Fanfic su artisti musicali > Bangtan boys (BTS)
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Autore: samv_s    13/08/2017    5 recensioni
Jimin continuò ad osservarlo con sguardo scettico: uno come Yoongi non era solito aiutare le persone, eppure in quel momento gli stava offrendo una mano per conquistare il rosso.
"Accetto." Disse, quindi. Tentar non nuoce, no?
Vmin//Yoonmin. Accenni Namjin
Genere: Comico, Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Kim Taehyung/ V, Min Yoongi/ Suga, Park Jimin, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Yoongi aveva visto la figura di Jimin sparire dietro il muro, il dito ancora alzato a mezz’aria e la rabbia ribollirgli dentro: come aveva osato rispondergli così in malo modo!? Non accettava che la gente si rivolgesse a lui con quei modi, non dopo che aveva passato due pomeriggi a sopportarsi Hoseok e Taehyung che lo riempivano di domande sul corvino. In quei giorni, in cui la sua pazienza era stata messa a durissima prova, più volte aveva avuto l’istinto di chiamare Jimin e di porre fino al piano. Ma ogni qual volta che era pronto a digitare l’icona per avviare la telefonata, sbuffava riposando il cellulare: dopotutto, quella era la sua unica opportunità per conquistare il suo amico dalla chioma aranciata.
In ogni caso, non avrebbe accettato quel comportamento strafottente da parte del minore: gli avrebbe parlato faccia a faccia nel momento opportuno. Per adesso, si sarebbe goduto anche lui quella piccola festicciola.
Sogghignando appena, quindi, raggiunse gli altri prendendo posto accanto ad Hoseok: Jungkook era in piedi, le mani a stringere la scatola di un gioco da tavolo.
“Bene, ora che ci siamo tutti, posso iniziare. – Incominciò il castano. – Non so se voi tutti lo conoscete, ma io e Jimin ci abbiamo giocato spesso: questo è Code Names*. Il gioco è semplice: saremo divisi in squadre ed ogni gruppo avrà un capitano. Questo capitano, insieme agli altri, dovrà fare domande al suo compagno di squadra per scovare l’agente segreto del proprio team: vince chi rivela per primo il proprio agente. Se durante la partita, invece, viene scoperto l’assassino, vince la squadra avversaria. Qualcuno di noi, a turno, non giocherà poiché deve tenere il tempo per ogni team.” Tutti annuirono, Jungkook si sedette nuovamente a terra e posò tutto il necessario sul tappeto del salotto di casa Park.
“Chi salta il primo giro?” Chiese Jimin mentre aiutava l’amico a dividere le carte.
“Posso fare io, per tutte le partite. Non mi va molto di giocare.” Rispose Namjoon, alzandosi dalla sua postazione e sedendosi al lato opposto. Completamente lontano da Seokjin.
“Uhm…va bene. Allora hyung, diamo a te l’onore di decidere le coppie!” Aggiunse Jungkook entusiasta.
Namjoon gli sorrise appena – un sorriso alquanto tirato – prima di pensare bene a come formare le coppie.
“Bene: la prima squadra sarà quella di Hoseok e Seokjin; al secondo posto Jungkook e Taehyung e come terza, Jimin e Yoongi.” I rimanenti ragazzi annuirono – il rosso leggermente contrariato per non essere finito in squadra col corvino – e si spostarono vicino ai propri compagni. Jimin sbuffò appena quando il grigio prese posto al suo fianco, ma non disse nulla: non aveva voglia di rovinarsi il compleanno.

