Eccovi tutti i pezzi esclusi. Per aiutarvi a seguire la trama ho aggiunto i titoli e i link dei capitoli che precedono il pezzo. Spero che riusciate a districarvi tra i bivi.
Un piccolo schema per aiutarvi (sottolineate e in blu le parti già pubblicate):
Come vedete e come ho detto a chi di voi mi ha lasciato un commento nell’ultimo capitolo c’è ancora qualcosa da raccontare… un ultimo tassello che raduna tutti i finali. Spero di potervelo mostrare domani.
A - Kara scappa
Si svegliò e si stiracchiò
pigramente, gli occhi ancora chiusi, un sorriso felice sulle labbra. Era stata
una notte grandiosa. Allungò la mano cercando il corpo caldo della donna lì
dove lo aveva abbandonato e ritrovò solo un freddo lenzuolo. Aprì gli occhi e
sentì il cuore perdere un battito, mentre con un sospiro si rendeva conto di
quanto fosse stato stupido aspettarsi di trovarla lì.
Aveva chiesto conforto e quello era
stato, ne più ne meno.
Si alzò, fece una doccia e si preparò
per la giornata di lavoro. Il suo corpo era piacevolmente stanco e al contempo
rilassato. Quella notte era stata, senza dubbio, la migliore della sua vita,
chi lo avrebbe detto che fare l’amore con una… si bloccò, mentre infilava i
tacchi. Cosa aveva appena pensato?
Lei e Supergirl
avevano fatto sesso, niente di più, non doveva… Lena chiuse gli occhi poi fece
una smorfia. Troppo tardi.
Prese il telefono e compose il numero
del suo ufficio, avvisò che avrebbe fatto tardi poi uscì nell’aria tiepida del
mattino.
Quando, venti minuti, dopo bussò alla
porta dell’appartamento 4A era leggermente agitata. Non era sicura di quello
che faceva lì e non era sicura di riuscire a dire quello che doveva dire.
“Lena!” Il tono di Kara era leggermente
più alto del normale e le sue guance erano soffuse di rosso.
“Ti disturbo?” Le chiese, perplessa.
“Ehm… no!” Di nuovo sembrava strana,
aveva un largo sorriso sulle labbra, ma appariva in imbarazzo.
“Avrei dovuto chiamarti… mi dispiace,
lo so che è presto, probabilmente devi andare a lavorare e…”
“Entra, per favore.” La interruppe
lei facendosi da parte e indicando con un ampio gesto il suo appartamento.
Lena ubbidì, entrando in quel posto
che conosceva bene. Posò la borsa a terra e si sedette in quello che, ormai,
considerava il suo posto, intrecciando le mani.
“Avrei dovuto portarti il caffè.”
Intuì. “E le ciambelle che ti piacciono tanto. Oh Kara, mi dispiace, sono
proprio…”
“Lena!” Kara, che si era seduta di
fronte a lei le prese le mani, poi sembrò scottarsi, perché arrossì e le
ritirò, scendendo dallo sgabello e mettendosi a spostare piatti. Quando si
voltò sembrava di nuovo più calma. “Cosa succede?” Le chiese.
“Io…” Lena prese un respiro profondo.
“Sono andata a letto con Supergirl.”
“Ah... e… non è stato bello?” Le
chiese. Lena abbassò lo sguardo un sorriso impossibile da evitare che le
appariva sul volto.
“Oh…” Disse, poi rialzò lo sguardo. “È stato meraviglioso.” Il colorito di
Kara virò al rosso di nuovo.
“Ehm… ok…” Balbettò, ridacchiando un
po’, in quel modo buffo di quando era imbarazzata. “Quindi, tutto bene.”
Aggiunse, osservandola di sottecchi.
Lena sospirò.
“Non lo so… sì e no.” Scosse la testa
infastidita dal non sapersi spiegare. “Doveva essere solo… e invece…” Alzò lo
sguardo fissandolo negli occhi azzurri di Kara. “Non è stato solo sesso, Kara,
non per me.”
Il cuore di Kara era un disastro. Il profumo di Lena arrivava al suo
naso, dolce e invitate. Toccare le sue mani era stata una pessima idea, ne
ricordava ancora la delicatezza, la fermezza, la dolcezza. Arrossì cercando di
ascoltare Lena, cercando di capire come comportarsi, come aiutarla, come
uscirne.
Anche per lei era stato meraviglioso! E poi, oh Rao,
non era stata solo sesso!
Ma allora cosa?
Lena osservò la reazione di Kara che
sembrava incapace di respirare.
