Epilogo
Mentre partiva la sigla di
chiusura del telegiornale delle 11, Kogoro spense il televisore e
commentò:
«Cavolo, chissà cosa è accaduto
lì al molo, ieri sera... E’ un vero
mistero.»
«Dovresti andare ad
indagare...» fece Ran con un tono piatto, continuando a
mescolare lentamente il
brodo sul fornello.
«Scherzi? Il grande detective
Kogoro Mori non si abbassa ad andare ad indagare su casi
così banali! Ah, ah!»
si pompò lui, prendendo a ridacchiare.
Ran sospirò, decidendo di
ignorarlo, poi però esclamò subito, ricordandosi
una cosa:
«Papà! Mi sono dimenticata di
andare a ritirare i panni in lavanderia! Puoi andarci tu? Sono pronti
da ieri
sera!»
Kogoro storse le labbra,
sbottando:
«Ma non ne ho voglia...»
La figlia gli lanciò uno
sguardo omicida, sibilando a denti stretti:
«Papà, la lavanderia...»
«Ok, ok!» obbedì lui, balzando
in piedi, intimorito dai modi della ragazza.
Appena il detective fu uscito,
Ran si ritrovò a sospirare di nuovo.
Con uno sguardo perso e un’aria
malinconica, spense il fornello e si lasciò cadere seduta su
una sedia.
Un altro sospiro.
“Ma dove sei, Shinichi?” fu il
suo triste pensiero.
Shinichi
riaprì gli occhi
lentamente.
La luce che filtrava tra le
tende tirate lo infastidì non poco; così si
voltò dall’altra parte,
riabbassando le palpebre.
Era terribilmente stanco.
Aprendo un occhio sbirciò l’ora
dalla sveglia sul comodino.
Le 11 e 32.
Tornò a chiudere l’occhio,
accucciandosi tra le coperte.
Sembrava non dormisse da
secoli; quella notte non si era mai svegliato.
Udì un mezzo sospiro nella
stanza, così riaprì un occhio per guardare.
Heiji, sdraiato su un letto
vicino a lui e ancora addormentato, si stava voltando supino.
Nonostante dormisse, il movimento dei muscoli intorpiditi gli procurava
un po’ di dolore,
facendolo respirare un po’ più pesantemente.
Appena si fu sistemato, però, il
respiro tornò regolare e calmo.
“Scusami se ti ho coinvolto,
amico...” pensò Shinichi, girandosi supino a sua
volta e iniziando a
stiracchiarsi, anche lui un po’ dolorosamente.
Era ora di alzarsi, nonostante
si sentisse così stanco; doveva andare da Ran.
Si mise seduto sul letto con
decisione e abbassò lo sguardo per vedere dove avesse messo
le pantofole che
gli aveva prestato il dottor Agasa. In quel momento, una terribile
fitta al
petto gli smorzò il fiato e fu così costretto a
chinarsi in avanti, piegandosi
su se stesso con una mano al petto. Strinse convulsamente la maglia
pulita che
aveva addosso e serrò l’altra mano a pugno,
strizzando le coperte sul letto.
Pian piano, il dolore passò.
Tornò quindi a respirare, anche
se affannosamente.
“Così non va, dannazione...”
Si alzò in piedi e si mise le
scarpe. Poi si diresse al bagno.
Si diede uno sguardo allo
specchio. Effettivamente il viso era un po’ smunto e
l’espressione stanca e
provata; inoltre la guancia dove l’aveva colpito Rok era un
po’ gonfia e aveva
qualche graffio qua e là su collo e volto. Per non parlare
dei lividi sul corpo
e le varie ferite.
«Perfetto; e questo come lo
spiego a Ran? ... Soprattutto appena sarò tornato di nuovo
“Conan”?» si chiese,
storcendo le labbra.
Decidendo di pensare a qualcosa
per strada, andò in cucina.
Lì trovò il dottor Agasa che
stava preparando qualcosa da mangiare.
«Ehi, Shinichi, sveglio anche
tu?» lo salutò.
«Devo andare... Credo proprio
che la trasformazione avverrà tra non molto.»
spiegò Shinichi, mettendosi il
giubbetto.
«Già, anche Ai l’ho sentita un
po’ gemere ogni tanto, questa notte...»
annuì Agasa, dispiaciuto «Però,
poverina; era così stanca che credo non si sia mai
svegliata. Ancora dorme
profondamente in camera sua.»
«Ed è ancora grande?»
chiese subito il ragazzo.
«Sì, sì.» lo
rassicurò il
professore.
«Bene.» Shinichi afferrò una
brioche, mangiandola in un boccone «Ora devo pensare a
qualcosa da dire a
Ran... Dovrei spiegarle anche perché sono ridotto
così... E perché lo sono
anche Heiji e Ai - caso mai li vedesse -. Ma, in particolare,
perché Conan
è in questo stato.»
«Beh, potresti dirle che siete
caduti in un fosso...» ridacchiò Agasa per
sdrammatizzare.
«Un fosso?» ripeté il ragazzo,
senza capire.
«Oh, non te l’ho detto?» fece
l’altro «A Ran avevo detto che eravate andati a
fare un giretto al parco... tu
e Conan, intendo. Potresti dire che
ci sei andato anche con Heiji e Ai e siete caduti in un fossato,
ferendovi con
dei rovi...»
Shinichi si aprì in un sorriso.
«Sei un genio!»
«Modestamente...» Agasa gli
fece l’occhiolino.
Ran
era ancora sdraiata sul suo letto a leggere una rivista. Era ormai
mezzogiorno
e suo padre non era ancora arrivato.
“Quando
torna mi sente.” sentenziò mentalmente, scocciata.
Probabilmente
Kogoro si era fermato per strada a sbirciare qualche bella ragazza in
minigonna
che passeggiava per il marciapiede.
La
ragazza sbuffò, immaginandoselo.
