Storie originali > Storico
Segui la storia  |       
Autore: Eilan21    07/01/2017    7 recensioni
Svezia, 443 dC. Con la morte del re, la successione al trono è incerta. La gloriosa Stirpe del Drago, che ha governato la Svezia per oltre trecento anni, rischia di estinguersi e precipitare il paese in un'era di guerre e anarchia. Tutte le speranze di un popolo sono riposte in Arianrhod, l'ultima erede della casata reale, una bambina di soli quattro anni.
Genere: Angst, Avventura, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Cross-over | Avvertimenti: Violenza | Contesto: Antichità, Medioevo
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

16358383-1482966728410214-519316908-n





Ragnhild conosceva Arianrhod da poche settimane, ma il fatto di aver trascorso quasi tutto il suo tempo libero con lei le aveva avvicinate moltissimo. In lei la giovane danese aveva trovato una vera amica, una persona di spessore, non banale come tante dame che popolavano la corte di re Frode. A lei era riuscita a confidare il suo più grande segreto, il cruccio che aveva nascosto a tutti. Ed anche Arianrhod aveva dimostrato di fidarsi di lei rivelandole il sentimento che univa lei e il giovane cavaliere, Gareth.

In un certo senso era una coincidenza curiosa che entrambe soffrissero per un motivo simile, per un amore che difficilmente allo stato attuale delle cose avrebbe potuto realizzarsi. Il motivo era lo stesso, anche se i ruoli erano ribaltati: Gareth era di rango troppo basso per Arianrhod ed era Ragnhild invece ad esserlo per il principe. C'era un tacito accordo tra di loro di non parlare più di questo doloroso argomento. E in effetti dalla prima volta in cui si erano confidate a vicenda non ne avevano più parlato, né avevano posto domande spinose. C'erano segreti che era meglio non approfondire. Tutto questo però le aveva unite ancora di più, le aveva rese sorelle in un comune destino.

Da quella mattina Arianrhod però non si trovava da nessuna parte e non era da lei quel comportamento. Ragnhild l'aveva aspettata trascorrendo la mattinata a cardare e filare la lana con le altre dame, ma con la mente e lo sguardo sempre rivolti alla porta nell'attesa che lei le raggiungesse. Arianrhod era già piuttosto abile in quelle mansioni, che erano state per lei pane quotidiano alla fattoria dei suoi genitori adottivi. Sapeva anche utilizzare il telaio per cucire gli abiti, ma era totalmente ignorante sul ricamo, un'attività di solito riservata alle classi nobili che potevano permettersi di perdere tempo in simili frivolezze. Ragnhild aveva cercato di insegnarle e Arianrhod si era docilmente applicata, ascoltando gli entusiastici consigli dell'amica. Ma continuava a ritenere il ricamo un'assurda futilità, completamente fuori dalle sue corde.

Comunque fosse, quella mattina e fino al primo pomeriggio non si era fatta vedere e Ragnhild aveva trascorso il tempo aspettandola e sorbendo di malavoglia lo stupido chiacchiericcio e i pettegolezzi delle altre donne.

Appena era riuscita a liberarsi era andata ad assistere alla lezione d'armi, sperando che Arianrhod si trovasse lì. Combattere era un'attività che la appassionava infinitamente più di qualsiasi lavoro femminile. Gli uomini della Guardia Bianca erano lì e c'erano anche Gareth ed il suo amico Östen, ma Arianrhod non si trovava da nessuna parte. Ragnhild lanciò un'occhiata distratta al bel cavaliere che aveva rubato il cuore della sua amica e notò che, diversamente dal solito, sembrava avere un'espressione tesa e preoccupata. Era pallido, la bocca tirata e lo sguardo distratto.

Ragnhild decise di avvicinarsi a lui, sperando che almeno lui potesse dirle dove si trovava Arianrhod.

Cavaliere”, lo chiamò con voce timida.

Gareth sobbalzò. Sembrava seriamente teso, pensò Ragnhild. Abbassò lo sguardo sulla piccola figura femminile che gli era apparsa al fianco e fece un sorriso forzato.

