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Autore: Applepagly    05/07/2016    6 recensioni
Alla ricerca di se stessa, per qualcosa che ha perduto: per Bloom il fuoco, e per le altre?
Genere: Fantasy, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Brandon, Helia, Nuovo personaggio, Winx
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Merry-go-round'
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Prima parte -
Missioni
 
 
  Era stata posta di guardia a quella stanza, la giovane Vera. Un po' la seccava, stare lì.
Era passato qualche anno dall'ultima volta che aveva attraversato quei corridoi angosciosi; angosciosi per lei, almeno.
Sin da quando era bambina, l'aveva sempre affascinata il pensiero di frequentare una scuola per fate, una scuola dove avrebbe imparato a controllare la magia. Fantasticava su come sarebbe stato attraversare le ali del castello facendo comparire ogni genere di cosa, trasformandolo in ciò che più le aggradava, compiendo gli incantesimi più disparati...
Ma Vera era subito apparsa... strana. Lei non aveva mai dato dimostrazione di possedere alcun potere magico e, se inizialmente i suoi genitori non si erano preoccupati più di tanto, col passare degli anni divenne un problema sempre più evidente.
E, in effetti, sarebbe stato un grande disonore avere un membro come lei, per la sua famiglia.
" Vera non riesce neppure a far levitare un bicchiere! Credi ancora che abbia qualche dote?"
Scosse forte la testa, scacciando quei cattivi ricordi. Si appuntò una lunga ciocca scura dietro le orecchie, sbuffando appena.
« Non sapevo che Fonterossa accogliesse anche ragazze » fece l'altra ragazza, richiamando la sua attenzione.
Vera fece spallucce, ridendo. « Il buon vecchio Saladin mi ha dato la possibilità di fare un tentativo come maga » ricordò, evitando di ammettere di avere solo avuto la fortuna di essere sua nipote.
« Capisco. Hai idea di cosa possa essere custodito qui, di tanto prezioso? » le chiese l'allieva di Alfea.
Il tono di voce calmo ma incredibilmente freddo, la curiosità scientificamente morbosa con cui poneva le sue domande... sì, le era proprio simpatica, quella Tecna.
« Non saprei » ammise. « I segreti di questa scuola li conosce solo Faragonda. Per il breve periodo in cui ho studiato qui, sono stata un disastro totale, perciò dubito che avrebbe rivelato qualcosa del genere proprio a me »
Lei parve riflettere. A Vera piaceva il suo modo di analizzare accuratamente ogni singolo dettaglio: prestare attenzione ai termini usati, al perché di quelle scelte lessicali; perfino la loro posizione, in una frase, poteva conferire un significato nascosto.
Persone così, pensava, erano formidabili; però si facevano troppi problemi, spesso.
« Di certo si tratta di qualcosa che potrebbe tornare utile al nemico » considerò la fata, volgendo lo sguardo alla finestra. Proprio in quel momento, una creatura d'ombra veniva disintegrata dal dardo di un arciere. « Ma non capisco la necessità di conservarlo proprio ad Alfea, se potenzialmente pericoloso »
« Sono tante, le scelte senza senso della vostra preside » rise l'altra.
Tecna la guardò, interrogativa. « Cosa vorresti dire? »
« Beh... » sospirò « Faragonda sembra sempre un pozzo di sapere, alle studentesse; e in parte lo è, ma... ciò che tutti si dimenticano troppo spesso è che rimane pur sempre una persona, che come le altre commette errori di calcolo » concluse.
« Senza dubbio. Però stiamo parlando di una donna che ha una vasta esperienza in tutto ciò che concerne la magia » affermò Tecna. « La sua decisione avrà dietro un motivo ben preciso »
Mentre rimuginava sulle ragioni della compagna, la fata avvertì una presenza ostile. Non avrebbe saputo come descriverla; in genere, quel "sesto senso" era peculiarità di Bloom.
Chissà dov'è...
« Lo senti anche tu? » chiese, in guardia. « Il nemico »
L'altra scosse la testa, perché non aveva mai avuto quel tipo di dono. « Io non sento nulla, Tecna » strinse il manico dell'alabarda che aveva con sé.
Stava di fatto che un terribile olezzo di malvagità si stava avvicinando e Tecna era già pronta a balzare addosso alla nuova venuta, se quella non fosse stata Flora.
Vera tirò un sospiro di sollievo, andandole in contro. « Cosa ci fai, qui? »
La fata dei fiori le sorrise, placida. « Volevo accertarmi che steste bene... »
« Ah, davvero? » fece la sua compagna di scuola, scettica. « Mi pareva che le direttive fossero diverse, Flora»
« Lo so, » le si avvicinò, scrutando la porta dietro alle sue spalle. « ma mi è stato detto di venire a controllare che le Trix non fossero già arrivate. Tecna... ti direi mai una bugia? »
Lei non seppe come rispondere. Perché, no, Flora non le avrebbe mai detto una bugia, però...
