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Autore: Echocide    04/08/2017    7 recensioni
[Sequel di Miraculous Heroes e Miraculous Heroes 2]
La minaccia di Maus è stata sventata, ma non c'è pace per i nostri eroi: il mistero dell'uccisione degli uomini del loro nemico non è stato risolto e un nuovo nemico trama nell'ombra...
Genere: Azione, Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Adrien Agreste/Chat Noir, Altri, Marinette Dupain-Cheng/Ladybug, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Quantum Universe'
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Titolo: Miraculous Heroes 3
Personaggi: Adrien Agreste, Marinette Dupain-Cheng, altri
Genere: azione, mistero, romantico
Rating: NC13
Avvertimenti: longfic, what if...?, original character
Wordcount: 3.139 (Fidipù)
Note: Nuovo appuntmaentocon Miraculous Heroes 3 e, dopo questi giorni di attesa, saprete cosa è successo a Sarah: andiamo, davvero credete che l'avrei fatta fuori? Io che cerco sempre di non uccidere nessuno? Beh sì, le premesse c'erano tutte. Comunque non perdo tanto tempo in chiacchiere ma, anzi, vi lascio immediatamente al capitolo, ricordandovi che domani verrà aggiornata la raccolta Scene con Eroina I (Sì, in pratica questa settimana è quasi totalmente incentrata su Sarah).
Come sempre vi ricordo la pagina facebook dove essere sempre aggiornati su capitoli, anteprime e coming soon, senza contare i miei disagi.
Detto ciò, come sempre, voglio ringraziarvi tantissimo per il fatto che mi leggete, commentate e inserite le mie storie nelle vostre liste.
Grazie di tutto cuore!

 

 La donna era prostrata ai suoi piedi, con il viso poggiato contro il pavimento freddo e le mani congiunte avanti a sé, quasi a pregare in quella posizione: «Sono molto deluso» commentò Kwon, muovendosi attorno a lei senza perderne il contatto visivo, quasi convinto che lei sarebbe sparita: «Profondamente deluso. Vi ho dato il potere, vi ho dato la forza, e come vengo ripagato? Con un fallimento dietro l’altro. Hundun, mia cara, quale scopo ha la tua stessa esistenza? A che cosa mi servi?»
«Mio signore…»
Kwon inspirò, abbassando le palpebre e piegando in un sorriso senza vita, mentre il pesante monile, che teneva al collo, strisciò contro la sua pelle e alzò il capo di metallo, aprendo le fauci e soffiando verso la donna, che continuava a rimanere inginocchiata ai suoi piedi: «Sei un tale fallimento, Hundun» continuò, alzando lentamente il braccio destro e, arcuate le dita, sorrise mentre osservava le spire di Quantum avvolgersi attorno al corpo della donna, stringendola; Kwon rimase a fissarla, mentre boccheggiava e la voce flebile implorava pietà.
Un qualcosa che lui non aveva.