“Ehm…” Borbottò. “Vuoi dire che è
stato…”
“Non lo so Kara… come poteva essere
altro? La conosco appena, non so neanche il suo vero nome.” Sospirò e poi le
disse quello che più le pesava sul cuore. “Ma non importa, perché questa
mattina non c’era nel mio letto. Se n’è andata nel cuore della notte e… io non
dovrei sentirmi usata, perché, a dirla tutta, io le ho chiesto conforto e lei
me lo ha dato, ma… devo essere sincera con te, pensavo che anche per lei fosse
stato speciale ora, però, comprendo che per lei è stata solo una notte e via.”
“No, no, no…” Kara scosse la testa
bloccando il suo fiume di parole. “Non può essere, forse, forse semplicemente,
non può donarsi nel modo in cui vorrebbe e per non far soffrire entrambe se ne
è andata prima che facesse ancora più male.” Le sue parole la colpirono, vi era
del vero in esse, eppure…
“Avrebbe dovuto parlarmi, spiegarsi.”
“Forse, se fosse rimasta non avrebbe
avuto il coraggio di farlo.”
“È la persona più coraggiosa al mondo!”
La contraddisse.
“Oh, credo che quando si tratta di
sentimenti tutti possiamo essere codardi.” Lena abbassò la testa, riflettendo,
poi la rialzò guardando Kara davanti a lei e sorrise.
“Sono davvero una pessima amica,
arrivo qui all’alba e pretendo di gettarti addosso i miei stupidi problemi
sentimentali.”
“Ehi, le amiche servono a questo,
giusto?” Le disse la ragazza e lei annuì, allungando la mano e posandola sulle
sue intrecciate sul tavolo di legno.
“Grazie.”
Lena si tese in avanti posando una mano sulle sue, ancora intrecciate e
avvicinando i loro volti. Un brivido percorse Kara che fu presa dal folle
desiderio di annullare le distanze e baciarla, mentre il profumo della donna la
avvolgeva. Oh Rao! Stava impazzendo, perché non
poteva rimanere solo un sogno di una notte magnifica? Perché i suoi sensi
continuavano a tormentarla? A desiderare di più?
B - Kara si rivela
Lena la guardava con profonda
sorpresa, era comprensibile, l’aveva appena baciata, mentre lei le raccontava
di quanto era presa per un’altra! Kara sbatté le palpebre e comprese che quella
era la sua occasione.
Prese la mano della donna e se la
portò al viso. Dolcemente depose un bacio sul suo palmo, poi, lasciò che le
dita di Lena scorressero lungo il suo collo. La donna la guardava con
intensità, come se la vedesse per la prima volta, come se una possibilità
impossibile fosse appena comparsa nella sua mente.
Kara lasciò che raggiungesse il
colletto della sua camicia e, quando la donna incontrò il tessuto, impossibile
da confondere, del suo costume, la fissò dritta negli occhi. La vide
sussultare, la sua mano ebbe un brivido, poi lei la ritirò come se fosse stata
scottata.
“Lena…” Cercò di dire lei, ma la
donna scosse la testa, confusa, rossa in viso, mentre si alzava.
“Credo… credo di dover andare.” Si
voltò e se ne andò lasciandola lì, confusa e indecisa.
Aveva fatto un errore a dirle la
verità su di lei?
Tornò alla CatCo
con la mente in subbuglio.
“Keira!”
Esclamò un’inconfondibile voce. Kara alzò lo sguardo che fino a quel momento
aveva tenuto fisso sul pavimento e incontrò lo sguardo corrucciato di Cat Grant.
“Oh… miss Grant, è bello rivederla.”
“Non si direbbe, sono bel tredici
secondi che ti fisso senza essere notata.” Rimarcò e Kara fece una smorfia.
“Mi dispiace, miss Grant.” La donna
la guardò dalla testa ai piedi come uno scommettitore che valuta un cavallo da
corsa.
“Nel mio ufficio, subito.”
“C’è James…” Tentò di dire, ma la
donna era già diversi passi in avanti, diretta verso il grande ufficio che le
apparteneva.
“James, vai a farti un giro, metti
l’elmo, prendi un caffè, vedi tu.” Gli disse con un gesto leggero delle mani.
L’uomo scosse la testa divertito, mentre si alzava.
“Certo, miss Grant.” Disse passando
accanto a Kara e facendole l’occhiolino.
Cat osservò il posto con la solita
faccia schifata e Kara cercò di far sparire il più in fretta possibile, senza
usare i suoi poteri, gli oggetti che avrebbero creato maggior scandalo agli
occhi della donna.
“Bene.” Affermò alla fine, miss
Grant, sedendosi alla scrivania e appoggiando borsa e occhiali sul tavolo. “Ero
passata per un meeting con gli investitori, ma possono aspettare, sembra che tu
abbia bisogno di qualche pillola di saggezza o di una bella strigliata.”