Fidati, una buona volta.
« Ti credo » annuì infine. Eppure... ancora sentiva quel puzzo di oscurità di prima. Forse, essere stata a lungo contatto con le creature d'ombra produceva quegli effetti.
« Meno male! Sentite... » riprese Flora. « Penso che sarebbe meglio aspettare i nemici dentro la stanza. Stando qui fuori, daremmo nell'occhio »
« Non ha tutti i torti » ammise Vera, tracciando uno stemma sul legno della soglia, che la fece momentaneamente dissolvere.
Le lasciò passare, ma rimasero tutte e tre piuttosto deluse dal locale che le accolse. Era una sorta di sgabuzzino, troppo piccolo per custodire qualcosa di molto importante.
« Ma è uno scherzo? » fece la guerriera, confusa. Si guardò attorno, valutando le crepe sul soffitto e la carta da parati ingiallita.
Ad un tratto, un cigolio sinistro risuonò grave; e, prima ancora che potessero domandarsi cosa stesse accadendo, una botola si spalancò sotto i loro piedi, catapultandole in uno stanzone buio.
« Tutto questo non mi convince » borbottò la Specialista, massaggiandosi la schiena. Era stata una caduta piuttosto dolorosa. « Che significa? »
« Significa che quel che c'è qui è ben più importante di quanto credessimo » affermò Tecna. Ma che posto era mai quello? « Avresti una torcia? »
« Noi Specialisti ne abbiamo sempre una » gliela porse, rialzandosi. La vide manovrare quell'aggeggio per un po', fino a che lo stesso non rischiarò buona parte dell'ambiente.
« Ci vorrebbe Stella, per questo » scherzò. « A proposito, Flora, sta ancora combattendo? »
Quella non rispose; era come ipnotizzata da uno... specchio. Incuriosite, le altre due si avvicinarono al piedistallo su cui lo stesso era posto.
Le superfici riflettenti erano cinque, piccole e di forma ovale, eccezion fatta per quella che risiedeva al centro, circolare; erano disposte come a formare la sagoma di un fiore. « E' molto bello » asserì Vera. « Però è... strano. Non riflette nulla »
Era questo, ad aver colpito Flora? Tecna la osservò bene, e colse un guizzo ambiguo, nei suoi occhi smeraldini. Decise di dar voce ai suoi pensieri.
Le posò una mano sulla spalla. « Flora, stai bene? »
Di nuovo, lei non rispose. Lentamente, voltò il capo; e subito fu chiaro il motivo del suo strano comportamento.
Perlomeno significa che ho anch'io il "sesto senso".
« Tu... » sussurrò la fata. « Tu non sei Flora »
Il viso di quella si piegò in un sorriso agghiacciante, che mise in allarme anche Vera. « Che succede, Tecna?»
« Quella non è la vera Flora » si levò in aria. La scusa con cui si era presentata da loro, la sua idea di abbandonare il posto di guardia... « Avrei dovuto capirlo prima »
Scagliò un incantesimo contro l'impostora, mancandola di poco. « Dammi una mano, Vera! »
La falsa Flora riuscì ad evitare anche gli attacchi successivi, dando il via ad un vero e proprio inseguimento per quella stanza che pareva quasi immensa; intanto, la Specialista supportava Tecna come meglio poteva, benché non fosse in grado di volare.
Allacciò una corda alla caviglia della nemica, cercando di tirarla a terra; in tutta risposta, questa l'aggredì, rivelando la sua vera natura. Ai lineamenti morbidi e paciosi della fata dei fiori, andarono sostituendosi quelli minacciosi di Darcy.
« Tu sei una delle Trix! » realizzò Vera, lanciando due lacci che s'incontrarono sulla gamba di lei. In un lampo, Tecna riuscì ad elettrificare le funicelle.
Questo stordì momentaneamente la strega, dando il tempo alla sua principale avversaria di confinarla in una rete elettronica. « Bel lavoro! » commentò la mora.
Ma l'altra scosse la testa. « Non è ancora finita »
A riprova di ciò, infatti, Darcy si liberò. Sprigionò un'energia tale da costringere le due ragazze a terra, inermi, come fossero state pupazzi; era un'energia calda e misteriosa, illusoria: l'energia oscura che risiedeva in lei e che ben sposava la Fiamma del Drago.
Questa s'insinuò nelle loro menti, rovesciandole e rivangando tra i ricordi più vecchi, distorcendoli, facendo dubitare le proprietarie della loro veracità.
Era una magia che colpiva la loro integrità e che Vera faticò a sopportare, più di Tecna, perché troppo affezionata al suo passato; spalancò gli occhi e fece per urlare, ma dalle sue labbra non volò alcun suono.
Mentre lei agonizzava sul pavimento, vide l'altra strisciare verso il piedistallo su cui era lo specchio, perché era proprio quello, ciò a cui mirava Darcy. Quel che i presidi avevano ordinato loro di proteggere era un semplice specchio?
