Anime & Manga > Dragon Ball
Segui la storia  |       
Autore: BlackInkVelvet    05/08/2018    4 recensioni
Questo non deve accadere, mai più.
Perchè?
Perchè la gloria della nostra razza viene prima di ogni altra cosa. Prima degli affetti, prima dei soldi, prima della nostra stessa esistenza. Prima anche di te e me.
Non puoi chiedermi di fare una cosa simile.
Non te lo sto chiedendo. Te lo sto ordinando.
[...]
La voce di sua moglie, Gine, sembrò arrivare da lontano, come se non fosse sdraiata al suo fianco in quel momento. Come se fosse su un altro pianeta, o forse era lui ad essere troppo distante.
Nemmeno lei era abbastanza forte da liberare il cielo da quei nuvoloni pesanti che, scrosciando, inondavano il pianeta di ferrosa pioggia.
Genere: Avventura, Azione, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bardack, Gine, Goku, Nuovo personaggio, Re Vegeta, Vegeta
Note: AU, Lemon | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Capitolo 3

Capitolo 3



Camminavano in formazione, armature pesanti a coprirgli il petto e i fianchi che scintillavano come carapaci di scarabei sotto i fari potenti. Le loro labbra gonfie, simili a quelli dei pesci, erano lasciate socchiuse facendo intravedere denti aguzzi, ma non un suono ne usciva. Osservavano insistentemente il paesaggio attorno a loro, alla ricerca dei nemici. I segni di devastazione erano evidenti, ma non riuscivano a trovarne i perpetratori.

