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Autore: _KyRa_    01/01/2010    10 recensioni
Era passato un anno. Esatto, già un anno era trascorso dal giorno in cui avevo conosciuto i Tokio Hotel. E quasi un anno era passato dalla mia relazione con Tom che, magicamente, eravamo riusciti a mantenere solida. Certo i problemi non mancavano, ma qual'era quella coppia che non ne aveva?
[Sequel di "Looking for happiness"]
Genere: Erotico, Generale, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Tom Kaulitz
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie '~ Beats Of My Heart ~'
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Capitolo 19

Capitolo 19


La fresca brezza mattutina mi accarezzava dolcemente le gote.

Il panorama parigino era spettacolare.

Di lì a pochi minuti saremmo dovuti tornare a Berlino.

Parigi mi sarebbe davvero mancata.

Improvvisamente potei godere di un profumo buonissimo, proveniente da dietro le mie spalle.

Sorrisi e mi voltai, rimanendo appoggiata alla ringhiera del terrazzino.

Tom mi guardava dolcemente, con un semplice asciugamano in vita, avvicinandosi a me.

Era appena uscito dalla doccia e il suo odore mi mandava fuori di testa.

Mi abbracciò ed io nascosi il viso nell'incavo del suo collo, respirando quella fragranza di vaniglia a pieni polmoni.

«Non hai freddo?» gli domandai premurosa.

Lui mi baciò il collo e rispose: «Sì» e si mise a ridere.

Io feci lo stesso scuotendo la testa e lo invitai a rientrare in camera.

Una volta richiusa la porta finestra, mi tirò da un laccio del mio accappatoio e mi fece sdraiare sul letto assieme a lui.

Mi accoccolai tra le sue braccia beandomi di quelle carezze così delicate, chiudendo gli occhi.

«Hey, piccolina, non ti addormentare che tra un po' dobbiamo ripartire» mi avvertì Tom, piuttosto divertito.

Io annuii borbottando qualcosa e sprofondando subito tra le braccia di Morfeo-Tom.


*


«Siamo a casa!» annunciò Tom, non appena varcammo la soglia.

Poggiò a terra il borsone e subito potemmo udire i passi “leggeri” di Bill che si precipitava giù per le scale.

Quando ci vide saltò in braccio a suo fratello.

«Meno male che sei tornato!» esclamò Bill.

Lo guardai meglio e spalancai gli occhi.

«Bill, ma che hai fatto ai capelli?» domandai sorpresa.

Lui si staccò da suo fratello e mi guardò con un sorriso a trentadue denti, sfoggiando la sua nuova cresta nera.

«Ti piace? Avevo voglia di cambiare un po', mi ero stufato dei dreadlocks» rispose soddisfatto.

Vidi Tom sorridere e scuotere la testa.

Proprio in quel momento scese Hellen per le scale ed io le corsi in contro abbracciandola.

«Sono davvero contenta per voi» fu la prima cosa che le sussurrai all'orecchio.

Lei ridacchiò intimidita e si staccò da me.

«Allora? Avete fatto buon viaggio?» ci domandò non appena furono arrivati anche Georg, Gustav, David ed Isy e ci fummo seduti sui divani.

«Sì, il viaggio in aereo è stato tranquillo» rispose Tom.

«Raccontateci tutto quello che avete fatto!» esclamò Bill entusiasta. Io e Tom ci guardammo ed automaticamente arrossimmo come due peperoni maturi. «Sì, vabbè, senza i particolari sconci» si affrettò ad aggiungere, notando le nostre espressioni.

«Siamo andati in giro per Parigi, abbiamo fatto un mucchio di foto, poi Tom mi ha comprato un bellissimo vestito e mi ha portata a cena in un ristorante» dissi emozionata al solo ricordo.

«Oooh, ma che romantico che sei diventato, Tomi» esclamò Georg, rapito.

Tom rise e gli lanciò addosso un cuscino.

