Anime & Manga > Yu degli spettri
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Autore: hinayuki    11/01/2010    4 recensioni
Quattro monili... una missione... una Tennyo...! Cosa succederebbe ai quattro ragazzi di Yu yu se, durante una missione per conto dei Koenma, finissero nel mondo reale..?
Chiara è una diciottenne che ama alla follia il manga di Yu degli spettri e più di una volta ha sognato di poter incontrare i suoi personaggi preferiti... E se... grazie a quattro oggetti e ad un'eclissi di luna il suo desiderio più grande potesse avverarsi? E se... grazie a ciò scoprisse che ciò che la circonda è diverso da come sembra?
Tutto ciò porterà i quattro Ragazzi e Chiara a scontrarsi con Demoni e situazioni di vita quotidiana. Passando per strane associazioni dirette da Angeli e creature fantastiche quali Elfi, Fate e Dee.
Riusciranno i quattro a tornare nel Loro Mondo? E siamo sicuri che sia desiderio di due di esse farvi ritorno?
Genere: Romantico, Fantasy, Song-fic | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Hiei, Kazuma Kuwabara, Kurama, Nuovo personaggio, Yusuke Urameshi
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Fan fiction

Cap. 24 Parliamo al singolare.

 

<< Perché tutta questa ostilità? >> Domandò tranquillamente l’uomo facendosi avanti nella stanza ed avvicinandosi al giaciglio della riccia. Quella sollevò un sopraciglio, osservandolo quasi disgustata, scuotendo il capo con dissenso.

<< Non ci arrivi da solo? >> Gli domandò rivolgendogli un sorriso beffardo. Gli occhi verdi incollati su di lui, seri, offuscati da una velata tinta rossa che partiva dall’esterno dell’iridi e si diramava in essa per qualche millimetro. L’angelo le rivolse un sorriso cordiale, come se il sarcasmo della ragazza non l’avesse minimamente toccato e si avvicinò ulteriormente al suo letto, restando in piedi di fianco a questo, quando fu ad una distanza soddisfacente.

<< A quanto vedo stai imparando a controllare da sola il veleno del demone che hai in circolo, complimenti.- Pronunciò, denotando che il cremisi dell’occhio stava scemando, andando a riportarlo alla sua consueta colorazione brillante. Forse voleva anche cambiare discorso. La giovane scosse il capo con stizza abbassando lo sguardo sul letto. -Hai fatto qualche sogno? >> Le domandò interessato, incrociando le braccia al petto e facendo spiegazzare tutta la veste sotto di esse. Carlotta sgranò gli occhi e strinse con forza le coperte attorno a lei. Scosse quindi il capo, ringraziando mentalmente la cascata di capelli ricci che le nascondeva il volto, incupito e pensieroso.

<< Nulla che ti possa interessare...- Mormorò piano, alzando quindi il capo, una volta assunta un’espressione credibile e seria, portando lo sguardo su Gabriel. -Lo stesso sogno che faccio da diversi giorni. >> Scrollò ancora le spalle ed andò a sedersi dall’altra parte del letto, alzandosi poi in piedi e dirigendosi alla finestra. Addosso portava un pigiama completamente bianco che non le si addiceva troppo vista anche la sua pelle diafana.

Gabriel non si mosse, limitandosi ad osservarla nelle sue movenze. Sapeva bene che la giovane mentiva, ma pareva divertito dalla cosa. Quasi soddisfatto.

Era vero: Lui non stava da nessuna parte. Semplicemente dalla propria. E questo gli bastava. Come gli era sufficiente sapere che nemmeno la ragazza, più o meno consciamente, avesse una fazione con cui stare.

Gli aveva raccontato del suo sogno. Eppure non era scesa in dettagli. Non si era dilungata. A quel pensiero sorrise beffardo, per poi girare sui tacchi ed andarsene, richiudendosi la porta alle spalle. Carlotta sussultò leggermente al botto provocato dalla porta e alla fine si concesse di sospirare. Appoggiò e mani sulla finestra, facendone appannare il vetro freddo ed osservando il cielo che stranamente era limpido. L’occhio poteva spaziare tranquillamente all’orizzonte, ma veniva accolto da sterminati campi candidi. Le nuvole. Loro vi erano sopra.

Loro erano ad Hasgard, la roccaforte degli Dei nordici.

