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Autore: Jailer    01/09/2015    3 recensioni
"La vita è un’onda, il Cancro lo sa perché è un segno che viene dal mare.
La vita è acqua che si schianta, acqua che può distruggere e tornare al mare o rimanere sulla roccia ed evaporare via. Un fluido che sale e scende, senza certezze e senza requie.
Come può saperlo il Fuoco, che brucia come se non ci fosse un domani, per poi spegnersi senza rumore?
Manigoldo guardò allora il mare e chiuse gli occhi, il suo mantello oscillava lieve ad una brezza leggera e intristita.
Che lui lo avesse voluto o no, la vita lo aveva condotto fin lassù.
Davvero è un’onda, pensò.
"
Storia di certezze che vanno e vengono.
[Sisifo x Manigoldo]
Genere: Drammatico, Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Crack Pairing | Personaggi: Cancer Manigoldo, Nuovo Personaggio, Sisifo di Sagitter
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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2

 Non erano mai andati in missione insieme, avevano parlato poche volte e brevemente, di argomenti impersonali, cenni sulla guerra.
Si resero conto di essere poco più che spettri l’uno per l’altro.
Non si conoscevano e, tuttavia, ciascuno aveva già espresso il proprio verdetto.

“Irresponsabile inaffidabile” e “esibizionista tronfio”.
Non si stimavano, non erano compagni, ma due generali in competizione – Achille ed Ettore riuniti sotto la stessa bandiera.

Parlare non fu facile, sebbene Cancer fosse piuttosto chiacchierone: ogni sua frase sembrava una sfida lanciata, un provocazione mal celata.
“In missione sempre con El Cid tu, eh?”
Sisifo scoprì che intorno a Manigoldo regnava sempre un’elettricità inquieta, pregnante e carica; era come trovarsi innanzi ad un cavallo immenso e giovane, sempre in bilico tra il gioco e la minaccia. Il suo sorriso era eterno, ma nascondeva migliaia di sfumature – tra di esse, non vi era mai quella della gioia sincera, mentre dominava un’amarezza sarcastica, una presa in giro verso la vita.
“Spesso.”
Sagittarius rispondeva freddamente, lo sguardo rabbuiato. Egli guardava lontano, un punto imprecisato all’orizzonte, nella direzione in cui la costa era scomparsa.
“Da brividi quel tizio.”
“Parla poco, ma è assolutamente affidabile.” il custode della Nona Casa aveva sottolineato aspramente l’ultimo aggettivo.

La barca che li portava a destinazione dondolava pigra, Manigoldo si appoggiò scompostamente al parapetto e inclinò la testa verso Sisifo. Le labbra si tesero in un sorriso gelido, mentre gli occhi brillavano di una scintilla curiosa e divertita.
“Leggo una velata critica nei miei confronti.”
“Non ho affermato nulla di tutto ciò, io.” le labbra del Sagittario erano una linea pallida e rigida, la mandibola serrata.
“Oh no, questo no.
Be’, allora vorrà dire che ho la coda di paglia!”
Manigoldo rise reclinando il capo verso il cielo, una risata breve e leggera, piacevole. Sisifo non poté evitare di piegarsi ad un sorriso complice.

“Ridi?”, chiese come se non fosse ovvio. Fu solo per sentire che risposta l’altro avrebbe dato.
“Mica posso piangere come quelli che si prendono sul serio.
Finché si ride si possono cambiare le sorti, e, chissà, magari potrei anche diventare affidabile.
Ma dimmi: si dice così male di me al Santuario?”
Sisifo ricordò quanto si diceva di lui un tempo - solo l’ombra del fratello – e si sentì colpevole per aver ascoltato e prestato fede a pettegolezzi su altri. Non rispose.

Manigoldo era rilassato, però. Era leggero come la nave, che già puntava verso il porto dell’isoletta.
Non gliene importava davvero, dondolava i piedi al di là del parapetto, come un bambino.
“Siamo arrivati...”, interruppe Sisifo, indicò la piccola baia con un gesto lieve, e si preparò a caricare in spalla lo scrigno della Cloth.
Manigoldo lo seguì poco dopo.

Scendendo a terra, il biondo sentì che Cancer gli era diventato un poco fratello, un poco proiezione di quella leggerezza cercata e mai davvero raggiunta, la leggerezza della brezza che porta via le nuvole incombenti.
Manigoldo, specchio e proiezione.   
E mille altre sfumature indefinibili – quante quelle del suo sorriso.

