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Autore: valeria78    12/10/2016    4 recensioni
Regina è una professoressa di letteratura dai modi freddi e distaccati. Emma è una studentessa sognatrice che ama la poesia e vuol diventare giornalista. Dal loro incontro, tra i banchi dell'Università di Boston, nasce una storia d'amore che va oltre ogni barriera, capace di superare ogni ostacolo che la vita porrà loro dinanzi.
Genere: Drammatico, Erotico, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Emma Swan, Regina Mills, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ecco un nuovo capitolo. Buona lettura :D.

 

CAPITOLO SEI

Arrivarono le vacanze di Pasqua e l’Università rimase chiusa per una settimana. Ciò voleva dire che Emma non avrebbe visto Regina per sette interminabili giorni. La bionda fu assalita da una profonda tristezza, amava la prof eppure invece di cercare di conquistare il suo cuore illudeva Killian che, per carità era carino, ma neppure lontanamente era paragonabile a Regina in fascino, intelligenza e sensualità.

La bionda se ne stava seduta sul divano a guardare la televisione, mentre Ruby era distesa su una sdraio posta sul terrazzo, quando squillò il telefono di casa. Emma afferrò la cornetta senza pensarci troppo in maniera meccanica.

“Sì?” chiese. Non appena sentì la voce dall’altro capo del telefono si drizzò sulla schiena. “Regina?”.

“Buongiorno Emma, la disturbo?”.

La bionda non poteva credere alle sue orecchie.

“C…come ha fatto a…”.

“A trovarla? Esistono gli elenchi telefonici, lo sa vero?”.

Emma deglutì. Per un secondo nessuna delle due parlò.

“Che fa oggi pomeriggio?” chiese la mora.

La bionda sentì il cuore sobbalzarle nel petto.

“Niente di particolare” rispose.

“Bene allora la passo a prendere alle 16 e non accetterò né un ma, né un no come risposta” disse con tono deciso.

“Mi sta invitando a uscire con lei?” scherzò.

“Voglio mettere le cose in chiaro – disse – alle 16” e riattaccò.

Emma rimase a osservare la cornetta del telefono.

“Chi era?” chiese Ruby rientrando in casa.

“Regina” sussurrò.

L’amica guardò Emma meravigliata mentre il cuore della bionda batteva a più non posso e un sorriso si faceva strada sulle sue labbra.

 

***********

Quando Regina sopraggiunse con la sua Mercedes, Emma era già fuori di casa che l’aspettava. La bionda guardò l’auto arrivare come in una scena al rallentatore e vide la mora che la osservava da dietro un paio di occhiali da sole. Si avviò alla macchina, aprì lo sportello ed entrò.

“Emmaaaaa!” urlò Henry. La bionda si sedette accanto a Regina e subito salutò il bambino.

“Ciao Regina” disse poi alla mora.

“Ciao Emma - rispose – Pronta?”.

La bionda annuì. “Posso sapere dove siamo dirette?”.

Regina spostò gli occhiali sul naso per guardare la giovane donna negli occhi.

“Aspetti e vedrà!”.

Emma annuì e cercò di rilassarsi, le sue mani sudavano. La macchina partì e gli occhi della bionda caddero un paio di volte sulle cosce della mora che indossava una gonna di colore grigio.

“Simpatico il tuo nuovo amico” disse Regina.

La bionda si girò di scatto.

“Vi conoscete da molto?”.

Emma scosse il capo.

“Non vedo l’ora di farti conoscere i miei amici!” disse entusiasta Henry.

Allora Emma si ricordò di avere con sé la pallina e la mostrò al piccolo: “Hai visto? La porto sempre con me” e sorrise. Regina rimase piacevolmente sorpresa da quella notizia.

Il sole splendeva alto nel cielo, la temperatura era piacevole e le strade di Boston erano un po’ più praticabili, molti erano partiti per le vacanze di Pasqua.

La macchina si fermò nei pressi di un edificio, in un quartiere che di certo aveva poco a che fare con quello altolocato in cui viveva Regina Mills.

“Siamo arrivati” disse la mora per poi aprire lo sportello e uscire.

Emma scese dalla macchina e si guardò attorno incuriosita. Henry strinse la mano di sua madre e i due si affiancarono alla bionda, allora il piccolo allungò la mano per stringere anche quella della donna più giovane. Regina assistette alla scena divertita. Emma si accorse di quel sorriso e pensò che in quel momento la prof fosse felice.