 

Corsero per un lasso di tempo che gli parve infinito. Il cuore che gli martellava pesantemente nei petti. Hiei e Legolas guidavano il gruppo, mentre subito dietro di loro si trovava Gloernien che mentalmente stava imprecando contro la loro foga che li stava spingendo a girare in circolo. Lui se ne era accorto. Lui in quel bosco ci era cresciuto e sapeva che poteva somigliare ad un labirinto. Poteva addirittura essere peggio, visto che gli alberi si spostavano, così da creare sempre sentieri differenti per depistare coloro che volevano accedervi senza il permesso. Se non fossero stati attenti, sarebbero morti lì. Allungò un braccio, così da riuscire ad afferrare il Principe elfico che lo precedeva e puntò i piedi a terra, costringendolo a fermarsi.

<< Che ti succede, ragazzino? >> Domandò seccamente, voltandosi scocciato verso di lui. Il giovane Elfo scosse il capo con veemenza e fece un cenno di capo verso un’altra direzione, ad est. Anche il demone di fuoco placò la sua corsa, voltandosi verso di loro. Il primo istinto fu quello di procedere senza badargli, ma dovette reprimerlo. D’altronde, quel moccioso sapeva la direzione che aveva imboccato Chiara. Ritornò sui suoi passi, avvicinandosi alle due creature eteree ed osservando la direzione indicata dal ragazzino. Lo osservò con ostilità e senza dire altro spiccò un balzo, trovandosi sopra un albero. Ci mise poco a raggiungerne la cima. Da lì la visuale non era ottimale, ma si riusciva ad individuare una specie di spiazzo. Forse una radura. Lì, dove gli alberi si diradavano appena. Legolas ci mise poco a raggiungerlo.

<< E’ lì… >> Non una domanda, ma una constatazione la sua. Il moro non disse nulla, limitandosi a lasciarsi cadere ed atterrare nuovamente sul terreno. Il panorama lì attorno aveva già cominciato a mutare. I suoi compagni lo osservarono per qualche istante, mentre cercavano di riprendersi dalla corsa. Yusuke fece per chiedergli qualcosa, ma non ne ebbe il tempo, poiché Hiei aveva già cominciato a correre in direzione della radura, seguito da Gloernien che, mettendosi d’impegno, riuscì a precederlo, guidandolo in quell’intrico di rami bassi. Non parlarono limitandosi a cercare di evitare gli intoppi sul terreno e quelli che gli si presentavano davanti all’altezza dei volti. Le foglie che gli schiaffeggiavano il folto, fino a quando non giunsero al limitare della radura che il demone aveva scorto dall’alto. Solo allora rallentarono e si armarono, pronti ad un possibile attacco. Il demone sguainò la propria spada, mentre l’Elfo incoccava la prima freccia al suo arco e un’altra scendeva a penzoloni dalla sua mano, in attesa che la prima venisse scagliata. L’odore dolciastro e ferroso del sangue li colpi in pieno, nell’esatto istante in cui entrarono nella radura. I sensi ben all’erta. Non badarono troppo al coprirsi le spalle. C’erano gli altri per quello. Si concentrarono solo su ciò che avevano davanti. E quando videro il luogo del combattimento con il terreno completamente divelto, ai loro cuori mancò un battito. Si avvicinarono riprendendo un’andatura veloce e saltando ciò che era rimasto di quello che doveva essere un gigantesco serpente. Ma ciò che li fece sussultare e quasi morire sul posto, fu vedere il corpo inerme di Chiara schiacciato dall’immensa mascella del mostro.

<< Chiara! >> Il demone non poté astenersi dall’urlare il nome della ragazza e si precipitò verso la Dea, seguito dal giovane Elfo che provvedette a rimettere a posto le sue armi e soprattutto ad accertarsi che Miogaror fosse veramente sconfitto. Un colpo secco e la testa del serpente fu scagliata lontano, staccata dal corpo maciullato da diversi colpi di spada e di qualche altra arma. L?ira di Hiei era assoluta, in quel momento, e se avesse potuto avrebbe inveito ulteriormente contro quella creatura usando le sue fiamme. Gli diede un’ultima occhiata. Si potevano distinguere frecce, qui e là, mentre altri segni più profondi e con altra inclinazione gli martoriavano la dura scorza di squame. Tornò quindi con l’attenzione al corpo delle giovane Dea steso a terra prono. Non dava cenno di respiro. Le spalle immobili. La cassa toracica ferma. Il volto pallido, solcato, almeno per quello che poteva vedere, da rivoli di liquido rosso vischioso. Non pronunciò nulla, limitandosi a soccorrerla e scoprendo così anche il profondo taglio che le solcava in obliquo l’intera schiena. Un sussurro indistinguibile fuoriuscì dalle sue labbra mentre la faceva girare per controllarne le condizioni e scopriva un secondo segno anche sul suo petto che le lacerava le vesti e la carne. Si tolse il mantello, sebbene fosse ancora umido e lo avvolse attorno al corpo della ragazza, così che nessuno potesse vedere le sue condizioni. Oltre tutto, sapeva che si sarebbe vergognata, fosse stata cosciente. Anche gli altri lo raggiunsero.

