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Autore: The_Lock    30/10/2016    1 recensioni
Tyler, Sydney, Kyle, Lydia e Skylar sono i nuovi prescelti per difendere Kandrakar e l'equilibrio dell'universo. Nove sono le missioni che dovranno affrontare, e nove saranno i temibili nemici che minacceranno la Pace e le loro vite; sì perché questi nuovi nemici sono più sanguinari di qualsiasi altro nemico mai affrontato e, per cominciare in bellezza, i ragazzi saranno costretti ad andare alla ricerca del Cuore di Kandrakar
Genere: Avventura, Commedia, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Altro Personaggio, Hay Lin, Wilhelmina (Will) Vandom
Note: Lime, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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5.1 parte I; Missione 5: Questo non sono io

 

Skylar si svegliò nel pieno di un incubo. Il cuore batteva ancora forte, e un velato strato di sudore freddo copriva il suo corpo mentre il petto, affannato, era preso da forti scossoni per consentirgli di respirare meglio.

“Tutto ok?” domandò Lydia, con voce assonnata e toccandogli la spalla.

“Lydia? Che ci fai qui?” chiese Skylar, non ricordandosi di aver mai invitato Lydia a dormire con lui o... perché era solo in mutande? E perché Lydia aveva solo reggiseno e slip? Cosa diamine...
“Hai fatto un incubo?” domandò lei, massaggiandogli le spalle.

“S-sì.” rispose Skylar, più che mai confuso. Stava forse sognando ancora? Eppure le mani di Lydia erano fresche e morbide come si ricordava, e sentiva il suo respiro sul collo e il suo profumo di fiori ed erba appena tagliata.

“Lydia, perché sei qui?” domandò Skylar, aggrottando la fronte. Ma prima che la rossa potesse rispondere, la porta di camera di Skylar, da chiusa che era, cigolò e si aprì rivelando uno spicchio di totale oscurità.

“Vieni, torniamo a dormire.” disse Lydia, poggiandogli una mano sulla spalla, ma Skylar non rispose, troppo occupato a ricambiare lo sguardo che sentiva provenire dall'oscurità, quando poi il bruno decise di alzarsi in piedi.

“Sky! Che fai?” domandò Lydia “Torna qui.” ordinò con imperio.

“Vado a chiudere la porta.” rispose il bruno con naturalezza.

“Lasciala perdere.” disse Lydia con voce che tradiva una grande paura.

“Tranquilla.” le disse, poggiando la mano sulla maniglia.

“No, Sky! Torna qui! Lasciala così!” lo pregò, minacciando di alzarsi dal materasso. Skylar fece per chiudere completamente l'uscio quando poi sentì un sibilo. Lo sentì forte e ben definito eppure non capì un bel nulla, quindi, divorato dalla paura e dalla curiosità, Skylar spalancò di scatto la porta ignorando le urla di Lydia e fece un passo in avanti. Il ragazzo fu investito da una luce bianchissima e accecante, tanto che dovette coprirsi gli occhi con l'incavo dell'avambraccio, ma ecco che adesso iniziava nuovamente il sibilo, questa volta più forte di tutte le altre, più intenso e più composto da altre parole a lui sconosciute.

“Svegliati! SVEGLIATI!” si urlò, sbattendo le mani contro la testa, per poi sentirsi cadere ed atterrare su qualcosa di duro e di freddo. La luce del sole filtrava attraverso le persiane e la camera di Skylar era calma e tranquilla come al solito.

“Tesoro.” disse la madre, aprendo la porta e facendo sussultare il figlio. “Tesoro, tutto ok?”

 

“Sky... calmati, era un incubo!” disse Tyler, camminando insieme all'amico e a Kyle per il cortile della scuola.

“Direi più un sogno erotico, vista la presenza di Lydia in intimo.” scherzò Kyle, dando un colpo alla spalla del ragazzo.

“Non capite! Era un incubo così reale... sentivo le mani di Lydia e poi la porta si è aperta e... e mi son svegliato per terra.” sbottò, innervosito dalla poca partecipazione dimostrata dai suoi amici.

“Tranquillo, non diremo nulla a Lydia.” gli promise Tyler, dandogli una leggera gomitata, mentre i ragazzi venivano raggiunti da Sydney, Lydia e Lilian.

“Dire a me cosa?” domandò la rossa, togliendosi gli occhiali da sole per scrutare al meglio i suoi amici.

“Non pensavo di poterlo mai dire ma... mi mancava il Bukowski.” sospirò Sydney pronto, insieme al resto del gruppo, a sentire la campanella per l'ultimo-primo-giorno-di-scuola, come l'avevano battezzato Skylar e Tyler.