“Per di qua” indicò la mora.

Henry canticchiava allegramente saltellando. Salirono alcuni gradini e Regina aprì una porta, subito urla e risate di bambini inondarono le due donne, in una grande stanza era stato allestito un vero banchetto con panini, patatine, dolci, bibite. Henry lasciò la mano delle due donne mentre i suoi occhi brillavano di felicità e raggiunse i suoi compagni di gioco.

“Venga” disse Regina. Emma annuì e seguì la donna verso alcune persone che parlottavano a piccoli gruppi. La mora si avvicinò e salutò i suoi amici presentando anche Emma. Furono tutti molto cordiali e regalarono sorrisi alla nuova arrivata.

“Amore!” disse una voce maschile alle spalle di Regina. Le due donne si voltarono e Graham accolse l’insegnante con un abbraccio e poi la baciò sulla guancia. Emma si irrigidì.

“Sei meravigliosa come sempre” disse squadrando la prof dalla testa ai piedi.

“E tu sei il solito adulatore” lo canzonò la donna.

La bionda era furiosa. Ma come? L’aveva portata a conoscere il suo spasimante? Ma cosa si era messa in testa Regina?

“Emma vorrei presentarle Graham, gestisce questo posto”.

L’uomo porse la mano alla ragazza.

“Incantato” e alzò il sopracciglio in modo malizioso.

“Graham è un insegnante di letteratura, proprio come me, lavora qui in questa scuola per ragazzi meno fortunati, e una volta a settimana do pure io il mio contributo”.

Emma era troppo sconvolta e arrabbiata per poter complimentarsi con Regina, perciò si limitò a sorridere stringendo la mano dell’uomo.

“Scusatemi” disse Graham allontanandosi.

“Che le salta in mente?” chiese a denti stretti la bionda, una volta rimaste sole. “Perché mi ha portato qui a conoscere il suo uomo?”.

Regina alzò gli occhi al cielo e sbuffò, poi indicò Graham che si era avvicinato a un altro uomo, gli aveva cinto la vita da dietro e poi stampato un bacio sulle labbra una volta che lo sconosciuto si era girato dalla sua parte.

Emma spalancò gli occhi, sentì come se le avessero gettato un secchio di acqua gelata addosso.

“Graham non è il mio uomo, è gay ed è sposato da 10 anni”, disse quella frase con la stessa soddisfazione di chi aveva appena vinto alla lotteria.

La bionda guardò la prof ancora incredula.

“Io… non potevo sapere”.

“Se solo mi avesse fatto parlare quando sono venuta da lei invece di aggredirmi in quel modo, le avrei spiegato. Tra me e Graham non c’è niente Emma”.

Emma si sentì terribilmente stupida.

“Certo non posso dire la stessa cosa di quel Killian, o sbaglio”.

“Ho sbagliato tutto” sussurrò la bionda.

Regina si rese conto dello stato di smarrimento e di dispiacere della ragazza, la prese per una mano: “Venga, non è mica morto qualcuno” e la condusse al banchetto dove prese due bicchieri di vino dandone uno a Emma. Sbatté delicatamente la base del suo bicchiere con quello della bionda: “Cin!” e la guardò dritto negli occhi. In quell’istante Henry si precipitò dalle due e costrinse Emma a seguirla perché voleva che conoscesse i suoi amici. I bambini la circondarono saltellandole allegramente intorno.

Regina restò in disparte guadando la scena divertita.

“È un bel bocconcino” disse Graham avvicinandosi a lei. “E tu hai il solo desiderio di assaggiarlo”.

La mora sorrise.

“Sono contento”.

La prof lo guardò: “Per cosa?”.

“Finalmente ti vedo felice, non lasciartela scappare”.

“Non lo farò” disse Regina con tono deciso.

Trascorsero tre ore tra i bambini giocando e ridendo, poi arrivò Robin.

Emma alzò lo sguardo verso l’ex marito di Regina che andò incontro alla prof.

I due si scambiarono un veloce bacio sulle guance.

“Henry, vieni!” lo chiamò la mora. Il piccolo salutò Emma e le lanciò un bacio, poi corse dal padre che lo prese in braccio: “Oh, il mio ometto”.