<< E’ viva, vero?- Volle sapere subito Yusuke, ma il demone di fuoco si chiuse ancora in quel silenzio ostinato mentre si piegava in avanti, stringendo a sé il corpo della Dea, per nascondere quel espressione di incredulità e dolore che pian piano si faceva largo sul suo volto. –Hiei. >> Mormorò piano l’Urameshi senza però altro aggiungere, limitandosi a poggiare una mano sulla fronte di Chiara a scostarle i ciuffi di frangia imbrattati di sangue. Quello era decisamente troppo. Prima Kurama e poi anche la loro amica. Quello era un prezzo troppo alto per tornare a casa. Gli altri , vista sfumare la loro unica speranza sfumare, si erano già dispersi per la radura a cercare di far scomparire gli avanzi del serpente del male così da sfogare la propria frustrazione. Fu lì lì per rialzarsi in piedi e comunicare agli altri che la loro missione finiva in quel momento, che si accorse di una cosa. Il corpo della piccola Dea emanava ancora calore. Anzi: era fin troppo caldo, come in preda ad una febbre altissima. Anche Hiei dovette accorgersene, perché subito l’allontanò da sé, seppur di poco, e si avvicino con il volto al suo. Respirava. Un respiro flebile, vicino allo spegnimento, ma c’era. Una piccola pietra rossa cadde a terra in quel momento ma nessuno la vide. Yusuke si era allontanato urlando che la giovane era viva e gli altri esultavano per quella notizia, mentre ciò accadeva. Il demone posò la fronte contro quella della ragazza e chiuse gli occhi per qualche istante.

<< Non ti lascerò più sola… >> Sussurrò con tono basso, fioco, finché la stringeva nuovamente a sé con maggior vigore, come se non la volesse più perdere. Era una promessa che faceva a lei. Era una promessa che faceva a se stesso anche. Perché con lei lui non sentiva più la solitudine e i suoi incubi erano passati. La baciò. Lo fece d’istinto. Lo fece con trasporto. E si rese conto di bramare quel contatto da troppo. Lei non ricambiò però. Forse perché priva di coscienza e forze. Forse perché in realtà non le interessava. Quando quel pensiero lo colse si allontanò, lasciandola libera. Osservò il suo volto pallido con le gote tinte di quel rosa leggero che solitamente era rosso. Non era bellissima, questo era vero. E sporca di sangue e fango non faceva certo una bella impressione. Ma le si era affezionato e non c’era un perché. Era così e basta. Gli altri si guatarono la scena da distante, senza disturbare quel piccolo idillio del loro compagno. Ci avrebbero pensato poi. Yusuke e Kazuma si scambiavano delle gomitate complici. La sapevano lunga loro. Elrond ed Eldor osservavano la scena uno sconcertato e l’altro soddisfatto. Aveva visto giusto nel cuore di quel insolito essere di fuoco. A Gloernien invece toccò l’ingrato compito di tenere fermo Legolas che tirava giù un paio di improperi nella propria lingua mentre cercava di avvicinarsi abbastanza da separare quei due.

Hiei si rimise lentamente in piedi, sollevando anche la giovane e dirigendosi verso quel gruppetto di idioti dei quali aveva sentito tutti i commenti. Il volto basso, per la vergogna. Sbuffò con foga e quando giunse davanti al carotone gli sporse la Dea.