“Ci pensate che tra ex guardiane, encantados, vampiri e... mostri siamo riusciti ad arrivare al quinto anno con i voti intatti?” domandò Lydia, orgogliosa di se stessa.

“Parla per te... i miei voti non son migliorati.” disse Kyle.

“Ecco, meno dieci secondi.” disse Tyler, osservando l'orologio e ragazzi presero posizione a pochi metri dall'ingresso, prendendosi tutti per mano.

“Cinque...” disse Tyler.

“Quattro...” sorrise Lydia.

“Tre...” gridò Kyle.

“Due...” aggiunse Sydney,

“Uno.” sbuffò Skylar.

 

La campanella non suonò, ed i ragazzi, così come gli altri studenti della scuola, rimasero parecchio interdetti da quel meccanismo che, come un orologio svizzero, ordinava e regolava la vita degli studenti senza mai secondi di ritardo.

“Oh, che sfiga però!” borbottò Tyler, rompendo il contatto con gli altri.

“Bé, vogliamo rimanere qui impalati?” domandò Lilian.

“Se la campanella non suona, chi sono io per prendere iniziativa?” domandò Kyle, facendo ridere i suoi compagni, ma ecco che poco dopo sbucò l'ormai preside Brown con un megafono in mano che invitava gli studenti ad entrare.

“Solo perché la campanella non suona, non vuol dire che sia vacanza! Forza, muovetevi!” urlò il preside, e tutti i ragazzi, chi con volto mogio, chi con volto ottimista, si diressero all'entrata e verso le macchinette del caffè per il rituale caffè mattutino.

“Sapete... essendo l'ultimo anno, le cose possono andare solo in due modi.” spiegò Tyler.

“Oh sentiamola, questa teoria!” mormorò Sydney, volgendo gli occhi al cielo mentre si portava alle labbra il primo sorso di caffè mattutino.

“Le cose possono andare o decisamente bene o decisamente male.” spiegò il rosso.

“Ty... è una teoria orribile.” mormorò Lydia, con un sospiro.

“CHE CI FATE ANCORA QUI?” urlò il preside Brown attraverso il suo megafono, facendo sussultare i ragazzi. “IN CLASSE, FORZA!”

 

“Ah!” mormorò Kyle, massaggiandosi le tempie con grande energia. Il moro, Sydney e Skylar erano seduti vicino durante la lezione di letteratura francese, mentre Tyler e Lydia frequentavano economia due classi più in là.

“Che c'è?” domandò Sydney.

“Da un po' di giorni ho un'emicrania terrificante.” spiegò Kyle, ma i due furono subito richiamati dalla professoressa Paresse, un donnone che osava arrischiare le proprie caviglie con dei tacchi che neanche Lydia avrebbe osato indossare tutti i giorni.

Dopo aver chiesto velocemente scusa, i due ragazzi smisero immediatamente di parlare, e Kyle cercò di concentrandosi prendendo gli appunti, ma ben presto vi rinunciò, sapendo comunque di poter contare su quelli di Sydney e Skylar. Il moro si voltò a guardare il bruno e vide l'amico con lo sguardo perso nel vuoto, gli occhi grigi fissi su un punto così dimensionalmente lontano che Kyle si chiese se, effettivamente, Skylar stesse davvero bene.

Un'altra fitta alla testa lo distrasse e il moro si impose di calmarsi e di respirare a fondo quando, il suo cervello avverti qualcosa di sconcertante.

“Cavolo, oggi devo andare a far la spesa.” sentì dire da una voce femminile. Il moro sussultò e si guardò attorno, cercando la fonte di quella frase, ma nessuno dei suoi compagni sembrò averla sentita. Eppure lui l'aveva captata in modo così chiaro e limpido che stentava a credere di essersela immaginata. Il moro ripeté il processo e questa volta sentì un suono diverso e nuovamente ben distinto. Era il rumore simile ad un'interferenza radiofonica, ma in classe non vi erano radio e proveniva dalla sua sinistra, vale a dire da Skylar. Il moro osservò di nuovo l'amico che appariva più pallido ed emaciato di prima, tanto che si preoccupò. Kyle si concentrò con tutte le sue forze nel captare meglio quel rumore che proveniva da Skylar, ma quando fu sicuro di aver capito qualche parola, ecco che la campanella suonò facendogli perdere il filo del discorso.

 

“Qual è il tema della festa di inizio anno, questa volta?” domandò Lydia, bevendo un sorso d'acqua.

“Il male.” scherzò Sydney, facendo sorridere tutti al tavolo, tranne Skylar e Kyle. Il primo era parecchio assente quel giorno, mentre il secondo non riusciva più a sentire nessun rumore e nessuna voce, non riuscendo a non sentirsi alquanto stranito da quest'esperienza.