«E' il regalo più bello che mi potesse fare» aggiunsi poi guardando sorridente il diretto interessato che abbassò lo sguardo imbarazzato ma contento.

Sapevo che davanti agli altri diventava sempre un po' più timido quando si faceva sapere delle cose dolci che faceva per me.

«Io tutte queste foto le voglio vedere e mettere in un album fotografico!» esclamò Hellen battendo velocemente le mani.

Si vedeva che Bill la stava contagiando.

«Le vedrai» ridacchiò Tom.

Proprio in quell'istante il campanello suonò.

Ci guardammo incuriositi e poi David si alzò andando ad aprire.

«E tu chi sei?» domandò l'uomo.

«Lee, signore».

Tutti quanti spalancammo gli occhi – io e Tom in particolare – e io mi alzai di scatto dal divano, seguita da lui.

«Che cazzo ci fai tu qui?!» urlai fuori di me, mentre Hellen si era affrettata a tenermi da dietro.

«Sono venuto a chiederti scusa» disse mortificato.

«Sparisci, prima che ti ammazzo con le mie mani!» urlò Tom con un tono decisamente più alto del mio, anche lui tenuto da David.

«Tom, stai calmo» lo ammonì il manager.

«Per colpa tua abbiamo perso un figlio, brutto stronzo!» continuò Tom, al quale si poteva già notare una vena pulsante sul collo.

«Hai ragione, ma non era previsto. Non l'ho fatto apposta» si difese Lee.

«Te l'avevo detto che ero incinta! Te lo avevo detto! E tu non ti sei fatto problemi a prendermi e sbattermi contro un albero, quindi non dire che non l'hai fatto apposta perchè ti potevi decisamente controllare! Basta, non ti voglio più vedere, esci dalla mia vita! Dalla nostra vita!» intervenni mentre le lacrime si stavano accumulando sui miei occhi.

Lee abbassò la testa ed annuì lentamente.

«D'accordo, uscirò dalla vostra vita. Ero venuto qui solo per dirvi che mi dispiace da morire per quello che ho fatto, non me lo perdonerò mai. Non volevo andasse a finire così. Chiedo scusa a tutti quanti. Addio» concluse voltandosi e sparendo dietro al cancello automatico.


*


La folla di ragazze urlava quasi istericamente.

Era da un po' che non sentivo di nuovo quella “dolcissima melodia”.

Sbuffai scuotendo la testa e tappandomi le orecchie, cercando di concentrarmi esclusivamente sul volto di Tom che, in un mondo tutto suo, suonava la sua chitarra elettrica, accompagnando la voce di Bill.

Erano tornati al lavoro ed io avevo ricominciato a seguirli in giro per il mondo.

Il mio lavoro, per forza di cose, l'avevo lasciato.

Come potevo andare avanti a farlo se saremmo dovuti stare sempre in viaggio?

Erano passati altri sei mesi ed io e Tom andavamo avanti sempre meglio.

Bill ed Hellen erano felici e spensierati e Georg ed Anna non erano da meno.

Finalmente la loro storia era diventata ufficiale ed Anna si faceva vedere senza problemi e soprattutto senza vergogna, ricordando l'ultimo episodio piuttosto imbarazzante.

Tre giorni dopo David ed Isy si sarebbero sposati ed eravamo tutti elettrizzati.

L'unico ancora single ma felice era Gustav.

Mi aveva sempre detto che da solo stava più che bene e che non sentiva il bisogno di cercare il grande amore.

Se era destino si sarebbe presentato a lui e lui lo avrebbe accolto a braccia aperte.

Mi piaceva la sua filosofia, ero d'accordo praticamente con tutto quello che diceva ogni volta.

Io, Hellen ed Anna, eravamo abbracciate, dietro alle quinte, dondolando da destra verso sinistra e viceversa, cantando orgogliose le canzoni dei nostri amori, mentre David teneva Isy abbracciata da dietro, accarezzandole di tanto in tanto il grosso pancione che le si era venuto a formare.

