Anime & Manga > Mermaid Melody Pichi Pichi Pitch
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Autore: Crazy Chick Kelly_chan    14/05/2016    6 recensioni
[Storia ad OC scritta a quattro mani con Elsira: iscrizioni chiuse]
Una nuova generazione di sirene.
Nuovi nemici crudeli e spietati, nuovi poteri straordinari e viaggi per il mondo alla ricerca di oggetti magici, strani segreti e misteri da svelare.
Un’antica e minacciosa profezia che incombe e rischia di avverarsi con terribili conseguenze per gli Oceani e per il Mondo.
Tutto questo e molto altro ancora aspetta le nostre ragazze, come andrà a finire?
{ATTENZIONE: Questa non è una storia stile Mermaid Melody. Vi sono tematiche delicate, violenze fisiche e mentali al suo interno.}
Genere: Angst, Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovi personaggi
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
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Pronti a fare delle nuove esperienze? Godetevi il capitolo, ci sentiamo alla fine :)
Intanto, vi segnaliamo la pubblicazione del primo missing moment dellla nostra storia: Nascita di un'Armonia , che viene direttamente dalla creatrice di Harmony e Renée, ovvero Ziggyssia! Correte a leggerla, ci raccomandiamo! ;)
 

 
Unknow factors


Niijima, Giappone

Passarono i minuti, le ore, finché non si fece sera e Meru iniziò a osservare le lancette dell’orologio con l’angoscia che le cresceva dentro. Erano tutte in ansia e, tra Aisu che non riusciva a parlare e Tadashi che non rientrava, nell’albergo la tensione era tanta che si poteva tagliare con un coltello.
Intanto, Julia e Harmony erano andate incontro a Renée per intercettarla e convincere i due gemelli ad andare con loro a cena fuori, perché c’era stato un imprevisto con gli ordini all’hotel: un gruppo di turisti era arrivato all’ultimo minuto con una prenotazione molto consistente e le altre ragazze erano tutte impegnate a sistemare le stanze e preparare la cena per l’arrivo dei nuovi ospiti. Seppur un poco dispiaciuti, i due avevano accettato senza fare troppe domande e la loro serata era proseguita tranquilla, anche se le due principesse si scambiavano ogni tanto qualche occhiata preoccupata.
«Adesso basta!» Esclamò di colpo Resha, scattando in piedi e dirigendosi alla porta: «Io vado da Tadashi!»
«Tadashi ha ordinato di aspettarlo qui!» Ribatté Hazelle, fulminando la custode della perla arancione con lo sguardo. Questa si voltò e sentenziò: «Quello è un tritone del mio oceano, sono io semmai che gli dò ordini e non ho intenzione di restare con le mani in mano ad aspettare che mi consegnino quel che resta di lui! Come sua principessa ho il diritto e il dovere di proteggerlo!»
«Tadashi non appartiene al tuo oceano, Resha… Anche se vi è nato, non appartiene più a nessun regno sottomarino da anni. Assicurati di non fare mai un discorso del genere in sua presenza, se non vuoi inimicartelo a vita.» Disse in tono calmo Meru, avvicinandosi alla ragazza e poggiandole una mano sulla spalla, nel tentativo di calmarla. «Ciò che dovete fare adesso è avere fiducia in lui e, se vi ha detto di aspettarlo al sicuro all’hotel, mettervi sedute e attendere. Non c’è altro che possiate fare.»
La rossa guardò negli occhi la giovane donna. Stava per chiederle cosa volesse dire con il discorso dell’inimicarsi a vita il tritone, quando la campanella posta sulla porta dell’hotel tintinnò, facendo voltare le quattro principesse e la donna verso di essa.
Un Tadashi barcollante, che si reggeva a stento in piedi, ebbe appena le forze di alzare il volto e sorridere strafottente che perse i sensi e cadde sul pavimento, venendo in poco circondato da Hazelle, Resha, Meru e Reana, mentre Yumi era rimasta accanto ad Aisu, la quale appena aveva udito il suono della campanella aveva versato altre lacrime silenziose, mentre il senso di colpa si mischiava al tumulto di emozioni che provava in quel momento.
«Fate spazio, lasciatelo respirare!» Esclamò autoritaria Meru, allargando le braccia e cercando così di allontanare le ragazze dal giovane, mentre ne osservava il volto e il corpo segnati da ferite più o meno gravi. D’improvviso, il suo occhio esperto cadde sul pavimento a contatto con il fianco destro del ragazzo, che si stava macchiando del sangue del giovane. Sgranò appena gli occhi, dopodiché ordinò: «Hazelle, corri a prendere la cassetta del pronto soccorso. Resha, aiutami a portarlo in camera e stenderlo sul letto. E attenta al fianco destro, deve avere una ferita piuttosto profonda. Reana, pulisci il pavimento che il sangue è terribile da mandar via…» Le dispiacque dare alla propria principessa quel compito, ma la sua sbadataggine sarebbe potuta essere davvero pericolosa in quel momento, perciò aveva preferito non correre rischi. Per suo sollievo, la ragazza sembrò non essersela affatto presa. Prima di aiutare la rossa a trasportare il giovane al piano superiore, Meru si rivolse un’ultima volta alla blu: «Ah e, Reana… Di’ a Yumi di non far salire Aisu. Viste lo stato in cui è, penso sia meglio non mostrarle le condizioni di Tadashi, dato che potrebbe essere stato suo fratello a ridurlo così.» La ragazza annuì, dicendo: «Manderò Yumi su, resto io con Aisu.» Dopodiché corse nell’altra stanza, mentre Meru si prodigava ad aiutare Resha a far superare le scale al ragazzo, con Hazelle subito dietro.
 
