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Autore: Me91    14/08/2009    4 recensioni
Shinichi è tornato; si ripresenta nel suo vero aspetto, come se nulla fosse. Di ciò che è accaduto, da quando ha incontrato gli uomini in nero per la prima volta, non ricorda niente. Unico suo ricordo, tra tutto quel vuoto, sembra proprio essere Ai, che pare sia in pericolo. Heiji, deciso a fargli tornare la memoria, si allea quindi a lui per ritrovare la scienziata scomparsa. Man mano che Shinichi ricomincia a ricordare, emergono fatti agghiaccianti accaduti in quei giorni... Ai va ritrovata al più presto!
Un misto di azione e mistero, con una punta di romanticismo... Come reagirà Ran di fronte a un Shinichi che nemmeno ricorda di averla abbandonata tutti quei mesi?
[...] ... Heiji domandò:
«Il nome Conan Edogawa ti dice nulla?»
Altro silenzio.
Poi Shinichi parlò:
«Non so chi sia.»
Genere: Romantico, Azione, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro Personaggio, Heiji Hattori, Ran Mori, Shinichi Kudo/Conan Edogawa | Coppie: Shiho Miyano/Ai Haibara
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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Epilogo

«... Nessuna traccia, quindi. La causa e gli artefici dell’esplosione rimangono ancora ignoti. In attesa di notizie, il telegiornale finisce qui. Al prossimo aggiornamento. Arrivederci.»
Mentre partiva la sigla di chiusura del telegiornale delle 11, Kogoro spense il televisore e commentò:
«Cavolo, chissà cosa è accaduto lì al molo, ieri sera... E’ un vero mistero.»
«Dovresti andare ad indagare...» fece Ran con un tono piatto, continuando a mescolare lentamente il brodo sul fornello.
«Scherzi? Il grande detective Kogoro Mori non si abbassa ad andare ad indagare su casi così banali! Ah, ah!» si pompò lui, prendendo a ridacchiare.
Ran sospirò, decidendo di ignorarlo, poi però esclamò subito, ricordandosi una cosa:
«Papà! Mi sono dimenticata di andare a ritirare i panni in lavanderia! Puoi andarci tu? Sono pronti da ieri sera!»
Kogoro storse le labbra, sbottando:
«Ma non ne ho voglia...»
La figlia gli lanciò uno sguardo omicida, sibilando a denti stretti:
«Papà, la lavanderia...»
«Ok, ok!» obbedì lui, balzando in piedi, intimorito dai modi della ragazza.
Appena il detective fu uscito, Ran si ritrovò a sospirare di nuovo.
Con uno sguardo perso e un’aria malinconica, spense il fornello e si lasciò cadere seduta su una sedia.
Un altro sospiro.
“Ma dove sei, Shinichi?” fu il suo triste pensiero. 

Shinichi riaprì gli occhi lentamente.
La luce che filtrava tra le tende tirate lo infastidì non poco; così si voltò dall’altra parte, riabbassando le palpebre.
Era terribilmente stanco.
Aprendo un occhio sbirciò l’ora dalla sveglia sul comodino.
Le 11 e 32.
Tornò a chiudere l’occhio, accucciandosi tra le coperte.
Sembrava non dormisse da secoli; quella notte non si era mai svegliato.
Udì un mezzo sospiro nella stanza, così riaprì un occhio per guardare.
Heiji, sdraiato su un letto vicino a lui e ancora addormentato, si stava voltando supino. Nonostante dormisse, il movimento dei muscoli intorpiditi gli procurava un po’ di dolore, facendolo respirare un po’ più pesantemente. Appena si fu sistemato, però, il respiro tornò regolare e calmo.
“Scusami se ti ho coinvolto, amico...” pensò Shinichi, girandosi supino a sua volta e iniziando a stiracchiarsi, anche lui un po’ dolorosamente.
Era ora di alzarsi, nonostante si sentisse così stanco; doveva andare da Ran.
Si mise seduto sul letto con decisione e abbassò lo sguardo per vedere dove avesse messo le pantofole che gli aveva prestato il dottor Agasa. In quel momento, una terribile fitta al petto gli smorzò il fiato e fu così costretto a chinarsi in avanti, piegandosi su se stesso con una mano al petto. Strinse convulsamente la maglia pulita che aveva addosso e serrò l’altra mano a pugno, strizzando le coperte sul letto.
Pian piano, il dolore passò.
Tornò quindi a respirare, anche se affannosamente.
“Così non va, dannazione...”
Si alzò in piedi e si mise le scarpe. Poi si diresse al bagno.
Si diede uno sguardo allo specchio. Effettivamente il viso era un po’ smunto e l’espressione stanca e provata; inoltre la guancia dove l’aveva colpito Rok era un po’ gonfia e aveva qualche graffio qua e là su collo e volto. Per non parlare dei lividi sul corpo e le varie ferite.
«Perfetto; e questo come lo spiego a Ran? ... Soprattutto appena sarò tornato di nuovo “Conan”?» si chiese, storcendo le labbra.
Decidendo di pensare a qualcosa per strada, andò in cucina.
Lì trovò il dottor Agasa che stava preparando qualcosa da mangiare.
«Ehi, Shinichi, sveglio anche tu?» lo salutò.
«Devo andare... Credo proprio che la trasformazione avverrà tra non molto.» spiegò Shinichi, mettendosi il giubbetto.
«Già, anche Ai l’ho sentita un po’ gemere ogni tanto, questa notte...» annuì Agasa, dispiaciuto «Però, poverina; era così stanca che credo non si sia mai svegliata. Ancora dorme profondamente in camera sua.»
«Ed è ancora grande?» chiese subito il ragazzo.
«Sì, sì.» lo rassicurò il professore.
«Bene.» Shinichi afferrò una brioche, mangiandola in un boccone «Ora devo pensare a qualcosa da dire a Ran... Dovrei spiegarle anche perché sono ridotto così... E perché lo sono anche Heiji e Ai - caso mai li vedesse -. Ma, in particolare, perché Conan è in questo stato.»
«Beh, potresti dirle che siete caduti in un fosso...» ridacchiò Agasa per sdrammatizzare.
«Un fosso?» ripeté il ragazzo, senza capire.
«Oh, non te l’ho detto?» fece l’altro «A Ran avevo detto che eravate andati a fare un giretto al parco... tu e Conan, intendo. Potresti dire che ci sei andato anche con Heiji e Ai e siete caduti in un fossato, ferendovi con dei rovi...»
Shinichi si aprì in un sorriso.
«Sei un genio!»
«Modestamente...» Agasa gli fece l’occhiolino. 