Strinse le dita, mentre il Quantum avvolgeva completamente il corpo di Hundun, solidificandosi e intrappolando la donna al suo interno: Kwon la fissò, passando lo sguardo sul corpo che galleggiava nel Quantum, le braccia tese in avanti, la bocca spalancata e gli occhi che sembravano quasi continuare a implorare la pietà in quel signore che ora temeva con tutta sé stessa.
Kwon chiuse le palpebre, sentendo le spire del Quantum lasciarlo andare e si voltò, lasciando lì il bozzolo di energia, un monito per gli altri tre generali.
Hundun era stata la prima, ma sentiva dentro di sé che non sarebbe stata l’unica.
Alzò la testa, aprendo nuovamente gli occhi e lasciando andare il respiro che aveva trattenuto fino a quel momento, marciando deciso verso la porta della propria stanza e ignorando le presenze dei tre uomini, testimoni della sua giustizia implacabile.
Un monito.
Hundun sarebbe stato quello.
Qionqgi emerse dalle ombre, osservando il pesante uscio della stanza del loro signore chiudersi e poi spostare lo sguardo su Hundun, imprigionata come un insetto nell’ambra preistorica: «Una pessima fine» commentò, avvicinandosi al bozzolo e poggiandovici una mano, sentendolo caldo al tatto: «Mi chiedo che dovremo fare noi adesso» si voltò, osservando i suoi due compagni e trovandoli in uno strano silenzio.
Taowu abbassò lo sguardo, osservando il pavimento e scuotendo poi il capo.
Taotie serrò maggiormente la presa sulla sua lancia, il mento alzato e il corpo teso.
Qionqgi li osservò, tamburellando le dita sulla parte di volto lasciata scoperta dalla maschera: chi dei due avrebbe potuto usare? Chi dei due avrebbe potuto sacrificare? Quale sarebbe stato il prossimo che avrebbe utilizzato come scudo, per posticipare ancora di un po’ il suo momento?
Taowu era troppo concentrato sulla sua bella, troppo deciso a prendersela per sé.
Taotie…
Piegò le labbra in un sorriso, mentre si avvicinava all’altro uomo e l’osservava, indeciso su come approcciarsi: non sapeva molto di Taotie, non era stato abbastanza vicino da comprenderlo, da sapere quale leva usare per smuoverlo.
«Una brutta cosa, non è vero?» buttò lì, osservando il bozzolo di Quantum e la donna imprigionata al suo interno, domandandosi se era morta o meno: «Mi chiedo se anche noi faremo quella fine…» si voltò, osservando il volto semicoperto di Taotie e lasciando andare un sospiro: «Che cosa hai in mente di fare, mio caro compagno?»
«Li distruggerò.»
Qionqgi sorrise, sentendosi quasi riconoscente all’uomo che gli aveva fornito su un piatto d’argento la leva su cui fare forza per spingerlo ad andare a combattere: «Solo tu puoi riuscirci» mormorò, posando una mano sullo spallaccio dell’armatura ingombrante che Taotie indossava: «Solo tu puoi vendicare Hundun.»
«Lo farò. Porterò i Miraculous al nostro signore.»


