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Autore: jomarch    12/10/2009    13 recensioni
Seguito de 'La mia famiglia e la Coppa Quattromalandrini': cinque anni sono passati dal diploma di Harry. Quante cose sono cambiate? Come se la cavano Harry e Ron, alle prese con il loro lavoro da Auror? Ed Hermione e Ginny? Dan sarà rimasto lo stesso scavezzacollo e la piccola Beth è timida come sempre? E James, Sirius, Remus, Lily, Hellen e Tonks? Tra gioie e piccoli dolori, discussioni e prese di posizione, ciascuno troverà se stesso e la sua strada.
Genere: Romantico, Commedia, Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio, Ginny Weasley, I Malandrini, Il trio protagonista, Lily Evans
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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Di riflesso



LONDRA, DIPARTIMENTO AUROR


Signore, desiderano vederla.” Ron Weasley si rivolse educatamente al suo superiore senza mostrare la confidenza che dodici anni di frequentazione avevano creato.

James alzò appena gli occhi dal fascicolo, domandando chi fosse a chiedere di lui.

Claire Minus.” riuscì a dire Ron a voce così bassa da essere quasi inudibile. Sapeva cosa quel cognome significasse per la famiglia di Harry.

L'espressione di James cambiò immediatamente, divenendo scura.

Vai a chiamare Sirius, dovunque lui sia deve essere qui ora. ” ordinò James, sbattendo le carte sulla scrivania di mogano.

Ron scattò immediatamente.

Ron- aggiunse James, con un tono decisamente più amichevole e un mezzo sorriso- falla entrare.”

Si mise le mani dietro la schiena ed inspirò, passeggiando per la stanza.

Perchè mai la madre di Peter era venuta a far visita a lui? Voleva forse implorare che lui usasse tutta la autorità della sua posizione per evitare al figlio il Bacio del Dissennatore?

Se anche avesse potuto evitarlo, l'avrebbe fatto? Sì, quello l'avrebbe fatto.

Ma poteva davvero fare qualcosa lui o spettava tutto al Wizengamot?

Mentre pensava, vide Claire Minus entrare a piccoli passi nel suo studio.

Ricordava una donnetta rubiconda, con i capelli biondo miele e un sorriso disponibile. Gli si presentava davanti una signora di circa settant'anni, smagrita, pallida e rugosa. Stanca, in una sola parola.

Per un momento soltanto pensò che si trovava davanti alla madre di colui che aveva scelto deliberatamente di ucciderlo. Per un altro istante pensò che fosse solo una donna di settant'anni.

Guardandola negli occhi ed indicandole la poltroncina però, pensò solo che fosse colei che più di tutti aveva sofferto.

Grazie per avermi ricevuto, James.” gli disse, accennando un mezzo sorriso.

James annuì e le chiese se gradisse una tazza di tè, lei rifiutò.

James, a mani in tasca, perlustrava l'intera stanza percorrendola interamente.

Stai aspettando forse Sirius, James?” chiese acutamente la signora Minus. Se li ricordava, James e Sirius. Uniti, più che uniti.

Non volevo imbarazzarla.” si scusò James, sedendosi di fronte a lei.

Ne sono sicura. E capisco se vuoi aspettare Sirius. So benissimo cosa la mia visita possa smuovere in te.”asserì, senza far caso alle scuse borbottate di James.

Claire Minus volle aspettare che Sirius Black facesse il suo roboante ingresso nell'ufficio di James Potter prima di spiegare che cosa la portasse lì.

Attese che Sirius smettesse di ringhiare e prendesse silenziosamente posto alla sua sinistra.

Prego, signora Minus.” James la invitò a parlare.

Claire Minus raccontò di come le fosse stato comunicato che il Wizengamot intendeva processare suo figlio per la strage di Quethiock sulla base di nuove prove emerse.

Sirius faticò a tacere e rimase zitto solo in seguito alla brutale occhiata che gli rivolse James: terrorizzare ed insultare la madre di Peter non avrebbe portato a nulla.

Lo sappiamo, signora, queste prove sono giunte anche in ufficio. Ho controllato personalmente i registri.” disse James.

E lo credete colpevole? Ho parlato con lui e mi assicura di non avere niente a che fare con Quethiock...” stava dicendo la donna, senza farsi intimorire dagli sguardi pressanti dei due uomini a cui suo figlio aveva rovinato la vita.