Ran era ancora sdraiata sul suo letto a leggere una rivista. Era ormai mezzogiorno e suo padre non era ancora arrivato.
“Quando torna mi sente.” sentenziò mentalmente, scocciata.
Probabilmente Kogoro si era fermato per strada a sbirciare qualche bella ragazza in minigonna che passeggiava per il marciapiede.
La ragazza sbuffò, immaginandoselo.
In quel momento qualcuno suonò al citofono.
«Guarda te; non solo fa tardi, pretende pure che gli apra io! Ma se ha le chiavi...» brontolando, si avviò al citofono per rispondere.
«Chi è? Sei tu, papà?» chiese con un tono un po’ seccato.
«No... Sono Shinichi.» rispose un po’ cauto l’ospite.
Ran si pietrificò e non riuscì a dire niente.
Dopo qualche secondo di silenzio, Shinichi domandò:
«Ran? ... Ti va di fare quattro passi? Andiamo al parco qui vicino...»
«N...» le parole le morirono in gola e lei rimase silenziosa, con uno sguardo perso.
«Ti aspetto quaggiù, ok?» disse infine il ragazzo.
Ran, senza rispondere, andò lentamente a riagganciare la cornetta del citofono. Poi si appoggiò di spalle al muro, fissando il pavimento con un’aria pensierosa.
“Shinichi è qui...” realizzò, poi tornò incerta “Ma che devo fare io?”
Intanto Shinichi, giù in strada, sospirando, si mise le mani in tasca e si accostò al muro con una spalla, aspettando la ragazza di fianco il portone chiuso.
“Dai, Ran, scendi...” strizzò un po’ un occhio, infastidito da un’ennesima lieve fitta al petto, segno che non gli rimaneva così tanto e presto sarebbe tornato ad essere un moccioso.
Dopo un paio di minuti, il portone si aprì ed apparve la ragazza.
Shinichi si sbrigò a raddrizzarsi, mentre lei chiudeva la porta e poi si voltava a guardarlo.
Lui sorrise per saluto, mentre lei, fino a quel momento con un’espressione persa e impassibile sul volto, si allarmò, notando i graffi, i cerotti e la guancia un po’ arrossata.
«Ma che hai combinato?» chiese subito, mostrandosi preoccupata.
«Eh, niente, niente...!» si sbrigò a dire lui con un mezzo sorriso imbarazzato «Sai, sta mattina ero al parco con Conan, Heiji e Ai e... beh... siamo caduti in un fosso!»
«Come?» fece Ran, senza parole.
«Sì, passeggiavamo lì accanto e il terreno ha franato... portandoci giù!» spiegò velocemente Shinichi, sperando di averla convinta.
«Ah...» fece Ran, poi, lentamente, tornò ad essere impassibile come prima «Andiamo?» chiese infine con un tono piatto.
Shinichi, decidendo di agire cautamente, annuì con il capo e insieme, quindi, si avviarono per il marciapiede, lui con le mani in tasca e lei intrecciate dietro la schiena; entrambi silenziosi. Il ragazzo lanciava ogni tanto uno sguardo verso Ran, senza parlare, mentre lei guardava fisso davanti a sé, verso l’entrata del parco che stavano per raggiungere.
Shinichi tornò a guardare avanti e represse a fatica un sospiro teso.
“Cosa le dico, ora?” si chiese, disperato, in pieno imbarazzo. 


Intanto, dal dottor Agasa...
 

Furono dei gemiti provenienti dalla stanza adiacente a svegliare Heiji.
Aprì di un poco gli occhi, infastidito dalla luce che filtrava attraverso le tende tirate, e trasse un profondo respiro per rilassare i muscoli tesi e indolenziti.
“Accidenti che male...” si lamentò mentalmente, storcendo un po’ le labbra “Quanto ci metteranno a passare queste contusioni?”
I gemiti si intensificarono e Heiji riuscì così a distinguere la voce di Ai e del dottor Agasa.
«Ai! Ai... fai dei profondi respiri... ecco... così...»
«Non... non ce la... faccio...» annaspò la ragazza «Mi... mi manca il fiato!»
Heiji si corrucciò un po’, iniziando a preoccuparsi.
Si mise a sedere con parecchia fatica e scese quindi poi dal letto.
«Ai!» ripeté il dottore, allarmato.
Heiji aprì la porta della stanza della ragazza e chiese:
«Qualcosa non va?»
In quel momento Ai gemette ancora, stringendosi con forza la maglia al petto. I suoi capelli erano tutti arruffati e lei stava visibilmente sudando.
«Che succede?» domandò Heiji, avvicinandosi.
«Sto... sto per...» ansimò Ai, poi, dopo un altro gemito, si sbilanciò troppo da una parte del letto e cadde così a terra con sopra la coperta.
«Oh!» fece il dottor Agasa, aggirando il letto per aiutarla ad alzarsi.
Heiji si affacciò, incuriosito.
I gemiti erano terminati e sentiva chiaramente la ragazza tornare a respirare con regolarità e calma.
«Ti sei fatta male? Ai?» la chiamò il dottor Agasa, scansando le coperte.
«Oh...» rimase di stucco, appena riuscì a scostare del tutto le coperte da sopra di lei.
«Cavolo...» commentò Heiji, storcendo le labbra.
«Eh già... E’ un bel problema.» annuì Ai, alzandosi lentamente in piedi, un po’ a fatica tra quei panni che ora le stavano troppo larghi «Per Shinichi.» concluse, sospirando e osservando nello specchio dell’armadio il suo aspetto da bambina. 

