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Autore: MrsCrowley    22/06/2015    2 recensioni
Due sorelle totalmente diverse. Il ghiaccio e il fuoco, l'Aria e la Terra, la sensualità e la dolcezza, l'amore e la passione.
Cosa succede però quando i loro ruoli iniziano a confondersi, quando l'amore sconvolge quello che era solo sesso e la passione rende quasi impossibile l'amore?
"E poi l'ho, anzi no.. mi ha.. baciata" dal diario di Astoria Greengrass
"Sarò il tuo angelo infernale, questa notte" dal diario di Daphne Greengrass
Genere: Fantasy, Fluff, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Astoria Greengrass, Blaise Zabini, Daphne Greengrass, Draco Malfoy, Fred Weasley | Coppie: Astoria/Fred, Draco/Astoria
Note: Lemon, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7, Più contesti
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Chapter 4. Hey sister, do you still believe in love I wonder?

 

 

Caro diario, per la prima volta in vita mia non vedevo l'ora di lasciare il castello, di evadere da questa realtà che sta diventando per me troppo angusta. Ho paura a svoltare i corridoi, raramente lascio la mia Sala Comune ormai. Fred Weasley è diventato il mio incubo, e io mi sto comportando da vigliacca. Mi sto innamorando ancora di più, diario.

 

Astoria era riuscita a mettere tutto nella valigia, grazie ad un incantesimo che avrebbe benedetto da quel giorno in avanti. Quando aveva comprato tutti quegli abiti?Trasalì appena quando le sue mani ripresero la stoffa vellutata del vestito regalatole da Narcissa, era ancora più bello adesso che era impregnato di tutti quei ricordi.
Sorrise di sbieco, rigirandoselo tra le mani, quando la porta del suo dormitorio si spalancò.
Astoria guardò dallo specchio la figura che aveva sbattuto la porta, e trasalì: capelli rossi?
Cosa diavolo ci faceva Ginny Weasley nel suo dormitorio?
I grandi occhi blu della ragazza erano così simili a quelli di Fred che quasi ebbe timore di guardarli troppo a lungo, per non andare in iperventilazione.

“- Ast, perchè mi eviti? Non sarai arrabbiata con me?”
La sua voce era malinconica, e i suoi grandi occhi blu avevano la stessa sfumatura del mare nel momento esatto che precede la tempesta.
La mora si avvicinò a lei, carezzandole con dolcezza il braccio: come poteva pensare anche solo lontanamente che fosse arrabbiata con lei?
“- Sono una Serpeverde, non evito nessuno Ginny.” Tagliò corto, ammorbidendo quelle parole con un sorriso appena accennato.
Ginny la guardò in obliquo, aveva stampato in faccia il nome Fred Weasley, ma non lo disse.
Astoria sospirò esasperata, facendo sogghignare la rossa: perchè il mondo stava marciando contro la sua sanità mentale, quel mese?
Dicembre era stato un lungo mese, e lei non vedeva l'ora di godersi le vacanze.

“- Ginny, passerò le vacanze dai Malfoy. Mi aiuti a scegliere cosa portare?” Le chiese, presa di colpo dalla disperazione.
Niente sembrava andare bene, e nonostante avesse fatto e disfatto decine di volte quella benedetta valigia, non ne era ancora soddisfatta.
“- Dai Malfoy... vestiti di Caccabombe Ast, si abbina al clima.” Commentò, facendole alzare gli occhi al cielo.
Nonostante fossero totalmente diverse, le due ragazze avevano imparato a conoscersi e rispettarsi senza pregiudizi, e la cosa aveva fatto arricciare il naso a parecchi loro compagni.
Non sapeva se tra i Grifondoro qualcuno avesse avuto da ridire; le Serpi non osavano fiatare, nonostante non apprezzassero di certo quella strana coppia.

“- Come hai fatto ad arrivare fin qui senza essere maledetta da qualcuno?” Le domandò, alzando un sopracciglio.
Ginny sorrise, con quel sorrisetto che le ricordava troppo quello dei gemelli: un'espressione tronfia e malandrina che le fece fermare il cuore per qualche secondo.
Oh Merlino, perchè il pensiero di Fred doveva essere così invasivo nella sua mente?
“- Ho creato un diversivo, sono tutti nella Sala Grande. Nessuno mi ha vista, per ora” Ammise soddisfatta, lasciandola sbalordita.
Il pensiero che Ginny avesse cercato un modo per stare con lei la toccò particolarmente, rendendola di buon umore.
Senza neanche pensarci, strinse forte a sé la rossa, circondandola con le sue braccia e respirandone il profumo dolce.

Un'ora dopo erano entrambe sull'Espresso, pronte per tornare a casa.
Sua sorella Daphne stava rimproverando aspramente Draco per chissà quale ignoto motivo, ma Astoria preferì non intromettersi e passò loro avanti.
Aveva captato, nella loro conversazione, il nome Potter: non prometteva affatto bene.
Quando la locomotiva si fermò, un'imbronciata Daphne e un tetro Draco la stavano aspettando: si erano messi d'accordo per fare un giro insieme, prima che i Malfoy venissero a prenderli.
L'aria era così pesante che Astoria preferì concentrarsi sulla sua Burrobirra, piuttosto che far caso alle occhiatacce che i due si stavano lanciando dall'alto dei loro calici.
“- Potreste anche fingere di impegnarvi!” Sbuffò la Serpe più piccola, meritandosi occhiate truci da entrambe le parti.

Almeno erano andati d'accordo su qualcos...
“- Malfoy, guarda male mia sorella e ti Crucio” Sibilò Daphne, facendo alzare gli occhi al cielo alla mora.
Aveva parlato troppo presto, attirando su di sé tutta la sfortuna possibile, come al solito.
Il calice di Burrobirra di Draco ondeggiava così tanto che Astoria temette volesse lanciarlo addosso alla sorella, ma fortunatamente Narcissa e Lucius Malfoy fecero capolino dall'altro lato della strada.
Fu incredibile notare come le espressioni dei due ragazzi al suo fianco cambiarono.

