La figlia dei fiori.
«Si svegli signorina, oggi è un
giorno importante!» Una voce femminile mi risvegliò dal torpore da cui ero
dolcemente cullata, che non riconobbi al primo istante. Successivamente, aprendo
gli occhi, mi accorsi che quella a parlare era stata la mia balia, Nadia.
Nadia era una signora sulla
cinquantina, mi accudiva sin da quando ero piccola. I capelli rossi erano
striati da frequenti strisce argentate, raccolti in uno chignon, mentre gli
occhi grigi mi stavano osservando severamente. Vi starete chiedendo come mai
abbia una balia e…beh, io ero figlia dei regnanti di Angie Town, re Varhand e
regina Elys, e loro non avevano tempo di occuparsi di me.
«Salve Nadia...cosa devo fare oggi
di così importante da essere svegliata in questo modo?» Le chiesi con la voce
impastata dal sonno. Lei mi guardò come se stessi dando i numeri.
«Mi sta prendendo in giro,
signorina? Oggi deve incontrare il principe di una città lontana. Quel ragazzo
vorrebbe tanto diventare suo sposo e, a quanto mi sembra d’aver capito, è anche
molto bello e dolce. Ha solo un anno più di lei!» Mi ricordò Nadia con gli
occhi che le scintillavano. Insomma, avevo solo 15 anni e già parlavamo di
matrimonio? Mi venne un nodo allo stomaco, uno di quei nodi che sono capaci di
rovinarti la giornata. Quel principe poteva essere bello e gentile quanto
voleva, ma io non mi sposerò finché non sarò io a deciderlo! E’ mai possibile
che siano gli altri a decidere per me chi dovrò sposare? Nadia mi stava
lanciando occhiate seccate, rimproverandomi con lo sguardo.
«Se ai tempi che furono mi fosse
capitato di sposare un principe, avrei accettato subito!» Aggiunse, guardandomi
severa.
«Io non voglio sposarmi a quindici
anni! E comunque, i miei genitori mi hanno detto che se io non mi sento pronta
a sposarmi adesso, aspetteranno che io lo sia. Però vogliono che in ogni caso
io incontri questi aspiranti sposi.» Le dissi, sorridendo e facendo una
linguaccia.
Alzandomi e stiracchiandomi per
risvegliare i muscoli intorpiditi, mi diressi verso il guardaroba, seguita da
Nadia.
«Adesso vada a farsi un bel bagno
al latte, io provvederò a scegliere il suo abbigliamento.» Mi spinse verso il
bagno, per poi tornare in tutta fretta in camera e cominciare a frugare nei
miei cassetti.
«Okay, ma non scegliermi delle cose
troppo antiquate!» Le raccomandai io, per poi dedicarmi a me stessa e riempire
la vasca di latte con la magia. Mi tolsi la camicia da notte e mi ci immersi
dentro. Stavo per riaddormentarmi, quando una fatina mi rovesciò addosso un
secchio di acqua gelata. Mi girai a guardarla, sbuffando contrariata. Rideva,
estremamente divertita. Vedendo poi la mia espressione corrucciata, si avvicinò
con il suo visino dolce e mi sorrise dolcemente. Io ricambiai, era impossibile
tenere il broncio a una di quelle creature così piccole e tremendamente
carine...e in effetti mi aveva fatto un favore, a momenti mi stavo per
addormentare...chi l’avrebbe sentita Nadia..? Schioccai le dita e al posto del
latte comparve dell’acqua tiepida. Mi lavai i capelli con lo shampoo alle rose
di bosco e mi lavai con il bagnoschiuma al limone. Poi tremante, perché l’acqua
ormai era diventata fredda, uscii dalla vasca e mi avvolsi in un asciugamano
bianco, candido. Mi pettinai i capelli e li asciugai. Poi tornai nella mia stanza,
era deserta. Mi avvicinai al letto e sopra vi trovai i vestiti che mi aveva
preparato Nadia. Sorrisi. Cosa avrei fatto senza di lei? Gli abiti che aveva
scelto erano una mini di jeans e un top blu, con degli scalda muscoli,
anch’essi del medesimo colore, e delle scarpe da ginnastica azzurre.
