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Autore: Amalia89    01/08/2009    12 recensioni
Vi siete mai chieste, cosa sarebbe accaduto se Edward e Bella si fossero incontrati per la prima volta in un vicolo cieco? Se Jacob non si fosse mai intromesso nella loro storia, ma… Non vi svelo altro… Una storia originale, ricca di intrighi e misteri, piena di colpi di scena che saranno in grado di sorprendervi sempre...
Genere: Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Salve raguazzuole

 

 

 

 

Salve raguazzuole!! Sono tornata!! Contente?? Spero di sì... Questa come vedete è un'altra ff su Twilight, a dirla tutta non è altro che la "ripresa" di una short che ho creato per un concorso, è piaciuta e mi hanno chiesto di continuarla... Ed ora eccomi qui...

Vi avviso che sarà una storia un po’ particolare, diversa dalle altre che avete letto, spero che sarà cmq di vostro gradimento :).

Prima di salutarvi lasciandovi alla lettura di questo primo capitolo vorrei ringraziare la mia beta Liz che con tanta pazienza mi segue e consiglia. GRAZIE.

Ora vi saluto davvero xd Buona lettura!

Un bacio

Amalia

 

 

 

 

Capitolo 1

Capitolo 1My Destiny

 

 

 

 

 

Correvo a più non posso, non m’interessava dove stavo andando, era buio, pioveva a dirotto e faceva freddo.

Gli abiti attaccati al mio corpo, mi facevano da seconda pelle, i capelli schiacciati contro il mio viso.

Mi bruciavano gli occhi, forse per il troppo pianto, forse per il vento che imperterrito mi entrava dentro, provocandomi altri brividi, ma io non mi fermavo, le parole dei dottori impresse a fuoco nella mia mente…

 

 

“Signor Billy Black?”

“Si…”.

“Ci rincresce dovergli comunicare questa notizia, abbiamo fatto tutto il possibile…”.

“Ma… come… mio figlio, Jacob… no, no, NO! Non può essere vero!!”

 

 

Non avevo detto nulla, ero rimasta ferma, immobile dietro al padre del mio ragazzo, avevo ascoltato il chirurgo in rigoroso silenzio, assimilando ogni parola, ogni sillaba, lasciando che mi entrasse nell’anima che m’infiammasse il cuore.

Ero uscita dall’ospedale, spingendo chiunque incontrassi sul mio cammino, avevo cominciato a correre.

Non sapevo quanto tempo fosse passato, i polmoni mi bruciavano, la milza doleva, ma io continuavo a correre, senza una meta, senza un motivo, senza pensieri.

Imboccai un piccolo sentiero, era buio e stretto, lì dentro sembrava che facesse ancora più freddo, arrivata al fondo della via, vidi che c’era un muro, era una strada chiusa.

Solo allora mi fermai e lasciai che le forze mi abbandonassero.

Ero caduta in una specie di trans, la testa mi scoppiava, il mio corpo, scosso da tremiti di freddo, era a contatto con il suolo umido e bagnato, desideravo solo morire, raggiungere Jacob.

Non poteva essere successo, non era vero, stavamo per sposarci tutto era pronto e invece… quegli esseri immondi me l’avevano portato via, strappando la mia anima, per me non c’era più niente in quel mondo, ero rimasta sola, senza di lui, vivere non aveva senso.

“Ti accontento subito”.

Sobbalzai al suono di quella voce divina, alzai gli occhi per incrociare quelli di un angelo, era forse venuto a prendermi?

“Ch-chi se-i?” Avevo la gola secca e non riuscivo a parlare.

“Colui che metterà fine a questa tua sofferenza”.

Come faceva a sapere? Forse lo stato in cui ero parlava da se.

La sua voce era strana, sembrava intrisa di pura follia, ma alle mie orecchie restava sublime.

Fu veloce, non mi accorsi quasi di nulla, mi afferrò per le spalle, e senza esitazioni affondò i suoi denti nel mio collo, mi trafisse con una facilità estrema, come se io fossi burro e lui un coltello affilato.

Cominciò a succhiare via il mio sangue, ero terrorizzata ma felice, finalmente avrei rivisto Jake, smettendo per sempre di soffrire, mi dispiaceva un po’ per i miei genitori, sapevo che per loro sarebbe stato un duro colpo, ma continuare a vivere senza la persona che più amavo al mondo, sarebbe stato impossibile.