In
quel momento qualcuno suonò al citofono.
«Guarda
te; non solo fa tardi, pretende pure che gli apra io! Ma se ha le
chiavi...» brontolando,
si avviò al citofono per rispondere.
«Chi
è? Sei tu, papà?» chiese con un tono un
po’ seccato.
«No... Sono Shinichi.»
rispose un po’
cauto l’ospite.
Ran
si pietrificò e non riuscì a dire niente.
Dopo
qualche secondo di silenzio, Shinichi domandò:
«Ran? ... Ti va di fare quattro
passi?
Andiamo al parco qui vicino...»
«N...»
le parole le morirono in gola e lei rimase silenziosa, con uno sguardo
perso.
«Ti aspetto quaggiù, ok?»
disse infine il
ragazzo.
Ran,
senza rispondere, andò lentamente a riagganciare la cornetta
del citofono. Poi
si appoggiò di spalle al muro, fissando il pavimento con
un’aria pensierosa.
“Shinichi
è qui...” realizzò, poi
tornò incerta “Ma che devo fare io?”
Intanto
Shinichi, giù in strada, sospirando, si mise le mani in
tasca e si accostò al
muro con una spalla, aspettando la ragazza di fianco il portone chiuso.
“Dai,
Ran, scendi...” strizzò un po’ un
occhio, infastidito da un’ennesima lieve
fitta al petto, segno che non gli rimaneva così tanto e
presto sarebbe tornato
ad essere un moccioso.
Dopo
un paio di minuti, il portone si aprì ed apparve la ragazza.
Shinichi
si sbrigò a raddrizzarsi, mentre lei chiudeva la porta e poi
si voltava a
guardarlo.
Lui
sorrise per saluto, mentre lei, fino a quel momento con
un’espressione persa e impassibile
sul volto, si allarmò, notando i graffi, i cerotti e la
guancia un po’
arrossata.
«Ma
che hai combinato?» chiese subito, mostrandosi preoccupata.
«Eh,
niente, niente...!» si sbrigò a dire lui con un
mezzo sorriso imbarazzato «Sai,
sta mattina ero al parco con Conan, Heiji e Ai e... beh... siamo caduti
in un
fosso!»
«Come?»
fece Ran, senza parole.
«Sì,
passeggiavamo lì accanto e il terreno ha franato...
portandoci giù!» spiegò
velocemente Shinichi, sperando di averla convinta.
«Ah...» fece Ran, poi,
lentamente, tornò ad essere impassibile come prima
«Andiamo?» chiese infine con
un tono piatto.
Shinichi, decidendo di agire
cautamente, annuì con il capo e insieme, quindi, si
avviarono per il
marciapiede, lui con le mani in tasca e lei intrecciate dietro la
schiena;
entrambi silenziosi. Il ragazzo lanciava ogni tanto uno sguardo verso
Ran,
senza parlare, mentre lei guardava fisso davanti a sé, verso
l’entrata del
parco che stavano per raggiungere.
Shinichi tornò a guardare
avanti e represse a fatica un sospiro teso.
“Cosa le dico, ora?” si chiese,
disperato, in pieno imbarazzo.
Intanto, dal dottor Agasa...
Furono
dei gemiti provenienti
dalla stanza adiacente a svegliare Heiji.
Aprì di un poco gli occhi,
infastidito dalla luce che filtrava attraverso le tende tirate, e
trasse un
profondo respiro per rilassare i muscoli tesi e indolenziti.
“Accidenti che male...” si
lamentò mentalmente, storcendo un po’ le labbra
“Quanto ci metteranno a passare
queste contusioni?”
I gemiti si intensificarono e
Heiji riuscì così a distinguere la voce di Ai e
del dottor Agasa.
«Ai! Ai... fai dei profondi
respiri... ecco... così...»
«Non... non ce la... faccio...»
annaspò la ragazza «Mi... mi manca il
fiato!»
Heiji si corrucciò un po’,
iniziando a preoccuparsi.
Si mise a sedere con parecchia
fatica e scese quindi poi dal letto.
«Ai!» ripeté il dottore,
allarmato.
Heiji aprì la porta della
stanza della ragazza e chiese:
«Qualcosa non va?»
In quel momento Ai gemette
ancora, stringendosi con forza la maglia al petto. I suoi capelli erano
tutti
arruffati e lei stava visibilmente sudando.
«Che succede?» domandò Heiji,
avvicinandosi.
«Sto... sto per...» ansimò Ai,
poi, dopo un altro gemito, si sbilanciò troppo da una parte
del letto e cadde
così a terra con sopra la coperta.
«Oh!» fece il dottor Agasa,
aggirando il letto per aiutarla ad alzarsi.
Heiji si affacciò, incuriosito.
I gemiti erano terminati e
sentiva chiaramente la ragazza tornare a respirare con
regolarità e calma.
«Ti sei fatta male? Ai?» la
chiamò il dottor Agasa, scansando le coperte.
«Oh...» rimase di stucco,
appena riuscì a scostare del tutto le coperte da sopra di
lei.
«Cavolo...» commentò Heiji,
storcendo le labbra.
«Eh già... E’ un bel
problema.»
annuì Ai, alzandosi lentamente in piedi, un po’ a
fatica tra quei panni che ora
le stavano troppo larghi «Per Shinichi.» concluse,
sospirando e osservando
nello specchio dell’armadio il suo aspetto da bambina.
«Ci
sediamo?» propose Shinichi,
indicando con un cenno una panchina all’ombra di un albero.
Ran annuì appena con il capo e
si avviò alla panchina.
Senza aggiungere altro si
misero entrambi seduti ad una certa distanza l’uno
dall’altro.
Lei si fissava le scarpe
bianche, giocherellando con il bordo della gonna blu;
l’espressione sempre pensierosa e distante.
