Vita e collant
Hinata non stava né bene né male.
Da quando aveva varcato,con
rassegnazione, la porta del centro di riabilitazione, aveva deciso che si
sarebbe limitata ad esistere, ad essere un nome ed un cognome,e niente più.
Doveva sembrare una persona normale,
tranquilla, finita lì per una fortuita casualità.
I suoi pensieri erano due: placare il
maledettissimo bisogno di una pasticca ,e riuscire a vedere Neji.
L'ultima volta che avevano fatto
l'amore le era rimasta addosso una sensazione di pesantezza sul ventre e di
sudiciume.
Lei sapeva.
L'unica cosa che tradiva la sua
irrequietezza era la sua maniacale pulizia: si lavava anche dieci volte al
giorno,a volte ci si addormentava pure, nella vasca.
L'infermiere che lo assisteva, Shino,
era costretto in quei casi a prenderla in braccio,asciugarla e metterla a
letto.
Spesso cercava di fermare la sua
assistita con delle scuse.
La portava a spasso per il corridoio e
giù nel giardinetto del centro, oppure le leggeva dei libri, altre volte ancora
le portava un film da vedere insieme. Conosceva i suoi gusti: sapeva che le
piacevano i libri di poesia e quelli molto descrittivi, mentre per i film
sapeva che quelli romantici la facevano sognare, ma quelli drammatici la
innervosivano. La vedeva strapparsi le cuticole dalle mani con ferocia, mentre
capiva che Hinata agognava fino all'ultimo che tutto si risolvesse con un lieto
fine,che non arrivava mai.
E allora i suoi occhi si allagavano e
lei li asciugava, con le dita sozze di sangue.
Shino non sorrideva mai.
Una volta Hinata glielo aveva chiesto
perché, ma lui aveva finto di non sentire.
Una volta Shino glielo aveva chiesto,
perché si drogasse, e lei aveva risposto: "Perché piuttosto che vivere da
stronza, vivo da drogata."
"Chi ti ha...- si era interrotto,
schiarendosi la gola -insomma, immagino che non serva che io specifici."
"Mio cugino, Neji. Come te ne sei
accorto?"gli aveva domandato lei con la sua solita tristezza dolce.
Shino aveva fatto un cenno col capo
verso un armadietto, che conteneva oltre che le medicine, i tamponi.
"Non ne hai usato nemmeno uno da
più di due mesi che sei qui."
Hinata si era coperta gli occhi con le
mani.
"N-non voglio...non voglio che me
lo portino via...io lo difenderò davanti a tutto e tutti!" si era
raggomitolata sul letto, addormentandosi.
Hinata si era vestita ed aveva
percorso a piccoli passi la distanza tra la sua camera e l'ufficio della
dottoressa Tsunade.
Aveva bussato educatamente, prima di
entrare.
"Sì?" aveva domandato
svogliatamente la signora, seduta scomposta alla scrivania.
"Sono Hinata Hyuuga. È
permesso?"
"Prego, vieni. Siediti pure,
Hinata. Allora, come ti trovi?"
"Bene, bene, non ho di che
lamentarmi."
Ad un certo punto aveva avuto
l'impressione di aver fatto una cazzata colossale. Non le andava proprio di
parlare degli affari suoi.
Non le andava di dirle di essere
incinta.
L'avrebbe presa per una stupidella
ingenua, che si era fatta fregare alla prima botta.
Ma che ne sapeva lei?
Che ne poteva sapere, che era un atto premeditato?
"Allora, qual'è il motivo delle
tua visita?" incalzava la dottoressa.
O la va o la spacca, si era riproposta
Hinata all'ultimo.
"Ho una gravidanza di due mesi in
corso."
"Hai assunto sostanze
stupefacenti dopo il concepimento o in stretta prossimità con esso?"
"No, mi sono...mi sono preparata
bene."
"Uhm...quindi era un evento, come
dire, previsto?" alzò un sopracciglio chiaro, interrogativa: la ragazza
sembrava essere molto più sveglia di quanto pensasse.
Nascondeva un cervello calcolatore al
massimo, dietro quella faccia da suorina.
E ciò compiacque molto le aspettative
di Tsunade.
"Certo. Dovevo trovare qualcosa
che mi tenesse costantemente unita a Neji. Dovevo trovare qualcuno cui
salvare la vita, e per cui valesse la pena salvare la mia."
Le due donne si erano guardate a lungo
negli occhi, dopodiché da dietro la scrivania la bionda tuonò: "Shizune!
Portami la cartella clinica della signorina Hyuuga!".
Dopo un paio di minuti la segretaria
era arrivata con una cartellina di cartoncino azzurro sbiadito.
La dottoressa aveva girato i fogli con
fare assorto, leggendo la composizione dei farmaci, ed era arrivata alla voce
del metadone, storcendo la bocca.