Daphne sorrise come se fosse davvero felice di passare tutto il periodo natalizio con loro, come se non avesse appena smesso di discutere con il figlio.
Draco, dal canto suo, assunse quella maschera di freddezza priva di ogni sentimento che lo caratterizzava sempre, in presenza della sua famiglia.
Baciò la madre, e fece appena un cenno del capo al padre: era tornato un Malfoy, non più il Draco che conosceva lei e che era venuto allo scoperto più che mai in quel mese.
L'idea di passare un Natale così al Malfoy Manor non l'entusiasmava affatto, ma mantenne un sorriso stampato sul volto per tutto i tempo.
Narcissa la prese sotto braccio, chiedendole tutti i dettagli scottanti del Ballo del Ceppo: le due andavano da sempre d'accordo, si sentiva trattata dalla donna quasi come una figlia.
La famiglia Malfoy e quella Greengrass erano profondamente legate, nonostante l'attrito che adesso allontanava Daphne e Draco.
Nessuno dei due però aveva intenzione di far capire ai propri genitori quello che stava succedendo tra di loro, sarebbe stato troppo difficile da giustificare.

Quando arrivarono nel Manor, ogni cosa era prefetta: piccole luci danzanti brillavano nel vialetto, dove dei pupazzi di neve si rincorrevano lanciandosi palle a vicenda.
Una di quelle palle colpì Astoria nella pancia, facendola barcollare appena: fu Draco ad evitare che cadesse, sostenendo il suo peso.
“- Quando hai seguito un corso accelerato per cavalieri provetti, Draco?” Le chiese ridendo, ma non fece in tempo neanche a finire di ridere.
Fredda neve si stava sciogliendo sul suo volto, cogliendola di sorpresa e tappandole decisamente la bocca.
Altro che cavaliere provetto, restava sempre una Serpe malefica pronta ad attaccare alle spalle!
Daphne agitò la sua bacchetta, aizzando un pupazzo di neve contro il ragazzo, e le due sorelle si allearono ai danni di un malcapitato Draco Malfoy.
Dopo quelle che parvero ore si sdraiarono sulla neve, esausti e forse per la prima volta in quel giorno davvero sereni.
Quella piccola battaglia sembrava aver riappacificato sua sorella e il mezzo albino, come se lanciandosi tutte quelle palle si fossero lanciati addosso anche tutte le parole che avevano voglia di urlarsi contro.
“- Siete due idioti” bofonchiò Astoria, facendo ridere entrambi.

La neve fredda continuava a ricordarle Fred, in quel primo giorno di Dicembre.
Il pensiero del ragazzo fu come una fiamma viva, fuoco nello stomaco in grado di sciogliere tutta quella neve che la circondava.
“- Andiamo a bere una Burrobirra calda, vi va?” Chiese Daphne, rizzandosi in piedi con eleganza.
Gli altri due la seguirono dentro, sgranando gli occhi alle perfette decorazioni che abbellivano quella stupenda casa.
Interi fiocchi di ghiaccio aleggiavano nell'aria, ghirlande rosse davano colore al grande salone buio, illuminato da una bellissima stella cadente che danzava da una parte all'altra della stanza.
Il grande albero torreggiava su di loro: gli angioletti che lo decoravano cantavano una melodia splendida, accompagnata dal suono dei piccoli violini e delle trombette che si trovavano sugli aghi di pino.
Sotto il suo tronco, parevano esserci centinaia di regali che non aspettavano altro che essere scartati.

Draco si avvicinò a lei, porgendole la sua Burrobirra fumante.
“- Sei stupenda quando i tuoi occhi brillano di felicità” Le sussurrò, sprofondando il volto tra i capelli della ragazza.
Il ragazzo scostò i capelli scuri dal collo di lei, lasciando che il suo respiro le suscitasse dei piccoli brividi lungo la schiena.
Astoria si poggiò al petto di lui, cercando un contatto ancora maggiore tra i loro corpi, e le mani leggere di lui agganciarono sul suo collo una splendida collana.
“- Buon Natale, Ast” sussurrò al suo orecchio, mentre la ragazza osservava stupita quello splendido pendente: una mezza luna perfettamente lavorata, con al centro una perla caleideoscopica.
Era semplicemente stupenda, e non era certa che il suo regalo per lui fosse all'altezza di quella collana.
“- Cambia colore in base al tuo umore... direi che adesso sei felice, piccola” Le sue parole fecero scendere un altro lungo brivido lungo la sua schiena.
Aveva dimenticato l'ambiente circostante, fin quando sua sorella non entrò schiarendosi la voce.

I due ragazzi sciolsero il loro abbraccio, e subito la vita di Daphne sentì la mancanza di quelle mani che stavano diventando così familiari.
Astoria posò nelle mani del ragazzo il suo pacchetto, guardandolo con un sorriso timido.
Daphne invece lasciò i suoi regali sotto il pino, voltando di nuovo le spalle ai due e tornando indietro, da dove era venuta.
Aveva letto un'espressione malinconica sul volto della sorella, e si chiese per un istante che cose le stesse succedendo.
Ma il sorriso di Draco rapì la sua attenzione: a quanto pareva, il suo regalo gli era davvero piaciuto.