Sentivo le forze abbandonarmi per sempre, chiusi gli occhi, nemmeno provai a liberarmi dalla sua presa così fredda.

“Edward! No!”.

Un gran fracasso seguì a quell’urlo, cosa stava succedendo?

“Vieni via subito!”.

“No, Jasper lasciami!”.

“Edward torna in te! Tu non sei un mostro!”.

“Portiamolo via da qui”.

“Si!”.

E poi… il nulla, una piacevole sensazione di calore m’invase, partì dal collo, divulgandosi fino alle braccia, poi gli arti inferiori, il busto, tutto divenne appannato e… troppo caldo!

Che succedeva? Perché non ero morta? Il dolore era insopportabile, le fiamme m’inghiottirono ed io strinsi i denti per non mettermi a urlare, non volevo di certo attirare l’attenzione di qualcuno!

Soffrivo, era un dolore terribile, sentivo la testa esplodere, le vene pulsare, come se il mio corpo non potesse sopportare tutto quel calore, era straziante e il tempo sembrava non passare mai.

Mi accorgevo di quando si faceva giorno e di quanto le tenebre tornavano a riavvolgere le mura di Seattle, nonostante avessi gli occhi chiusi, un leggero riverbero di luce filtrava attraverso le mie palpebre e tante voci, troppe per essere in un vicolo cieco, mi arrivavano alle orecchie.

Tutte quelle persone vicino a me, e nessuna mi vedeva? Nessuna mi soccorreva?

Non pensavo fosse possibile, ma il dolore s’intensifico ulteriormente, arrivò al mio cuore che, frenetico, sembrava voler battere tutti i colpi di un’intera vita, non ce la facevo più, stavo per mettermi a gridare quando due braccia forti, mi raccolsero da terra.

“Shhh, ancora pochi minuti e sarà tutto finito, sta calma”.

Quella voce, era calda, confortevole, non sapevo chi mi avesse preso, non riuscivo ad aprire gli occhi, ma sentii chiaramente il vento scompigliarmi i capelli, stavamo correndo a una velocità disumana!

Passò ancora un’ora, o forse due, non sapevo con esattezza, aprii gli occhi lentamente, il riverbero della luce per un attimo mi accecò, costringendomi a serrare le palpebre.

Sentivo molte voci attorno a me, mischiate dai rumori della foresta e dello stridere degli pneumatici sulla strada, ma, dove mi trovavo? E soprattutto come potevo udire tutti quei suoni?

Decisi di riprovare ad aprire gli occhi, e ci riuscì.

Mi ci volle poco più di un secondo per registrare tutti i dettagli, ero stessa su un divano bianco, sette persone erano sparse per l’immensa sala, mi guardavano tutti, chi incuriosito, chi truce.

“Bella, sono Carlisle, dovresti avvertire un forte bruciore alla gola, ma non ti agitare, a breve ti spiegherò tutto”.

A quelle parole scattai in piedi portandomi le mani al collo, prima che me lo dicesse, nemmeno mi ero accorta di quel particolare, era un bruciore assurdo, quasi doloroso.

“Che mi avete fatto?!”

Gridai in preda al panico, due colossi mi afferrano e immobilizzarono al muro, uno alto e moro, l’altro un po’ più basso e biondo.

Istintivamente mi divincolai da quella presa di ferro, non capii come, ma riuscii a togliermi di dosso il più piccolo dei due, dalla mia gola usci un ringhio d’avvertimento. Avevo ringhiato?

“Calma ragazzi, così la spaventate!”.

Girai la testa per vedere chi, avesse pronunciato quelle sacrosante parole.

Una donna, dai lineamenti dolci, il viso incorniciato da morbidi capelli color caramello, mi scrutava con un sorriso rassicurante sulle labbra, era davvero bella.

“Stai tranquilla cara, nessuno qui vuole farti del male”.

Non so perché, ma credetti a quelle parole e mi rilassai, i due colossi avevano mollato la presa su di me, ma continuavano a tenermi d’occhio.

A mio agio mi sedetti sul divano.

“Bene, voglio sapere cosa mi è successo”. Non ammettevo repliche.

“Bella” fu Carlisle a iniziare, colui che mi aveva rivolto la parola per primo.

“Ti ho portato io qui, ti trovi a casa nostra, noi siamo i Cullen e questa è la mia famiglia.”

Si fermò un attimo, valutando la mia reazione, quando vide che rimanevo in silenzio continuò:

“Lei è mia moglie Esme” disse indicando la donna che fin da subito mi era parsa molto dolce e gentile.