Nel frattempo, in città due sirene e tre umani erano appena usciti dal grazioso locale di specialità marittime in cui Renée e Moni, da esperte della zona, avevano portato i tre americani. Robert era sollevato che la serata stesse giungendo al termine perché Minikitty, forse provata dal lungo viaggio e dalle nuove conoscenze, era più svalvolata del solito e aveva catalizzato l’attenzione su di sé tutto il tempo: come erano entrati nel locale, aveva subito iniziato a esaltarsi per qualsiasi cosa e la sua voce acuta con tanto di accento americano marcato, avevano attirato l’attenzione di tutti i presenti: «Che carina quella cameriera… Che buon profumo di frittura... Ma che diamine ha da guardare allupato quel tipo insomma?»
E poi il gran finale: una volta seduti al tavolo, con la cameriera pronta a prendere gli ordini, aveva gridato nel suo giapponese stentato, davanti a tutti: «Tu cosa prendi, dolce fratellino?» Persino Renée di fronte a una simile figura era impallidita, per non poter fare a meno di pensare che l’americana e Moni sarebbero state un duo pericoloso, anche se sotto sotto divertente. Ma non l’avrebbe mai ammesso. Nemmeno sotto tortura.
La serata era comunque giunta al suo termine e il quintetto si stava dirigendo a casa Hunterstein per accompagnare Renée, il cui coprifuoco sarebbe scaduto a breve.
«Si può sapere perché tutte le occhiate delle belle ragazze sono sempre per il mio fratellino?» Chiese delusa Minikitty, giocherellando con la cannuccia della bibita che stava sorseggiando e facendogli notare con tono vispo: «Prendi quella cameriera… Ti ammiccava di continuo!»
«Non ricordarmelo! Stavo per scannarla, oca insopportabile!» Sbottò Julia, incrociando le braccia.
«E allora quel tizio che vi guardava tutte quante annuendo compiaciuto? Io che devo dire?» Fu la risposta del ragazzo. Moni e Renée si scambiarono un’occhiata, sperando che i fidanzati non si mettessero a litigare, cosa che per fortuna non accadde grazie all’intervento di Minikitty, la quale venne supportata anche da loro. In fondo non era successo nulla di concreto, solo una cameriera un po’ frivola e uno sfigato in cerca di attenzioni. Ma la gelosia dei fidanzati non mancava mai di farsi viva in momenti come quellii e poteva costituire un guaio, anche se grazie a Minikitty le litigate morivano sul nascere.
“Quella cameriera sarà stata anche più alta, carina, procace e sicura di sé di quanto lo sia io, molte sue fan idem, ma non permetterò a nessuna di soffiarmelo via!” Pensò Julia, tornando a guardare avanti a sé con occhi decisi.
 