“- Astoria, come Merlino hai fatto ad avere questi biglietti?” Chiese, rigirandosi tra le mani due biglietti per la partita di Quidditch del secolo, ancora più importante della finale della Coppa del Mondo.
Si trattava di un evento che poteva avvenire solo in concomitanza del Torneo Tremaghi, era un torneo tra le tre Scuole che avrebbe visto un solo vincitore.
A giocare però non erano gli alunni, ma i professori.
Regola voleva che solo a dieci persone per ogni scuola fosse permesso assistere a quello spettacolo, e poter avere quei biglietti era davvero meraviglioso.
Astoria sorrise, alzando appena un sopracciglio: dubitava delle sue qualità persuasive, adesso?
“- La partita è il giorno prima di San Valentino, così potrai dire alla Parkinson di essere distrutto dopo la partita, e non uscire con lei” Il suo tono era pratico, ma il volto tradiva un sorriso compiaciuto.
Le piaceva vederlo felice, e sapere che quella felicità fosse legata a lei la stava compiacendo in un modo che non aveva affatto previsto.
Draco si mosse verso di lei, ma l'attenzione di Astoria era stata rapita da una figura nera entrata con circospezione nel salone.

L'oscurità tenebrosa avvolgeva la figura slanciata di Bellatrix Black, vibrando dai suoi occhi scuri e leggermente folli.
Astoria si gettò tra le sue braccia, respirando il profumo antico della donna: vibrava magia da tutti i pori.
“- Io e te dobbiamo fare una chiacchierata, tesoro” Disse con voce sicura e fiera, degnando appena Draco di un sorriso.
La donna si fece strada per la casa senza chiedere il permesso a nessuno: era padrona indiscussa del mondo intero, e si comportava da tale.
Astoria la seguì, sentendo lo sguardo interrogativo di Draco perforarle la schiena: non aveva mai visto di buon occhio il legame con sua zia, né gli piaceva che Astoria la chiamasse “zia Bella”.
Eppure per la piccola Greengrass, Bellatrix Black era un vero punto di riferimento, addirittura quasi un idolo, nonostante le sue azioni impetuose e sconsiderate.

“- Sei avvolta dall'oscurità, zia Bella” disse divertita, notando come il nero del suo cognome avesse corroso ogni parte di lei.
Ogni barlume di luce era stato spento fin anche nei suoi occhi, che brillavano adesso come le fiamme infernali, pieni di tumulto e impeto.
“- Lo sarai presto anche tu, Astoria.” Sentenziò, con tono sicuro che la fece per un secondo tremare.
Parlava sempre per enigmi, ma aveva ormai notato quanto le sue parole, con il tempo, diventassero reali.
“- Io e te siamo più simili di quanto tu possa credere, Astoria. Da tempo al tempo, e te ne accorgerai” Concluse, guardandola con quegli occhi che avrebbero potuto maledire chiunque.
Astoria sospirò, continuando a reggere quello sguardo penentrante.

“- Vorrei essere come te, avere la tua forza.” Bellatrix sorrise, follemente.
Sembrava diversa dal solito, quasi eccitata per qualcosa che lei non riusciva a comprendere.
Non avrebbe osato chiedere, ma la risposta arrivò da sé.
“- Le forze oscure stanno tornando, Astoria. E di esse io mi sto nutrendo. Non sei qui per questo, comunque.” Aveva risposto alla sua curiosità, senza scendere troppo nei dettagli e tagliando il discorso a metà.
Astoria aveva voglia di alzare gli occhi al cielo, ma non lo fece e aspettò: la donna uscì fuori dal suo mantello un involucro nero, porgendoglielo.
Quando le loro mani si sfiorarono, Astoria provò una strana sensazione alla quale non sapeva dare un nome, e per un secondo sentì la testa girare.

Ricordava qualcosa che le stava facendo quell'effetto, ma non riusciva a delineare nella sua mente quel ricordo.
Fu Bella a interrompere quel contatto, e Astoria si sforzò di sorriderle prima di aprire quel regalo.
Si trattava di uno specchio, un frammento di specchio appuntito con il quale avrebbe rischiato di tagliarsi.
Alzò uno sguardo interrogativo verso la donna, i lunghi capelli ricci e scuri che le incorniciavano il volto erano mossi appena da un leggero vento che entrava dalla finestra.
Era pallida come un fantasma, sembrava una creatura infernale eppure era viva, di una vita corrosiva e palpitante.
“- Quando avrai bisogno di me, usa quello specchio. Presto, molto presto, ti tornerà utile”.
Astoria non fece in tempo a ringraziarla e neanche a chiederle ulteriori spiegazioni, che la donna scomparve avvolta nelle tenebre.
La ragazza si sedette sul pavimento in marmo, rigirandosi quell'oggetto tra le mani e fissandolo, estasiata e atterrita, confusa più che mai.
Cosa voleva dire che presto ne avrebbe avuto bisogno?

Non fece in tempo a chiederselo, perchè una civetta spelacchiata e raggrinzita dal freddo entrò dalla finestra, posandosi su di lei.
Astoria l'avvolse piano nel suo mantello, asciugandone le piume bagnate dalla neve ghiacciata prima di estrarre la lettera fermata nelle sue zampette.
Trattenne il respiro prima di aprirla, sperando che fosse quel misterioso lui.
E invece, scoprì subito che quella scrittura le era estremamente nota: apparteneva a Ginny Weasley, ma perchè mai la ragazza le aveva scritto?

 

Astoria, aiutami.
Mio fratello non mangia, non dorme, si strugge e George non sa che fare. Nessuno di noi sa cosa fare. È chiaro che stia così per te, lo so che è un tale imbecille ma ti prego, rispondi a questa lettera velocemente, digli qualsiasi cosa, fagli passare un Natale sereno.
Tua, Ginny

La Greengrass restò basita da quelle poche parole, scritte probabilmente molto velocemente e in preda all'impeto.
Cosa avrebbe dovuto fare? Non poteva ignorare una richiesta di aiuto, ma non avrebbe saputo cosa dire a Fred.
Scese velocemente le scale, cercando la sola persona che avrebbe potuto aiutarla in quel momento.
“- Draco... cosa devo fare?” Chiese, arrivandogli alle spalle e porgendo al ragazzo la missiva.
Vide gli occhi ghiacciati di lui posarsi con disprezzo su quelle parole, sprizzavano un odio tale che temeva avesse potuto bruciare quella pergamena solo con uno sguardo.