Rafael poggiò il mento sul materasso, osservando la ragazza distesa e mezza nuda: «Come ti senti?» mormorò, allungando una mano e carezzando con le nocche la pelle delle spalle, guardando le palpebre fremere e poi aprirsi, mentre lo sguardo nocciola si posava nel suo: «Fa male?»
«Un poco» bisbigliò Sarah, alzando appena gli angoli della bocca: «Ma sopravvivrò.»
Rafael lasciò andare un sospiro, annuendo con la testa: «Dovresti stare più attenta…» bisbigliò, poggiando la guancia sul materasso e continuando ad accarezzarla: «Capisco che Thomas era in pericolo ma…»
«Thomas sarebbe stato preso in pieno, io solo di striscio.»
«Sarah…»
«Rafael, parli proprio tu?»
Il ragazzo sorrise, allungandosi un poco e poggiando la fronte contro la spalla: «Non voglio perderti» bisbigliò, baciandole poi la pelle e dando un’occhiata alla schiena nuda: una lunga ferita l’attraversava partendo dalla spalla sinistra e giungendo fin quasi al fianco destro; Sarah era stata ferita superficialmente dal dardo della creatura del Quantum, quando si era gettata sopra Thomas per salvarlo da quel colpo che lo avrebbe sicuramente ucciso.
Xiang l’aveva curata e aveva assicurato che la ragazza si sarebbe ripresa velocemente, aiutata dal fatto di essere una Portatrice e dall’energia benefica del Quantum, di cui il gioiello dell’Ape era intriso: «Non mi perderai» bisbigliò la ragazza, inspirando profondamente e lasciando andare poi l’aria: «Ho intenzione di darti noia ancora per un po’.»
«Ed io che speravo di tornare alla mia vecchia vita.»
«Appena sconfiggiamo Kwon, me ne torno in America. Addio, Rafael.»
«Non mi lascerai.»
«Sei troppo sicuro di te.»
La carezzò con le nocche, scendendo fino al gomito e risalendo poi nuovamente verso la spalla, un sorriso gli piega le labbra e lo sguardo seguiva le sue stesse dita: «Ho sempre pensato che Marinette e Adrien abbiano voluto fare le cose un po’ troppo velocemente, ma devo ammettere di capire il perché…»
«Cosa?»
Rafael socchiuse le palpebre, scuotendo la testa e chinandosi verso di lei, poggiandole le labbra sulla fronte: «Non è il momento di parlarne, apetta.»
«Io direi che è il momento di parlarne. Qualunque cosa hai in mente.»
«Quando starai bene e non avrai la schiena spalmata di unguento cinese.»
«Rafael…»
«Ti dico solo una cosa: non ti permetterò di tornare in America. A meno che tu non torni entro breve o mi porti con te.»
«Rafael, che cosa…?»
Rafael sorrise, tirandosi su e poggiando la schiena contro il comodino, voltandosi verso la porta e notando solo allora la figura di Alex: «E’ successo qualcosa?» domandò, vedendo l’americano tenersi una mano davanti la bocca e tormentare l’unghia del pollice con i denti: «Alex?»
«Vi prego, ditemi che non c’è un altro attacco…»
«Nessun attacco» dichiarò Alex, con un sorriso senza allegria in volto: «Ero di là, stavo controllando le carte di tuo padre e…beh, ho trovato una cosa inquietante. Molto inquietante.»
Rafael aggrottò lo sguardo, scambiandosi un’occhiata con Sarah e vedendo la stessa incomprensione anche in lei: «Puoi spiegarti, Alex?»
«Avete presente il foglietto che avevamo trovato? Il ragno tessitore etcetera etcetera? Ecco, prima stavo controllando alcune cose e ho notato alcune foto e dipinti che tuo padre aveva raccolto: in ognuno aveva cerchiato un volto e praticamente è la stessa persona. Sempre.»
«Come è la stessa persona?»
«E’ lo stesso. Sempre lui. Sempre un uomo dai tratti orientali.»
«Forse Kang? Aveva i capelli chiari?»
«No, li aveva scuri. Almeno mi sembra siano scuri. Insomma, nei dipinti se uno è moro lo dipingono moro, no?»
«Sì.»
«E allora è moro.»
«Che sia Kwon?» domandò Sarah, osservando dal basso i due e vedendoli scambiarsi un’occhiata, senza che nessuno le degnasse di una risposta: «Potrebbe essere tranquillamente.»
«Dovrei mostrarlo a Xiang. Lei è l’unica che sa come è fatto.»
Rafael annuì, portandosi una mano alla tempia e massaggiandosela, passando poi agli occhi e strusciandoseli: «Chiamala. Controlla se è veramente Kwon. Vediamo di riuscire a tirare fuori le gambe da tutto ciò una volta per tutte.»
«Lo faccio subito» dichiarò Alex, uscendo dalla camera sotto lo sguardo di Rafael e Sarah; quest’ultima spostò l’attenzione sul ragazzo al suo fianco, osservando le linee tese del volto e allungò una mano, carezzandogli la guancia e portando su di sé lo sguardo grigio.
«Andrà tutto bene» mormorò la ragazza, tenendo la mano sulla guancia e carezzandogli lo zigomo con il pollice: «Ce la faremo.»
«Lo spero.»
«Siamo un gruppo veramente in gamba e lo sai. Semplicemente, adesso non vuoi darmi la soddisfazione di darmi ragione.»
«Sarah…»
«Rafael.»
Il ragazzo sospirò, piegando le labbra in un sorriso e poggiando nuovamente la testa contro il materasso: «Ce la faremo. Sei contenta adesso?»
«Più convinzione nella voce.»
«Dovresti riposarti, sai?»
«Lo sto facendo: sono a letto, non sto facendo niente. Io questo lo chiamo riposo» Sarah si fermò, continuando a muovere il pollice e sorridendo: «Vuoi unirti a me?»
«Sarah!»
«A riposare! Maniaco!»

