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Autore: Evilcassy    17/11/2009    7 recensioni
Il 6° Torneo del Pugno d'Acciaio finisce con la morte dei Mishima e di Jin Kazama, e il crollo dell'impero della Mishima Zaibatsu e della G.Corp. Nina Williams è ora braccata da varie fazioni che cercano di ucciderla, ma inaspettatamente, il suo destino cambierà radicalmente. - EPILOGO E DOVUTI RINGRAZIAMENTI.
Genere: Romantico, Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nina Williams, Sergei Dragunov
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'The Chilling Saga'
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Two Pairs of Chilling Eyes

 

22: Epilogo

 

Click! La luce si accendeva, mentre la porta d’ingresso veniva chiusa.

Passi cadenzati e lenti percorrevano il pavimento.

Click! Un’altra luce. Altri pochi passi.

“Nina?”

Non ricevette risposta. I passi tornarono indietro.

Un piccolo tonfo attutito suggeriva che si era seduto sul divano. Il silenzio contemplativo, che aveva visto ciò che c’era rimasto sul tavolino.  E sarebbe saltato subito alle conclusioni.

Affrettate.

Silenziosa, era scivolata quindi fuori dalla porta della camera, comparendo sulla porta della sala.

Sergei era seduto sul divano, gli occhi di cristallo fissi sul cerchietto dorato che reggeva tra l’indice e il pollice come se lo stesse analizzando. Sembrò stupito dal trovarsela davanti, richiuse le dita sull’anello e schiuse appena le labbra.

“E’ il tuo saluto?” chiese in un sussurro. Nina Williams avanzò lentamente, quasi senza respirare. Si sedette sul tavolino, di fronte a lui, fissandolo negli occhi. Senza dire nulla, gli porse la mano sinistra, il palmo rivolto verso il basso e le dita appena aperte , e studiò la sua reazione. Sergei la fissò con vivo interesse, quasi cercasse di prevedere la sua prossima mossa.

La voce di Nina era bassa, ma ferma e decisa, quasi fosse un accenno di rimprovero: “Se mi vuoi davvero, quell’anello non me lo lasci di nascosto in una mano prima andartene, ma me lo infili al dito.”

L’uomo restò immobile per un istante. Poi, con una lentezza quasi esasperante,  prese la sua mano, e fece scivolare l’anello nel suo dito.

“Ehm, dovrebbe essere l’anulare, non il medio.” Lo corresse Nina, trattenendo un sorriso nel cogliere il lampo di imbarazzo sul suo volto.

Sergei ebbe uno scatto quasi scocciato, mentre gli toglieva il cerchio dal dito sbagliato e lo infilava in quello corretto, a fianco. “Ed ora?”

Nina sorrise appena. “Ed ora ti dico di si.”

 

8 anni dopo:

 

Tra gli spalti gremiti del palazzetto del ghiaccio, seduta a fianco dell’unico seggiolino vuoto, Nina Williams gettò l’ennesimo, nervoso sguardo all’orologio, che segnava le 16 e mezza. “Dovevano iniziare mezz’ora fa” borbottò, finendo l’ultimo pop corn rimasto scoprendo di avere ancora fame, appallottolando scocciata il sacchetto e gettandolo, centrandolo perfettamente, nel bidone dell’immondizia a qualche metro di distanza. Un bambino, seduto in mezzo ai suoi genitori, seguì la parabola perfetta del lancio, fischiando d’approvazione.

Nina mosse i piedi, impaziente, cercando una posizione più comoda. Quelle maledette tribune avevano gradoni troppo stretti, seggiolini troppo piccoli ed erano eccessivamente pieni di gente. Tutto quel rumore le dava il mal di testa. Si massaggiò la testa, conscia di essere proprio intrattabile in certe occasioni. Gettò di nuovo uno sguardo al posto vuoto al suo fianco, tentata dal togliere la borsetta con cui lo stava tenendo occupato, rendendolo libero per qualcuno. Se poi arriva realmente, beh, si arrangerà, tanto non ha problemi a restare in piedi per ore e ore. Così impara ad arrivare – se arriva- in ritardo.