Ormai il principe doveva essere
arrivato. Non volevo incontrarlo. “Sarà
il solito figlio di papà tirato a lucido con la puzza sotto al naso”
pensai. Raggiunsi la sala del trono di malavoglia, per poi affiancare i miei
genitori, guardandoli imbronciata. Dell’ospite non c’era traccia.
«Salve madre. Salve padre.» Li
salutai. Loro mi guardarono divertiti, sorridendo.
«Salve figlia mia. Dormito bene?»
Mi chiese mia madre Elys, che stava sprizzando felicità da tutti i pori.
«Benissimo, almeno fino a quando
Nadia non mi ha svegliata, ricordandomi i miei impegni di oggi!» Le risposi a
tono. Lei mi sorrise e mi fece cenno di girarmi. Avevo l’ospite indesiderato
dietro di me, accompagnato da quello che doveva essere il padre. A dire la
verità il principe non era come me lo aspettavo. Aveva dei capelli biondi
scompigliati e portava dei jeans e una T-shirt.
«Piacere di fare la vostra
conoscenza regina Elys e re Varhand.» Disse lui. Ed io? Poteva almeno salutarmi
visto che si era presentato come candidato alle nozze con la sottoscritta!
«Piacere Nicholas.» Dissero
sorridenti i miei genitori. Il “fantomatico” ragazzo rispose con un cordiale
cenno del capo.
«Vostra
figlia?» Chiese compostamente ai miei. Feci un colpo di tosse
e lo guardai seccata. Lui posò il suo sguardo su di me, guardandomi sorpreso.
Evidentemente pensava che io fossi una con la puzza sotto il naso, come del
resto capitava la maggior parte delle volte che qualcuno doveva incontrarmi e
non mi aveva mai vista prima.
«Bene.
Voi due avrete tutto il tempo di conoscevi meglio questa sera al vostro
appuntamento...» Disse mio padre sorridendo complice all’alto re. Io
lo guardai con gli occhi che sembravano dei punti di domanda arrabbiati. Oh,
molto arrabbiati. Invece “Nicholas” mi guardava imbambolato. Era tutta una
serie di sguardi di ogni genere.
«Di grazia potreste spiegarmi di quale
appuntamento state parlando? Non erano questi i piani!» Sbottai infastidita verso mio padre, guardando con la
coda dell’occhio il principe. Non la piantava di fissarmi con una strana luce
negli occhi.
«Io e re Ray abbiamo deciso di farvi uscire
stasera insieme in uno di quei locali terreni...non ti dispiace, vero?» Mi domandò cordiale, guardandomi però seriamente. Non
voleva che io gli facessi fare una figuraccia evidentemente. Ai miei genitori
non importava niente di me, soltanto quando c’erano ospiti importanti al
palazzo mi trattava come se fossi un fiore. E pretendeva che io sorridessi a
tutti, dimostrandomi gentile e parlando sempre bene di lui e del regno.
«Ovviamente...» Dissi io tra i denti, facendo spuntare sulle mie
labbra un sorriso tirato. A lui scomparvero subito le rughe di avvertimento dal
viso e tornò subito a sorridere a re Ray.
«Bene, ora Raf sarà felice di far fare un
giro a Nicholas per il regno. Dovete tornare per le sei, perché dopo dovete
prepararvi per stasera...» Disse guardandomi. Nel suo sguardo si poteva
benissimo notare una nota d’avvertimento nella voce. Se non ubbidivo ai suoi ordini,
mi avrebbe punita.
«Bene Nicholas, dove ti piacerebbe andare?» Chiesi brusca, rivolgendomi alla persona con cui avrei
passato l’intera giornata e guardando con la coda dell’occhio i miei genitori
che mi sorridevano.
«Dai giardini se non ti dispiace...» Disse meravigliato, guardando con curiosità
all’esterno della grande finestra presente nella sala. Strano. Ogni ragazzo che
si era presentato come mio “candidato sposo” aveva chiesto sempre di visitare
le mie stanze e, ovviamente, ogni volta rispondevo di tornarsene al regale
paese dal quale era venuto.