Regina e Robin parlarono qualche minuto. Poi la donna baciò il figlio sulla guancia e guardò i due andare via. Appena ebbero varcato la soglia della porta, la mora cercò con lo sguardo Emma. Vi si incamminò tenendo le mani nelle tasche del cappotto.

“Ha impegni per stasera Emma?” le chiese.

La bionda scosse il capo.

“Bene, perché è invitata a casa mia per cena, andiamo!”.

Emma rimase immobile allibita, incapace di immaginare quante sorprese quella donna le avrebbe riservando.

“Andiamo!” ordinò la mora, senza neppure girarsi. Emma come rinvenuta da un incantesimo, la seguì sotto gli occhi divertiti di Graham.

 

******************

Regina aveva pensato a tutto. Quando Emma entrò in casa della mora vide il tavolo del salotto apparecchiato con grande cura, due candele sul tavolo, due alti calici, piatti decorati e forchette tirate a lucido. Rimase sbalordita: “Regina” sussurrò.

La donna le si pose alle spalle e le accarezzò le spalle, togliendole il giacchetto e provocando brividi lungo la schiena della bionda.

“Se tu mi avessi avvertito, avrei indossato un abito migliore”.

Regina le si pose davanti e con voce sensuale disse: “Stai benissimo così” e le offrì un bicchiere di vino, per poi andare in cucina e accendere i fornelli.

“Siedi Emma” le disse.

La giovane donna andò a sedersi e respirò a pieni polmoni, le sembrava di vivere in un sogno.

“Che buon profumo” disse e si sporse per vedere cosa stesse facendo la mora.

Poco dopo Regina raggiunse la giovane con un vassoio con dell’antipasto, alzò il ciglio e mostrò le prelibatezze che aveva cucinato, accese le candele con un fiammifero e si sedette di fronte a Emma.

“A cosa devo tutta questa premura professoressa Mills?” la stuzzicò.

“Un modo per chiederti scusa” disse sorridendo. “E il tu è voluto… Sono stata un po’…” alzò gli occhi per cercare il termine esatto. “Scorbutica”.

Emma aggrottò la fronte, ma non parlò limitandosi a ridere divertita.

“Oh, oh, Regina Mills che chiede scusa…”

“Attenta – disse la mora puntandole l’indice contro – non scherzare con me Em-ma”.

Le fece l’occhiolino e le due cominciarono a mangiare. Scherzarono, fecero battute e si punzecchiarono con una naturalezza e un’armonia che nessuna delle due avrebbe mai potuto immaginare.

“Quindi ora che succede?” chiese la bionda quando Regina servì il dolce. “Voglio dire… tra noi”.

Gli occhi di Emma si persero in quelli della mora.

“Tu sei disposta a mettere in gioco le tue certezze? – chiese la prof – a sentirti sotto tiro, a essere giudicata dai tuoi compagni, dai professori e magari dai tuoi amici? Perché è questo ciò che ti aspetta se ti metti insieme a me”.

Emma sorrise a sentire pronunciare quelle parole che avevano un ché di adolescenziale.

“Sarai la ragazza della professoressa di letteratura, figlia del Rettore dell’Università di Boston, sarai sotto gli occhi e sotto il giudizio di tutti”.

“È per questo che all’inizio mi hai detto che non poteva funzionare?” chiese Emma.

Regina annuì.

La bionda allungò la mano e sfiorò le dita curatissime della professoressa, quest’ultima sentì un brivido a quel tocco leggero.

“… e mi strappò il cuore frantumandolo in mille pezzi, ma mi accorsi che quello era solo un piccolo lato di ciò che chiamano amore” sussurrò Emma.

La mora ebbe un sussulto.

“Non dice così quella poesia? Quello che provo per te Regina è molto più forte di ogni chiacchiericcio, colpo basso, ritorsione o altro che dovrò provare. Voglio stare con te”.

La mora si alzò dal suo posto, fece il giro del tavolo e porse le mani a Emma. La bionda la guardò negli occhi e allungò le sue. Regina le strinse forte e invitò la giovane ad alzarsi, una volta in piedi le accarezzò il volto senza staccarle gli occhi di dosso, la guardò da capo a piedi, le scostò una ciocca di capelli e poi avvicinò le sue labbra a quelle della ragazza, al contatto Emma sussultò, sentì lo stomaco liberare milioni di farfalle e il calore salirle fino alla testa.