«Si è svegliato…» Sussurrò Resha, al fianco del letto, qualche minuto dopo.
«Ehi, Tadashi, come stai?» Chiese Meru in un dolce sorriso.
Lui si guardò attorno fino a che le immagini delle ragazze in cerchio a lui non si fecero distinte, per poi tentare di sorridere. «Benis…» Fece per tirarsi a sedere, ma la fitta al fianco lo fece ricadere sul materasso con una smorfia di dolore.
«Sta fermo, o riaprirai la ferita!» Esclamò Yumi.
«Questa è una cosa da nulla.» Biascicò lui in tutta risposta.
«Oh davvero?» Disse Hazelle, alzando le sopracciglia. «Allora se faccio così…» Allungò la mano verso il fianco fasciato del ragazzo e lo sfiorò appena, ottenendo delle imprecazioni da parte del giovane, seguite dal grido: «Sei impazzita per caso? Fa un male cane!»
«Hai detto tu che era una cosa da nulla!» Ribatté lei con sguardo determinato, le braccia tese lungo i fianchi coi pugni chiusi e il tono di voce alto. «Quindi ora piantala di fare lo stupido guerriero spaccone e fa come ti diciamo noi: sta’ fermo!»
«Hazelle…» Provò a dire Meru, ma venne interrotta dalla castana: «Hazelle un accidente! Tadashi!» Esclamò con gli occhi lucidi, rivolgendosi nuovamente verso di lui e dicendo con voce tremante, abbassando il tono fin quasi a un sussurro: «È stato davvero Eiji a ridurti così?»
Lo sguardo del giovane si abbassò di lato.
«Aisu mi ha parlato molto di lui... Da come lo ha sempre descritto, Eiji dovrebbe essere un ragazzo dolce, protettivo, affidabile e che mette i propri affetti avanti a tutto… Non posso credere che l’Eiji di cui mi ha parlato così affettuosamente, possa fare una cosa del genere!» Concluse Hazelle, guardando il corpo di Tadashi.
«Non è stato Eiji.» Disse Tadashi in un soffio, dopo alcuni secondi. Tutte sbarrarono gli occhi, incredule.
«A ridurmi così…» Continuò lui, cupo. «È stato un tizio che comanda il vento.»
«Un tizio…» Sussurrò riflessiva Resha, per lasciar finire i propri pensieri dalla sorella: «...Che comanda il vento?»
L’immagine del personaggio incappucciato che le aveva praticamente salvate nello scontro contro Pyro apparve nelle menti di tutte, che spalancarono gli occhi e dissero incredule: «Ao!»
Lui iniziò a raccontare: «Dopo che siete andate via, lo scontro con Eiji si è fatto più violento. Quel ragazzo sembra non provare alcun tipo di dolore, né stanchezza... Mi ha davvero stremato. A ogni modo, ero riuscito a farmi venire in mente un piano: volevo atterrarlo per poi colpire qualche nervo e farlo svenire, immobilizzarlo in un modo o nell’altro e portarlo qui per cercare di capire cosa fosse successo. Ci ero quasi riuscito, quando un potente colpo di vento mi ha scaraventato contro la scogliera e quel tizio incappucciato si è parato tra me e lui. Ho potuto fare ben poco, dei fendenti d’aria mi hanno colpito a ripetizione e quando sono riuscito nuovamente a muovermi, quei due erano spariti nel nulla, così sono tornato qui.»
Nella stanza calò il silenzio, che venne interrotto dopo poco dalla voce premurosa di Meru: «Comunque, ciò che conta adesso è che tu ti riprenda. I graffi più lievi già domani saranno completamente guariti, ma per il fianco e le costole rotte credo che ci vorrà almeno qualche giorno.»
«Ah, tranquilla… Ho subito di peggio, già domani sarò perfettamente in grado di adempire al mio compito. Possono attaccarci quando vogliono, così avrò la mia vendetta!» Sogghignò lui, sicuro di sé.
«Piantala di fare lo spaccone, non si addice proprio a uno nelle tue condizioni.» Disse Resha, guardandolo con un sopracciglio alzato. Lui stava per ribattere, ma Hazelle, con espressione impassibile, gli sfiorò nuovamente il fianco e fu costretto a zittirsi, in mezzo a mille imprecazioni.
Mentre le ragazze sorridevano divertite, non per il dolore del giovane quanto per il modo in cui la principessa dell’Antartico lo avesse zittito e Meru riprendeva bonariamente quest’ultima, Tadashi fissò il braccialetto che aveva al polso, ripensando all’agghiacciante sensazione di quando Eiji era riuscito a sfiorargli il petto. “Grazie per avermi salvato, fratellone… Anche stavolta…”
 