“Ehi, voi due? Siete qui con noi?” domandò Tyler, ed i due annuirono. “Con chi verrete al ballo?”
“Credo da solo. Penso che a Stefano non piacciano queste cose da ragazzi!” spiegò Kyle, riprendendo il buon umore.

“Da solo anche io!” annunciò Skylar.

“Quindi, Lilian ed io a parte siete tutti soli?” domandò Tyler.

“Sì, esatto Ty! Puoi vantarti di essere l'unico accompagnato al ballo per la prima volta in assoluto.” lo anticipò Lydia, sorridendogli.

“AH! SFIGATIII!” scherzò, puntando l'indice verso i suoi amici che subito gli restituirono l'insulto, tornando a ridere sereni, tutti tranne Skylar che si alzò improvvisamente dal tavolo.

“Ragazzi, scusate. Non mi sento troppo bene, è meglio se vado a casa.” spiegò.

“Vuoi che ti accompagno?” si offrì Tyler, ma lui fece di no con il capo, sollevò il suo vassoio dal tavolo e si allontanò, sparendo dietro la porta come un fantasma.

“Voi... voi state bene?” domandò Kyle e gli altri lo guardarono come avesse chiesto loro se volessero del veleno per colazione. “Non... ehm... non sentite nulla?” domandò ancora.

“Cosa intendi?” domandò Lydia.

“Voi... non avete sentito nulla in questi giorni? Qualcosa che magari... che magari non vi spiegate?” chiese, corrugando la fronte.

“Kyle, mi stai spaventando.” mormorò Tyler.

“Cosa senti?” chiese Sydney.

“N-niente...” disse, facendo spallucce e lasciando cadere l'argomento.

 

Skylar entrò dal cancello che dava al piccolo giardino di casa sua e raccolse le chiavi dalla tasca, desideroso di addormentarsi e dimenticare quella strana sensazione che aveva addosso da quella mattina. Fece per infilare la chiave nella fessura quando la porta si rivelò semi aperta.

“Mamma?” domandò, entrando e vedendo la casa stranamente scura. Skylar chiuse la porta a chiave e provò subito ad accendere la luce, ma l'interruttore di casa non andava, allora si fece coraggio e si diresse verso la cucina.

“Phoebe?” chiamò, sperando almeno di trovare sua sorella minore a casa.

“Papà?” ma non ricevette risposta. Un gran freddo lo investì all'improvviso e nuvole di vapore si condensavano dalla sua bocca. Skylar si abbracciò, tremando dal freddo, quando un forte rumore proveniente dal piano di sopra lo fece rabbrividire di una paura gelida.

“C'è qualcuno?” domandò, ritornando in soggiorno, ma non ricevette risposta se non un secondo tonfo. Facendosi coraggio, Skylar salì le scale sentendo il freddo aumentare ad ogni gradino, per poi arrivare al pianerottolo.

“Artù?” domandò, chiamando il suo labrador. Ecco che un terzo tonfo rimbombò per casa, così forte e sordo che Skylar sentì persino le propria ossa essere percosse da quel suono. Preso dalla paura, Skylar si diresse correndo al fondo della scala ma si bloccò ancora, vedendo la porta socchiusa, sebbene si ricordasse di averla chiusa a chiave poco prima. E dov'era finito il sole? Perché s'era fatto d'un tratto buio anche per strada?

“Skylaaaar.” disse una voce al di là della porta ed il bruno divenne pallido come un lenzuolo, sapendo bene di non esserselo immaginato.

“Chi è?” domandò con un filo di fiato.

“Sono io! Sono Skylar!”

 

Il suono del telefono catapultò Skylar alla realtà. Era Tyler che lo chiamava per chissà quale ragione, ed il bruno era ancora così sconvolto dal sogno che per poco non gli cadde il cellulare dalle mani tremanti e malferme.

“S-sì?” domandò il bruno, passandosi una mano sulla fronte madida di sudore.

“Ti va di uscire, stasera?” domandò Tyler con voce roca.

“N-no, non sono in forma. Credo di avere la febbre.” ipotizzò, sentendo il sudore scendergli lungo la schiena.

“No che non ce l'hai! Dai, esci con noi!” lo pregò.

“Tyler, no...” sbuffò, sull'orlo del pianto.

“Che ti costa? Tanto la porta di casa l'hai lasciata già aperta!” disse, ed il bruno si irrigidì completamente, come fosse stato trasformato in una statua di pietra.

“C-che hai detto?”

“Che hai lasciato la porta aperta. Anche quella di camera.” spiegò Tyler.

“No, quella di camera è chius...” rispose Skylar, ma non finì la frase che l'uscio cigolò, aprendosi leggermente.