“No, io…”
“Sputa il rospo.” La bloccò di netto
la donna.
Kara si tormentò le mani, come
avrebbe potuto affrontare un simile argomento con miss Grant?
“C’è una persona… che mi piace… ehm,
mi piace molto e… lei non conosceva tutto di me, ora… ora ha scoperto un parte
di me che prima non conosceva e io non so come l’abbia presa perché se n’è
semplicemente andata via e ho paura di averla persa per sempre e non posso più
immaginare una vita senza…” La mano di miss Grant scattò in aria interrompendo
il suo sproloquio.
“Ho capito.” Affermò, poi intrecciò
le mani sulla scrivania. “Ci sono parti di noi che teniamo nascoste per tutta
la vita, anche a coloro che ci stanno più vicini. Ma, amare, è come buttarsi da
un palazzo senza paracadute o senza Supergirl.” Fece
ruotare gli occhi. “O quelle corde elastiche.” Tornò a fissare lei. “Se non si
da tutto, se non ci si apre completamente allora…” Si strinse nelle spalle. “Ti
sei gettata, Keira, ora devi solo sperare che Lena
sappia prenderti al volo.”
Kara arrossì nel sentire il nome
della donna che dominava i suoi pensieri.
“Come…?” Balbettò.
“Oh, andiamo, Kiera!
Non sono più qui, ma questo non significa che non abbia occhi per vedere.”
“Quindi… devo solo aspettare?” Chiese
rossa in volto, ma desiderosa di avere un piano d’azione.
“Mmm…” Miss
Grant inclinò la testa osservandola. “Direi che una spintarella potresti
dargliela, i Luthor sono così… difficili. Vai da lei,
guardala con i tuoi occhioni da cucciolo innamorato e dille quello che provi.”
“E se non volesse vedermi?” Domandò,
spaventata all’idea di essere respinta, di nuovo.
Cat Grant si alzò, afferrò gli occhiali,
li indossò, prese la borsa e poi la guardò di nuovo.
“Gettarsi, Kara, è quello che rende
l’amore, amore. Se non ci fosse il brivido di paura sul bordo e il tuffo al
cuore nel salto… allora sarebbe solo accontentarsi.” Oltrepassò la scrivania e
le passò accanto, sulla porta però si voltò di nuovo. “E tu sai di cosa parlo,
quando dico: accontentarsi; non è vero?”
Lena osservava la città dalla sua
ampia finestra, aveva detto a Jess che non voleva essere disturbata, ma i suoi
occhi correvano avanti e indietro nel cielo alla ricerca di una figura rapida,
dai colori rosso e blu.
Come aveva fatto a non capire? Come
aveva potuto fare l’amore con Kara e non comprendere che era lei?
Si sentiva sciocca e stupida e ciò
era umiliante. Al contempo però… non poteva smettere di pensare che la donna
che amava senza conoscere era la stessa persona della donna che conosceva e che
considerava la sua migliore amica. Non era forse, questa, la soluzione
migliore?
Perché Supergirl
era andata a letto con lei e Kara… Kara l’aveva baciata, questo significava che
provava le sue stesse cose? Che anche lei non riusciva a dimenticare quei
momenti magici?
Arrossì un poco pensando a quello che
aveva detto a Kara non sapendo che lei e Supergirl
fossero la stessa persona. All’improvviso un pensiero bloccò ogni altro: Mon-El! Cosa provava la ragazza per il daxamite?
Forse lei era solo un rimpiazzo?
Scosse la testa incapace di darsi
delle risposte. Avrebbe dovuto chiamarla, parlarle, ma… non poteva, lei era una
Luthor e non era di certo abituata a piegarsi, a…
Strinse i pugni era così stupido eppure il suo orgoglio bruciava e lei…
Un leggero tonfo la fece sobbalzare. Supergirl… no, Kara, era lì, davanti a lei, sul balcone del
suo ufficio.
“Posso entrare?” Domandò un poco
titubante.
Lena aprì la porta, incapace di
fermare il battito del suo cuore, poi cercando di calmarsi raggiunse
l’armadietto dei liquori, ma, prima che lei potesse prendere uno dei bicchieri
vuoti, una mano la fermò.
Tremò nel sentire il corpo della
donna caldo, così vicino al suo.
“Lena…” Mormorò la giovane e lei si
voltò, ritrovandosi a specchiarsi negli occhi dolci e limpidi di Kara, come
aveva fatto a non capire? “Avrei voluto dirtelo… tante volte.” Disse con tono
basso, emozionato. “Ma non sono qui per parlare del costume che porto, devo
dirti una cosa, una cosa importante.”