Regina spinse il suo corpo contro quello della bionda, pose una mano dietro la testa di Emma e le loro labbra si unirono, le loro lingue danzarono, i loro corpi fremettero di desiderio. Emma si staccò come a voler riprendere fiato incredula per quello che le stava accadendo. Regina le sorrise e la prese per mano, conducendola su per le scale fino a raggiungere la sua camera da letto. Il cuore di Emma batteva all’impazzata.

La mora fece sedere la bionda sul letto, poi fece scorrere la gonna verso l’alto, aprì le gambe e si mise cavalcioni su quelle di Emma, che era ancora seduta.

“Io… - disse titubante la bionda temendo di poter rovinare quel momento – non sono mai stata con una donna”.

La prof guardò Emma intensamente: “Neppure io…”.

Emma aggrottò la fronte: “Come, io credevo che…”.

Regina le pose la mano sulle labbra per farla tacere: “Quello che provo per te non l’ho mai provato con nessuno, quindi tu sei la prima di tutto”.

La bionda affondò il suo volto nel decolleté di Regina, poi con mani tremanti le tolse la giacca, non fu un’operazione facile, e la mora rise. Le dita di Emma iniziarono a sbottonare la camicia di Regina, un bottone per volta finché poté ammirare il reggiseno di pizzo color viola della sua professoressa. Ben presto la camicetta andò a fare compagnia alla giacca in terra.

Emma tremava come una foglia. La prof le prese le mani e le baciò delicatamente poi la spinse sul letto facendola distendere, i suoi seni nascosti dal pizzo accarezzarono la maglietta della bionda. Le loro labbra tornarono a sfiorarsi ancora una volta.

Regina spostò i capelli di Emma e le accarezzò il collo con la lingua, provocando mille brividi di piacere alla giovane donna che inarcò la schiena.

Le mani di Regina si infilarono sotto la maglietta della bionda accarezzandole il ventre per poi afferrare l’indumento e toglierglielo di dosso, lasciando la giovane donna con indosso solo la biancheria intima.

“Non fare l’alunna cattiva – le sussurrò la mora all’orecchio – o dovrò prendere provvedimenti”.

Emma sorrise divertita. Regina si tolse le scarpe e la gonna, e si sedette di nuovo cavalcioni sopra la bionda. Emma strinse le cosce della donna ammirando ogni centimetro di quel corpo sensuale che le stava davanti.

Con mani leggere la mora sganciò il bottone dei jeans della bionda e poi abbassò la zip accompagnando il tutto con una maliziosa alzata di ciglio. Fece scorrere i pantaloni fino a toglierli e li gettò a terra, quindi si distese e i loro corpi tornarono a unirsi, passarono momenti interminabili durante i quali le due donne si baciarono, accarezzarono ogni millimetro di pelle, si stuzzicarono finché il loro desiderio non toccò il culmine.

“Sai cosa voglio professoressa Mills” le sussurrò Emma facendo ribollire il sangue nelle vene della mora. La donna sorrise e fece scorrere la mano delicatamente fino a raggiungere gli slip di Emma e a sfiorare la sua parte più intima.

Solo la luce della luna che filtrava dalla finestra illuminò i loro corpi nudi e tesi, sudati e desiderosi di soddisfare ciò che tanto avevano bramato.

 

*****************************************

Emma aprì gli occhi: un braccio di Regina le cingeva la vita. La bionda poteva sentire il seno della mora contro la sua schiena, sospirò e si volse per guardarla in viso. La prof sorrise e la baciò dolcemente sulle labbra.

“Buongiorno” disse regalando un ampio sorriso alla bionda.

“Buongiorno Regina. Pensi che ora potremmo definitivamente abbandonare il “lei”?” chiese.

La mora ci pensò un attimo: “Credo che si possa fare”.

Emma le sfiorò il naso con il dito e poi sospirò. “È stato bellissimo stanotte” i suoi occhi verdi brillavano di una luce intensa.

“Sì, non è stato poi così male” la punzecchiò Regina.

“È stato il miglior sesso che abbia mai fatto in vita mia. Sei brava a letto professoressa” e fece una linguaccia alla mora che rise divertita.