«Certo...» Annuii con un po’ più di gentilezza. Mi porse il suo
braccio sorridendo ed io, lentamente, lo afferrai, dirigendolo al fuori dalla
porta sala del trono. Ci avviammo verso una fontana e ci sedemmo su una
panchina.
«Se vuoi non ti obbligherò a passare il pomeriggio con me...» Mi
disse osservandomi pensieroso. Io sgranai i miei occhi azzurri. Decisi comunque
di dirgli la verità. Non capivo perché, ma mi fidavo di quel ragazzo.
«Non dipende da me. Se io non
passerò il pomeriggio con te, mio padre mi metterà in punizione. Bella
proporzione, eh?» Gli dissi in un sussurro, attenta a non farmi sentire da
nessuno.
«Beh, insomma...comunque io sono
Nicholas Findest, e tu Raf...giusto?» Mi chiese, cercando di iniziare una
conversazione.
«Raf, giusto.» Gli risposi io. Non
avevo voglia di parlare.
«Beh, come mai non ti vuoi sposare?»
Mi chiese curioso. Immaginavo che una principessa che non si volesse sposare,
fosse come un alieno sul mio mondo. Io lo guardai infastidita, ma lui non ci
fece caso.
«Non mi voglio sposare perché sono
troppo giovane e perché sinceramente non me ne può fregar di meno di dover
regnare, di avere un marito e di avere obblighi!» Gli risposi io, cercando di
mantenere la calma.
«Ah capisco...sei proprio come me,
per fortuna. Mio padre mi ha costretto a venire qui. Oltretutto, io sono già innamorato...» Mi disse pensieroso
lui. Io gli sorrisi.
«Quindi solo amici?» Gli chiesi,
tendendogli la mano. Mi guardò per un attimo confuso, per poi sorridermi a sua
volta.
«Solo amici! E adesso sarai un po’
più socievole con me?» Mi diede conferma Nicholas, stringendomi la mano. Io
annuii soddisfatta.
«Dimmi qualcosa di te...» Gli
dissi, osservandolo curiosa. Eravamo amici, no? Bene, volevo sapere qualcosa di
più sul suo conto!
«Beh, non è che ci sia molto da
dire...i miei mi considerano soltanto quando degli ospiti giungono al mio
palazzo. Sono cresciuto con il mio maggiordomo, una persona fantastica!» Mi disse,
scuotendo il capo sorridendo ironicamente. Io lo guardai stupita.
«E’ la stessa identica cosa per me.»
Gli confidai. Per tutto il pomeriggio parlammo e parlammo, fino a quando non
giunsero le sei. Era ora di rientrare. Arrivati nella sala del trono i miei
genitori e Ray ci guardarono ansiosi.
«Papà, mamma, io e Nicholas abbiamo
deciso di essere solo amici.» Annunciai io rivolta ai miei.
«Già, è così, lo sai come la penso
papà!» Disse lui sorridendo.
«Però non credevo che vostra figlia
fosse così simpatica.» Aggiunse poi. I tre regnanti si guardarono esterrefatti.
«Quindi stasera non uscirete più?»
Ci chiese mio padre deluso.
«Certo che usciremo, ho detto che
siamo amici, no?» Risposi. Evidentemente stava già pensando a chi presentarmi.
Mi guardò stupito e poi mi sorrise. Un sorriso sincero, il suo primo sorriso
sincero.
«Bene, allora credo che adesso
possiate riposarvi un po’, fino alle sette. Poi ci penseranno le vostre mascotte
a tirarvi per bene a lucido!» Ci congedò mia madre Elys. Io in effetti ero
stanca, allora salutai tutti e mi diressi verso la mia camera da letto.
Sdraiandomi sul letto, mi misi a pensare alla giornata trascorsa. Non era stata
così terribile come avevo pensato, anzi, a dire la verità era stata molto
divertente. Finalmente avevo scoperto un amico sincero, un amico che non mi si
dimostri tale solo perché sono l’unica erede del re di Angie Town, quindi la
futura regina. Lui, che era un principe come me, non poteva essere sicuramente
interessato al trono o ai soldi. Pian piano i pensieri che martellavano la mia
testa si dissolsero, facendomi addormentare e finire nelle braccia di un Morfeo
estremamente affascinante e dai capelli neri.