Lui, con le mani sulle
ginocchia, fissava il cielo limpido, lanciandole ogni tanto
un’occhiata, in
difficoltà; da dove doveva iniziare? Che le doveva dire? Non
era molto pratico
con quel tipo di cose...
Una fitta al petto gli fece
d’improvviso contrarre il volto in un’espressione
di sofferenza. Abbassò il
capo, socchiudendo appena gli occhi, respirando un po’
più pesantemente e
portandosi lentamente una mano al petto, per non far allarmare Ran.
Riuscì a
resistere da emettere qualsiasi gemito, ma non poté evitare
di iniziare ad
ansimare un poco, dolorante.
Ran voltò il capo verso di lui
e si mostrò un po’ preoccupata.
«Stai male?» gli chiese
d’istinto.
«Come?» fece Shinichi,
raddrizzandosi «No, figurati.» le sorrise, ma
un’ennesima fitta al petto mutò
il suo sorriso in una smorfia di dolore.
Shinichi represse un gemito e
si strinse forte la maglia al livello del petto, prendendo a sudare,
sempre con
il respiro pesante.
«Non stai affatto bene!»
insistette Ran, allungando una mano e posandola delicatamente su un
braccio del
ragazzo.
«No, davvero, Ran... è solo un
po’ di mal di stomaco.» la rassicurò
lui, sempre sudando e ansimando un poco.
«Mal di stomaco?» ripeté lei,
poco convinta.
«Ma sì... non sai quanto ho
mangiato! Eh, eh... ahi...» si morse la lingua per non
urlare, piegandosi su se
stesso e tenendosi ancora la maglia con forza, mentre era scosso da
un’altra
fitta.
La ragazza storse un po’ le
labbra, ancora preoccupata.
«Vuoi che ti prenda un
digestivo?» gli propose.
Lui scosse il capo e si rimise
dritto, calmandosi. Il dolore aveva un po’ allentato la presa
e così poteva
tornare a respirare normalmente.
Ran, notando che stava meglio,
ritirò lentamente la mano, tornando a fissarsi le scarpe con
un’aria cupa.
“Dai, calmati, calmati... cerca
di resistere ancora un po’, Shinichi...” si impose
mentalmente il ragazzo “E
ora... ora è meglio agire in fretta, prima che
peggiori.”
Riaprì gli occhi e voltò lo
sguardo a Ran, pronto.
«Ran, senti...» esordì con un
tono calmo e dolce «Io devo...»
«No, Shinichi.» lo interruppe
lei, senza ancora guardarlo «Fai parlare me ora.»
Lui alzò un po’ un sopracciglio
e, senza riflettere, disse:
«Sì, d’accordo.»
Lei alzò gli occhi su di lui,
mostrandoli lievemente velati di lacrime, e affermò con tono
fermo e secco:
«Io ti odio, Shinichi. Ti odio
con tutta me stessa.»
Lui rimase totalmente spiazzato
a queste parole.
«Ehi,
Ran, sono tornato! E ho
una fame...!» annunciò Kogoro, entrando in casa
con un’aria allegra. Sbirciare quelle
belle pupe in minigonna e vestitini aderenti gli aveva proprio giovato.
«Ehi, ci sei?» chiese ancora,
perdendo il sorriso e dandosi uno sguardo in giro.
Di sua figlia nessuna traccia.
«Ecco, e ti pareva!» si
lamentò, lasciando su una sedia i vestiti imbustati, appena
ritirati dalla
lavanderia.
Andò in cucina e sbirciò dentro
una pentola.
«Accidenti, la zuppa è fredda!
Devo scaldarla e io muoio di fame!» brontolò,
accendendo i fornelli «Ma dove
diamine è andata quella ragazza?»
Il suono del citofono lo fece
sobbalzare.
«Sarà lei!» sperò, andando a
rispondere.
«Sì, chi è?» chiese.
«Salve, detective Kogoro... Sono
Heiji.»
«Heiji!» si stupì Kogoro «Devi
dirmi qualcosa? Ti apro? Hai un nuovo caso?»
«No, io cercavo Shinichi...
E’ lì?»
Kogoro storse le labbra,
infastidito da quel nome.
«No, non è qui.» sbottò.
«Ah... Ma c’è
Ran?»
«Effettivamente, non c’è
nemmeno Ran...» in quel momento Kogoro capì
«Accidenti! Non sarà andata con
quel tipo lì?!»
«Ma no, si figuri! Ehm... Io vado,
eh? Si rilassi detective... Sua
figlia tornerà presto a casa! Alla prossima!»
«Aspetta! Tu sai qualcosa, non
è vero? Ehi!» sbraitò Kogoro, ma
nessuno rispose.
Riagganciò il citofono di
malagrazia, sbuffando:
«Poi Ran mi sente!» e andò in
cucina a prepararsi il pranzo.
Invece, in strada, Heiji
sospirò e Ai, al suo fianco, gli chiese:
«Hai qualche idea di dove possa
essere andato Shinichi?»
«No, nessuna.» confessò Heiji,
in pensiero «Ma sarebbe meglio trovarlo al più
presto... dobbiamo fare in modo
che non si trasformi davanti a Ran...»
«Sono sicura che appena si
sentirà davvero male, ovvero quando sarà ora
della trasformazione, si andrà a nascondere. Non
è stupido.» lo rassicurò
Ai, certa.
«Ma noi dovremmo essere pronti
lì a portarlo via.» insistette Heiji
«Meglio che Ran, subito dopo che Shinichi
sparisce, non si ritrovi lì Conan. Potrebbe intuire
qualcosa... già ha qualche
sospetto, sai...»
«Uhm...» Ai non aggiunse altro,
guardandosi intorno, poi notò il cartello che indicava il
parco lì vicino e
propose:
«Può darsi che siano al parco,
non trovi?»
«Buona idea!» approvò Heiji
«Andiamo!» si avviò in quella direzione.
Ai lo seguì, pensierosa.