Era vicina, troppo vicina, il
cervello di Lena non funzionava bene con lei così vicina. Le mancava l’ossigeno
e il suo corpo ormai bruciava dal desiderio di essere toccato.
“Kara…” Si lasciò sfuggire e vide la
dolcezza sul volto della donna che, con delicatezza, le accarezzò il viso
avvicinandosi a lei.
“Lena, mi sono innamorata di te.”
Soffiò sulle sue labbra.
Un bacio: urlava ogni cellula del suo
corpo, ma Lena si trattenne. Doveva lasciarsi andare alla passione? O doveva
darsi del tempo, capire cosa provava?
A2 - Lena la bacia
Lena osservò quel volto che
conosceva. Lo aveva visto ridere, lo aveva visto scherzare, lo aveva visto nel
dolore, lo aveva visto comprensivo e, ormai le sembrava ovvio, lo aveva visto
preso dalla passione. Per lei. Chiuse gli occhi e baciò quelle labbra a cui
aveva già dato se stessa, ma che ora consegnava senza riserve, perché il suo
cuore, nella mani di Kara sarebbe sempre stato al sicuro.
Le loro bocche si fusero in un bacio
dolce. Quando si separarono sul viso di Kara era evidente l’emozione.
“Avevo tanto paura che tu mi
respingessi.” Ammise con candore. Lena le accarezzò il volto.
“Ci sono tante cose di cui dobbiamo
parlare. Cose importanti.” La ragazza annuì decisa.
“Certo! Risponderò a tutte le tue
domande.” Il suo sorriso era contagioso e brillante. Lena la imitò un attimo
prima di baciarla ancora. “Oh!” Interruppe il bacio, Kara. “Dovrai firmare un
po’ di carte sulla segretezza e cose così.”
“Ah…” Lena la guardò perplessa, ma
Kara non lasciò che si spegnesse il suo entusiasmo, invece la sollevò tra le
braccia e sorrise felice.
“Ora andiamo a casa.”
“Kara!” Esclamò lei aggrappandosi con
timore al suo collo. “Mettimi giù!” Ordinò.
“Non ci penso neppure.” Affermò,
però, lei. “Non ti lascerò cadere.” Assicurò e lei strinse i denti quando la
ragazza si gettò nel vuoto. L’ultima volta che l’aveva tenuta tra le braccia in
quel modo non era stato un salto piacevole. Si rese conto di stringere le
braccia di Kara troppo forte, ma quando alzò lo sguardo per scusarsi incontrò
solo gli occhi pieni di gioia di Kara.
Lena le sorrise sentendo la tensione
che svaniva. Era lei e non l’avrebbe lasciata cadere, mai.
“Non pensavo che avrei provato tanta
gioia solo a tenerti stretta a me.” Ammise la ragazza e Lena sorrise di nuovo,
come poteva essere così tranquilla con i suoi sentimenti?
“Non pensavo che un giorno avrei
desiderato che un volo non finisse in fretta.” Affermò allora e si stupì di
aver detto una cosa così sdolcinata, poi capì perché lo aveva fatto, il sorriso
sulle labbra di Kara valeva ogni sforzo.
“Kara?”
“Sì?” Domandò lei, guardandola con
dolcezza.
“Sai volare con gli occhi chiusi?”
Chiese e la ragazza la guardò perplessa.
“Perché dovrei volare con…” Chiuse
gli occhi quando lei la baciò e Lena provò l’eccitante piacere di sapere di
essere sospesa nel vuoto mentre il suo pilota teneva gli occhi chiusi.
Sorrise quando separò le loro labbra.
“Il test è stato un successo.”
Mormorò e Kara rise.
“Era un test? E che altro mi farai
fare?” Chiese, le guance rosee e gli occhi che brillavano.
“Mmm…
potrei vedere quanto resisti senza respirare… ah no, quello l’abbiamo provato
quella notte.” Questa volta le guance di Kara divennero rosse.
“Oh… ehm… ecco…” Lena rise, poi
appoggiò la testa contro la spalla di Kara e sospirò godendosi il battito della
ragazza e il calore che proveniva dal suo corpo.
“Siamo arrivate.” Le comunicò Kara e
lei aprì gli occhi. Erano nell’appartamento della kryptoniana.
Lena scese dalle su braccia, si
guardò attorno poi si voltò a fissarla, appoggiandosi al tavolo.
“Credi che…” Non riuscì a finire la
frase, perché Kara fu sulle sue labbra in un baleno. Le sue mani si
aggrapparono alla vita della supereroina, mentre la sua mente le riproponeva la
loro notte insieme e Lena comprese che sarebbe stato tutto più intenso, più
vero, ora che sapeva chi c’era sotto quel costume.