«Ci sediamo?» propose Shinichi, indicando con un cenno una panchina all’ombra di un albero.
Ran annuì appena con il capo e si avviò alla panchina.
Senza aggiungere altro si misero entrambi seduti ad una certa distanza l’uno dall’altro.
Lei si fissava le scarpe bianche, giocherellando con il bordo della gonna blu; l’espressione sempre pensierosa e distante.
Lui, con le mani sulle ginocchia, fissava il cielo limpido, lanciandole ogni tanto un’occhiata, in difficoltà; da dove doveva iniziare? Che le doveva dire? Non era molto pratico con quel tipo di cose...
Una fitta al petto gli fece d’improvviso contrarre il volto in un’espressione di sofferenza. Abbassò il capo, socchiudendo appena gli occhi, respirando un po’ più pesantemente e portandosi lentamente una mano al petto, per non far allarmare Ran. Riuscì a resistere da emettere qualsiasi gemito, ma non poté evitare di iniziare ad ansimare un poco, dolorante.
Ran voltò il capo verso di lui e si mostrò un po’ preoccupata.
«Stai male?» gli chiese d’istinto.
«Come?» fece Shinichi, raddrizzandosi «No, figurati.» le sorrise, ma un’ennesima fitta al petto mutò il suo sorriso in una smorfia di dolore.
Shinichi represse un gemito e si strinse forte la maglia al livello del petto, prendendo a sudare, sempre con il respiro pesante.
«Non stai affatto bene!» insistette Ran, allungando una mano e posandola delicatamente su un braccio del ragazzo.
«No, davvero, Ran... è solo un po’ di mal di stomaco.» la rassicurò lui, sempre sudando e ansimando un poco.
«Mal di stomaco?» ripeté lei, poco convinta.
«Ma sì... non sai quanto ho mangiato! Eh, eh... ahi...» si morse la lingua per non urlare, piegandosi su se stesso e tenendosi ancora la maglia con forza, mentre era scosso da un’altra fitta.
La ragazza storse un po’ le labbra, ancora preoccupata.
«Vuoi che ti prenda un digestivo?» gli propose.
Lui scosse il capo e si rimise dritto, calmandosi. Il dolore aveva un po’ allentato la presa e così poteva tornare a respirare normalmente.
Ran, notando che stava meglio, ritirò lentamente la mano, tornando a fissarsi le scarpe con un’aria cupa. Shinichi, che aveva chiuso gli occhi, stava regolarizzando il respiro.
“Dai, calmati, calmati... cerca di resistere ancora un po’, Shinichi...” si impose mentalmente il ragazzo “E ora... ora è meglio agire in fretta, prima che peggiori.”
Riaprì gli occhi e voltò lo sguardo a Ran, pronto.
«Ran, senti...» esordì con un tono calmo e dolce «Io devo...»
«No, Shinichi.» lo interruppe lei, senza ancora guardarlo «Fai parlare me ora.»
Lui alzò un po’ un sopracciglio e, senza riflettere, disse:
«Sì, d’accordo.»
Lei alzò gli occhi su di lui, mostrandoli lievemente velati di lacrime, e affermò con tono fermo e secco:
«Io ti odio, Shinichi. Ti odio con tutta me stessa.»
Lui rimase totalmente spiazzato a queste parole. 

«Ehi, Ran, sono tornato! E ho una fame...!» annunciò Kogoro, entrando in casa con un’aria allegra. Sbirciare quelle belle pupe in minigonna e vestitini aderenti gli aveva proprio giovato.
«Ehi, ci sei?» chiese ancora, perdendo il sorriso e dandosi uno sguardo in giro.
Di sua figlia nessuna traccia.
«Ecco, e ti pareva!» si lamentò, lasciando su una sedia i vestiti imbustati, appena ritirati dalla lavanderia.
Andò in cucina e sbirciò dentro una pentola.
«Accidenti, la zuppa è fredda! Devo scaldarla e io muoio di fame!» brontolò, accendendo i fornelli «Ma dove diamine è andata quella ragazza?»
Il suono del citofono lo fece sobbalzare.
«Sarà lei!» sperò, andando a rispondere.
«Sì, chi è?» chiese.
«Salve, detective Kogoro... Sono Heiji.»
«Heiji!» si stupì Kogoro «Devi dirmi qualcosa? Ti apro? Hai un nuovo caso?»
«No, io cercavo Shinichi... E’ lì?»
Kogoro storse le labbra, infastidito da quel nome.
«No, non è qui.» sbottò.
«Ah... Ma c’è Ran?»
«Effettivamente, non c’è nemmeno Ran...» in quel momento Kogoro capì «Accidenti! Non sarà andata con quel tipo lì?!»
«Ma no, si figuri! Ehm... Io vado, eh? Si rilassi detective... Sua figlia tornerà presto a casa! Alla prossima!»
«Aspetta! Tu sai qualcosa, non è vero? Ehi!» sbraitò Kogoro, ma nessuno rispose.
Riagganciò il citofono di malagrazia, sbuffando:
«Poi Ran mi sente!» e andò in cucina a prepararsi il pranzo.
Invece, in strada, Heiji sospirò e Ai, al suo fianco, gli chiese:
«Hai qualche idea di dove possa essere andato Shinichi?»
«No, nessuna.» confessò Heiji, in pensiero «Ma sarebbe meglio trovarlo al più presto... dobbiamo fare in modo che non si trasformi davanti a Ran...»
«Sono sicura che appena si sentirà davvero male, ovvero quando sarà ora della trasformazione, si andrà a nascondere. Non è stupido.» lo rassicurò Ai, certa.
«Ma noi dovremmo essere pronti lì a portarlo via.» insistette Heiji «Meglio che Ran, subito dopo che Shinichi sparisce, non si ritrovi lì Conan. Potrebbe intuire qualcosa... già ha qualche sospetto, sai...»
«Uhm...» Ai non aggiunse altro, guardandosi intorno, poi notò il cartello che indicava il parco lì vicino e propose:
«Può darsi che siano al parco, non trovi?»
«Buona idea!» approvò Heiji «Andiamo!» si avviò in quella direzione.
Ai lo seguì, pensierosa.
Non sapeva nemmeno lei bene perché aveva deciso di andare con lui, a cercare di salvare la relazione tra Shinichi e Ran... Forse... forse semplicemente perché era giusto così. 