In un ultimo, vano, tentativo per impedirle di impossessarsene, Tecna evocò un lampo che abbagliò la strega, fino ad accecarla. Fece per strapparle di mano l'oggetto, ma quella le assestò un colpo che la spedì nel mondo dei sogni.
La vista di Vera veniva sempre meno, tra il tonfo del corpo della compagna, che si accasciava a terra, e le risate crudeli della loro aguzzina.
Alla fine, calarono le tenebre anche sui suoi occhi.
  Quando rinvenne, la prima cosa che Tecna vide furono gli occhi stanchi di Faragonda, nascosti appena dagli occhiali; l'anziana aveva un'espressione corrucciata, a metà tra il preoccupato e il contrariato.
Alla sua destra vi erano Musa e Stella. La ragazza sentì che chiedevano qualcosa alla loro preside, ma le loro parole le giungevano distorte, confuse, come fossero state frutto di un'illusione.
Riconobbe l'ambiente attorno a loro: era il portichetto che dava accesso all'atrio, ma era stato trasformato in un'infermeria improvvisata. « Che cosa è successo? » domandò, tentando di alzarsi dalla barella su cui era stata posta.
Messasi seduta, scorse decine di studenti e studentesse accasciati al suolo, moribondi. Saladin ed alcune fate dai poteri curativi si facevano strada tra quelli, cercando di risanarli o quantomeno di alleviarne il dolore prima che spirassero. Accanto ad un giovane, Flora stava preparando uno strano intruglio di erbe, tentando di rassicurare quel poveretto che, in realtà, sarebbe morto di lì a poco.
Tecna rabbrividì a quella vista. « Che cosa è successo? » chiese nuovamente alle amiche.
« Le Trix hanno teso una trappola a te e a Vera » affermò Musa, grave. « Ora che hanno ottenuto ciò che vogliono, hanno battuto in ritirata insieme ai mostri. Però... non si sono risparmiati »
Adesso cominciava a ricordare. Lo sgabuzzino, lo specchio, la falsa Flora e... « Come ti senti, Tecna? » fece Faragonda.
« Ho un forte dolore alla tempia destra, ma per il resto credo di non aver riportato altri danni » replicò.
Sì; adesso ricordava lo sguardo di Darcy, l'incantesimo oscuro che aveva evocato e che, per qualche istante, aveva riportato alla luce ciò che Tecna non voleva vedere.
« Dov'è Vera? » il potere della strega doveva aver avuto un effetto ancor peggiore sulla Specialista, perché Griffin e le sue allieve stavano attuando una pratica esorcistica attorno a lei, poco distante da loro.
La fata riuscì a rialzarsi e volle andare a vedere.
  Il corpo di Vera giaceva a terra, al centro di un cerchio di sole studentesse di Torrenuvola; queste danzavano, sussurrando sillabe sibilanti e ballerine, come a voler intonare una canzone, che giungeva agli altri inquieta.
Nel mentre, la loro insegnate imponeva le mani sugli occhi della Specialista, chiusi. Nessuna delle Winx aveva mai assistito a niente di simile.
« Sembra piuttosto grave... » realizzò Stella, giocherellando con l'anello che teneva al dito.
Faragonda annuì. « Un incantesimo terribile si è impossessato della sua mente, e ha creato scompiglio. E' molto probabile che ora la sua memoria sia stata in qualche modo danneggiata » spiegò, sospirando. « Anche Tecna ne è stata vittima »
« Ma lei non sembra avere alcuna lesione » contestò Musa, guardando l'amica.
« Questo perché la nostra Tecna sa che i ricordi sono belli, ma... » iniziò l'anziana, zittendosi nel momento in cui la collega dell'altra scuola le andò in contro. Sembrava seccata.
« Abbiamo fatto il possibile, ma le mie allieve sono stremate, e la maledizione è ben radicata nella mente della giovane apprendista di Saladin » disse Griffin. « Sicuramente si sveglierà, però non posso assicurare nulla sulla sua stabilità »
Stabilità...
« Che intende dire? » domandò Tecna, confusa. Nessuno si premurò di darle risposta, così come non lo fecero alle sue domande successive.
Nessuno sapeva dove fossero Bloom e Sky, se le Trix avessero intenzione di tornare, cosa se ne facessero di uno specchio. Però, se aveva ricevuto l'ordine di proteggerlo, significava che gli insegnanti dovevano essere a conoscenza di qualcosa, su quel curioso fiore di vetro.
  « E' un vecchio oggetto che fu affidato alle nostre cure diversi anni fa » spiegò Faragonda, una volta che furono arrivate nel suo studio. Anche Brandon, Riven e Timmy le avevano raggiunte.
