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Autore: robyzn7d    28/01/2024    3 recensioni
“Non rannicchiato, non accovacciato, non indifeso, ma seduto nella sua solita posizione di un custode, guardia, angelo protettore. Lo sguardo mai perso, ma inquieto, chiuso in una gozzoviglia di pensieri scuri che quella sera non volevano proprio lasciarlo andare. Lui lo sa, e se lo ripete, che “le anime più forti sono quelle temprate dalla sofferenza”. Perciò, non deve farsi logorare dalla paura di soffrire, né farsi dominare da alcun timore, e per nulla al mondo farsi sovrastare da uno sciocco e balordo batticuore.”
(…)
“Ma quella storia, la storia di quell’uomo, le aveva anche insegnato che le storie personali di ognuno sono fondamentali per capirne in profondità l’anima. Forse non per forza necessarie per voler bene, ma significative per imparare. “
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Avviso importante: SPOILER.
FF ispirata agli ultimi capitoli usciti del manga sulla saga di Egghead. Si tratta per lo più del Flashback di un personaggio importante.
Perciò, se non volete rovinarvi qualche piccola ma interessante rivelazione, consiglio di non leggere.
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nami, Nico Robin, Orso Bartholomew, Roronoa Zoro, Z | Coppie: Nami/Zoro
Note: Lime, Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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Lo spaventoso, straordinario e stridente potere di una storia
- Se potessi fare un viaggio, dove ti piacerebbe andare? - 


Parte III
 
 
 
 
 


 
 
Fermarsi, prima di vedere accadere l’irreparabile, o continuare, prima che invece a diventare irreparabile sia il tempo non vissuto, lo siano gli istinti taciuti per timore e i sentimenti evitati per amore. 
Respiri profondi. Ansimi. Bisogno di esprimere quel dolore attraverso la carne da stringere. 
Per un momento avevano chiuso gli occhi, ma solo per un momento, il tempo necessario per metabolizzare che quello che stava accadendo era un’inevitabile e sconsiderata follia. 
Forse, si erano appena condannati, ma non avevano più potuto esimersi dal rispondere a quel richiamo, sentito come unica via per colmare le loro anime.
E per dar loro pace. 
 
 
 
 
Spalancò gli occhi bruscamente, rendendosi conto di essersi come assopita per un misero attimo, non tanto di essersi addormentata sul serio, quanto essersi persa chissà dove nel suo inconscio ad assaporare quel momento. Eppure, l’acqua scura che li circondava non poteva essere più lontana dai suoi pensieri, arrivando a dimenticarla come se non ci stessero stanziati sopra in un senso claustrofobico, nonostante in realtà fosse proprio così. Ma qualcosa le indicava che quel manto nero come la pece adesso iniziava a spaventarla molto meno, perdendo quel fascino spaventoso che indirettamente gli aveva affibbiato quella sera, quando era rimasta per ore ad osservarlo sul ponte. 
 
 
Era stordita dall’enfasi, dall’eccitazione, dall’adrenalina provata, da non aver avuto modo di potersi concentrare meglio sull’ambiente circostante, mentre sostava su quel futon comodo ma gelido, avvolta da quel profumo agrodolce della stanza che si mischiava all’odore acre e forte di Zoro che la stava sovrastando. Quell’essenza era ovunque adesso, in lei, che ancora aveva le palpitazioni. 
Nonostante la vista un po’ appannata, riconobbe con fatica, e una certa dose di spavento, la stanza dei suoi compagni uomini, poiché, trovandosi davanti al volto la faccia sorridente di Luffy nella sua foto da ricercato del suo avviso di taglia appesa sulla parete in bella vista, aveva sudato freddo attimi di puro terrore. 
Un sollievo che però era durato poco, poiché ebbe un altro tipo di brivido quando la foto della taglia di Zoro aveva catturato la sua attenzione. L’aveva già vista tante volte ma non gli aveva mai dato importanza. Ma adesso più la osservava e più ne scorgeva i dettagli. Era così tremendo in quella rappresentazione, risultando enorme nella sua aurea e formidabile nel suo essere. Sapeva bene che lui poteva incutere timore e paura, ma per lei era anche una caratteristica così paradossale. Nonostante fosse conscia che lui fosse veramente anche quell’uomo di quel manifesto, o almeno, avrebbe potuto esserlo, lei lo aveva sempre e solo visto dentro, sbirciando indirettamente e, senza farci troppo caso, nella sua anima, avendoci sempre e solo trovato sicurezza, fiducia e protezione. 
 
Sapeva bene su chi, o meglio, su cosa poggiasse il capo, sentendo a sua volta altre palpitazioni che le arrivavano passandole attraverso l’orecchio. In pratica stava cercando di moderare il suo batticuore mentre auscultava quello di Zoro. 
E non sapeva come muoversi in quella nuova forma, e dentro quel silenzio calato improvvisamente su di loro, dimenticando che prima, sul ponte, erano stati dei gran chiacchieroni. 
Si strinse un pò nelle spalle, senza pensarci troppo, rabbrividendo per il freddo, o forse per qualcosa che niente aveva a che fare con le basse temperature, ringraziando però lo stesso di avere ancora addosso quella sottoveste che aveva indossato sotto al vestito, per puro caso, quella mattina ormai lontana. 
 
Fu costretta però ad irrigidirsi al contatto col braccio di Zoro, che muovendosi da sotto al suo collo, con la mano sbucata di lato direttamente sulla sua pelle, cercava di coprirla con il suo yukata scuro in un modo un po’ maldestro, lo stesso che era stato sfilato poco prima e finito su di loro in modo disordinato e scomposto. Il verde glielo aveva allungato sul corpo, così che potesse godere di quel lieve calore, senza però emettere un fiato. 
“G-Grazie…” 
Non voleva balbettare, ma non sapeva davvero come comportarsi, e se lui faceva pure il gentile, le rendeva le cose ancora più difficili. Quella vicinanza era così complessa da gestire, la sensazione che ne conseguiva sostava tra l’essere insieme sia spaventosa che meravigliosa. 
Nami sentì venire meno tutto ciò che aveva attorno, compresa anche l’intera realtà. Così, si staccò appena da quel torace palpitante, cercando, con coraggio, di incrociare lo sguardo con Zoro, mentre pensava a cosa dire.
 