Presto sarebbe arrivato un piccolo Jost nella nostra famiglia.


*


«Sei emozionata?» domandai ad Isy, aiutandola ad allacciare dietro la schiena il suo bellissimo abito bianco.

«Sì, eppure non è la prima volta che mi sposo» rispose con le lacrime agli occhi ed un sorriso sereno sulle sue labbra. «Manca solo mia figlia...» sussurrò abbassando lo sguardo.

«Hey, se è destino che le cose devono arrivare, arrivano, tranquilla» la rassicurai alzandole il viso. «La rivedrai tua figlia» le sorrisi, riuscendo a metterla un po' più di buon umore. «E non piangere che ti cola tutto il trucco, devi arrivare bellissima da David!» ridacchiai, facendola sciogliere in una risatina.

Ci abbracciammo.

«Ti voglio bene, Isy».

«Anche io».


«Sta bene?» mi domandò Tom non appena mi andai a sistemare affianco a lui, nell'enorme chiesa gremita. Io annuii e lo baciai su una guancia. «Guarda David» ridacchiò poi. «Tra un po' sviene» aggiunse divertito, facendomi ridere leggermente.

«Dai non prenderlo in giro» sorrisi dandogli un colpetto sul braccio.

Non appena la marcia nuziale partì, tutti ci voltammo verso l'entrata della chiesa, dove trovammo un'Isy bellissima - ed incinta- , fare il suo ingresso emozionata.

Io e Tom ci stringemmo la mano emozionati ed il mio sguardo, automaticamente si spostò su David, che guardava la sua futura sposa con amore... tanto tanto amore.

Ad un tratto sentii Tom irrigidirsi.

Mi voltai verso di lui e seguii il suo sguardo, fino a che non capii chi stesse guardando.

In piedi, come noi, Andreas lo guardava sorridendo.

Tornai ad osservare Tom e sospirai rincuorata vedendo che sorrideva anche lui.

Tutto il rancore era riuscito a metterlo da parte e, senza farmi notare da lui, feci l'occhiolino ad Andreas.

Sapevo che sarebbe tornato tutto apposto.

«Grazie» sussurrò Tom senza staccare gli occhi da David.

«Non c'è di che» risposi con lo stesso tono basso e sorridendo soddisfatta.


*


David ed Isy erano partiti per il loro viaggio di nozze.

Bill era a casa di Hellen a fare chissà quale zozzeria.

Georg era a casa di Anna e Gustav era andato a farsi un giro in macchina, giusto per lasciare me e Tom un po' da soli.

Avevamo deciso di preparare una torta con cioccolato e panna.

Ogni tre secondi, con Tom, era una risata.

Era un impiastro ed io gli dovevo decisamente insegnare un bel po' di cose.

«Tom! Vacci piano con quella panna!» risi afferrandogli i polsi che stavano continuando a versare la panna spray, ricoprendo quasi per intero la torta.

«Il cioccolato non si vede neanche più, è tutta bianca!» continuai divertita.

Lui mi sorrise, prendendo un po' di cioccolato e sporcandomi il naso.

Io lo guardai fintamente indignata, con la bocca aperta, e ricambiai il gesto.

In pochi secondi la cucina era diventata un campo di battaglia.

Tra farina, uova, cioccolato e panna, nessuno poteva essere più imbrattato di noi.

Presi ad inseguirlo con il tubetto di panna puntatogli sulla schiena, mentre lui se la rideva con gusto.

Improvvisamente scivolò su un punto del pavimento ricoperto di panna e cadde a peso morto sul divano.

Nel mentre mi aveva afferrato furbescamente per il polso e mi aveva fatto cadere addosso a lui.

Scoppiammo a ridere.

«Uomo decisamente cattivo» soffiai sulle sue labbra, baciandolo.

Sapeva di cioccolato e panna, ovunque le mie labbra passassero.