Claire Minus non giustificava suo figlio Peter per quello che aveva scelto di fare. A prescindere dalla sua decisione di farsi Mangiamorte, lui aveva tradito a sangue freddo i suoi amici, condannandoli a morte.

No, Claire Minus non poteva comprenderlo. Poteva soltanto, a distanza di anni, cercare di stargli vicino, nonostante tutto e garantirgli giustizia.

Suo figlio era un Mangiamorte, signora. Mi spiace ricordarglielo e anche quasi ammazzato Lily e James...” grugnì Sirius.

Sirius, per favore. Falla parlare, almeno.” lo zittì James.

No, James. Sirius ha ragione. Mio figlio vi ha consegnati a Voi-Sapete-Chi. A sangue freddo. Sarà anche stato terrorizzato, avrà anche avuto paura e per questo ha scelto di unirsi a loro, ma quando gli è stato proposto di essere il vostro Custode Segreto ha accettato. Più che consapevole di quello che stava per fare, io credo. Non lo si può giustificare più tanto e non è mia intenzione farlo. Chiedo solo che sia fatta giustizia anche in questo caso: Peter dice di non essere coinvolto. E io gli credo. Ho scelto di farlo. Non gli ho parlato per anni, è stato difficile per me iniziare ad andarlo a trovare ad Azkaban... questa volta ho scelto di credergli. Ho visto la disperazione nei suoi occhi al solo sentire parlare del Bacio. E' il mio unico figlio, non so se perderlo mi aiuterebbe a farmi una ragione di tutto quello che è successo.” fece una pausa. James pensò a quello a cui pensava spesso negli ultimi giorni.

L'idea di un uomo, di un essere umano, di una persona che era stata sua amica privata della sua anima.

Sirius invece, riflettè sul fatto che quel vigliacco di Peter, con o senz'anima, avrebbe passato il resto della sua misera vita a chiedere pietà, senza farsi carico delle sue responsabilità.

Vorrei- riprese- Vorrei che voi indagaste e cercaste prove a sostegno della sua innocenza. So che vi chiedo una cosa molto impegnativa, soprattutto per via di quello che è successo e capirò se rifiutate. Ma vi prego, fatelo in nome della Giustizia. E' l'unica cosa a cui posso appellarmi.”concluse, guardando negli occhi sia James che Sirius.

Nessuno parlò.

Sirius si alzò per primo.

Quella donna, nonostante tutto, amava ancora suo figlio. Era naturale che fosse così, disse.

Le faremo sapere.” promise James indicandole la porta.

Non posso promettere nulla.” precisò.

Lo so- annuì Claire Minus- E sono anche consapevole di quello che vi ho chiesto.” disse, accompagnando la porta.

James si buttò sulla poltrona e Sirius lo guardò, da in piedi.

Che pensi di fare, James?”

Non ne ho idea.” rispose, stanco.


MORTON-ON-SWALE

Daniel osservava le espressioni corrucciate di Jacob, mentre le sue dita si infilavano tra le pieghe delle corde della chitarra. Le falangi chiare e sottili di Jacob non presentavano nessuno dei tanti calli che Dan aveva pronosticato e sperimentato sulla propria pelle.

Il suono emesso dallo strumento era stentato, a singhiozzi e singulti. Era chiaro che Jacob non si fosse esercitato.

Dan non disse niente e lasciò che terminasse l'esercizio che gli aveva affidato.

Ok- disse, quando Jacob posò la chitarra e si voltò a guardarlo in attesa del giudizio- direi che per oggi può bastare.” sospirò. Avrebbe voluto insultare quel ragazzino che sembrava solo fargli perdere tempo, considerando che non si esercitava. Stava per farlo, quando incontrò gli occhi speranzosi di Jacob e, allora, si chinò per terra e tirò via dalla custodia della sua chitarra dei fogli scritti a metà o impiastricciati d'inchiostro infilandoseli in una tasca dello zaino.

Direi che ora vado.” aggiunse.

La chitarra.” gli ricordò Jacob, alzandosi dal letto.

Tienila tu.” si sforzò di sorridere Dan. “Ho visto che non ti sei esercitato, forse non hai nemmeno una chitarra. Tienila tu. Io ora ho l'elettrica.”