Uno sguardo che le era stato ricambiato nell’immediato. Non appena mossa, e voltata verso di lui, aveva scoperto di avere già un’occhio puntato addosso, forse imbrigliato dei suoi stessi timori sul da farsi. 
Lui le sembrava sempre lui, le sembrava lo stesso di sempre, sempre col viso un po’ corrucciato ed enigmatico. Un po’ antipatico e duro nel suo presentarsi - si, anche in un momento come quello! - senza dare l’impressione di essersi davvero ammorbidito. Seppur, Nami ne era certa, in quel momento, e per la prima volta, sembrasse anche così vulnerabile…, e forse pronto a far uscire qualcosa di più malleabile da quel suo spirito da uomo coriaceo. 
 
Nel muoversi, e nell’atto di voltarsi, Nami lo aveva sfiorato con entrambe le mani sul torace nudo, provocando in entrambi una palpitazione evidente. Lei non era riuscita a fermare l’emozione nello sguardo, mentre lui si stava evidentemente impegnando per trattenere un respiro rumoroso. 
Mentre si ritrovarono entrambi faccia a faccia, in quell’attimo che, come al solito in queste situazioni sembrava essere lunghissimo, Nami stava tirando fuori tutto il suo autocontrollo, in quella circostanza di anormale e nuova agitazione. Ma appena scorgeva tante cose intense racchiuse in quell’anima, riusciva a placare i suoi istinti molto più facilmente. 
 
Zoro era riuscito ad entrarle nel cuore, non con una certa facilità, certo, ma più come una ventata d’aria fresca d’incomprensibilità, forza e lealtà, di cui probabilmente lei aveva avuto bisogno. Non era mai stato apparentemente gentile, sensibile e mansueto come le era invece stato descritto ad esempio Kuma, la figura che adesso vedeva così simile a lui su tanti – troppi – aspetti; era conscia che i due avevano personalità ben distinte, legate per lo più ai loro caratteri, uno più pacato, gentile e tenero, e poi c’era lui, il suo “Orso”, più insolente, orgoglioso, fastidioso. Ma entrambi buoni, entrambi protettori, entrambi capaci di portare addosso i pesi delle sofferenze altrui in un modo del tutto ammirevole, finanche anche enormemente spaventoso. 
Aveva ingoiato un sospiro, Nami, pensando a quanto lui sapesse essere bravo nell’arte del sacrificio, pensando a tutte quelle volte che lo aveva visto mettere la propria vita nelle mani del destino mentre si fiondava a salvarli tutti nelle situazioni più disparate. 
Così, come gesto automatico, che l’aveva fatta sentire un po’ strabiliata di sé, ma anche sicura e intontita insieme, e sempre con le mani che si muovevano su di lui, si era chinata appena su Zoro con una strana e voluta lentezza, fermandosi a due centimetri dalle sue labbra in un attimo che aveva creato come una magia, una bellissima bramosia sospesa.  
Lui era rimasto immobile, sorpreso di quel nuovo contatto, ma curioso di volerlo scoprire, lasciandosi totalmente alla mercé di lei. Lei che aveva aspettato il breve tempo per rilasciagli sopra un paio di leggeri respiri, e solo successivamente adagiarci un bacio spontaneo. Un incontro di labbra che urlava eccitazione e desiderio, ma che si era rivelato poi essere anche colmo di tensione e preoccupazione, fino al far provare uno strano dolore ad entrambi. 
La paura di Nami di vedere anche lui sacrificarsi per loro, per lei, allo stesso modo di come aveva fatto Kuma, fino, un giorno, a dare del tutto la vita, la logorava. 
 
“Non ti azzardare”, 
gli aveva sospirato quelle parole sulla bocca mentre si staccava da lui, che riapriva l’occhio, chiuso in quel trasporto, 
“a prendere decisioni simili a quelle di quell’uomo.” 
 
I nasi e gli sguardi si scontravano in modo delicato nel gesto ma anche aggressivo nell’intento. La volontà di Nami era inscalfibile, e la forza di quelle parole era imprescindibile. 
Zoro sapeva a cosa lei ti stesse riferendo. Sapeva che parlava delle decisioni che quell’uomo aveva preso in passato per proteggere Ginny. Ricambiava quella forza che la compagna aveva tolto fuori con solamente un paio di parole, ma la sua sincerità gli imponeva di sapere già che quella richiesta per lui era irrealizzabile. E lo era già stata, in passato, e proprio in quell’evento che aveva visto lo stesso kuma coinvolto; una verità che Nami non sapeva. E lui era consapevole, adesso, che se lei lo avesse scoperto, ne avrebbe sofferto enormemente. Perciò, in un certo senso contorto, lui aveva già infranto quella richiesta, e, sempre per via della sua onestà, sapeva con certezza che non sarebbe stato in grado di mantenere una simile promessa per il futuro. 
 
“Mi dispiace”, 
Il suo tono però non era affatto dispiaciuto, ma sarcastico e arrogante, come sapeva essere quando faceva lo sbruffone, in quell’atteggiamento che avrebbe fatto irritare Nami oltre l'inverosimile, 
“ma non posso accontentarti!” 
 
Zoro vide le iridi di lei mutare, insieme alla sua espressione sul viso, che si stava tramutando in qualcosa di feroce. Il respiro che aumentava, con le spalle tese e il petto di lei che iniziava a fare su e giù affannosamente. 
Tutto quello era già successo anche prima, quando si erano concessi al piacere. Ma adesso, questa reazione, seppur liberasse in aria gli stessi affanni, suggeriva qualcosa di più lontano da quel tipo di appagamento. 
 
 
 
Alla fine, era successo anche a lui, aveva ceduto alla paura, la paura di perdere qualcosa di eterno, di indescrivibile, di sacro. Era consapevole di essere stato irragionevole e irrazionale, e non sapeva ancora decretare se questo suo gesto nel suo percorso lo avrebbe danneggiato, ma l’essersi lasciato trasportare da quella insensatezza – per lui lo era, come poteva non esserlo?  - lo aveva come riparato, e dunque non poteva certamente lamentarsene. In fondo, sapeva che anche guarire l’anima in pena era fondamentale per accrescere la sua energia spirituale. Tant’è che aver condiviso quell’amore, quella sera, averlo sprigionato, liberato, lasciato uscire e, a suo modo, averlo dichiarato, lo stava facendo sentire inesorabilmente più forte, e non il contrario. Aver fatto entrare in lui quella paura e averla per prima cosa ammessa ad alta voce lo aveva condotto alla cura e non all’autodistruzione, come invece avrebbe ipotizzato. Era comunque conscio che quella specifica paura sarebbe rimasta comunque dentro di lui, e che, anche dopo quella notte, non sarebbe “andata via”. Ma avrebbe potuto affrontarla con vigore e tenacia, nella sua essenza da guerriero. 
 