Ansimò d’aspettativa quando le mani
della ragazza passarono sul suo corpo, poi cercò il suo sguardo e sorrise
quando vide in esso lo stesso desiderio che provava lei.
Ricongiunse di nuovo le loro labbra,
assaporandole con maggiore delicatezza, mentre passava la mano alle spalle della
donna, conoscendo, ormai, come aprire quel costume.
Un deciso bussare fece sobbalzare
entrambe. Kara sparì dalla sue braccia mentre la porta si apriva. Lena si voltò
consapevole del rossetto sbavato e della camicia per metà fuori dai suoi
pantaloni.
“Ehi, Kara…” Alex si bloccò mentre
lei si sistemava l’abito. “Oh.” Disse solo l’agente.
“Ciao, Alex.” Kara sbucò dalla camera
vestita di tutto punto, i capelli in ordine e gli occhiali calzati, ma sul suo
viso vi era ancora una traccia del rossetto di Lena e il rossore sulle sue
guance non poteva essere frainteso.
“Credo che dovrò iniziare a bussare e
poi aspettare, prima di entrare.”
“Potrebbe essere una buona idea.”
Confermò Lena e Alex sogghignò divertita nel vedere il viso di Kara diventare
porpora.
“Cosa ci fai qui?” Domandò con voce
acuta la ragazza.
“Oggi è la serata dei giochi.” Le
fece notare e Kara si diede una pacca sulla fronte, voltandosi verso di lei con
aria affranta. Alex osservò lo scambio con un sorriso tutt’altro che colpevole.
“Ciao Kara. Non sai che fatica oggi…”
Winn che era entrato con un pacco di birre, si fermò
sorpreso.
“Winn.”
Salutò Lena.
“Ehm… ciao, miss… Lena.” Rispose il giovane, cercando con lo sguardo Kara e
Alex.
Lena sospirò poi si voltò verso Kara.
“Credo che sia meglio che io vada…”
“No!” Protestò lei.
“No, perché mai?” Si aggiunse Alex,
mentre sistemava le birre nel frigo.
“Ecco le pizze!” Si annunciò Maggie.
“Oh, buon giorno miss Luthor… dove ho messo le
manette?” Lena inclinò la testa. “Troppo presto?” Chiese allora Maggie un
sorriso sulle labbra.
“Troppo presto.” Confermò, Lena.
Kara le si avvicinò e le prese la
mano attirandola verso la relativa intimità della stanza.
“Mi dispiace così tanto!” Bisbigliò.
“Mi sono dimenticata della serata giochi…”
Lena le accarezzò il volto
cancellando le tracce di rossetto.
“Non importa… abbiamo tempo, non è
vero?” Chiese, altrettanto piano.
“Sì, abbiamo tempo.” Confermò Kara
per poi baciarle velocemente le labbra e arrossire al gesto sconsiderato fatto
così vicino alla sua famiglia.
“Dovrai fare meglio di così se vuoi
mandarmi via.” Le assicurò Lena, stringendola contro di sé.
“Ma io non voglio mandarti via.”
Affermò Kara con tono miserevole.
“Avremmo tempo anche per… questo.”
Indicò con la mano le risate che provenivano dalla cucina e sorrise.
“Ne sei sicura?” Provò a insistere
Kara.
“Sì, ne sono sicura.” La baciò,
questa volta esigendo un vero bacio, intenso, qualcosa che potesse spegnere
parte del bisogno e del desiderio che sentiva crescere in lei.
Quando uscirono di nuovo dalla stanza
Kara le prese la mano guidandola fino alla porta, poi la salutò con un bacio
sulle labbra, più veloce, ma non meno significativo visto che tutti, nella
stanza, poterono vederlo.
“Ci sentiamo domani?” Chiese, le
guance rosse, ma lo sguardo deciso e felice.
“Sì.” Confermò Lena, poi lasciò la
sua mano e si allontanò lungo il corridoio, felice.
B2 - Lena non la bacia
Era così difficile. Come poteva
lasciarsi andare quando tutto ciò che aveva sempre saputo si era rivelato una
menzogna? La sua migliore amica le aveva mentito.
“Non posso…” Mormorò tirandosi
indietro e voltandosi, dando le spalle alla ragazza.
Per un lungo istante ci fu solo il
silenzio nel suo ufficio.
“Mi dispiace.” Disse poi Kara. Un
leggero spostamento d’aria l’avvisò che se ne era andata. Lena si voltò aprì la
bocca per richiamarla, ma poi non disse nulla. Forse era meglio così, doveva
riflettere, doveva pensare.
“Miss Luthor,
mi dispiace disturbarla, ma c’è sua madre.” Lena chiuse gli occhi per un
secondo, cercando di ritrovare la calma e la compostezza di cui aveva bisogno
per affrontarla.