Jacob si vergognò moltissimo. Non aveva provveduto all'acquisto di una chitarra perchè suo padre sosteneva che fosse il caso di aspettare ancora qualche tempo, per testare il reale interesse che lui aveva per lo strumento. Razionalmente il ragionamento non faceva una grinza e Jacob si era trovato a dare ragione al genitore, ora che si trovava davanti a Dan, però, non poteva non vergognarsi e criticare la sua scelta.

Perchè lo fai?” balbettò Jacob, mostrando enorme sorpresa nei suoi occhioni azzurri.

Dan alzò le spalle.

Perchè mi va, suppongo.” Jacob era l'opposto di lui, in tutto e per tutto. Era tanto metodico quanto lui era confusionario, ma c'era qualcosa che gli suggeriva che aiutare quel ragazzino avrebbe aiutato anche lui.

Grazie.”

Figurati.” Dan fece per ruotare la maniglia della porta.

Dan... erano canzoni tue quei fogli che ti sei portato via?” chiese Jacob senza un filo di indecisione o di titubanza.

Sì. Lo erano.” confermò Dan, senza voltarsi.

Le hai fatte sentire a qualcuno?” chiese ancora Jacob

No. In realtà no.” confessò Dan, chiedendosi perchè aveva scelto di rispondere alle domande di un completo estraneo.

Perchè? Intendo dire, dovresti farlo.” suggerì Jacob.

Non credo di essere abbastanza bravo. E comunque, sono solo le sciocchezze di un adolescente arrabbiato, come direbbe mia nonna se fosse viva.” Dan la buttò sul ridere e si scompigliò i capelli.

Credo che tu non sia più un adolescente e non credo nemmeno che tu sia arrabbiato, Dan. O almeno, non puoi ricevere conferme se non le fai sentire a qualcuno che non sia tu. Magari ti diranno che sei solo un quasi ventenne deluso.” osservò Jacob innocentemente, spiazzando del tutto Dan che si ritrovò a guardarlo allibito.

O magari che sono solo un illuso e che devo crescere.” Dan scosse la testa ed affondò un piede nella moquette del corridoio.

Non credo.” concluse Jacob, chiudendogli la porta in faccia con un enorme sorriso.


PORTOBELLO ROAD, NOTTING HILL, LONDRA


Harry si Smaterializzò in un vicolo cieco e stretto che separava casa sua da Portobello Road.

Gli piaceva abitare da quelle parti. Erano a Londra, la capitale piena di opportunità e di tutti i servizi possibili ed immaginabili, ma abitavano in una zona tranquilla, fatta di casette tutte uguali, dai portoni colorati che davano all'intera via, sulla quale si affacciavano strane botteghe come quell' Alice presente su ogni guida turistica esistente, un 'aria completamente paesana.

Non c'era mai troppa confusione o troppo traffico, salvo nel giorno del famoso mercato di Portobello Road, che i londinesi ormai conoscevano a memoria e che i turisti prendevano d'assalto.

Lui e Ginny non avevano voluto rendere la casa invisibile ai Babbani, no, l'avevano voluta lì, bella, confortevole e visibile, in quel suo azzurro pastello che così ben si armonizzava con il violetto e il senape delle due villette che la circondavano. La Squadra Magica Speciale aveva solo dovuto occuparsi di insonorizzare le pareti e di rendere il più possibile casuali e invisibili gli strani fenomeni che, per forza di cosa, si verificavano in una casa abitata da maghi.

Lancelot Boyle, che guidava il reparto della Squadra Magica Speciale venuta ad occuparsi dei lavori, aveva avuto i suoi diverbi con Harry proprio a proposito del fatto che i neo-coniugi Potter non volevano nascondere la casa. Dopo infinite discussioni aveva concluso dicendo che, qualora ci fossero stati problemi con i Babbani, qualora avessero violato lo Statuto di Segretezza, lui non voleva saperne più niente.

Harry infilò la chiave nella toppa e salutò con un sorriso Bob Cleever, il suo vicino di casa, appena trasferitosi a Londra dalle Midlands per amore e carriera.

Ginny, sono a casa!” urlò appendendo il mantello all'attaccapanni con un lancio degno del miglior Cacciatore.

