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Autore: ROW99    14/06/2018    1 recensioni
Dopo i fatti di "One of Us", la vita insieme di Minaho e Manabe è messa a repentaglio da innumerevoli problemi. Quando ogni giorno sembra più difficile del precedente, con l'aiuto di vecchi e nuovi amici, riusciranno a combattere ancora per la loro amicizia?
Genere: Commedia, Drammatico, Fluff | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Manabe Jinichirou, Minaho Kazuto, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
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«Molti di noi cercano di dare un senso alla propria vita, ma la nostra vita ha senso solo se siamo capaci di raggiungere questi tre traguardi: amare, essere amati e saper perdonare. Il resto è soltanto tempo perso»
(Joel Dicker)


Quando Minaho e Manabe uscirono di casa il sole incominciava a tramontare, tingendo di arancione le strade della città. La gente rincasava dal lavoro riempiendo le strade, mentre i locali iniziavano ad aprire i battenti in previsione di una serata di certo fruttuosa, visto il clima tutto sommato mite e l’assenza di vento.
Attraversando il parco l’arancione non poté non notare la luce negli occhi del suo migliore amico. Mettere nella stessa frase suo zio e il concetto di sorpresa lo aveva fatto illuminare. Minaho lo trovava tenerissimo, ed era raro che il suo amico, sempre maturo e posato, si lasciasse tornare un po’ bambino.
Arrivati davanti a casa dello zio del lilla vennero fatti entrare e, per la seconda volta nello stesso giorno, accomodare in salotto. Ora la luce era però diversa. Quella bianca del mattino aveva lasciato il posto ai colori tenui del tardo pomeriggio.

Come sempre lo zio del lilla li fece aspettare qualche minuto. A quanto pare aveva una visita in corso… infatti dieci minuti dopo entrò dalla porta, gettando a terra la valigetta e togliendosi la giacca. Indossava un completo nero elegante ma professionale.
-Ehila ragazzi! Ci rivediamo! Ho una sorpresa che forse vi farà piacere… ma che ne dite se ne parliamo a tavola? Questa sera siete miei ospiti!
Il lilla si illuminò. -Grazie zio! Non… non vorremmo disturbare però…
-Ma quale disturbo? Stasera non lavoro. Dai… andiamo in sala. Il tempo di lavarsi le mani e si mangia! Spero che per voi non sia troppo presto… io sono abituato a cenare alle sette perché in genere dopo cena studio…

Minaho sorrise. L’idea che lo zio del lilla studiasse come loro era strana. -Ma certo! Anche noi ceniamo presto… sai, dopo cena Manabe entra in fase digestiva, e si piazza sul divano come un panda a guardare la TV…
Manabe arrossì come un peperone. -Ehi! Guarda che anche tu ci sei, su quel divano!
Lo zio del lilla scoppiò a ridere di gusto. -Bene… sono felice di vedere che la vostra vita insieme è piena di momenti eccitanti! Ora venute… e preparate l’appetito!  


La cena era veramente qualcosa di esagerato.
Quando Manabe e Minaho avevano visto arrivare un cameriere con un enorme vassoio di antipasti, avevano pensato ad una sorta di cena fredda… qualcosa di simile ad un buffet. Ovviamente erano stati smentiti! Al vassoio aveva fatto seguito un bis di primi di pesce ed un arrosto enorme, il tutto seguito da una gigantesca torta panna e fragole. Arrivati alla fine della cena, erano pienissimi! Fu lo zio del lilla a decidersi a parlare per primo.
-Ok ragazzi… ora ditemi. Quante avventure avete avuto fuori città, da quando vi conoscete?
Minaho e Manabe si guardarono perplessi. -Avventure? Fuori città?
-Beh… -Il lilla prese la parola, confuso. -In realtà, pensandoci bene, da quando io e Min ci conosciamo siamo stati così pieni di avventure e battaglie in città, che non siamo mai andati a fare nemmeno una gita…

Lo zio di Manabe sorrise con sguardo sornione. -Lo immaginavo… e qui arriva la mia offerta. Sapete… ogni anno, l’associazione giapponese dei medici offre ad alcuni membri che si sono distinti per pubblicazioni e ricerche un viaggio per due persone in varie parti del mondo… ecco, io lo vinco da tre anni, ma… ecco… da quando non c’è più mia… mia moglie, non ne ho più voluto sapere. Dio… sono già vedovo. Comunque non è questo il punto! -Il giovane riprese a sorridere.
Minaho era sconvolto, Manabe senza parole. -Cosa… cosa vuoi… cosa vuoi dire…
Il giovane sorrise. -Voglio dire che andate una settimana a Miami.