- È arrivata la cavalleria. - disse freddamente Endive, stringendo i pugni. Toma, al suo fianco, non riusciva a smettere di guardare i quindici alieni in piedi a poche decine di metri da loro. Se non fosse stata per la fulminea intuizione della Ricognitrice, che aveva dato l'ordine di nascondersi dopo aver intravisto un movimento sospetto, sarebbero stati presi di sorpresa. I Mentemal non avevano una buona vista, ma captavano molto bene i movimenti. Pertanto, rimanersene immobili, nascosti, era la cosa migliore da fare fino a quando non avessero sviluppato un piano di contrattacco.
- Bardack è sotto l'edificio crollato. - Seripa, a voce contenuta, comunicò la notizia al resto del team, osservando rabbiosa ed impotente il segnale dello Scouter del capitano, fermo e indebolito dallo spesso strato di macerie. Toma contrasse le sopracciglia in un'espressione di preoccupazione, inumidendosi le labbra nervoso,  girando lentamente lo sguardo verso la Ricognitrice.
- Dobbiamo andare a recuperarlo. - la donna non si mosse, continuando ad osservare i nemici concentrata.
- Seripa, ho bisogno che tu ci dica il livello combattivo del plotone appena arrivato.
- Subito. - La sentì digitare furiosamente sulla tastiera, attimi di silenzio nei quali sentiva il cuore andare al ritmo di digitazione della Saiyan. Era essenziale mantenere la mente lucida, e l'ansia che sentiva salire insieme al sangue alla testa le permise di osservare con maggiore attenzione la situazione. Era stata in situazioni peggiori nella sua breve carriera da Ricognitrice, e ne era sempre uscita vittoriosa. Continuò a ripeterselo mentre studiava l'area attorno a loro, osservando il gruppo di guerrieri muoversi compatto nella direzione del recente crollo.
Ignorò il secondo richiamo di Toma, che si stava innervosendo per il prolungato silenzio da parte dell'amico. Lo sentì chiamarlo al microfono, e diventare irrequieto ogni qual volta non riceveva risposta. Lei, d'altro canto, non sembrava per nulla toccata dalla faccenda; ci voleva ben altro per mettere fuori combattimento uno come Bardack, ed era fiduciosa dei suoi calcoli.
- Livello: settemila e duecento a testa. - Chiuse le palpebre, trattenendo un pesante sospiro. Quando riaprì gli occhi, si girò verso il compagno.
- Sono troppo fuori dalla nostra portata. - soffiò Toma, una gocciolina di sudore che si fece strada lungo la sua fronte. Perfino Toteppo e Panbukin si erano fermati nel sentire quelle parole.
- Cosa facciamo ora? - chiese quest'ultimo gracchiando nel microfono. - Soltanto Bardack è forte abbastanza da...
- Combattiamo. - le parole, dette con tono freddo dalla Ricognitrice zittirono tutti i presenti. - Non possiamo perdere questa base. Attaccateli.
- Sei impazzita? - disse retoricamente Toma, osservando inquietato quel plotone di Mentemal che, silenziosi, ancora non davano segno di voler iniziare ad esplorare il sito. Endive lo guardò seria, le sopracciglia sottili aggrottate sopra gli occhi.
- Non contestare. Se non li attacchiamo ora, rischiamo di compromettere la missione.
- Non seguiamo i tuoi ordini. Il nostro capitano è sotto le macerie e non da segni di vita.
- Per questo preciso motivo il comando ora passa a te. Se non ordini di attaccare perderemo la base. - il tono della Ricognitrice si era fatto vagamente minaccioso, ma il vice non ne voleva sapere nulla.
- Non siamo la tua carne da macello, e non farò morire la squadra per la missione. Toteppo, Panbukin, copritemi mentre recupero Bardack, ci ritiriamo! - Senza dire altro, Toma si lanciò verso le macerie, uscendo dal suo nascondiglio. Immediatamente, un urlo agghiacciante gli fece accapponare la pelle. I Mentemal partirono all'attacco, ed erano estremamente veloci. Toma si spinse al limite, volando a tutta velocità verso le macerie. Non avrebbe avuto troppi problemi a trovarlo, gli serviva soltanto di trovare la sua precisa localizzazione.
- Seripa, mandami la posizione esatta di Bardack, ci ritiriamo!
- Subito, To... Capitano! - Capitano. Quella parola fu sufficiente a formare un groppo in gola all'uomo. Il suo migliore amico era forte, più forte di qualunque altro Saiyan, non poteva essere - Endive non poteva avere ragione. Non... non...
Il turbinio dei suoi pensieri venne interrotto bruscamente quando, con la coda dell'occhio, vide un fascio di luce diretto verso di lui. Imprecò a denti stretti, rotolando sul fianco destro, alzandosi in volo per allontanarsi dai fari. Vide chiaramente un disco di luce schiantarsi contro un muro, tranciandolo di netto.
- Manovre evasive! Manovre evasive! - Gridò mentre altri dieci di quei dischi si schiantarono attorno a lui. Si coprì istintivamente la testa con le braccia, avvertendo un bruciore intenso sull'avambraccio sinistro. Quelle dannate lame volanti avevano appena lasciato un grosso taglio sulla sua pelle, ed era stato appena sfiorato. Come diamine aveva fatto Bardack a sopravvivere ad uno di quei cosi lanciato in pieno petto? Si girò sulla schiena, lasciandosi cadere a peso morto verso l'edificio crollato, le braccia stese verso i nemici, e iniziò a lanciare raffiche di ki-blast. I soldati evitavano con scioltezza i suoi colpi, con movimenti bruschi e scattosi, quasi robotici. Toma fece leva sugli addominali, compiendo una capriola, atterrando pesantemente al suolo. Il suo Scouter segnalava con acuti suoni la posizione di Bardack, e senza attendere oltre si mise a scavare affannosamente, sollevando massi. Alzò per pochi istanti lo sguardo, osservando Toteppo e Panbukin scagliare continui raggi energetici, facendo esplodere i dischi energetici a mezz'aria. In poco tempo, la luce dei fari rese la cortina di fumo impenetrabile, densa alla vista. La gola di Toma si era riempita di polvere, e la tosse lo scuoteva, ma questo non lo fermò, continuando a scavare a mani nude. Sentì un urlo provenire dal suo auricolare.
- Toteppo e Panbukin sono a terra! Ripeto, sono a terra! - Toma osservò impietrito i corpi dei suoi due amici cadere, trascinandosi con loro alcuni stralci di fumo avvolti come corde attorno alle loro gambe. Sentì chiaramente il cuore fermarsi nel momento in cui sentì il tonfo di quando finirono a terra, e fu soltanto quando questi imprecarono ad alta voce, tentando di rialzarsi che il vice tirò un sospiro di sollievo. Sollievo che durò poco.
La sua visuale venne interamente occupata da una corazza dal colore cangiante, all'altezza del suo viso. Deglutì silenzioso, alzando gli occhi e piantandoli in quelli enormi del Mentemal. Non ne voleva sapere di morire trascinandosi su delle macerie come un verme; non ne voleva sapere di morire in modo così indegno, ad appena sette ore dall'inizio della missione. Gridò, caricandosi con quell'urlo di guerra, e si avventò contro il nemico. Il suo pugno non lo sfiorò nemmeno, in compenso ricevette una poderosa ginocchiata sull'addome, che lo fece piegare in due. Morse la polvere, che gli impastò la bocca e si mischiò al sapore acido di un rigurgito, mentre il torace veniva scosso da una tosse persistente che gli grattava la gola. Avvertì chiaramente la presenza del nemico, che si era leggermente chinato verso di lui. Rotolò sul fianco, il polso destro stretto nella mano sinistra, e scagliò un potente ki-blast. Il Mentemal emise un verso agghiacciante, portandosi una mano all'occhio, sangue bluastro che gli schizzò sul viso; lo vide arretrare di qualche passo, mentre i compagni lo osservarono parlando ad alta voce in un dialetto sconosciuto. Qualcosa di duro lo colpì al viso, spaccandogli il naso, ma ciò non fu sufficiente a fermare la risata sprezzante che proruppe dal profondo del suo petto, premuto presto sotto il pesante stivale del Mentemal ferito.
- Almeno sono riuscito a ciecare uno di voi stronzi - disse mentre un sorriso strafottente si faceva largo sul volto impolverato, mentre osservava in alto. Il cielo era ormai nero, e i potenti fari illuminavano le silhouette dei suoi futuri assassini. Non era affatto un bel modo di andarsene, con Seripa che strillava nel microfono, ma oh, al diavolo. Vide il ferito alzare un braccio, mentre un ki-blast ne illuminava le dita palmate. Strinse i pugni, il cuore che palpitava impazzito nel petto, batté le palpebre.
Quando le riaprì, vide soltanto rosso.
Rosso...?