«Ran...» provò a dire Shinichi, ancora incredulo da tanta spontaneità, ma lei non lo fece continuare, proseguendo a dire con un tono un po’ più acceso e gli occhi sempre lucidi:
«Prima sparisci dalla circolazione per mesi. Poi non ti fai quasi mai sentire, anche se sai quanto mi preoccupo per te... Dopo mi dici che quando saresti tornato io sarei stata la prima a saperlo... E invece? Invece che fai, Shinichi?» strinse i pugni e alzò un po’ la voce «Ti ripresenti qui come se nulla fosse! E pretendi che io non mi arrabbi per questo? Sei uno stupido egoista, incapace di capire le situazioni; un insensibile maschilista; un menefreghista senza cuore; lo scemo più grande che abbia mai incontrato; un ipocrita; un falso e pure bugiardo! Un vero cretino che non è in grado di capire quali sono i miei veri sentimenti!» iniziò a scenderle le lacrime, copiosamente «Non ti importa niente di me! E questo mi avrebbe fatto meno male se tu me lo avessi detto fin dall’inizio. E invece no! Mi hai illusa, mi hai mentito, e io ci sono cascata come una stupida. E ti odio, Shinichi, ti odio con tutto il cuore, perché mi hai fatto soffrire in una maniera che nemmeno immagini!»
Ran prese a singhiozzare, voltandosi di scatto dall’altra parte e portandosi le mani sul volto, come per nascondere tutte quelle lacrime che le rigavano gli occhi.
Shinichi, invece, rimase immobile nella posizione in cui si trovava, con la bocca leggermente aperta dallo stupore, e il cuore stretto in una morsa di doloroso rimorso.
“Ran... io ti ho fatto tutto questo?” si chiese, abbassando lo sguardo e incupendosi “Io che volevo solamente proteggerti... Io che volevo solo il tuo bene...”
«E poi, sai che ti dico?» riprese la ragazza con una voce poco ferma, senza guardarlo.
Shinichi alzò gli occhi, aspettando che parlasse.
Ran si girò di colpo verso di lui e sbottò tra le lacrime:
«Se avevi trovato un’altra bastava dirlo prima!»
Il bacio che si erano scambiati lui e Ai gli ritornò improvvisamente in mente.
«Come hai...?» chiese d’impulso, scioccato.
Ran lanciò un gemito disperato, vedendosi confermate tutte le sue supposizioni, e si alzò quindi in piedi, scappando via di corsa per un viale alberato del parco.
«Ehi, Ran, aspetta!» esclamò Shinichi, ignorando del tutto il dolore per l’imminente trasformazione e correndole dietro.
“Sei uno stupido! Stupido!” si ripeté più volte Shinichi, rendendosi conto che Ran non poteva sapere di lui e Ai perché non l’aveva detto a nessuno. Magari la ragazza si era fatta una mezza idea - le solite paranoie delle donne -, ma così le aveva praticamente confessato tutto! “Uno stupido idiota! Ecco quel che sono!”
Più avanti il viale finiva sulle rive recintate di uno stagno con dei cigni immacolati, perciò Ran fu costretta a fermarsi e Shinichi riuscì a raggiungerla.
«Ran, ti prego, ascoltami...» lui provò ad afferrarle una mano, ma lei si ritrasse.
«Vattene via, Shinichi!» pianse, dandogli le spalle «Torna da quell’altra
«Non c’è nessun’altra!» ribatté lui, con il tono più sincero che poté.
«Non ti credo!» insistette Ran.
«E invece ti prego di credermi, Ran!» Shinichi le afferrò un braccio con non troppa forza.
Lei sussultò un po’ al contatto, quindi si voltò a guardarlo e disse:
«E allora giuramelo. Guardami negli occhi e giura.»
Shinichi mostrò un’espressione seria e decisa e, guardandola in faccia, scandì:
«Non c’è un’altra ragazza, Ran. Credimi.»
Lì vicino a loro, tra i cespugli, si erano nascosti Heiji e Ai che, dopo averli individuati, avevano deciso di tenerli d’occhio.
«Che scena romantica...» ironizzò Heiji in un sussurro, sentendosi però anche in imbarazzo ad assistere a certe cose.
La scienziata, invece, non disse nulla. Con un’espressione impassibile, continuò a guardare Shinichi. Solo lui. E le parole che il detective aveva appena pronunciato le rimbombavano in testa.