« Non abbiamo idea della sua funzione né del motivo per cui quelle tre lo cercassero; sappiamo solo che in qualche modo ha a che vedere con la Fiamma del Drago e che va protetto » continuò, sedendosi. « Per questo avevamo chiesto a te e a Vera di fare la guardia alla stanza in cui era custodito, Tecna »
Lei scosse la testa. « Ha riposto la sua fiducia nella persona sbagliata, per quanto mi riguarda » un po' la infastidiva che stesse girando il coltello nella piaga, seppur involontariamente.
Non era riuscita a proteggere quello specchio, perciò era anche colpa sua se la dimensione magica si trovava in una situazione ancor peggiore.
« Non sentirti in colpa » le sorrise. « Sono stata io l'irresponsabile; ma ora non è il momento di accusarci »
Quindi Vera aveva ragione...
« Non si sa proprio nient'altro su quest'oggetto? » la incalzò Brandon. Anche lui era provato dalla lunga battaglia, sebbene cercasse di non darlo a vedere. « Ve lo hanno affidato così, perché ne avevano voglia? »
« In effetti no. Ci dissero solo che era meglio fossimo noi, a proteggerlo, ma non diedero ulteriori informazioni » raccontò. « Proviene da Zenith »
Tecna si rianimò, a quella notizia. « Zenith? » le sembrava strano che un talismano del genere fosse stato realizzato proprio sul suo pianeta natio. Più che altro, l'aveva osservato bene e tutto le era parso, fuorché di manifattura zenithiana.
« Proprio così. Perciò la mia priorità è quella di recarmi lì appena possibile e cercare di scoprire qualcosa di più » proseguì Faragonda.
« Andrò io » affermò allora la fata della tecnologia, in un tono che quasi non ammetteva repliche. «Conosco molto bene il luogo e le fonti cui è possibile fare riferimento. E poi... »
E poi, in qualche modo, sperava di potersi riscattare. « E' il minimo che io possa fare, signora. La prego, mi lasci andare »
L'anziana esitò. « Non lo so, Tecna »
« Non la deluderò nuovamente » l'anticipò. « Se non si fida, mi affianchi un aiutante per la missione »
Non avrebbe demorso, e Faragonda lo sapeva bene; perciò sospirò, in segno di resa. « Sia come vuoi. Con te verrà il giovane Brandon »
« Che cosa? » domandarono all'unisono Tecna ed il diretto interessato.
« Brandon e le sue risorse saranno preziose alleate per la magia tecnologica » affermò, scrutando il lago oltre la finestra. Il cielo era ancora cupo. « Sono sicura che sarete un valido duo »
Tecna dovette nascondere il suo disappunto. Non che avesse qualcosa contro lo Specialista, ma il suo ruolo appariva insensato perfino a lei, che solitamente era in grado di cogliere motivazioni laddove gli altri non le vedevano.
Perché lui? Perché non un'altra fata? Due ali in più non le sarebbero state scomode; e poi, se proprio voleva appiopparle uno Specialista, perché non Timmy, che senz'altro se ne intendeva più del compagno?
Dal canto suo, invece, Brandon avrebbe preferito restare a Magix e prendere parte all'incarico che la preside assegnò ai suoi compari. Difatti, la sua Stella, Riven e Timmy sarebbero andati alla ricerca di Sky e Bloom, seguiti da una squadra di ricognizione.
« E noi? » fece allora Musa, scocciata. « Io e Flora che facciamo? Ci giriamo i pollici? »
« Calmati, Musa » la ammonì Faragonda. « Voi andate » disse, rivolta al resto del gruppo. Ruppero le righe; chi preoccupato, chi contrariato. Solo la musicista e Flora rimasero.
  « Flora ha in sé poteri che fatico a comprendere » iniziò dunque, attirando l'attenzione della stessa fata dei fiori « La forza che la natura le concede la rende un'ottima guaritrice. I suoi incantesimi non si basano esclusivamente su nozioni apprese, bensì su un richiamo naturale; così come i tuoi »
Musa aspettò che andasse avanti. Tutto ciò le sembrava solo un vano tentativo di rabbonirla.
« Per questo motivo, voi due avete il compito di aiutare Vera nella sua guarigione. Deve recuperare totalmente i suoi ricordi »
« Non capisco... » sussurrò la fata dei fiori. « Insomma... è più urgente che salvare degli amici in difficoltà? »
Faragonda sospirò, esasperata. « Fidatevi se vi dico che una ragione c'è ed è più che valida. Lei ha bisogno di voi, e l'aiuto che potete darle non è da poco »
Musa si sentì ribollire dalla rabbia. Aveva sempre saputo di non essere un elemento di chissà quale importanza, ma adesso... adesso ne aveva avuto conferma.
Uscì dall'ufficio di Faragonda come una furia, accelerando quando si accorse che Flora la stava chiamando. Non aveva la minima voglia di parlare, ora, e men che meno di ascoltare.