Il drappo danzava, stretto alla sua vita, seguendone i movimenti sinuosi. Strinse fra pollice, medio e anulare il gomito teso del Mentemal ferito, premendo con forza sulla giuntura. Non appena il suo braccio cedette, il raggio energetico gli morì in mano, spegnendosi, e ne approfittò per costringerlo a piegare il braccio dietro la testa, senza lasciare la presa sul gomito. Senza attendere oltre, con la mano libera chiusa a pugno, lo colpì dritto sull'ascella, centrando tutta la forza sulla nocca del dito medio che sporgeva, centrando in pieno un nodo nervoso. Il nemico urlò orribilmente, accasciandosi a terra contorto dal dolore. Bastò una spinta con il piede sinistro per eseguire una torsione a mezz'aria, la gamba destra piegata sotto il corpo, atterrando con il ginocchio così piegato sul volto del nemico. Il suono del cranio che si spaccava inesorabilmente sotto il ginocchio della guerriera, che aveva eseguito tutto nell'arco di una manciata di secondi, fu il fattore scatenante di una reazione disorganizzata e impacciata. Innumerevoli dischi si schiantarono contro l'aggressore, i cui numerosi gioielli scintillarono nel momento in cui si girò, profondi occhi castani che indagarono in assoluta tranquillità la scena che si stava svolgendo, prima di sparire dietro la nube alzata dalle esplosioni. Quando il fumo si diradò, della donna non c'era traccia, così come del guerriero Saiyan che poco prima giaceva al centro del gruppo. Rimasero immobili, confusi; iniziarono a guardarsi intorno, scandagliando ogni centimetro del terreno accarezzato dai fasci di luce. Dove diavolo era finita? Un improvviso fruscio li fece saltare sul posto, e si girarono osservando un secondo guerriero accasciarsi lentamente a terra, la testa che penzolava su spalle e petto, il collo inesorabilmente andato. 
- Dove sei? - urlò un guerriero Mentemal, rivolto alla scimmia che aveva appena fatto fuori due dei suoi compagni in tutta scioltezza. Non poté finire la frase, poiché un preciso ki-blast gli trapassò il cranio, uccidendolo sul colpo. Agli anfibi bastò seguire la direzione del raggio per trovare la donna in aria, le braccia incrociate, intenta ad osservarli in modo indecifrabile attraverso il vetro verde di uno scouter, la lunga coda pelosa che si muoveva tracciando numerose onde, parlando fra se e se a voce bassa. Li stava prendendo in giro. I guerrieri sopravvissuti lanciarono i loro gracchianti urli di guerra, alzandosi in volo, i dischi energetici già pronti per essere lanciati. Uno di loro, tuttavia, non riuscì a spiccare il volo. Abbassò lo sguardo, osservando prima accigliato, poi sorpreso, la mano sbucciata che sbucava dalle macerie e che l'aveva afferrato per la caviglia. Emise una debole esclamazione di sorpresa mentre veniva trascinato sotto i massi, avvertendo le ossa rompersi al contatto con le macerie, un braccio possente gli si strinse attorno alla gola, soffocandolo. Nel mentre, Endive rimase immobile, senza curarsi troppo degli undici nemici che le si stavano scagliando contro. Lentamente, il suo corpo venne come avvolto da una strana patina iridescente, prima di sparire come inghiottita dall'oscurità della notte. I Mentemal si bloccarono, gli occhi strabuzzati.
Un tentennamento che gli costò caro. I fari sotto di loro esplosero con un suono secco, facendo volare tutto attorno i frammenti dei vetri. I loro occhi ci misero tanto, troppo ad abituarsi all'improvvisa scarsità di luce, facendoli fermare per lunghi secondi a mezz'aria, rendendoli bersagli fin troppo facili. Due di loro avvertirono un calore bruciante sulla schiena, dapprima un leggero fastidio, seguito in breve tempo da un dolore atroce. Il raggio che li colpì fu talmente potente da quasi carbonizzarli, donandogli una morte impietosa e orribile. Alle loro urla si sovrapposero le grida di sorpresa dei soldati nel momento in cui un fulmine verde e rosso piombò su li loro con violenza.
Bardack era ricoperto di polvere e sangue, ma combatteva come una belva. Aveva dei lividi su braccia e spalle, e una grossa macchia di sangue gli decorava il lato destro del volto, eppure tutto ciò non sembrava averlo minimamente scosso. Afferrò un anfibio, e con la mancina gli prese la mascella, arpionando le dita contro il pavimento della sua bocca, ignorando i denti aguzzi che pungolavano la sua pelle callosa; con la mano destra, invece, premette sul palato, usando i pollici per meglio far presa sul volto dell'alieno, e tirò con decisione in direzione opposta. La gola e la testa del Mentemal si lacerarono mentre questo emetteva un suono gorgogliante, mentre i polmoni e la trachea venivano esposti. Il comandante lasciò cadere il corpo agonizzante, gettandosi sul nemico più vicino. Ogni colpo era una vendetta per ciò che avevano inflitto a quegli idioti dei suoi compagni; l'unico che aveva il diritto di pestarli in quel modo era lui e lui soltanto. Ma questa furia cieca lo rese disattento, troppo fiducioso nella sua forza, prono a commettere errori. Si sentì afferrare per le spalliere dell'armatura, e trascinato con forza verso sinistra. Quando alzò lo sguardo per incontrare il suo nemico, incontrò una matassa di capelli castani, e una pettiera lucida sormontata da troppe collane per essere considerata comoda. Vide con la coda dell'occhio il suo nemico venir tranciato in due dal disco di un suo compagno, indirizzato a lui, e immediatamente l'istinto di sopravvivenza ebbe la meglio sulla necessità di trucidare senza pietà quei maiali. La Ricognitrice non perse tempo, afferrando Bardack per l'avambraccio, appoggiandogli entrambi i piedi contro il torace: stava chiedendo di essere lanciata, e lui l'accontentò, ruotando su se stesso in un gesto automatico, e facendo leva sui muscoli addominali tirò indietro il braccio, spedendola poi a tutta velocità verso tre Mentemal. I restanti sei se li sarebbe presi lui. Endive combatteva con tecniche che finora non aveva mai visto; aveva agganciato un soldato con le caviglie incrociate all'altezza della gola, e aveva iniziato a ruotare, trascinando il nemico inerme con sé. Nel momento in cui piegò le ginocchia, ruotando velocemente su se stessa e aprendo le caviglie, lanciandolo lontano, si poté sentire chiaramente lo schiocco dell'osso del collo che si spezzava. Non era potente, ma era veloce, e non esitava a colpire i punti deboli dei nemici. Si ritrovò a pensare a quanto potesse essere subdola, con quel suo sguardo impassibile anche in un momento simile, mentre con un gesto sciolto spezzava la carotide del secondo guerriero.