Oh siete voi, signora” disse, passandosi una mano fra i capelli. Ragnhild si chiese se non avesse sperato di vedere qualcun altra in realtà. “Ditemi, in cosa posso esservi utile?”

Anche Östen, che si trovava al fianco dell'amico, rivolse l'attenzione a lei. Ragnhild si sentì intimidita: non era nel suo carattere riuscire a parlare in modo diretto alla presenza di altre persone, soprattutto uomini.

Mi chiedevo se oggi aveste visto la vostra regina, cavalieri... stamattina non è venuta nelle stanze delle donne.”

Un lampo di allarme passò negli occhi grigi di Gareth. Aggrottò le sopracciglia ed era sul punto di dire qualcosa, quando Östen gli mise una mano sulla spalla e lo guardò brevemente prima di prendere la parola.

Avete già controllato nella sua stanza mia signora? Può darsi che non si senta bene oggi e abbia deciso di rimanere lì.”

Ragnhild annuì, poco convinta. Tuttavia non le costava nulla seguire il suggerimento, quindi si congedò dai due uomini e si diresse verso la stanza di Arianrhod.

Durante il tragitto rifletté che Gareth sembrava molto turbato per qualcosa, e a disagio ogni volta che Arianrhod veniva nominata. Essendo al corrente di ciò che c'era tra di loro Ragnhild poteva comprenderne facilmente la ragione. Ma perché quella preoccupazione, quel turbamento nel suo sguardo? Quando Östen era intervenuto le era quasi sembrato che tentasse di proteggere l'amico, prendendo le redini di una conversazione in cui lui avrebbe potuto fare o dire qualcosa di avventato, o magari preoccuparsi per niente.

Quando aprì la porta della sua stanza, pochi minuti dopo, Ragnhild scoprì con disappunto che Arianrhod non c'era. Il suo letto era stato rifatto e Gerda stava finendo di rassettare la stanza. Quando udì la porta girare sui cardini, la ragazza si voltò.

Posso fare qualcosa per aiutarvi, lady Ragnhild?” chiese alla nuova arrivata.

Stavo cercando la principessa, Gerda. Non è qui?”

L'ancella la guardò confusa.

No... è uscita stamattina presto, a cavallo.”

Da sola? Ma è pericoloso! Non dovrebbe andarsene da sola per i boschi in questo modo”, esclamò Ragnhild preoccupata.

Se posso essere schietta, milady”, cominciò Gerda, “questa mattina la principessa mi è sembrata molto turbata. Sono preoccupata per lei.”

Sai perché fosse turbata?”

Non lo so, ma spero che torni presto. Non sono tranquilla a saperla lì fuori, da sola.”

Neanch'io”, disse Ragnhild, più a se stessa che a Gerda. Guardò fuori dalla stretta finestra della stanza: si era alzato il vento, che scuoteva con forza le cime degli alberi lungo il suo cammino.


***

Arianrhod si strinse nel mantello mentre cavalcava, perché il vento che aveva cominciato a soffiare forte le si opponeva con prepotenza. Raggiunse il bosco che cresceva alle spalle della città, dove era andata a caccia con suo zio subito dopo il suo arrivo in Danimarca. L'estate era ancora al suo apice e le temperature non erano fredde, ma il vento si stava rivelando davvero fastidioso. Il suo cavallo non lo gradiva, e glielo faceva capire scartando continuamente, finché Arinarhod decise di scendere e condurlo per le briglie. Il bosco intorno a lei era deserto, solo i piccoli animali che lo abitavano erano testimoni del suo passaggio. Alzando lo sguardo vide due scoiattoli dalle sfumature rossastre e dalla lunga coda arcuata inseguirsi su di un ramo, e alcuni uccelli stagliarsi contro l'intenso azzurro del cielo.