Non sapeva nemmeno lei bene
perché aveva deciso di andare con lui, a cercare di salvare
la relazione tra Shinichi e Ran...
Forse...
forse semplicemente perché era
giusto
così.
«Ran...»
provò a dire Shinichi,
ancora incredulo da tanta spontaneità, ma lei non lo fece
continuare, proseguendo
a dire con un tono un po’ più acceso e gli occhi
sempre lucidi:
«Prima sparisci dalla
circolazione per mesi. Poi non ti fai quasi mai sentire, anche se sai
quanto mi
preoccupo per te... Dopo mi dici che quando saresti tornato io sarei
stata la
prima a saperlo... E invece? Invece che fai, Shinichi?»
strinse i pugni e alzò un
po’ la voce «Ti ripresenti qui come se nulla fosse!
E pretendi che io non mi
arrabbi per questo? Sei uno stupido egoista, incapace di capire le
situazioni;
un insensibile maschilista; un menefreghista senza cuore; lo scemo
più grande
che abbia mai incontrato; un ipocrita; un falso e pure bugiardo! Un
vero
cretino che non è in grado di capire quali sono i miei veri
sentimenti!» iniziò
a scenderle le lacrime, copiosamente «Non ti importa niente
di me! E questo mi
avrebbe fatto meno male se tu me lo avessi detto fin
dall’inizio. E invece no!
Mi hai illusa, mi hai mentito, e io ci sono cascata come una stupida. E
ti
odio, Shinichi, ti odio con tutto il cuore, perché mi hai
fatto soffrire in una
maniera che nemmeno immagini!»
Ran prese a singhiozzare,
voltandosi di scatto dall’altra parte e portandosi le mani
sul volto, come per
nascondere tutte quelle lacrime che le rigavano gli occhi.
Shinichi, invece, rimase
immobile nella posizione in cui si trovava, con la bocca leggermente
aperta
dallo stupore, e il cuore stretto in una morsa di doloroso rimorso.
“Ran... io ti ho fatto tutto
questo?” si chiese, abbassando lo sguardo e incupendosi
“Io che volevo solamente proteggerti... Io che volevo solo il
tuo bene...”
«E poi, sai che ti dico?»
riprese la ragazza con una voce poco ferma, senza guardarlo.
Shinichi alzò gli occhi,
aspettando che parlasse.
Ran si girò di colpo verso di
lui e sbottò tra le lacrime:
«Se avevi trovato un’altra
bastava dirlo prima!»
Il bacio che si erano scambiati
lui e Ai gli ritornò improvvisamente in mente.
«Come hai...?» chiese
d’impulso, scioccato.
Ran lanciò un gemito disperato,
vedendosi confermate tutte le sue supposizioni, e si alzò
quindi in piedi,
scappando via di corsa per un viale alberato del parco.
«Ehi, Ran, aspetta!» esclamò
Shinichi, ignorando del tutto il dolore per l’imminente
trasformazione e
correndole dietro.
“Sei uno stupido! Stupido!” si
ripeté più volte Shinichi, rendendosi conto che
Ran non poteva sapere di lui e Ai
perché non l’aveva detto a nessuno.
Magari la ragazza si era fatta una mezza idea - le solite paranoie
delle donne
-, ma così le aveva praticamente confessato tutto!
“Uno stupido idiota! Ecco
quel che sono!”
Più avanti il viale finiva
sulle rive recintate di uno stagno con dei cigni immacolati,
perciò Ran fu
costretta a fermarsi e Shinichi riuscì a raggiungerla.
«Ran, ti prego, ascoltami...»
lui provò ad afferrarle una mano, ma lei si ritrasse.
«Vattene via, Shinichi!»
pianse, dandogli le spalle «Torna da quell’altra.»
«Non c’è
nessun’altra!» ribatté
lui, con il tono più sincero che poté.
«Non ti credo!» insistette Ran.
«E invece ti prego di credermi,
Ran!» Shinichi le afferrò un braccio con non
troppa forza.
Lei sussultò un po’ al
contatto, quindi si voltò a guardarlo e disse:
«E allora giuramelo. Guardami
negli occhi e giura.»
Shinichi mostrò un’espressione
seria e decisa e, guardandola in faccia, scandì:
«Non c’è un’altra ragazza,
Ran.
Credimi.»
Lì vicino a loro, tra i cespugli, si erano nascosti Heiji e
Ai che, dopo averli
individuati, avevano deciso di tenerli d’occhio.
«Che scena romantica...»
ironizzò Heiji in un sussurro, sentendosi però
anche in imbarazzo ad assistere
a certe cose.
La scienziata, invece, non
disse nulla. Con un’espressione impassibile,
continuò a guardare Shinichi. Solo
lui. E le parole che il detective aveva appena pronunciato le
rimbombavano in
testa.
Non
c’è un’altra.
“E come potrebbe esserci?” fu
il piatto pensiero di Ai “Tu non hai occhi che per
lei...” lanciò uno sguardo a
Ran e percepì chiaramente di essere invidiosa.
“Ran, Shinichi è un ragazzo
fantastico... non sai che cosa rischi di perdere.”
pensò ancora Ai.
Ran guardò ancora un po’
Shinichi negli occhi, poi abbassò lo sguardo e
mormorò:
«Però, prima...»
«Ran, come potrei amare una ragazza... che non sia
tu?» le chiese dolcemente
lui, mostrandole un piccolo sorriso.
Lei arrossì di colpo e tornò a
guardarlo.
«Come hai... detto?» farfugliò,
divenendo sempre più rossa.
Lui avvicinò lentamente il viso, socchiudendo gli occhi, e
sussurrò:
«Ti chiedo perdono di tutto,
Ran. Ma se sto via di casa per così tanto tempo e non ci
sentiamo per lunghi
periodi... E’ solo per proteggerti.»