Intanto, al piano di sotto, Reana si stava affaccendando per cercar di far sentire meglio la custode della perla indaco. Aveva intavolato una specie di spettacolino con Sirio e Sunset, ma mentre il cane partecipava attivamente e collaborava, rincorrendo il giocattolo radiocomandato da Reana e scodinzolando allegramente, la gatta pareva molto più interessata ad accoccolarsi su se stessa e tentare di riposare un po’, in attesa della notte per andare a cacciare qualche animaletto e portarlo fieramente alla sua padrona.
«Avanti Sirio, prendi la macchinina!» Esclamò allegramente Reana, facendo fare al giocattolo una pericolosa curva a U, mossa che venne ripresa anche dal cagnolino, il quale quasi scivolò sul pavimento liscio della stanza. «È buffissimo, vero Aisu?»
La bionda osservò lo spettacolo e tirò un breve sorriso. Apprezzava che l’amica cercasse di tirarla su di morale, ma nonostante ciò non era davvero in vena quel giorno di giochi. L’immagine del fratello che le diceva che sarebbe andato tutto bene non faceva che tormentarle la mente, per poi mostrarlesi avvolto in un mantello nero che combatteva contro Tadashi.
In quel momento, la macchinina telecomandata venne fermata dal piede di Robert, che era appena rientrato con la gemella, Julia e Harmony. I quattro guardarono interrogativamente il giocattolo, per poi ritrovarsi Sirio di fronte che scodinzolava allegramente con negli occhi la richiesta di continuare a giocare. «Eccovi tornati finalmente!» Esclamò Reana, andando all’ingresso e porgendo il telecomando al wrestler con un sorriso raggiante. «Tieni, portalo in camera e giocateci quanto volete.»
Lui la guardò per un attimo stranito, ma vedendo come Sirio si divertisse decise di accontentare il cagnolino e si diresse al piano superiore.
«Julia, Moni, potete venire di là? Aisu e le altre sono… Stanche e c’è bisogno di aiuto per sistemare le ultime cose.» Disse la ragazza, rivolta alle due, le quali annuirono.
«Vengo anch’io, due mani in più fanno sempre comodo!» Esclamò arzilla Minikitty, pronta a dare una mano e facendo sobbalzare le tre. Fortuna che Julia ebbe in tempo un lampo di genio: «Ma no, non ti preoccupare, bastiamo io e Moni. Tu va pure in camera a riposarti, hai fatto un lungo viaggio e poi ricordati cosa mi dici sempre: l’oggetto indispensabile per poter dare il meglio di sé, è una buona dose di sonno!»
La ragazza, vedendosi una delle proprie frasi più celebri ritorta contro, non poté fare altro che annuire e avviarsi di sopra, sperando che Hazelle venisse a dormire presto in modo da avere qualcuno con cui fare quattro chiacchiere. Intanto, avrebbe aggiornato il blog.
Le tre principesse sirene tirarono un sospiro di sollievo, dopodiché chiesero a Reana di Tadashi e Aisu.
«Aisu non ha ancora detto una sola parola, mentre Tadashi è rientrato in condizioni davvero pessime, nemmeno mezz’ora fa. In questo momento è in camera sua con le altre, Meru lo sta medicando. Ha una bruttissima ferita al fianco, ho impiegato un quarto d’ora per pulire tutto il sangue dal pavimento e…»
«Aisu…» Sussurrò Moni, interrompendo l’amica, il cuore piccolo nel vedere la custode della pietra indaco in quello stato: sembrava la personificazione della sofferenza. Reana e Julia si voltarono di scatto.
La principessa dell’Artico abbassò lo sguardo e sussurrò tremante, stringendo i pugni e gli occhi. «È colpa mia… Tutto quello che è accaduto è solo colpa mia…»
«Non dire così, non è vero.» Cercò di rassicurarla Reana, andandole incontro sulla sogli del salone. La norvegese scosse la testa in senso di negazione e disse, alzando il tono di voce: «Sì invece! Eiji è stato catturato per colpa mia, oggi ci siamo ritirate per colpa mia, Tadashi è quasi morto per colpa mia…»
«Piantala Aisu, ciò che è successo…» Iniziò Moni, per venir interrotta da Julia: «Isn’t absolutely your fault!» L’americana le mise le mani sulle spalle, dopodiché la costrinse a guardarla negli occhi e, con tono deciso, disse: «Niente di ciò che è accaduto è colpa tua, mettitelo bene in testa!»
«Ma…» Provò a ribattere la norvegese.
«Niente ma!» Sottolineò Moni, arrivata di fronte a lei e incrociando le braccia sotto al seno, in volto un sorriso rassicurante. «Non hai niente da rimproverarti.»
«Non siamo scappate, non abbiamo perso. Certo, non abbiamo nemmeno vinto, oggi…» Iniziò Resha scendendo le scale con le altre in quel momento, per venir interrotta da Yumi, che temette potesse dire qualcosa di troppo brusco: «Ma siamo tutte vive e tra poco anche Tadashi sarà nuovamente in perfetto stato. È una pellaccia, sai?» Concluse, strizzandole l’occhio con fare incoraggiante.
Hazelle si mise di fronte alla principessa dell’Artico e, con gli occhi lucidi e un sorriso, disse: «Non posso comprendere il dolore che stai provando in questo momento, ma posso immaginarlo. Soltanto l’idea che qualcuno possa far del male a Robin mi spezza il cuore e mi sento svuotata di tutto.» Le strinse le mani nelle sue, per poi dire: «Ti aiuteremo a riportalo indietro, salveremo Eiji. Hai la mia… Anzi, la nostra, parola.»
Guardando negli occhi le sue nuove amiche, le parole di sua madre tornarono alla mente di Aisu: “Non sarai sola, le tue nuove compagne saranno con te e ti aiuteranno a riportare indietro Eiji!” Un morbido sorriso le prese il possesso del volto, mentre il peso che aveva sul cuore si faceva un poco meno opprimente.

 

