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Autore: erislytherin    27/03/2021    1 recensioni
Si svegliò. Non sapeva come, né perché, ma le faceva male tutto. Non riusciva a vedere niente, era buio pesto in quel maledetto posto dove si trovava. Non sapeva dove si trovasse, non sapeva che anno fosse, che nome avesse. Ma era l'ultimo dei suoi pensieri. Non si ricordava niente, soprattutto non si ricordava chi l'avesse portata lì. Che poi, dov'era “lì”?
Ma aveva ancora un lampo di luce verde negli occhi.


Christe Potter è una delle streghe più brillanti e potenti della sua generazione. Sì, decisamente più di suo fratello Harry e al pari di Bill Malfoy, sorella di Draco e sua nemesi. Tutto cambia però, quando Christe viene rapita dai Malfoy a seguito di una battaglia. Riusciranno i Deatheater a convincere Christe, già smistata tra gli Slytherin tre anni prima, a far parte del loro esercito per sconfiggere Harry e far risorgere il Signore Oscuro?
Genere: Angst, Fantasy, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Potter, Mangiamorte, Nuovo personaggio, Rose Weasley, Voldemort
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto, Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
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Quella sera, ci fu una grande cena con un ricco buffet nella Sala Grande. Tutti festeggiavano, tutti in delirio per la fine della seconda prova. Diggory era il favorito, era primo in classifica, un diciassettenne molto promettente, seppur fosse un Hufflepuff. Krum e Potter erano pari merito al secondo posto, anche se quel babbeo di un Gryffindor non se lo meritava proprio. Di Fleur nemmeno parlarne, era strano che non l'avessero ancora squalificata. Tutti in subbuglio, tutti felici. Tranne Christe. Beveva tranquilla e silenziosa il suo succo di zucca, ma la sua testa era tutt'altro che in silenzio. Aveva bisogno di un piano. Un buon piano per raggiungere lo scopo del Torneo. Draco e Bill sapevano che qualsiasi frase avessero detto, non sarebbero riusciti a calmarla, perciò optarono per rimanere in silenzio.

Il banchetto durò per altre due, interminabili ore. Quando si fece mezzanotte, molte persone cominciarono a tornare nei propri dormitori. Christe pensava, con le mani incrociate tra di loro, gli indici appoggiati sulle labbra e i gomiti sul tavolo, guardando il tavolo dei Gryffindor. Come avrebbe fatto a portare Potter nel luogo prestabilito, senza gli altri campioni, senza che Silente o nessun altro se ne accorgesse?

—Christe, andiamo? — domandò Blaise, alzandosi dal tavolo con Bill e Draco.

La ragazza si limitò a fare cenno di no con la testa. Bill e Blaise se ne andarono, Draco aspettò altri cinque minuti, sbadigliando. Era esausto.

—Vai pure, Draco. Ti raggiungerò tra massimo una mezz’oretta. — disse calma lei, sorridendogli. Il ragazzo arrossì, annuì e se ne andò.

Dopo altri dieci minuti, nella Sala Grande erano rimasti solamente lei, Potter e un paio di Ravenclaw. La ragazza si alzò, con molta calma. Fissando Potter, incredulo e anche un po' spaventato, si mise seduta di fronte a lui, sul tavolo dei Gryffindor.

—Ho visto Bill, là sotto. Mi ha seguito, mi ha aiutato. — bisbigliò il ragazzo. Christe era nella stessa posizione di prima, semplicemente pensava. Un imperio avrebbe funzionato? L'avrebbe convinto a smaterializzarsi dopo la terza prova? No. Ci voleva qualcosa di meno invasivo.

—Sta zitto, Potter. O vuoi fare la fine dell'ultima volta? — sussurrò Christe.

Improvvisamente, un passo zoppicante ruppe il silenzio. Alastor Moody fece il suo ingresso in Sala Grande. Christe si alzò di soprassalto.

—Si, si, professore. Ce ne andiamo. — disse Potter tranquillo.

—Voi due, con me. Adesso. —

La ragazza lo fulminò con lo sguardo. Cos'aveva intenzione di fare? Con Potter proprio lì. Avrebbe dovuto modificargli la memoria di nuovo. I ragazzi cominciarono a seguirlo. Moody li stava portando fuori, nel buio totale. Solo i raggi della luna illuminavano debolmente le chiome degli alberi della Foresta Proibita. Erano diretti proprio lì.