«Non capisco...» confessò lei,
abbassando a sua volta, d’istinto, il tono della voce e
guardandolo con aria
confusa e un po’ sognante. Lui era così vicino al
suo viso che poteva percepire
il fiato caldo sulla sua pelle e forse poteva anche sentire i suoi
battiti...
sì, sì li sentiva bene. E gli occhi di lui erano
così belli e sinceri... Anche
Ran socchiuse i suoi, mentre lui le rispondeva, sempre in un mezzo
sussurro:
«E’ inevitabile che io mi
faccia dei nemici, per via... del lavoro
che faccio. Quindi devi capire che non è sicuro farmi vedere
troppo in giro
o... sentirmi troppo con le persone a cui tengo di più. Per
questo mi tengo un
po’... distante.»
«Ti sei messo nei guai?»
mormorò Ran con un tono preoccupato «Oh,
Shinichi... ti prego, non rischiare
troppo! Non vorrei che...» gli occhi le tornarono lucidi.
«Ran, non ti preoccupare, non
sono così tanto in
pericolo.» la
rassicurò lui, sorridendole dolcemente
«Semplicemente, non voglio metterti in
mezzo. Per questo ti chiedo di avere ancora un altro po’ di
pazienza. Vedrai,
riuscirò a risolvere questo importante caso su cui sto
lavorando e tornerà
tutto come prima.»
«Me lo prometti?»
«Promesso.»
«Accidenti, se parlano così
piano non riesco a capire niente.» si lamentò
Heiji, storcendo le labbra e cercando di sentire qualcosa; senza
risultato.
«Forse non dovremmo sbirciare;
è un momento intimo.» gli fece notare
tranquillamente Ai, alzando un
sopracciglio.
«Ma dai!» ridacchiò Heiji
«E’
interessante, invece!»
Ai non disse nulla; si limitò a
scuotere il capo con fare esasperato.
«In ogni modo, Shinichi...»
riprese a parlare Ran, socchiudendo di nuovo gli occhi e rimanendo con
il viso
vicino a quello di lui «Cos’è che hai
detto prima?»
«Prima quando?» Shinichi fece
finta di non capire.
«Hai capito benissimo.» gli
sorrise lei.
Anche Shinichi sorrise e
mormorò teneramente:
«Intendi quando ho detto che
non potrei mai amare nessuna ragazza che non sia tu?»
«Proprio quello, sì.»
sussurrò
Ran, facendosi ancora un po’ più vicina.
Shinichi la guardò negli occhi,
perdendosi in quello sguardo intenso che così tanto
desiderava.
«E tu, Ran?» fece lui con
un’aria furba «Cosa pensi di me?»
«Cosa penso di te?» ripeté lei
con fare complice, portando le sue labbra a sfiorare quelle del ragazzo
«Uhm...
non saprei...»
Le labbra finirono per
incontrarsi, vogliose le une dalle altre.
Ran andò ad abbracciare
delicatamente la vita di Shinichi, che invece affondò le
mani tra i lunghi e
morbidi capelli di lei, continuando a baciarla.
«E bravo Shinichi...» ridacchiò
Heiji, come divertito dalla scena.
Ai, al suo fianco, aveva invece
distolto lo sguardo. Quanto avrebbe voluto essere lei a posto di Ran...
Il suo
bacio con Shinichi non era stato per niente simile a quello. Ora si
vedeva che
il ragazzo era davvero innamorato della donna che stava baciando. Mente
con
lei... Ai sapeva che lui non aveva provato nulla. Sospirò,
cercando di non
pensarci ancora.
Shinichi e Ran allontanarono un
po’ i visi per tornare a guardarsi negli occhi.
Sorridevano entrambi.
Rimasero così, in silenzio, per
lunghi istanti, semplicemente a guardarsi negli occhi. Però
furono comunque dei
bellissimi secondi, dove riuscirono a dirsi un sacco di cose senza
nemmeno aver
bisogno di parlare.
Ma quel momento magico fu
improvvisamente spezzato da un fitto dolore al petto, che costrinse
Shinichi a
chinarsi di un po’ in avanti, gemendo e serrando i denti.
«Shinichi!» si allarmò Ran.
«Ecco, ci siamo.» capì Heiji,
serio, preparandosi con Ai.
«Ran... devo... devo andare...»
ansimò Shinichi, arretrando e poi gemendo ancora per
un’altra fitta acuta.
«Aspetta, ma...» la ragazza fu
fermata da Shinichi che, sforzandosi di sorriderle, disse:
«Aspettami, Ran. Aspettami e
abbi fiducia; tornerò presto.»
Lei esitò un attimo, poi annuì
con il capo.
«Ho capito, ma ora stai...»
provò a dire di nuovo Ran, ma Shinichi, sofferente, la
interruppe di nuovo,
rassicurandola:
«Va tutto bene, davvero! E’
solo quel mal di pancia e... ahi...» ancora
un’altra fitta «Devo andare!» un
po’ barcollante, si gettò tra gli alberi e
cespugli, sperando di trovare un
posto dove nascondersi e trasformarsi.
«Shinichi, dove vai?» Ran provò
a rincorrerlo, ma lo aveva perso di vista tra gli alberi.
Sospirò, un po’ delusa, un po’
sognante ripensando al bacio di poco fa. Si aprì poi in un
sorriso.
«Ti aspetterò, Shinichi.»
decise.
Intanto il ragazzo era caduto
tra dei cespugli e si contorceva a terra per il dolore.
«Ehi, amico, siamo qui!»
annunciò Heiji, individuandolo e inginocchiandosi al suo
fianco.
«Maledi...zione...» imprecò
Shinichi, sudando e tremando «E’
adesso...»
Ai annuì, e infatti il corpo
del detective iniziò a rimpicciolire sempre di
più, finendo per navigare
tra i vestiti.
Finì tutto abbastanza in
fretta. Alla fine Heiji, sorridendo, affermò:
«Però sei stato un grande con
Ran.» e gli fece l’occhiolino.