Si voltò verso la porta e si sedette
alla scrivania, prendendo il primo dossier che trovò.
“Madre, approfitti dell’amnistia
presidenziale per rendere visita alla pecora nera della famiglia?” Domandò
quando la vide entrare.
“Oh, Lena, abbiamo salvato National
City e il mondo, assieme.”
“Non mi sembra di aver sentito
qualcuno citare il mio nome.” Ribatté secca. “Una delle tue tante bugie,
immagino.”
“Non ti ho mai mentito e lo sai che
era l’unico modo per ottenere l’amnistia.”
“Perché non mi hai detto di Supergirl?” Chiese di getto e la donna la fissò, poi un
sorriso divertito apparve sulle sue labbra.
“Dunque lo hai scoperto.” Lena scattò
in piedi incrociò le braccia e si voltò fissando la città sotto i suoi piedi.
“Ero sicura che avresti capito. Anche se, lo ammetto, ci hai messo molto più
tempo di quello che credevo possibile. Immagino che dipenda da ciò che Kara ti
fa provare.” Il tono di Lillian era sarcastico, quasi
canzonatorio.
“Di cosa stai parlando?” Le chiese
guardandola di nuovo.
“Con miss Danvers
potevi essere Lena… non Luthor, non multimiliardaria,
non la mente brillante che serve a Supergirl. Al
massimo ti chiedeva di essere una fonte per i suoi insulsi articoletti.” Sul
volto della madre comparve un sorriso divertito, ma Lena lo ignorò. Era forse
vero? Togliendo il sarcasmo le parole di Lillian non
erano forse giuste? Si era forse vietata di vedere la verità perché voleva che
le cose rimanessero esattamente com’erano?
“E sai la cosa più divertente?”
Domandò ancora sua madre, giocherellando con una delle orchidee che decoravano
la sua scrivania.
“No, madre.” Disse con tono duro. Lillian alzò lo sguardo su di lei, gli occhi che brillavano
di malvagio divertimento.
“Anche lei mi ha chiesto perché non te
lo avessi detto. Non succede tutti i giorni di vedere gli occhi di una Super
brillare di paura.”
Lena sentì una fitta al cuore. Kara
provava ciò che provava lei, aveva avuto paura… paura di perdere la sua
migliore amica, ma, adesso, adesso che tra loro le cose erano cambiate… aveva
tirato fuori il coraggio per tutte e due.
La giovane Luthor
sorrise, un dolce sentimento che scaldava il suo cuore. Kara le aveva detto chi
era, si era fidata di lei perché… perché voleva che le cose tra di loro
evolvessero e si basassero sulla verità.
“Grazie, madre.” Disse, poi prese la
sua borsa e lasciò la donna a fissarla, piuttosto infastidita. Era lei, di
solito che se ne andava vittoriosa dai loro incontri madre-figlia.
Lena lasciò l’edificio della L-Corp quasi di corsa. Jess doveva aver già chiamato la sua
auto, perché l’autista l’aspettava con un ombrello alla porta e la condusse
fino alla macchiano sotto una pioggia fattasi sempre più torrenziale.
Una quindicina di minuti dopo era
davanti all’appartamento di Kara. Scese dalla berlina e salì in fretta le
scale, sperando che la giovane fosse a casa e non al lavoro, malgrado fosse
solo pomeriggio. Bussò alla porta e non ottenne risposta, busso ancora
frustrata, ma nessuno venne ad aprire.
“Lena?” Alex la fissava dal corridoio,
perplessa.
“Devo parlare con Kara!” Disse, con
urgenza nella voce.
“Kara mi ha chiamato… sembrava…” Sul
volto di Alex si formò una piccola o. “Capisco.” Disse soltanto, poi si
appoggiò alla parete. Tra le mani aveva una scatola di ciambelle. “Non te l’ho
detto io… ma, quando è molto triste, Kara, risale la scala antiincendio e va
sul tetto.”
“Ma piove…” Le fece notare Lena.
“Già.” Disse soltanto la donna, poi
si allungò, recuperò la chiave sistemata sopra lo stipite della porta e aprì
l’appartamento. Lena entrò, tesa, ma il luogo era vuoto. Le tende si gonfiavano
e la porta finestra era aperta.
Lei si avvicinò osservando la pioggia
che cadeva pesante e la scale di metallo, stretta e bagnata.
“Queste le lascerò qua.” Affermò
Alex, posando le ciambelle sul ripiano della cucina, poi uscì dall’appartamento
e si chiuse la porta alle spalle.