—Abbiamo un problema. Un enorme problema. La maledizione Imperius è svanita. E ha capito tutto. — sussurrò Moody, procedendo a passo svelto.

—Chi ha capito tutto? Di cosa sta parlando signore? — Christe sbuffò sonoramente.

—Quanto sei noioso, Harry. Lo sei sempre stato. Cosa dobbiamo fare con te, ora? — la ragazza si fermò davanti a lui, sguainando la bacchetta. Ma prima che potesse lanciare qualsiasi incantesimo, Potter venne colpito alle spalle da uno schiantesimo, che lo fece cadere in avanti, mostrando il responsabile. Se possibile, i capelli di Draco erano ancora più lucenti sotto la luna. I suoi occhi brillavano di luce propria. La ragazza accennò a un sorriso.

—Mi occupo io di Potter, fino al vostro ritorno. —

Christe annuì e continuò a seguire Moody.

—Com'è possibile che si sia liberato della maledizione? —

—Forza di volontà. Solo così è possibile liberarsi, a quanto pare. Dopo la seconda prova, oggi pomeriggio, Potter era con Krum, stavano tornando al castello. Io ero poco più indietro, non lo perdo mai di vista. Gli sto facendo da mentore, così come mi avevi chiesto. Ad un certo punto, Crouch spunta correndo in direzione di Potter... Erano gli unici nei paraggi. Comincia a urlare e a sbraitare di voler vedere Silente. Mi sono insospettito, così ho accelerato e li ho raggiunti. Ho mandato Potter a cercare Silente, ho neutralizzato Krum, non che ci sia voluto molto, e ho trascinato Crouch nella foresta. —

Cominciavano a sentirsi dei lamenti. Dopo qualche altro minuto, i due raggiunsero un albero molto grande con le radici sporgenti... Christe arrossì. Ma tornò subito seria quando vide Bartemius Crouch, legato e imbavagliato all'albero. Con la bacchetta lo slegò.

—Non ti azzardare a fiatare o ti uccido all'istante. — sussurrò la ragazza. —Allora, cosa dobbiamo fare con... —

—Ti ho protetto! E aiutato! Ti ho fatto evadere da Azkaban, e tu come mi ripaghi? Figlio ingrato! Tenti di uccidermi! —

—Mi hai tenuto prigioniero per molto tempo. E se non fosse stato per l'Oscuro Signore, sarei ancora lì. Perciò finiscila, padre. Non vali nemmeno uno zellino più di me. —

Christe si stava spazientendo. Draco era rimasto solo con Harry per troppo tempo. E benché negli ultimi tempi Christe lo avesse aiutato negli incantesimi e nei duelli, Potter era molto più bravo e lo sapeva benissimo.

—Finiamola con questa farsa. Peccato, se non ti fossi liberato dalla maledizione Imperius saresti stato un utile servitore all'interno del Ministero. — Christe si mosse lentamente, allontanandosi da Crouch leggermente. E poi, senza pronunciare nessun incantesimo, un bagliore verde uscì dalla bacchetta della ragazza. Avvolse Barty Crouch Senior, che si accasciò a terra e spirò, con gli occhi spalancati.

 

 

Potter si stava svegliando. Ormai Christe e il professor Moody si erano addentrati nella Foresta. Draco era rimasto solo, un po' spaventato. Ma era pronto. Christe lo aveva addestrato. Era cresciuto, sapeva combattere. Non se la sarebbe data a gambe levate.

—Cosa... Cosa succede? — bisbigliò Potter, mentre cercava di rialzarsi.

—Dov'è mia sorella? E il professor Moody... Cosa voleva da lei? —

—Che lagna che sei, Potter. Expelliarmus. — la bacchetta di Harry schizzò all'indietro, chissà dove. Harry era disarmato. E non aveva mai visto Draco così, con quell'ardore negli occhi, quella voglia di combattere. Era lui stavolta a non voler combattere. Era esausto. Non ce la faceva più.

—Non ho intenzione di duellare con te, Draco. — il ragazzo dagli occhi grigi era sull'attenti, la bacchetta puntata verso il viso di Harry.

—Dovremo comunque aspettare. Ma non ho intenzione di sentirti lagnare. Petrificus totalus. — Harry cadde all'indietro con un tonfo, nello stesso momento in cui si intravide un lampo di luce verde tra le folte chiome della Foresta. Qualcuno era stato ucciso. Il cuore di Draco cominciò a palpitare, temendo per Christe. Dopo un quarto d'ora abbondante, la ragazza e il professor Moody fecero ritorno. Harry era ancora steso per terra.

