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Autore: Cyanide_Camelia    19/01/2009    4 recensioni
In una cittadina americana, trasposizione dei personaggi di Naruto e delle loro patologie psichiche che verranno esaminate in un centro di riabilitazione. In particolare, l'attenzione e' dedicata alle giovani ragazze di Naruto, che nascondono piu' segreti di quanto si possa pensare...
Genere: Generale, Romantico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: Alternate Universe (AU), What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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Vita e collant

Vita e collant

 

 

Hinata non stava né bene né male.

Da quando aveva varcato,con rassegnazione, la porta del centro di riabilitazione, aveva deciso che si sarebbe limitata ad esistere, ad essere un nome ed un cognome,e niente più.

Doveva sembrare una persona normale, tranquilla, finita lì per una fortuita casualità.

I suoi pensieri erano due: placare il maledettissimo bisogno di una pasticca ,e riuscire a vedere Neji.

L'ultima volta che avevano fatto l'amore le era rimasta addosso una sensazione di pesantezza sul ventre e di sudiciume.

 

Lei sapeva.

 

L'unica cosa che tradiva la sua irrequietezza era la sua maniacale pulizia: si lavava anche dieci volte al giorno,a volte ci si addormentava pure, nella vasca.

L'infermiere che lo assisteva, Shino, era costretto in quei casi a prenderla in braccio,asciugarla e metterla a letto.

 

Spesso cercava di fermare la sua assistita con delle scuse.

La portava a spasso per il corridoio e giù nel giardinetto del centro, oppure le leggeva dei libri, altre volte ancora le portava un film da vedere insieme. Conosceva i suoi gusti: sapeva che le piacevano i libri di poesia e quelli molto descrittivi, mentre per i film sapeva che quelli romantici la facevano sognare, ma quelli drammatici la innervosivano. La vedeva strapparsi le cuticole dalle mani con ferocia, mentre capiva che Hinata agognava fino all'ultimo che tutto si risolvesse con un lieto fine,che non arrivava mai.

E allora i suoi occhi si allagavano e lei li asciugava, con le dita sozze di sangue.

 

Shino non sorrideva mai.

Una volta Hinata glielo aveva chiesto perché, ma lui aveva finto di non sentire.

 

Una volta Shino glielo aveva chiesto, perché si drogasse, e lei aveva risposto: "Perché piuttosto che vivere da stronza, vivo da drogata."

 

"Chi ti ha...- si era interrotto, schiarendosi la gola -insomma, immagino che non serva che io specifici."

 

"Mio cugino, Neji. Come te ne sei accorto?"gli aveva domandato lei con la sua solita tristezza dolce.

 

Shino aveva fatto un cenno col capo verso un armadietto, che conteneva oltre che le medicine, i tamponi.

 

"Non ne hai usato nemmeno uno da più di due mesi che sei qui."

 

Hinata si era coperta gli occhi con le mani.

 

"N-non voglio...non voglio che me lo portino via...io lo difenderò davanti a tutto e tutti!" si era raggomitolata sul letto, addormentandosi.

 

Hinata si era vestita ed aveva percorso a piccoli passi la distanza tra la sua camera e l'ufficio della dottoressa Tsunade.

Aveva bussato educatamente, prima di entrare.

 

"Sì?" aveva domandato svogliatamente la signora, seduta scomposta alla scrivania.

 

"Sono Hinata Hyuuga. È permesso?"

 

"Prego, vieni. Siediti pure, Hinata. Allora, come ti trovi?"

 

"Bene, bene, non ho di che lamentarmi."

 

Ad un certo punto aveva avuto l'impressione di aver fatto una cazzata colossale. Non le andava proprio di parlare degli affari suoi.

Non le andava di dirle di essere incinta.

L'avrebbe presa per una stupidella ingenua, che si era fatta fregare alla prima botta.

Ma che ne sapeva lei?

 

Che ne poteva sapere, che era un atto premeditato?

 

"Allora, qual'è il motivo delle tua visita?" incalzava la dottoressa.

 

O la va o la spacca, si era riproposta Hinata all'ultimo.

 

"Ho una gravidanza di due mesi in corso."

 

"Hai assunto sostanze stupefacenti dopo il concepimento o in stretta prossimità con esso?"

 

"No, mi sono...mi sono preparata bene."

 

"Uhm...quindi era un evento, come dire, previsto?" alzò un sopracciglio chiaro, interrogativa: la ragazza sembrava essere molto più sveglia di quanto pensasse.

 

Nascondeva un cervello calcolatore al massimo, dietro quella faccia da suorina.

E ciò compiacque molto le aspettative di Tsunade.

 

"Certo. Dovevo trovare qualcosa che mi tenesse costantemente unita a Neji. Dovevo trovare qualcuno cui salvare la vita, e per cui valesse la pena salvare la mia."

 

Le due donne si erano guardate a lungo negli occhi, dopodiché da dietro la scrivania la bionda tuonò: "Shizune! Portami la cartella clinica della signorina Hyuuga!".