Era solo ottobre, ma tirava già aria e, come al solito, pioveva. Certo, non era niente che un inglese mezzo scozzese come lui, temprato al clima britannico non fosse in grado di sopportare con un leggero mantello sopra alla camicia di cotone.

Arrivo Harry!” urlò Ginny. Dalla cucina provenivano già gli odori della cena di quella sera, ma le parole di Ginny arrivavano dal piano di sopra.

Non si stava allenando in quei giorni, si sentiva poco bene e quindi aveva rinunciato al ritiro con la squadra.

Di fatto le cose non andavano diversamente da come andavano prima che si sposassero, semplicemente Harry aveva pensato (ora si rendeva conto che era impossibile oltre che sciocco aver pensato una cosa simile) che sposandosi avrebbero cambiato le loro abitudini, vedendosi, magari, di più.

Ma era impossibile che ciò accadesse se entrambi passavano gran parte della giornata fuori casa e, nel caso di Ginny, stando via anche per tre giorni.

Non ne avevano mai parlato direttamente, in realtà, anche se era un disagio che era senza dubbio presente da entrambe le parti. Ginny non pareva intenzionata a rinunciare alla carriera che si era faticosamente guadagnata ed Harry non le chiedeva di farlo. Perchè poi? Se non avesse giocato, cosa avrebbe fatto Ginny? La casalinga disperata? No, non faceva decisamente per lei stare a casa a pulire e cucinare tutto il giorno.

Sarebbe impazzita. Chiunque sarebbe impazzito. Ne avrebbe risentito anche il loro rapporto, se lei avesse rinunciato a tutto per stare a casa.

Comunque, e di quello ne avevano parlato un sacco di volte, la carriera dello sportivo era breve, brevissima. Ginny aveva ventidue anni, poteva giocare ad alti livelli per, al massimo, un'altra decina d'anni, dopodichè sarebbe stata messa da parte dalla sua stessa squadra, se non avesse scelto lei stessa di reinventarsi una professione, pur all'interno del mondo del Quidditch.

Aveva senso, quindi, che lei rinunciasse a giocare a Quidditch per poter passare più tempo a casa?

No, non aveva alcun senso. Si amavano e, nonostante le difficoltà, una soluzione l'avevano trovata.

Erano ancora così giovani! E avevano ancora così tanto tempo davanti, non aveva alcun senso affrettare le cose.

Harry si buttò sul divano, meditabondo.

Quello che era successo in ufficio, l'arrivo della madre di Minus, le espressioni scure sui volti di suo padre e di Sirius... era strano che il passato, quel passato, tornasse ad avvolgerli ancora vent'anni dopo.

Era strano che tutto continuasse a portare là, dove tutto era cambiato.

Non erano affari suoi, non doveva entrarcene. Sirius era stato chiaro e suo padre altrettanto.

Era una questione che doveva toccare lui, Beth e Dan solo di riflesso. Non dovevano avere nulla da temere e nulla di cui preoccuparsi. Non spettava a loro indagare sul passato, non spettava a loro cercare di risolverlo, non spettava a loro vivere in quel passato.

Harry aveva ribadito che, qualsiasi cosa avesse potuto fare l'avrebbe fatta. Aveva forse più diritto lui ad indagare sui quei fatti che non un qualsiasi altro Auror del Dipartimento. Suo padre l'aveva ringraziato e gli aveva detto che gli avrebbe fatto sapere, era suo diritto sapere, ma che, per il momento, se ne sarebbero occupati lui e Sirius.

Non sapeva quale decisione avesse preso suo padre, non sapeva cosa sarebbe successo, cosa avrebbero scoperto... semplicemente, Harry, era arrivato ad una conclusione amara.

Ehi, buonasera! Tutto bene?” Ginny era scesa dalle scale, voleva subito parlare con Harry di una cosa importantissima. Una cosa che l'aveva portata a sperimentare tutte le emozioni possibili in un pomeriggio, passando dall'euforia alla disperazione.

Poi però aveva visto l'espressione assente di Harry e si era insospettita, decidendo di rimandare qualsiasi sua notizia.

E' stata una giornata strana, in ufficio.” rispose.

Vuoi parlarne?” gli chiese, sedendosi al suo fianco su quell'enorme di divano che Fred e George avevano insisto per regalare agli sposini.

Harry annuì. Non poteva tenerle nascosto nulla, non per sempre, almeno. Erano una famiglia.