Guardava Nami, e l’affrontava nel suo carattere, nella sua arguzia e vivacità di spirito mordente, in quella ribellione che aveva appena messo in piedi davanti a lui, dimostrandogli la sua contrarietà col suo cipiglio alzato.
Quanto l’aveva amata quella notte, e quanto non era riuscito a tenerselo più per sé. Anche se la sorpresa più grande era stata il fatto che lei lo ricambiava negli stessi sentimenti e nella stessa identica paura. 
Nami aveva sofferto, Nami come lui conosceva il dolore della perdita. E sapeva ancora meglio di lui cosa si prova quando qualcuno viene strappato alla vita per un’ingiustizia, che rende tutto più amaro e crudele e intollerabile. Aveva sentito tutta la sua paura quando si era aggrappata a lui con forza e senza esitazione quando lo aveva raggiunto e assalito dentro quella stanza. Così come lui non aveva più potuto non reagire, rispondendo stringendole i lembi di pelle sui fianchi senza moderarsi troppo, rapito dalla sensazione di volerla vivere prima di potersene pentire. Aveva avuto la necessità di respirarla, stringerla, prenderla, averla…amarla. 
Come diavolo lo aveva ridotto quella maledetta storia, quel maledetto e ingiusto passato di quell’uomo, un dettaglio che comunque ancora non gli dava tregua nei pensieri. 
E quanto sentiva il petto e le mani bruciare al sol pensare a Kuma che non aveva mai potuto stringere Ginny, che non aveva potuto vederla un’ultima volta. E, cosa che ancora di più lo faceva vibrare e rabbrividire, era il pensare a come doveva essersi sentito dentro, quell’uomo, quando aveva realizzato di non essere riuscito a proteggerla. 
Ecco, in quel frangente di pensiero, tutto scoppiava in piccoli pezzi nel manto nero infinito che Zoro vedeva davanti a lui. Un manto nero che sapeva di vuoto e di morte. 
Pensare di non riuscire a proteggere, a subire quel senso d’impotenza, era un cruccio che non avrebbe mai voluto avere ma che si portava addosso comunque; non lo aveva chiesto, ma lo aveva lo stesso. 
Senza nemmeno pensarci, di reazione ai suoi pensieri, aveva sovrastato Nami con tutta la sua persona, afferrandola e riversandola supina sul futon, sotto di lui, in una nuova stretta. Lei, ancora determinata ad incenerirlo con lo sguardo, aveva naturalmente cercato di fingere di ribellarsi, mentre era chiaro volesse urlargli tutta la sua rabbia non per il gesto quanto per quella sua risposta, rimanendo però anche improvvisamente sgomenta quando lui le si era chinato con la testa sul collo, strofinandocisi sopra rudemente. 
 
Nami sentiva il cuore batterle all’impazzata nel petto, immersa in un calore che le stava nuovamente irradiando tutto il corpo, non riuscendo a ragionare con lucidità, poiché convinta che stesse per succedere ancora ciò che avevano vissuto solo un’ora prima. Ma nonostante lo volesse, non poteva ignorare quella fitta dolorosa che le palpitava nel petto insieme al suo cuore, che, per quanto non volesse ascoltare, le stava urlando a squarciagola quanto tutto ciò fosse estremamente pericoloso. 
Era combattuta tra la voglia di continuare ad alimentare il suo sdegno e il lasciarsi andare per rivivere ancora quell’amore che aveva sentito e abbracciato in quel delirio tra cupidigia e affetto.
Lo aveva fermato, prendendogli il viso tra le mani, e, alzandolo, lo aveva costretto a guardarla
“La mia non è una richiesta, ma uno stracavolo di ordine!”
Lo fissava ancora con quegli occhi furenti che trasmettevano il bisogno di voler essere presa sul serio, e il desiderio di amarlo ancora, di consumarlo fino a sentire un forte dolore fisico. 
“Questa cosa me la devi promettere se vuoi avere qualche speranza di continuare a fare quello che stavi facendo.” 
Aveva giocato una carta molto strana, un ricatto che non avrebbe mai pensato di riversare su Zoro. Lo stesso che in quel momento la guardava basito mentre una grande vena sulla fronte gli iniziava ad ingrossarsi.
“Tra noi non è cambiato niente. Io non cadrò ai tuoi piedi, e ancora meno prenderò ordini da te come un damerino!”
L’aveva sfidata come suo solito, ma senza muoversi su di lei nemmeno di un millimetro, contraddicendosi all’istante, con un’azione che aveva compiuto in modo indiretto - o meglio, una non azione - confermando a Nami quello che già sapeva su di lui. 
“Ci credi davvero in questa pantomima che ti racconti?”
Ostinata nella sua battaglia, era riuscita ad accennare un sorriso, ancora arrabbiata ma comunque innamorata di lui, che in quel momento ancora continuava a corrucciare la fronte.
“Guarda che sono seria…” aveva respirato piano, calmando gli istinti, come già aveva fatto anche precedentemente. “Ormai é tardi per cambiare idea. Al contrario della scelta di Kuma, noi stasera abbiamo preso una decisione diversa. Non puoi tornare più indietro. È successo e basta.”
Era sconvolta di sé stessa per averlo ammesso. Era vero, lo aveva immaginato per tutto il tempo quel suo viso al posto di quello dell’ex membro della flotta dei sette. 
Aspettava un cenno da parte di Zoro da interminabili secondi. Così, continuava a respirare piano, per cercare di abbattere quella dannata paura, e quei sentimenti, o per lo meno, ci provava. 
Pensava, nel frattempo, a quanto si era sentita amata da lui. Perché, Zoro l’amava. 
Certo, non gliel’aveva detto esplicitamente a parole – e certamente non aspettava niente del genere da lui, poiché la confessione del significato racchiuso in tutti quei gesti e sentimenti esplosi valeva mille volte di più di qualsiasi altra dichiarazione, perché non c’era nulla di più sacro per Zoro del non lasciarsi andare, del non distrarsi dal suo obiettivo, del non cedere alla paura. 
Nami si crogiolò in quella sensazione di apparente realizzazione ancora per qualche secondo, e pazienza se Zoro non si fosse arreso subito alla sua richiesta, alla fine, lei sapeva, che lo avrebbe costretto, o avrebbe trovato un modo alternativo per ottenere ciò che voleva da lui. Fin quando però non lo vide improvvisamente austero, quasi chiuso in un’espressione troppo solenne per non metterla in allerta. 
 