Per impiegare il tempo, estrasse dalla custodia la nuova videocamera, trafficando con le impostazioni. Quella precedente era stata vittima di un curioso incidente in lavatrice, mistero tutt’ora irrisolto nonostante le sue accurate indagini e i suoi interrogatori mirati. Accorgendosi che le luci si stavano abbassando, Nina si accomodò meglio, trovando l’angolazione migliore dove puntare l’obbiettivo della videocamera.

Notò con la coda dell’occhio che qualcuno stava per sedersi a suo fianco, e lei si voltò pronta a ribadire, per l’ennesima volta, che quel posto era occupato. Rimase invece piacevolmente sorpresa: “Ah, sei arrivato, finalmente! Iniziavo a perdere le speranze!”

Sergei Dragunov storse la bocca infastidito, sedendosi e voltandosi verso di lei. “Felice anche io di vederti.” Salutò, slacciandosi il cappotto.

Nina roteò gli occhi, prima di chiedergli se avesse portato qualcosa da mangiare come da lei espressamente richiesto.

“Ho preso delle patatine all’entrata” rispose l’uomo, porgendogliele. Nina ne fu sollevata e aprì subito la confezione, iniziando a mangiucchiarle. “Come mai non hanno ancora iniziato?”

Uhn, Non lo so… avranno avuto qualche imprevisto. Che ne so, con quei costumini…

Sergei studiò la videocamera, annuendo soddisfatto dell’acquisto. Un gruppetto di persone, due adulti e tre bambini strillanti, avevano iniziato a urlare slogan da stadio e a far ondeggiare uno striscione.

Ulteriormente infastidito, domandò chi fossero.

 “La famiglia al gran completo di Lilja Romanova, la favorita.”

“Esiste una favorita nel campionato di pattinaggio dei ragazzini Under 6?”

Nina annuì. “Se tu fossi più spesso a casa, sapresti che è la diretta avversaria di Vika: Quella mocciosa ha un ottimo equilibrio, e lei… insomma, ogni tanto si ritrova con il sedere per terra. Cosa perfettamente normale per una bambina di della sua età.”

“Forse non si allena abbastanza…

“Per nostra figlia questo sport è un gioco, per ora, ha cinque anni! Non ha senso che passi le sue giornate intere ad allenarsi. E’ già brava così. E anche se perdesse la gara oggi, o sbagliasse qualcosa, non sarebbe una tragedia: deve imparare a gestire anche i fallimenti.”

“Parli come un libro aperto…” borbottò l’uomo.

Lei alzò le spalle. “Devo pur informarmi da qualche parte.” 

La famiglia Romanov aveva iniziato ad intonare cori e canzoncine, stoccata finale all’emicrania di Nina.

“Non ti ricordano qualcuno?

Uhn….No, Anna non si è vestita da Cheerleader per le gare di Jamie.” Sospirò: “Anche se le magliette che mi hanno costretto ad indossare erano proprio imbarazzanti.”

Silver Haired Surfer‘s Supporters? Bah, Mi sembra che Vika la adori.”

“Si, la famosa rivalità Williams pare non esista tra cugini…

Una delle allenatrici risalì gli spalti avvicinandosi alla madre di Lilja Romanova e dicendole qualcosa. La donna gettò a terra i pon pon arancioni, seguendola con lo sguardo attonito e ansioso.

Parecchi genitori annuirono soddisfatti all’interruzione del tifo chiassoso ed eccessivo.

 

I primi gruppi di piccoli pattinatori iniziarono ad entrare nella pista, tra gli applausi dei genitori e i flash delle loro fotocamere.

Dopo il saggio di gruppo dei più piccoli, una delle insegnanti presentò l’inizio della gara, e la prima partecipante.

Nina vide con la coda dell’occhio Sergei che iniziava a registrare.

“Guarda che Vika è la quinta ad entrare, è inutile riprendere anche gli altri.”

“Lo faccio perché così potrà guardare i programmi dei suoi avversari e studiarne le mosse.”

Nina roteò gli occhi al cielo, nuovamente. “Santo cielo, Sergei, sono bambine di cinque anni, è già tanto che riescano a stare in piedi e ad accennare ad un salto! Studiarne le mosse? Non deve andare alle olimpiadi, e nemmeno scatenare una guerra mondiale contro di loro!”

“Se esistono le favorite in questo campionato, allora può esistere anche lo spionaggio sportivo.”

La donna non poté far altro che scuotere la testa: tentare di far capire qualcosa a quello zuccone era una missione impossibile.