Solo il tonfo sordo degli zoccoli del cavallo sul terreno e l'ululato del vento spezzavano il silenzio e la solitudine che la circondava. Sapeva che non avrebbe dovuto lasciare il castello da sola, che era rischioso e avventato. Ma aveva bisogno di stare sola, di uscire da quelle quattro mura per riflettere sulla decisione più difficile che avesse mai dovuto prendere in vita sua.

Era trascorsa solo una notte da quando aveva rivelato a Gareth ciò che non avrebbe mai voluto dirgli. In cuor suo aveva temuto la sua reazione fin da quando aveva capito di essere incinta. Sapeva che la notizia avrebbe avuto conseguenze serie.

Appena gli aveva annunciato il suo stato Gareth aveva dovuto sedersi, per non rischiare di crollare. Era rimasto senza parole per parecchio, con il viso nascosto tra le mani.

Lei gli si era inginocchiata davanti per guardarlo in viso. Quando aveva percepito la sua presenza accanto a sé lui l'aveva abbracciata stretta, nascondendo il viso nella fragranza della sua chioma.

Perdonami”, le aveva detto. “Non avrei mai dovuto farti questo. Se potessi tornare indietro, io...”

Cosa avresti fatto, allora?” lo aveva sfidato Arianrhod. E prima che lui potesse replicare aveva aggiunto. “Non è colpa tua, Gareth... e non mi pento di quello che c'è stato tra noi.”

E' solo colpa mia invece, avrei dovuto stare più attento. Non avrei mai voluto che fossi tu a portare il fardello dei miei errori.”

Cosa facciamo adesso?” aveva chiesto Arianrhod con voce tremante. Il loro bambino era dunque un errore per lui?

Se prima avevamo poca scelta direi che ora non l'abbiamo per niente.”

Intendi dire che...?”

Da quanto aspetti?”

Non lo so con esattezza”, mormorò Arianrhod. “Poche settimane...”

Abbiamo ancora tempo. Devi sposare Hrolf il prima possibile.”

Dovrei fargli credere che il bambino sia suo? È il tuo bambino, Gareth!”

Seppe di averlo colpito, perché la sua espressione si trasfigurò di dolore.

Non abbiamo altra scelta, Arianrhod. Se si viene a sapere non potrai più sposarlo, non avrai l'appoggio di tuo zio.”

Aveva ragione. Aveva dannatamente ragione. Fallo per me, le aveva detto. Arianrhod provò un moto di invidia. Come riusciva ad essere così altruista, a pensare solo al suo bene? Riusciva a spingerla a sposare un altro solo perché era la scelta migliore per lei, anche se significava che avrebbe dovuto rinunciare per sempre a lei e al loro bambino. Arianrhod non credeva di possedere altrettanta forza d'animo.

Completamente assorta nel rievocare la cruciale conversazione della sera prima, la ragazza si spinse più in fondo nel bosco, seguendo un largo sentiero, senza quasi rendersene conto. Il paesaggio intorno a lei sembrava immutabile, un infinito tappeto di foglie secche orlato da alberi carichi di fogliame che stormiva al vento.

Un rumore improvviso la ridestò dai suoi pensieri, facendola trasalire. Agendo di istinto e con la prontezza dei suoi riflessi, Arianrhod sguainò la spada degli Yngling che portava al fianco, puntandola nella direzione dalla quale proveniva il rumore.

Chi è là?” chiese ad alta voce.

Dal folto dei cespugli uscì una figura nota. Morcant, il capo del contingente del Piccolo Popolo, seminudo e armato di lancia.

Ah sei tu!” esclamò Arianrhod sollevata, rinfoderando la spada.

I miei esploratori avevano ragione dunque”, disse Morcant. “Sei proprio tu che ti aggiri per la foresta. Cosa ci fai qui tutta sola, anam-madhad?”

Anima di lupo. Così l'avevano ribattezzata i suoi nuovi fratelli quando avevano saputo come era sopravvissuta ai lupi durante la sua iniziazione, e Arianrhod si era ormai abituata a quell'appellativo.

Avevo bisogno di allontanarmi dalla corte per un po'”, rispose al piccolo uomo.