Non c’è un’altra.
“E come potrebbe esserci?” fu il piatto pensiero di Ai “Tu non hai occhi che per lei...” lanciò uno sguardo a Ran e percepì chiaramente di essere invidiosa.
“Ran, Shinichi è un ragazzo fantastico... non sai che cosa rischi di perdere.” pensò ancora Ai.
Ran guardò ancora un po’ Shinichi negli occhi, poi abbassò lo sguardo e mormorò:
«Però, prima...»
«Ran, come potrei amare una ragazza... che non sia tu?» le chiese dolcemente lui, mostrandole un piccolo sorriso.
Lei arrossì di colpo e tornò a guardarlo.
«Come hai... detto?» farfugliò, divenendo sempre più rossa.
Lui avvicinò lentamente il viso, socchiudendo gli occhi, e sussurrò:
«Ti chiedo perdono di tutto, Ran. Ma se sto via di casa per così tanto tempo e non ci sentiamo per lunghi periodi... E’ solo per proteggerti.»
«Non capisco...» confessò lei, abbassando a sua volta, d’istinto, il tono della voce e guardandolo con aria confusa e un po’ sognante. Lui era così vicino al suo viso che poteva percepire il fiato caldo sulla sua pelle e forse poteva anche sentire i suoi battiti... sì, sì li sentiva bene. E gli occhi di lui erano così belli e sinceri... Anche Ran socchiuse i suoi, mentre lui le rispondeva, sempre in un mezzo sussurro:
«E’ inevitabile che io mi faccia dei nemici, per via... del lavoro che faccio. Quindi devi capire che non è sicuro farmi vedere troppo in giro o... sentirmi troppo con le persone a cui tengo di più. Per questo mi tengo un po’... distante.»
«Ti sei messo nei guai?» mormorò Ran con un tono preoccupato «Oh, Shinichi... ti prego, non rischiare troppo! Non vorrei che...» gli occhi le tornarono lucidi.
«Ran, non ti preoccupare, non sono così tanto in pericolo.» la rassicurò lui, sorridendole dolcemente «Semplicemente, non voglio metterti in mezzo. Per questo ti chiedo di avere ancora un altro po’ di pazienza. Vedrai, riuscirò a risolvere questo importante caso su cui sto lavorando e tornerà tutto come prima.»
«Me lo prometti?»
«Promesso.»
«Accidenti, se parlano così piano non riesco a capire niente.» si lamentò Heiji, storcendo le labbra e cercando di sentire qualcosa; senza risultato.
«Forse non dovremmo sbirciare; è un momento intimo.» gli fece notare tranquillamente Ai, alzando un sopracciglio.
«Ma dai!» ridacchiò Heiji «E’ interessante, invece!»
Ai non disse nulla; si limitò a scuotere il capo con fare esasperato.
«In ogni modo, Shinichi...» riprese a parlare Ran, socchiudendo di nuovo gli occhi e rimanendo con il viso vicino a quello di lui «Cos’è che hai detto prima?»
«Prima quando?» Shinichi fece finta di non capire.
«Hai capito benissimo.» gli sorrise lei.
Anche Shinichi sorrise e mormorò teneramente:
«Intendi quando ho detto che non potrei mai amare nessuna ragazza che non sia tu?»
«Proprio quello, sì.» sussurrò Ran, facendosi ancora un po’ più vicina.
Shinichi la guardò negli occhi, perdendosi in quello sguardo intenso che così tanto desiderava.
«E tu, Ran?» fece lui con un’aria furba «Cosa pensi di me?»
«Cosa penso di te?» ripeté lei con fare complice, portando le sue labbra a sfiorare quelle del ragazzo «Uhm... non saprei...»
Le labbra finirono per incontrarsi, vogliose le une dalle altre.
Ran andò ad abbracciare delicatamente la vita di Shinichi, che invece affondò le mani tra i lunghi e morbidi capelli di lei, continuando a baciarla.
«E bravo Shinichi...» ridacchiò Heiji, come divertito dalla scena.
Ai, al suo fianco, aveva invece distolto lo sguardo. Quanto avrebbe voluto essere lei a posto di Ran... Il suo bacio con Shinichi non era stato per niente simile a quello. Ora si vedeva che il ragazzo era davvero innamorato della donna che stava baciando. Mente con lei... Ai sapeva che lui non aveva provato nulla. Sospirò, cercando di non pensarci ancora.
Shinichi e Ran allontanarono un po’ i visi per tornare a guardarsi negli occhi.
Sorridevano entrambi.
Rimasero così, in silenzio, per lunghi istanti, semplicemente a guardarsi negli occhi. Però furono comunque dei bellissimi secondi, dove riuscirono a dirsi un sacco di cose senza nemmeno aver bisogno di parlare.
Ma quel momento magico fu improvvisamente spezzato da un fitto dolore al petto, che costrinse Shinichi a chinarsi di un po’ in avanti, gemendo e serrando i denti.
«Shinichi!» si allarmò Ran.
«Ecco, ci siamo.» capì Heiji, serio, preparandosi con Ai.
«Ran... devo... devo andare...» ansimò Shinichi, arretrando e poi gemendo ancora per un’altra fitta acuta.
«Aspetta, ma...» la ragazza fu fermata da Shinichi che, sforzandosi di sorriderle, disse:
«Aspettami, Ran. Aspettami e abbi fiducia; tornerò presto.»
Lei esitò un attimo, poi annuì con il capo.
«Ho capito, ma ora stai...» provò a dire di nuovo Ran, ma Shinichi, sofferente, la interruppe di nuovo, rassicurandola:
«Va tutto bene, davvero! E’ solo quel mal di pancia e... ahi...» ancora un’altra fitta «Devo andare!» un po’ barcollante, si gettò tra gli alberi e cespugli, sperando di trovare un posto dove nascondersi e trasformarsi.
«Shinichi, dove vai?» Ran provò a rincorrerlo, ma lo aveva perso di vista tra gli alberi.
Sospirò, un po’ delusa, un po’ sognante ripensando al bacio di poco fa. Si aprì poi in un sorriso.
«Ti aspetterò, Shinichi.» decise.
Intanto il ragazzo era caduto tra dei cespugli e si contorceva a terra per il dolore.
«Ehi, amico, siamo qui!» annunciò Heiji, individuandolo e inginocchiandosi al suo fianco.
«Maledi...zione...» imprecò Shinichi, sudando e tremando «E’ adesso...»
Ai annuì, e infatti il corpo del detective iniziò a rimpicciolire sempre di più, finendo per navigare tra i vestiti.
Finì tutto abbastanza in fretta. Alla fine Heiji, sorridendo, affermò:
«Però sei stato un grande con Ran.» e gli fece l’occhiolino.
«Cosa?!» esclamò il piccolo Conan con la sua voce da bambino, mettendosi di scatto seduto e divenendo tutto rosso «Ci... ci avete visto?»
«Heiji ti ha visto.» puntualizzò Ai, calma, indicando il ragazzo al suo fianco.
«Sei proprio un Don Giovanni! Cadono tutte ai tuoi piedi!» Heiji tornò a ridacchiare.
Conan arrossì ancor di più e, aggrappandosi alla felpa dell’amico, iniziò a scuoterlo, esclamando:
«Fatti gli affari tuoi! Perché ci hai spiati, eh? Chi è che ti ha dato il permesso? Accidenti a te!» 