 

***

 Lo sguardo sospeso perennemente verso un orizzonte più distante e l’umore del cielo d’Irlanda - Sisifo era un’altalena tra la serenità dell’uomo forte e un dolore lacerante e profondissimo.
Come chi ha sempre qualcosa da nascondere, anche a se stesso, pensò Manigoldo, chissà cosa, alzò le spalle e spostò l’attenzione verso un grosso e brutto edificio poco fuori della cittadina portuale.

Era costruito su tre piani, un parallelepipedo ingombrante e dall’intonaco grigio e scrostato dalla salsedine. Le finestre avevano però una certa eleganza, anche se ormai decadente; agli ultimi piani si vedevano pesanti tende rosse. Una grande cancellata proteggeva il giardino e impediva di vedere l’entrata al piano terra.

Manigoldo fischiò sfacciatamente e sibilò: “Certo che è notevole per una cittadina così piccola, hai capito i pescatori…”
“Una casa di piacere…” meditò Sisifo.
“Così la chiamano i ben pensanti e gli amanti delle perifrasi. Sì, è un bordello.”
“Una casa di piacere.”, ripeté indispettito e accigliato Sisifo: esigeva rispetto per le armature che avevano addosso.
Manigoldo capì al volo – conosceva l’antifona, giacché anche Sage aveva la stessa fisima del “parlar bene e comportarsi adeguatamente con le Cloth addosso – e sarebbe bene farlo anche senza”, gli sembrò di sentire la voce del suo maestro che lo rimbrottava.
“Casa di piacere, aggiudicato.” 

 Sisifo corrugò la fronte con aria grave, “Che sia la risposta a ciò che stiamo cercando?”
Continuò tra sé e sé: “Sparizioni di donne e ragazzini; Surplici di Specters distrutte che tornano come nuove. Tutti coloro che hanno indossato le armature restaurate avevano qualche legame con questa cittadina.
Ma qui non c’è niente, eccetto questo posto.
Manigoldo, una Surplice esige necessariamente il sangue del suo legittimo proprietario per tornare alla vita, dopo essere stata distrutta?”
Cancer meditò un istante: “Una Surplice in realtà non ha propriamente un legittimo proprietario. Nel caso degli Specters è la Cloth a dominare e ad annichilire la personalità del guerriero*. Si nutre dei sentimenti negativi, ma non importa chi tu sia, lei ti annullerà in ogni caso. Quindi…”
“Quindi non conta di chi sia il sangue... è solo sangue per sangue. Basterebbe che il donatore sia dominato dalla negatività.”
“Non ho mai visto prostitute sinceramente allegre. Se poi si tratta di donne e ragazzetti rapiti e rinchiusi qui dentro...”
“L’agnello sacrificale perfetto.”
“È il posto che stavamo cercando.” chiuse Manigoldo. Rivolse uno sguardo affilato e trepidante all’edificio.

 

* Gli Specter hanno tutti la stessa faccia da una guerra all’altra perché sono spiriti ridestati e le Surplici plagiano il loro possessore.

***

 “Bene, controlliamo ancora in giro per toglierci ogni dubbio, poi torniamo sta notte.”
“Non pensavo che si sarebbe mai visto il grande Sagittario in un simile postaccio!”, lo provocò Cancer.
“Parli come se te ne intendessi.”  il Sagittario lo pungolò, a ciò Manigoldo rispose con un sorriso enigmatico.

 “E poi ho alternative?”, continuò indispettito Sisifo.
Manigoldo si atteggiò in una posa profondamente saggia e pensierosa, parlò con voce bassa e suadente e  rivolse uno sguardo penetrante al suo interlocutore:  “C’è sempre un’alternativa”.
Egli rimase per un istante come stordito – la mente di Sagittarius era stata per un attimo preda dall’ansia per tutti i suoi rammarichi.
Sembrava che quelle parole e il loro tono lo avessero davvero colpito, rimase cupo.
Rivolse uno sguardo nostalgico al cielo, Manigoldo sorrideva da solo, in preda ad un ricordo divertente.

Un’arietta leggera si era sollevata sul far della sera e muoveva leggermente le fronde degli alberi, il suono del ridere di Manigoldo vi si mischiava naturalmente come l’acqua di un ruscello ad un fiume.
Sisifo avrebbe voluto divenire fibra di quella corale di leggerezza e voglia di vivere; si morse le labbra per la frustrazione.

 

   
 
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