La stessa cosa faceva lui, piuttosto divertito.

In pochi secondi eravamo stesi uno sopra l'altra su quel divano, completamente nudi.

Vidi che fece per prendere un preservativo ma io lo fermai.

Mi guardò incuriosito.

Io gli sorrisi facendo segno di “no” con la testa e lui capì, illuminandosi con gli occhi.

«Sicura?» mi chiese dolcemente ed emozionato.

Io annuii ed ecco che entrò in me lentamente e senza protezione.

Sicuramente era una sensazione del tutto diversa, più bella.

Lo sentivo più vicino e più mio.

Incrociammo le nostre dita e, baciandoci, ci amammo come mai avevamo fatto prima.


*


David vagava nervosamente avanti e indietro per quella sala d'aspetto.

Si potevano leggere sul suo volto un'infinità di emozioni differenti: preoccupazione, gioia, nervosismo, disperazione.

Tutti eravamo quasi commossi da tale comportamento.

Sapevamo quanto fosse felice ed emozionato che la sua Isy stesse per partorire.

Sarebbe diventato papà per la prima volta nella sua vita.

Chi l'avrebbe mai detto?

Ormai tutti ci avevamo perso le speranze.

Improvvisamente la porta si aprì e ne uscì un'ostetrica in camice verde.

«Sua moglie è pronta per partorire. Se volete assistere dovete indossare questi camici» annunciò mostrandoci altri camici uguali al suo.

«Io sì» si affrettò a dire David indossandone uno in pochi secondi.

Entrò velocemente, superando la dottoressa che rideva sotto i baffi.

Ci guardò e ci chiese se anche noi volessimo entrare.

Tutti quanti scuotemmo la testa.

Secondo noi era un momento di Isy e David.

Un momento di loro intimità e non dovevamo rovinarlo.

Quando la porta si richiuse io sospirai stringendo la mano a Tom.

Lui mi osservò sorridendo.

«Sei nervosa?» mi chiese accarezzandomi il ventre leggermente gonfio.

Eh già. Da quella fatidica volta sul divano, io e Tom ci eravamo riusciti di nuovo.

Mancavano ancora cinque mesi e sarebbe toccata a me.

Avevo paura.

Per prima cosa, di perdere di nuovo il bambino.

Certe esperienze ti segnano e ti rimangono a vita.

Per seconda cosa, il dolore.

«Un pochino» sussurrai. «Ma andrà tutto bene stavolta» sorrisi poi incoraggiandomi da sola.

Un nanosecondo dopo la mia affermazione, sentimmo un urlo acuto dall'altra parte della porta, proveniente da Isy.

Tutti eravamo rimasti con gli occhi sgranati ed a fissare il vuoto.

Deglutii non appena sentii altre urla che si susseguivano regolarmente.

Sembrava che la stessero scannando!

«Oddio» sussurrai.

Tom si voltò verso di me e mi accarezzò la mano.

«Dai, stai tranquilla» cercò di incoraggiarmi, ma era decisamente più agitato di me.

«Non voglio partorire» cominciai a balbettare.

«Cosa?! Ma non dirlo neanche per scherzo!» esclamò Tom guardandomi con terrore negli occhi.

«Tom, ti devo ricordare che ho una soglia del dolore molto ma molto bassa?» lo fulminai con lo sguardo.

«Ti devo ricordare che questo figlio lo vogliamo da molto ma molto tempo?» ribattè a tono.

Io rimasi un attimo in silenzio, mentre anche gli altri ragazzi mi guardavano incuriositi.

Alla fine sospirai.

«Hai ragione, non so cosa mi sia preso, scusa» sussurrai appoggiando la testa sulla sua spalla e ricevendo un bacio sulla tempia.

Un altro urlo si levò da dentro quella stanza.


*


«Sei uno spettacolo» sorrisi osservando un Tom intento a cambiare il pannolino al piccolo Jost, chiamato Daniel.

