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Autore: emychan    10/06/2009    5 recensioni
Pairing:Rogan con qualche accenno a Magneto/Mistica! X-men 3 ci ha lasciati con una pace temporanea e una cura che ha privato molti personaggi dei loro poteri,ma cosa accade quando essa è solo temporanea?Come si vendicherà Magneto degli x-men?Mistica tornerà con lui?E Rogue come farà ad affrontare di nuovo la sua mutazione?Questo ed altro nella mia storia!
Genere: Romantico, Azione, Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Erick Lensherr/Magneto, Raven Darkholme/Mistica, Anna Raven/Rogue, Logan/Wolverine
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Disclaimers: I personaggi degli x-men appartengono agli aventi diritto,io li uso gratuitamente e solo per divertimento personale!


Note: Ambientata poco dopo la fine di x-men 3,si rifà solo ai contenuti dei film (anche perché non ho mai letto il fumetto),non ho idea di quanti anni abbia Rogue,ma immagino sia dai 18 in su,perciò farò come se ne avesse 20..:PP


In corsivo I pensieri.


X-men 4 : La rivincita di Magneto.


Cap.1: Eric


Era un pomeriggio assolato come tanti altri, il vento leggero si muoveva tra le foglie degli alberi.

Ragazzi e ragazze correvano lungo i viottoli alberati. Altri andavano in bicicletta ridendo e chiacchierando di cose futili e superficiali.

A nessuno di loro sembrava importare come la sua vita fosse finita in un solo attimo di disattenzione.

Venne distratto da un fruscio d'abiti, un ragazzo dai corti capelli rossi si era seduto all'altro capo del tavolo “Giochiamo a scacchi, nonnetto?” un sorriso malizioso gli illuminava il volto dai tratti grossolani.

Eric, non lo degnò nemmeno di uno sguardo.

Detestava quei mocciosi arroganti e irrispettosi, se solo avesse avuto i suoi poteri... No,non pensarci...

Erano già passati sei mesi, sei lunghi mesi da quando aveva perso la sua battaglia contro gli umani e si era ritrovato suo malgrado a far parte delle loro schiere.

Adesso se ne stava in uno stupido parco a giocare a scacchi con sconosciuti dalla dubbia intelligenza: Eric Leshnerr era proprio caduto in basso e lo aveva fatto con una tale velocità e da una tale altezza da meritarsi un premio.

In un secondo tutto ciò che era stato, che aveva posseduto, tutto il potere, gli ideali, la sua stessa identità, erano scomparsi. Come fosse stato solo un lungo sogno dal quale si era svegliato per rendersi conto di non avere nulla.

Non pensava che fosse una fine ingiusta, probabilmente era il finale più adeguato a qualcuno come lui.

Un uomo così pieno di colpe, di tradimenti, di inganni e violenza... aveva sempre creduto che prima o poi il destino lo avrebbe punito, solo non aveva mai creduto che il conto sarebbe stato tanto salato. La morte sarebbe stata preferibile a quell'umiliazione.

Aveva perso se stesso.

Non era più un mutante.

Non apparteneva più al loro mondo.

Non sei più una di noi.

Di nuovo il volto di Mistica tornò a cacciare i suoi pensieri.

Ultimamente non faceva che pensarla, la ricordava così come l'aveva vista l'ultima volta: inerme e spaventata, con i grandi occhi verdi spalancati in supplica Eric..., l'aveva lasciata indietro senza un secondo sguardo, senza alcun ripensamento.

L'aveva abbandonata a se stessa. In quel mondo che non l'aveva mai voluta e dal quale l'aveva salvata tanti anni fa.

Cosa aveva provato in quei minuti? Aveva sentito il vuoto,la confusione, la paura che aveva sentito lui?

Aveva finito con lo specchiarsi per ore senza riuscire a riconoscersi in quel volto riflesso?

“Allora?Cos'hai, sei sordo?”

Il ragazzino sembrava sempre più seccato, Eric scosse la testa senza rispondergli, che se ne andasse. Non poteva sopportare quella voce stridula e infantile.

Indifferente lo guardò alzarsi mormorando qualcosa tra sé ed allontanarsi, tornò a fissare gli scacchi di metallo, si concentrò con la stessa vaga speranza che provava ogni volta, ma nulla si mosse...

La punizione è adatta al crimine... sorrise amaramente al pensiero, mai parole furono più vere.

E, tra tutte le sue colpe, l'abbandono di Mistica era senza dubbio quella che pesava di più.

Quando l'aveva trovata, tanti anni prima, era solo una bambina impaurita e infreddolita. I suoi genitori avevano cercato di ucciderla abbandonandola a se stessa.

Era fuggita per miracolo da quella gabbia che era diventata la sua casa, con una pallottola nell'addome che la uccideva lentamente e l'animo ferito a morte da chi avrebbe dovuto amarla.