Castello della Regina dei Mari

Madame Taki era tornata al palazzo della regina, alla quale aveva chiesto subito udienza, ricevendola immediatamente e interrompendo di conseguenza una tranquilla passeggiata tra Seira e Takeshi, sempre più prossimi alla grande rivelazione.  Luchia si trovava seduta sul suo trono accanto al suo amato Kaito, intorno a loro Hippo, le consigliere e le immancabili guardie reali, compite come sempre.
«Parla, Madame Taki! Hai trovato i regni della vita?» La incitò la bionda regina, fissandola molto seriamente con i suoi grandi occhi azzurri.
L’anziana donna fece un passo avanti, guardandola con i suoi occhi marrone chiaro. «Ho parlato con la custode degli elementi. Non è stata molto esaustiva, come suo solito. Lei personalmente non potrà far nulla per evitare che la Luce si spenga, ma non dobbiamo disperarci: conosce una soluzione che potrebbe sovvertire la profezia e salvare l’incolumità di tutti.» A quelle parole Luchia si sporse in avanti, mentre gli altri presenti drizzarono le orecchie. Seira incrociò per un solo fugace istante lo sguardo del suo Takeshi, che annuì con aria comprensiva, facendola stare subito meglio: il suo supporto era proprio quello che le ci voleva.
«La custode mi ha spiegato che tramite la conquista dei sette elementi, di cui tutti voi siete a conoscenza, da parte delle vostre eredi, c’è speranza di salvezza.» Il sospiro di sollievo che stava per uscire dalle labbra di tutti i presenti si spezzò, poiché lo sguardo serio di Taki lasciava presagire che le cose non sarebbero state così semplici. «Solo che, come ben sapete, gli elementi sono entità a sé stanti, hanno una vita loro e un’indipendenza… Solo i predestinati possono riuscire a controllarli senza rischiare conseguenze irreversibili. Loro obbediscono solo a chi ritengono degno… Hikari stessa riesce a comandarli perché la custode precedente, che aveva con lei un legame speciale prima di scomparire, aveva ordinato loro questo.»
Tutti pensarono alla vecchia custode: si raccontava fosse una donna di rara bellezza, molto legata alla regina Aqua, che si era sacrificata dopo una lunga ed estenuante battaglia proprio per salvare quest’ultima, affidando i suoi poteri a Hikari, che per lei era l’equivalente di Hippo per Luchia e le ragazze.
«Gli elementi le obbediscono da secoli: la stimano e la considerano una Dea… Mi ha detto che non sarà facile per le ragazze gestirli e soprattutto vuole accertarsi che le nuove principesse siano all’altezza del compito, visto che finora, nel corso dei secoli nessuno si è rivelato tale. Ha detto che le sottoporrà a delle prove, non mi ha voluto svelare di più. Si metterà all’opera il prima possibile. Questo è quanto. Non ci resta che sperare.» Furono le sue ultime parole e tutti ammutolirono.
Fu Nikora, la più saggia e matura delle consigliere, a prendere la parola per prima: «Dobbiamo avvertire le ragazze e far loro sapere più dettagli possibile! Qualcuno deve andare sulla terra ad avvisarle. Io mi offro...» Ma l’altra ragazza dai capelli lilla, Karen, la interruppe: «No, Nikora, vado io! Devo giusto recarmi per qualche giorno sulla terra.» Guardò i sovrani, che annuirono, sapendo già tutto. Aveva chiesto il permesso da giorni e l’aveva ottenuto senza problemi, tenendosi comunque pronta a tornare immediatamente al castello in caso di emergenza.
«Ne approfitterò per spiegare loro tutto quanto. E dar loro sostegno morale!» Questa fu la decisione e non ci fu bisogno di discuterne oltre.
«Mi raccomando, Karen: sii comprensiva, l’hai visto anche tu cosa è successo l’altra sera.» Si raccomandò Noel guardando bene in faccia la gemella, che asserì.
«Perfetto! Sono sicura che le ragazze ce la faranno e ovviamente noi non staremo a guardare! Daremo loro aiuto in ogni modo, teniamoci pronti a scendere in campo in caso di bisogno.» Esclamò il re, alzandosi dal trono. «Consigliere, guardie. Amore mio...» Disse guardando Luchia con affetto smisurato. «Hippo, tutti quanti! Diamoci da fare! Tutti insieme!» Disse ottenendo il consenso unanime. E con questo la riunione finì.