Così raccontò. Raccontò tutto dal principio. Raccontò della guerra, raccontò di come fossero emerse nuove prove sulla strage di Quethiock, raccontò di come Minus apparisse coinvolto e di come sua madre sostenesse la sua innocenza, chiedendo a James e Sirius di indagare, di provarla.

E' strano, Ginny. Sono anch'io impantanato nel passato, tanto quanto lo sono loro, eppure è un passato che non mi appartiene, che non sento mio, che non può essere mio. Eppure sono lì, bloccato a quel 31 Ottobre 1981 così come lo sono loro. Quel che è peggio, è che ho realizzato di essere sempre stato bloccato a quel 31 Ottobre. Per tutti questi anni la mia famiglia, la famiglia di Sirius, Remus... tutti quanti siamo rimasti ancora lì, ancora a quel 31 Ottobre. Ho la sensazione che, se non si va a fondo di questa vicenda, resteremo lì per sempre. Ma come dare torto a mio padre e a Sirius se vogliono semplicemente dimenticare, lasciarlo lì a marcire? Ci ha venduti a Voldemort. Ha venduto il suo migliore amico e la sua famiglia a Voldemort, a sangue freddo!” esclamò Harry

Harry...” provò ad intervenire Ginny.

No, aspetta, lasciami finire... quel che vorrei dire è che il punto della questione è che questa storia mi riguarda e non mi riguarda, capisci? E' un passato più loro che mio. E io non so che posizione prendere o cosa fare. Voglio uscirne, voglio uscire da questi ricordi che non sono miei, ma che allo stesso tempo lo sono.” terminò Harry in un sospiro, con una mano a giocare con gli occhiali.

Harry... io, per quel che può valere, credo che sia ovvia la tua confusione. Questa storia riguarda il passato della tua famiglia, il tuo passato, ma soprattutto riguarda l'amicizia tra i tuoi genitori, tra Sirius, Remus e Peter Minus. Riguarda te, ma solo di riflesso. E non devi sentirti egoista perchè non ti senti coinvolto fino in fondo. Credo che sia giusto così, in un certo senso. Vedi, la guerra è finita da così tanto ormai che, sebbene più o meno tutti quanti abbiano perso qualcuno, se non lo si è conosciuto lo si pensa in modo distaccato. Io perso i miei zii, i fratelli di mia madre, Gideon e Fabian, lo sai... e vedi, mia madre soffre ancora, soffre tantissimo ancora adesso ed è giusto che sia così, in un certo senso, però io non li ho mai conosciuti. Ne ho solo sentito parlare dai racconti dei miei genitori o da Charlie e Bill, che li hanno conosciuti abbastanza per potersene ricordare. Percy era troppo piccolo e io, Fred, George e Ron siamo nati dopo.

Per anni mi sono sentita in un certo senso in colpa per non averli conosciuti o per non avere loro ricordi o, soprattutto, per non soffrire come vedevo soffrire mia madre. Poi ho parlato con Charlie che mi ha detto che non devo farmene una colpa, non è colpa mia. Non devo vivere nel passato, in un passato che è sì mio, ma che non mi riguarda fino in fondo. Non li devo dimenticare, ma non devo nemmeno farmi condizionare la vita da questo presunto dolore mai provato. Capisci che intendo dire? E' giusto che tu abbia in memoria la storia dei tuoi genitori, ma quella notte del 31 Ottobre riguarda sì te, la tua famiglia e la Profezia che era stata fatta, ma questo è passato. E' passato, capisci Harry? E' passato e questo sì è un passato che ti riguarda. Ti riguarda il fatto che i tuoi genitori, che Sirius e Remus avessero come unico scopo quello di proteggere te. Quello che è successo con Peter Minus riguarda anche te, ma riguarda soprattutto loro. E non devi sentirti in colpa perchè non partecipi completamente a questo loro momento di smarrimento. Capisci cosa intendo dire?” Ginny aveva parlato per un paio di minuti abbondanti e Harry aveva notato che spesso il suo sguardo presente si faceva assente.

Credo che tu abbia ragione. Non fa una grinza quello che dici. E in effetti è così che mi sento. Spero di riuscire a recuperare un equilibrio e a rispettare qualsiasi decisione mio padre scelga di prendere.” disse Harry, chiedendosi, ancora una volta, dove avrebbe portato James e Sirius quella brutta storia.