«Su, rallegrati, Shinichi... presto o tardi riuscirò a completare l’antidoto. Sto facendo progressi.» affermò Ai, stiracchiandosi stancamente sdraiata com’era sul letto.
«Spero più presto che tardi.» borbottò Conan, sdraiato a sua volta sul letto di Ai, in fondo, con le mani intrecciate dietro la testa e lo sguardo rivolto al soffitto.
«Ma come? Pensavo ti piacesse essere un moccioso... non passi più tempo con Ran, in questo modo?» lo prese in giro Heiji, che stava sorseggiando un succo di frutta seduto comodamente sulla poltroncina della camera della scienziata.
Conan, avvampando, esclamò subito:
«Piantala!»
Suonò il campanello lì a casa del dottor Agasa.
«Eccomi!» annunciò lo scienziato, andando ad aprire.
«Chissà chi è...» chiese Ai, girando gli occhi verso la porta chiusa della sua camera.
«Salve... Posso esserle utile?» sentirono dire dal dottore al suo ospite.
«Sì, effettivamente. Lei deve essere il dottor Agasa, non è così?» rispose una voce di ragazza.
Heiji si corrucciò un po’, domandandosi:
«Uhm... perché questa voce mi è famigliare?»

«Sì, sì infatti.» disse Agasa «E lei è...?»
«Mi chiamo Kazuha. Cercavo Heiji; Ran mi ha detto che dovrei trovarlo qui.»
Heiji sputò tutto il succo che aveva in bocca e si irrigidì, agitandosi:
«Oh, cavolo! Kazuha! Non l’ho chiamata, né le ho detto dove ero andato a finire... Accidenti, sarà furiosa!»
«Suvvia, Heiji...» sorrise di scherno Conan, voltandosi a guardarlo, contento di aver trovato un’occasione buona per vendicarsi delle prese in giro dell’amico «Non vedevi l’ora di vederla, no?»
«Oh, Heiji? Sì, è di qua.» affermò Agasa e si sentirono poi dei passi in direzione della stanza di Ai.
«Devo nascondermi, accidenti!» esclamò Heiji, alzandosi in piedi di scatto per poi reprimere un gemito per i dolori. Fu costretto a fermarsi e portarsi una mano sulla schiena; il volto contratto in un’espressione sofferente.
«Ahi... cavolo...» si lamentò, dirigendosi lentamente verso l’armadio, con l’idea di chiudersi dentro per non farsi trovare.
Ma non fece in tempo: come una furia, Kazuha aprì infatti di scatto la porta della camera, dicendo a gran voce:
«Heiji Hattori! Noi due dobbiamo parlare!»
«Oh, Kazuha...» sorrise cautamente Heiji, allontanando la mano dall’anta dell’armadio e portandosela sulla nuca in una posizione d’imbarazzo «Ma che sorpresa trovarti qui...»
«Bando alle ciance, Heiji...» esordì la ragazza, avanzando a passi decisi verso di lui, con Agasa che la guardava sorpreso, Conan che se la rideva sotto i baffi e Ai che osservava la scena per nulla turbata o incuriosita.
Kazuha si fermò davanti al ragazzo con le mani ai fianchi e un’espressione poco raccomandabile.
Lo scrutò da capo a piedi, per poi dire con grinta:
«Prima mi lasci sola senza spiegazioni; poi vengo a sapere che hai dormito qui senza dirmi niente e che, per di più, sta mattina sei caduto, con Conan, Shinichi e Ai, facendoti pure male. Mi sai dire che devo fare con te? Possibile tu sia un simile irresponsabile?»
«Kazuha, senti...» provò a dire Heiji, a disagio, ma lei lo interruppe:
«Non provare a trovare scuse, adesso! E’ meglio che ti prepari, piuttosto, che sta sera abbiamo il treno per Osaka.»
«Sì... ho capito.» sospirò il detective, arrendendosi.
«Potete rimanere qui, finché non dovete partire.» propose il dottor Agasa.
«Oh, grazie.» gli sorrise Kazuha con un’aria gentile «Anche perché tra poco ci raggiunge Ran, quindi...»
«Come?!» Conan, divenendo del tutto rosso, balzò giù dal letto, esterrefatto «Ran viene qui? Adesso?»
«Ma dai, Conan... non sei felice?» lo derise Heiji, per vendetta.
Il bambino avvampò maggiormente, mentre Kazuha lanciava uno sguardo irritato ad Heiji, dicendo:
«Tu fai poco lo spiritoso, che poi facciamo i conti.»
«Calmati, Kazuha...» cercò di tranquillizzarla lui, spaventato dalle minacce della ragazza «Le espressioni arrabbiate non ti si addicono...»
«Mi stai dicendo che sono brutta?!» esclamò la ragazza, furiosa.
«Ma non è vero! Non l’ho mai detto!» si scusò subito Heiji, arretrando e chiedendosi perché mai le femmine dovessero prendersela sempre per ogni cosa ed esagerare in tutto.
Conan stava preparando una frecciatina da lanciare all’amico, ridacchiando, quando qualcuno entrò dalla porta aperta di casa, annunciando:
«Dottor Agasa? Si può? Sono Ran.»
«Gasp!» si irrigidì il bambino, fumante da quanto era rosso e bollente di imbarazzo.
«Ciao, Ran.» salutarono in coro Agasa, sorridente; Heiji, ridacchiando divertito; Kazuha, con tono amichevole; e Ai, piatta, senza guardarla.
«Oh, ci siete tutti, eh?» commentò Ran, sorridendo mentre entrava nella camera di Ai, poi si rivolse a Conan con un’aria gentile e allegra:
«Conan! E’ un pezzo che non ci si vede, eh?»
«G... Già...» farfugliò Conan, abbassando di scatto lo sguardo, rosso come non mai.
«Oh, sì, un sacco di tempo...» sbuffò Heiji, trattenendo a stento le risate.
Il bambino lo fulminò con uno sguardo di sottecchi.
Ran si chinò davanti a Conan, osservando i suoi graffi e fasciature sulle braccia. Storse un po’ le labbra, dicendo:
«Ti sei fatto proprio un bel volo...»
«Oh... sì... tutta colpa di Heiji!» disse in fretta Conan, con un sorriso innocente «Imbranato com’è, è scivolato; trascinandoci tutti giù!» si mise a ridere.
Ora fu il turno di Heiji di sentirsi in imbarazzo.
«Davvero?» si sorprese Ran.
«Ma non mi dire...» commentò Kazuha, lanciando uno sguardo di rimprovero ad Heiji.
«Eh... eh...» fece quest’ultimo, non sapendo che dire.
«Beh, l’importante è che state bene, no?» sorrise Ran, alzandosi in piedi, poi, arrossendo leggermente, chiese un po’ timida:
«Qualcuno di voi sa per caso che fine... ha fatto... Shinichi?»
Conan si sbrigò subito a dire, distogliendo lo sguardo, agitato:
«Stava male! E’ dovuto andare via!»
«Oh... infatti diceva di aver mal di pancia...» annuì Ran, visibilmente delusa.
«Già, già... una brutta colite.» sospirò Heiji con un’aria seria, ma sotto sotto si stava divertendo un mondo «E’ stato sempre al bagno, poverino... Certo che poteva tenere almeno la finestra aperta. C’era una puzza... Ahi!»
Conan gli aveva appena pestato con forza il piede, completamente rosso in faccia per la vergogna.
«Conan!» lo rimproverò Ran, intanto non sapeva se ridere o provare pietà per ciò che Heiji diceva fosse accaduto a Shinichi.
«Moccioso, vedi di fare il bravo...» Heiji, con un sorriso sghembo, lo colpì con un pugno sul capo.
«Ahia!» si lamentò Conan, portandosi le mani sopra la testa.
«Heiji, insomma! E’ solo un bambino!» Kazuha lo spinse un po’ da una parte, accigliata, colpendogli proprio una parte del corpo che gli doleva maggiormente.
«Ahi! Kazuha, stai attenta!»
«Oh cielo, Heiji, scusami!»
«Non sei affatto aggraziata.»
«Heiji! Sta volta ti ammazzo!»
«Ahi! Ahi! Basta! Smettila! Ahia!» 