 
*
 
  Intanto, Tecna procedeva a passo spedito per i corridoi della scuola, diretta verso la sua stanza. Dietro, Brandon la seguiva, nel disperato tentativo che gli desse retta.
« Dobbiamo partire proprio adesso? » domandava ogni tanto, al vuoto. « Oggi o domani... cosa cambia? »
« Appunto; cosa cambia se partiamo oggi? »
Touché...
Il giovane si arrese. « E come hai intenzione di arrivarci, a Zenith? » fece, fermandosi appena nel piccolo atrio che collegava le stanze delle cinque fate. « Ci vorrà comunque qualche ora, prima che riusciamo a reperire un mezzo, senza contare che le nostre navette sono fuori uso. Ed io devo raccogliere la mia roba »
La ragazza sbuffò; ma quanto parlava? Ecco perché non voleva proprio lui, con sé.
Ma le decisioni di Faragonda non si discutono, perciò...
« Lo farai una volta là » replicò severa, digitando qualcosa su uno strano aggeggio; e, prima che Brandon potesse rendersene conto, erano stati catapultati in un luogo completamente diverso.
« Ma che diamine...? » mormorò infatti, frastornato.
« Questa è casa mia » fece Tecna, con non curanza.
Si guardò attorno e lì per lì rimase un po' deluso; insomma, aveva sempre immaginato Zenith come un pianeta iper tecnologico, addirittura più di Magix, e invece...
Alzò lo sguardo, osservando con insistenza il cielo e domandandosi a che cosa fosse dovuta quella tonalità così scura. Era pieno giorno!
« Qualcosa non va? » domandò lei, aprendo il cancello che dava su un vasto giardino.
« Beh... » cercò le parole adatte. Faceva anche freddo. « Non è esattamente come nella mia mente. E poi... potevi almeno aspettare che salutassimo gli altri! »
Tecna sbuffò di nuovo, facendogli strada. « Il tempo stringe, Brandon. E comunque di certo  non staremo qui a lungo »
Il ragazzo sospirò. « D'accordo, però... » però avrebbe voluto salutare almeno Stella, la sua Stella.
Magari stringerla a sé, inebriarsi del suo ammaliante profumo, passare le dita tra i lunghi capelli di lei... Durante la battaglia avevano avuto pochi momenti per scambiarsi qualche parola, che riguardava comunque Bloom e Sky, per lo più. Non che lui non fosse preoccupato per loro, anzi.
« Cosa sono quelle? » chiese, indicando delle strane aiuole i cui fiori parevano piccole lastre di metallo.
« Oh, quelle? Fanno parte dell'impianto di sicurezza notturno » spiegò, con tono disinteressato. « Sembrano piante puramente ornamentali, ma in realtà creano un campo di forza che respinge eventuali intrusi »
Lui rise tra sé e sé a quel " puramente ornamentali", come se tutte le aiuole fossero così. « Sembra piuttosto efficiente »
« Lo è, infatti. L'ho inventato io » affermò, lasciandolo entrare nella sua dimora. « Sbrighiamoci »
Brandon annuì, ma non fece in tempo a mettere piede nel piccolo atrio, che subito il sorriso di una donna occupò la sua visuale.
Una donna sulla quarantina scrutava lui e la ragazza, accorata; era magra, dalla corporatura così sottile che le sue braccia, coperte appena da un paile, sembravano sul punto di spezzarsi.
I suoi grandi occhi scuri erano incorniciati da una zazzera corta, arruffata, dello stesso colore di quella di Tecna. Tutte quelle caratteristiche gli fecero pensare ad una bambina mascalzona che si era rovesciata il gelato alla fragola in testa.
« Cara, sei tornata! » la sentì esclamare, rivolta a Tecna; subito l'abbracciò, e Brandon si accorse di quanto fosse alta. Al confronto, lui si sentiva un nanetto. « Che sollievo! Sono stata molto in pensiero per te »
« Ehm... » balbettò la ragazza, imbarazzata. « Mi... dispiace »
Lo Specialista ridacchiò: immaginava la madre di quella fata più... beh, come Tecna. Fisicamente la somiglianza era impressionante, ma caratterialmente parevano essere agli antipodi.
Questo pianeta è pieno di sorprese.
« Sono così contenta che tu sia tornata... ho seguito le ultime notizie riguardo quel che è successo a Magix e... » sospirò. « Temevo ti fosse successo qualcosa »
« Sto bene » la interruppe « Però ho un importante compito da svolgere e non ho molto tempo »
« Sì, lo so... tu hai sempre importanti compiti e poco tempo per portarli a termine » la prese in giro. « Ma lui chi è? »
« Oh, lui è Brandon » lo presentò, titubante. « E' un... un... »
Come avrebbe dovuto definirlo? Amico? Erano veramente poche, le persone che Tecna considerava amiche. Un conoscente? Era forse la cosa più vicina alla realtà.
Però non mi sarebbe mai permesso di ospitare una pura conoscenza.