***

“Indovinato!” L’urlo entusiasta di Jungkook e Taehyung risuonò nella stanza, facendo sbuffare gli altri. L’orologio alla parete segnava le nove e mezza, segno che aveva concluso la sesta partita a Code Names (di cui quattro erano state vinte dal team dei più giovani, e le altre due rimanenti dal gruppo di Seokjin e Hoseok).
“Vi odio.” Borbottò Jimin, mettendo su un finto broncio mentre aiutava Namjoon a rimettere tutto apposto nella scatola.
“Hyung, non è mica colpa nostra se tu e Yoongi hyung siete delle frane!” Li canzonò il castano, facendo ridere di gusto gli altri. Jimin, invece, si girò verso il grigio e lo fulminò con lo sguardo: sapeva che durante i loro turni, il maggiore avesse sbagliato di proposito. Nella sua vita, mai gli era capitato giocatore più antipatico di Min Yoongi.
Dopo aver riposto il gioco nel ripostiglio, tutti i ragazzi si spostarono in cucina per andare a mangiare. La signora Park li aveva lasciati una mezz’ora prima per recarsi a casa della sorella – che per fortuna distava pochissimo dall’abitazione di Jimin – ma non prima di aver riempito la tavola di contenitori vari, stracolmi di buonissimo cibo fatto in casa.
Tutti e sette, infatti, rimasero a bocca aperta quando si accorsero della quantità esagerata di pietanze che ricopriva il piano del tavolo della cucina: la madre di Jimin si era davvero superata.
“Non fate complimenti e servitevi pure.” Disse Jimin, prendendo posate e tovaglioli per tutti. Quando ognuno dei ragazzi impugnò le bacchette, il silenzio calò nella stanza. Ognuno era impegnato a rimpinzarsi di riso e kimchi.
Solo quando le loro pance furono del tutto riempite e metà dei contenitori ripuliti da qualsiasi briciola, che tutti iniziarono a chiedersi cosa fare prima del taglio della torta.
Alla fine, decisero di vedere un film. Così si postarono nuovamente in soggiorno e tutti si accomodarono sul divano, tra le mani di Jimin il porta-cd contente film di ogni genere: da quelli romantici e pieni di cliché, fino a quelli più forti come i thriller o i gialli.
Dopo battibecchi vari, optarono per un film divertente e non molto impegnativo. Seokjin fu incaricato di far partire il lettore dvd, poi tutti presero posto: chi per terra, chi sul divano. L’unica fonte di luce nella stanza, era quella che proveniva dal televisore.
Per la prima volta in quella serata, Jimin si ritrovò al fianco di Taehyung. I due erano seduti molto vicino, a causa del poco spazio che c’era sul divano. Ma quel contatto di pelle calda non dispiaceva a nessuno dei due anzi, il rosso si girò in direzione di Jimin sorridendogli contento. Il corvino ricambiò leggermente imbarazzato, ma ciò nonostante non provò a scostarsi.
Quando poi Taehyung, nel bel mezzo del film, gli sussurrò un semplice “grazie per avermi invitato”, il sorriso di Jimin non fece che aumentare.

***

Quando partirono i titoli di coda, era circa mezzanotte e un quarto. Il compleanno di Jimin era giunto al termine: adesso aveva 17 anni ed un’ora, ma non aveva ancora spento le candeline assieme ai suoi amici. Così, molto lentamente, cercò di iniziare a svegliare Taehyung che si era abbandonato alle braccia di Morfeo a film quasi concluso. Lo richiamò piano, sorridendo quando l’altro mugugnò prima di aprire leggermente gli occhi. Quando poi il rosso si alzò rendendosi conto della situazione, un sorriso di scuse si aprì sul viso ancora assonnato. Il corvino avrebbe ucciso per vedere quell’espressione così dolce ogni giorno.

Alzatosi Taehyung, entrambi passarono a svegliare anche gli altri: solo Jungkook e Yoongi rimanevano.
“Occupati di Yoongi hyung, io penso a Jungkook.” Esclamò il rosso, meravigliando Jimin. Questi, però, non disse nulla e si avvicinò cauto al ragazzo dai capelli grigi. Gli si accovacciò accanto e prese a scuoterlo debolmente: aveva il sentore che se avesse provato a svegliarlo bruscamente, c’avrebbe rimesso la sua incolumità. Quindi, con la mano delicatamente poggiata sulla spalla, prese a muoverlo.
Rimase sorpreso e sorrise quando l’altro prese a fare piccoli versetti di disapprovazione. Era la prima volta che a i suoi occhi, Min Yoongi risultava vulnerabile.
“Hyung, sono io…Jimin. Dobbiamo cacciare la torta.” Gli sussurrò allora il minore, pregando affinché l’altro non si svegliasse in modo brusco. Per sua fortuna, il maggiore stiracchiò semplicemente le braccia prima di aprire gli occhi.
“Uhm…ch-che ore sono?” Chiese, ancora mezza stordito e la voce estremamente roca. Jimin boccheggiò appena, ritrovandosi spiazzato per un momento: quella che aveva avvertito era stata…attrazione? La voce roca di Yoongi gli piaceva!? Era stata una frazione di secondo, ma l’aveva avvertita chiaramente.
“Mezzanotte e venti, penso.” Biascicò prima di alzarsi e mettere più distanza possibile fra i loro corpi. Aveva bisogno di sciacquarsi il viso: sicuramente era ancora mezzo addormentato.
Quando poi tutti si furono ripresi dal pisolino, si spostarono nuovamente in cucina dove ad attenderli c’era la signora Park – tornata dopo esser stata avvisata dal figlio -  con una torta dall’aspetto invitante. La donna accese le candeline, spense le luci ed invitò tutti e sette i ragazzi a mettersi dietro al tavolo. Jimin al centro già pronto per spegnere le candeline.
Come da prassi, ci fu il solito momento imbarazzante della canzoncina di buon compleanno: quello, per Jimin, era l’unico momento più brutto. Non sapeva mai cosa fare mentre gli altri gliela cantavano.