Quando il ragazzo si voltò verso di lei, Astoria sentì il sangue abbandonare le sue gote: l'espressione di lui era così diversa dal solito che, istintivamente, indietreggiò.
“- Non osare rispondere, Astoria” Disse con tono minaccioso, inchiodandola con uno sguardo.
Da quando le dava ordini? E da quando lei permetteva a qualcuno di essere trattata in quel modo?
Era la vigilia di Natale, e non aveva nessuna intenzione di litigare. Di lì a poco sarebbero arrivati i suoi, non voleva assolutamente litigare.
Eppure, il tono di lui la indispose così tanto che non pensò neanche alle conseguenze delle sue parole.
“- E cosa dovrei fare, comportarmi come te che guardi Daphne nelle braccia di un altro e non hai il coraggio di intervenire, per orgoglio?” Sbottò, incrociando le braccia al petto furente.
Erano sul piede di guerra, lo sguardo di lui e le braccia incrociate di lei lo confermavano.
“- Tu non sai neanche quello che dici, Greengrass. Vuoi rispondergli? Vuoi immischiarti con quel Traditore? Fallo pure. Ma non osare più parlarmi, non osare più definirti mia amica.”

Le sue parole furono lame taglienti che le fecero sanguinare il cuore, non poteva crederci.
Davvero era arrivato a dirle una cosa del genere? Davvero non l'avrebbe più considerata sua amica, se avesse scelto di provare ad essere felice con il ragazzo da lei amato?
“- Mafoy, che razza di amico saresti tu, a impormi una scelta tra il suo affetto e il tuo?” Chiese indignata e sconvolta.
Non si sarebbe mai aspettata una cosa del genere da lui, le era sempre stato vicino e non capiva perchè la stesse trattando così solo adesso.
“- Un amico che ti vuole davvero bene, Astoria” Sentenziò girando sui tacchi, lasciandola sola nella sua rabbia.
Se questo era il suo modo di volerle bene, non era sicura di volere il suo affetto allora.
Si sentiva sola e indifesa più che mai, e non aveva idea di come comportarsi.
Avrebbe dovuto rispondere a Ginny e rassicurare Fred, o inseguire Draco e farlo ragionare?
Da un lato il fuoco, dall'altro il ghiaccio: rischiava comunque di esserne ustionata gravemente.

Una mano leggera e diafana si posò su di lei, facendola trasalire.
“- Non volevo origliare, ma ero nella stanza accanto e ho sentito tutto... vieni qui” mormorò al suo orecchio la voce di sua sorella.
Non aveva mai pensato di confidarsi con Daphne, temeva che raccontarle di Fred avrebbe potuto incrinare i rapporti già difficili con lei.
Eppure l'egoista e altezzosa Daphne Greengrass usciva con Harry Potter, con un Grifondoro, lo aveva baciato davanti a tutta la scuola... sua sorella stava davvero cambiando?
Astoria era troppo ingenua per poter pensare che Daphne avesse fatto tutto quello solo per far parlare di sé, solo per far ingelosire Draco.
Per essere una Serpe, la piccola di casa Greengrass cercava troppo il “buono” nelle persone, e soprattutto lo faceva con persone sbagliate, come Daphne e Draco.

“- Di quale Traditore parlavate?” Chiese con dolcezza la bionda, accarezzando ancora la spalla della sorella, come per indurla a parlare.
Astoria voleva sputare l'Ippogrifo, ma non sapeva se fosse il caso di annunciare a sua sorella quel suo segretissimo amore.
Era davvero amore, poi? Come si poteva amare una persona che non si conosceva realmente?
Non riusciva più a nascondere i suoi sentimenti, di qualsiasi natura essi in realtà fossero.
Aveva solo paura di esporsi così tanto per una storia che, al momento, esisteva solo nel suo cuore.
“- Fre... Fred Weasley” disse, abbassando lo sguardo.
La stretta di sua sorella sua sua spalla si fece ancora più forte, le unghie di Daphne le perforavano la pelle e questo era un chiaro segnale di pericolo.
Feccia.

Questo probabilmente pensava la bionda di lui, di quel ragazzo che per lei era diventato ormai essenziale, di quel ragazzo con il quale condivideva piccoli momenti e frammenti di ricordi, ma che le faceva palpitare il cuore.
“- Ast, stai scherzando vero? Tu... innamorata di quella famiglia di seconda mano?” La sua voce era bassa, incredula, la tipica voce di chi aveva previsto mille eventualità ma mai, mai quella.
“- Potresti avere tutto e tutti, perchè ti devi incasinare con un fottuto Weasley? E da quanto va avanti questa storia senza che io ne sappia nulla, sorella?” Il suo tono era protettivo, nonostante la rabbia.
Daphne non l'avrebbe tradita, e le sue parole erano, per quanto pesanti, dette per il suo bene.
“- Ti prego...” Implorò la ragazza, non avrebbe potuto reggere ancora quelle parole.
Daphne la guardò con determinazione, con lo sguardo di chi stava per pronunciare le sue ultime parole sull'argomento,quelle che quasi certamente le sarebbero state fatali.