«Buon viaggio, ragazzi. Tornate a trovarci, mi raccomando!» li salutò Ran, sorridente.
«Vi aspetto anch’io.» aggiunse Agasa, salutando con una mano.
«Contateci; torneremo presto.» sorrise Kazuha, uscendo di casa.
«Alla prossima.» salutò Heiji, seguendola.
«Ciao.» disse Conan, mentre Ai rimase in silenzio.
Agasa richiuse la porta.
«Vado un attimo al bagno, poi andiamo a casa.» annunciò Ran, allontanandosi.
«Ok.» fece Conan, stiracchiandosi un po’.
Era sera, quindi era meglio rientrare.
Agasa si diresse in cucina, così che Conan e Ai rimasero soli vicino la porta di casa.
Scese uno strano silenzio tra loro due.
Conan alzò gli occhi su di lei, che puntualmente evitava il suo sguardo.
Il ragazzo continuò a fissarla silenziosamente ancora un po’.
“Come sei bella, Ai...” si ritrovò a pensare.
Si corrucciò un po’, ripensando a ciò che era successo tra loro due.
Da quanto lei provava qualcosa per lui? Perché non se n’era mai accorto? Era cambiato qualcosa tra di loro, adesso? ... Sì, certo. Non era nemmeno sicuro del tutto che sarebbero riusciti sempre a guardarsi negli occhi, da quel momento in po’...
Ma, inaspettatamente, Ai gli rivolse lo sguardo.
Era rilassata, con la sua espressione intensa e pensierosa di sempre; pareva proprio quella di prima.
«Shinichi...» si interruppe un istante, fissandolo negli occhi.
Poi riprese con lo stesso tono calmo e caldo:
«Sono contenta di averti conosciuto.»
Conan rimase un attimo spiazzato.
Ma che cavolo di frase era, quella?! Che diamine stava dicendo, Ai?
Conan tornò serio e esordì:
«Ai, ascoltami. Mi dispiace. Davvero, mi dispiace tanto per questa situazione che si è venuta a creare. Non me l’aspettavo e... non so come...» avrebbe voluto dire “rimediare”, ma cambiò idea all’ultimo «... comportarmi. E’ inutile mentirti, e, forse, c’eri già arrivata da te... Io non ti a...»
Ai gli posò due dita, l’indice e il medio, sulle labbra, fermandolo.
Era rimasta tranquilla e rilassata come prima. Conan si sentì un po’ a disagio.
«Va tutto bene, Shinichi...» mormorò lei, socchiudendo appena gli occhi «Promettimi solo una cosa, per favore...»
Conan si fece attento, senza dire nulla.
Ai allontanò le dita dalle sue labbra e concluse:
«Non lasciarmi mai sola.»
Rimasero a guardarsi, in silenzio, di nuovo.
«D’accordo.» disse semplicemente lui.
Ai si aprì in un sorriso leggero, che sparì quasi subito, poco abituata com’era a sorridere spesso.
«Ehi, Conan, sei pronto?»
Lui si voltò verso Ran che lo stava raggiungendo. Annuì con il capo.
«Allora andiamo.» Ran aprì la porta e salutò:
«Ciao Ai.»
Lei fece un cenno con il capo.
Ran alzò la voce per farsi sentire:
«Arrivederci, dottor Agasa!»
«Arrivederci!» aggiunse Conan.
«Ciao, ragazzi!» salutò Agasa dalla cucina.
Ran uscì e Conan lanciò un ultimo sguardo ad Ai, che lo stava guardando.
«Ciao...» mormorò Conan, sorridendole.
Lei sorrise di nuovo.
«Ciao.»
E il bambino uscì.