​***

Quando però smisero, chiuse gli occhi ed espresse un desiderio. Poi soffiò forte sulle diciassette candeline che sua madre aveva acceso. Un applauso compatto si alzò nella cucina e tutti sorrisero contenti.
“Bene, è il momento delle foto!” Esclamò entusiasta la madre mentre accendeva le luci ed impugnava la fotocamera.
I ragazzi si misero in posizione e fecero sbizzarrire la donna, che iniziò a scattare foto su foto: prima di gruppo, poi con gli amici più stretti, poi con gli altri, alcune solo con Jungkook ed altre invece in sua compagnia. Ma l’entusiasmo della donna non terminò lì.
“Jimin, Yoongi, una solo voi due.” Aggiunse poco, e Jimin sentì le guance andargli a fuoco. Che diamine gli veniva in mente?
“Mamma…” Provò a fermarla, ma la donna non ne voleva sapere nulla. Spinse il maggiore accanto al figlio e si posizionò davanti al tavolo per poter scattare.
“Che sono quelle espressione: più contatto! Datevi un bacio, su.” E in quel momento, Jimin avrebbe voluto sprofondare. I suoi occhi vagarono sulle figure dei suoi amici – si soffermarono in particolare sui pugni serrati di Taehyung – in cerca di aiuto, ma questi erano spaesati tanto quanto lui.
“Mettiamo fine a questa cosa.” Gli sussurrò Yoongi, prima di avvolgergli la vita ed avvicinarlo a sé. La distanza tra i loro volti era minima.
Jimin deglutì e ripensò alla voce roca dell’altro: il suo cuore prese a battere più velocemente, le guance in fiamme.
Poi il grigio annullò le distanze, posando per la seconda volta le sue labbra sottili su quelle piene di Jimin. Esercitò una leggera pressione, prima di leccargli leggermente il labbro inferiore con la lingua.
Jimin chiuse gli occhi, circondò il collo dell’altro con le braccia e dischiuse le labbra lasciando che la lingua di Yoongi incontrasse la sua. La loro rimase una danza lenta, dolce.  L’unica cosa che aveva iniziato ad andare più veloce, erano i cuori di entrambi.
Fu l’urletto soddisfatto della madre a richiamarli alla realtà e a farli staccare. Le labbra di entrambi erano rosse e gonfie.
Gli sguardi dei due erano ancora incatenati, le mani che si erano intrecciate in un movimento meccanico. I rumori della stanza giungevano come suoni ovattati, lontani anni luce da loro.
“Ancora buon compleanno.” Disse semplicemente Yoongi, prima di voltarsi ed avvicinarsi agli altri.





​*Code Names è un gioco da tavolo. Le regole del gioco sono quelle di cui parla Jungkook, e ci si può giocare fino ad un massimo di otto persone.


 

​Salve a tutti!
​Oggi capitolo leggermente più corto, ma ho avuto poco tempo per poter scrivere in questi giorni.
​Ciò nonostante, sono fiera di ciò che ho scritto (e spero che piaccia anche a voi).
​Dal prossimo capitolo, poi, si riprenderà con il piano di Yoongi e tutti i problemi che affligono sti poveri cristi.
​Fatemi sapere cosa ne pensate con una, anche se minuscola, recesione. Sarei felicissima di sapere i vostri pareri!
​Scusatemi per eventuali errori, correggerò il prima possibile.
​Vi saluto e vi auguro di passare un buon Ferragosto!
​Bacioni, Sam.

 
   
 
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