Serie TV > Da Vinci's Demons
Segui la storia  |       
Autore: _armida    13/09/2015    3 recensioni
“Sono stupito, non credevo che un bel faccino riuscisse anche a maneggiare un’arma con tale bravura”, disse il Conte.
Elettra provò a tirarsi su, ma finì per andare ad urtare contro la lama della spada, ferendosi leggermente uno zigomo.
“Dovete stare attenta, non volete di certo rovinare tutta questa bellezza così”, aggiunse allontanando la spada dalla faccia della ragazza. Doveva dargliene atto, era davvero bella. Non lo aveva notato prima, quando Grunwald l’aveva portata all’accampamento priva di sensi, era troppo preso dal chiedere al garzone di Da Vinci dove si trovasse la chiave.
Fece cenno a due guardie svizzere di tenerla ferma, mentre lui la perquisiva in cerca di altre armi nascoste. Non ne trovò, ma la sua attenzione fu catturata da qualcosa che la ragazza teneva nella tasca sinistra dei pantaloni: si trattava del suo blocco da disegno. Quando fece per sfogliarlo, una moneta, contenuta al suo interno cadde a terra; non si trattava di una moneta comune, era in oro e presentava sulla sua superficie la faccia di un dio pagano. La raccolse e la osservò accuratamente.
“Cosa sapete riguardo ai Figli di Mitra?”
VERSIONE RIVEDUTA E CORRETTA SU WATTPAD
Genere: Avventura, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Girolamo Riario, Giuliano Medici, Leonardo da Vinci, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Elettra'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Nda
Oggi ho deciso di mettere le note subito all'inizio. Innanzitutto questo capitolo è leggero e non necessario ai fini della storia (che non so ancora quali saranno); diciamo che è una 'compensazione' alla tetraggine del capitolo precendente. Qui volevo rendere l'idea di una corte allegra e vivace ma, tra imbarazzanti imprevisti, camerieri ubriachi e pessimi scherzi, credo  di aver descritto più che altro un ritrovo per alcolisti anonimi!


Capitolo XIII: Davvero la festa è finita?
La mattina seguente...

Elettra si svegliò parecchio indolenzita. A quanto pare la scrivania non era molto adatta per dormire comodamente. Quella di passare la notte nello studio, non si era rivelata la sua idea più geniale.
Sentiva qualcosa di caldo, stretto intorno alla sua mano. Si stupì, nel vedere il Conte Riario dormire placidamente dalla parte opposta della scrivania. Sembrava quasi un bambino, con la testa appoggiata di lato, nell'incavo del gomito, e i capelli leggermente arruffati. Le venne voglia di passare una mano in quei capelli color ebano, giusto per scompigliarli ancora un po', ma si limitò a staccare con delicatezza la mano dalla sua, facendo attenzione a non svegliarlo. Aveva tenuto fede alla sua promessa, restando lì con lei. Le aveva tenuto la mano per tutta la notte. Da lui non se lo aspettava proprio.
Elettra si accorse di indossare ancora il lungo vestito della sera precedente; doveva assolutamente cambiarsi. Guardò attentamente Riario: a giudicare dal ritmo regolare del suo respiro, sembrava dormisse ancora profondamente.
Con movimenti circospetti e tentando di fare meno rumore possibile, si diresse verso l'armadio.  Aprì la prima anta e ne estrasse un paio di pantaloni, una camicia e una giacca che teneva lì in caso di bisogno. Diede una seconda occhiata veloce al Conte: dormiva. Si tolse velocemente l'abito, facendolo scivolare sul pavimento. Stava per indossare la camicia, quando sentì dei movimenti sospetti, alle sue spalle.
"Mi sono chiesto per tutta la sera come potesse apparire, quel disegno, nel suo insieme", disse Riario, alzandosi dalla poltrona.
"Non tutti possono permettersi un Leonardo Da Vinci sulla pelle", rispose Elettra cercando di rimanere calma. Era una stupida (e pure nuda) e, quell'uomo, doveva avere il sonno più leggero di una piuma. 
"E neanche certe angeliche visioni appena svegli", aggiunse Riario.
"Conte, per favore". Certi apprezzamenti potevano farli solo una ristrettissima cerchia di persone e Riario non ne faceva di certo parte.
"Sto solo ammirando il paesaggio davanti ai miei occhi, mia diletta", le sussurrò ad un orecchio: si trovava alle sue spalle ed Elettra poteva sentire il suo respiro sul collo.
Le sfiorò con un dito il sottile ricamo: dalla nuca della ragazza, sulla spalla, la giravolta... Sorrise compiaciuto, era dalla sera prima che desiderava farlo. 
La sentì irrigidirsi, quando scese sulla schiena. 
Elettra non voleva ma il suo corpo stava rispondendo per lei, infiammandosi al solo contatto. Si sentì sollevata, quando qualcuno bussò. Si vestì velocemente e corse alla porta, prima che chiunque ci fosse là fuori decidesse di aprirla. 
Scostò la porta quel tanto che serviva per mostrare solo il volto.
"Buongiorno, madonna", la salutò Fabrizio. Aveva le guancie e il naso rossi e l'occhio un po' ballerino. "Ma siete rimasta qui tutta la notte?", chiese preoccupato.
"E' appena l'alba, sono passate solo poche ore", gli rispose lei reprimendo una risatina: solo i servi fiorentini potevano permettersi di bere sul lavoro. "A cosa devo la vostra visita?"
"Sto cercando il Conte Riario, il Magnifico desidera parlargli ma non si trova da nessuna parte". Elettra a quelle parole si irrigidì. Nessuno doveva sapere che Riario aveva passato la notte con lei.
"Sarà nella cappella del palazzo, di fronte a questo edificio ma più a destra, a pregare", disse fingendo un'aria vaga. Il servo la guardò perplesso, non capiva. Il Conte, invece, l'aveva capito al volo e, dopo essersi accertato che non vi fosse nessuno nel cortile, aprì la finestra ed uscì da lì, diretto alla cappella.
"Sono un po' allegro ma mi ricordo ancora dove si trova la cappella di famiglia", sbiascicò Fabrizio dopo alcuni secondi.
"Lo so", disse Elettra dandogli una pacca sulla spalla. "Vieni, ho qui un liquore fantastico al sambuco, lo distillano nella casa di campagna dello zio. Dovresti provarlo", aggiunse facendogli segno di entrare.
Rise, quando a Fabrizio scappò un colpo di singhiozzo.
 