"Hinata, parliamoci chiaro. Qua
ci vuole un sforzo di volontà: questo qua, il metadone, che ti calma il bisogno
di ecstasy, non lo devi prendere più. So che ti fa stare bene, però..."
Hinata l'aveva interrotta: "Ma
io, quello, non l'ho mai preso."
Tsunade sorrise, compiaciuta e
stupefatta.
“Capisco…in questo caso, suppongo che
lo terrai.”
Ed aveva aggiunto: “Vuoi che avverta
la tua famiglia?”
“No. Chi deve sapere, già sa. Vorrei
solo potergli parlare, anche solo dieci minuti, faccia a faccia.”
Aveva trattenuto il fiato tra parola e
parola, inquieta e titubante di quale sarebbe stata la reazione della dottoressa.
“Ne parlerò con i medici del tuo
reparto e con lo psicologo. Non ti prometto niente, ma se vuoi, adesso, puoi
telefonargli dal mio studio.”
Le porse la cornetta, e la ragazza
digitò velocemente il numero della linea telefonica secondaria, che usava solo
Neji.
Tuuuu…tuuuu…tuuuu…
“Pronto?” aveva mormorato, sorridendo,
Hinata sentendo la sua voce.
***
Shikamaru proprio non ci voleva
andare, in discoteca.
Gli piaceva passare il sabato sera con
la sua Temari, spalmati sul divano, a vedere un film del quale nessuno dei
due avrebbe mai conosciuto la fine.
Però lei aveva insistito tanto, e lo
aveva costrett..ehm, convinto ad andarci con lei.
Erano entrati, e la musica lo aveva immediatamente assordato: la sua espressione si era fatta ancora più seccata. Prima che Temari potesse in qualche modo pronunciarsi, lui l'aveva presa per il polso e la aveva trascinata verso un tavolo in disparte: "Prima beviamo qualcosa." lamentò.
"Va bene"aveva risposto lei,
seguendolo.
E non c'era voluto molto prima che la
serata prendesse una brutta piega.
Dopo qualche minuto erano piombati al
loro tavolo Ino e Kiba, già sudati. Li avevano notati dalla pista, ed Ino aveva
insistito per andare a salutarli.
Per vedere se conservava ancora quel
certo ascendente su Shikamaru.
Temari non era stata felice di quella
new entry, nonostante la divertisse vedere Kiba intento a catturare
l'attenzione di quella ragazza, che non gliene forniva, davanti agli altri, più
del necessario, giusto per fingere di aver ancora in mano la situazione.
E al tempo stesso, Temari era gelosa
all'inverosimile, e sentiva lo stomaco contrarsi, lasciandole un sapore amaro
nella bocca.
Ino sapeva quanto Shikamaru fosse
innamorato di Temari, e anche lei amava moltissimo Kiba.
Però..voleva rivendicare la sua autorità
su di lui, pisciargli addosso come una gatta che marca il territorio, e
lasciargli l'inconfondibile odore del suo sesso.
Ed ora erano lì, le due bionde più
guerrafondaie mai viste a L.A., una di fronte all'altra, sedute ad un tavolo
con i loro ragazzi, apparentemente avresti detto che sembravano fatte per
essere migliori amiche.
E invece no.
Col cazzo che lo erano.
Dopo due tequile, Ino era
trotterellata in pista.
"Shikaaa! Vieni, ci
divertiamo!" l'aveva tirato giocosamente per il braccio, e lui era andato.
Temari sentì lo stomaco rantolare,
mentre buttava giù tutto d'un fiato i rimasugli della Guinness.
Kiba sorrideva, imbarazzato.
"Allora, come va con
l'università?" gli aveva chiesto Temari.
"Insomma..la facoltà mi piace, ma
certi esami sono proprio insostenibili."
Aveva preso Scienze Veterinarie per
l'amore per i cani, eppure lui era più per il lavoro sul campo, non per lo
studio, che gli appariva così improduttivo.
Intanto, Shikamaru cercava di seguire
Ino con lo sguardo tre la gente.
Non riuscì a trattenere il pensiero,
che slittava sul corpo di Ino, così perfetto, così tentatore.
Non ne vedi molte in giro, di ragazze
così.
Un po' penalizzata dalla magrezza,
rifletteva lui, ma davvero mozzafiato.
E poi Ino sapeva come muoversi,
addosso alla gente, ancora di più quando era ubriaca. Tipo allora.
Così avvenne: un ragazzo sulla ventina
le aveva allungate, le mani, dove non avrebbe proprio dovuto.
Il cervello annebbiato di lei non
rispose.
In compenso, rispose Shikamaru.
Gli era scattato qualcosa,
direttamente dalle viscere, senza passare per la testa, ma dritto al braccio.
Gli aveva dato un pugno in bocca, ed
una ginocchiata tra le gambe.