Dopo un paio di minuti la segretaria era arrivata con una cartellina di cartoncino azzurro sbiadito.

La dottoressa aveva girato i fogli con fare assorto, leggendo la composizione dei farmaci, ed era arrivata alla voce del metadone, storcendo la bocca.

 

"Hinata, parliamoci chiaro. Qua ci vuole un sforzo di volontà: questo qua, il metadone, che ti calma il bisogno di ecstasy, non lo devi prendere più. So che ti fa stare bene, però..."

 

Hinata l'aveva interrotta: "Ma io, quello, non l'ho mai preso."

 

Tsunade sorrise, compiaciuta e stupefatta.

 

“Capisco…in questo caso, suppongo che lo terrai.”

 

Ed aveva aggiunto: “Vuoi che avverta la tua famiglia?”

 

“No. Chi deve sapere, già sa. Vorrei solo potergli parlare, anche solo dieci minuti, faccia a faccia.”

 

Aveva trattenuto il fiato tra parola e parola, inquieta e titubante di quale sarebbe stata la reazione della dottoressa.

 

“Ne parlerò con i medici del tuo reparto e con lo psicologo. Non ti prometto niente, ma se vuoi, adesso, puoi telefonargli dal mio studio.”

 

Le porse la cornetta, e la ragazza digitò velocemente il numero della linea telefonica secondaria, che usava solo Neji.

 

Tuuuu…tuuuu…tuuuu…

 

“Pronto?” aveva mormorato, sorridendo, Hinata sentendo la sua voce.

 

 

 

***

 

 

 

Shikamaru proprio non ci voleva andare, in discoteca.

Gli piaceva passare il sabato sera con la sua Temari, spalmati sul divano, a vedere un film del quale nessuno dei due  avrebbe mai conosciuto la fine.

 

Però lei aveva insistito tanto, e lo aveva costrett..ehm, convinto ad andarci con lei.

 

Erano entrati, e la musica lo aveva immediatamente assordato: la sua espressione si era fatta ancora più seccata. Prima che Temari potesse in qualche modo pronunciarsi, lui l'aveva presa per il polso e la aveva trascinata verso un tavolo in disparte: "Prima beviamo qualcosa." lamentò.

 

"Va bene"aveva risposto lei, seguendolo.

 

E non c'era voluto molto prima che la serata prendesse una brutta piega.

Dopo qualche minuto erano piombati al loro tavolo Ino e Kiba, già sudati. Li avevano notati dalla pista, ed Ino aveva insistito per andare a salutarli.

Per vedere se conservava ancora quel certo ascendente su Shikamaru.

Temari non era stata felice di quella new entry, nonostante la divertisse vedere Kiba intento a catturare l'attenzione di quella ragazza, che non gliene forniva, davanti agli altri, più del necessario, giusto per fingere di aver ancora in mano la situazione.

E al tempo stesso, Temari era gelosa all'inverosimile, e sentiva lo stomaco contrarsi, lasciandole un sapore amaro nella bocca.

Ino sapeva quanto Shikamaru fosse innamorato di Temari, e anche lei amava moltissimo Kiba.

Però..voleva rivendicare la sua autorità su di lui, pisciargli addosso come una gatta che marca il territorio, e lasciargli l'inconfondibile odore del suo sesso.

 

Ed ora erano lì, le due bionde più guerrafondaie mai viste a L.A., una di fronte all'altra, sedute ad un tavolo con i loro ragazzi, apparentemente avresti detto che sembravano fatte per essere migliori amiche.

 

E invece no.

Col cazzo che lo erano.

 

Dopo due tequile, Ino era trotterellata in pista.

 

"Shikaaa! Vieni, ci divertiamo!" l'aveva tirato giocosamente per il braccio, e lui era andato.

 

Temari sentì lo stomaco rantolare, mentre buttava giù tutto d'un fiato i rimasugli della Guinness.

Kiba sorrideva, imbarazzato.

 

"Allora, come va con l'università?" gli aveva chiesto Temari.

 

"Insomma..la facoltà mi piace, ma certi esami sono proprio insostenibili."

 

Aveva preso Scienze Veterinarie per l'amore per i cani, eppure lui era più per il lavoro sul campo, non per lo studio, che gli appariva così improduttivo.

 

Intanto, Shikamaru cercava di seguire Ino con lo sguardo tre la gente.

Non riuscì a trattenere il pensiero, che slittava sul corpo di Ino, così perfetto, così tentatore.

Non ne vedi molte in giro, di ragazze così.

Un po' penalizzata dalla magrezza, rifletteva lui, ma davvero mozzafiato.

E poi Ino sapeva come muoversi, addosso alla gente, ancora di più quando era ubriaca. Tipo allora.

Così avvenne: un ragazzo sulla ventina le aveva allungate, le mani, dove non avrebbe proprio dovuto.

 

Il cervello annebbiato di lei non rispose.

 

In compenso, rispose Shikamaru.

Gli era scattato qualcosa, direttamente dalle viscere, senza passare per la testa, ma dritto al braccio.