 
Da qualche parte negli Oceani
 
Una risata cinica e sguaiata risuonò in un antro sinistro. «Il re è ancora più patetico, inutile e ridicolo della sua amata faccia d’angioletto… Quella baldracca in calore! Se credono di puntare tutto sull’amore e la speranza si sbagliano di grosso! Ma sapete cosa?» Chiese, rivolgendosi ai suoi cinque sottoposti. «Tanto meglio per me… E per voi!» Concluse, sorridendo convinta ai suoi alleati, che ghignarono.
«Adesso, mentre ci prepariamo al gran colpo di grazia al palazzo… Tu tornerai sulla terra per controllare le principessine.» Disse rivolgendosi all’unica donna presente, che si accinse subito a prepararsi. «Va’ con lei!» Disse poi rivolta a Eiji, fissando i suoi occhi indaco vuoti e inespressivi. Anch’egli fece come la sua collega, senza dire una parola.
«Tsuchi... Voglio vederti all’opera… Sorprendimi!» Continuò la donna rivolta a un uomo dai capelli castani, che a giudicare dall’aspetto sembrava avere poteri legati alla terra.
L’elementale sorrise, sibilando in tono maligno, soddisfatto di poter dare finalmente libero sfogo al suo odio nei confronti delle creature marine: «Non aspettavo altro, quelle luride pescioline colorate pagheranno la loro esistenza!» Non ne tollerava proprio la presenza. Che fossero sirene, panthalassa o tetidi, gli era indifferente: erano creature meschine, false che non meritavano altro che la morte, tutte, dalla prima all’ultima.
Delle liane grandi come anaconde spuntarono dal pavimento, avvolgendone la figura, per poi sparire alla stessa velocità con cui erano comparse, lasciando un posto vuoto dove prima c’era lui.
A quel punto, di fronte alla donna mascherata, rimanevano solo Ao e Pyro.
«Una volta che il trono sarà mio, prenderemo anche quelle sette bambinette… E ci divertiremo molto con loro! Io voglio anche le loro perle… Voglio strappargliele via assieme alle loro teste vuote e piene di stupidaggini… E poi estirperò via i loro cuori puri e li userò per soggiogare il resto degli esseri viventi! Voi due, aiutatemi a studiare un piano…» Ordinò lei, conducendo i due uomini in un’altra stanza, i quali si stavano già guardando storto.
«Tsk… Collaborare con questo insulso lorichetto blu… Peccato che tu non ci abbia rimesso le penne contro quel tritone. Te lo saresti meritato, visto che hai rovinato il mio piano!»
Ao, che sino ad allora era rimasto impassibile come suo solito, reagì: «Ringrazia che l’Elementale dell’acqua non esista più… Altrimenti saresti stato spento da un pezzo, stufa ambulante!» I suoi capelli d’aria iniziarono a turbinare, mentre quelli di fuoco del collega a crepitare, gli occhi di entrambi mandarono scintille.
«Basta! Finitela! Non ne posso più di sentirvi discutere ogni volta come due odiosi e schifosi bambocci dell’asilo! Le vostre stupide dissidie non mi interessano, risolvetele fuori da qui! Fate funzionare i vostri cervelli e collaborate per il bene comune, altrimenti…» Il loro capo lasciò in sospeso la frase, conscia che i due sapessero benissimo come sarebbe finita: le conchiglie dentro le quali erano stati rinchiusi per millenni erano sempre pronte per loro.
Ao tornò pacato e impassibile con estrema facilità, mentre Pyro con uno sforzo sovrumano si diede una calmata. La donna annuì compiaciuta, prima di chiudere la porta dietro di sé. “Presto tutto quanto sarà mio!”

 
Niijima, Giappone
 
Erano passati un paio di giorni dall’ultimo assalto e quella era una giornata di pioggia. Non era forte, ma il cielo era grigio e l’aria fresca.
Le ragazze e Robert erano nel salone a fare colazione tutti insieme, mentre Tadashi riposava in camera sua, ormai quasi ripresosi del tutto. Per spiegare la sua impossibilità ai due americani, le ragazze si erano inventate che era caduto per le scale, inciampando su Sunset.
«Si stava bene a letto… Più del solito, stamattina.» Borbottò Julia, inzuppando un savoiardo fatto in casa nel latte al cioccolato, per mordersi la lingua subito dopo: involontariamente aveva fornito ad Hazelle il pretesto per una battutina imbarazzante delle sue, che non tardò ad arrivare. «Ci credo!» Sghignazzò la castana, con aria ammiccante. «Chi non starebbe bene al calduccio nel letto tra le forti braccia del proprio ragazzo, eh?» Insinuò, dando delle gomitate a Robert che per poco non si strozzò con il caffè, mentre la custode della perla gialla arrossiva, maledicendosi e Minikitty iniziava a ridacchiare. Persino Aisu, nonostante la tensione dei giorni precedenti, accennò una risata nel vedere l’americana in imbarazzo.
«Comunque, per la faccenda dei tuoi capelli: voglio parlare con la tua professoressa, non è giusto che tu debba portare una pettinatura che non vuoi!» Si impicciò Minikitty, con la voce che le si alzava di un’ottava a ogni parola e che vedeva la storia del dover nascondere la ciocca colorata tramite un complicato sistema di treccine ben nascoste tra i capelli normali come un affronto personale. «Stamani vi accompagno a scuola, mi dici chi è l’insegnante e gliene dico quattro!» Sentenziò, per aggiungere subito dopo in modo deciso, vedendo l’occhiata perplessa di Robert: «E no, dolce fratellino! Non guardarmi storto e non tentare di impedirmelo! Ho deciso, ci vado! E subito anche!» Si eresse in tutta la sua bassa statura con il dito indice della mano destra puntato in alto e quella sinistra chiusa a pugno che sbatté prontamente sul tavolo .
Hazelle e Aisu iniziarono a ridacchiare e i due americani sbiancarono, mentre l’immagine della giovane Blank che strepitava contro quella donna, mettendo Julia ancora più nei guai, si faceva strada nella mente di tutti. Perché, ne erano sicuri, sarebbe andata proprio così.
Ci volle un bel po’ per far desistere la ragazza dal suo proposito.
 
Yumi salutò Julia, Moni e Renée, dopo aver dato la buona fortuna all’americana e preparandosi a sentire altre grida quella mattina: la principessa del Pacifico del sud sembrava pronta alla guerra.
Entrò in classe e andò a sedersi al suo posto, notando un banco in più in aula. “Un nuovo arrivato?” Pensò la verde, per poi alzare lo sguardo verso il professore appena entrato e la ragazza dall’aspetto piuttosto gracile, coi capelli corti biondi e gli occhi color acquamarina.
«Ragazzi, questa è la vostra nuova compagna di classe: Hibana Hikari.» La presentò l’insegnante, per poi indicarle il banco libero dalla parte opposta a quella dove si trovava Yumi, vicino alla finestra. Mentre la ragazza vi si avvicinava in silenzio, i loro sguardi si incrociarono per un istante.
«Bene, ora iniziamo la lezione. Aprite il libro di letteratura.» La voce del professore fece tornare Yumi al presente, mentre dentro le si mischiavano sensazioni contrastanti.
 