«Cosa?!» esclamò il piccolo
Conan con la sua voce da bambino, mettendosi di scatto seduto e
divenendo tutto
rosso «Ci... ci avete visto?»
«Heiji ti ha visto.»
puntualizzò Ai, calma, indicando il ragazzo al suo fianco.
«Sei proprio un Don Giovanni!
Cadono tutte ai tuoi piedi!» Heiji tornò a
ridacchiare.
Conan arrossì ancor di più e,
aggrappandosi alla felpa dell’amico, iniziò a
scuoterlo, esclamando:
«Fatti gli affari tuoi! Perché
ci hai spiati, eh? Chi è che ti ha dato il permesso?
Accidenti a te!»
«Su,
rallegrati, Shinichi...
presto o tardi riuscirò a completare l’antidoto.
Sto facendo progressi.»
affermò Ai, stiracchiandosi stancamente sdraiata
com’era sul letto.
«Spero più presto
che tardi.»
borbottò Conan, sdraiato a sua volta sul letto di Ai, in
fondo, con le mani
intrecciate dietro la testa e lo sguardo rivolto al soffitto.
«Ma come? Pensavo ti piacesse
essere un moccioso... non passi più tempo con Ran, in questo
modo?» lo prese in
giro Heiji, che stava sorseggiando un succo di frutta seduto
comodamente sulla
poltroncina della camera della scienziata.
Conan, avvampando, esclamò
subito:
«Piantala!»
Suonò il campanello lì a casa
del dottor Agasa.
«Eccomi!» annunciò lo
scienziato, andando ad aprire.
«Chissà chi è...» chiese Ai,
girando gli occhi verso la porta chiusa della sua camera.
«Salve... Posso esserle utile?»
sentirono dire dal dottore al suo ospite.
«Sì, effettivamente. Lei deve
essere il dottor Agasa, non è così?»
rispose una voce di ragazza.
Heiji si corrucciò un po’,
domandandosi:
«Uhm... perché questa voce mi è
famigliare?»
«Sì,
sì infatti.» disse Agasa
«E lei è...?»
«Mi chiamo Kazuha. Cercavo
Heiji; Ran mi ha detto che dovrei trovarlo qui.»
Heiji sputò tutto il succo che
aveva in bocca e si irrigidì, agitandosi:
«Oh, cavolo! Kazuha! Non l’ho
chiamata, né le ho detto dove ero andato a finire...
Accidenti, sarà furiosa!»
«Suvvia, Heiji...» sorrise di
scherno Conan, voltandosi a guardarlo, contento di aver trovato
un’occasione
buona per vendicarsi delle prese in giro dell’amico
«Non vedevi l’ora di
vederla, no?»
«Oh, Heiji? Sì, è di qua.»
affermò Agasa e si sentirono poi dei passi in direzione
della stanza di Ai.
«Devo nascondermi, accidenti!»
esclamò Heiji, alzandosi in piedi di scatto per poi
reprimere un gemito per i
dolori. Fu costretto a fermarsi e portarsi una mano sulla schiena; il
volto
contratto in un’espressione sofferente.
«Ahi... cavolo...» si lamentò,
dirigendosi lentamente verso l’armadio, con l’idea
di chiudersi dentro per non
farsi trovare.
Ma non fece in tempo: come una
furia, Kazuha aprì infatti di scatto la porta della camera,
dicendo a gran
voce:
«Heiji Hattori! Noi due
dobbiamo parlare!»
«Oh, Kazuha...» sorrise
cautamente Heiji, allontanando la mano dall’anta
dell’armadio e portandosela
sulla nuca in una posizione d’imbarazzo «Ma che
sorpresa trovarti qui...»
«Bando alle ciance, Heiji...»
esordì la ragazza, avanzando a passi decisi verso di lui,
con Agasa che la
guardava sorpreso, Conan che se la rideva sotto i baffi e Ai che
osservava la
scena per nulla turbata o incuriosita.
Kazuha si fermò davanti al
ragazzo con le mani ai fianchi e un’espressione poco
raccomandabile.
Lo scrutò da capo a piedi, per
poi dire con grinta:
«Prima mi lasci sola senza
spiegazioni; poi vengo a sapere che hai dormito qui senza dirmi niente
e che,
per di più, sta mattina sei caduto, con Conan, Shinichi e
Ai, facendoti pure
male. Mi sai dire che devo fare con te? Possibile tu sia un simile
irresponsabile?»
«Kazuha, senti...» provò a dire
Heiji, a disagio, ma lei lo interruppe:
«Non provare a trovare scuse,
adesso! E’ meglio che ti prepari, piuttosto, che sta sera
abbiamo il treno per
Osaka.»
«Sì... ho capito.» sospirò il
detective, arrendendosi.
«Potete rimanere qui, finché
non dovete partire.» propose il dottor Agasa.
«Oh, grazie.» gli sorrise
Kazuha con un’aria gentile «Anche perché
tra poco ci raggiunge Ran, quindi...»
«Come?!» Conan, divenendo del
tutto rosso, balzò giù dal letto, esterrefatto
«Ran viene qui? Adesso?»
«Ma dai, Conan... non sei
felice?» lo derise Heiji, per vendetta.
Il bambino avvampò
maggiormente, mentre Kazuha lanciava uno sguardo irritato ad Heiji,
dicendo:
«Tu fai poco lo spiritoso, che
poi facciamo i conti.»
«Calmati, Kazuha...» cercò di
tranquillizzarla lui, spaventato dalle minacce della ragazza
«Le espressioni
arrabbiate non ti si addicono...»
«Mi stai dicendo che sono
brutta?!» esclamò la ragazza, furiosa.
«Ma non è vero! Non l’ho mai
detto!» si scusò subito Heiji, arretrando e
chiedendosi perché mai le femmine
dovessero prendersela sempre per ogni cosa ed esagerare in tutto.