Regina prese la mano di Emma e intrecciò le sue dita con quelle della bionda.

“Sì, è stato bellissimo” le sussurrò e la baciò dolcemente sulle labbra.

Fuori era una splendida giornata di fine aprile, tra qualche giorno sarebbe stata Pasqua.

La mora si sporse dal letto cercando le proprie mutandine, le prese da terra e sotto le lenzuola se le infilò lanciando delle occhiate sensuali alla bionda, scostò le lenzuola per scendere dal letto ma Emma la afferrò delicatamente per i fianchi costringendola e tornare a distendersi al suo fianco. “Dove credi di andare” le sussurrò poi alzando un gomito e ponendosi di lato alla mora. La prof rise. Emma la baciò sulle labbra con dolcezza, poi con passione. Regina chiuse gli occhi e assaporò quel momento.

“Ho intenzione di chiedere una ripetizione, prof” disse Emma e spalancò gli occhi per poi mordersi il labbro.

La mora sentì un brivido correrle lungo la schiena.

“Davvero?” chiese divertita la più anziana.

La bionda annuì. “Ho bisogno di ripassare alcune cose che non ho ben capito stanotte”.

Regina rise di una risata chiassosa e i suoi occhi si infuocarono di passione.

“Sei brava con le parole Emma” disse Regina.

“Grazie, ma credo di essere più brava con la lingua”. Quindi afferrò il lenzuolo e scomparve sotto. Regina rise, passandosi la lingua sulle labbra. Emma scese baciandole il ventre, poi con i denti morse il lembo degli slip che la mora aveva rindossato e li tolse con le mani. Regina istintivamente aprì le gambe, desiderosa di ricevere le attenzioni della bionda nel punto di maggior piacere. La giovane donna non se lo fece ripetere due volte.

Un’ora dopo le due donne scesero a fare colazione. Si stuzzicarono per tutto il tempo. Emma osservava le gambe di Regina che indossava un paio di pantaloncini corti, mentre la donna stava lavando i piatti le cinse la vita da dietro e cominciò a baciarla sul collo.

“Come ho potuto resisterti tutto questo tempo” disse la mora chiudendo gli occhi e lasciando andare la tazza che teneva tra le mani.

Emma salì con le mani e le posizionò sui seni della donna, poi strinse leggermente, suscitando un gridolino in Regina.

“Sei così maledettamente diversa Regina Mills” disse Emma avvicinandosi all’orecchio della mora.

“Cioè?” chiese la prof girandosi.

“Improvvisamente sei una donna normale – disse la studentessa – non sei più scostante, inavvicinabile, ora riesco a penetrare nella tua corazza, a vederti sotto un’altra luce, ed è bellissimo. Vederti sorridere, vederti giocare e scherzare senza più quella maschera autoritaria che ti metti sul viso ogni volta che devi recitare la parte della professoressa”.

“Ah, ah… - disse Regina – cos’era quella cosa del penetrare?” chiese.

Emma rise, poi si staccò dalla mora e le dette una pacca sul sedere: “Il tuo sedere rimane la parte che preferisco. Non immagini quante volte l’ho guardato mentre tu facevi la prof sofisticata” e rise.

La mora la guardò con sguardo famelico: “Davvero? E lo guardavi mentre io impazzivo nell’immaginare le tue braccia muscolose intorno alla mia schiena?” disse.

Emma rimase sorpresa: “Seriamente?”.

“Oh, sì – sussurrò la donna avvicinandosi alla bionda e accarezzandole i bicipiti e le spalle – Dio quanto ho desiderato che queste braccia mi stringessero”.

“Beh, basta chiedere” disse, afferrò Regina per la vita e la sollevò da terra facendola girare in tondo. La mora rise.

Mentre le due donne giocavano e si stuzzicavano, fuori qualcuno osservava la scena con un binocolo.

 

*********************

Quella settimana di vacanze passò in un lampo. Regina ed Emma si videro altre volte. Il giorno di Pasqua la mora fu invitata a pranzo a casa di sua madre e ovviamente erano presenti tutti i membri della famiglia, compresa la sorella con Mary Margaret, Henry e persino Robin con la nuova compagna Marian, sebbene tra lei e Regina non corresse buon sangue. Il pranzo tutto sommato trascorse tranquillo. A nessuno sfuggì quanto Regina fosse bella e tutti notarono la luce nuova che i suoi occhi emanavano.  