“Non farò mai promesse che non posso mantenere.” 
 
Ecco, non poteva dire, Nami, di non aspettarsi niente del genere. Poteva dirsi arrabbiata, ma sarebbe stata una sciocca a sentirsi davvero sorpresa da quella reazione. Ciononostante, lo sciocco sarebbe diventato lui se si aspettava da lei una resa rapida. 
“Cazzate! Non puoi saperlo nemmeno tu di-“
Ma lui continuava ad avere quell’espressione immutabile, in quella durezza nello sguardo in cui vigeva quell’apparenza da uomo insensibile. 
“Zitta e fammi finire!” 
Lei continuava a ribollire, mentre lo guardava rispondendogli con uno sguardo sempre più furente, ancora bloccata nella trappola, stando sotto di lui in una stretta che già aveva avuto lo scopo di intrappolarla per trattenerla nella sua rabbia prevedibile. 
“Non sto dicendo che non faccio promesse che non posso mantenere nel vero senso del termine. Non posso avere certezze di riuscita, posso solo provarci. Ma in questo caso specifico intendo che non posso accontentare questa tua richiesta perché non ne ho proprio l’intenzione.” 
Parole che l’avevano fatta sentire fuori di sé più di quanto avrebbe creduto possibile. Sentiva un fuoco rabbioso accrescerle dentro, partirle dalle viscere. Sapeva che lui era testardo, e che non sarebbe stato facile da convincere, ma pensava che almeno ci avrebbe provato ad ammorbidirsi un po’ di più, a darle una qualche speranza. 
“Maledizione a te e-“ 
“Smettila di frignare!”
Le rispondeva più nello sguardo inflessibile che non con le solite parole. Era nuovamente riuscito a tornare rigido, forse quasi a richiudere il rubinetto dei sentimenti. Una cosa che adesso stava facendo, più che imbestialire, quasi rattristare Nami. 
Come poteva essersi ripreso così in fretta?, si chiedeva in un senso di panico silenzioso che stava per prendere il sopravvento. Tutte quelle paure e ansie e timori erano già stati richiusi dentro di lui con cotanta facilità? 
Non era riuscita al trattenersi dal mostrarsi ferita, in quella sua ira nata dal disappunto ma soprattutto dall’angoscia di perderlo, in un’azione spontanea che le si leggeva tutta sul viso, mentre si voltava di lato per non doverlo più affrontare. Scatenando però una reazione in Zoro che davvero non si sarebbe mai aspettata!
“Sei una pazza a credere che io possa prometterti di non salvarvi!” 
Le aveva gettato quelle parole dritte addosso con una foga che pensava essere riuscito a sedare, facendo ricredere Nami sul fatto che lui fosse realmente riuscito a liberarsi di quelle brutte sensazioni così facilmente, lasciandola davvero impressionata. Quelle parole erano la dimostrazione del fatto che era ancora in balia di quel senso di panico condiviso, e che, per quanto cocciuto, insolente e rigido, era umano anche lui. E ne stava ancora oltremodo risentendo. Ciononostante, non era ancora riuscita a placare la sua rabbia e spegnere l’incendio che tutto ciò aveva scatenato in lei, e proprio per gli stessi motivi. E non era riuscita a risparmiargli il dolore portandolo allo sfinimento conclusivo. Forse, Nami aveva capito che non c’era soluzione. Che lui non le avrebbe mai fatto quella promessa, e allora doveva reagire a quella stramaledetta maledizione a modo suo. 
“Allora lo vedi che sei uno stupido!” 
Non era vendetta, non voleva fargli così male, ma forse vedere fin dove arrivava il dolore di Zoro avrebbe potuto aiutarli entrambi. Almeno, lo credeva. 
“Lo capisci che Ginny é morta comunque?! É morta! I vostri atteggiamenti sacrificanti da super uomini non portano a nulla! Fanno solo soffrire! Hai pensato a quanto tempo con lei ha sprecato quell’uomo per la paura di perderla?”
Qualcosa nella presa di lui sulla pelle di lei aveva iniziato ad affievolirsi. Una presa che lei ancora permetteva volontariamente come per sentire che lui era ancora lì, che lui voleva lottare per lei. 
E, Nami, per un attimo, lo aveva sentito vacillare, capendo così di stare perseguendo la strada migliore.
“Ha fatto quello che credeva fosse giusto! Non t’azzardare a giudicarlo!” 
Come si alterava lui quando Nami sparava a zero su cose che non voleva capire. 
“Oh, in questo lo giudico eccome invece!” 
E come lo conosceva bene lei, toccando i tasti giusti della sua moralità. 
“Sta zitta!”
“Sta zitto tu!”
“Devi piantarla di semplificare sempre ogni cosa che non ti riguarda!”
Zoro le aveva ringhiato sopra come, esausto, ma anche ferito dentro. Sentirla criticare quell’uomo non gli andava a genio, anche nonostante tutto ciò che avevano passato. Per lui era questione d’onore, di lealtà. E sentire da lei giudizi così leggeri su quell’uomo d’onore che tanto aveva dato e sacrificato, lo faceva ammattire. 
Ma Nami lo sapeva molto bene, e voleva infatti continuare a provocarlo di proposito, nonostante però, anche, ci credesse lo stesso in ciò che esternava. 
Aveva serrato la bocca con tutta sé stessa, ma poi le parole erano venute fuori con astio, mentre le tirava fuori a denti stretti.
“Lei é morta comunque. É morta! M-o-r-ta! Morta morta morta morta morta! È morta! Morta! Mor”
“Smettila!!!”
Col respiro spezzatosi nell’aria, e mentre la protesta gli moriva in gola in uno strano inghiottire doloroso, Zoro, con l’occhio completamente sgranato, l’aveva fermata nei movimenti disordinati, stringendola con forza tra le braccia, recuperando così la presa che stava perdendo su di lei, con la fronte che cadeva su quella di Nami, in un bisogno urgente di sentire la sua energia vitale tra le mani. 
“Zitta…Smettila”  
Il tono arrabbiato stava svanendo tra le parole, forse morendo in un quasi singhiozzo che non era riuscito a trattenere.
Nuovamente l’idea di Nami al posto di Ginny si era riappropriata di lui, in quella sofferenza sfibrante, faticosa, ostica, quasi penosa, che un po’ lo faceva vergognare di sé stesso.
 