Conan stava preparando una
frecciatina da lanciare all’amico, ridacchiando, quando
qualcuno entrò dalla
porta aperta di casa, annunciando:
«Dottor Agasa? Si può? Sono
Ran.»
«Gasp!» si irrigidì il bambino,
fumante da quanto era rosso e bollente di imbarazzo.
«Ciao, Ran.» salutarono in coro
Agasa, sorridente; Heiji, ridacchiando divertito; Kazuha, con tono
amichevole;
e Ai, piatta, senza guardarla.
«Oh, ci siete tutti, eh?»
commentò Ran, sorridendo mentre entrava nella camera di Ai,
poi si rivolse a
Conan con un’aria gentile e allegra:
«Conan! E’ un pezzo che non ci
si vede, eh?»
«G... Già...» farfugliò
Conan,
abbassando di scatto lo sguardo, rosso come non mai.
«Oh, sì, un sacco di tempo...»
sbuffò Heiji, trattenendo a stento le risate.
Il bambino lo fulminò con uno
sguardo di sottecchi.
Ran si chinò davanti a Conan,
osservando i suoi graffi e fasciature sulle braccia. Storse un
po’ le labbra,
dicendo:
«Ti sei fatto proprio un bel
volo...»
«Oh... sì... tutta colpa di
Heiji!» disse in fretta Conan, con un sorriso innocente
«Imbranato com’è, è
scivolato; trascinandoci tutti giù!» si mise a
ridere.
Ora fu il turno di Heiji di
sentirsi in imbarazzo.
«Davvero?» si sorprese Ran.
«Ma non mi dire...» commentò
Kazuha, lanciando uno sguardo di rimprovero ad Heiji.
«Eh... eh...» fece
quest’ultimo, non sapendo che dire.
«Beh, l’importante è che state
bene, no?» sorrise Ran, alzandosi in piedi, poi, arrossendo
leggermente, chiese
un po’ timida:
«Qualcuno di voi sa per caso
che fine... ha fatto... Shinichi?»
Conan si sbrigò subito a dire,
distogliendo lo sguardo, agitato:
«Stava male! E’ dovuto andare
via!»
«Oh... infatti diceva di aver
mal di pancia...» annuì Ran, visibilmente delusa.
«Già, già... una brutta
colite.»
sospirò Heiji con un’aria seria, ma sotto sotto si
stava divertendo un mondo
«E’ stato sempre al bagno, poverino... Certo che
poteva tenere almeno la
finestra aperta. C’era una puzza... Ahi!»
Conan gli aveva appena pestato
con forza il piede, completamente rosso in faccia per la vergogna.
«Conan!» lo rimproverò Ran,
intanto non sapeva se ridere o provare pietà per
ciò che Heiji diceva fosse
accaduto a Shinichi.
«Moccioso, vedi di fare il
bravo...» Heiji, con un sorriso sghembo, lo colpì
con un pugno sul capo.
«Ahia!» si lamentò Conan, portandosi
le mani sopra la testa.
«Heiji, insomma! E’ solo un
bambino!» Kazuha lo spinse un po’ da una parte,
accigliata, colpendogli proprio
una parte del corpo che gli doleva maggiormente.
«Ahi! Kazuha, stai attenta!»
«Oh cielo, Heiji, scusami!»
«Non sei affatto aggraziata.»
«Heiji! Sta volta ti ammazzo!»
«Ahi! Ahi! Basta! Smettila!
Ahia!»
«Buon
viaggio, ragazzi. Tornate
a trovarci, mi raccomando!» li salutò Ran,
sorridente.
«Vi aspetto anch’io.» aggiunse
Agasa, salutando con una mano.
«Contateci; torneremo presto.»
sorrise Kazuha, uscendo di casa.
«Alla prossima.» salutò Heiji,
seguendola.
«Ciao.» disse Conan, mentre Ai
rimase in silenzio.
Agasa richiuse la porta.
«Vado un attimo al bagno, poi
andiamo a casa.» annunciò Ran, allontanandosi.
«Ok.» fece Conan,
stiracchiandosi un po’.
Era sera, quindi era meglio
rientrare.
Agasa si diresse in cucina,
così che Conan e Ai rimasero soli vicino la porta di casa.
Scese uno strano silenzio tra
loro due.
Conan alzò gli occhi su di lei,
che puntualmente evitava il suo sguardo.
Il ragazzo continuò a fissarla
silenziosamente ancora un po’.
“Come sei bella, Ai...” si
ritrovò a pensare.
Si corrucciò un po’, ripensando
a ciò che era successo tra loro due.
Da quanto lei provava qualcosa
per lui? Perché non se n’era mai accorto? Era
cambiato qualcosa tra di loro,
adesso? ... Sì, certo. Non era nemmeno sicuro del tutto che
sarebbero riusciti
sempre a guardarsi negli occhi, da quel momento in po’...
Ma, inaspettatamente, Ai gli
rivolse lo sguardo.
Era rilassata, con la sua espressione
intensa e pensierosa di sempre; pareva proprio quella di prima.
«Shinichi...» si interruppe un
istante, fissandolo negli occhi.
Poi riprese con lo stesso tono
calmo e caldo:
«Sono contenta di averti
conosciuto.»
Conan rimase un attimo
spiazzato.
Ma che cavolo di frase era,
quella?! Che diamine stava dicendo, Ai?
Conan tornò serio e esordì:
«Ai, ascoltami. Mi dispiace.
Davvero, mi dispiace tanto per questa situazione che si è
venuta a creare. Non
me l’aspettavo e... non so come...» avrebbe voluto
dire “rimediare”,
ma cambiò idea all’ultimo «... comportarmi. E’ inutile
mentirti, e, forse, c’eri già arrivata da
te... Io non ti a...»
Ai gli posò due dita, l’indice
e il medio, sulle labbra, fermandolo.
Era rimasta tranquilla e
rilassata come prima. Conan si sentì un po’ a
disagio.