“Loro sono i miei figli, Emmett, Jasper, Rosalie, Alice e Edward”, indicò ognuno di loro a mano a mano che li nominava.

Scoprì così, che coloro che mi avevano immobilizzato al muro erano Emmett, il più grosso e Jasper.

Li guardai tutti, Rosalie, sembrava una barbie, fisico mozza fiato, lunghi capelli biondi, e un espressione sul viso degna di un killer, Alice invece, era decisamente più piccola, i capelli erano neri e sparati ovunque, sembrava quasi una pazza, in fine, Edward, quel nome mi ricordava qualcosa, ma non riuscivo a capire cosa.

Era il più bello di tutti, alto, i capelli color del rame e i suoi occhi erano di uno strano colore, sembravano dorati ma se si osservava con più attenzione, si potevano scorgere delle sfumature color… cremisi? Quel particolare m’incuriosì, era l’unico a possedere quella strana tonalità di colore, il resto della sua famiglia aveva gli occhi dorati, senza alcun tipo di sfumatura.

Avevo fatto tutte quelle considerazioni in meno di un secondo, non capivo come ma la mia mente sembra elaborare concetti e registrare dettagli in modo molto più efficiente.

“Ed io cosa c’entro in tutto questo?”. Chiesi curiosa.

“Carlisle, non credi che prima sarebbe meglio portarla a caccia? Sento che è calma, ma resta pur sempre una neonata”, fu Jasper a interrompere la nostra “chiacchierata”.

“A caccia?”

“Forse Jasper ha ragione, ma prima devi sapere. I dettagli te li darò più tardi”.

Lo fissai incuriosita, ma di cosa stava parlando? Lo vidi scambiarsi sguardi d’intesa con Edward, così l’aveva chiamato.

“Non lo so Carlisle, non riesco a leggere nella sua mente” disse fissandomi intensamente.

Quelle parole mi misero ancora più confusione.

“Scusa?” Chiesi.

Carlisle scosse la testa.

“Bella, noi siamo vampiri, ed ora, anche tu sei una di noi. Abbiamo doti in più rispetto agli umani, siamo molto forti, velocissimi, riusciamo a vedere e sentire molto chiaramente, anche a chilometri di distanza e… siamo immortali. Non siamo come tutti gli altri non ci nutriamo di sangue umano, traiamo forza e nutrimento dagli animali”.

Vampiri? Sangue umano, animale? IMMORTALI?!

Quella spiegazione, riportò alla memoria tutte le cose accadute, Jacob era morto, i medici dell’ospedale erano venuti a riferircelo, ero scappata, e poi… la pioggia, il viale stretto, la strada chiusa e… lui Edward, mi stava per uccidere, succhiava via il mio sangue, si stava avidamente nutrendo di me, e ora? Ero qui, viva e dannata per l’eternità a vivere nel mio dolore, a nutrirmi di sangue animale, il tutto per causa sua.

“Tu?!” Urlai con tutto il fiato che avevo in corpo prima di fiondarmi su di lui.

Edward si mise in posizione di difesa, ma il resto della famiglia intervenne bloccandomi la strada.

Emmet e Jasper mi trattennero per le braccia, Carlisle mi si parò davanti poggiandomi le mani sulle spalle.

Esme, Alice e Rosalie si misero davanti a Edward.

Ero fuori di me dalla rabbia, fendevo l’aria con i denti, mi dibattevo e divincolavo, ma per quanto fossi forte, non potevo tener testa a tre vampiri adulti.

“Bella calmati! Jasper fa qualcosa!” Gridò Carlisle.

“Ci sto provando, ma è fuori di se, portiamola nel bosco, con la caccia si sfogherà”.

Mi strattonarono fuori dalla sala, ero adirata, il mio ragazzo, non che futuro marito, era morto ed io ero diventata un mostro!

Appena mi lasciarono cominciai a correre, mi accorsi di poter raggiungere velocità inaudite, cercavo di concentrare tutta la mia rabbia sulle gambe, in modo da dare più spinta e scappare da coloro che continuavano a seguirmi.

Minuto dopo minuto, mi accorgevo delle nuove e straordinarie doti fisiche che avevo acquisito, ero velocissima, molto forte, i miei sensi si erano centuplicati e, non mi stancavo mai.

Volevo solo scappare, fuggire lontano da loro… da tutto.

 

  
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