Nessuno ti chiede di accettare tutto e subito. Ci si arriva col tempo.” osservò Ginny, in un sorriso comprensivo.

Grazie.”

Sono tua moglie e sono qui per questo.” rispose, prendendogli le mani.

Harry la strinse e le posò un bacio tra i capelli rossi.

C'è una cosa che vorrei dirti, Harry James Potter.” annunciò Ginny dopo un po'. Fremeva al pensiero di dirglielo.

Harry la guardò, aggrottando le sopracciglia.

Sono incinta.” confessò Ginny, senza mezzi giri di parole. Ma con un sorriso che andava da una guancia all'altra.

Aveva sempre pensato che Harry sarebbe stato il primo a saperlo. Si era sempre immaginata così la scena e, invece, come spesso capita nella vita. Era andata diversamente.

Luna si era presentata a casa sua nel pomeriggio e Ginny, che stava sperimentando emozioni troppo diverse per non essere comunicate, dovette dirglielo.

Era contenta che a saperlo fosse stata Luna, in verità. Lei non aveva fatto commenti, non si era lasciata prendere dall'ansia. L'aveva solo abbracciata e aveva sorriso.

Hermione, al posto suo, avrebbe iniziato a fare programmi, a cercare informazioni nei suoi libri, a cercare di controllare la situazione e Ginny era contenta che a saperlo per prima fosse Luna, lei che non aveva detto niente, ma aveva dato una splendida dimostrazione d'amicizia.

Harry non disse niente.

Sono incinta Harry, hai capito?” ripetè Ginny, venendo presa dallo sconforto. Non avevano mai parlato di bambini. Erano così giovani!

E' la notizia migliore che potessi darmi.” sussurrò appena Harry, guardandola estasiato.

Cambieranno tante cose d'ora in avanti.” osservò Ginny.

Le affronteremo come abbiamo sempre fatto.” disse sicuro Harry.

E' così che si fa dopotutto, no? Passato, presente e futuro.” disse Ginny, accarezzandosi la pancia ancora piatta.

Harry posò la destra su quella della moglie e sorrise.

Passato. Il 31 Ottobre era passato. Presente, lui e Ginny. Futuro, quel bambino che doveva ancora nascere.

Perchè in fondo, andava bene così.




GODRIC'S HOLLOW



Lily si svegliò di colpo dopo un sogno piuttosto strano ed agitato. Aprì di scatto gli occhi e toccò le lenzuola, il cuscino, il materasso, come per assicurarsi di essere a casa, nel suo letto.

Si passò una mano tra i capelli, come a volersi scrollare via di dosso quella sensazione orribile, e si ributtò sul cuscino, accorgendosi, mentre si accovacciava verso destra, di non avere il corpo di James al suo fianco.

James?” mugugnò al nulla, tastando il materasso vuoto. Controllò l'ora sulla sua sveglia: le 02.45.

Riguardò ancora una volta il materasso vuoto del letto disfatto. James si era alzato.

Scalza uscì dal letto e scese le scale, sbirciando dallo stipite del salotto il marito che teneva lo sguardo fisso sulla parete di fronte.

Che cosa c'è, James?” gli chiese a bassa voce. Lui alzò appena la testa, apparendole insicuro come noi mai.

Lily prese cautamente posto al suo fianco, intrecciando le sue mani in quelle del marito.

Io ti appoggio, James. Devi andare fino in fondo. Non importa quello che scoprirai.”

James annuì.

Lo so. E' che una parte di me non sopporta tutto questo, Lily. Non sopporto di dover scagionare una persona che ha cercato di uccidere me e la mia famiglia. Credo, credo francamente che sia troppo.” soffiò James, allibito.

E se non lo facessi? Se scegliessi di lasciare tutto com'è e condannare a morte un innocente?” incalzò Lily.

Peter Minus non è innocente.” osservò James.

Lo so. Non lo è. Ma in questo caso potrebbe esserlo. Nessuno ti critica per quello che pensi, James. E' normale. Ci ha consegnato a Voldemort a sangue freddo! Ci fidavamo di lui! Ma... pensa a quello che hai costruito in questi anni, alla nostra famiglia, ai nostri figli... il loro padre deve essere corretto.” Lily cercava di farlo riflettere, di esporle il suo punto di vista, ben consapevole che solo James potesse scegliere.