Concluso il pranzo la prof uscì per incontrarsi con Emma e portò con sé anche Henry perché la bionda aveva comprato un piccolo regalo per il bambino.

Avevano scelto un parco. Emma aveva portato una coperta e l’aveva distesa sull’erba sotto un grosso albero vicino a un laghetto dove nuotavano alcune oche.

Henry era intento a scartare il regalo di Emma e le due donne osservavano l’eccitazione del piccolo. Il bimbo aprì la scatola e vide che al suo interno c’era una meravigliosa pallina, tutta colorata, i suoi occhi si illuminarono di gioia, abbracciò la giovane donna e corse a giocare.

“Stai qui Henry” urlò Regina. “Non ti allontanare”.

Emma osservava estasiata la mora: il vento leggero le scompigliava i capelli corvini e il suo profumo si alzava leggero giungendo fino alle sue narici.

“Domani torniamo a scuola, lo sai vero?” chiese Regina e si fece seria.

Emma annuì. “Vuoi che torni a darti del lei? E che facciamo finta che non ci sia niente tra noi?” disse.

“Lo faresti veramente?” chiese la mora.

“Se me lo chiedessi, sì, certo”, Emma distolse lo sguardo e osservò il bambino che giocava felice.

“Non ti chiederei mai una cosa simile. Mi chiedo se tu sia davvero pronta ad affrontare tutto”.

La bionda guardò Regina che si era fatta pensierosa: “Certo che lo sono – e prese la mano stringendola – io ti amo. E non mi importa di altro”.

“Dovrai affrontare anche Killian” disse la prof.

“Lo farò, non è un problema. In fondo tra noi non c’è stato niente”.

Henry raggiunse le due donne e notò che si tenevano per mano, alzò lo sguardo verso Emma e disse: “Ma tu sei la fidanzata di mamma?”.

Emma sbarrò gli occhi e guardò Regina. La donna non rispose. “Signorina Swan che fa non risponde?” disse divertita la mora.

Emma non sapeva cosa dire balbettò qualcosa senza senso.

“Mi sembra in difficoltà” proseguì Regina, mentre Emma si faceva rossa in volto ed Henry sghignazzava.

“Tanto lo so che sei la fidanzata di mamma – disse alla fine il piccolo – me lo ha detto lei qualche giorno fa. Sono contento perché a me tu stai simpatica e poi perché ora mamma è felice!”.

Regina sentì le lacrime affiorare agli occhi, baciò suo figlio e lo strinse a sé, mentre il rossore abbandonava le gote della sua compagna.

 

*****************

La Mercedes nera di Regina si fermò nel parcheggio riservato ai professori. La mora si tolse gli occhiali da sole e strinse la mano di Emma che le sedeva a fianco.

“Pronta?” chiese la prof guardando intensamente gli occhi della bionda che annuì, anche se il suo cuore batteva forte.

Regina si avvicinò alla giovane donna e le stampò un bacio sulle labbra al quale Emma rispose con un sorriso compiaciuto.

“Andiamo allora, miss Swan” e le fece l’occhiolino.

Emma scese dalla macchina, Regina prese la borsa che teneva nel sedile posteriore, chiuse la vettura con il telecomando elettronico e insieme si avviarono verso il cancello d’entrata.

Fianco a fianco, le due donne varcarono l’ingresso accedendo al giardino, c’era il solito chiacchiericcio e la solita allegria di sempre. Ragazzi che ridevano, parlavano, si scambiavano appunti, libri e opinioni.

La bionda sospirò, si sentiva bene, era al fianco della donna che la faceva impazzire, cosa poteva esserci di meglio.

“Hey guarda chi c’è” disse un ragazzo indicando con la testa le due donne che avanzavano.

Killian si girò verso di loro.

“Mi sa che è meglio se indossi una gonna” disse un altro guardando il giovane.

Killian non rispose, visibilmente amareggiato per quanto stava vedendo.

“Non stanno facendo niente, sono solo entrate insieme a scuola” rispose.

“Come no, illuso!” sussurrò ancora l’amico.

“Ma che vuoi? - disse Killian spintonandolo e guardandolo con rabbia – lasciami in pace!” e si allontanò.

   
 
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