La luce dell'alba rischiarava già da una mezz'ora la base. I raggi filtravano attraverso le finestre rotte, gettavano ombre sulle macerie, e facevano scintillare la torre di controllo come un prezioso gioiello in mezzo a così tanta distruzione.
Seripa stava finendo di disinfettare il naso di Toma, deviato e rotto, riprendendolo ogni qual volta un lamento sfuggiva alle labbra del ragazzo. Toteppo e Panbukin ronfavano beatamente sulle brande prima appartenute ai Mentemal, ricoperti di ferite e bende. Bardack era seduto sulla finestra ormai andata, le gambe a penzoloni nel vuoto, mentre osservava la figura silenziosa di Endive che girava in cerchio da almeno mezz'ora. L'aveva vista andare alla torre di controllo, tornare indietro, accendersi una sigaretta, buttarla, tornare alla torre, e infine piantarsi lì, una seconda sigaretta fra le labbra, mentre osservava il sole nascente. La Ricognitrice poteva nascondere bene il suo stato d'animo dietro un volto di pietra e movenze sinuose, ma l'odore di ormoni che aveva sentito immediatamente dopo la battaglia - un odore che non sapeva di adrenalina, troppo acre e bruciato - gli aveva fatto intuire come la donna fosse altamente incazzata. E a giudicare da quanto forte quell'odore fosse, al punto da riuscire a superare i fumi del sangue e del fango, dedusse che non fosse mai stata così alterata in vita sua. Eppure, a guardarla in quel momento, con il bel viso pulito da ogni sporcizia e una sigaretta mezza consumata fra le labbra, non avrebbe mai immaginato uno stato d'animo tanto in subbuglio.
- Ehi, notizie da Vegeta? - Gridò mettendo le mani a coppa attorno alla bocca, lasciandole poi cadere sulle ginocchia. La Ricognitrice rimase immobile, ma poté giurare di vederla chiudere gli occhi e contare fino a dieci. Si girò, osservando Bardack e la grossa garza tinta di rosso che aveva incollata alla fronte. Se avesse potuto sparare laser dagli occhi, a quest'ora il Saiyan sarebbe bello che stecchito. Si diresse verso una delle navicelle che aveva portato lì alla fine della battaglia, prendendo un piccolo zaino e caricandoselo su una spalla, dirigendosi poi verso l'edificio attualmente utilizzato come infermeria. Comparve poco dopo alla porta, la mascella serrata in un'espressione severa, mentre con il suo passo altezzoso si faceva largo fra i muri crollati e le brande ribaltate. Arrivò di fronte ad un tavolino, e vi posò lo zaino, aprendolo.
- Arriveranno presto i rifornimenti di cibo, e ho richiesto anche una nave medica per le vasche di rigenerazione. - Disse utilizzando il suo solito tono di voce melodioso, senza far trasparire in minima parte la rabbia che Bardack le aveva visto manifestare poco prima. - Possiamo utilizzare questa centrale come base. Seripa è riuscita a caricare l'override del sistema, e abbiamo il pieno controllo della torre. Le comunicazioni interspaziali sono state ripristinate correttamente, e forse riusciremo anche a connetterci ai sistemi centrali dei Mentemal. - Il silenzio calò nella stanza, sostituito dal suono delle boccette di medicinali che lei stava meticolosamente sistemando in file da tre. Bardack si era girato, appoggiando la schiena all'infisso della finestra, una gamba che ancora dondolava nel vuoto, l'altra piegata e usata come appoggio per il braccio bendato, osservando le spalle dritte della donna.
- Hai già fatto rapporto?
Endive osservò attentamente l'etichetta su di un porta pillole, senza smettere di sistemare i farmaci.
- Ovviamente. - disse posando il contenitore, chiudendo lo zaino e girandosi verso il Saiyan, appoggiandosi con il sedere al basso tavolino, le mani arpionate al bordo.
- E cosa hai riferito? Non è anche mio compito approvare i rapporti prima di inviarli?
- Ho soltanto mandato files riguardanti la mia giurisdizione come Ricognitrice. Non appena avrò rimesso in funzione il computer della sala di comando potrò connetterti direttamente a Vegeta, così che si possa inviare...
- Hai mandato un report sulle prestazioni della mia squadra. - Il tono del capitano si era improvvisamente fatto più grave, facendo girare di scatto sia Toma che Seripa. Perfino Toteppo, avvertendo l'improvvisa elettricità nell'aria, aveva aperto un occhio, osservando il suo capitano. Endive non allargò un sorriso come era solita fare, rimanendo con le labbra chiuse e il volto di pietra, ma incrociò le braccia al petto.
- Era mio dovere farlo. I report possono essere utili per le future valutazioni e le missioni...
- Cos'hai detto sulla mia squadra? - La donna rimase ferma, senza farsi infastidire dal fatto che fosse stata interrotta sgarbatamente per ben due volte di fila. L'uomo si alzò in piedi, dirigendosi verso di lei. Arrivò a meno di un metro, osservandola dai dieci centimetri d'altezza che li differenziavano.
- Ho detto che grazie alle vostre abilità, è stato possibile ottenere il controllo di un punto di immensa importanza strategica, ma che la collaborazione sta incontrando degli ostacoli. Cosa più che normale agli inizi di una missione.
- Hai scritto davvero soltanto questo?
- Puoi consultare il file inviato, o richiederne una copia al centro di comando. Hai il diritto di farlo. - Bardack serrò la mascella.
Quei dannati Sorci avevano un potere immenso. Conosceva persone la cui carriera era stata stroncata da una brutta valutazione da parte di questi Ricognitori, e aveva visto con i suoi stessi occhi la derisione e la nera povertà che si abbattevano su di loro. Nessuno voleva  assumere una squadra che non sapesse fare il suo lavoro, e in troppi finivano a dover lasciare il pianeta con la famiglia, trasferendosi altrove e cercando fortuna come mercenario, inevitabilmente rovinati per il resto della vita. Bardack sapeva perfettamente che erano stati commessi degli sbagli, ma doveva proteggere la sua squadra.
- Mi fido. Ma la missione da te tanto ben pianificata è stata affrettata, e il piano era traballante. Non puoi dare tutta la colpa ai miei uomini.
- Se i tuoi uomini avessero eseguito gli ordini, a quest'ora la missione sarebbe stata un successo di gran lunga maggiore. Ma l'importante è che la missione si sia conclusa.
- Sai bene che una tua parola sarebbe in grado di rovinarli. Di rovinarci. Non voglio che accada.
- Se lo desiderate così ardentemente, la prossima volta vi consiglio di eseguire gli ordini invece di agire di testa vostra. - Lo sguardo di Endive si era assottigliato, facendo salire il nervoso a Bardack.
- Toma ha fatto ciò che doveva: ha messo la vita dei suoi uomini prima della missione. Io ero fuori combattimento, e lui ha preso il comando. Non mi risulta che dobbiamo rispettare i tuoi ordini.
- Sono una Ricognitrice, do per scontato che ascoltiate ciò che dico. I tuoi uomini hanno abbandonato le loro postazioni, rischiando di compromettere la missione. Devono aver fiducia in me, o questo disastro si ripeterà. - ribattè prontamente la donna, abbandonando la sua posa rilassata e puntando un indice accusatore verso il volto del capitano, il volto ancora disteso ma tinto da uno sguardo severo. Questo lo fece imbestialire ancora di più.
- Non basta qualche piroetta per aria per ottenerla! Lavoriamo insieme da cinque anni, e si fidano ciecamente del mio giudizio, dei miei ordini. 
- Se non fosse stato per il mio intervento...
- Non hai capito, donna. Tu per noi non sei nessuno.