“- Un rosso, un Weasley, un cosetto inutile e mancante di intelletto! Suo padre lavora coi Babbani, li trova addirittura interessanti. Questo è un affronto!”
Un affronto. E verso chi? Verso i suoi genitori, per i quali importava solo lo status di sangue? Ovvero le altre Serpi?
Prima che potesse rispondere, una civetta battè il becco sulla finestra.
Astoria si avvicinò velocemente e con il volto pallido, stringeva la lettera di Ginny in mano e la sentiva pesante come un macigno.
Tra le zampe dell'animale, questa volta, non c'era una lettera ma un pacchetto.
Era rosso, di un rosso acceso e che per lei significava solo una cosa: Weasley.
Lo aprì con mani tremanti, con le gote arrossate e senza il coraggio di guardare sua sorella: sentiva lo sguardo di lei puntato addosso, e ne tremava.
Il pacchetto conteneva un paio di orecchini, due pendenti a forma di pentacolo druido che sembravano sprigionare magia da ogni millimetro della loro superficie.

“- Astoria... sono da parte di Fred?” Chiese sospettosa Daphne, facendole perdere un battito.
Non aveva ancora individuato il suo ammiratore segreto, ma non sapere chi fosse rendeva ancora più affascinante il loro gioco di lettere, scambi di pergamene dove poter imprimere i loro più segreti pensieri.
“- Lo spero.” Disse la ragazza, prendendo la piuma in mano e rispondendo a Ginny, felice.

Aveva cercato in altri la risposta al suo cruccio, e aveva capito tardi che nessuno avrebbe potuta aiutarla, perchè nessuno aveva il diritto di scegliere per lei.
Il suo cuore voleva seguire Fred, voleva rassicurarlo e stargli accanto e non poteva impedirlo.

 

***

 

Caro diario, la viglia di Natale è stata terribile. Sono bloccata al Malfoy Manor contro la mia volontà, non vedo l'ora che questo strazio finisca, non sopporto più quel faccino da damerino di Draco Malfoy, e odio il modo in cui guarda mia sorella. Forse sto impazzendo diario, ma la compagnia aleggiante di Bellatrix Black sta facendo nascere in me un istinto omicida.

Daphne Greengrass non sopportava più nessuno: non aveva mai amato l'allegria forzata del Natale, le canzoni cantate in coro da tutti, non sopportava più nessuno.
E soprattutto non sopportava di essere confinata al Malfoy Manor in compagnia di quel ragazzo che, ultimamente, odiava con tutto il cuore.
Una civetta bianca entrò nella sua camera, guardandola con i suoi profondi occhi gialli e interrompendo i suoi pensieri malefici su come uccidere Draco Malfoy.
“- Edvige, che ci fai qui?” Chiese sorpresa, ottenendo per tutta risposta un'occhiata penetrante e una beccata sul mignolo.
Non aveva idea di cosa significasse questo nel linguaggio delle civette, ma riuscì a sfilare senza problemi la missiva incastrata tra le sue zampe.
Erano le tre di notte, come mai la civetta di Harry si trovava nella camera a lei riservata in quella grande villa?
Offrì un poco di acqua alla civetta delle nevi, promettendole che si sarebbe procurata del mangiare per lei subito dopo aver letto.
La lettera era, ovviamente, di Harry. L'aveva invitata ad uscire con lui quella notte stessa.

Era la notte di Natale, e adesso che ci pensava era la prima volta che il ragazzo lasciava la scuola durante il periodo di Natale.
Chissà dove era andato: dai suoi zii, forse? O in una stanza d'albergo? E tutto questo, solo per stare vicino a lei...
Daphne sorrise, alzandosi in punta di piedi per non fare rumore: non voleva svegliare nessuno, i Malfoy non avrebbero fatto salti di gioia nel sapere che stava uscendo con Harry Potter.
Si spruzzò un goccio di profumo incantato: continuava a usare quel filtro d'amore senza pensare alle conseguenze, perchè stare con Harry la rasserenava.
Non che stessero ufficialmente insieme, ma aveva scoperto che la compagnia del Grifondoro non era affatto male, e non voleva privarsene per adesso.

Scese le scale della sua stanza, uscendo fuori velocemente: l'aria era fredda e non aveva idea di dove Harry la stesse aspettando.
Camminò per qualche metro, prima di sentire due mani forti afferrarle la vita e stringerla a sé.
Daphne emise un gridolino sorpreso, prima che Harry si sfilasse il mantello dell'invisibilità: aveva aspettato sotto il Manor nonostante la neve, solo per uscire con lei?
La Serpe pensò che, probabilmente, stesse usando troppo filtro d'amore: non c'erano altre spiegazioni logiche, non poteva essere così tanto folle da fare tutto quello solo per lei.
“- Sei stupenda, Daphne” Il suo tono era sincero e gli occhi di lui guardavano dritti quelli di lei.
Non era come gli altri ragazzi, non cercava subito un contatto troppo intimo, non la guardava soltanto per poter avere il suo corpo, non si sentiva un oggetto del desiderio per lui.
Si sentiva davvero una principessa, protagonista di una di quelle storie d'amore che tante volte avevano fatto sospirare sua sorella.

Stava diventando come Astoria? Una sentimentalista sciocca e innamorata di un Traditore?
Come aveva fatto a rimproverarla aspramente per quello che provava per Fred, quando lei stava uscendo con Harry Potter?
Sapeva di non potersi permettere di provare sentimenti per quel ragazzo, aveva già sbagliato una volta e non avrebbe ripetuto lo stesso errore.
Si era affezionata più del dovuto a Draco Malfoy, e gli aveva permesso di farle del male: non sarebbe successo con nessun altro, mai più.
Nonostante gli occhi verdi di Harry sembravano semplicemente volerle donare affetto, nonostante non si sentisse in pericolo tra le sue braccia, Daphne continuava ad aver paura.
La bionda si era dimenticata troppo velocemente che, quello sguardo affettuoso e sincero, era in realtà dovuto da un filtro d'amore: aveva solo bisogno di stare bene, e avrebbe creduto a quell'illusione quella notte.