I gemelli Blank stavano visitando la città, lei riparandosi con un ombrello, attaccata come una cozza al braccio del fratello e saltellando tutta arzilla, lui camminando sotto la pioggia. Non perché la sorella non lo riparasse, ma perché era lui che non voleva in quanto quelli erano solo “due schizzi”.
Strada facendo, Minikitty non aveva fatto altro che entusiasmarsi per qualsiasi cosa, appiccicandosi alle vetrine, schiacciandovi il naso contro con tanto di starnuti, mentre il ragazzo era stato fermato per firmare qualche autografo: anche in Giappone il wrestling era molto amato e seguito.
«Guarda fratellino!» Strillò all’improvviso la gemella con maggior impeto del solito, additando un cartello sulla vetrina di una cartoleria dall’altra parte della strada e trascinandovi il malcapitato davanti. «Un concorso dei talenti! Se riesco a leggere bene gli ideogrammi… Dice che si svolgerà qui in città e che la vincitrice otterrà una bella somma di denaro… Fratellino, pensa, le ragazze potrebbero iscriversi… Io potrei truccarle e farle belle…» La piccoletta era già partita in quarta con aria sognante, immaginandosi all’opera sulle bellissime amiche della cognata: magari qualcuna di loro, grata da tanto interesse, avrebbe ricambiato diventando la sua anima gemella.
«Qui dice anche che cercano uno sponsor e dei giudici.» Lesse lui, per poi tentare di riportare la gemella nel mondo reale con una domanda realistica: «Ma chi ti dice che le ragazze siano interessate?» Gesto inutile, visto che la ragazza non si scompose minimamente. «Non capisci fratellino? L’albergo sarà lo sponsor… E i giudici, beh… Quello è un problema minore! È deciso, ci penso io! Vado in negozio a chiedere informazioni! Aspettami qui!» Gridò, piantando in asso il ragazzo ed entrando come un tornado nel locale. Lui scosse semplicemente la testa, raccogliendo l’ombrello che la sorella aveva lasciato cadere a terra nell’euforia generale.
Dalla vetrina, l’americano vide sua sorella che gesticolava a più non posso e quel povero commesso con un enorme gocciolone sulla testa.
 
Resha stava mettendo in ordine le ultime scartoffie per il club di giardinaggio, quando una voce alle sue spalle la fece voltare: «Ehi, ciao. Non credevo di rivederti qui.»
La ragazza sbarrò gli occhi non appena lo vide. «E tu che ci fai qui?» Riuscì a dire dopo un tempo che le parve infinito, con ancora gli occhi spalancati.
«Frequento questa scuola. Tu piuttosto, pensavo saresti stata in Giappone solo per le vacanze.» Disse il ragazzo, avvicinandosi a lei con un sorriso malizioso. «Ah, ho capito… Ti mancavo così tanto che hai deciso di venire a scuola qui nella speranza di incontrarmi di nuovo.»
«Tsk, continua a sognare!» Ribatté la ragazza, voltandosi con le braccia incrociate e una smorfia in volto.
«E allora cosa ti ha spinto così lontana da casa?» Chiese lui. Resha si voltò appena per guardarlo e gli rispose alzando un sopracciglio: «Da quando sarebbero affari tuoi, scusa?»
«Sempre gentile vedo…» Sussurrò lui in un sorriso, al quale lei rispose con un tono altrettanto sfrontato: «Esattamente come te.»
I due si scambiarono sguardi fulminanti, carichi di energia, che vennero interrotti dopo un tempo infinito dalla voce di Hazelle, che chiamò l’amica con tanto di braccio alzato oltre la porta della segreteria: «Ehi Resha! Noi torniamo in albergo, vieni?»
La rossa si voltò e rispose: «Sì, arrivo!» Dopodiché raggiunse le ragazze a corsetta. Quando arrivò loro di fronte, esultò raggiante: «Andiamo!»
Loro, invece, guardarono perplesse oltre le spalle dell’amica, spingendo questa a voltarsi e dire con tono scocciato: «Che cosa vuoi ancora?»
«Non mi presenti alle tue amiche?» Chiese il ragazzo, per ricevere una secca negazione da parte di Resha.
«Ma tu…» S’intromise Yumi, che lo osservava con sguardo scrutatore. «Tu sei quel tizio del concerto, dico bene?»
Il ragazzo sorrise e annuì, dopodiché osservò le ragazze una a una con un sorriso malizioso in volto e disse, facendo un breve inchino: «Piacere di conoscervi bellezze, sono Raito Tethys.» Alzò il volto e aggiunse: «A sapere che c’erano così tante meraviglie in questa scuola, avrei portato dei fiori da donarvi, anche se non avrebbero mai potuto equiparare la vostra bellezza.»
«Ma piantala!» Esclamò Resha. Raito la guardò di sottecchi, sogghignando: «Gelosa, per caso?»
La custode della perla arancione lo squadrò malamente con gli occhi, per poi bofonchiare: «E di chi? Di te? Ma per favore.»
Lui la prese in giro: «Ah ah… Sei gelosa.»
«Non sono gelosa!» Sbottò Resha per poi prendere per mano la sorella e Moni, trascinandole a forza dietro di sé, mentre alle altre ordinò di seguirla e andare di filata all’hotel.
Quando furono a pochi passi di distanza, Resha udì il saluto del ragazzo: «Ci vediamo domani qui a scuola, bellezze!»
Un grugnito di rabbia morì nella gola della principessa sirena dell’Oceano Indiano, mentre Julia, che lo conosceva di vista e di fama, non certo piacevole, scosse la testa schifata. Ormai fuori dall’edificio, Hazelle batté una mano sulla spalla di Yumi, la quale si voltò, cercando spiegazioni su chi fosse quel ragazzo, ma la verde le fece cenno che glielo avrebbe spiegato dopo, quando Resha non sarebbe stata presente. Moni, Aisu e Hazelle si guardarono a vicenda, più confuse di prima, mentre tutte continuavano a seguire la rossa verso la struttura alberghiera, dove di lì a poco le avrebbe raggiunte anche Reana.