Non si aspettava di certo il pugno che, preciso e travolgente, lo colpì sullo zigomo sinistro, facendolo volare verso il muro, sfondandolo. Si coprì il volto con le braccia, il sole che filtrava dritto negli occhi. Un'ombra improvvisa oscurò il sole, e lui sentì chiaramente un improvviso tepore sul petto. Abbassò le braccia, osservando Endive salirgli sopra, ancora in volo, stringendo le cosce ai lati della sua gabbia toracica, le gambe ripiegate e una mano già sul suo collo, frammenti di muro che gli sfioravano il corpo. In qualunque altra occasione, avrebbe sputato una battutaccia su quanto quella situazione fosse eccitante in ogni senso, ma era abbastanza imbestialito da passare sopra le buone maniere. Tirò indietro il braccio per caricare un gancio destro, quando la sua schiena colpì il terreno. Il peso di Endive per un attimo gli mozzò il fiato, ma non bastò a fermarlo. Afferrò per un braccio la donna, portandola sotto di sé dopo essersi girato con un colpo di reni. Tentò di colpirla al volto, ma lei fu veloce a piegare il collo, evitando il colpo. Bardack avvertì un improvviso formicolio sul braccio destro, e istintivamente si allontanò con un salto. La Ricognitrice si rialzò, osservandolo di sottecchi, pronta a rispondere ad un suo eventuale attacco. Il Capitano fece per caricare, quando una scarica di dolore al braccio destro fece vertere la sua vista al bianco. Rimase fermo, osservando le vene stranamente gonfie su tutta la lunghezza dell'arto.
- La mia tecnica di combattimento ruota attorno all'utilizzo di colpi sui nodi nervosi.
È un modo efficace per averla vinta su un avversario ostico.
- Ma tu chi cazzo sei? Se sei così forte, in missione perché non ci vai da sola? - brontolò lui massaggiandosi il braccio. La donna sospirò, portandosi una ciocca di capelli dietro l'orecchio.
- Ti deluderebbe sapere che non sono affatto tua pari. Il mio livello di forza è di solo ottomila e settecento. In uno scontro prolungato, tu avresti la meglio senza alcun dubbio. - Endive si avvicinò, ignorando lo sguardo sospettoso del capitano.
- Ehi, stai lontana da Bardack! - Toma, affacciato alla finestra, era in procinto di saltare giù in soccorso dell'amico. Bardack osservò lo sguardo tranquillo della Ricognitrice, soffermandosi a lungo in quegli occhi, cercando di capirne le intenzioni.
- Va tutto bene Toma. Torna a giocare al dottore. - Gridò sbrigativamente di rimando, senza mai perdere di vista la donna. Lei era ormai vicinissima, a poche decine di centimetri da lui. Con delicatezza avvolse le mani attorno al suo braccio, attirandolo verso di sé. Lui si ribellò, certo che ne avrebbe approfittato per spazzargli definitivamente il braccio, ma dopo qualche attimo di tentennamento, fiutando l'aria in cerca di un pericolo che non avvertiva, decise di lasciarla fare. Anche perché non sentiva più l'arto.
- Devo chiederti una cosa. - sussurrò lei a voce bassa, mentre con i pollici percorreva l'avambraccio, premendo ripetutamente su alcuni punti. L'uomo sentì immediatamente il dolore alleviarsi, ma il formicolio continuava a persistere. - I tuoi uomini non ne hanno voluto sapere di ascoltare le mie indicazioni. Ma tu... - Premette sull'attaccatura del braccio, e immediatamente le vene si sgonfiarono, mentre il sangue riprendeva a scorrere nelle dita intorpidite. Lei allontanò i capelli che le erano scivolati sul volto con uno scatto della testa, rialzando lo sguardo verso il comandante. - Quando ti ho ordinato di rimanere fermo sotto le macerie, attendendo il mio via libera per attaccare, mi hai ubbidito. Non hai fatto domande, né hai protestato. Dici che ci vuole ben altro per guadagnarsi la fiducia dei tuoi uomini, perché allora ti sei fidato di me?
Bardack rimase in silenzio, mentre la donna premeva sull'ultimo punto. Finalmente, il braccio era nuovamente funzionante. Anzi, non sentiva nemmeno più il dolore sordo dei lividi e dei graffi. Osservò la mano aprirsi e chiudersi, e si batté contento la mano sinistra sul bicipite muscoloso.
- Istinto.
- Istinto?