Sentii all’improvviso una piccola
mano scrollarmi le spalle. Indolenzita ma estremamente riposata, aprii gli
occhi. Era la fatina che questa mattina mi aveva versato addosso il secchio di
acqua ghiacciata. Le sorrisi.
«Ciao piccolina, come mai qui?» Le
chiesi dolcemente.
«Ahaha...mi hanno detto che dovevo
svegliarti, stasera devi andare ad un appuntamento con Nicholas!» Mi rispose,
ridacchiando. Aveva la solita espressione divertita di qualche ora prima. Io
sgranai gli occhi. Che ore erano? La fatina, intuendo la mia domanda mi
rispose:
«Sono le sette meno cinque! Ahaha!»
Mi alzai come una molla, rischiando di perdere l’equilibrio.
«Come ti chiami piccolina?» Le chiesi dolcemente, curiosa di sapere il nome
della mia salvatrice.
«Stella!» Rispose, facendomi una
linguaccia. Io schioccai le dita e un vestitino giallo delicato prese il posto
di quello che Stella indossava sempre. Poi feci comparire una rosa gialla sui
suoi capelli e una borsetta con delle scarpette a tono. Lei mi guadò confusa,
non capendo il mio gesto.
«Beh, ti dovevo un favore!» Dissi,
sorridendole. Mi guardò con felicità e mi diede un bacino sulla guancia.
Dopodiché volai fuori dalla porta, salutandola con una mano. Arrivai nella sala
del trono di corsa, erano ormai le sette e dieci.
«Scusate il ritardo, ma mi sono addormentata!» Mi scusai, raggiungendo
Nicholas.
«Bene, adesso andiamo?» Mi chiese
lui, divertito. Io annuii, salutando i miei genitori. Scendemmo sulla terra e
ci trasformammo in Terreni. Lui indossava dei Jeans neri e una camicia bianca,
e io indossavo un vestito lungo fino a mezza coscia bianco, un copri spalle
azzurro e degli stivali lunghi fino al ginocchio neri, come la borsetta a
tracolla. Nicholas mi prese a braccetto e mi indicò un ristorante poco distante
da noi. Io lo guardai incuriosita. Come faceva a sapere che il ristorante era
li?
«Mi hanno spiegato prima dove era
il ristorante. I soldi per pagare dovresti averli tu nella borsa.» Mi spiegò
lui. Entrammo nel locale, molto carino a dire la verità. Ci sedemmo ad un
tavolo ed ordinammo. Io presi un’insalata di polpo e lui una pizza coi funghi.
Finito di mangiare chiacchierammo per un po’. Nicholas era davvero divertente.
«Ehi, che ne dici se andiamo a fare
un giro? Sono le nove ed il coprifuoco è alle dieci! Non mi capita mai di
uscire!» Propose Nicholas, guardandomi speranzoso. Io accettai con esultanza.
Pagammo ed uscimmo dal ristorante. Guardammo un po’ di vetrine, ma dato che non
sopportavo lo shopping, come lui, ci sedemmo su una panchina un po’ isolata in
riva al mare. Mi strinsi a lui, stavo veramente bene. Non mi era mai successo
di riuscire ad avere un rapporto così magico con qualcuno ed era stupido dirlo,
ma sentivo che Nicholas ed io saremmo stati insieme per sempre. Non come
fidanzati, ma come amici, come compagni di avventure. Avremmo viaggiato
insieme, esplorato il mondo dei Terreni, condiviso esperienze indimenticabili.
Era una sensazione che avevo e di solito non mi sbagliavo mai su queste cose.
Nicholas ricambiò la stretta, poggiando la testa sulla mia.
Rimanemmo così per decine di
minuti, fino a quando vedemmo dei tizi molto affascinanti avvicinarsi a noi.