Harry posò con dolcezza le sue labbra su quelle della ragazza, stringendola ancora più forte: i loro respiri erano fusi in uno solo, i loro cuori battevano allo stesso ritmo.
Daphne posò la testa sul petto di lui, lasciandosi cullare da quel momento di dolcezza, da quella debolezza che mai prima si era concessa.
Non aveva mai chiuso gli occhi baciando qualcuno, aveva sempre avuto bisogno di tenere tutto sotto controllo, anche nelle relazioni.
“- Come mai sei qui, Harry?” Gli domandò fissandolo, poggiando le mani fredde sul petto caldo di lui per poterlo distanziare un poco.
Voleva guardarlo negli occhi, in quegli occhi così belli che l'avvolgevano tutta e che sembravano in grado di sciogliere il ghiaccio dentro di lei.
“- Per te.” Sussurrò, con delicatezza.
Aveva notato un leggero imbarazzo sulle guance del ragazzo, e si era stretta a lui senza pensare, un riflesso spontaneo e naturale come raramente le succedeva.

“- Se mi scoprono, sono morta” Rise la ragazza, senza davvero preoccuparsene.
Avrebbe riparlato con Astoria l'indomani, le avrebbe detto che a volte ne valeva la pena seguire il proprio istinto, che forse doveva lasciarsi andare ai sentimenti che provava per Fred, per quanto la confondessero.
Erano state educate per mantenere la linea pura e oscura del loro sangue, ma quello non era il momento di pensare al matrimonio e alla famiglia, quello era il momento di provare emozioni vere.
Daphne non aveva dubbi sul fatto che avrebbe mantenuto alto l'onore della sua famiglia, rinunciando all'amore vero se necessario.
Eppure, era troppo presto per farlo, e per quel momento voleva concedersi la debolezza di essere amata da qualcuno, e di abbassare le sue difese.
“- Ti riaccompagno a casa Malfoy allora. Lascia Edvige da te, saprà dove trovarmi se avrai bisogno di me” Rispose dolcemente, cercando un contatto con la sua mano.
Come faceva la mano di Harry ad essere così calda, nonostante l'aria gelata che li circondava?
E come faceva il suo tocco a sciogliere quel deserto di ghiaccio che negli anni si era formato, atrofizzando il suo cuore?

La Serpe non aveva risposte a queste domande, e non le interessava averle: ci sarebbe stato un momento per pensare.
Quello però era forse il momento di amare, per quanto quella parola fosse per lei così incomprensibile e sconosciuta.
Quando le loro labbra si incontrarono di nuovo, il bagliore tipico di uno Schiantesimo illuminò l'aria notturna.
Daphne trasalì, staccandosi da Harry: fortunatamente, l'incantesimo non colpì nessuno dei due.
Istintivamente entrambi portarono una mano sulle loro bacchette, stringendole: Grifondoro e Serpeverde che combattevano insieme, fianco al fianco.
Quella sì che era una bella novità.

Daphne strinse ancora più forte la sua bacchetta, quando vide il volto di Draco Malfoy: era stato lui a provare a Schiantarli?
“- Va via di qui Potter, prima che chiami mio padre.” Sibilò il ragazzo, lanciando uno sguardo eloquente.
Ricorreva ancora a questa frase scontata, chiamava ancora in causa il padre per difendere i suoi interessi?
Come aveva fatto Daphne a provare qualcosa per un ragazzino viziato e viscido come il biondo?
“- Draco, smettila con questa cantilena. Harry è qui con me, non permetto che i miei amici vengano trattati così da un ragazzino spocchioso come te” Rispose acidamente, posando una mano sul braccio del moro, con aria protettiva.
Lo sguardo di fuoco tra Draco e Daphne andava oltre la presenza di Harry, tra di loro c'era tanto rancore, tante parole non dette che avevano bisogno di uscire fuori.

La ragazza si voltò appena verso il Grifondoro, carezzandone ancora il braccio.
Edvige, che era uscita chissà come dalla sua stanza, svolazzava su di loro.
“- Dovresti andare, ci vediamo dopo...” Disse al ragazzo, incontrando gli occhi della civetta.
Forse non parlavano la stessa lingua, ma si capirono alla perfezione.
Harry mise controvoglia il mantello, scomparendo nelle tenebre: si sarebbe allontanato, o sarebbe rimasto lì?
Non voleva che origliasse la loro conversazione, di qualsiasi natura essa sarebbe stata, e di sicuro Harry lo avrebbe capito.
Non lo conosceva ancora bene, ma sentiva che avrebbe fatto esattamente quello che lei voleva facesse, semplicemente perchè quella era la cosa giusta.

“- Perchè stai facendo tutto questo? Solo per cercare di ferirmi, Daphne?” Chiese il biondo, guardandola.
Tre. Due. Uno.
La scarsa pazienza della Greengrass si era esaurita.
“- E tu perchè lo stai facendo, solo per impedirmi di essere felice?” Rispose di rimando, alzando gli occhi al cielo.
Gli aveva permesso di ferirla, ma non poteva ancora permettergli di farlo, non gli avrebbe concesso di rovinarle quel barlume di felicità.
“- Ho bisogno di parlarti, di farlo davvero.” Disse il ragazzo, lasciando cadere poco alla volta le sue barriere.
I suoi occhi cambiarono colore, diventando ancora più scuri del solito: era cupo, ma per la prima volta da settimane sembrava essere sincero.

