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Autore: Pittrice88    02/06/2019    3 recensioni
-Vampirelock / Johnlock.- Ogni notte una figura misteriosa entra a Baker Street. Tra sogno e realtà. Tra la vita e la morte. [All'interno della raccolta Freddo (minilong di 4 capitoli completa)]
Possibile ooc
Genere: Dark, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson, Sherlock Holmes
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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FREDDO (Parte 4)
Ogni qual volta gli fosse possibile John trafugava dall’ospedale qualche sacca di sangue destinata alle trasfusioni.
Sherlock per stare bene necessitava di un costante apporto di sangue fresco e lui faceva in modo non glie ne mancasse mai.
Un po’ si sentiva ridicolo quando glie lo scaldava sui fornelli, ma si sa che il sangue caldo è tutta un’altra cosa.
La prima volta che gli venne in mente di scaldarlo venne accolto da un sorriso così radioso che gli riempì il cuore.
Da allora cenarono sempre assieme, lui con pietanze normali e Sherlock con una bella scodella di sangue caldo.
Completavano sempre il pasto assaggiandosi l’un l’altro. Era il loro dessert speciale.
 
John trovava che quel sorriso sincero nel quale brillavano i canini aguzzi avesse un non so che di deliziosamente tenero.
Lo facevano somigliare a un cucciolo di un grosso e spaventoso felino.
 
Gli piaceva prendersi cura del suo coinquilino, era una cosa che lo faceva sentire davvero parte di una famiglia; l’aveva sempre fatto anche quando Sherlock era in vita, ma questa sua nuova condizione, ai suoi occhi, anche se del tutto irrazionalmente, lo rendeva indifeso.
Per lui Sherlock era un essere meraviglioso da proteggere a ogni costo, e sì, lo era anche prima che diventasse una creatura della notte.
 
 
Una sera come le altre, mentre il dottore si dirigeva a passo lesto verso il cimitero, con una borsa a tracolla piena di sacche di sangue, per poco non venne investito sulle strisce pedonali da un pazzo che correva a tutta velocità su una bmw nera. La corsa della vettura terminò contro un platano, ma non senza causare danni irreversibili precedentemente.
Una ragazza era stata travolta in pieno pochi metri prima.
Il medico era corso subito in suo soccorso, ma sin dal primo istante s’era accorto che per lei non cera nulla da fare.
 
 
Il tempo di attendere comunque i soccorsi e pigramente, con il cuore pesante, il dottore riprese la sua camminata verso il cimitero.
 
 
Gli tornarono in mente le parole di Mycroft “ognuno ha il suo modo di morire. Per alcuni la candela si spegne in una frazione di secondo, per altri la fiamma si affievolisce lentamente. Altri ancora sembrano morti ma nel profondo le braci sono ancora accese”.
 
Impossibile non credere che, il maggiore degli Holmes, non sapesse molto più di quanto realmente non facesse trapelare riguardo la morte del fratello.
 
Non avrebbe mai avuto il coraggio di indagare su Mycroft, ma almeno i suoi dubbi lo distrassero il tempo della strada dalla consapevolezza di quanto poco tempo ci avesse messo la fiamma della giovane ad estinguersi e quanto fosse stato fortunato lui.
 
Evidentemente il destino quella sera era dalla sua parte. 
 
 
Quando arrivò al camposanto il vampiro già lo stava attendendo dall’alto di una delle colonne che reggeva il possente cancello d’ingresso. Sherlock ci mise meno di un battito di ciglia a capire che qualcosa non andava, quindi preferì non sottolineare l’insolito ritardo del dottore.
 
Scendendo come da una scala invisibile il consulente investigativo gli si accostò per andare poi a stringerlo a sé in un abbraccio silenzioso.
 
-Andiamo a casa per favore- sibilò il dottore senza staccare il volto dal petto dell’altro.
 
-Stai bene?-
 
-Ho freddo…-
 
Un velo di tristezza appannò gli occhi di Sherlock ben consapevole che il suo abbraccio non aveva nessun calore da offrire.
 
Una volta sciolto l’abbraccio, tenendo il compagno per mano, fece per attraversare la strada, ma John lo tirò a se –è un problema se passiamo dai tetti?-.
 
La risposta fu solo un sorriso radioso coi canini in bella vista.
 