—Bravo Draco, vedo che hai tutto sotto controllo. — Christe si mise di fianco a Draco e modificò la memoria di Potter... Di nuovo. Diede a Moody il compito di riportarlo nel suo dormitorio e i due Malfoy si diressero verso il castello.

—Ti spiegherò tutto, vi spiegherò tutto. Ma ora andiamo a dormire, domani sarà una giornata intensa e sicuramente problematica... E... —

Christe era improvvisamente in affanno. Le girava la testa e stava cominciando a vedere tutto nero. Non riusciva a capire perché stesse provando quella terribile sensazione di vuoto, di malessere. Insomma, aveva già ucciso altre persone ma... Era stato diverso. Era stato... Alienante. Non aveva provato nulla. Nessuna emozione in assoluto. E questo la faceva innervosire e anche un po' spaventare. Cominciò a respirare affannosamente. Draco la fermò e si parò davanti a lei, mettendole le mani sulle spalle.

—Hey, Chris! Calma. Calmati un attimo. Non ti ho mai vista così. Rientriamo. —

Senza dire una parola, si ritrovarono in camera di Draco. Era notte fonda, per cui Blaise, Tiger e Goyle, compagni di stanza di Draco, dormivano profondamente a tende chiuse. Draco, badando a non fare rumore, fece stendere la sorella nel suo grazioso ed elegante letto a baldacchino, si tolse la maglia e la raggiunse, chiudendo le preziose tende di seta verde.

Christe era ancora sotto shock, anche se non riusciva a capire bene il perché. Aveva semplicemente ucciso un uomo. Da lì a poco ne avrebbe dovuto uccidere un altro e di sicuro non poteva avere questo tipo di reazione. Fissava il soffitto insistentemente, con troppi pensieri per la testa. Draco le accarezzava il viso e ogni tanto le sfiorava la fronte con le labbra. Diamine, la Deatheater più in gamba, più letale e spavalda di tutte... In shock per aver ucciso un uomo. Draco era preoccupato, cosa poteva averla turbata così tanto? Voleva darle un bacio, voleva consolarla, voleva starle vicino. Voleva poter andare in giro per Hogwarts mano nella mano con lei, senza tutte quelle preoccupazioni, senza quelle complicazioni. Doveva molto a Christe, perché da quando l'aveva conosciuta, non era passato giorno senza che Draco non avesse imparato qualcosa. Negli ultimi mesi aveva imparato incantesimi che non aveva nemmeno mai sentito pronunciare. Era quasi riuscito a sostenere la maledizione Imperius. Non avevano ancora provato le altre due maledizioni, ma Christe non era proprio intenzionata a scagliare un Cruciatus contro di lui.

Piano piano, gli occhi verdi della ragazza si chiusero, così anche Draco si sdraiò del tutto di fianco a lei, cercando di prendere sonno. Prima, però, con la mano delicatamente girò la testa di lei ed appoggiò le labbra sulle sue. Christe rispose al bacio molto volentieri.

 

 

Il giorno dopo, la ragazza si svegliò di soprassalto. Il sole era appena sorto, si intravedevano i raggi attraversare il lago nero. Era quasi certa di aver fatto un bruttissimo sogno, dove la persona che lei uccideva era... Draco. Scosse la testa, per allontanare questo orribile pensiero e si alzò. Anche Blaise era in piedi, ma fortunatamente era già vestito.

—Che ci fai qui? — le sussurrò, un po' stranito. Christe alzò le spalle, raccolse le sue cose e si fiondò all'uscita. Rientrò nella sua stanza e si sedette nel suo letto. Era arrivato il momento di preparare la terza prova.

Dopo un'ora buona di pensieri e strategie, anche Bill si svegliò.

—Oggi andremo a Hogsmeade. Vi devo parlare di una questione molto importante ed urgente. Non ce la posso fare da sola, ho bisogno del vostro aiuto. — sussurrò Christe alla sorella, che annuì seria e insieme raggiunsero Draco, Blaise e gli altri in Sala Grande per la colazione.

—Buongiorno! — esclamò il ragazzo dagli occhi grigi, come se fosse tutto normale. Christe arrossì e non poco, al ricordo della sera prima. Era normale, avere una relazione clandestina con suo fratello? Si sedette al suo solito posto, tra Bill e Draco. La ragazza si stupì però, quando vide Pansy arrivare sorridente e sedersi di fianco a Draco dall'altro lato, schioccandogli un bacio sulla guancia.