 

Lila lasciò andare un sospiro, osservando la televisione senza seguire ciò che veniva proposto: «Non pensavo ti interessassero delle panciere» mormorò Wei, poggiando le braccia sullo schienale del divano e abbassando lo sguardo: «Non mi sembrava che tu fossi così in carne, devo dire.»
La ragazza non gli rispose, continuando a fissare lo schermo e le immagini di donne che mostravano i benefici dell’indumento, senza mostrare di aver ascoltato una parola di ciò che aveva detto Wei: «Lila?» il ragazzo la richiamò e l’osservò sobbalzare leggermente, prima di inclinare indietro la testa e fissarlo stupita: «Mi hai sentito?»
«Che cosa mi hai detto?»
«Sei preoccupata per Sarah» dichiarò il giovane, tirandosi su e lasciando il respiro: «Rafael ha detto che sta bene.»
«Lo so.»
«E allora?»
La ragazza scosse il capo, tornando a guardare lo schermo, mordendosi il labbro inferiore: «E’ stata fortunata. Siamo sempre stati fortunati» dichiarò Lila, tirando su le gambe e poggiando il mento contro le ginocchia: «Ammettiamolo, è sempre stato un gioco e abbiamo sempre giocato benissimo, ma adesso…»
«E’ veramente sempre stato un gioco, Lila?»
La ragazza aprì la bocca, lasciando andare un sospiro e richiudendo le labbra, scuotendo la testa: «No. Ho sempre preso seriamente il mio ruolo di supereroina, però…»
«Ammetto che, tutti quanti, non abbiamo mai pensato seriamente alle possibili conseguenze, sebbene sia io che Ladybug abbiamo provato sulla nostra pelle.»
«Come dimenticarsi…»
«E Peacock.»
«Peacock ha fatto l’abbonamento. Se non si ferisce non è contento.»
«Ma questo non ci ha mai fermato. E non fermerà nemmeno Sarah.»
Lila gettò nuovamente indietro la testa, un sorriso tenue che le piegava le labbra e annuì: «Hai ragione. Anche se non sembra, Sarah è forte.»
«Come te. E come Marinette.»
«Come tutti noi.»
Wei sorrise, tirandosi su e scivolò lungo il divano, sedendosi a fianco della ragazza e passandole le braccia attorno al corpo, tirandola contro di sé e aspettando il momento in cui lei si sarebbe arresa: Lila non fece nessuna resistenza, abbandonando ogni tensione del proprio corpo e ricambiando la stretta, passando le mani attorno alla vita di Wei e poggiando il viso contro la sua spalla.
Il ragazzo chinò la testa, accentuando maggiormente la stretta e baciandole la tempia sinistra, lasciando andare un sospiro pesante e facendo vagare lo sguardo scuro per la stanza, notando i due kwami che li fissavano senza dire una parola.