“Molto bene…” Mugugnò Lena lasciando
cadere la borsa e sfilando i tacchi. “Se dovessi cadere… saprà prendermi al
volo… credo…” Bofonchiò ancora tra sé e sé, prima di uscire sotto alla pioggia.
Come aveva immaginato la scala era
tutto meno che confortevole e l’altezza era notevole, ma lei non vi badò, salì
ancora e, ormai fradicia, giunse sul tetto. Quando vide la figura di Kara
rannicchiata sotto la pioggia provò un immediato senso di tenerezza e di
profondo amore.
Si avvicinò piano e si sedette
accanto a lei, poi posò una mano sulla sua spalla.
“Non mi vuole… Alex…” Borbottò la
donna, poi sembrò accorgersi di qualcosa, perché alzò le testa di scatto, gli
occhi sgranati. “Lena!” Disse e lei sorrise, poi le prese il viso tra le mani e
lo attirò a sé per un lungo bacio, mentre la pioggia, ignara del loro momento,
continuava a cadere.
“Oh sì, che ti voglio.” Mormorò sulle
sue labbra, dopo un momento.
“Credevo…” Cercò di dire Kara, ma lei
le posò due dita sulle labbra.
“So perché avevi paura di dirmelo e
so perché avevo paura di sentirlo. I cambiamenti sono… pericolosi. Ma, Kara,
questo cambiamento è la cosa più bella che io abbia mai fatto e…” Non poté
finire perché Kara l’afferrò e la sollevò tra le braccia ridendo di gioia. Lena
si beò di quel suono e di quel abbraccio che sperò, non sarebbe mai finito. Ora
era felice.
B1 - Lena non la bacia
Kara era la sua migliore amica… non
era sicura di poter…
“Aspetta, Kara…” Posò la mano sulla
spalla della ragazza fermando il suo movimento. Gli occhi della giovane si
abbassarono, mentre il suo corpo si allontanava da lei. “Mi dispiace… io… non
posso.” Ammise e Kara annuì.
“Scusami, ma dovevo farlo.” Kara fece
un passo indietro, poi un altro.
“Non voglio perdere la tua amicizia.”
Mormorò Lena, aveva paura adesso, paura dello sguardo triste che vedeva negli
occhi di Kara e del freddo che sembrava avvolgerla ora che il corpo di Kara era
lontano dal suo.
“Devi… darmi del tempo.” Le disse,
gli occhi della ragazza erano limpidi ora. Con un stretta al cuore Lena si odiò
per quelle lacrime non ancora versate.
“Kara…” Chiamò, ma la ragazza scosse
la testa e se ne andò. Sorpresa, Lena alzò la mano e ritrovò una lacrima che
scendeva lungo la sua guancia.
Tre settimane dopo Lena osservava il
paesaggio, il suo cuore era diventato un pesante fardello nel suo petto. Aveva
fatto il possibile per non pensarci, ma Kara occupava la sua mente in
continuazione, non si era resa conto di quanta parte del suo tempo lo
spendessero insieme e, soprattutto, non si era conto di quanto fosse importante
quel tempo. Ora si arrabbiava con i suoi collaboratori, con il consiglio
d’amministrazione, con le sue segretarie e persino con lo chef e sapeva che non
era colpa loro, sapeva che scattava come una molla alla minima provocazione,
pronta a fulminare con un semplice sguardo anche un semplice inserviente che
decideva di attraversare la sua strada mentre entrava in ufficio. Sapeva che
era lei, sapeva che le mancava qualcosa. E quel qualcosa erano due occhi
azzurri, un sorriso luminoso e una risata contagiosa.
Kara. Kara le mancava come l’aria e,
sempre più spesso, si ritrovava senza respiro.
“Miss Luthor?”
Si voltò verso la segretaria che la fissò preoccupata. Interromperla mentre
pensava ultimamente generava una bella strigliata.
“Sì?” Chiese, cercando di non
ascoltare quella massa oscura nel suo petto che le chiedeva rabbia e furia.
“Supergirl
al telegiornale.” L’avvisò la donna. Lena annuì, ma non si mosse.
Supergirl, quella notte non aveva più molto
senso ormai. Era sembrata tutto, ma non era nulla ora che Kara non c’era più.
Aveva bisogno della sua migliore amica.
Si voltò e tornò a lavorare, fino a
quando il telefono non emise un basso bip. Allungò lo sguardo e il suo cuore
perse un battito: era lei.
Con le mani che tremavano aprì il
messaggio e lesse in fretta.
“Jess, annulla tutti i miei impegni.”
“Ma…”
“Adesso.” Disse e sorrise. Jess la
fissò a bocca aperta, mentre lei afferrava la borsa e usciva, quasi di corsa.