Era sabato, per cui le lezioni non ci sarebbero state. Christe aveva programmato di andare a Hogsmeade con i fratelli, rintanarsi in un pub e discutere della Terza Prova.

—Allora Draco, hai preso tutto? Così appena finiamo andiamo subito. — esclamò Pansy, prima che Christe potesse aprire bocca. Andare dove? E perché tutto ad un tratto Draco dava conto a Pansy Parkinson? Si, okay, era stato il suo ripiego per il Ballo del Ceppo, ma... Christe non pensava che la cosa era andata oltre. Non voleva nemmeno immaginarlo. Draco notò con la coda dell'occhio che la ragazza si stava innervosendo.

—Ho lasciato la bacchetta nella mia stanza, appena finiamo, vado a prenderla e possiamo andare a Hogsmeade. — rispose lui, in tono pacato. In realtà non era successo nulla tra Draco e Pansy, ma si erano visti qualche volta, da soli, dopo il Ballo. E benché lei fosse per la maggior parte del tempo logorroica, irritante e sicuramente non all'altezza di Christe, a volte sapeva farlo stare bene, sapeva fargli dimenticare tutti i problemi di Christe, di Bill e dei Deatheater. Mentre, stando con Christe... Riaffiorava tutto quanto. Avevano solamente quindici anni. A quindici anni non si dovrebbe pensare a come uccidere una persona, a come governare il mondo.

La colazione proseguì in silenzio. Una volta finito, i tre Malfoy si diressero nella Sala Comune. Una volta accertati di essere soli, Christe intervenne.

—Ho bisogno di parlarvi. A entrambi. Per cui andremo a Hogsmeade, ai Tre manici di scopa. Ho... Abbiamo un compito da svolgere. Non me ne posso più occupare da sola. —

Draco deglutì. Non aveva assolutamente voglia di discutere di Potter, ma aveva visto Christe la sera precedente. Non le avrebbe permesso di continuare da sola.

—D'accordo. Ci vedremo nel pomeriggio, ora ho un impegno. Oppure, se preferite iniziare a parlarne voi due, vi raggiungerò più tardi. Chris, potresti aggiornare Bill sui fatti di cui io sono già al corrente. — disse calmo il ragazzo. Christe si stava innervosendo sempre di più. Perché voleva passare del tempo con la mediocrità di Pansy? Annuì distrattamente, senza nemmeno degnarlo di uno sguardo mentre Draco usciva dalla stanza, ad occhi bassi.

Le ragazze decisero che sarebbero andate a Hogsmeade nel pomeriggio, così rimasero in Sala Comune per svolgere alcuni compiti assegnati da Piton. A pranzo scesero per mangiare un boccone velocemente e poi si diressero a Hogsmeade.

Aspettarono Draco ai Tre manici di scopa, il quale arrivò con quindici minuti di ritardo, come Christe gli fece ben notare, si appartarono in un angolino triste e silenzioso e la ragazza cominciò a spiegare.

—Innanzitutto, Voldemort mi ha affidato il compito di portare Potter in un certo luogo, in un preciso momento, e solo facendogli affrontare il Torneo lo avrebbe potuto raggiungere. Come ben sapete, non è al massimo delle sue forze, senza un corpo stabile in cui risiedere. Per questo motivo, Potter, alla fine della Terza Prova, dovrà essere nel cimitero di Little Hangleton, da solo. Il vostro compito sarà tenere lontano dalla Coppa e da Potter gli altri campioni. — la ragazza si fermò, vedendo tre burrobirre arrivare verso di loro. Madama Rosmerta gliele consegnò in fretta, dileguandosi al più presto. Si poteva avere paura di un branco di ragazzini di quindici anni?

Prima che Christe continuasse, Bill pose una domanda.

—Si, ma non ci hai detto in cosa consiste la Terza Prova. E come fai a saperlo, soprattutto. —

—Moody... Non è Moody. È il figlio del signor Crouch. Be, era... In ogni modo, conoscete entrambi la storia di Crouch Jr. Era evaso da Azkaban grazie ai genitori. Voldemort l'ha scoperto grazie a Bertha Jorkins. Così è riuscito a liberarlo, in modo che io avessi una spalla nel corpo insegnanti. Ma quel ragazzo è pazzo, l'Oscuro Signore non si fidava a lasciare tutto il compito nelle sue mani. — sorseggiò la sua burrobirra. Le rimase un po' di schiuma sul labbro, che Draco provvide a togliergli, passandole il pollice sulle labbra. Bill accennò a una risata.