Mentre quello si accasciava a terra,
sputando sangue e saliva, tutti i presenti si erano voltati verso di lui, come
se la sua violenza avesse spento la musica.
Ino aveva realizzato e, portandosi le
,ani alla bocca, aveva abbracciato Shikamaru, col viso sul suo petto, ed aveva
mugolato un grazie.
Lui, rivolgendosi all'altro, aveva
detto: "La mia amica non è una puttana! Questa volta sei cascato proprio
male, spero che ti sia di lezione."
Kiba e Temari erano accorsi a vedere
la scena, e se il ragazzo era rimasto felice di avere un amico che si
preoccupasse tanto per la sua fidanzata e che lei fosse sempre protetta, la
bionda invece aveva perso ogni freno ed aveva iniziato a piangere
disperatamente.
Perché succedeva sempre così: lui
andava a soccorrere la povera Ino, e lei ci restava sempre con un pugno
di polvere in mano.
E sempre così sarebbe stato, perché lei
e l’altra erano divise da una fondamentale differenza: Ino era un collant di
seta, mentre lei era un collant di microfibra.
Con i collant di seta, si sa, bisogna
avere pazienza, ed essere gentili, pieni di accortezze, ché si smagliano da un
momento all’altro.
Invece con quelli di microfibra poi
tranquillamente indulgere con strattoni e urti, tanto hanno una resistenza
meccanica nettamente superiore.
Solo che, a volte, anche un collant di
microfibra desidera le attenzioni riservate ad un collant di seta.
“Perché essere più forte non vuol dire che puoi maltrattarmi!”
Shikamaru aveva affidato Ino
all'abbraccio del suo amico, ed aveva seguito la sua, di donna, fuori dal
locale.
La aveva inseguita, più che altro.
"Che cazzo c'è adesso, eh?"
le aveva urlato dietro.
Lei si era fermata, e si era voltata.
"Ma con che faccia me lo chiedi?
C'è che io sono sempre il numero 2, nella tua scala di priorità. Vengo sempre
dopo quella...troia!- aveva scandito bene lo stridio della t contro la
r, e quella i che tagliava la parola a mo’ di una j -Che non sa fare altro che ubriacarsi e
strusciarsi addosso al primo uomo che vede! Tu incluso! Non hai proprio nessuna
vergogna, non lo nascondi nemmeno!
Tu..tu parti dal principio che tanto
io sono più grande, quindi ho più giudizio, e che sono una persona forte e che
mi so difendere, e ti dimentichi del mio lato fragile, che ha bisogno di essere
assecondato e coccolato, e del fatto che non puoi per questo sottopormi alle
tue negligenze!"
Lui l'aveva guardata, attonito e dispiaciuto.
"Shikamaru...ho bisogno anche io
di te! Ho bisogno anche io della tua protezione, perché...prima ancora di
essere Temari, io sono una ragazza come le altre. Una ragazza che ti implora di
amarla."
Temari si era asciugata gli occhi, ed
aveva fatto per andarsene a casa. Era finita.
Ma almeno aveva avuto la soddisfazione
di riuscirgli finalmente a dire la verità, il suo segreto amaro.
"Io ti amo" aveva
bisbigliato Shikamaru, aspettandosi che le l'udisse.
"Io..ti amo!" aveva detto,
stavolta più forte.
"Razza di seccatura,
IO-TI-AMO!!!" aveva urlato, facendola voltare ancora.
Le era corso incontro, e l'aveva
stretta forte, tra le braccia, baciandole i capelli chiari.
"Tu non hai capito proprio
niente. Io, prima di fare qualunque cosa, penso se questa può farti male o no.
Mi dispiace per questa sera, ti prometto che non farò più l'imbecille. Devo
sempre ricordarmi che anche le leonesse come te, per quanto crudeli, hanno un
lato scocciante!"
Si era sentito gli occhi verdi,
indagatori, di lei puntati addosso.
E le aveva accarezzato il viso,
intenerito.
“…Scherzo!”
.:Spazio Cos:.
Prima cosa: tanti auguri Baby chan! Questo capitolo te lo avevo promesso come anticipo di altri regalini…perciò preparati!
Spero che, miei cari lettori, voi
apprezziate, e che le recensioni salgano un pochino di più…poi ci credo che ci
metto una vita ad aggiornare!
Voi dovete dirmelo, che ne pensate!
Non siate timidi!!
Venghino signori venghino, più
recensioni entrano più capitoli si vedono!!!
Detto ciò…
Un ringraziamento speciale va a Bambi88,
mansu95 e, insieme agli auguri, a Talpina Pensierosa.
P.S. Tutti coloro che si fossero
interessati alla storia tra Kankuro e Asuka (personaggio
inventato da me per questa fanfiction) possono leggere la one-shot
“L’ispirazione miagola”, che racconta proprio di loro due!
Baci baci!
Cos<3