Vedo che hai dei pensieri, pensieri che ti turbano... vuoi parlarmene?”

Ti ringrazio, ma è qualcosa che riguarda solo me.”

Morcant annuì sorridendo, per niente offeso dalle sue parole.

Ti dispiace se ti accompagno nella tua passeggiata allora? Ho il dovere di proteggerti, e questi boschi possono essere pericolosi.”

Arianrhod intuiva che quella era solo una scusa. Morcant sapeva molto bene che lei era in grado di cavarsela da sola con i pericoli del bosco. Non l'avrebbero mai sottoposta a quella prova così rischiosa altrimenti.

Camminarono per un po' in silenzio. Morcant sembrava del tutto a suo agio nel bosco; apparteneva ad esso come un albero o un orso.

Ti sei comportata come un grande comandante dovrebbe fare, durante il consiglio. Siamo molto fieri della nostra sorella di sangue”, disse ad un certo punto il guerriero. Arianrhod, confusa, impiegò qualche secondo a capire che si riferiva all'episodio in cui aveva affermato il proprio ruolo, di fronte a tutti i suoi generali, colpevoli di non averla messa a parte del viaggio verso la Danimarca.

La forza ci viene dalla saggezza”, continuò Morcant senza attendere una replica. “La saggezza ci viene dal comprendere quando è il momento di agire, e sopratutto come agire.”

Vedi quel ramo?” disse indicando un ramo basso. “E' secco ed è ideale per costruire una lancia come la mia. Sarebbe semplice staccarlo dal suo tronco, ma è anche semplice commettere errori. Se applichiamo troppa forza, il ramo si spezzerà a metà e sarà inutilizzabile; al contrario, se ne applichiamo poca non otterremo niente. Il ramo resterà lì dov'è e niente cambierà.”

Non credo di capire cosa intendi, Morcant”, confessò malvolentieri Arianrhod.

Forse non lo comprendi ora, anam-madhad, ma questo è normale. Ricordati che se cerchi qualcosa che non vuoi trovare, questo finirà per trovare te. Se ti sforzi di cercare qualcosa che vuoi con tutte le tue forze è il momento in cui non la troverai.”

Arianrhod era sempre più confusa. Sapeva che quello era il modo di esprimersi del Piccolo Popolo, il modo in cui coloro che vi appartenevano trasmettevano la loro saggezza alle nuove generazioni, ma forse lei era parte della loro tribù da troppo poco tempo per poterne comprendere il linguaggio. Comunque Morcant le aveva dato qualcosa su cui riflettere, anche se al momento le sue parole era oscure per lei.

Io.. credo di dover tornare al castello ora, Morcant. Mi sono allontanata fin troppo e cominceranno a cercarmi.”

Ti lascio ai tuoi pensieri. Se hai bisogno di noi sai dove trovarci.”

Vi manca qualcosa all'accampamento? Avete bisogno di provviste o altro?”, gli gridò dietro Arianrhod, mentre l'uomo già si allontanava. Dopotutto era lei la loro comandante ed era responsabile del loro benessere, come di quello di ogni altro soldato o cavaliere.

Abbiamo tutto quello che ci serve, grazie anam-madha. Il bosco è la nostra casa e gli alberi nostri fratelli”, rispose l'uomo prima di sparire alla vista.

Arianrhod rimontò a cavallo. Il vento era calato e il sole del pomeriggio proiettava una luce più tenue. Procedendo piano, al passo, si diresse in direzione di Odense.

Si toccò il ventre, lì dove stava crescendo quella nuova vita, ancora così fragile e indifesa. Quel gesto la fece pensare ad Enid, e al fatto che ora lei si trovava nella stessa condizione dell'amica. Ormai doveva essere vicina al parto, forse mancava meno di un mese.