 


Angolo delle autrici

Ed ecco qua, come da titolo un capitolo pieno di incognite, cioè ragioniamoci su! Abbiamo Tadashi ferito, la pazza di Minikitty che ha visto un concorso e ha deciso per le ragazze che non si sa se accetteranno… E poi vediamo una riunione al palazzo che nonostante tutto è finita con il livello morale pari a zero… Perché non si sa cosa aspetta le ragazze! A proposito, la riunione ha interrotto Seira e Takeshi... Poveretti, ce la faranno a dichiararsi? Incognita appunto! Inoltre a scuola c’è una nuova compagna e viene introdotto un nuovo OC, Raito Tethys, che appartiene esclusivamente a Scarlett Blue Sakura e sembra intortato con le sorelle Shell… Ma appunto, chi è costui? E poi, last but not least, abbiamo i nostri cattivi che stanno preparando delle belle sorpresine per le nostre ragazze e i Sovrani!
Un capitolo che lascia tensione e spinge a chiedere: cosa succederà nel prossimo?
Ah importante: Ziggyssia ha scritto un missing moment sulle sue Oc Harmony e Renée, potete leggerlo qui anzi che diciamo, potete: DOVETE! Dovete leggerlo e lasciare la vostra opinione! Chiaro ragazzi? Perfetto! ^_^
Vi lasciamo con la fanart delle principesse più Renée in divisa scolastica, tutta opera di Elsira!
 
 

L’angolo di Kelly:

Ciao!Eccoci qui, non ho molto da dire se non che vi consiglio di leggere la storia di Ziggyssia!Altrimenti...beh ve la vedrete con un personaggio un pò speciale la cui identità è segretissima e che a condizioni normali è un tesoro di ragazzo, veramente!Ma se si inferocisce...sono guai!Perché una One-Shot così graziosa deve essere letta!Sono certa che la apprezzerete, sia lo scritto che la fantastica opera d’arte(fanart è troppo poco)ad esso dedicata!
Quindi, dopo questo consiglio vi dico...oh no aspettate un momento*si rivolge al personaggio segreto*posa quella lancia e quelle armi contundenti! *il ragazzo obbedisce, ma assicura che in caso è sempre pronto a rispolverarle* detto questo io e il personaggio segreto vi salutiamo augurandovi buona lettura del Missing Moment! Ciaooooooooooo ^_^ E grazie a tutti! <3
Torno a litigare con quella dannata mosca che mi si posa sempre sul naso...gnè =_= 
 
Sirio: Ciaooooo a tutti!Non sono adorabile mentre gioco con la macchinina? Qualcun altro vuole giocare con me? Sono disponibile a farmi fare di tutto! Sono pure io a corto di idee, quindi ribadisco il consiglio, leggete il racconto della mia dolce zietta! E godetevi la fanart! <3
 

L’angolo di Elsira:

E… Io stavolta son davvero a corto di idee su cosa scrivere nelle note… Ma proprio zero. Quindi, facciamo una bella cosa: voi ora vi andate a leggere il missing moment di Ziggy, lo recensite e poi tornate qui. Okay? Bene, bravi. Andate. Su su…
Detto questo, io sono completamente andata. A dimostrarlo è che stanotte l’ho passata in bianco a scarabocchiare con la mano sinistra chibi, perché non riuscivo a dormire e la destra mi faceva un male cane! xD
Bene… Non ho nient’altro da dire… Ciao ciao! *ciao con la manina* :3
 

Oggi nella fan art ci sono le sette principesse sirene e Renée in versione chibi con le uniforme scolastiche! ^-^

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