«Devo fare pratica, tra pochi giorni nascerà il nostro» rispose continuando a pulire accuratamente il piccolino.

«O la nostra» sorrisi accarezzandomi il ventre ormai grosso e basso, avvicinandomi a lui.

Sentivo che mancava veramente molto poco e la cosa mi eccitava e mi spaventava allo stesso tempo.

Eravamo pronti?

Troppo tardi per porsi delle domande.

Domande più che lecite ovviamente.

«Tu come ti senti?» mi chiese dandomi un bacio stampo e tornando a concentrarsi su Daniel.

«Direi abbastanza be...» mi bloccai di colpo.

Avevo sentito un forte dolore alla pancia, molto strano.

Poi, improvvisamente, una spiacevolissima sensazione di bagnato.

Vidi Tom abbassare lo sguardo per terra e spalancare gli occhi.

«Mi si sono rotte le acque» balbettai fissando il vuoto.

«Oh cazzo! David!!» Tom urlò quasi più agitato di me che intanto cominciavo a respirare con affanno, mano a mano che il dolore si faceva più forte. Al fasciatoio si precipitarono David, Bill ed Hellen, immaginando cosa potesse essere successo. «Le si sono rotte le acque!» esclamò di nuovo il moro.

«Portala in ospedale, muoviti! Io intanto vado a chiamare gli altri» disse David, agitato e correndo su per le scale.

Tom, aiutato da Bill, mi sorresse scortandomi fuori di casa, verso la sua macchina.

Hellen intanto aveva velocemente recuperato Daniel per riportarlo da Isy.

Tom mi aveva fatto salire sul sedile affianco al guidatore, Bill si era appostato dietro e subito ci raggiunse Hellen che salì vicino a lui.

Anche Tom si affrettò a salire e mettere in moto, per poi sgommare a tutta velocità fuori dalla villa.

«Sara, respira tranquilla come hai imparato al corso» mi disse Hellen con voce tremante dall'emozione.

Io cercai di seguire i suoi consigli ma mi risultava piuttosto difficile dato che il dolore che sentivo non l'avevo mai provato in vita mia.

Tom, come uno stupido – ragionevolmente stupido – si mise a respirare come me, per sostenermi, mentre guidava in modo decisamente pericoloso.

«Stupido minchione, non voglio morire, devo partorire!» urlai isterica.

«Tesoro, rischi di farmelo in macchina!» esclamò Tom preoccupato.

«Chissene frega della tua fottuta macchina! Voglio arrivare sana e salva, demente!» urlai di nuovo.

Tom si voltò verso di me con sguardo offeso.

«Tom, non preoccuparti, è tutto normale! Solitamente in questi momenti viene molto facile insultare il proprio compagno! Guida ed ignorala!» lo rassicurò Hellen.

«Devo mandarti a fanculo?» chiesi proprio a lei che alzò gli occhi al tettuccio della macchina, scuotendo la testa.

In pochi minuti arrivammo davanti all'ospedale ed io non ci capivo più niente.

Continuavo ad urlare e a respirare male.

Tom riuscì – non chiedetemi come – a prendermi in braccio e a posarmi sulla sedia a rotelle che gli avevano portato i medici, chiamati da Bill.

«Non lasciarmi da sola, sei scemo?!!» esclamai rivolta a Tom e stritolandogli la mano.

«Ma non mi sto neanche allontanando! Sto entrando con te! No che non ti lascio da sola, stupida!» ribattè agitato e seguendomi di corsa.

Quando lo fermarono per fargli indossare il camice, io cominciai ad urlare ancora di più con isteria, mentre i medici mi facevano sdraiare su uno strano lettino.

Mi spogliarono e mi fecero indossare una specie di pigiama bianco.

Sul ventre e sulle gambe posarono un telo verde e la cosa, per quanto minima, mi spaventò maggiormente.

«Tom! Voglio Tom! Dove cazzo è?!» urlai guardandomi freneticamente attorno.