Brandon intuì la difficoltà della fata nel fornire spiegazioni, e salvò la situazione. Certo, forse avrebbe potuto intervenire in maniera migliore. « Sono il suo fidanzato » mentì, ricevendo due occhiate incredule.
« Davvero? » domandò sorpresa la donna, sorridendo. « Cara, mi avevi detto di aver stretto un buon legame con un ragazzo di Fonterossa, ma non immaginavo fosse un così bel giovanotto! »
Lui la ringraziò, mordendosi la lingua per l'idiozia appena commessa. L'aveva sparata grossa.
Tecna abbozzò una risata, rivolgendo però all'altro con gli occhi una stilettata che lui non avrebbe mai dimenticato. « Già... » disse, a denti stretti. « Chi l'avrebbe mai detto...? »
« Come sono contenta! Per quanto vi fermerete qui? » cinguettò, stringendosi nel suo paile.
« Te l'ho detto, ho poco tempo » ribadì la figlia, salendo le scale. « Per qualche giorno, forse. Ah... » si rabbuiò. « Lui... è in casa? »
Sua madre scosse la testa e lei tirò un sospirò di sollievo, seppure impercettibilmente. « Vado a sistemare i miei bagagli » la informò allora.
Quali bagagli?
Brandon la seguì, e nella sua mente si sovraffollarono decine e decine di scuse idiote con cui giustificare la propria demenza.
« Senti... per prima... » iniziò. « Non è che mi voglia approfittare della situazione o che cosa, ma... »
Tecna si voltò, aspettando una spiegazione valida. Lui la osservò bene per la prima volta, e non poté negare a se stesso di trovarla carina, quando assumeva quell'espressione corrucciata.
Ovviamente non regge il confronto con Stella.
« Beh, non possiamo rischiare che qualcuno venga a sapere della nostra missione. Le voci corrono e potrebbero arrivare ad orecchie indiscrete, quindi... » spiegò. In realtà si stava un po' arrampicando sugli specchi. « Ho inventato una scusa »
E, sempre in realtà, non sapeva perché avesse inventato proprio quella. Si aspettava che lei gli inveisse contro anche se, effettivamente, non ricordava di aver mai visto Tecna sbraitare o scomporsi per qualcosa.
Infatti lei soppesò le sue parole, cercando di convincersi che il suo fosse un ragionamento logico. In realtà, era piuttosto turbata: le parole di Brandon l'avevano totalmente spiazzata, e non accadeva molto spesso. Forse era per questo che la preside lo aveva scelto per fare coppia con lei? Per la sua abilità nel sorprendere anche la più imperturbabile delle creature?
E' questo che piace tanto a Stella, di lui?
« ...D'accordo » decretò, aprendo la porta della sua stanza. Che razza di pensieri andava a fare? « Ma niente smancerie »
« Lo prometto! » esclamò il moro, entrando.
  Come sospettava, l'ambiente in cui Tecna alloggiava era... asettico.
Un armadio, un'ordinata scrivania, un letto spartano e svariati apparecchi tecnologici componevano il tutto. Non un poster né qualche fotografia, e neppure la più idiota delle cose che ci si aspettava dalla stanza di una ragazza.
Non sarebbe di certo nel suo stile.
« Adesso mi occupo di... com'è che l'avevi definita? » ridacchiò lei, sfoderando un curioso dispositivo. Uno dei tanti. « Ah, sì. "La tua roba" »
« Grazie... »non sapeva esattamente come comportarsi, con lei. Aveva già oltrepassato un confine che forse non avrebbe dovuto scavalcare; o, almeno, così credeva.
Anche perché, sicuramente, Tecna non provava il benché minimo interesse, nei suoi confronti.
Meglio così.
« Posso sedermi? » le chiese, anche se lo stava già facendo. Trovò il letto sorprendentemente morbido.
« Sì » rispose, distrattamente.
« Posso farti una domanda? » sospirò lui dopo un po', esitando. La vide annuire. « Beh... il ragazzo di cui hai parlato a tua madre e Timmy, vero? »
Lei interruppe quel che stava facendo, diventando paonazza in viso.
Che domanda idiota, ho fatto.
« So che non sono fatti miei, scusa » disse, più in fretta che poté. Non riusciva a combinarne una giusta.
Lei prese a balbettare, tentando di ricomporsi.
« E' solo che... beh... » fece una pausa. Ma perché poi gliene parlava proprio adesso? Non erano fatti suoi e, soprattutto, non era il caso di ciarlare di ciò di cui non era nemmeno sicuro.
Sta' zitto, Brandon. Zitto.
Tecna aspettava che continuasse, trattenendo il respiro. Non sapeva mai come affrontare quegli argomenti, ed aprirsi ad un ragazzo che a malapena conosceva era... illogico.
Ora tu ti tappi quella bocca e la pianti di straparlare. Muto.