Felix osservò il ragazzo seduto sul divano e con una bella ferita alla spalla destra: «Ti ha preso bene» dichiarò, sedendosi accanto a lui e studiando la lesione: «Sei fortunato che non ha preso né nervi né legamenti, altrimenti potevi tranquillamente dire ciao ciao a mano e tutto il resto.»
Adrien abbozzò un sorriso, osservando velocemente la ragazza in piedi e che li fissava, torturandosi le mani: «Visto, my lady? E tu che dici sempre che sono sfortunato.»
Marinette lasciò andare un sospiro, scuotendo il capo e portandosi una mano alla tempia, massaggiandosela: «Puoi fare qualcosa, Felix?»
«Posso amputargli il braccio» dichiarò l’uomo, ridacchiando di fronte allo sguardo verde e sconvolto che si era posato su di lui: «Oppure potrei usare la crema fatta da Fu e sentirti soffrire.»
«Posso suggerire a Bridgette di mollarti?»
«Sarai lieto di sapere che Bridgette diventerà la futura signora Blanchet.»
«Cosa?» domandò Adrien, voltandosi verso l’uomo con la bocca spalancata e lo sguardo sgranato; storse poi le labbra, quando Felix spalmò il rimedio sulla ferita e sibilò dal dolore: «Che diavolo le è preso?»
«Forse la stessa pazzia che è presa a Marinette?»
«Tenetemi fuori dai vostri discorsi» dichiarò la ragazza, sedendosi per terra di fronte ai due e osservando Felix curare la ferita di Adrien con pazienza, spalmando la crema in ogni punto e poi posandovici sopra una garza e fasciando il tutto; quando ebbe finito, Marinette si complimentò per il lavoro perfetto, tanto da sembrare quello di un medico.
L’uomo sorrise, scrollando le spalle e iniziando a sistemare il vasetto con l’unguento e le fasce: «Ero venuto qui perché Bridgette era preoccupata e non poteva venire personalmente, da quanto ho capito l’assistente di Gabriel l’ha sequestrata, ma non pensavo di dover fare da dottore a un gattino.»
«La prossima volta eviterò di prendere dardi nelle spalle.»
«Bravo gattino» Marinette allungò una mano, posandola su quella di Adrien e stringendo appena le dita di lui, un movimento che non passò inosservato allo sguardo di Felix che commentò il tutto con un sorriso: «Come sta andando con il semaforo a due gambe?»
«Al solito» dichiarò Adrien, poggiandosi contro il divano e lasciando andare un sospiro: «Ormai mi chiedo com’era la nostra vita senza un tipo inquietante che ci minacciava un giorno sì e l’altro pure.»
«Tranquilla? Rilassante? Normale?» buttò lì Marinette, incontrando lo sguardo di Adrien e sorridendo: «Meno pericolosa.»
«Quello non lo discuto» dichiarò il giovane, socchiudendo le palpebre e storcendo le labbra, inspirando poi profondamente e stringendo le dita di Marinette: «Odio quella crema del cavolo.»
«Ma funziona benissimo» dichiarò Felix, alzandosi in piedi e fissandoli dall’alto: «Immagino che non hai avvisato i tuoi.»
«Per venire rinchiuso da mio padre? No, grazie.»
«Non penso sia necessario che io vi faccia un discorsetto su quanto può essere pericolosa la vostra missione, vero?» domandò Felix, incrociando le braccia e studiandoli entrambi: «Io stesso avevo preso tutto come un gioco, fino a quando…» si fermò, scuotendo il capo e lasciando andare un sospiro: «Beh, fino a quando non fui rapito, salvato, preso da Kang. Era facile combattere con il potere del Miraculous, con la forza della distruzione che Plagg mi donava ma ho sempre preso sottogamba ciò che questo significava.»
«Non credo che questo sia un problema per Marinette e Adrien» commentò la voce di Plagg, quasi come se si fosse sentito chiamato in causa, e volò davanti al volto dell’uomo, voltandosi breve indietro: «Non confonderli con Bridgette e te, Felix. Su questo punto di vista, loro due sono molto più maturi e votati alla missione di quanto lo eravate tu e la tua donna.»
Felix rimase immobile, facendo scivolare lo sguardo sui due ragazzi e annuì lentamente con la testa, inspirando profondamente: «Sono lieto di ciò» dichiarò, piegando le labbra in un sorriso e poggiando le mani sui fianchi: «Tu comunque dovresti chiamare i tuoi: non penso che Gabriel e Sophie saranno felici di essere tenuti all’oscuro, sono pur sempre stati ex-Portatori.»
«Lo farò, lo farò.»
«Signorina coccinella, assicurati che lo faccia.»
«Li chiamerò io.»
«Questo mi piace di più.»
«Felix, non è che hai qualcosa da fare? Non so, andare a gettarti da qualche ponte, rotolarti con Bridgette su un…»
«Adrien.»
«Stavo dando solo alcune opzioni di cose da fare, my lady.»