Tutto per una mutazione di cui non aveva colpa, su cui non aveva controllo, ma che la rendeva un mostro agli occhi di tutti.

Nonostante ciò aveva vagato per le strade col suo vero aspetto alla ricerca di qualcuno che l'accettasse per ciò che era e non per ciò in cui poteva trasformarsi e lui le aveva dato quell'aiuto,l'aveva presa con sé senza pensarci due volte.

Lei non aveva mai chiesto perché la volesse tenere, perché volesse prendersene cura e lui non lo aveva mai spiegato.

Non le aveva mai rivelato cosa aveva visto nei suoi occhi quella notte.

Il potere, l'orgoglio... come spiegarlo?

Aveva visto una creatura così simile a lui, dal potere infinito.

Una mutante in grado di capirlo, di capire il suo bisogno di mostrarsi al mondo per ciò che era, di mostrare agli umani che sì,dovevano temerli, dovevano temere la loro superiorità.

Mistica era tutto ciò che cercava in un'alleata: forte, intelligente, indipendente e bellissima.

Senza Mistica, Magneto non avrebbe mai ottenuto nulla. Senza Magneto, Mistica non sarebbe mai esistita.

Lui le aveva insegnato tutto sui mutanti, l'aveva allenata, l'aveva istruita,le aveva insegnato ad essere una regina tra i suoi simili, senza limiti né morale.

In grado di ottenere tutto ciò che desiderava, perché le regine non chiedono mai nulla, prendono e basta.

Ma Mistica ormai non esisteva più, persa nella carne di un'umana qualunque, sacrificatasi per l'uomo che l'aveva salvata anni prima e lui non aveva potuto fare nulla per lei.

Non si sarebbe giustificato, non si sarebbe mascherato dietro falsi motivi come il suo affetto per Mistica o il desiderio di proteggerla, no.

Era stato del tutto egoista, aveva pensato solo a se stesso e alla sua guerra, una guerra in cui un'umana sarebbe stata solo un peso morto.

Eric non amava mentire ed era stato sincero anche con la sua Mistica, non era più una mutante e per questo doveva rimanere indietro.

Non era più una di loro, non era più sua... purtroppo.

No, Eric odiava mentire, al massimo poteva omettere.

Così aveva preferito non dirle che avrebbe combattuto anche per lei, che l'avrebbe vendicata e che, forse, le avrebbe trovato una cura per farla tornare bella come prima. Non poteva dirle tutto questo.

Perché era un capo e i capi devono fare delle scelte, subire delle perdite e Mistica non era altro che una perdita.

Ma adesso anche Magneto non esisteva più.

Era solo Eric, un uomo come migliaia d'altri.

E da umano ogni cosa si era fatta più difficile.

Non conosceva nessuno, non aveva niente e non sapeva dove andare o cosa farne della sua vita.

Con ciò che aveva creato in passato era perfino rischioso farsi riconoscere, per un po' aveva accarezzato l'idea di ritrovare Mistica, di chiederle aiuto.

Certo all'inizio si sarebbe vendicata, non aveva dubbi, forse avrebbe cercato perfino di ucciderlo, ma alla fine, ne era certo, non l'avrebbe fatto.

L'avrebbe perdonato ed aiutato senza bisogno di scuse o parole inutili, perché lei non ne aveva mai avuto bisogno.

Ma poi ci aveva rinunciato.

Perché, cosa avrebbe pensato vedendolo ridotto a quel modo?

Il grande Magneto ridotto così?

Cosa avrebbe provato per lui... pietà? Poteva sopportare tutto da lei, rabbia, rancore, forse anche odio, ma pietà? No.

Preferiva starsene lì come un patetico vecchio, seduto solo al parco.

Era meglio di quell'umiliazione.

Il sole iniziò a tramontare. Eric sospirò guardando un'ultima volta i preziosi pezzi della scacchiera e si alzò.

Il parco cominciava a svuotarsi e preferiva non restare lì da solo.

Una strana sensazione quell'inquietudine che lo avvolgeva ogni volta che si ritrovava da solo al buio, in una strada isolata o in un quartiere malfamato, non l'aveva mai provata prima di allora, fiero come era, sicuro di essere protetto ovunque andasse.

Si sentivano tutti così gli umani? Costantemente minacciati da qualcosa di estraneo?

C'era da stupirsi che sopravvivessero così a lungo...

Uscì dal parco camminando lento lungo il muretto cinto da una ringhiera di metallo arrugginito, desiderando do poterne sentire l'odore e la forza di una volta.

Si calò il berretto sugli occhi cercando di attirare il meno possibile l'attenzione.

Sentì dei passi dietro di sé, ma non ci badò troppo.

Svoltò un angolo e poco dopo un altro, la strada era deserta, i passi dietro di lui si fecero più rumorosi, una strana sensazione di presagio lo colpì.