Il tragitto verso il 221B venne percorso molto rapidamente e nel più totale silenzio, con il consulente investigativo che balzava leggiadro da un cornicione all’altro e il dottore aggrappato alle sue spalle che si faceva trasportare.
 
 
Una volta entrati nell’appartamento a John sfuggì un sospiro di sollievo che l’altro finse di non cogliere.
 
-cena- -colazione- dissero all’unisono rivolgendosi l’un l’altro per poi sorridersi con gli occhi languidi. Il dottore si fiondò in cucina.
 
Il pasto venne consumato in cucina. Era divertente vedere come il bisogno di sangue rendesse Sherlock estremamente animalesco.
Quella sera aveva sibilato un -0 negativo, il mio preferito- prima di mettersi a leccare il piatto ormai vuoto. Era dello stesso gruppo sanguigno di John e la cosa lo riempiva d’orgoglio.
 
Terminata la cena il vampiro si sdraiò sul divano e spalancando le braccia richiamò l’altro –oh John lascia stare quei piatti e vieni qui!-
 
Le stoviglie vennero subito appoggiate nel lavandino e il dottore raggiunsi poi Sherlock, il quale lo avvolse con tutti e quattro gli arti, come su serpente tra le spire, stringendolo a se possessivamente. Con due dita gli slacciò un paio di bottoni della camicia a quadri e iniziò a morderlo ripetutamente alla base del collo e sullo sterno.
 
-Sai di paura. Che ti prende?-
 
-Dobbiamo parlare.- sospirò  -Dimmi, se fossi morto oggi mentre attraversavo la strada, tu cosa avresti fatto?-
 
Sherlock allentò la presa e raddrizzò la schiena, lo sguardo serio fisso sugli occhi blu dell’altro, le labbra carnose sporche di sangue. –Attenderei l’alba acanto al tuo corpo.-
 
-Io sono mortale, Sherlock, lo capisci? Che ne sarà di noi?-
 
-Anche io lo sono, in un certo senso.-
 
 -Non è per nulla uguale. Nonostante il tuo sangue allunghi la mia vita, tu hai l’eterna giovinezza, io invece invecchio e ci sono centinaia di modi in cui potei morire. Quando avrò 200 anni sarò una specie di mummia, mentre tu sarai esattamente come sei ora.-
 
-Mi stai dicendo che non ti sta più bene stare con me?!- Lo sguardo minaccioso a metà strada tra l’offeso e il deluso.
 
-No, ti sto dicendo che ho paura. Ti prego uccidimi– lo baciò come mai aveva fatto prima –voglio stare per davvero con te!-
 
-Non l’ho mai fatto prima, non sono certo di esserne in grado. Ho paura di perderti per sempre… Ti amo, lo sai vero?-
 
-Mi fido di te, mi sono sempre fidato ciecamente. Se mi ami fallo e se andasse male aspetterai l’alba qui accanto a me, ma non avrai mai il rimpianto di non aver tentato-.
 
***
 
Il corpo di John Watson venne trovato nel appartamento al 221B un paio di giorni dopo. I polsi dilaniati. La porta di casa chiusa dall’interno.  Presunto suicidio. L’oggetto contundente che provocò quelle ferite non fu mai ritrovato.
Il medico venne sepolto accanto a Sherlock Holmes. Una lapide scura con incisioni dorate, due tombe gemelle.
 
Il 221B non venne mai più riaffittato. Negli ultimi anni della sua vita, la signora Hudson, raccontò spesso che questa scelta era stata dettata dalla presenza di due spettri, che come ombre nere, si aggiravano sempre in coppia nel appartamento al calar delle tenebre e di come il violino riecheggiava nelle notti ventose e risate felici si sentissero il quelle stellate.
 
Fine.
 
 

Note dell’autrice (Finale)
Visto Pri82, ce l’ho fatta! Ci ho messo solo un anno per finire questa ff. Sin dall’inizio volevo scrivere “una storia a lieto fine in cui morissero tutti” e credo di esserci riuscita. Spero non sia stato un colpo basso questo finale.  
Sopportatemi, ve ne prego, io sono fatta così, quando tutto sembra scontato gira improvvisamente il vento.
Grazie di cuore d’aver letto fin qui.
Béa
 

 
   
 
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