CAPITOLO SECONDO
UN INCANTESIMO FA
TACERE ANDAEL, MENTRE BOROMIR DA’ CHIARI SEGNI DI FOLLIA.
- Ma sì,
vi assicuro che è andata così!- Boromir stava cercando di spiegare agli altri
Compagni come mai lui e Konstantin fossero scomparsi nel cuore della notte, per
riapparire bagnati fradici qualche ora dopo – diglielo anche tu, Konstantin.-
La
ragazza sospirò
- Sono
caduta nel lago e Boromir è venuto a darmi una mano. Non c’è niente di
romantico in tutto questo. E se voi tutti non aveste il sonno così pesante, ve
ne sareste accorti.-
- Mah. Se
lo dici tu.- fece Vanamir, poco convinto
- Allora,
partiamo?- li interruppe Gimli, guadagnandosi tutte le benedizioni della
ragazza
- Sì.
Partiamo.- gli rispose Aragorn – Andiamo a Lothlòrien.-
- Gran
bella foresta.- commentò Legolas, fiero, salvo poi realizzare – Non è che ci
sarà anche Charanna, vero?-
Aragorn
annuì, tetro
- Sì. Ci
sarà anche lei.-
- Mi
piace!- Konstantin fece un saltello – Non vedo l’ora di riabbracciarla! Almeno
compensa la presenza di quell’altra stronz…-
-
Konstantin!- Legolas tirò la coda della ragazza, facendola tacere – Per i
Valar, come minimo fingi di portare
rispetto!-
La
giovane liquidò il discorso con un cenno della mano (mano con cui, fra
parentesi, rischiò di cavare un occhio a Gimli, ma questo è un altro discorso)
e si voltò verso Andael
- Sei mai
stato a Lothlòrien?- gli chiese, cercando di farlo parlare.
Lui
tacque. Da quando Ikar era caduta col Balrog, non aveva più aperto bocca
-
Coraggio – gli sorrise Konstantin, poggiandogli una mano sulla spalla – dì
qualcosa…-
Gli occhi
di Andael s’illuminarono. Prese un rametto e scrisse qualcosa a terra. Almeno,
l’idea era quella. Peccato che il rametto fosse ancora attaccato ad un robusto
albero centenario, che lo rivolle indietro. Il ramo saltò via dalle mani di
Andael e andò a colpire la nuca di Sam.
Konstantin
cercò di aiutare l’apprendista di Saruman, ma non l’avesse mai fatto!
La
ragazza non riuscì ad afferrare il ramo volante ma inciampò in una radice
(quell’albero centenario doveva averli presi in antipatia!) e cadde addosso a
Frodo, che stava rimirando il Mirolago e che, ovviamente, rischiò di caderci
dentro.
Legolas
riuscì all’ultimo istante ad afferrare il Portatore, prima che uno degli
incantesimi di Andael creasse una sottile nebbiolina fluorescente, dove
comparvero le parole “
Dissipata
la nebbiolina, Andael prese un altro ramo (stavolta non attaccato all’albero) e
tracciò per terra un paio di parole
“Incantesimo
Bloccalingua. Non posso parlare.”
- E noi
che ci possiamo fare?- sbottò Gimli – ripartiamo e l’incantesimo passerà da
solo.-
- Ma come
hai fatto?- chiese Vanamir, ridendo
“Preparavo
colazione. Mancava sale. Ho cercato di evocarne un po’.”
- E’ un
po’ scemo, povero ragazzo.- intervenne Aragorn – ma adesso è tempo di
ripartire. Quindi, armi in spalla e seguitemi!-
Ovviamente,
nessuno era pronto per partire, escluso Legolas che già da un po’ predicava che
erano in ritardo sulla tabella di marcia
- Siete
la disorganizzazione più assoluta.- sbottò Gimli, raccogliendo da terra il suo
bagaglio e fingendo di essere pronto ormai da ore
- Un
attimo e siamo pronti.- sorrise Konstantin, angelica.
Tre
quarti d’ora dopo,
(16 gennaio 3019, strada per
Lothlòrien, seguite i cartelli gialli, per favore)
Mentre
Andael tentava di operare un incantesimo senza parlare (cosa molto difficile,
essendo che gli incantesimi con soli gesti sono universalmente più difficili di
quelli supportati anche da formule magiche), e creava quindi svariati incidenti
di percorso dei quali
- Ma sei
incazzato con me?- gli chiese.
L’uomo
scosse la testa. Senza guardarla. A Konstantin, mica alla sua testa.
Perdonatemi,
queste ambiguità grammaticali saranno la mia fine.
- Allora
perché non parli con me?-
- Un
nemico è appostato fra quelle piante!- improvvisò Boromir, estraendo la spada e
lanciandosi con grande fervore bellico contro un innocuo cespuglio.
- Un
nemico?- Konstantin allungò il collo, guardando verso le foglie, che
turbinavano, recise dalla poco caritatevole spadona di Boromir (nessun
riferimento sconcio, prego)
Ma l’uomo
non le rispose, anzi, continuò a combattere contro il nemico immaginario finché
la ragazza non si allontanò, perplessa.
- Che sta
facendo il cugino?- le chiese Vanamir
- Non lo
so. Mi sa che gli ha dato di volta il cervello.-
-
Poverino.- Konstantin scosse la testa
- Mi
togli una curiosità?- le domandò Vanamir
- Se
posso.-
- Ma
state insieme?-
La
ragazza sospirò, grattandosi la nuca – Ti giuro che non l’ho capito neppure io.
Ed è imbarazzante. Insomma, è lì, prima mi guarda, poi non mi parla più. Poi
facciamo sesso, poi mi dice di non fare discorsi seri, sottolinea che sono
sposata con… beh, lo sappiamo benissimo con chi, poi… e poi mi butta nel
Mirolago. E adesso impazzisce. Va’ che è proprio un ragazzo strano, eh.-
- Credo
che mio padre l’abbia fatto cadere un po’ troppe volte, quand’era piccolo (o
forse era Faramir, quello che faceva cadere… ah, no. Faramir lo facevo cadere
io. Manomettevo la culla: papà era molto fiero di me!). Adesso si vedono i
risultati. Povero cugino.-
- Siete
una famiglia strana.- fece notare Konstantin, con il tatto che tutto il mondo
le invidiava
-
Parecchio. Poi, quando mamma e zia erano ancora fra noi… beh…-
FINE
CAPITOLO SECONDO