« No, no... niente » decise di dare ascolto al suo buonsenso. Qualcosa gli diceva che fosse meglio non dire nient'altro di sbagliato, per quel giorno.
  Lei, d'altra parte, si sentì urtata. Non era una stupida, capiva quando qualcuno le nascondeva qualcosa, e Brandon non sembrava particolarmente abile a mentire.
Era a conoscenza di qualcosa, su Timmy, che lei non sapeva? Quello sarebbe stato più che logico... dopotutto, quei due si conoscevano da più tempo, era naturale...
No, non si trattava di quello... Brandon doveva conoscere qualche verità scomoda che, per un attimo, aveva pensato di rivelarle; poi doveva aver cambiato idea, forse perché la questione era troppo personale, o magari perché avrebbe potuto ferirla.
Ferirmi... da quando in qua importa a qualcuno?
« Sto scaricando i tuoi averi da qui, ma ci vorrà un po' »lo informò lei, riprendendo in mano il suo alambicco, nel disperato tentativo di cambiare discorso. Anche se non poteva negare di essere terribilmente curiosa di sapere che cosa lui si fosse trattenuto dal dirle.
« Non fa niente » disse lui, chinando il capo. « E invece... per la missione... sai già che pista seguire? »
La missione... in fin dei conti, era di quello, che avrebbero dovuto parlare. Missioni, salvataggi, battaglie; quelli erano i loro impegni.
« Sì. Mentre Faragonda raccontava, mi è tornato in mente che negli archivi del palazzo reale sono custoditi file tra i più antichi ed oscuri » fece una pausa, voltandosi verso di lui. « Sono certa che ci verrà consentito l'accesso, data l'urgenza, e poi... conosco qualcuno che potrà aiutarci. Adesso, però, devo mettermi in comunicazione con la preside »
« Certo... vuoi che esca? » domandò. Aveva come l'impressione che l'avrebbe infastidita, restando lì.
« Come vuoi. Mia madre sarà senz'altro lieta di rifilarti la sua torta alle carote, se hai fame » lo disse seria, con il suo solito tono indifferente, ma Brandon la trovò spiritosa.
Ora che ci pensava, sapeva proprio poco, su di lei. Stella ne parlava raramente, se non per dipingerla come un genio informatico o una grande rompiscatole; mentre Timmy... beh, Timmy era un vero idiota.
A Fonterossa nessuno era riuscito a trattenersi dal ridere quando era saltato fuori che lui, il bambinone con gli occhiali, si era preso una cotta per una fata di Alfea. Perfino lo stesso Brandon era rimasto allibito, ma aveva subito tentato di dargli una mano, per quanto potesse.
Poi aveva realizzato chi fosse la fantomatica ragazza in questione, perciò aveva spronato il suo compagno a farsi avanti, dal momento che era più che palese che il suo interesse fosse più che ricambiato.
Ma quel babbeo non si farà mai avanti.
Su Zenith era pomeriggio. Passeggiava per le strade della cittadina rimuginando su quel pensiero, domandandosi perché, in parte, un po' lo sollevasse la consapevolezza che tra Timmy e Tecna non sarebbe mai accaduto nulla.
Non sono fatti tuoi. Ricordatelo, quando ti verrà di nuovo in mente di aprire quel forno.
Svoltò l'angolo e si scontrò con una ragazza.
« Scusami tanto » sorrise, tendendole la mano. La osservò bene e la trovò carina, con quei corti e arruffati capelli color glicine che ben risaltavano sulla sua pelle scura.
Quella gli rivolse un'occhiata truce e saltò in piedi, scansando la mano di lui; e Brandon avrebbe anche trovato la cosa divertente, se non si fosse subito accorto che quella ragazza così carina era in realtà un ragazzo.
« Oh... » ma come diamine aveva potuto scambiarlo per una donna? « Ehm... »
« La prossima volta sta' attento a dove cammini, tappo » lo apostrofò il nuovo venuto, guardandolo dall'alto verso il basso. L'altro non si scompose minimamente.
« In realtà mi pare fossi tu, quello che stava correndo » lo punzecchiò. Alto, mingherlino, dai lineamenti angelici e dalla chioma di una tonalità assurda.
Non so perché ma mi ricorda tremendamente Riven.
Quello non si degnò di rispondere e lo oltrepassò con una spallata, sbuffando.
Ora capisco perché mi ricorda tremendamente Riven.
Brandon continuò il suo giro d'ispezione come se nulla fosse, ridendo ogni tanto al pensiero di quello sbruffone; e fu un'orribile sorpresa rincontrarlo a casa di Tecna.
  « E lui cosa ci fa, qui? » sbraitarono l'uno contro l'altro, additandosi. Si fissarono in cagnesco sotto il ciglio divertito della fata.