***

Dopo che Fabrizio ebbe avvisato il Conte Riario che, ovviamente, si trovava nella cappella di famiglia dei Medici a dire un rosario, si diresse verso le cucine. Ad accompagnarlo c'erano Elettra, la bottiglia di sambuco, piena ancora a metà,  e un bicchierino quasi vuoto.
Passarono dalla sala da pranzo, dove, nonostante fosse appena l'alba, Gentile Becchi e Lorenzo stavano facendo colazione.
"Buongiorno, signori", li salutò Elettra nascondendo la bottiglia dietro la schiena e cercando di sembrare normale, nonostante quello che fosse successo poco prima con Riario la turbasse ancora molto. Aveva anche una paura del diavolo, di essere scoperta.
"Cosa ci fai qui a quest'ora?", le chiese suo zio, perplesso.
Elettra rise, cercando di rendere le sue successive parole comiche e di dissimulare il nervosismo. "Finita la festa sono andata nel mio studio a prendere delle carte e mi sino addormentata, sarà successo più o meno due ore fa"
"Allora invece del buongiorno dovrei augurarvi la buonanotte", disse ironico il Magnifico.
"Si, mi sa che è più opportuno. E voi, cosa ci fate già alzati a quest'ora?"
"Dobbiamo andare a testare le nuove spingarde di Da Vinci. Speriamo solo di non saltare in aria, di nuovo", rispose Becchi.
Nel frattempo entrò nella stanza anche il Conte Riario; Fabrizio ne approfittò, vuotando nuovamente il bicchiere. Elettra gli diede una gomitata nelle costole, per farli capire di trattenersi. "Dormito bene, Conte?", gli chiese ironica. 
"Benissimo", rispose lui con un sorriso di scherno.
"Conte Riario, felice che vi siate unito a noi per colazione", disse il Magnifico.
Nel mentre arrivò un servitore, dalle cucine, con dei vassoi  pieni di dolci. Per quanto ci provasse, non riusciva a camminare in linea retta; gli scappò anche un colpo di singhiozzo, mentre gli appoggiava sul tavolo.
Riario lo guardò perplesso. "Noi a Roma puniamo i servi per molto meno", disse acido.
"Anche i servi hanno bisogno di fare baldoria, ogni tanto", ribattè Elettra divertita. Intanto cercava di tenersi stretta la bottiglia dietro la schiena, mentre Fabrizio tentava di strappargliela di mano. "A proposito, io vado. Ci rivediamo domani mattina", aggiunse rivolta a tutti i presenti.
"Non restate qui a fare colazione, madonna?", chiese Riario stupito.
"E perdermi i commenti a caldo sulla festa? No, le comari della cucina sono le più informate di tutta Firenze!", disse divertita.
Prese a bracceto Fabrizio che, altrimenti, non sarebbe stato in grado scendere incolume le scale e se ne andò nelle cucine.