Aveva perso un’amica dell’infanzia, ed era stato un evento traumatico che aveva segnato tutta la sua vita in modo indelebile. Cosa avrebbe potuto succedergli se avesse perso Nami? 
A volte si chiedeva come aveva permesso a qualcun'altra di entrare nella sua vita in quel modo significativo, diventando parte essenziale di lui, della sua realtà, delle sue scelte. Certo, il primo a convincerlo a creare dei legami e cambiare il suo cammino era stato Luffy, e i suoi compagni subito dopo. E lui si sarebbe sacrificato per tutti loro insieme, in una verità che ormai aveva accettato da tempo. Ma Nami era la donna che amava in quel modo particolare. In quel modo in cui avrebbe anche potuto guardarla essere libera a felice da lontano senza pretendere mai niente di più. In quel modo che non riusciva a sopportare di saperla in pericolo. In quel modo in cui da quando aveva conosciuto la vera Nami, in cui aveva letto la sua anima e saputo la sua storia, non aveva più potuto sopportare di saperla soffrire. 
E forse era tutto lì. Era solo quello. 
In una responsabilità che si era preso senza nemmeno pensarci, in automatico, in modo indiretto. Perciò, credere di non poterla più salvare, di fallire, addirittura di vederla morta, era impensabile, intollerabile, insopportabile. 
Vedeva nuovamente quel manto nero palesarsi davanti agli occhi. 
Vedeva il vuoto che quella perdita avrebbe portato nella sua vita. 
Non vedeva più una vita. 
 
L’aveva stretta ancora, in un contatto che stava diventando nuovamente “pericoloso”, pieno di rabbia per la caducità dell’esistenza, ma anche di desiderio di essere vivi insieme. 
 
 
 
“Non morirò” 
 
Nami glielo aveva sussurrato all’orecchio, mentre ricambiava quella stretta con lui, abbracciandolo sul collo e a sua volta facendosi stringere sul corpo. 
Era rimasta sconvolta da quella reazione vulnerabile. Aveva visto quel dolore nella sua completezza ed era arrivata a capire che Zoro viveva in un simile terrore, forse ancora più grande del suo, e, perciò, si era un po’ arresa alla realtà.
Ma non sapeva lo stesso cosa fare. Come accettare una resa. 
“Io ho già vissuto l’inferno e sono sopravvissuta ad ogni situazione più disperata.” 
Gli aveva addentato il lobo con leggerezza, tirandolo appena e lasciandolo subito andare, mentre si spostava sulla fronte lasciandoci dei baci forti e rassicuranti sopra. 
Sentiva quel cuore duro batterle addosso. Lo aveva realmente smosso fino a farlo soffrire per davvero. 
Era del tutto incredula. 
“Non permetterò a nessun altro di farmi del male. Niente per me é più importante di sopravvivere, e questo lo sai.” 
 
Per Zoro era chiaro che si riferisse ad Arlong come suo primo aguzzino. E aveva colto chiaro il messaggio, che soprattutto dopo quello che aveva vissuto per otto anni, non sarebbero stati i potenti cattivi del nuovo mondo a spezzarla. 
E nonostante concordasse con lei, più di quanto avrebbe ammesso, sapeva che c’era una cosa che a Nami stava sfuggendo, ovvero quanto somigliasse a Ginny, si, la stessa donna che, per il bene della figlia, aveva sacrificato sé stessa. Ma se era vero che lui era capace di portare addosso i pesi delle sofferenze altrui, arrivando al sacrificio con la vita, lei sapeva invece soffrire in silenzio. Perciò, lei non solo prendeva il posto di Ginny nella sua mente, in quel modo contorto che ormai non si capacitava più di immaginare, ma lei aveva anche tanto di Kuma dentro di sé. Zoro sapeva quanto a Nami sfuggisse quanto lui e lei si somigliassero in questo. A volte su questo aspetto si sottovalutava enormemente. Più responsabile nell’agire, più scaltra e attenta, e più desiderosa di sopravvivere, se paragonata a lui, Zoro, ma pur sempre una che si sacrificava per gli altri, per chi amava, e senza troppa esitazione, caricandosi tutto il peso addosso senza condividerlo con nessuno. 
Perciò, era conscio del fatto che lei non aveva messo proprio tutto sul piatto. E non c’era nessuna soluzione a questo loro “problema”. 
 
“Non morirò!”
Nami lo aveva ripetuto quando aveva sentito ancora lui vibrare su di lei. Con i corpi così a contatto cambiava tutto, perché tutto diventava più leggibile. 
“Non mori-”
Ma quando ci aveva riprovato ancora, le parole le erano morte in gola, poiché Zoro le si era avventato sopra non lasciandole andare le labbra, mentre non alleggeriva nemmeno per sbaglio la pressione della stretta sul suo corpo. Non l’avrebbe lasciata allontanare. 
Avrebbe lottato come solo lui era capace di fare, e con insistenza e determinazione perché tutto rimanesse così il più possibile. Avrebbe voluto vedere il presente diventare futuro, un futuro da passare insieme. Ma c’era qualcosa che gli impediva di poter arrivare così lontano, e sapeva benissimo cosa fosse. Perciò, la sola altra promessa che poteva farsi, era che avrebbe lottato per lei finché avrebbe potuto. 
Per lei, non per loro insieme. 
Avrebbe lottato affinché lei sopravvivesse in ogni modo possibile. A lui bastava solo questo. A lui bastava che lei fosse al sicuro dalla morte. 
Tutto il resto non aveva importanza. 
E, senza nemmeno accorgersene, era diventato Kuma. Nonostante quella notte d’amore, aveva comunque preso una decisione simile a quella presa da quell’uomo. 
Non poteva farne a meno. 
 