« Brandon » sorrise lei. « Questo è Blade. Ci aiuterà a consultare l'archivio di palazzo »
« Non mi avevi detto di avere un rincitrullito, come compagno di missione » ridacchiò lo spilungone, cercando di provocarlo. « Beh, poco importa. Forse hanno fatto bene a mandare un mister muscolo senza cervello insieme a te, Tec »
Brandon rise tra sé e sé appena un rapido guizzo infastidito sul volto della ragazza. Non dovevano piacerle per niente, i soprannomi.
« E tu? » chiese il moro, con un sorrisetto beffardo. « Sarai utile quanto dice lei, o sei bravo solo a parlare? »
Bah, non c'è nemmeno gusto, se sai già come farlo uscire dai gangheri.
Osservando Blade alterarsi si chiese se lui e Tecna fossero amici di lunga data; come poteva lei sopportare un pallone gonfiato del genere?
Quelli così mi fanno solo ridere.
« Finitela, voi due » li rimproverò, prima che potessero avventarsi l'uno sull'altro. « Non vi conoscete da neppure un'ora e già battibeccate? Vi ricordo che dovremo collaborare »
« E allora collaboriamo » sospirò Brandon, lasciandosi cadere su una poltrona del salotto. Guardò la fata di sfuggita, domandandosi se i suoi amici di Zenith fossero tutti così... antipatici. « Qual è il piano, grande Blade? » disse con un tono che colava di sarcasmo.
Quello parve non notarlo. « Non c'è nessun piano. Domani si controllano i file più datati e stop » fece, infastidito.
" E stop". Che Tecna sia l'unica a parlare forbito, su tutto Zenith?
« Detto così è riduttivo » intervenne Tecna. « Blade è uno degli addetti all'archiviazione, perciò ha accesso a qualsiasi dato. Tuttavia, le informazioni di cui siamo alla ricerca sono custodite in aree della reggia in cui non sono ammessi esterni non autorizzati. Ne stavamo giusto discutendo prima »
« Nessun incantesimo può eludere la sorveglianza, a palazzo, anzi... è più corretto dire che nessun incantesimo può andare a buon fine » asserì Blade, facendosi serio. « E ovviamente credo che la vostra missione sia top secret, perciò non se ne può far parola neppure con il re »
" Top secret". Bah.
« Ed è qui che entrano in azione gli Specialisti! » esclamò Brandon, issandosi in piedi. « Vedete, le tute di Fonterossa sono imbarazzanti quanto pronte ad ogni necessità di mimetizzarsi con l'ambiente »
Fece scorrere le dita sul blasone verde che serrava la sua mantella e, sotto gli occhi sgomenti degli altri due, scomparve.
« Ho già detto che nessun incantesimo funziona. L'effetto della tua calzamaglia svanirà non appena metterai piede delle mura del castello » disse lo zenithiano, riprendendosi dallo stupore iniziale.
« Oh, ma non c'è alcun incantesimo » spiegò il moro, ritornando visibile. « È un particolare materiale che imita la peculiare caratteristica dei camaleonti di mimetizzarsi con l'ambiente. La durata dell'effetto è regolabile » anticipò, prima che Blade potesse contestare. « Tecna, basta che tu realizzi una tuta uguale o che ce ne facciamo inviare una da Alfea ed il gioco è fatto »
La fata studiò attentamente la spilla color smeraldo; senza che quasi lo Specialista se ne accorgesse, lei s'alzò e la sganciò dalla veste, lasciando cadere in terra il mantello.
« Ehi! » biascicò quello, imbarazzato. La ragazza non gli diede retta e scannerizzò l'aggeggio con il palmare che aveva tra le mani.
Rimase sorpresa dalle numerose potenzialità di cui disponeva quel blasone: oltre a trasformare la tuta in pelle di camaleonte, essa poteva diventare incandescente senza ardere il corpo ospitante; poteva rendere quasi nulla l'attrazione gravitazionale nel raggio di un chilometro o aumentarla; poteva fare una miriade di cose di cui, come Tecna era pronta a scommettere, più della metà degli Specialisti non era a conoscenza.
« Si può fare » riprese, senza allontanare gli occhi dai dati che fluivano rapidi sullo schermo del suo strumento. « Contatterò Faragonda richiedendo il suo supplemento » informò, spostandosi nella stanza accanto.
I due ragazzi la videro scomparire sulla soglia e ricomparire pochi istanti dopo.
  « Voi due... Che non vi venga voglia di fare a botte. Vi tengo d'occhio »
 

Noticine:
E così, eccoci al secondo capitolo... come va?
Innanzitutto, so che nella sesta serie ( o forse era la quinta?) vengono presentati i genitori di Tecna, ma io ho preferito mostrare sua madre come la immagino, così come Zenith. Insomma, l'ho sempre immaginato come un pianeta in cui la magia tecnologica " c'è ma non si vede".
Poi avrei voluto indicare anche Brandon, tra i protagonisti, visto che spesso la narrazione seguirà il suo punto di vista... ma non importa.
Ci vediamo martedì prossimo, ciao!
TheSeventhHeaven
 
  
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