Ok, adesso Minaho e Manabe erano proprio senza parole.
-Co…cosa??? -Il lilla spalancò gli occhi. -Ma non è possibile!!
-Manabe ha ragione! -Minaho era ancora più sbalordito. -Non possiamo accettare assolutamente!!
Il medico ridacchiò. -Ehm… e se io avessi già fatto i biglietti a vostro nome, confermando albergo e volo?
-Ma… ma… ma… -Il lilla era nel pallone più totale, e con lui l’arancione.
-Ragazzi… pensate!  La settimana prossima le scuole sono chiuse tre giorni per il compleanno del principe ereditario… potete perdere un paio di giorni di scuola, no? Con i vostri rendimenti… avreste il volo lunedì mattina presto, e il ritorno la domenica successiva dopo pranzo. Eddai… vi immaginate andare al mare e vedere gli Stati Uniti? Sarà bellissimo! Tutto pagato… potreste stare insieme una settimana senza pensare ai problemi, e magari al vostro ritorno potrei anche avere sistemato il problemino dell’articolo di Manabe!
-Zio… io non… non ho parole. Non so cosa… cosa dire…
Manabe era davvero commosso. Anche Minaho faticava a trovare le parole. Il medico scosse la testa ridendo.
-Vi dico io cosa dire. Una parola sola. Accetto.


Tornando a casa Manabe e Minaho erano ancora sulle nuvole.
-Man… non… non riesco a crederci!
-Nemmeno io Min! Una settimana insieme… mare, sole e gite nella foresta… sembra un sogno… forse è un sogno e adesso ci svegliamo in salotto, davanti alla TV!!
L’arancione fece una mezza piroetta. -Dobbiamo comprare un regalo a tuo zio… è fantastico! Dammi un pizzicotto… ti prego!
Manabe scoppiò a ridere. -Io ci ho già provato… è tutti vero! E sai che significa? Che domani… andiamo al centro commerciale a comprare pinne e costumi!


Minaho e Manabe erano appena entrati nel vialetto di casa, ridacchiando, quando squillò il telefono di Minaho.
-Man… è Kirino! Oddio… che sarà successo?
-Ma niente Min… ci vorrà invitare al cinema sabato sera con i ragazzi…
L’arancione sospirò. Aveva un brutto presentimento. Passò l’indice sullo schermo accettando la chiamata. -Pronto? Ehi Kirino…che succede?
La voce del rosa era rotta dal pianto. -M…Min… io… io non volevo disturbarti ma… ma tu sei così forte e… e difendi sempre tutti e… io… io ho fatto un casino tremendo. Potete venire da me? Vi prego…
Il lilla era preoccupato. Aveva capito dallo sguardo di Minaho che qualcosa non andava. Minaho rispose subito... in genere era Kirino quello che faceva a pugni per difendere gli altri!
-Kirino! Arriviamo di corsa! Dove sei?
Il rosa singhiozzò. -Davanti… davanti a casa di Shindou. Scusate… perdonatemi. Vi… vi aspetto.


Minaho e Manabe si precipitarono davanti a casa di Shindou. Al loro arrivo il sole era ormai definitivamente tramontato, e le ultime luci lasciavano il posto alla luna quasi piena e alle luci dei locali e dei lampioni. Casa di Shindou era in un quartiere tradizionale, molto movimentato la sera.
Kirino era seduto sul marciapiede, in lacrime e completamente sconvolto. Immediatamente l’arancione, a cui subito era scattato lo spirito protettivo, si precipitò al suo fianco.
-Ehi Ran… che succede? Cosa ti hanno fatto?
Kirino era distrutto e confuso. -Io…sono… sono stato io… è… è colpa mia… Shindou non… non vuole più… più parlarmi…
Manabe si inginocchiò e prese le mani del rosa. -Ehi… va tutto bene. Che cosa è successo?
Il rosa si morse violentemente il labbro inferiore. -Ho… ho… non so perché!! Non so perché, maledizione! Ho… ho baciato…. Kariya.
Il lilla rimase per un attimo come paralizzato. -Che… che cosa…
Fu Minaho a riguadagnare per primo la parola. -Ma… Ma perché? Perché lo hai fatto? Shindou lo… lo ha saputo?
Il rosa scoppiò in un pianto disperato. -Io… io non so perché! Eravamo al cinema… Shindou era andato a prendere da bere...  è stato più forte di me! Kariya.. Kariya non c’entra! Lui non… non… sono stato io solo a farlo! Mi… mi ha sorriso e… e… e io… Shindou stava entrando proprio in quel momento e… e… -Singhiozzò più forte.
Minaho e Manabe si guardarono sconsolati. E ora che potevano fare?

-Ok… -Minaho prese di nuovo la parola, cercando di sembrare tranquillo e parlare con voce allegra. -Vedrai che adesso sistemiamo tutto. Hai parlato con Shindou?
Kirino smise per un attimo di piangere, tirando su col naso. -Io… io ci ho provato… l’ho… l’ho inseguito fino a casa dopo che… dopo che è corso via ma… ma mi ha cacciato in malo modo e… e ora sono due ore che sto qui seduto per… per terra! Non… non mi risponde nemmeno al cellulare! -Riprese a piangere.
-Tranquillo Ran. -Manabe sorrise dolcemente. -Vado a parlarci io, ok?
Il rosa si asciugò le lacrime con la manica della felpa. -D…davvero? Non… non dovete se non… non so nemmeno perché vi… vi ho disturbato così… io…
Minaho, stupito dal coraggio del suo migliore amico, mise le mani sulle spalle del ragazzo. -Ehi… guardami. Quando Manabe si mette in testa qualcosa, credimi… puoi stare certo che sarà un successo. Aspettaci qui, ok?


