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Autore: Gemad    05/07/2015    3 recensioni
"La luce dei raggi solari attraversa pigramente la finestra della camera di un giovane addormentato. Quando si fosse svegliato, da lì a poco, avrebbe realizzato che quel giorno era una data speciale, quella della partenza per Hogwarts."
Provate a pensare ai figli di Harry Potter e dei suoi amici, anzi, ai figli dei loro figli. Ci siete? Bene, ora aggiungete un pericolo incombente, un pericolo che per Harry e i suoi amici è impossibile affrontare. L'unica soluzione possibile per loro è comunicare con i pronipoti, sempre che riescano a trovare un modo per mettersi in contatto con loro.
Genere: Avventura, Azione, Sportivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Harry Potter, Nuovo personaggio, Voldemort
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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Capitolo 10


Jackson guardava il Preside ed immediatamente si guardò attorno, constatando il fatto che si trovava nella realtà. La prima domanda che si pose il ragazzo fu “Era tutto un sogno?”.
–Finalmente!- lo accolse il Preside.
–C-cosa è s-successo?- chiese titubante Jackson cercando di mettere a fuoco le immagini.
–Bè, in poche parole sei caduto in lungo sonno- disse Sinister. –M-ma come?- chiese ancora leggermente scosso il ragazzo. –So che ti sei appena svegliato ma è in questo momento che le immagini che si sono manifestate all’interno della tua testa sono fresche, quindi ti chiedo di raccontarmi cos’hai visto- gli chiese gentilmente l’adulto mago.
Jackson, non aveva ancora ben compreso perché dovrebbe raccontare tutto quello che aveva visto, non ne capiva il motivo; ma, se il Preside Sinister lo riteneva opportuno, lui fece così, continuando a fidarsi del professore di Pozioni. Così, dopo svariati minuti, Jackson concluse il suo racconto, dopo aver descritto precisamente e dettagliatamente tutto quello che aveva visto e sentito. Sinister era rimasto in silenzio per tutta la durata del discorso di Jackson, senza mai interromperlo, restando con la bocca semi-chiusa aspettando con ansia e curiosità la frase successiva.
–Affascinante- disse lui quando il Grifondoro terminò di parlare.
–Ancora non capisco- disse il giovane Potter –Perché ho visto tutto questo? Perché ho visto in prima persona il duello di mio nonno contro Lord Voldemort? Perché a me?-.
–Vedi Jackson- disse Sinister dopo essersi preso qualche istante per ragionare e formulare un discorso sensato – Per prima cosa, io penso che sia stato tuo nonno a spedirti questa lettera siccome il ricordo che hai vissuto lo hai appreso con gli occhi di tuo nonno stesso. In secondo punto, penso che ci sia un motivo importante ed un filo logico-connettivo, altrimenti, non penso che tuo nonno abbia voluto farti vivere questo ricordo solo per bighellonare nella sua mente, non trovi? Ma che sbadato che sono!- esclamò alla fine Sinister –Non ti ho ancora domanda come ti sentissi- disse esprimendo imbarazzo e sconsolazione.
–Oh- disse Jackson sorpreso –Sto bene, come ogni volta che apro gli occhi- terminò un sorriso rassicurante.
–Prova ad alzarti in piedi, magari potresti manifestare qualche capogiro- insistette il Preside.
Jackson si alzò in piedi, ma pareva che godeva di buona salute siccome non manifestò alcun problema nel reggersi in equilibrio.
–Scusami l’insistenza Potter- disse il Preside dopo che il ragazzo si sedette –Ma tu sei sotto la mia responsabilità e se tu dovessi accusare qualche malore, la colpa ricadrebbe su di me e devo accertarmi che la tua salute rimanga positiva-.
–Nessun problema professore- lo accertò il Grifondoro apprezzando quel momento di preoccupazione nei suoi confronti.
–Comunque, riprendendo il discorso antecedente- riprese l’uomo –Credo che sia importante che tu abbia bisogno di una mano in questo “lavoro”, nel senso che la mano di un esperto sia sempre utile. Penso anche se, durante il sonno, il tuo comportamento dovesse diventare “irregolare” allora qualcuno che possa chiamare immediatamente i soccorsi sia indispensabile, no?-.
Chiaramente stava alludendo al fatto di dover continuare questi “incontri segreti” sotto la sua presenza. –
D’accordo- acconsentì Jackson senza pensarci due volte.
–Eccellente! Ti farò sapere io la data del prossimo incontro, ho molte faccende da sbrigare al momento, perciò puoi andare-.
–Buon proseguimento di serata professore- disse gentilmente Jackson che uscì dall’ufficio per poi dirigersi in Sala Comune. I suoi amici, non erano presenti, così salì nelle camere e ripose nel baule la fiala di pozione accanto al cofanetto misterioso. Ora incominciava ad annoiarsi, perché non aveva idea di cosa potesse fare, dunque, optò per un giro nel Castello, sperando di poter incontrare qualcuno con cui passare il tempo. Tutti erano molto sorridenti e rispettosi nei confronti del giovane Potter che veniva sempre salutato da ogni mago o strega che incrociava.