<< Ha bisogno di cure. Muoviamoci! >> Perentorio. Freddo. Inacidito perché sapeva già cosa lo aspettava. Prese quindi la via del ritorno avanzando rapidamente verso il loro accampamento di fortuna. Era preoccupato anche per Kurama, doveva ammetterlo almeno a se stesso e doveva avvertire anche Arwen, così che preparasse il necessario per curare la giovane. Ma soprattutto voleva allontanarsi dagli altri. Specie dopo aver dato spettacolo in quel modo. Sbuffò. Non c’era nulla da fare. Si era affezionato decisamente troppo a quella ragazza. “E adesso?” Si domandò poco prima di giungere nei pressi del Fiume del Bene, alla sua fonte, dove si erano accampati ormai diverse ore prima. Trovò l’Elfa intenta a cambiare le fasciature al suo compagno e lui era sveglio, nelle sue sembianze umane. Il demone tornò serio e dimise l’aria pensierosa che fino a quel momento era stata padrona del suo volto mentre si avvicinava ai due.

<< Dove siete stati? Chiara? >> Gli chiese subito e di nuovo Hiei si chiuse in un assurdo mutismo, ostinato come di rado gli capitava da quando erano arrivati in quel mondo. Si sedette su un tronco davanti al fuoco, osservando le forme sinuose che andavano creandosi. Le mani strette a pugno sopra le ginocchia.

<< Io… >> Sembrava un misero tentativo di ribattuta il suo, ma un urlo dall’inizio del bosco coprì le sue parole, costringendolo a voltarsi verso il manipolo di idioti che stava facendo il loro ritorno al campo.

<< L’ha baciata! >> L’entrata degli altri due del team Urameshi fu quasi trionfale e al demeone di fuoco venne un leggero istinto omicida nei loro confronti. Si chiese quanto tempo ci avrebbero messo a diventare cenere quei due ficcanaso una volta esposti alle sue fiamme demoniache.. E ilo terzo adesso lo guardava con gli occhi verdi sbarrati. Lo stupore durò però poco lasciando spazio ad un’espressione maliziosa e saputa che diceva tutto quello che non gli lasciò il tempo di dire perché gli lanciò un’occhiataccia. Kurama non era uno stupido e aveva già capito da tempo quello che i due provavano l’una per l’altro. Hiei emise un “Tsk” offeso, per rialzarsi e andare a rifugiarsi su un ramo di uno degli alberi lì. La notte era appena iniziata e la nebbia che li aveva accompagnati durante il giorno si era trasformata in bagliori che fluttuavano nell’aria simili a lucciole. Allungò una mano per qualche istante, quasi nella speranza di riuscire ad afferrarne una, ma quella la evitò agilmente. Ci misero poco, lui e gli altri, a rendersi conto che tutti si dirigevano verso la Dea e che con lentezza andavano a posarsi sulle sue ferite. Null’altro accadde, ma gli diedero un minimo di speranza che i tagli che costellavano il suo corpo si sarebbero rimarginati più in fretta. Le ferite superficiali, infatti guarirono nel giro di una mezzora, ma sembrava quasi che con esse scomparissero anche le numerose anime che si erano convogliate attorno al corpo della ragazza. I presenti fissarono a lungo quello spettacolo insolito anche per loro. Legolas era seduto accanto a lei, mentre Gloernien aiutava Elrond a curare i tagli più profondi tramite l’utilizzo di erbe e magia. Che i ragazzi scoprirono essere ormai inesistenti tanto nel mondo di Chiara quanto nel loro. Kurama lo osservava in silenzio, imparando le nuove combinazioni che poteva ottenere con le piante, fornendone di tanto in tanto alcune delle sue. Arwen si occupò nel mentre di recuperare degli abiti che potessero andare bene alla giovane, visto che i suoi erano pressoché inutilizzabili. Da una bisaccia che si trovava attaccata alla sella del cavallo che li aveva condotti lì nel pomeriggio, estrasse alcune maglie e delle braghe che probabilmente sarebbero state comode alla Dea, ma facendo un paio di giri al pantalone e strappando le maniche non avrebbero dovuto infastidirla più di tanto. Yusuke e Kuwabara, invece si occupavano di tenere vivo ilo fuoco di bivacco e cucinare quelle poche provviste che avevano dietro. Il carotone non si smentiva mai ai fornelli e presto un profumino invitante si espanse nell’aria, facendo borbottare più di qualche stomaco.

<< Fame… >> La voce di Chiara ruppe il silenzio. Era pallida in volto, e questo appariva smunto ed emaciato. Alcuni segni di tagli ancora lo costellavano, ma già il fatto che avesse ripreso conoscenza fu accolto con un sospiro di sollievo dai più.