Gli aveva dato un pugno in bocca, ed una ginocchiata tra le gambe.

Mentre quello si accasciava a terra, sputando sangue e saliva, tutti i presenti si erano voltati verso di lui, come se la sua violenza avesse spento la musica.

Ino aveva realizzato e, portandosi le ,ani alla bocca, aveva abbracciato Shikamaru, col viso sul suo petto, ed aveva mugolato un grazie.

 

Lui, rivolgendosi all'altro, aveva detto: "La mia amica non è una puttana! Questa volta sei cascato proprio male, spero che ti sia di lezione."

 

Kiba e Temari erano accorsi a vedere la scena, e se il ragazzo era rimasto felice di avere un amico che si preoccupasse tanto per la sua fidanzata e che lei fosse sempre protetta, la bionda invece aveva perso ogni freno ed aveva iniziato a piangere disperatamente.

 

Perché succedeva sempre così: lui andava a soccorrere la povera Ino, e lei ci restava sempre con un pugno di polvere in mano.

E sempre così sarebbe stato, perché lei e l’altra erano divise da una fondamentale differenza: Ino era un collant di seta, mentre lei era un collant di microfibra.

Con i collant di seta, si sa, bisogna avere pazienza, ed essere gentili, pieni di accortezze, ché si smagliano da un momento all’altro.

Invece con quelli di microfibra poi tranquillamente indulgere con strattoni e urti, tanto hanno una resistenza meccanica nettamente superiore.

Solo che, a volte, anche un collant di microfibra desidera le attenzioni riservate ad un collant di seta.

 

Perché essere più forte non vuol dire che puoi maltrattarmi!

 

Shikamaru aveva affidato Ino all'abbraccio del suo amico, ed aveva seguito la sua, di donna, fuori dal locale.

La aveva inseguita, più che altro.

 

"Che cazzo c'è adesso, eh?" le aveva urlato dietro.

 

Lei si era fermata, e si era voltata.

 

"Ma con che faccia me lo chiedi? C'è che io sono sempre il numero 2, nella tua scala di priorità. Vengo sempre dopo quella...troia!- aveva scandito bene lo stridio della t contro la r, e quella i che tagliava la parola a mo’ di una j -Che  non sa fare altro che ubriacarsi e strusciarsi addosso al primo uomo che vede! Tu incluso! Non hai proprio nessuna vergogna, non lo nascondi nemmeno!

Tu..tu parti dal principio che tanto io sono più grande, quindi ho più giudizio, e che sono una persona forte e che mi so difendere, e ti dimentichi del mio lato fragile, che ha bisogno di essere assecondato e coccolato, e del fatto che non puoi per questo sottopormi alle tue negligenze!"

 

Lui l'aveva guardata, attonito e dispiaciuto.

 

"Shikamaru...ho bisogno anche io di te! Ho bisogno anche io della tua protezione, perché...prima ancora di essere Temari, io sono una ragazza come le altre. Una ragazza che ti implora di amarla."

 

Temari si era asciugata gli occhi, ed aveva fatto per andarsene a casa. Era finita.

Ma almeno aveva avuto la soddisfazione di riuscirgli finalmente a dire la verità, il suo segreto amaro.

 

"Io ti amo" aveva bisbigliato Shikamaru, aspettandosi che le l'udisse.

 

"Io..ti amo!" aveva detto, stavolta più forte.

 

"Razza di seccatura, IO-TI-AMO!!!" aveva urlato, facendola voltare ancora.

 

Le era corso incontro, e l'aveva stretta forte, tra le braccia, baciandole i capelli chiari.

 

"Tu non hai capito proprio niente. Io, prima di fare qualunque cosa, penso se questa può farti male o no. Mi dispiace per questa sera, ti prometto che non farò più l'imbecille. Devo sempre ricordarmi che anche le leonesse come te, per quanto crudeli, hanno un lato scocciante!"

 

Si era sentito gli occhi verdi, indagatori, di lei puntati addosso.

E le aveva accarezzato il viso, intenerito.

 

“…Scherzo!”

 

 

 

 

 

 

.:Spazio Cos:.

 

Prima cosa: tanti auguri Baby chan! Questo capitolo te lo avevo promesso come anticipo di altri regalini…perciò preparati!

Spero che, miei cari lettori, voi apprezziate, e che le recensioni salgano un pochino di più…poi ci credo che ci metto una vita ad aggiornare!

Voi dovete dirmelo, che ne pensate! Non siate timidi!!

Venghino signori venghino, più recensioni entrano più capitoli si vedono!!!

Detto ciò…

Un ringraziamento speciale va a Bambi88, mansu95 e, insieme agli auguri, a Talpina Pensierosa.

 

P.S. Tutti coloro che si fossero interessati alla storia tra Kankuro e Asuka (personaggio inventato da me per questa fanfiction) possono leggere la one-shot “L’ispirazione miagola”, che racconta proprio di loro due!

 

Baci baci!

 

Cos<3

  
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