Ho avuto paura, Lily. Ho avuto paura, paura di perdervi paura di non essere in grado di proteggervi ... Mi fidavo di lui. Non so se ci riuscirò. Ho rischiato troppo.” sussurrò James, prendendosi la testa tra le mani.

Lily, vedendolo rannicchiarsi a quel modo, rivisse le notti di vent'anni prima quando, svegliandosi di colpo senza avere James al suo fianco, lo trovava solo e disperato sul pianerottolo o sul divano.

Stava lì, a guardarlo, senza avere il coraggio di fare alcunchè, senza abbracciarlo, senza dirgli che sarebbe andato tutto bene, che ne sarebbero usciti. No, Lily ritornava in camera e piangeva, silenziosamente, sino a quando James non tornava al suo posto.

Adesso, però, non era più spaventata. Con gentilezza, scostò le mani di James dal suo viso, liberandoglielo.

James, lo so. Lo so che hai avuto paura. Lo so che spesso venivi qui la notte per startene da solo, per gettare quella maschera di sicurezza che indossavi per proteggere me. Lo so. Scegli tu. Devi scegliere tu cosa fare, io ti sosterrò in ogni caso perchè so che prenderai la decisione giusta.

Sei troppo Giusto ed Onesto per poter scegliere qualsiasi altra strada. Non chiedermi come lo so, lo so e basta.” la voce le tremava, ma era le sue intenzioni erano decise come non mai.

Sapeva, sapeva che James avrebbe preso la decisione migliore.

Sapeva, sentiva sin da quando il marito ne aveva parlato che, nonostante tutti i suoi tentennamenti, dentro di sé, James aveva già deciso. Sapeva che sarebbe andato fino in fondo.

James alzò la testa e confuse il suo sguardo in quello smeraldino della moglie con un certezza: Lily aveva sempre saputo.














Scusatemi per il ritardo più abnorme del solito, ma è stato davvero un mese impegnativo.

Forse questo capitolo vi appare confusionario, ma del resto, capitano sempre tante cose diverse tutte insieme nella vita, non credete?

Spero di risentirvi presto.

Alohomora: come sai ognuno dei nuovi personaggi che ho creato sta prendendo la sua strada e il suo spazio ed a volte fermarli è davvero difficile! Bisognerebbe scrivere pagine e pagine su di loro!

Su James... come vedi qui è un uomo tormentato, ma mi piace pensare che lui e Lily non abbiano mai voluto crescere i loro figli in un clima d'odio o intolleranza. Mi piace pensare che, nonostante quello che è successo, abbiano spronato i figli a cercare sempre il bene nelle persone.

Padfoot_07: sì, James vorrebbe la Gisutizia sopra ogni cosa, anche se spesso, è difficile far combaciare i nostri personali sentimenti con la Giustizia. Come vedi, sono successe tante cose, in questo capitolo!

Deviljina: il muro delle incertezze di Dan sta crollando perchè avere a che fare con Jacob lo mette con le spalle al muro. Jacob è diverso da lui. E' molto più maturo di quanto non fosse lui a dodici anni e, in un certo senso, tutto questo lo imbarazza. E' come se si sentisse in dovere di giustificarsi davanti a Jacob, capisci? Che sia quello che gli ci vuole per capire da che parte vuole andare? Forse...

ginny_: ho scelto di inserire Minus perchè credo che serva un “chiarimento” tra lui e i suoi vecchi amici. Chiariranno ben poco, forse, ma in questa situazione Sirius, James e Remus sono costretti a a fare i conti col passato e, forse, a metterci per sempre una pietra sopra.

Potter92: tra Dan e Beth le cose si risolveranno tra un bel po'! Sia in quanto a capitoli, sia in quanto a tempi di stesura, che sono lunghissimi per me. Continua a seguire!

PrincessMarauders: Mary e Lucas scommetto che ci tedieranno ancora un po'. Io credo che Lucas le sia fondamentalmente affezionato anche se, diciamocelo, un po' gli fa comodo averla. Mary... non so se è realmente affezionata a Lucas o a quello che lui rappresenta, forse solo a quello che lui rappresenta. Per Dan e Beth ci vorrà ancora parecchio, entrambi hanno cose da sistemare!






  
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