- Ho sentito tutto quello che accadeva nello scouter. Ho sentito Toma disobbedirti, e il resto della squadra seguirlo. Ammetto che sono stato fottutamente fiero del fatto che se ne fosse infischiato dei ruoli per salvare i suoi compagni. Ma ha commesso un errore, e ne ha pagato le conseguenze. Tu eri l'unica ad avere una visione distaccata della situazione, a non essere emotivamente coinvolta. Eri del parere che bisognasse combattere, e ho dovuto fidarmi di ciò che dicevi. Questa è la spiegazione logica, visto che tanto ti piace. - Endive rimase ferma, le braccia stese lungo i fianchi, mentre osservava l'uomo; era quasi possibile vedere il suo cervello lavorare alacremente ad una risposta, come gli ingranaggi di un misterioso ed intricato marchingegno.
- Ti ho attaccato pensando che, in quanto Saiyan, mi avresti rispettata per la mia forza.
- Ad essere forte sei forte. Ma non siamo dei fottuti animali, serve anche altro. Non basta staccarmi un braccio per dire "ehi, sono meglio di voi ascoltatemi". - Gli occhi castani scivolarono via dalla presa dei gemelli d'onice, denudando per la prima volta un tentennamento nella risposta della donna. Quella situazione sembrava metterla in difficoltà.
- Senza ombra di dubbio, voi non siete così. Non vi importa dei canoni della nostra razza. Per questo, sto pensando di cambiare la mia condotta. - Rimase in silenzio, prima di riportare lo sguardo sul Saiyan. La sua espressione era ancora inintelligibile, il linguaggio del suo corpo continuava a seguire una rigida etichetta che ne impediva la lettura, eppure Endive sembrava davvero volersi esporre. O forse, era soltanto molto brava a farglielo credere.
- Quando sono apparsa sulla parete rocciosa non è stato soltanto in virtù del mio amore per la teatralità. Psicologicamente, farmi vedere in posizione sopraelevata porta il soggetto ad essere in soggezione al mio cospetto. Ho continuamente ricordato la superiorità del mio status e del mio intelletto per portarvi a vedermi come una figura di riferimento, e per...
- Frena. - disse lui portando le mani avanti, bloccando il monologo della Ricognitrice. - Primo: non ho capito un emerito cazzo di quello che hai appena detto. Usa parole più semplici, che non devi fare colpo su nessuno. Secondo: non ho capito cosa stai cercando di dirmi. E non dico le parole, ma perché mi stai rivelando le tue tattiche. Non sono, tipo, segreti da Sorcio?  - Dopo qualche attimo di teso silenzio, vide per la prima volta Endive fare un gesto umano, confutando la sua teoria secondo la quale lei fosse in realtà una cyborg: la vide torturarsi brevemente le mani. Si stava davvero sforzando di comunicargli qualcosa allora.
- Tu sei il capitano della squadra, pertanto ritengo opportuno chiedere il tuo parere.
È la prima volta che i miei collaboratori non obbediscono ad un mio ordine, e questo mi fa pensare che sia doveroso cambiare il mio atteggiamento per il bene della missione. Comportarmi in modo più... spontaneo, meno formale.
- Certo che a te frega soltanto di portare a casa il lavoro, eh? - borbottò lui piegando la testa di lato, incrociando le braccia. - Vabbè. Vedila così. A parte Toma, siamo tutti scemi in culo. Se non me l'avessi detto, non avrei mai capito che stavi cercando di manipolarci. Ma sono sicuro che quel figlio di puttana se n'è accorto, e che a breve me lo comunicherà. Come puoi immaginare, dopo che lo dirà, gli altri tre preferirebbero tirarsi una martellata sui genitali piuttosto che fidarsi di una come te. Se vuoi davvero lavorare con noi, lascia subito stare la psicologia. Rilassati, dì qualche stronzata, scopati qualcuno se serve, ma non provare a fregarci. Quello non ci piace per niente. - Il tono burbero con cui aveva parlato sarebbe stato in grado di far scoppiare a piangere anche Freezer, o almeno così gli veniva sempre detto, eppure la donna non sembrò minimamente turbata da tutto quello. Endive soppesò le sue parole, annuendo debolmente con la testa, processando la quantità di informazioni appena ricevute.
- Capisco. Ti ringrazio per il tuo tempo, cercherò di seguire i tuoi consigli. - Si inchinò leggermente, portando le mani giunte di fronte al petto, per poi avviarsi verso la sala di comando, le mani infilate nelle tasche ampie dei pantaloni.
- Ehi. - chiamò il capitano, facendola fermare. -
È Toma il consulente della squadra, e sono sicuro che sai perfettamente che queste cose vanno affrontate con lui. Perché hai voluto parlarne con me?
Endive alzò lentamente lo sguardo, continuando a dare le spalle al comandante, osservando la torre troneggiare sopra di loro, ammaccata da numerosi colpi. Il sole era ormai sorto, e i raggi caldi accarezzavano le lamine contorte, creando inquietanti disegni di ombre.
- Istinto.