“Tyler, se è uno scherzo...”

“No, Sky! Non è uno scherzo!” ringhiò la voce, rivelandosi non più Tyler ma qualcun altro. Skylar scattò in piedi e si diresse a chiudere la porta, facendo peso con tutto il proprio corpo per evitare che quella persona entrasse, chiunque essa fosse.

“Vai via!” urlò il bruno, e subito il cellulare azionò autonomamente il vivavoce.

“Skylar! Guarda che se non esci... ti vengo a prendere!” ringhiò la voce, e subito la porta iniziò a tremare sotto fortissimi colpi e scossoni.

“VAI VIA! LASCIAMI...”

 

“...SOLO!” urlò Skylar, trovandosi a letto. Il bruno prese il cellulare e vide che erano le 4:35 del pomeriggio. Aveva dormito solo due ore eppure quei sogni erano stati i peggiori della sua vita. Così vividi e così terrificanti che a stento poteva prendere in considerazione l'idea di riaddormentarsi.

Il bruno si alzò per andare a bere, ma in quel momento la porta cigolò ancora, facendogli prendere un infarto, per poi calmarsi quando vide che Artù, il suo cane, era venuto per fare le feste al suo padrone.

 

Le porte della palestra si aprirono e i cinque ragazzi più Lilian e Banquo comparirono sulla pista da ballo, diretti come frecce al loro tavolo.

“Ho riversato il tavolo migliore per noi! Essere l'organizzatrice ha i suoi vantaggi!” cinguettò Lilian, camminando mano per la mano con Tyler.

Lydia, vestita ovviamente al massimo con un lungo vestito verde pastello che ne risaltava gli occhi, scoccò un'occhiata preoccupata in direzione di Skylar. L'amico era taciturno da tutta la settimana: non era più quel simpaticone che era prima e la cosa la preoccupava abbastanza profondamente, così come preoccupava gli altri ragazzi.

“Alla fine Stefano non l'hai invitato!” disse Banquo, rivolto a Kyle.

“In realtà arriva più tardi” sorrise, facendo spallucce “Sono sicuro si sarebbe annoiato a passare tutta la serata qui.” spiegò. “E tu perché non hai invitato Vyvyen?” domandò, con sorriso complice.

“Non sarebbe potuta venire questo week-end, ma a breve andrò a visitarla.” spiegò il riccio, ricambiando l'espressione complice dell'amico.

“A chi va del pounch?” domandò Sydney, offrendosi per andare a prenderlo, e tutti i ragazzi alzarono la mano.

“Ti do una mano.” si offrì Tyler, accompagnando l'amico fino al tavolo in cui veniva servita la bevanda.

Appena furono lontani, il rosso non poté trattenersi dal chiedere al biondo se almeno lui si sentisse bene, visto che Skylar sembrava sempre stanco e Kyle accusava quell'emicrania da almeno una settimana.

“Sì, sto bene. Sarà lo scompenso ormonale.” ipotizzò il biondo, riferendosi agli altri due amici.

“Sarà... siamo così abituati ai problemi sovrannaturali che quelli normali ci fanno paura.” spiegò, sorridendo tra sé e sé.

Il biondo girò il mestolo argentato e studiò a lungo la bevanda, trovandola troppo densa per essere un pounch dall'aspetto invitante. Ed era così rosso che quasi sembrava nero.

“Che fai?”
“Sembra fango!” si lamentò il biondo, versando un bicchiere e portandolo vicino al naso per annusarne l'odore e poi allontanarlo, disgustato. Tyler prese il bicchiere e ne assaggiò un sorso.

“Non è il miglior pounch della mia vita, ma non è così terribile.” disse, porgendo il bicchiere al biondo. Sydney lo assaggiò, mandando giù un sorso, ma quando la sua lingua riconobbe il sapore, Sydney risputò tutto, macchiando la camicia bianca di Tyler.

“SYDNEY! PERCHE'?” domandò il rosso, come ad accusarlo di alto tradimento.

“Non è pounch!” mormorò il biondo, subito coprendosi la bocca e allontanandosi dalla palestra, facendo più in fretta possibile per uscire. Quando fu fuori, Sydney si appoggiò al muro, non curante della camicia celeste che avrebbe potuto macchiarsi e cercò di respirare profondamente per evitare la nausea, ma quando il suo cervello ricordò a Sydney la sensazione di quel liquido denso nella sua bocca, il biondo si piegò e vomitò.

“Sei serio?” domandò una voce e Sydney si accorse- troppo tardi -di aver vomitato sulle scarpe di qualcuno.

“Syd... vedo che hai conosciuto Stefano.” mormorò Kyle, raggiungendo i due.

  
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