Ma il suo sguardo, seppur spesso intraducibile, in quell’attimo, aveva come mandato segnali chiari e trasparenti di cosa gli passasse per la testa. E Nami, non sapeva spiegarsi come, ma era arrivata più o meno a captarne qualcosa. Come avesse un presentimento che leggeva tutto in quello sguardo, quando lui la fissava. 
Lo sapeva, lo sapeva che lui ragionava in quel modo. Lo sapeva che lui avrebbe fatto tutto ciò che era nelle sue possibilità per salvare tutti loro, ma anche per salvare solo lei. 
In un’altra occasione avrebbe detto qualcosa come 
mi sembra anche il minimo
ma stavolta non riusciva più ad essere così cinica, così presa solamente dalla sua sopravvivenza. 
Si era così liberata un po’ di quella stretta per colpirlo ripetutamente sul torace. 
Ti detesto, 
avrebbe voluto urlargli, 
ma non c’era bisogno di esternarlo a parole, il messaggio arrivava a Zoro forte e chiaro. Ma lui rimaneva lo stesso irremovibile sulle sue decisioni. Anche la ferita che leggeva cristallina negli occhi di Nami non l’avrebbe scalfito nella sua priorità. 
 
“Hai sempre ricoperto il ruolo di uomo impavido da che ti conosco. Hai sempre detto cose come ‘qualcuno di noi potrebbe non sopravvivere stavolta’, con leggerezza e normalità” 
Lo guardava in modo inamovibile, Nami. I denti che un po’ sbattevano mentre cercava di tenerli fermi, di non perdere il controllo. 
“e invece poi sei il primo tra tutti noi ad essere così spaventato della morte altrui” 
Parlava e si alterava nell’immediato, rigettandogli addosso quello che stava provando, e proprio come lo stava provando. Nel suo tono c’era qualcosa di simile all’esasperazione, ma che poi era dolore, era l’angoscia di soffrire il male più insuperabile di tutti: la perdita di chi si ama. 
“Sei soltanto un ipocrita.”
 
Nami e quella sua risolutezza. 
Quando ci si metteva d’impegno sapeva colpire nel segno. 
Nonostante la rabbia di quell’ultima parolina che lui non condivideva, Zoro pensava che fosse spaventoso che lei fosse riuscita a leggergli dentro fino a quel punto. 
Le aveva ringhiato addosso, come un cane bastonato. Avrebbe voluto fare una bella ramanzina a quella “donna risoluta e ottusa”, ma forse perché lo aveva più che altro ferito nell’orgoglio. 
Stava per difendersi, quando però lei gli aveva coperto la bocca con la sua, in una bramosia che lacerava, in un’angoscia che suggeriva che avrebbero potuto pentirsi di non agire in quella serata in cui ancora tutto poteva essere possibile. 
Un bacio famelico, ingordo, assettato e avido, che descriveva emozioni contrastanti che però facevano tutte parte dello stesso sentimento. 
E in quelle ore di tormento, si aggrappavano entrambi alla stessa frenesia e infatuazione bruciante che covavano dentro allo stesso modo di come si fa con la rabbia, o l’odio. 
 
E anche Zoro premeva sulla sua bocca, con foga, in un sapore che sapeva di lotta furiosa contro di lei, ma anche contro sé stesso. Dovendo imporsi di lasciarla andare ad un certo punto, rendendosi conto di aver perso il controllo. 
Entrambi con i reciproci respiri affrettati, quasi in preda ad una crisi respiratoria come avessero corso per ore. E, in quello spazio obbligato in cui era necessario concedersi all’aria, avevano continuato a provocarsi. 
“Non fingere che non preferiresti vedere qualcuno a cui tieni sopravviverti.”
Zoro, che in quell’attimo stava cercando di placarsi, aveva anche approfittato per lanciarle la sua di morale. 
Nami si sentiva schiacciata, con i loro petti che si scontravano nell’affanno, pur non lamentandosene, poiché era come se quel peso le tenesse il cuore ancora dentro la cassa toracica. 
“Stupido”,
si chiedeva come avesse fatto ad elaborare quella risposta dopo un bacio come quello appena vissuto, “la mia sopravvivenza è egualmente importante. Non verrà mai meno. E se ci fosse un’altra strada per salvare qualcuno” 
aveva alzato il capo dal futon, avvicinandosi vicinissima al suo viso, “che non preveda un sacrificio di m-o-r-t-e”, aveva poggiato poi nuovamente il capo all’ingiù, “percorrerò solo quella!” 
Zoro aveva grugnito ancora, infastidito da quel suo essere così furba, come se vedesse in lei, si una donna intelligente, di cui si fidava ciecamente nelle scelte e rifuggiva nella maggior parte delle decisioni, ma anche, in quel suo essere così acuta e sveglia, una donna che prendeva spesso scorciatoie, e questo lo mandava ai diavoli, poiché era un atteggiamento incompatibile con lui.
“Se devo scegliere tra la vita e il mio orgoglio, scelgo la vita!” 
Aveva continuato lei ad infierire, con in sottofondo ancora quel ringhio infastidito.
Niente, nient’altro più di questo, di Nami, poteva farlo essere così contrariato.
“E se non ci fossero altre strade!” era sprofondato su di lei come un'ombra. “Non hai tempo per pensare. Sei sul campo di battaglia. Hai un secondo per decidere.”
“Non mettermi queste stupide e inutili ansie, cretino!” 
“Rispondi!”
“Scordatelo!”
“Codarda!”
 
Zoro pensava al fatto che a nessuno oggigiorno concedeva così tante chance di fregarlo. Con chiunque altro avrebbe dato forfeit a quel punto, ma non tanto per una questione di resa, quanto più di disinteresse al dover combattere con altri per questioni simili. Era sicuro che non avrebbe mai perso così tanto tempo ed energia nel combattere sciocchezze. 
Ma poi pensava allo spavento che aveva preso anche in quell’ultima avventura, quando l’aveva sentita urlare, pensandola subito in tremendo rischio di morte, rispolverando in lui quei sentimenti che lo avevano smosso e agitato in pieno scontro aperto coi nemici. Pensava a come aveva riconosciuto subito la sua voce e il suo modo di urlare, quando si trovava in pericolo, come fosse stato un forte richiamo per lui, mentre nel frattempo, si era sentito impotente di poterla salvare, e perdeva per questo anni di giovinezza visibili sulla sua fronte. 
Rifletteva su con che facilità e naturalezza l’aveva immaginata al posto di Ginny per provare più facilmente empatia in quel doloroso racconto, scoprendo il male peggiore di tutti. 
E allora, capire come e perché aveva permesso a lei di entrare nella sua vita in quel modo, iniziava a diventare improvvisamente più intelligibile. 
 