La piccola Lilja Romanova, nella sua tuta luccicante color arancio, era tornata dalla sua famiglia piangendo disperata e gettandosi tra le braccia del padre. Dietro di lei sua madre reggeva in mano gli scarponcini da pattinaggio, e non riusciva a capacitarsi di come avesse potuto la lama staccarsi di netto dalla suola.

Sergei Dragunov si voltò lentamente verso sua moglie, che gli rispose con lo sguardo più innocente che poteva dipingersi in faccia, indicandosi con una patatina come per dire “Io?”

…un tranquillo campionato di bambine di  cinque anni, eh?”

Lilja ne ha già sei, è la più grande, non dovrebbe gareggiare contro le più piccole, è ovvio che le altre partano in svantaggio.” Tornò alle sue patatine, non riuscendo a trattenere un sorrisetto soddisfatto. “Se in questo campionato può esistere lo spionaggio sportivo, può esistere anche il sabotaggio.”

“Spero che nessuno ti abbia vista.”

“Caro, per chi mi hai preso…?”

Tsk! Non sei più così agile con quel pancione per non parlare poi del passare inosservata…

“A parte che io non passo mai inosservata, pancione o meno.” Frugò nella borsetta, dal quale ne estrasse una busta bianca, che porse al marito. “E poi, ecco il responso della visita di ieri. Guarda un po’.”

Lentamente, l’uomo aprì il foglio e ne lesse brevemente il contenuto. Un angolo della bocca si piegò verso l’alto, soddisfatto, prima di ripiegare il pezzo di carta e di restituirglielo. “Ottimo lavoro Williams.”

Nina appallottolò la confezione vuota di patatine, lanciando anche quella nel bidone dell’immondizia, con un preciso canestro. “Lo chiamiamo Alexei, allora?”

“Si, decisamente Alexei.”

Il lampo di impazienza che gli aveva attraversato gli occhi, al pensiero di chiamare il figlio con il nome del suo amico defunto non passò inosservato alla donna. Era una cosa che aveva sempre temuto, e che le aveva fatto evitare in quei cinque anni, di cercare un altro figlio, finché il piccolo non aveva deciso di autoinvitarsi. “Se trascurerai Vika, sappi che ne pagherai le conseguenze.”

Questa volta toccò a Sergei a roteare gli occhi. “Come se si facesse mettere in secondo piano, con il caratterino che si ritrova.”

“Non le andrà giù il fatto di trovarsi un fratellino tra i piedi… Ma se fosse stata un’altra femmina… beh, ti conveniva battere la ritirata alla svelta.”

“Io non batto mai in ritirata. Combatto sino alla morte. A costo di scavare una trincea in salotto.”

“Ti devo rammentare quello che capitava tra me e mia sorella?”

“Non importa, tanto sarà un maschio, e i maschi danno meno noie

Nina trattenne un risolino. Nonostante tutti i suoi rimbrotti e le sue –finte – lamentele sull’avere a che fare con due femmine in casa, sapeva che Sergei non avrebbe scambiato sua figlia con nulla al mondo: complice anche una certa predisposizione della bambina a farsi rispettare anche dai bambini più grandi, dopo che ne aveva fatto volare un paio dall’altra parte dell’atrio della scuola materna.

Orgoglio di papà, preferiva il Sambo all’Aikido.

“C’è solo un problema” Sbuffò la donna. “La data del termine e quella del matrimonio di Steve e Julia coincidono”

“Beh, non credo che Steve si farà tanti problemi a spostare la data, se glielo chiedi.”

“Altrimenti ci andrò comunque, rischierò di partorire in Arizona, ma…

“… Mio figlio nascerà in Russia, non ci pensare nemmeno per un secondo a partorirlo negli Stati Uniti, chiaro?”

“Odio quando sei così inflessibile e permaloso…

 

Quando all’altoparlante annunciarono il turno di Viktorjia Dragunova, una bambina avvolta in uno scintillante completino color lavanda, i capelli corvini stretti in uno chignon e gli occhi azzurri concentrati sulla pista scivolò sul ghiaccio, sino a raggiungere il centro.

Nina applaudì, voltandosi verso Sergei per controllare che facesse lo stesso.