«Conan, dopo mi racconti tutto quello che hai fatto in questi giorni, intesi?»
Conan annuì e Ran gli sorrise, continuando a camminare al suo fianco sul marciapiede poco affollato, vista la tarda ora.
La ragazza sospirò, guardando in alto il cielo stellato.
«Oh, Shinichi...» mormorò sognante «Non sai quanto è stato bello, Conan...»
Lui avvampò.
«Da... davvero?» farfugliò in imbarazzo.
Ran annuì con il capo e si volse a guardarlo, con un’aria allegra:
«Sono così felice!»
E si mise a canticchiare, guardando davanti a sé.
Conan sorrise un po’ a sua volta, guardandola.
“Sono felice anch’io, Ran...”

Fine

E' finita! T_T Disperazione... Mi è piaciuto tantissimo scrivere questa storia e, anzi, sono meravigliata di me stessa! O.O Non pensavo di riuscire davvero a scrivere una seconda fic su Conan... ^^ Che bello! :D

Sono contenta anche di aver riscosso così tanto successo, nonostante le mie aspettative. ^^ Ringrazio di cuore quindi tutti (ma proprio tutti tutti) quelli che mi hanno seguita. -_^ In particolare chi ha aggiunto la storia alle Preferite:

1 Deidaraforever;
2 EroSennin425;
3 Fabioxxx;
4 Liz Shelley;
5 Mommika;
6 naruto_shippuden;
7 ninny;
8 Shingo_Chan;
9 shinichikudo;
10 Sweetgirl91.

Chi l'ha aggiunta alle Seguite:

1 Black Panther;
2 Blynrite;
3 chariss;
4 FlyingEagle;
5 Harmonia;
6 kamura86;
7 lady cat;
8 Roe;
9 sexy_eclipse;
10 shinichikudo.

E anche chi ha recensito - una o più volte - la storia. ^^

Ora i ringraziamenti dell'ultimo capitolo:

Sweetgirl91: Oggi ho aggiornato prestissimo, vedi? Ma se noti anche l'ora in cui ti ho mandato la mail... capirai che mi sono svegliata presto e non sapevo che fare, sta mattina! XD Uffi, la storia è finita. ç_ç Mi dispiace tanto, perché mi ero proprio affezionata a questa seconda fic su Conan... Anche se la prima mi è piaciuta ugualmente. ^^ Tu ne scriverai mai una? ** Anzi, quand'è che torni a scrivere e basta? XD L'epilogo non poteva non essere a sfondo romantico! XP (A parte per quanto riguarda Heiji e Kazuha... X°°D) Non c'è niente da fare: Shinichi e Ran ce li vedo troppo bene insieme! ^^ Anche se Ai mi fa un po' pena... ^^'' Porella! :P Ci sentiamo per mail, ciao!

Roe: Ti è piaciuto l'epilogo? :P Ad Heiji non è andata molto bene! XD Nemmeno ad Ai, se è per questo! ^^'' Immagino che le scene Shinichi&Ran non siano state del tutto di tuo gradimento... XP Ma che ci posso fare; fin dall'inizio questa fic doveva finire così! ;P Non sai quanto ho penato, invece, per trovare una "fine degna" da far fare a Stella & Co. ^^'' Non sapevo che fare! Farli arrestare era troppo banale - e poco fattibile ^^' -, ma per farli morire... non sapevo come! ^^'' (Che sadica che sono! XP) Niente, ci sentiamo presto per e-mail! ** Ciao!!!!

Liz Shelley: Sai che se non riscrivevi la rece nell'ultimo capitolo, non mi sarei mai accorta che avevi lasciato un commento? XP Sono proprio distratta! ^^'' Mi spiace se ti ho delusa, visto che la coppia che preferisci non è "ShinichixRan", ma appunto io sono di più per questa coppia! -_^ Anche se non mi dispiace leggere le "ShinichixShiho" che ammetto sono molto affascinanti. ** Grazie mille dei complimenti che mi fai sempre (^//^) e sono contenta che la fine dello scorso capitolo ti sia piaciuta... Non sapevo proprio come "far fuori" Stella! ^^'' Fortuna Gin e Vodka! XP Tanto erano già sulle sue tracce, visto che se n'era andata dall'Organizzazione con gli altri... ^^ Adori Kaito, ho notato! XD Mah, ci penserò sulla fic su di loro... ma non posso garantire nulla! ^^'' Magari alla prossima, allora! -_^ Ciao!

Un ultimo ringraziamento va anche a chi ha letto solamente l'intera fic, senza mai "farsi" sentire... Spero di non avervi annoiato o deluso! ^^'

Un bacione enorme dalla vostra Me91 ^^ e... forse alla prossima, ciao! :D

  
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