è facile,non  tutto va come vuoi. Molto spesso,non tutto va!

Una mattina qualsiasi di marzo,verso la fine del mese,iniziarono ad essere inviati a casa,tramite un ragazzo in bici,i giornali. Da quando notai Mia che compilava il modulo di ricevuta,iniziai a svegliarmi prima solo per vederla raccogliere il giornale.

All’inizio i nostri rapporti,non era rapporti. Io,facevo di tutto per vederla ma avevo paura di farmi notare. Tom,preferiva fare la vita che continua a fare anche ora,ero da solo come lo sono sempre stato.

Non ho mai capito perché quel ragazzo dovesse passare sempre alle 6,ma svegliarmi alle sei meno dieci per vedere la mia primavera era il prezzo più stupido da pagare. Il brutto,arriva dopo.

La prima volta misi la sveglia alle 5. Avevo   paura,pigro che ero e che sono ancora,di restare a letto.

Le mie tendine blu,ricoprivano il mio punto di collegamento. Mia puntuale come un orologio usciva senza pantofole,ancora in pigiama e solo con la sua vestaglia blu e camminava nell’erba. L’umidità moriva solo al suo passare.  Ed io lì a seguire ogni suo passo,finii anche per impararli a memoria. Sbadiglio appena uscita,destro,sinistro,gradino,salto,camminata lenta. Prendeva il giornale,tornava dentro ed io ritornavo a dormire. Fino a maggio,furono le uniche cose che seppi fare.

Tom che ormai aveva saputo tutto(maledetta boccaccia!!), aveva perso le speranze che io riuscissi a parlarle. “FATTI UNA VITA” mi disse.

6 maggio,erano quasi due mesi che spiavo Mia. Testardo di un Kaulitz.

Tom mi aveva costretto ad uscire con lui,logicamente al ritorno dovevo tornare da solo e a piedi,siccome l’auto serviva a lui.

Beh,il tempo il 6 maggio fu da complice a quello che seguì.

Iniziò a piovere proprio mentre attraversavo il suo viale per arrivare alla mia porta. Misi velocemente le mani nelle tasche per prendere le chiavi ma la mia ricerca si concluse  con una delusione. Né chiavi,né cellulare. Tutto nella macchina del mio gemello.   Sconfitto,e già tutto bagnato,indossai il mio cappuccio e spalle alla villa di Mia,cercai di notare qualche difetto sulla parete della mia porta pur di aspettare Tom. Ma tanto,prima delle 4 della mattina,di lui non avrei avuto notizie. I capelli ormai super lisci,bagnati,la maglia congelata,i piedi zuppi e uno dei temporali “leggeri” della primavera,che si stava imbattendo sulla mia città.

Forse,proprio sulla mia vita.

Mentre il cielo continuava a picchiarmi con le gocce sulla testa,all’improvviso non avvertii più niente. Mi voltai dietro,Mia,con un ombrello a pois era venuta a prendermi. Sorrisi.

-Venga dentro,si bagna tutto - mi disse,prima di prendermi per un braccio e strattonarmi verso la sua porta.

Proprio mentre attraversavamo il giardino,con un soffio di vento,il suo ombrello volò via.

Lei immobile,iniziò a bagnarsi e poi guardandomi iniziò a ridere.

-Andiamo sotto- le dissi. Avevo paura che potesse prendersi qualcosa.

Le presi la mano e la portai sotto al porticato.

-Ciao-le dissi poi.

-Salve,adesso vuole entrare e vuole continuare a fissarmi come uno che non ha mai visto una ragazza innamorata della pioggia?-

Fu la prima volta che  una ragazza mi prese per un perfetto idiota.

La casa,all’interno in perfetto ordine,era sommersa da un odore di vaniglia e di cioccolato.

Mia,notò che l’odore era molto intenso e mi spiegò.

-Facevo una torta per la zia Bros-

-Ah,la nonnina dei gattini. Come sta? Come mai è ritornata?-

Mi pentii di averle dato della nonnina,ma per me e Tom era sempre stata come una nonna.

-Mia zia- disse lei quasi ridendo- non è una pazza e  ora sono con lei pur di non farla andare via.  O questo o quel manicomio senza colore,senza felicità e – disse indicando i gattini sul davanzale della finestra- senza gatti-

Mi fece accomodare accanto al camino,e mi presto delle pantofole per far asciugare le mie adidas.

Quando tornò dalla cucina aveva una fetta di torta per me nelle sue mani,poi salì le scale e riscese dopo essersi cambiata.

Si sedette a gambe incrociate sul divano.

La casa era perfettamente delle stesse dimensioni della mia,ma almeno questa non era così tanto fredda.