Toma osservò la matassa di corpi in fondo al capannone. Vi era cibo e acqua in abbondanza accanto a loro, ma per quanto malnutriti e assetati, nessuno di loro sembrò voler nemmeno sfiorare tutto quel ben di Dio.
- Stanno così da varie ore. - Disse Seripa sgraziatamente seduta su di un mucchio di macerie, indicando con il mento il gruppo di alieni sopravvissuti. Si erano lavati e avevano accettato le vesti pulite un tempo appartenenti ai Mentemaliani, ma non ne avevano voluto sapere di fare altro. Si erano accucciati in un angolo, le lunghe orecchie che sbucavano fuori dalla capigliatura bionda e i grandi occhi verdi puntati al suolo.
- E come se non bastasse, il traduttore non riconosce la loro lingua. - gracchiò Panbukin mentre si rovistava con un indice nell'orecchio, seduto a gambe larghe accanto a Seripa.
- Pan, o ti metti un paio di pantaloni o chiudi le gambe. Ho già di mio lo stomaco rigirato senza che ti ci metta anche tu.
- Se guardi è perché ti piace. - ribattè prontamente lui spolverando il gonnellino che indossava, suscitando un sospiro sconsolato nel suo compagno. Toma distolse lo sguardo dal raccapricciante amico, osservando la Ricognitrice in piedi al suo fianco, le braccia incrociate come al suo solito.
- Allora?
- Nulla. I Mentemal non avevano alcun file sulla lingua dei Kelittiani. E non so quanto tempo mi ci vorrà per imparare la loro lingua partendo dalle poche frasi che conosco. Hai notizie di Bardack e Toteppo?
- L'ultimo report è di trenta secondi fa. Non ci sono altri sopravvissuti sotto le macerie. Questi sono tutti i Kelitt rimasti. - La donna scandagliò attentamente i corpi emaciati. Molti dei sopravvissuti, impossibile definirne il sesso, avevano evidenti tumori e cancrene su tutto il corpo. Endive si era offerta di curarli cercando di farsi capire con i gesti, ma si erano ritirati, timorosi, rifiutando perfino il contatto visivo. Le ossa erano deformate a seguito della lunga permanenza nelle gabbie, e a causa delle pessime condizioni igieniche, molti di loro avevano piaghe da decubito talmente infette da richiedere l'asportazione della carne. Che diavolo avevano passato quelle persone...?
- Borò na kanokati giasa? - Chiese Endive rivolta agli orecchie a punta, sfruttando quelle pochissime parole che conosceva grazie ai suoi studi, chiedendogli se potesse fare qualcosa per loro in un ultimo tentativo di instaurare un dialogo. Le risposero con il silenzio. La Ricognitrice sospirò e fece per andarsene, quando una di loro, dagli occhi ciechi, parlò.
- Erchon ai. - Endive socchiuse la bocca, girandosi verso di lei. L'osservò confusa.
- Cosa ha detto? - chiese Toma.
- Ha detto "stanno arrivando", se non sbaglio. Ma chi sta arrivando...? - Un improvviso segnale acustico provenne dal suo scouter. Premette sul pulsante, osservando il vetrino. Sbarrò gli occhi. Almeno cinquecento forme di vita rilevate, dirette verso di loro dal fianco della montagna. Trattenne a stento un'imprecazione, girandosi e correndo verso l'entrata della centrale. Sapeva che il loro attacco non doveva essere passato inosservato, ma era possibile che i rinforzi fossero già arrivati? Spiccò il volo, cercando con gli occhi Bardack.