«Va tutto bene, Shinichi...»
mormorò lei, socchiudendo appena gli occhi
«Promettimi solo una cosa, per
favore...»
Conan si fece attento, senza
dire nulla.
Ai allontanò le dita dalle sue
labbra e concluse:
«Non lasciarmi mai sola.»
Rimasero a guardarsi, in
silenzio, di nuovo.
«D’accordo.» disse
semplicemente lui.
Ai si aprì in un sorriso
leggero, che sparì quasi subito, poco abituata
com’era a sorridere spesso.
«Ehi, Conan, sei pronto?»
Lui si voltò verso Ran che lo
stava raggiungendo. Annuì con il capo.
«Allora andiamo.» Ran aprì la
porta e salutò:
«Ciao Ai.»
Lei fece un cenno con il capo.
Ran alzò la voce per farsi
sentire:
«Arrivederci, dottor Agasa!»
«Arrivederci!» aggiunse Conan.
«Ciao, ragazzi!» salutò Agasa
dalla cucina.
Ran uscì e Conan lanciò un
ultimo sguardo ad Ai, che lo stava guardando.
«Ciao...» mormorò Conan,
sorridendole.
Lei sorrise di nuovo.
«Ciao.»
E il bambino uscì.
Conan annuì e Ran gli sorrise,
continuando a camminare al suo fianco sul marciapiede poco affollato,
vista la
tarda ora.
La ragazza sospirò, guardando
in alto il cielo stellato.
«Oh, Shinichi...» mormorò
sognante «Non sai quanto è stato bello,
Conan...»
Lui avvampò.
«Da... davvero?» farfugliò in
imbarazzo.
Ran annuì con il capo e si
volse a guardarlo, con un’aria allegra:
«Sono così felice!»
E si mise a canticchiare,
guardando davanti a sé.
Conan sorrise un po’ a sua
volta, guardandola.
“Sono felice anch’io, Ran...”
Fine
E' finita! T_T Disperazione... Mi è piaciuto tantissimo scrivere questa storia e, anzi, sono meravigliata di me stessa! O.O Non pensavo di riuscire davvero a scrivere una seconda fic su Conan... ^^ Che bello! :D
Sono contenta anche di aver riscosso così tanto successo, nonostante le mie aspettative. ^^ Ringrazio di cuore quindi tutti (ma proprio tutti tutti) quelli che mi hanno seguita. -_^ In particolare chi ha aggiunto la storia alle Preferite:
1 Deidaraforever;
2 EroSennin425;
3 Fabioxxx;
4 Liz Shelley;
5 Mommika;
6 naruto_shippuden;
7 ninny;
8 Shingo_Chan;
9 shinichikudo;
10 Sweetgirl91.
Chi l'ha aggiunta alle Seguite:
1 Black Panther;
2 Blynrite;
3 chariss;
4 FlyingEagle;
5 Harmonia;
6 kamura86;
7 lady cat;
8 Roe;
9 sexy_eclipse;
10 shinichikudo.
E anche chi ha recensito - una o più volte - la storia. ^^
Ora i ringraziamenti dell'ultimo capitolo:
Sweetgirl91: Oggi ho aggiornato prestissimo, vedi? Ma se noti anche l'ora in cui ti ho mandato la mail... capirai che mi sono svegliata presto e non sapevo che fare, sta mattina! XD Uffi, la storia è finita. ç_ç Mi dispiace tanto, perché mi ero proprio affezionata a questa seconda fic su Conan... Anche se la prima mi è piaciuta ugualmente. ^^ Tu ne scriverai mai una? ** Anzi, quand'è che torni a scrivere e basta? XD L'epilogo non poteva non essere a sfondo romantico! XP (A parte per quanto riguarda Heiji e Kazuha... X°°D) Non c'è niente da fare: Shinichi e Ran ce li vedo troppo bene insieme! ^^ Anche se Ai mi fa un po' pena... ^^'' Porella! :P Ci sentiamo per mail, ciao!
Roe: Ti è piaciuto l'epilogo? :P Ad Heiji non è andata molto bene! XD Nemmeno ad Ai, se è per questo! ^^'' Immagino che le scene Shinichi&Ran non siano state del tutto di tuo gradimento... XP Ma che ci posso fare; fin dall'inizio questa fic doveva finire così! ;P Non sai quanto ho penato, invece, per trovare una "fine degna" da far fare a Stella & Co. ^^'' Non sapevo che fare! Farli arrestare era troppo banale - e poco fattibile ^^' -, ma per farli morire... non sapevo come! ^^'' (Che sadica che sono! XP) Niente, ci sentiamo presto per e-mail! ** Ciao!!!!
Liz Shelley: Sai che se non riscrivevi la rece nell'ultimo capitolo, non mi sarei mai accorta che avevi lasciato un commento? XP Sono proprio distratta! ^^'' Mi spiace se ti ho delusa, visto che la coppia che preferisci non è "ShinichixRan", ma appunto io sono di più per questa coppia! -_^ Anche se non mi dispiace leggere le "ShinichixShiho" che ammetto sono molto affascinanti. ** Grazie mille dei complimenti che mi fai sempre (^//^) e sono contenta che la fine dello scorso capitolo ti sia piaciuta... Non sapevo proprio come "far fuori" Stella! ^^'' Fortuna Gin e Vodka! XP Tanto erano già sulle sue tracce, visto che se n'era andata dall'Organizzazione con gli altri... ^^ Adori Kaito, ho notato! XD Mah, ci penserò sulla fic su di loro... ma non posso garantire nulla! ^^'' Magari alla prossima, allora! -_^ Ciao!
Un ultimo ringraziamento va anche a chi ha letto solamente l'intera fic, senza mai "farsi" sentire... Spero di non avervi annoiato o deluso! ^^'
Un bacione enorme dalla vostra Me91 ^^ e... forse alla prossima, ciao! :D