<< Stupida! Altro che “Fame” e “Fame”! Dovresti ringraziare di essere ancora viva! >> Hiei scese dal ramo su cui si era appollaiato con un balzo agile, ritrovandosi a poca distanza dal resto del gruppo che si era riunito interamente attorno alla ragazza. Quella sbatté un paio di volte le palpebre, come a cercare di capire cosa ci facesse lì e soprattutto dove fosse. “Sto ancora sognando… Orlando Bloom e Liv Tyler ci possono essere solo nei miei sogni. Figurarsi poi Hiei, Kurama e gli altri… basta leggere fumetti prima di dormire”. Si disse scettica, chiudendo nuovamente gli occhi. Per quanto si sforzasse non riusciva proprio a capire dove si trovasse. E soprattutto non ricordava il perché era lì e come ci era arrivata. Sopra di lei vedeva il blu cupo di un cielo senza stelle. Cercò di portarsi il braccio destro alla fronte, ma una stilettata l’attraversò, costringendola ad abbassarlo lentamente. “Devo aver sbattuto di nuovo contro il comodino…” Continuava a tenere gli occhi chiusi, come a voler fuggire quella realtà che al momento era assolutamente surreale e si fece forza, sperando che gli addominali non la tradissero proprio in quel momento. Altre fitte, ma riuscì a mettersi a sedere con l’aiuto di qualcuno dietro di lei. Eh, no! Probabilmente non stava sognando.

<< Dove mi trovo? Perché qui ci siete anche voi? Sto sognando? >> Domandò pigramente, portandosi una mano al ventre e scoprendo le fasciature attorno al taglio. Quando si convinse nuovamente ad aprire gli occhi preoccupata, si ritrovò davanti quelli marroni di Yusuke, le cui sopraciglia erano aggrottate in un’espressione a dir poco furente.

<< Come sarebbe a dire? Terra chiama Chiara! Terra chiama Chiara! Se ci sei batti un colpo! Ci stai prendendo in giro? >> La rimbeccò dandole alcuni pugni leggeri sul capo. La giovane serrò nuovamente gli occhi e si accertò che il tocco sopra i suoi capelli fosse reale. Non poteva essere altrimenti. Ma allora perché non ricordava come fossero giunti lì sia i personaggi di “Yu Degli Spettri”, che quelli del “Signore Degli Anelli”? Un capogiro la colse impreparata, facendola crollare all’indietro tra le braccia di Kurama.

<< Shuichi… come mai siete nel mio mondo? >> Domandò una volta incrociati gli occhi smeraldo dell’amico che la guardò sgranandoli e passandole una mano sulla fronte per spostarle la frangia e tastarne la temperatura. Era calda, ma non tanto da poter delirare.

<< Ehi, Kurama, da quando ti chiama con il tuo nome umano? >> Se ne saltò fuori Kazuma mentre Hiei al suo fianco osservava la scena inebetito ed un timore senza nome si faceva spazio nel suo cuore. Strinse le mani a pugno e le tenne così fino a che non avvertì un liquido vischioso scivolargli giù dai tagli che gli avevano procurato le unghie penetrandogli la carne.

<< Fino a prova contraria siamo nel loro mondo. >> Le spiegò paziente il rosso indicandole con un cenno di capo gli Elfi che si erano radunati attorno a loro. La ragazzina passò gli occhi febbricitanti su quelli ed un sorriso divertito si dipinse sulle sue labbra.

<< Ma allora siamo a Hollywood! >> Pronunciò entusiasta, prima che un nuovo attacco di emicrania la costringesse ad appoggiarsi al demone volpe alle sue spalle. Al momento presero la cosa per uno scherzo e cominciarono a ridacchiare leggermente, ma poi seguì un lungo silenzio durante il quale la ragazza tenne gli occhio chiusi a saracinesca e la fronte contratta in una smorfia sofferente.

<< Si è dimenticata di tutto? >> Si azzardò ad ipotizzare Legolas mentre le poggiava una pezzuola inumidita sulla fronte. L’atmosfera si fece improvvisamente più pesante mentre Chiara apriva nuovamente gli occhi e cercava di sollevarsi. Vi riuscì solamente al terzo tentativo, aiutata da Kurama e Gloernien che la sostennero fino a che non ebbe trovato un equilibrio stabile.