Ma lui era impegnato a filmare la bambina, l’ombra di un sorriso che gli stendeva le labbra livide e gli occhi fissi sul piccolo schermo della videocamera.

Nina non poté fare a meno di sorridere, mentre la sua bambina iniziava la sequenza di volteggi e piroette a ritmo di musica, sentendosi incredibilmente orgogliosa. Si appoggiò una mano sulla pancia, chiedendo mentalmente al suo cucciolo non ancora nato di fare il tifo per la sorella.

Aveva scelto di cambiare la sua vita, di deviare radicalmente il flusso della sua esistenza, arrendendosi di fronte al fatto di non essere un freddo pezzo di pietra, di non essere perfetta, e di avere bisogno di qualcuno. E il risultato era stato più che positivo: con una figlia che sognava di diventare una stella del pattinaggio, un bambino in arrivo per l’estate e un marito che, seppur spesso assente per gli impegni militari, faceva i salti mortali per stare con loro.

Si amavano. A modo loro, un modo quasi incomprensibile per il resto degli esseri umani, ma era quanto di più tangibile e reale ci fosse mai stato nella sua vita.

 

 Vika terminò la sua esibizione, applauditissima anche dagli altri genitori, con un elegante inchino e agitando la manina in direzione degli spalti.

Chissà se si era accorta che il suo papà c’era davvero, che era riuscito a tornare in tempo per la sua prima, importantissima gara.

 

Sentì la mano di Sergei che sfiorava la sua, e le loro dita che si incrociavano. La strinse.

“E’ stata davvero brava.” Lo sentì mormorare, mentre spegneva la videocamera e la riponeva nella custodia.

“Niente più spionaggio sportivo?”

“Con questi mocciosetti senza arte né parte, è inutile…

Nina Williams sorrise, guardandolo di sottecchi. Non vedeva l’ora di andare a recuperare Vika, di farle i complimenti e di portarla a cena per una pizza premio nel suo locale preferito.

L’idea della pizza sembrò stuzzicare anche l’inquilino della sua pancia, che sembrò approvare scalciando. Senza dire nulla, fece scivolare la mano di Sergei, ancora allacciata alla sua, sul suo ventre. Rivide di nuovo l’angolo delle se labbra piegarsi. “Ottimo, si sta già allenando…

 

 

 

Last, but not least!!

Eccoci all’ultimo (?) capitolo di questa storia!

Si, lo so, è OOC, è impossibile e quasi sdolcinato, e che rovina la storia. Si, lo so, lo so, lo so. il mio sadismo imbizzarrisce e mi tiene il muso.

Tant’è che, stando all’idea iniziale, doveva essere mooooolto diverso (MissTrent lo sa).

Questa FF è stata quella che, finora, mi ha soddisfatto di più nel pensarla e nello scriverla.

Prima di tutto è stata la più lunga, con 22 Capitoli. Poi è stata la più commentata. (e l’Ego si impenna)

E quella che mi ha divertito e impegnato di più a scriverla. E anche quella che ha subito più cambiamenti. Inizialmente Jamie doveva essere una femmina (Lyanna… nome che univa il suono di quello dei genitori… e suscitava perplessità negli altri) Nina non veniva catturata da Lars (a cui va la Palma d’oro per l’OOC) ma rimaneva sotto le macerie dell’Hotel, e nel finale non restava con Sergei. (ma poi il sadismo si è voltato un attimo e… ZACK!)

Insomma, tutta un’altra storia.

Qua e la c’è qualche accenno a dei film, oltre a Godzilla/Cloverfield, nel terzo capitolo figura pure una citazione di Kill Bill.

Beh, in ogni caso, Grazie, Grazie, Grazie per aver recensito, per averla letta, apprezzata… insomma, grazie mille a tutti.

A Miss Trent e alle nostre divagazioni/pare mentali/discorsi, congetture.

A Angel Texas Ranger per non avermi strangolato dopo che ho fatto fare quella fine a Lars e Alisa (mi farò perdonare)

A SackBoy per la sua presenza fedele

A Krisalia, a cui rompo sempre le scatole su MSN.

A Nila, per la gioia con cui commenta.

A Yukino Lang, GothGirl e a Nefari, per aver commentato anche solo una volta.

Grazie mille!!!

PS: Nonna Alba vi saluta.

 

 

 

   
 
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