Aveva amato nella sua vita, era sicuro di questo. Sapeva che che con Kuina non si era trattato solamente di dolore relegato ad una morte di una rivale, lui aveva perso un’amica, aveva perso una vera e autentica amica, e questo aveva avuto un peso determinante. 
E amava gli stessi suoi compagni di ciurma quanto sé stesso, e anche questo lo aveva metabolizzato in modo lampante, da tempo ormai. 
Ma si rendeva anche conto di quanto tutto poteva diventare più piccolo se pensava a quel manto nero, a quel vuoto nero infinito che aveva visto dentro e davanti a sé, se pensava di perdere Nami per sempre. 
Riconosceva di provare per lei un desiderio troppo devastante per poterlo raccontare e contenere, di quello che faceva male al petto, che gli stringeva il cuore in una morsa feroce. 
Aveva sempre creduto che perdere Luffy lo avrebbe devastato, e questo non significava che non sarebbe potuto accadere lo stesso, anzi. Ma se immaginava Nami, proprio come era accaduto, o anche solo il vederla soffrire come in passato, tutto di lui si rompeva in modo brutale e spietato. 
C’erano già troppe responsabilità, promesse impossibili, angosce aperte da affrontare e scardinare, ma si promise, che avrebbe potuto concedere a loro insieme delle possibilità. Non glielo avrebbe detto. O forse lo avrebbe fatto, ma non in quel momento.
 
Infatti, non era con aria di trionfo che Zoro si era mostrato a lei, tutt’altro. Era esausto e voleva mettere fine a quella cosa. Tanto sapeva che non ci sarebbe stata una vera e propria soluzione. Lui sapeva di aver fatto già una promessa indissolubile alla sua amica d’infanzia, per cui avrebbe potuto anche morire per realizzarla. Come poteva dirlo a Nami chiaro e tondo proprio in quel momento che sapeva che lei ne avrebbe sofferto?
“Lasciamo perdere questa inutile discussione?”
La teneva ancora nella sua stretta, volenteroso di muoversi in lei ancora, ingordo del suo profumo, affamato del suo sapore. Mentre iniziava a controllare le sue palpitazioni di cui prima aveva perso il controllo.
“Te lo sogni, maledizione!”
Nami aveva invece imprecato, scalciandogli addosso in segno di ribellione. “Voglio una maledetta assicurazione sulla questione!”
“Quanto sei cocciuta”
Gli aveva sentito esternare, in quel poco tempo di scorgere la sua bocca cambiare movimento vedendolo baciarla ancora, in un modo nuovo, più audace, più impaziente. 
Si guardarono negli occhi durante lo stesso bacio, l’una sorpresa ma sospettosa, l’altro in attesa che lei si decidesse a rispondergli in senso più fisico, pronta a lasciare andare via tutto. 
Una risposta che non ci mise poi così tanto ad arrivare, dal momento che, nonostante tutte quelle parole e i ragionamenti razionali che avevano cercato di raccontare, e mentre lo stavano dimenticano nuovamente per parlare e straparlare, erano i gesti e le azioni che suggerivano la più grande verità:
erano vivi!

 
 
 
 
 
Nami aveva consumato quel poco tempo di presa d’aria ai polmoni, ponendo a Zoro una domanda bizzarra. Tra un ansimo e un bacio, mentre lo sentiva farsi nuovamente strada in lei, bisognoso di averla ancora, gli aveva sussurrato quelle parole nuovamente sulle labbra dischiuse 
“Senti Zoro”
“Basta parlare”
“Zitto e ascoltami!” 
“…”
“Se non mi concedi un’assicurazione, almeno toglimi una curiosità. Me lo devi!” 
“Cosa vuoi sapere…”
“Tu come avresti risposto a quella domanda?” 
“Qu-quale domanda?” 
Era rimasto nuovamente esterrefatto per essere interrotto in un momento d’amore e fatica come quello, per chissà quale nuova stramberia da cui avrebbe dovuto iniziare a prendere precauzioni.
 
“Se potessi fare un viaggio, dove ti piacerebbe andare?” 
“Ma che…”
“Rispondi!”
 
Non sapeva spiegarsi perché aveva sentito la necessità di porre quella domanda, soprattutto dopo averne scoperto il significato doloroso. Ma forse proprio per quello, perché dietro quella domanda c’era un significato d’amore. Perché era la promessa tra due persone di stare insieme, viaggiando, vivendo avventure, promettendosi una vita insieme.
Era, appunto, una promessa.
E si, Nami era furba. 
 