—Continua Chris, o potrei vomitare. — esclamò sprezzante e divertita.

La sorella non ebbe nessuna reazione e continuò il discorso.

—La Terza Prova si svolgerà all'interno di un labirinto, molto pericoloso. All'interno ci saranno creature mistiche, spaventose, che sottoporranno ai campioni degli enigmi da risolvere. Per andare oltre e cercare la Coppa, si devono risolvere questi enigmi. —

—Altrimenti? — chiese Draco, schiarendosi la voce.

La ragazza alzò le spalle.

—È un problema vostro. Che Potter riesca a risolvere tutti gli enigmi. Il vostro compito è questo: far toccare a Potter la coppa, facendolo arrivare per primo, senza farsi scoprire e bloccando gli altri campioni. Io provvederò a stregare la Coppa in modo che sia una passaporta e a preparare ciò che ci sarà a Little Hangleton. D'accordo? —

I Malfoy annuirono. Bill era agitata, entusiasta, ma nello stesso tempo contrariata. Perché Voldemort non aveva chiesto a lei di occuparsi di un compito del genere? E perché proprio ora Christe aveva deciso di avere bisogno del loro aiuto. Decise di chiederglielo.

La ragazza guardò istintivamente Draco, che conosceva la risposta a quella domanda.

—L'altra sera, io e Chris ci siamo imbattuti in Potter e Moody, che ci ha trascinato fuori dal castello. Mentre mi occupavo di Potter, lei e Moody sono entrati nella Foresta Proibita, dove Moody aveva legato il signor Crouch, che aveva scoperto che, be, che Moody era in realtà suo figlio. L'unica opzione è stata eliminarlo. E... —

—E l'ho ucciso io. L'ho trasfigurato in un osso e l'ho seppellito. E ora ti metterai a ridere, Bill, ma sì, mi sono spaventata. Perché non avevo mai ucciso nessuno... Senza provare alcun tipo di emozione. —

Non voleva rivelare altro. Non voleva rivelare cosa sarebbe dovuto accadere di lì a qualche settimana nel cimitero. Sarebbe stata una sorpresa. Christe e Draco finirono le loro burrobirre nell'esatto momento in cui Blaise entrò dalla porta cigolante e li vide.

—Hey ragazzi! Che fate qui, soli soletti seduti al tavolino più brutto e scomodo di tutti? —

Ma notando le facce dei fratelli, pensierose e ansiose, si accorse che forse aveva interrotto qualcosa.

—Se ho interrotto un incontro di cervelli, ci vediamo più... —

—No Blaise, abbiamo appena concluso. — affermò Christe, sfoggiando un finto sorriso e alzandosi per cedere il posto al ragazzo, che si sedette e schioccò un bacio sulla guancia di Bill, che sorrise e arrossì.

—Ci vediamo più tardi ragazzi, io torno al Castello. Divinazione mi chiama. —

—Ti seguo, Chris. Non mi pare il caso di fare il terzo incomodo. — strizzò l'occhiolino in direzione della coppia e seguì a ruota la ragazza.

Uscirono insieme dal locale e si incamminarono per tornare ad Hogwarts.

—Chris... Sinceramente non so bene cosa dirti, o se ti devo un qualche tipo di spiegazione ma... Non c'è e non è accaduto assolutamente nulla con Pansy. Ogni tanto, mi piace staccare la spina e parlare con persone... — Draco stava cercando un termine che non fosse normale —... Con persone non coinvolte. —

La ragazza annuì un po' distratta. Ma aveva capito benissimo ciò che Draco intendeva.

—Con una persona normale. E non con tua sorella. —

Draco deglutì rumorosamente. Camminavano vicini, uno accanto all'altra. Lui le sfiorò piano la mano, ma lei la ritrasse subito. Sentiva un bruciore in fondo alla gola, che stava salendo pian piano, la vista si stava appannando. Ma lo capiva. Come poteva non farlo?

Stare con Pansy lo avrebbe allontanato da questi pensieri su Potter, sul Torneo, sulle responsabilità di essere un Deatheater. E come biasimarlo? La ragazza abbassò la testa e accelerò il passo, lasciando Draco dietro di lei. Loro non avrebbero mai potuto parlare di cose normali. Il solo fatto che loro stessero insieme non era normale. E tutto ciò la faceva morire di gelosia.

   
 
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