Era in piedi, sulla cima della torre, e osservava tranquillamente la massa di persone che si avvicinava. Il suo rilevatore segnava livelli sopra i tremila, alcuni cinquemila, addirittura un paio di settemila. Un vento leggero gli scompigliava i capelli ribelli, accarezzando le ferite ancora aperte, lo scouter sembrava impazzito. Stanco di quei continui bip, lo staccò dall'orecchio, spegnendolo. Con una leggera spinta delle gambe balzò giù, atterrando di fronte al portone. Premette le mani sulle ante, aprendolo con un gesto sciolto. Fece qualche passo in avanti, venendo investito dai raggi del sole freddo di quel pianeta. I suoi occhi neri si scontrarono con quelli verdi di un giovane, più basso di lui ma con una buona muscolatura, fermo a una cinquantina di metri da lui. Bardack osservò per qualche secondo la massa di uomini e donne dietro al ragazzo, quasi tutti identici, per poi riportare lo sguardo su quello che, a suo parere, doveva essere il capo. Un sorriso eccitato si allargò sul suo volto.
- Benvenuti.







Angolo autrice:
Prima di ogni cosa, QUI ho caricato qualche disegno di Endive che ho fatto invece di studiare per gli esami. Sono cambiate poche cose nel suo design ma non ho lo sbatti di ridisegnare tutto. Rimane una gnoccona.

Secondo, ragà, una domanda.
I Saiyan e tutti gli altri alieni nell'universo sconfinato parlano giapponese? Che lingua parlano? Per arrivare sulla Terra, in Giappone, e parlare un giapponese più che fluente, devono per forza saperlo parlare, no? I Namecciani allora ce li hanno gli onigiri? Ve lo dico, questa questione linguistica mi ha causato un'emicrania, e non scherzo. Il mio ragionamento deduttivo.exe ha smesso di funzionare e mi sono dovuta riavviare un paio di volte.

 
Personalmente, la questione può essere risolta in due modi: primo modo, esiste una lingua universale. Una sorta di inglese spaziale che quasi tutti parlano, più varie lingue minori. Non ho potuto fare a meno di pensare a questo quando ho visto la Saga di Namecc, dal momento che i Namecciani parlano una lingua comune, comprensibile sia a Freezer e i suoi scagnozzi, sia la loro lingua natia che nessuno sembra conoscere. Oppure, i Saiyan e gli alieni in generale devono essere equipaggiati con una sorta di traduttore che gli permette di capire in tempo reale cosa stia dicendo l'interlocutore, permettendogli di rispondere nella stessa lingua in automatico. Se avete giocato a Mass Effect probabilmente il concetto sarà più chiaro, io sono una sega con le spiegazioni. Si tratta essenzialmente di un chip che viene impiantato sotto pelle, e permette di capire e parlare un numero potenzialmente infinito di lingue. Tuttavia, il chip ha una sua capacità limitata, ovvero il numero di lingue a disposizione è limitato a quelle conosciute dal programmatore nel momento dell'inserimento. Quando si entra in contatto con una popolazione la cui lingua non è stata ancora tradotta, bisogna imparare da se la lingua poiché il chip non offre traduzioni. Questa seconda alternativa mi sembra la più ovvia e la più sensata, ed è quindi quella che ho adottato.

Altre e due parole sui ruoli nelle squadre.
Se prendete una qualunque squadra militare, vedrete che ogni soldato ricopre ruoli precisi. Basta vedersi un qualunque film per capirlo. C'è il capitano, l'addetto alle comunicazioni, il medico, il pilota, il mitragliere... Mi sembra logico applicare la stessa formazione anche alle squadre Saiyan.
Bardack è il capitano, la figura di riferimento, il condottiero in battaglia.
Toma è il secondo in comando, si occupa della burocrazia e dei rapporti all'interno della squadra - diciamo una sorta di consulente delle risorse umane.
Seripa è il meccanico, in una realtà così tecnologica come quella dei Saiyan serve un esperto in materia.
Toteppo è la retroguardia; con un fisico come il suo, mi viene naturale considerarlo molto resistente. Pertanto, esattamente come lo ha sfruttato Toma, ha il compito di coprire le spalle ai suoi alleati.
Panbukin è come il ragazzo nel lavoro di gruppo al liceo che non fa un cazzo ma si prende comunque il merito. Non gli ho dato alcuna abilità tranne la cafonaggine, ma in battaglia come Toteppo copre le spalle agli amici.
Endive in questo caso compensa perfettamente la mancanza di una figura strategica in grado di occuparsi non solo dell'organizzazione generale, ma anche dell'andamento del combattimento. Avere un comandante che rimane defilato anzichè stare sul campo è oggettivamente un enorme vantaggio strategico; per questo si è alterata quando è dovuta entrare in azione, perché esula da ogni logica. Dovete pensare ad Endive come ad una calcolatrice vagante per dirla semplice.

Detto questo, ho finalmente cacciato fuori la seconda parte del capitolo. Molti dei quesiti sollevati in questo capitolo verranno risolti nel prossimo, non vi preoccupate, so che ho lasciato molte cose in sospeso ma ho dovuto.

Siccome sono una con delle pessime maniere, mi sono dimenticata nello scorso capitolo di ringraziare tutti coloro che stanno ancora leggendo questa mia storia. In particolare, ringrazio

Enchalott
Fandoms_Are_Life
M0nica
Sapphir Dream
Shadow Eyes
Tone
Per aver messo nelle seguite,

linx91
namy86
Per aver messo nelle Preferite

E i miei adorati recensori
Felinala
Enchalott
Tone
Shadow Eyes

Ne approfitto per ringraziare tutti coloro che hanno recensito la mia Bruises (QUI il link), spero che anche la mia raccolta Valzer 500 ( QUI il link) vi sia di altrettanto gradimento!
Al prossimo capitolo giovani!
   
 
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Dragon Ball / Vai alla pagina dell'autore: BlackInkVelvet