Gli aveva sentito dire decine di volte che avevano bisogno di parlare, ma ogni volta non veniva fuori nulla di nuovo: eppure, quella notte pareva essere diverso.
Daphne si sedette sul muretto che sporgeva dall'inferriata del Manor, pronta ad ascoltarla.
“- Parla, su. E dimmi tutto quello che hai da dire, perchè queste potrebbero essere le nostre ultime parole Draco. Non ce la faccio più” Daphne aveva abbassato gli occhi, non poteva reggere lo sguardo di Draco.
La ragazza si accarezzò i capelli con una mano, districando i crini biondi come se così avesse potuto anche districare tutti i suoi pensieri.
“- Qualcosa tra di noi è cambiato” Sentenziò Draco, sedendosi accanto a lei.
Daphne alzò un sopracciglio, alzando il viso per guardare quello di lui.
Certo che qualcosa tra di loro era cambiato, e lei sapeva benissimo cosa: erano cambiati i suoi sentimenti per lui, ma non solo quelli.

“- Sei cambiato tu” Quelle parole le costarono un grande sforzo di volontà, e un respiro profondo.
Lui era davvero cambiato e odiava doverlo ammettere, ma aveva smesso di essere il ragazzo che era riuscito a far breccia nel suo cuore, trasformandosi quasi nel suo opposto.
Aveva smesso di essere il suo Draco, per trasformarsi in un odioso surrogato, nella sua maschera peggiore: quella di un perfetto Malfoy.
“- Ho avuto un valido motivo, Daphne.” Disse il ragazzo, stringendo i pugni come faceva sempre quando era nervoso o arrabbiato.
Sentiva il suo tono carico di un rancore che non riusciva a celare, vedeva nei suoi occhi una sofferenza nuova che non dovrebbe accompagnare lo sguardo di un adolescente.
Daphne impallidì, guardandolo. Cosa gli stava succedendo?

“- In questo periodo, sono stato affidato a zia Bellatrix. Mi sta insegnando ad essere un mago oscuro, dice che sono l'ultimo anello per far tornare il Signore Oscuro”
Le sue parole annullarono il respiro della ragazza: cosa significava tutto quello? E perchè non le aveva parlato prima?
Aspettò che lui continuasse a parlare, stringendogli la mano: non toccava quella mano fredda da così tanto che ne aveva dimenticato la consistenza.
“- Daphne, non è questo che mi ha cambiato... Studiando con Bellatrix, ho scoperto che i miei genitori hanno fatto una cosa orribile. E i tuoi non sono stati da meno.”
La ragazza si irrigidì, fissandolo. Non aveva idea di cosa stesse parlando, ma non amava il tono che aveva usato parlando della sua famiglia.
Nonostante non sempre a casa sua le cose fossero perfette, Daphne non avrebbe permesso a nessuno di screditare il buon nome dei Greengrass. Neanche a quella versione fragile di lui.

“- I miei genitori? Cosa avrebbero fatto, Draco?” Domandò arricciando appena il naso.
Forse il ragazzo aveva avvertito il suo cambiamento repentino, e per questo strinse ancora più forte la sua mano.
Prese un lungo respiro, prima di parlare: sembrava sul punto di scoppiare, sembrava un fiume straripante, che rompeva il sostegno della diga per ricongiungersi al mare e sommergere tutto quello che avrebbe ostacolato la sua via.
“- Le nostre famiglie hanno stretto un contratto prematrimoniale.” Sputò il ragazzo, con un tono di puro odio.
Daphne alzò gli occhi verso di lui, non sapendo se ridere o se prenderlo a schiaffi.
E lui non le aveva rivolto la parola per quello? L'aveva trattata in quel modo per uno stupido contratto prematrimoniale?
Avevano sempre saputo entrambi che la scelta della persona con la quale condividere la loro vita non sarebbe stata una scelta totalmente loro, ma non le pareva fosse andata poi così male...

“- Avresti preferito fosse la Parkinson?” Chiese divertita, subendo la sua occhiataccia.
Daphne diede un leggero buffetto sulla guancia al ragazzo, cercando di fargli passare quello stato d'animo così tetro.
“- Voglio scegliere io con chi stare. Sono innamorato di una ragazza, e non voglio doverne sposare un'altra. Daphne io non ti amo, non ti ho mai amata e so che tu provi qualcosa per me, so che la messa in scena con Potter è solo per ferire me, ma io preferirei la Mezzosangue zannuta a te!”
Le sue parole erano cariche di odio e allora la ragazza capì che quell'odio non era per i suoi genitori, o per il loro contratto.
Quell'odio era nei suoi confronti, perchè lei era diventata il suo capro espiatorio, perchè era più facile addossarle tutte le colpe piuttosto che affrontare con maturità i problemi.

“- Sono stanca di tutto questo, Draco.” Disse la ragazza, alzandosi in piedi e guardando con eloquenza Edvige.
La civetta dispiegò le grandi ali bianche, scomparendo nella volta notturna alla ricerca di Harry.
Daphne guardò dall'alto verso il basso il ragazzo ancora seduto, aveva la testa tra le mani e continuava a fulminarla con lo sguardo.
“- Ti volevo bene, Daphne.” I suoi occhi erano vitrei e la sua voce spenta, sembrava quasi un moribondo.
La bionda arricciò le labbra: voleva? Cosa significavano, quelle parole?
Aveva la sensazione che non le avesse detto tutto, che ci fossero ancora altre cose da scoprire e che, probabilmente, avrebbero ripreso il discorso.
Non aveva la forza di continuarlo adesso, e forse mancava anche a lui.

Una scopa si frappose tra di loro, e Daphne sorrise appena.
“- Ciao, Draco” Mormorò fissandolo, senza ricevere alcuna risposta.
Salì sulla Firebolt di Harry, stringendosi al ragazzo e affondando il volto sulla schiena di lui.
Socchiuse gli occhi, sentendo i suoi piedi sollevarsi da terra: si stava allontanando da Manor, da Draco e dalle loro famiglie, da tutti i suoi problemi.