«Sono qua, piccola, sono qua, stai tranquilla» cercò di rassicurarmi stringendomi una mano ed accarezzandomi la fronte già umida con l'altra.

«Non è abbastanza dilatata, dobbiamo tagliare» annunciò il medico, guardandomi in mezzo alle gambe.

«Come tagliare?!» domandò Tom con occhi sgranati.

«E' necessario» rispose frettolosamente l'uomo, sparendo con la testa sotto al telo.

«Ma porca di quella miseria, voglio una donna! Mi da fastidio che sto cafone mi smanetti in mezzo alle gambe!» esclamai improvvisamente.

«Shh, stai calma» mi ammonì Tom, senza staccare gli occhi allarmati dal telo.

«Fatto» disse il dottore tornando fuori. «Ora, signorina, mi segua. Respiri e spinga!» mi ordinò l'uomo ed io obbedii urlando come mai avevo fatto prima. «Spinga!» ripetè ed io stritolai la mano a Tom che non si lamentava, anzi, continuava ad incoraggiarmi accarezzandomi la fronte ormai completamente fradicia. «Ci siamo quasi!». Spinsi ancora con tutte le mie forze, stringendo gli occhi, fino a che non sentii un pianto liberatorio diffondersi in tutta la stanza. «E' una femmina!» esclamò il dottore, prendendo la bambina e portandola a tagliarle il cordone ombelicale.

Le lacrime cominciarono a scendere da sole e sorrisi riprendendo fiato.

Anche Tom piangeva, attaccando la sua fronte alla mia tempia e senza staccare la sua mano dalla mia.

«Sei stata bravissima, amore. Sei stata bravissima» continuava a ripetermi baciandomi la guancia a piccoli intervalli.

Mi illuminai vedendo una bambina piccolissima che veniva poggiata delicatamente sul mio cuore.

I nostri sguardi – il mio e della piccola – si incrociarono ed immediatamente in me scattò un qualcosa di automatico ed incredibilmente materno.

Una sensazione a me del tutto sconosciuta.

«Che bella» sussurrò Tom, continuando a piangere ed accarezzando delicatamente con un dito la manina della piccola che lo osservava curiosa e con la minuscola bocca socchiusa. «Vi amo immensamente» sussurrò poi abbracciandoci, facendo attenzione a non farle male, mentre posava le sue labbra sulla mia tempia.

Sentimmo bussare al vetro della finestrella ed alzammo lo sguardo.

Dietro ad essa David, Bill, Georg, Gustav, Hellen, Isy, Anna e Saki ci salutavano commossi e sorridenti.


Questa era la famiglia che avevo sempre desiderato.

Che non avevo mai avuto e che pensavo non sarebbe mai arrivata.

Potevo finalmente dire di aver trovato definitivamente la mia felicità, di poter cominciare un album fotografico della mia vita.

Giorno dopo giorno avrei vissuto con entusiasmo, con serenità e con tanto tanto amore... per Tom e per la piccola Lisa.


... The end!

Eccoci alla fine anche di questo sequel ^^

Spero davvero che vi sia piaciuto anche quest'ultimo capitolo ^^

Ringrazio immensamente tutte le persone che sono state tanto carine a commentare ogni volta, quelle che hanno solamente letto, quelle che hanno messo la storia tra i preferiti e le seguite...

grazie infinitamente!

Siete state davvero tutte fantastiche!

L'unica cosa che mi farebbe piacere in questo momento è trovare gli ultimi commenti su questo capitolo ^^

E' importante per me sapere se vi è piaciuto com'è finita la storia ^^

Se era questo il finale che vi aspettavate in qualche modo, se vi ha deluso...

insomma, qualsiasi cosa ^^

Vi saluto e vi faccio gli auguri per questo nuovo anno ^^

Io ho già festeggiato come una pazza e non riesco ancora ad andare a dormire nonostante io sia tornata adesso, alle 4 xD

Baci&abbracci <3

  
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