Mia,riscaldava ogni cosa,solo con un sorriso.

-Grazie per l’ombrello- dissi dopo aver dato il primo morso alla torta.

-Si figuri, ho visto dalla camera di zia che era rimasto fuori e mi dispiaceva vederla tutto bagnato-

-Già,Tom mi ha mandato a piedi e non mi ha dato le chiavi di casa. Cioè sono stato io che non le ho prese,ero troppo felice di tornare qui,ma di certo non volevo bagnarmi e poi scusa se ti ho fatto prendere freddo,ti sei cambiata perché eri bagnata e –

-Basta! Non si deve assolutamente giustificare. Le cose capitano-

-Già-

Era strano il modo in cui mi parlava. Aveva qualcosa  che,a parte che mi dava del lei e mai del tu, si ostinava a nascondere. Come se  prendersi confidenza con me l’avrebbe portata dove lei non aveva intenzione di arrivare.

Le cose che dicemmo a seguire  furono solo informazioni sul tempo,sulla zia,sulla torta. Non mi chiese il nome quella sera ed io mi dimenticai,fissandola negli occhi,di chiedere il suo.

Verso mezzanotte il clacson della cadillac,mi riportò con i piedi a terra,la salutai ed entrai nella mia villetta.

Durante la settimana successiva parlare con lei non fu affatto facile. Il ragazzo del giornale non era più così preciso,e non riuscivo sempre a svegliarmi alle 6 meno dieci per via del mio lavoro. Gli unici salve che mi disse,furono quasi sussurrati. In 14 giorni,ci salutammo solo 4 volte.

Il 21 maggio,siccome Tom non aveva firmato per il nuovo ragazzo consegna,(Peter l’altro era stato licenziato. Si addormentava tardi per un doppio lavoro e non riusciva a consegnare alle sei)il nostro giornale fu lanciato sul giardino di Mia.

Scesi di fretta le scale,aprii la porta solo quando Mia aprì la sua,e insieme,con lo stesso passo arrivammo al giornale.

-Ciao-

-Salve- mi disse.

Era già vestita,pettinata. La mia curiosità prese il sopravvento.

-Come mai già vestita?- le chiesi.

-Mi sono svegliata prima,sa. Pur di perdere tempo- mentì.

-Capisco,ha da fare o posso invitarla a prendere un caffè?-

Iniziai anche io a darle del lei,mi dava fastidio che ero l’unico ad essere quasi volgare.

-Se mi lascia il tempo,di avvertire la zia- si scusò.

-E se lei mi lascia il tempo di indossare qualcosa di decente,sa la gente qui parla-

Sorrise. E mi sorrise la terra,la primavera.

Ci salutammo e poi inizia a cambiarmi.

Pregai mio fratello affinché mi prestasse la sua auto e poi Mia,stupendamente Mia,salì nella macchina.

Le sorrisi,mi ero truccato,pettinato,vestito in un modo decente.

-Doveva vestirsi,non diventare perfetto-

Tolsi lo sguardo da lei,in quella macchina solo una persona era perfetta e di certo non ero io.

-Dove la porto?-

-Dove vuole,l’importante e che ci siano poche persone,sa, sono nuova di qui. Io sono l’unica nipote della nonnina e vengo da Londra-

-Bel posto,ci sono stato!- commentai.

-Io lo trovo un posto come tanti. Per un inglese,Londra è semplicemente un posto dove si lavora,si vive,si affrontano le difficoltà-

-E per un tedesco,le assicuro ogni singola città della Germania è un casino!-

Arrivammo alla tavola calda alle sei e trenta. Eravamo quasi gli unici.

Sedemmo lontano da tutti,alla fine ero sempre un personaggio conosciuto. Da quasi tutti,tranne che da Mia.

-Finalmente oggi ho riavuto l’onore di parlare con lei-

-Non sa in che guaio si sta cacciando-

-Il guaio è se si prendono la macchina di mio fratello,quello si che è un grosso guaio-

Diede un morso al suo cornetto bollente e poi si passò la lingua sulle labbra per pulirsi dai residui di cioccolata.

Oh Mia. Se ci penso adesso,la tristezza inizia a far parte di me.

-Senta lo so che non sono fatti miei,però perché mi parla con il lei?-

-Perché altrimenti non posso risponderla. Non sono pratica con il tedesco,e adesso se lei mi parla con il lei,riesco a capire meglio. Sa,sono fatta strana!-

Dopo aver consumato la colazione,ci salutammo e saltellando come un pazzo,rientrai nella mia stanza.

Per vari motivi,tra cui le prove con il gruppo,fu l’ultima volta che la vidi durante quella giornata.

Ma è stato solo l’inizio della grande storia con la mia primavera.

  
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