“- Stiamo davvero scappando?” Chiese ridendo, posando un bacio sul collo del ragazzo.
Harry non si distrasse, nonostante le labbra calde di Daphne disegnassero dei ghirigori immaginari sul suo collo, nonostante le sue mani ne graffiassero appena le spalle e la schiena.
Poteva sentirlo sorridere, nonostante non riuscisse a vederne il volto.
“- Ti porterò in un posto sicuro” Rispose, e la ragazza lo strinse ancora di più.
Si stava letteralmente aggrappando a lui.

La luna brillava alta nel cielo, e le stelle luccicavano piene del loro bagliore, mentre il vento accompagnava la loro fuga.
Non avrebbe mai pensato di fare una cosa del genere. Cosa avrebbe detto Draco ai suoi genitori?
Se avesse raccontato la verità, probabilmente Astoria le avrebbe mandato una Strilettera (come minimo, e a buon ragione).
Non pensò al futuro, neanche a quello immediato, quando i suoi piedi toccarono di nuovo terra.
Harry la prese in braccio come una principessa, facendola scendere dalla scopa; mentre circondava con le braccia il collo del ragazzo, Daphne si sentì per la prima volta davvero felice.
Non ricordava di aver mai provato prima quella sensazione di calore allo stomaco, la consapevolezza che nulla sarebbe potuto andare storto in quel momento.
Era troppo facile abituarsi alle cose belle, si era ripetuta questa frase come un mantra per anni, eppure adesso non aveva paura di farlo.
Voleva disperatamente lasciarsi andare, affidarsi a quella sensazione di benessere ed ignorare tutto il resto, voleva specchiarsi negli occhi di Harry e addormentarsi sul suo petto.

“- Sembra di essere in un sogno...” mormorò la ragazza, non riconoscendo il luogo dove lui l'aveva condotta.
Il ragazzo camminava a passo spedito, seguito dalla sua scopa: si era accoccolata a lui come un gatto in cerca di coccole, e temeva che avrebbe iniziato davvero a fare le fusa.
Harry la guardò, con quegli occhi incantevoli di un verde intenso.
“- Sei mille volte superiore ad ogni mio sogno, Daphne” Sussurrò tra le sue labbra, prima di farla posare per terra.
Forzò una serratura, entrando nella Stramberga Strillante.

Eppure non era la Stramberga Strillante, era diversa da quella che ricordava: c'era stata solo una volta, quando per sfida lei e Astoria avevano passato una notte intera lì.
Quella volta era un posto pieno di polvere e poco confortevole, adesso invece era pulito e profumato, aveva come unico arredamento un letto e qualche libro sparso qua e là.
“- Sei stato qui, in questi giorni” Non era una domanda la sua, ma il ragazzo annuii lo stesso.
Daphne si fiondò tra le sue braccia, il cuore che martellava nel petto.
Dunque non erano vere le leggende che i ragazzi del castello raccontavano su di lei: lo aveva per davvero un cuore, e funzionava anche più di quanto si potesse sospettare.
Si sentiva, in quel momento, come se per tutta la vita fosse stata un diamante grezzo: solo nelle mani giuste avrebbe potuto splendere, e finalmente quelle mani erano arrivate.

“- Volevo starti vicino... e Daphne, sappi che non ho sentito la vostra conversazione, né voglio sapere cosa vi siete detti. Tra me e il tuo amico non corre buon sangue, ma posso fare lo sforzo di essere cordiale con lui, se ti fa piacere.”
La ragazza aveva del tutto dimenticato la conversazione con Draco, l'aveva abbandonata al Manor e voleva che restasse lì, sepolta in quel luogo.
Sorrise appena, senza rispondere alle parole del ragazzo: non voleva pensare a lui, non voleva pensare a nulla che non fosse lì, in quella stanza.
“- È tardi, che ne dici di andare a dormire?” Chiese con un leggero sorriso, stendendosi sul letto.
Il ragazzo le si avvicinò, dapprima timidamente, come se non sapesse esattamente cosa fare.
Doveva essere la prima volta che condivideva il letto con qualcuno, e per quanto la riguardava, non aveva mai dormito insieme ad un'altra persona, neanche sua sorella.
L'idea di abbandonarsi al sonno ed essere così vulnerabile mentre l'altra persona avrebbe potuto attaccarla alle spalle l'atterriva.
Harry sarebbe stata la sua piacevole eccezione, e le andava bene così.

Il ragazzo la strinse, posando le sue mani sulla pancia di lei: un gesto dolce, intimo e privo di ogni malizia, un gesto che mai nessun ragazzo aveva fatto.
Poteva sentire il respiro di lui sul suo collo, il petto del ragazzo battere forte contro la schiena di lei, quel cuore che sembrava voler sfondare la gabbia toracica e mettersi a saltellare nella stanza.
“Io... credo di... forse mi sto innamorando di te” Sussurrò il ragazzo, e furono le ultime parole che Daphne udì prima di addormentarsi.
Che quello fosse davvero un sogno?
Non avrebbe sopportato l'indomani di svegliarsi nella sua stanza al Manor, pronta per un'altra terribile giornata in compagnia dei Malfoy.

*CROWLEY'S CORNER*

Il primo, grande ringraziamento va alla chiacchierata notturna con la mia piccina, che ha sopportato tutti gli scleri fatti su questo capitolo e si è lasciata spoilerare quasi tutto (ci sono delle piccole sorprese per te, bambola!)
Un grazie speciale a Giulia ed Enrico, per il supporto e il sostegno, e per la voglia che mi fate venire di scrivere sempre, a qualsiasi ora del giorno.

E adesso, vi lascio con un momento di dolcezza e con un piccolo spoiler: qualcuno sta per morire... o forse no?

  
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