Manabe, mentre saliva le scale verso camera del castano, non si sentiva più così sicuro di sé.
Certo… Shindou li aveva fatti entrare, e questo significava che non li avrebbe lanciati dalla finestra senza una buona ragione… almeno sperava. La faccia contrita della cameriera che aveva aperto loro la porta però non prometteva nulla di buono.
-Ehi…Shin? Possiamo entrare?
I ragazzi bussarono delicatamente alla porta della camera del loro compagno. Da dentro nessun suono.
Si fecero coraggio ed aprirono lentamente la porta. Shindou era seduto al pianoforte. Manabe si stupì… un’altra pianoforte? A coda pure quello, per di più! La stanza era enorme… grande quanto il loro salotto e dotata di un grande terrazzo. Il castano stava immobile davanti alla tastiera, le mani sui tasti, ma non suonava.
-Cosa volete?

La voce era dura, senza speranza. Niente a che vedere con la solita di Shindou, scura, sì, posata, ma piena di pazienza e disponibilità.
Manabe si fece aventi. -Ecco… noi… noi volevamo sapere se… se possiamo fare qualcosa per… per aiutare…
-Man ha ragione. Vorremmo che tutto andasse a posto… -Minaho era ancora più imbarazzato del lilla.
Shindou si alzò di scatto, le mani strette al coperchio del pianoforte, tremando.
-Vi… vi ha mandato lui! Si azzarda pure a fare questo, adesso! Dopo quello che mi ha fatto… io mi fidato di lui! Mi fidavo!!! Perché a me una cosa del genere? Con Kariya poi!! Io… io non…
Il tono di voce su era alzato sempre più. Ora il castano urlava a tutti gli effetti, rivolto verso il pianoforte. Quando si voltò Minaho e Manabe videro che aveva gli occhi rossi e lucidi.
-Sia ben chiaro che non lo voglio più vedere! E anche voi, fuori di qui!! Fuori!!

Manabe, spaventato, provó ad avvicinarsi al castano. -Ehi… Shin, lo so che è doloroso però… però sono certo che…
-Che non voleva farlo? Che non è colpa sua? Ma certo!! Portate queste balle fuori da casa mia immediatamente!! Fuori!
-Shin… sei così arrabbiato perché tu lo ami… lo ami e lo sai…
-Basta!!! Non voglio sentire una parola di più, oppure… oppure…
Il lilla tremava, ma si sentiva più risoluto che mai. -Oppure? Ascoltami bene. Qualunque cosa sia successa, voi…


Fu un istante. Con uno scatto, il castano aveva afferrato pesante sgabello del pianoforte e lo aveva scagliato contro il lilla. Il ragazzo fu colpito in pieno al braccio sinistro e buttato a terra.
-Man!! -Minaho si era lanciato a coprire con il suo corpo l’amico. -Razza di… ma cosa ti salta in mente? Gli hai spezzato un braccio! Ehi Man… Man!
Manabe era a terra, stordito. Il tappeto aveva attutito la caduta, ma il braccio faceva malissimo. Sentì le lacrime salire agli occhi ma le ricacciò indietro in un moto d’orgoglio. Il dolore gli sfuocava la vista.
Shindou era rimasto come instupidito. Si fissava le mani, quindi lo sgabello a terra, quindi Manabe che sembrava gravemente ferito. Cadde in ginocchio guardando fisso nel vuoto, senza parlare.

-Shindou… -Minaho si era alzato in piedi palesemente furibondo, ma sforzandosi di sembrare normale. -Posso avere del ghiaccio? Almeno questo… sai, probabilmente gli hai rotto un braccio, e sarebbe carino da parte tua.
Nessuna risposta. Shindou fissava il vuoto. Minaho era senza parole.
-Min… Min aspetta! Sto… sto bene… -Con una fatica tremenda il lilla mosse il braccio e la mano. -Visto? Niente di rotto. Andiamo… andiamo a casa.


Uscendo di casa, Manabe sorretto da Minaho dalla parte del braccio non dolorante, si ricordarono di colpo di Kirino. Il lilla era ancora sul marciapiede, e quando li vide sembrò andare nel panico.
-Oddio… oddio cosa ti ha fatto! È tutta colpa mia!! Tutta colpa mia!!
Il lilla si sforzò di sorridere, gemendo di dolore. -Non… non è niente. Senti… ora non è il momento giusto di parlare con lui, ma la mia promessa è sempre valida. Ho giurato che vi avrei fatto fare pace, e lo farò. Ora vai a casa e cerca di rilassarti… penserò io a tutto. Domani a scuola ne parleremo bene… fidati di me, ok?
Il rosa fissò lo sguardo negli occhi sofferenti di Manabe. Sentì un nodo salirgli in gola.
-Io… io…
-Tranquillo. Non devi dire nulla.

Minaho sospirò.
-La vedo brutta… speriamo bene!

   
 
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