Questo lo faceva sentire contento, perché sapeva che è riuscito a farsi rispettare da tutti senza apparire come una persona fragile e facile da prendere in giro. Decise, dopo aver visto che fuori dalle finestre c’era un sole che poteva spaccare le pietre, di avviarsi verso i giardini del Castello e, magari, pensare a vari metodi su come aprire il cofanetto o, semplicemente, a pensare al più e al meno. Si sedette sotto un albero, ammirando la bellezza della natura che circolava attorno ad Hogwarts: come faceva a non innamorarsi della natura?
Come faceva a non innamorarsi di quella visione paradisiaca che gli si presentava davanti agli occhi? Quasi quasi, sembrava tutto un sogno, un’illusione, una falsità. E se fosse così, se fosse veramente intrappolato in una prigione mentale, lui avrebbe voluto restarci dentro, perché tornare alla realtà sarebbe stato un boccone troppo duro e grosso da mandare giù. Amava quella che sembrava essere la sua seconda casa e famiglia.
–Ehi?- gli chiese una voce femminile alle spalle di Jackson.
Il ragazzo, leggermente spaventato, si girò e constatò che una figura femminile che aveva visto poche volte durante la sua carriera scolastica, era apparsa davanti a lui. –Posso sedermi?- chiese lei gentilmente.
Jackson era rimasto leggermente sorpreso dalla richiesta della ragazza che indossava i colori di Tassorosso.
–Certo, accomodati pure- disse così lui con un sorriso a trentadue denti tra le labbra.
–Non ti ho disturbato vero?- chiese lei preoccupata.
–No stai tranquilla, ero solo immerso nei miei pensieri- la rassicurò Jackson.
–Comunque- riprese lei sorridendo a sua volta –Io mi chiamo Karoline Caldwell e appartengo alla Casata di Tassorosso-.
–Piacere, io sono…-.
–Lo sappiamo tutti chi sei- lo interruppe lei divertita –Insomma, chi è che non ti conosce all’interno di questo Castello? Jackson Potter e la sua banda!-.
Il giovane Grifondoro rimase un po’ spaesato dall’ultima affermazione della ragazza; insomma, doveva prenderlo come un giudizio positivo o negativo? Perché, se proprio doveva essere sincero, non aveva adorato molto il fatto che la ragazza l’avesse interrotto e chiamato i suoi amici con il termine “la sua banda”.
Jackson, poté affermare di aver passato i peggiori istanti della sua vita con quella Karoline, semplicemente per il fatto che non faceva altro che interromperlo e non lo faceva mai parlare. Con una scusa che doveva fare un saggio per il un professore di cui non si ricordava il nome, scappò via.
Ma, prima che il Grifondoro potesse darsela a gambe, Karoline gli chiese se potessero scambiare due chiacchiere e, prima che Jackson potesse rispondere, Andrew arrivò prontamente, portandolo via dal raggio visivo della Tassorosso.
–Ma che sei pazzo?- gli chiese l’amica.
–Ma che ho fatto?- gli chiese il ragazzo confuso.
–Quella è Karoline Caldwell anche soprannominata l’arpia!-.
–L’arpia?-.
–Sì, l’arpia! Cerca la gloria e la fama provandoci con le persone del momento e che vanno di moda!-.
–Ok- disse Jackson cercando di ristabilizzare la situazione –E allora?-.
Dopo quella domanda, ricevette uno schiaffo alla nuca da parte di Andrew. –Ma che ti prende?- gli chiese ancora più confuso il ragazzo.
–Non hai ancora compreso che quella ci stava provando con te?!- chiese lei leggermente adirata.
–Davvero?- chiese sorpreso lui.
–Sì, davvero! E fai attenzione la prossima volta- disse lei aggiungendo un leggero sorriso alla fine.
–Lo sai che ti voglio bene vero Jackson?- chiese lei.
–Sì- rispose il ragazzo facendo la faccia da finto cane bastonato.
–E che faccio tutto questo per il tuo bene?-. –Sì-.
–La prossima volta starai più attento?-. –Sì… mamma- disse lui facendo ridere l’amica.
Quando entrambi ridevano, era un momento di tranquillità, serenità e leggerezza.
–Guarda che faccia!- disse lei passandogli la mano nel punto in cui era evidente qualche livido e cicatrice –Mi vuoi dire perché hai tutte queste ferite?-.
–Ti ho detto di non preoccuparti- rispose il Grifondoro prendendo la mano dell’amica. In quell’istante, all’improvviso, rimasero fermi, guardandosi negli occhi, guardandosi faccia a faccia. Ma non era come le altre volte; era più intenso, più forte, più… strano.