Svoltò l'ennesimo angolo cercando di percepire i passi che sembravano seguirlo, dandosi dello stupido per la sua paranoia, ma si bloccò di colpo.

Lo stesso ragazzino dai capelli rossi del parco lo aspettava con la schiena poggiata al muretto.

Appena lo vide, gli si avvicinò sorridendo “Guarda chi si rivede”.

Eric non rispose, ma uno strano brivido si fece largo lungo la sua schiena, i passi di poco prima si fermarono dietro di lui.

Senza riuscire a trattenersi diede un'occhiata dietro di sé.

Altri due ragazzi più o meno dell'età del primo, poco più che ventenni, lo guardavano divertiti.

“Ti presento Trevor e Stuart...” continuò il rosso “Vedi, Trevor era convinto di averti già visto da qualche parte...”

Eric scoccò uno sguardo seccato al ragazzo sulla destra, moro, molto alto e robusto “Forse dovrebbe trovarsi un passatempo migliore che fissare gli anziani al parco”

Il rosso esplose in una lunga risata “Sei divertente,ma vedi... credo che avesse ragione. Ricordi i mutanti che mesi fa hanno attaccato l'isola di Alcatraz? Uno di loro... Magneto credo si facesse chiamare, ha distrutto questo enorme ponte, lo ricordi? Il problema era che c'era un mucchio di gente là sopra, ma a lui non è importato...”

Eric alzò un sopracciglio, come se la faccenda non lo riguardasse minimamente “E quindi?”

”E quindi quel tizio ti assomigliava in modo impressionante”

“Sfortunatamente non si può essere ritenuti colpevoli per una somiglianza”

“Non da un tribunale, ma qui non siamo in un tribunale, giusto?”

I due dietro di lui lo circondarono in un attimo senza dargli il tempo di fare nulla, ma ad essere onesti, non c'era molto che potesse fare contro tre ragazzi che avevano la metà dei suoi anni.

Il primo pugno lo raggiunse ai reni togliendogli il fiato, i seguenti lo ridussero in ginocchio con sorprendente velocità.

Cercò di rannicchiarsi in se stesso, di limitare i danni, ma in quelle condizioni era impossibile.

Sentì una costola incrinarsi sotto il peso dei colpi, gridò per il dolore, ma i suoi aggressori non si lasciarono impietosire, anzi...

All'abuso fisico aggiunsero anche quello psicologico.

Uno dei tre gli sputò addosso “Schifoso mutante” gli sibilò contro.

Eric ricordò di altre mani che lo avevano afferrato e colpito, umiliato e insultato anche se con parole diverse, per ragioni diverse, tanti anni prima.

Ora come allora fece appello a quella forza che aveva dentro, quel potere che chiedeva di venire in suo aiuto, ma che era incatenato.

Tese la mano tremante verso quel metallo che per tanti anni era stato la sua salvezza, pregò con tutte le sue forze che andasse in suo soccorso, che rispondesse al suo comando, ma la ringhiera rimase immobile.

Era dunque quella la sua fine? Morire per la rabbia di tre mocciosi ignoranti e violenti? Quale triste destino per il principe della confraternita.

Il sangue gli sgorgò dalla bocca, prosciugando ogni sua forza, il buio lottava per calare sui suoi occhi e ancora quella stupida ringhiera non voleva muoversi.

Ti prego supplicò nella sua mente Ti prego!

Il braccio tremante gli ricadde sull'asfalto, le dita ancora tese in una futile preghiera.

Finalmente i suoi assalitori sembrarono soddisfatti “Non farti più vedere qui intorno mutante!” gli sibilò il rosso con un ultimo calcio e tutti e tre si allontanarono di qualche passo per osservare il loro lavoretto.

Eric li sentì deriderlo, covando una rabbia infinita... O se solo potessi... non ridereste così tanto...

Fu allora che lo avvertì, un lieve formicolio lungo le dita, una sensazione così familiare nella mente e in tutto il corpo.

La ringhiera emise un lieve cigolio, Eric trattenne il fiato spalancando gli occhi .

Sì...

La ringhiera cigolò più forte attirando l'attenzione dei tre ragazzi, ma era già troppo tardi.

Il potere si risvegliò in lui come lava da un vulcano, la ringhiera si spezzò e attorcigliò, colpì i suoi assalitori spazzandoli via come foglie secche, si attorcigliò attorno a loro soffocandone le urla e stritolandoli lentamente.

Eric si alzò da terra spolverandosi i vestiti e asciugandosi il sangue dalle labbra, ad un suo gesto il metallo lasciò andare le sue vittime che scivolarono a terra con un tonfo.

Li guardò sorridendo soddisfatto, le mani ancora deliziosamente formicolanti...Questa è senza dubbio una fortunata sorpresa...

Sembrava che Magneto fosse tornato.

   
 
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