«Come ti senti, Sarah?»
La voce di Mikko costrinse la ragazza ad aprire le palpebre e sorrise, trovando davanti a sé i due kwami: Mikko e Flaffy la fissavano in attesa, il timore negli occhi di entrambi; la ragazza allungò la mano e li avvolse entrambi con le sue dita, portandoseli vicino al volto, sentendoli accomodarsi contro il suo corpo: «Non è niente» bisbigliò, socchiudendo nuovamente le palpebre e lasciando andare un sospiro, mentre si sistemava meglio nel letto: «Starò bene. Non preoccuparti.»
«Non voglio perderti, Sarah.»
«Non lo farai, Mikko.»
«Nemmeno io voglio perderti, Sarah» bisbigliò Flaffy, muovendo la lunga coda e provocandole un brivido di solletico lungo la spada: «Rafael era intrattabile prima di incontrare te, adesso è più tranquillo, sereno. Non devi fare mai più una cosa del genere, pensa a me e a quella regina degli elfi instabile. Nemmeno fosse Galadriel di fronte all’Unico Anello.»
Sarah sorrise, cercando di cogliere la metafora fatta dal kwami del pavone e annuì, per quanto le era possibile, con la testa: «Non mi perderete. Ve lo giuro.»


Manon sobbalzò non appena mise piede nella propria camera, osservando il ragazzo seduto sul letto: Thomas teneva lo sguardo basso, fisso sulle proprie mani intrecciate e le spalle incurvate: «Va tutto bene?» domandò, chiudendo la porta dietro di sé e avvicinandosi poi lentamente al letto, sedendosi accanto a lui e tenendo lo sguardo fisso davanti a sé: «Ho visto il telegiornale.»
«Sarah si è ferita per colpa mia.»
«Sta bene? E’ grave?» Manon si voltò verso di lui, posandogli una mano sulla coscia e guardandolo, cercando negli occhi le risposte a quelle domande: «Thomas?»
«Si è gettata addosso a me, perché non avevo visto uno di quei dardi venirmi addosso e si è ferita alla schiena» spiegò il ragazzino, scuotendo il capo: «Xiang e Rafael mi hanno detto che non è grave e si rimetterà. Ma è stata colpa mia. Non sono stato attento e lei è dovuta intervenire: mi ha salvato ed è rimasta ferita.»
«Thomas…»
«Io sono uno degli eroi di Parigi. Io dovrei…»
«Tu sei umano, Thomas. Come chiunque.»
«No. Io…»
Manon fece scivolare le dita su quelle intrecciate del ragazzino, piegando il capo e cercando di vedere l’altro in volto: «Non è successo niente di irreparabile e sono certa che Sarah sapeva esattamente quello che faceva. Non è colpa tua.»
«Io dovevo essere attento. Non avrei dovuto abbassare la guardia solo perché Chat aveva usato il proprio potere.»
«Thomas…»
«E se facessi un altro errore? E se stavolta fossi la causa della…della…»
«Non pensarlo, Thomas» bisbigliò Manon, prendendogli il volto fra le mani e facendolo girare verso di lei: «Non farlo nemmeno per un secondo: nessuno morirà e non succederà per colpa tua. Ti conosco, so che impari dai tuoi sbagli e migliori» si fermò, sorridendo appena: «Abbi fiducia in te e nella persona che ti ha scelto come Portatore del Miraculous. Abbi fiducia nei tuoi compagni.»
Thomas la fissò, tenendo lo sguardo in quella della ragazzina e poi lasciandosi andare, poggiando la fronte contro la spalla di Manon e sentendo le braccia di lei circondarlo e cullarlo dolcemente: poteva sentire il suo profumo fiorito e quello del sapone del bucato di cui erano intrisi i panni che indossava: «Sai di fiori» bisbigliò, non capendo neppure lui da dove gli fosse uscita quell’affermazione e continuando a rimanere nella stessa posizione; inspirò profondamente, assaporando il profumo di Manon e, dopo un attimo di indecisione, decise di contraccambiare l’abbraccio della ragazzina, passandole le braccia attorno alla vita e tirandola lievemente verso di sé.
«Andrà tutto bene, Thomas» bisbigliò Manon, sistemandosi meglio nella sua stretta e carezzandogli la nuca: «Andrà tutto bene.»

 

   
 
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