***

La situazione nelle cucine era parecchio caotica: di tutti i servi presenti, erano ben pochi quelli sobri; gli altri erano allegri oppure dormivano sul pavimento.
L'anziana cuoca, nel frattempo, sbraitava ordini a destra e a manca. "Possibile che dobbiamo ridurci così, tutte le volte che i Medici danno una festa?"
Elettra rise. "E io che sono venuta qui solo per spettegolare un po'!", disse sedendosi su uno dei grandi tavoloni al centro della stanza. Appoggiò il sambuco.
"Oh, ce ne sono di cose da dire", disse Benedetto, uno dei giovani servi, sedendosi al suo fianco. Aveva più o meno l'età di Elettra e andavano molto d'accordo.
"Sono tutta orecchie". Quasi tutti si fermarono, per ascoltare e condividere quello che sapevano. Nel frattempo Elettra riempiva dei bicchierini, che si trovavano sul tavolo, con quello che restava nella bottiglia. 
"Fabrizio! Ce ne è abbastanza per tutti!", disse quando lo vide tentare di prenderne uno.
Una delle cameriere le si avvicinò: "Ho visto la signora Pazzi lasciare la festa... e non era in compagnia di suo marito!", sussurrò.
"Dovremo ingrandire il portone del Duomo, allora. Già Francesco ci passava a stento prima, figuriamoci ora!", rise Elettra. "E chi era il fortunato?", chiese curiosa.
"Luca degli Albizzi"
"Wow, un politico fedele ai Medici. A Messer Pazzi verrà un colpo, quando lo saprà"
"E c'è anche di meglio", disse la dispensiera, "In giro circolano delle voci, riguardanti quel Conte che stiamo ospitando"
"Quali voci?"
"Si dice abbia perso la testa per una dama fiorentina!"
Elettra quasi si strozzò con la sua stessa saliva. Era chiaro che si stessero riferendo a lei. Nessuno però doveva arrivare al suo nome. "Io ho sentito che se la intende molto con Francesco Pazzi", disse. Avrebbe giocato un bel tiro, a Riario. 
"E' naturale, trama alle spalle dei Medici. Fa continui viaggi d'affari a Roma", ribattè la cuoca, che nel frattempo si era unita al gruppo delle comari.
"E se non fossero solo viaggi d'affari? Potrebbero anche essere viaggi di piacere...", disse Elettra, con l'aria di chi la sapeva lunga.
"No". Fu un coro unanime di stupore.
"Quindi quel bel pezzo d'uomo del Conte è un sodomita?", chiese Benedetto con un sorriso da orecchio a orecchio. Lui lo era, dichiaratamente.
"Io ho sentito così. Fonti certe me lo hanno riferito", mentì la ragazza.
"Ho delle notizie bomba!", proferì una delle cameriere, entrando nella cucina.
"Cosa?", ripeterono tutti in coro, tremendamente curiosi di sapere la risposta.
"Il Conte Riario non ha dormito nelle sue stanze, stanotte. Sono entrata per rifargli il letto ma era intatto"
"Che vi avevo detto! Era da Francesco Pazzi", disse Elettra, trattendendo a stento le risate.
"Ed ecco spiegato perchè era introvabile, stamattina"
"Esattamente"
"Pensi che io abbia qualche possibilità, di spassarmela un po' con il Conte?", chiese Benedetto ad Elettra, appoggiando la testa sulle sue ginocchia.
"Tu provaci". Si stava già pregustando le risate!

"Un attimo di attenzione, signori", disse Elettra dopo un po', picchiettando con una forchetta su uno dei bicchierini. "Vorrei fare un brindisi: a noi, inguaribili comare fiorentine, e a tutti quelli che ci permettono di esserlo!"
Davvero la festa era finita? No, era appena incominciata.
   
 
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Da Vinci's Demons / Vai alla pagina dell'autore: _armida