–Jackson!- urlò la voce di Eddie che fece tornare alla realtà il ragazzo e la ragazza che si ricomposero.
–Dimmi Eddie-.
–Devo parlarti in privato- aggiunse guardando Andrew.
–Va bene, ci vediamo dopo- rispose la ragazza allontanandosi.
–Ho… interrotto qualcosa?- chiese Eddie che accennò ad uno sguardo imbarazzato.
–No, ma che ti frulla in mente?- esclamò Jackson che adesso aveva assunto anche lui un’espressione imbarazzata.
–D’accordo, se lo dici tu- sentenziò l’Anglo-Bosniaco continuando a parlare e facendosi immediatamente serio –Ti avevo avvertito!-.
–Ma che ti prende Eddie?! E di cosa staresti parlando?- chiese stupefatto Jackson che, però, conosceva già la risposta.
–Ti avevo detto di non avvicinarti più a Radja! Te l’ho avevo ordinato di stargli alla larga!-.
–Io?! Stai mentendo!- mentì invece Jackson. –Cosa credi che non mi sia accorto di te e Radja che vi siete allontanati ieri a cena? Credi che non mi sia accorto che alla tua assenza corrispondeva quella di Radja?! Accidenti Jackson non voglio che si creano altri disguidi dopo quelli con i Serpeverde!-.
–Lo so Eddie, ma ti prometto che non avrò nient’altro a che fare con lui-.
–Scommetto che vi siete sfidati-.
–Sì-. –E…?-.
–L’ho finita con l’essere buttato nel Lago Nero- rispose sconsolato e vergognato Jackson che doveva ammettere una sconfitta.
–Non posso rimproverarti, dopotutto, ti ho già parlato delle grandi abilità di quel ragazzo nel combattere!-.
–Dai forza, torniamo dagli altri- chiese Jackson che ormai aveva assunto una espressione di pura depressione e sconsolatezza per aver riportato alla mente quegli istanti che erano amari quanto un caffè senza zucchero. Il resto della giornata, così come il resto della prima settimana, procedette normalmente anche per il fatto che il professor Richardson, professore di Incantesimi, non si era presentato alle lezioni a causa di problemi personali, facendo alimentare la felicità del giovane Potter che odiava quel professore.
Lui ed il professor Richardson non avevano mai avuto un gran feeling fin da quando il ragazzo aveva undici anni; ricorda ancora quanto non lo degnasse di uno sguardo quando sbagliava l’ennesima formula o movimento della bacchetta.
Il risultato del fatto che non gli è mai andato incontrato nel momento del bisogno? Jackson Potter divenne un disastro con gli incantesimi di base, senza pensare a quelli più avanzati; è stato un miracolo che sia riuscito ad arrivare al sesto anno! Doveva sicuramente ringraziare l’amica Andrew che non aveva mai perso tempo a volerlo aiutare vedendo che Jackson stesso incominciava a scoraggiarsi e a mollare tutto.
–Coraggio dai!- diceva lei.
–Ti ho detto di no!- protestava Jackson –Non sono capace e non lo sarò mai!-.
–Ma che dici?- diceva Andrew diventando sempre più seria ed autoritaria –Ti ho detto che devi solo studiarti un paio di volte questo movimento della bacchetta e poi dire la formula. Perciò, muoviti e studia scemo che non sei altro!- concludendo con un sorriso che dava fiducia al ragazzo.
Ma come poteva non ringraziare Gary? Lui non aveva mai esitato a completargli un saggio o passargli gli appunti riuscendo a farlo arrivare all’Accettabile.
Oppure, anche suo padre era una persona da ringraziare, siccome era riuscito ad ottenere dei permessi speciali dal Ministero che consentivano a Jackson di poter utilizzare la magia a casa sua per un determinato numero di ore.
Grazie a tutte queste persone, era riuscito ad ottenere sempre un Accettabile, salvandosi all’ultimo, come se un miracolo mandato dal cielo lo avesse sempre aiutato e sostenuto.




Angolo dell'autore: sono consapevole del fatto che questo non sia uno dei capitoli più brillanti della storia e chiedo venia per questo, ma non sapevo cosa scrivere per riempire gli spazi vuoti affiancati ai temi centrali, ovvero la spiegazione di Sinister e l'introduzione della situazione di Jackson negli Incantesimi. 
Sembra strano che il nipote di Harry Potter non sappia ricavarci nulla nella materia in cui suo nonno era certamente il più esperto di tutti, no? Ci saranno sicuramente dei risvolti in questo, ve lo assicuro. 
Poi la così detta "arpia" l'ho introdotta per far scorrere le righe, come avevo già detto, ma anche per provare a farvi comprendere che Jackson è un pò idiota in materia di amore ma vi assicuro che ci saranno dei risvolti anche in questo settore.
Mi raccomando fatemi sapere la vostra opinione e recensite! 
   
 
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