“Se anche ci fosse la possibilità di andare ovunque, in qualsiasi posto, in questo momento…anche negli inferi…anche in un posto che non esiste”
Gli aveva poggiato la mano sul collo, mimando una stretta priva di forza, mentre gli sentiva l’arteria pulsare. 
“È ridicolo!”
Lui non riusciva a capire un simile gioco. E in quel momento poi!
“No invece! Ho bisogno di sapere quale sarebbe il posto per te più…”
Nami non era riuscita a trovare la parola più corretta per spiegarsi, ma lui l’aveva intelligentemente anticipata grazie alla sua spontanea onestà, liberandola da quell'ostacolo. 
“Sto già viaggiando, e mi sta bene quello che vedo.”
“Bugiardo!”
“Mi fai domande e poi non ti vanno mai giù le risposte!”
Lei sempre sospettosa, seppur non lo fosse mai con lui, che invece continuava a crogiolarsi nel suo essere allibito. 
Proprio come era successo con Robin, quella sera, capire immediatamente cosa queste donne volessero dirgli con strani discorsi e giochi, non era per niente facile. “Arriva al punto, Nami!”
“Non è possibile che se potessi scegliere non diresti altre cose! Uno come te poi. Non sogneresti un’isola dove si combatte tutto il tempo senza che questo passi mai?” 
La mano, dal collo le scivolava sul torace, seguendo con le dita l’ampia cicatrice sul petto di lui, in un gesto leggero ma intenso nel brivido. 
“Non m’importa.” 
“Non vorresti tornare a Wano?” 
Continuava a scendere verso il basso, non perdendo però mai il contatto visivo col suo occhio. 
“Perché mai dovrei voler…”
“Non vuoi vivere in una casa fatta di spade?”
“Ma che sciocchezza è mai questa?”
Zoro cercava di rimanere saldo, rispondendo a quelle domande di cui perdeva di vista il senso, solo per accontentarla, sentendosi irradiare da quel tocco, da quella situazione che voleva continuare ad approfondire. 
“Vorresti andare… in paradiso?”
Per un attimo, il respiro, che stava trattenendo con forza e impegno, si era bloccato più facilmente, come sospeso, come se avesse smesso da solo. Si chiedeva come mai Nami avesse tirato fuori questa strana proposta, con il dubbio che lei fosse abbastanza consapevole, in qualche modo, nel cosa veramente significasse il suo obiettivo finale per lui, e cosa comportasse per il raggiungimento del titolo. O, forse, continuava a chiedersi, lei era ancora troppo inquieta e continuava a rimuginare sulla vita e la morte, bloccata come lui in pensieri difficili, strazianti, impossibili da fermare una volta messi in moto.
Stava scavando, ne era sicuro, Nami stava cercando qualcosa e lui non sapeva se vuotare il sacco anticipandola, diventando spietato, servendole quella verità nuda e cruda sul piatto così da farla smettere, o continuare a lasciar perdere. Avevano già eccessivamente sofferto per quella sera, lui stesso ancora non si era ripreso e voleva continuare a “curarsi” solo stando con lei il più possibile. E vedeva che tutto quello stare insieme quella sera, in quel modo avido e insaziabile, faceva bene anche a lei, che in più di un momento l’aveva sentita stare meglio, perché era viva, era amata.
Voleva continuare a guarire ed essere a sua volta un guaritore.
Nami, nel frattempo, era arrivata alla fine della sua cicatrice, continuando ad indugiare su di lui, sentendo quel corpo nudo diventare estremamente bollente, in un calore sia fisico che metaforico che la faceva sentire al sicuro. 
“…non é ancora tempo per me di andare all’altro mondo! Ma nemmeno in quel caso penso che andrò in paradiso… “ 
“Spiritoso!”
“Si può sapere che cosa stai cercando?”
 
Nami aveva scosso la testa leggermente, mentre negli occhi iniziava a perdere quella fermezza che aveva tenuto stabile per tutto il tempo. Era forte. Era rimasta più corazzata e meno vulnerabile di lui, quella sera. Ma sempre quel timore, quel presentimento la stava obbligando a cercare a fondo qualcosa, cercando di scoprire il peggio che dimora sempre dietro l’angolo, di cui forse, adesso Zoro iniziava a capirne il significato, poiché, poggiando la mano su quella di Nami, ancora intenta a scendere sul suo corpo, e avvicinandole le labbra all’orecchio, le aveva risposto – e a lei era pure sembrato quasi seducente, provocandole un mezzo sorriso sul viso, prima di sentirlo riprendere a muoversi su di lei, e poi…in lei. 
 
“Qualsiasi viaggio sia, lo stiamo facendo insieme. Non ho niente altro da chiedere.” 
 
 
Stavano vivendo un privilegio che Kuma e Ginny non avevano potuto avere e consumare. E a cui loro non avrebbero mai potuto rinunciare, dopotutto. E questo nonostante la grande paura della perdita, di fallire nell’intento di salvare, nell’incubo di vedere uno di loro sacrificarsi per l’altro.
Avevano acquisito con dolore un’esperienza drammatica, che però quella sera gli aveva permesso di imparare dal passato ad esimersi dal ripetere gli stessi errori di altri, sbocciando insieme, in quella fetta di vita che poteva essere l’amore vero quando lasciato libero di prendere forma. 
 
E Nami sorrideva interiormente, al pensiero della vita, sentendosi vincitrice anche per via di quella confessione scucita a Zoro con più di un pretesto, mentre rispondeva a lui in quell’assaporarsi, e, con tutta naturalezza, la tramutava in una sacra promessa in cui lui le aveva dato priorità su tutto, e alla quale non avrebbe potuto mai più sottrarsi, come un monito sul quale fare affidamento per evitargli di compiere un gesto sconsiderato e sacrificante sia per dovere e sia per amore. 
Aveva ammesso che ciò che preferiva era il viaggiare insieme; perciò, aveva perso ogni libertà di morire, perché così facendo sarebbe finito in un altro posto. 
Erano vivi.
E sarebbero rimasti vivi insieme. 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Note dell’autrice________________________
È finita! 
 
Non è stata un’esperienza lunga, ma un po’ lo è diventata sul finale. E mi dispiace che chi ha seguito con interesse abbia dovuto aspettare così tanto per vedere aggiornata questa storia, ma stavolta ho imparato la lezione e me la sono presa comoda a prescindere, senza sfinirmi o accelerare i tempi per la voglia di pubblicare, condividere e accontentare. 

Comunque, 
la storia di Kuma è stata meravigliosa fino alla fine del suo Flashback, e quello che sta accadendo attualmente nel manga col suo palesarsi mi ha fatta emozionare, e ha anche reso leggermente più plausibile la mia FF, più o meno… ehehe. 

Piccolo appunto, sappiate che non ho idea se sia riuscita a rendere tutto questo credibile se trasferito su Nami e Zoro. Potrei aver toppato totalmente e averli resi anche tanto – moltissimo-  fuori characters. Però va bene lo stesso, ho seguito il cuore e l’ispirazione che quella storia strappalacrime mi ha trasmesso. 
In più, sento l’inizio della storia più forte e più debole la fine, sicuramente ho allungato troppo rispetto all’idea principale, ma i finali sono sempre problematici. Spero sia stato comunque un capitolo non troppo deludente se messo a confronto con possibili aspettative iniziali. 

 
Forse, 
ci si sente alla prossima, 
ho da secoli una mini long che in modo molto diverso tratta un po’ la stessa tematica di questa FF. Ma non posso fare previsioni sul se la pubblicherò e quando. 
In ogni caso, 
sempre ZoNami nel <3 
 


 
   
 
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