All'improvviso il suo cavallo si impennò sulle zampe posteriori, lanciando un nitrito. In mezzo al sentiero era comparso un lupo, come sbucato dal nulla. Arianrhod calmò il cavallo con delle pacche sul collo e qualche parola in tono rassicurante. Il cuore le batteva forte nel petto, ma non per la paura. Quel lupo era molto simile a quello che lei aveva risparmiato durante la sua prova, ma non poteva certo essere lo stesso.

L'animale la guardava negli occhi senza paura, ma non fece il gesto di attaccarla.

Forse non ora, ma presto comprenderai aman-madhad, le aveva detto Morcant.

Arianrhod sostenne lo sguardo del lupo finché questi non riprese il suo cammino, senza cercare di farle del male né di avvicinarsi a lei.

I suoi pensieri erano confusi, mentre cavalcava verso il castello, e le parole di Morcant ancora enigmatiche. Ma Arianrhod aveva preso la sua decisione.


***

Dopo aver lasciato il cavallo agli stallieri andò dritta allo studio privato del re. Avrebbe parlato con lui e con nessun altro della sua decisione. Non voleva nessun intermediario che parlasse per lei questa volta.

Nipote!” esclamò sorpreso Frode, trovandosela di fronte senza preavviso. “Non ti aspettavo. Vieni, siediti qui.”

Ti ringrazio zio, ma preferisco restare in piedi. Non ci metterò molto a dirti quello che devo.”

Come vuoi allora, mia cara. Sai che qualsiasi cosa posso fare per te, non hai che da chiederlo.”

Arianrhod prese un respiro profondo. “La prima cosa che voglio chiederti non è per me, ma per una cara amica.”

La conosco?” chiese il re con sguardo perplesso.

Sì è la tua pupilla, Ragnhild di Stormare. Vorrei chiederti di prendere in considerazione il suo fidanzamento con tuo figlio, il principe Halfdan.”

Frode strabuzzò gli occhi dalla sorpresa.

M-mio figlio?”

Proprio così. I due giovani nutrono forti sentimenti l'uno per l'altra.”

E' strano. Mio figlio non mi ha mai detto niente al riguardo. Eppure lui non è certo il tipo d'uomo che ha paura di dirmi qualcosa in faccia.”

Forse non lo ha fatto perché pensava che non avresti accettato la loro unione...”

In effetti vorrei proprio sapere perché dovrei accettare un simile legame. Non mi sembra che vada a particolare vantaggio di mio figlio.”

Arianrhod sospirò. Si aspettava una simile obiezione da parte del sovrano. Ma lei sapeva cosa doveva fare.

Dovrai farlo se vuoi che io accetti di mettere Hrolf sul trono di mio padre. Questa è la condizione che pongo al nostro patto, e ti avverto: è inderogabile.”

Frode parve prima indignato dall'audacia della nipote, ma dopo qualche secondo scoppiò fragorosamente a ridere.

E' così, dunque. Dovevo aspettarmelo. Non sei certo una sprovveduta, cara nipote. Lasciami dire che sei la degna erede della tua stirpe e che chiunque pensi di poterti mettere nel sacco tanto facilmente resterà deluso.”

Confido che tu non lo pensassi, caro zio”, disse Arianrhod con un sorriso ironico.

Mai! Sul mio onore”, dichiarò il re, portandosi una mano al petto ed alzando l'altra in un gesto solenne.

E così sia, allora. Tu sposerai mio figlio minore e, se è quello che davvero Halfdan vuole così ardentemente, sposerà Ragnhild.”

Abbiamo un accordo, dunque?” chiese Arianrhod tendendogli la mano.

Lo abbiamo”, rispose il sovrano stringendogliela.





Nota dell'autrice: Ciao a tutti carissimi! Ecco il nuovo capitolo, in cui vengono prese alcune decisioni importanti. Arianrhod è riuscita ad essere altruista, proprio come lo è stato Gareth nello spingerla tra le braccia di Hrolf. Avrà fatto bene? Che ne pensate? Spero che il capitolo vi sia piaciuto!

Alla prossima,

Eilan


   
 
Leggi le 7 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Storico / Vai alla pagina dell'autore: Eilan21