Avevo già visto quelle facce, ma dove? I lineamenti ricordavano quelli dei
Devil. Senza che potessimo allontanarci, uno di loro colpì Nicholas alle
tempie, che svenne, accasciandosi al suolo. Poi quei tizi si avvicinarono a me
e mi legarono. Io scalciai e mi dimenai, cercai di urlare, ma mi tapparono la
bocca. Uno di loro, molto “robusto”, mi prese in braccio e mi portò dentro ad
un camion. Dentro c’era un ragazzo bellissimo, con gli occhi ambrati e i
capelli neri, quasi blu. La cosa più strana, però, era una stella rossa
disegnata intorno all’occhio sinistro.
«Sulfus, adesso pensaci tu, io sto
al volante.» Sbottò il ragazzo che mi teneva immobile. Questo “Sulfus” lo guardò
divertito e poi guardò me, leccandosi le labbra. Un brivido mi attraversò la
schiena.
«Tranquillo Gas, qui me ne occupo
io...» Disse a quell’individuo chiamato Gas, mentre mi depositava a terra.
«Calmo Sulfus, il re ha detto
che...» Lo ammonì un ragazzo uguale a Sulfus, ma coi capelli biondi.
«Calma Caleb, lo so quello che ha
detto nostro padre!» Replicò il giovane coi capelli neri, chiudendo la
portiera, aspettando che Gas andasse a sedersi al volante. Provai a
trasformarmi in Sempiterna, ma non ci riuscii. Ero spaventata a morte!
«Dolcezza, qui non puoi
trasformarti in Sempiterna, non siamo mica così stupidi sai?» Mi disse Caleb, guardandomi lascivamente. Chi erano quei tipi?
Cosa diamine volevano da me? Non ci capisco più nulla...sono così confusa! Sulfus mi si avvicinò e mi tolse la benda
dalla bocca. Nel farlo, mi sfiorò la vita ed io ebbi un brivido che mi
attraversò tutta la schiena. Lui ghignò.
«Chi cavolo siete?! Perché mi avete
rapita?!» Domandai, pensando a quanto sarebbe stato bello strozzarli. Ora che
potevo parlare ed esprimermi, loro mi avrebbero dovuto dare delle risposte! Ero
la principessa di Angie Town per qualcosa, no? Pretendevo spiegazioni,
all’istante.
«Oh, che agguerrito l’angioletto!»
Soffiò Caleb, rivolgendosi all’altro ragazzo.
«Già, pensavo che avesse un
caratterino un po’ più collaborativo!» Commentò a sua volta Sulfus. Io li guardai
arrabbiata, per lo più terrorizzata.
«Tranquilla bellezza, tutto ti sarà
spiegato a tempo debito!» Mi rispose il ragazzo biondo, osservandomi.
«Non intendiamo alzare un dito su di te...per
ora...» Annunciò l’altro scambiandosi una sguardo d’intesa con l’altro ragazzo.
Poi mi si avvicinarono e Sulfus mi attirò a se è cominciò a baciarmi la parte
sinistra del collo. Caleb invece la parte destra.
«Lasciatemi...lasciatemi!» Dissi io,
cercando di staccarmi dai due ragazzi. Loro si allontanarono da me e mi
guardarono con gli occhi pieni di desiderio. Poi distolsero lo sguardo,
dedicandosi ad altro. Caleb si mise a leggere e Sulfus a smanettare col
telefonino.
«Tranquilla angelo mio, puoi anche
dormire, io e mio fratello non ti faremo niente...» Mi disse il ragazzo moro,
guardandomi sbadigliare. Io non gli risposi e inconsciamente scivolai in un sonno
senza sogni. Non proprio senza sogni. Le immagini di quei due che mi baciavano
il collo purtroppo non mi abbandonava...
Ho maldestramente
corretto questo capitolo oggi, il 30 agosto 2012. Mi sento uno schifo per aver
lasciato incompleta questa storia...voglio iniziarne altre tremila su Star
Trek, ma ho deciso che prima di cimentarmi in altro, devo finire tutte le mie
fanfiction...quindi correggerò questi capitoli e poi la continuerò, fino a
quando non sarà arrivata alla fine.
Detto questo, spero
che vi piaccia...ci tengo molto <3
Elanor. :*