Mentre camminava sentì l’agitazione
crescere e la tensione aumentò quando vide Kara, appoggiata ad un albero del
parco le mani in tasca che osservava dei bambini giocare con delle barchette di
carta.
“Ciao.” Disse e la ragazza si voltò a
guardarla. Sorrise e Lena sentì il suo cuore gioire. “Mi sei mancata.” Ammise e
Kara abbassò lo sguardo.
“Anche tu mi sei mancata.” Alzò lo
sguardo un po’ in imbarazzo e Lena pensò che era bellissima.
“Posso offriti un gelato?” Domandò,
senza interrogarsi sul perché di quel pensiero, Kara era bella e, alla luce del
sole, sembrava splendere.
“No.” Kara sorrise nel vedere il suo
sguardo sorpreso. “Io ti offrirò un gelato e non di quelli vegani che piacciono
a Maggie.” Fece una smorfia, rabbrividendo. “Alex mi ha obbligato a mangiarlo
una volta, solo perché voleva che il barattolo finisse più in fretta.”
“Del vero gelato, va bene.”
Acconsentì lei. Godendosi la sensazione di averla di nuovo accanto e di poterla
ascoltare, mentre le raccontava così così semplici.
Passeggiarono in silenzio, dirette
verso un gelataio, poi Kara si voltò a guardarla.
“Stai bene?” Le chiese. “Sai… mi
dispiace, avevo promesso di non abbandonarti mai e poi…” Lena si voltò a
guardarla e si sorprese nel pensare che sì era la donna più bella che avesse
mai visto, ma anche la più dolce e la più comprensiva e altruista.
“No, dispiace a me.” Disse,
rendendosi conto di qualcosa di importante. “Avrei dovuto baciarti, quel giorno
nel mio ufficio.” Nel dirlo capì quanto profondamente fosse vero e il suo cuore
perse un battito nel vedere il volto di Kara fissarla sorpresa.
“Non… non devi dire così solo perché
credi che mi perderai come amica… perché…” Lena le posò dolcemente un dito
sulle labbra. La vide deglutire e il suo cuore accelerò. Le sue dita percorsero
delicate le labbra di Kara mentre i suoi occhi ne ammiravano da vicino ogni
dettaglio, poi il suo sguardo risalì fino agli occhi della giovane.
“Credo di essere stata stupida e
credo che ogni giorno che ho passato lontano da te è stato un giorno sprecato.”
“Ma… credevo che… Supergirl…”
Balbettò la ragazza e Lena sorrise.
“Forse non ci crederai, ma non ho più
pensato a lei da quando, tu, mi hai baciato su quella panchina nel parco.” Si
avvicinò a Kara, un sorriso sulle labbra, un senso di profonda liberazione per
quelle parole che sentiva così vere. “Un solo piccolo sfiorarsi delle labbra e
hai sconvolto la mia vita… nemmeno la ragazza d’acciaio, con ben altro, è
riuscita a fare tanto.” Kara arrossì e Lena rise piano. “Non essere gelose di
lei.” Le chiese e Kara scosse la testa come a negare.
Non poteva essere gelosa di se stessa, no? Eppure, eppure un po’ le
bruciava l’idea che Lena pensasse a Supergirl come ad
un’altra donna con cui aveva fatto l’amore.
Kara arrossì di nuovo. Tre settimane che si disperava e quando,
finalmente, aveva trovato la forza e il coraggio di vederla… oh Rao! Perché non si era decisa prima?
Sul viso di Kara scorrevano le
emozioni, ma Lena decise che era ora di porre fine agli indugi.
“Kara, lo so che ci ho messo troppo a
capirlo, ma senza di te accanto il mondo è più grigio e freddo. Senza di te non
respiro. A volte bisogna perdere qualcosa per capire quanto esso sia
importante… Kara, sono innamorata di te.” Ammise e il suo cuore gioì nel vedere
il sorriso brillare sulle labbra della giovane. “Ora, se non hai nulla in
contrario…” Mormorò e poi posò le labbra sulle sue e questa volta non fu un
bacio sfiorato, questa volta fu un vero bacio e fu intenso e perfetto,
esattamente come, senza neanche rendersene conto, aveva sempre sognato.
Lena, ora, era felice.
Note: E con questo abbiamo quasi finito. Ditemi se siete pentite di quello che avete votato o se vi sono opzioni che siete felici di aver evitato e fatemi sapere se avete un finale preferito.
L’happy ending era ciò che volevo per questa storia fatta per giocare. Però, però… ora abbiamo un nuovo capitolo, ben più lungo di quelli pubblicati… vedremo cosa succederà, vedremo se riaprirà i giochi, se presenterà situazioni nuove o chiuderà il cerchio…
A presto, spero!