<< Spero sinceramente di no… >> Pronunciò il rosso, andando ad osservare le mani del compagno di squadra che ancora sanguinavano e che non si era azzardato ad aprire, così da non peggiorare le cose, evidentemente. Lo vide voltare le spalle al gruppo e scomparire. Solo allora si accorse di una cosa, visto che era ancora privo del suo mantello. Al collo portava solamente uno dei cordoni che sorreggevano le pietre hirui. Spostò lo sguardo su Chiara e notò il moncherino del secondo. La pietra era andata perduta. Si alzò andando ad affiancare l’Elfo e la Dea nell’esatto momento in cui quella si decideva a rimettere anche l’anima. Piegata in due. Le lacrime agli occhi e la gola che le bruciava. Tanto che fu costretta a portarsi una mano ad accarezzarla appena, come nel tentativo di lenire il dolore. Gli altri avevano intanto ripreso le loro attività, nella speranza che con calma e con un po’ di tempo si sarebbe ripresa. Inoltre mancavano poche ore al sorgere del sole. E quindi poche ore prima che loro ripartissero per la loro missione. Con o senza di lei. Infondo… lei la sua parte l’aveva già fatta. E soprattutto… non avrebbe nemmeno dovuto essere coinvolta in quella faccenda.

<< Legolas.- Yusuke chiamò l’essere Etereo con tono basso, facendogli cenno di avvicinarsi. Quello eseguì, limitandosi ad annuire appena con il capo, incitandolo così a continuare. –Se la situazione non dovesse migliorare… la affidiamo a voi Elfi e alle vostre cure fino a quando non torneremo. >> Dava per scontata la loro vittoria, anche se, senza la giovane gli pareva un miraggio che si allontanava poco a poco. L’Elfo sgranò appena gli occhi, spostandoli alternativamente dall’ex-detective alla Dea e viceversa per un paio di volte, per soffermarsi in fine sul ragazzo.

<< Va bene. >> Fu telegrafico, mente un sorriso leggero gli incurvava le labbra e lo sguardo tornava alla castana che si stava sciacquando il volto nel lago. Il moro constatò che quella strana creatura con le orecchie a punta, dovesse avere una vera venerazione verso la loro amica e probabilmente quanto gli aveva detto corrispondeva quasi ad un invito a tenerla con sé per sempre. Eppure in fondo a quello sguardo leggeva una nota malinconica. Probabilmente il fatto che Hiei l’avesse baciata lo infastidiva. Oppure l’aveva aiutato a rendersi conto del fatto che tra lui ed il demone c’era un abisso. Sapeva che non sarebbe mai stata sua.

<< Chiara! Dove stai..? >> La voce di Kurama irruppe nei pensieri del capo del team Urameshi che alzò di colpo il capo dal tegame nel quale stava cuocendo della pasta ed andò a posarlo sulla ragazza che si trovava già a metà del laghetto dal quale avevano ripescato lei ed il demone di fuoco qualche ora prima.

<< Ho bisogno di pensare! Non mi seguite! >> La voce della ragazza risuonò quasi atona. Il suo volto era sempre più pallido mentre avanzava lentamente verso la cascata. Un leggero balzo e s’immerse completamente, scomparendo sotto il pelo dell’acqua. Nello stesso momento Hiei fece ritorno nell’accampamento. I monili della ragazza tra le mani. L’altra pietra Hirui nella tasca dei pantaloni, nascosta a sguardi indiscreti.

<< Non sta scherzando. Probabilmente non si ricorda davvero di noi. >> Confessò abbassando il capo sconfitto. Gli faceva male che proprio lei li avesse dimenticati. Eppure la cosa gli dava quasi un senso di sollievo. Come se gli avesse tolto un peso enorme. Se lei si fosse dimenticata di loro, l’addio sarebbe stato meno doloroso. Per lei, almeno.

<< Come avrebbe fatto a scordarsi di noi? Su, parla! >> Lo incitò Kazuma che senza remore l’aveva già afferrato per il bavero della maglietta. Il demone scosse il capo ed abbassò gli occhi come se fosse lui colpevole di qualcosa, quando in realtà di colpe non ne aveva. Quel pensiero semplicemente lo svuotava dentro. Come quando all’inizio pensava che Yukina l’avrebbe odiato una volta saputo di essere sua sorella. Uno dei motivi per cui non glielo aveva mai confessato. Perdere chi amava faceva male anche a lui, d’altronde.

<< Durante lo scontro con il Serpente la sua anima si è divisa nelle tre Dee che sono racchiuse in lei… il Futuro è stata la prima a morire, ma non è una grande perdita: quello se lo può costruire da sola… poi…- Prese una breve pausa mentre Kuwabara si decideva a lasciarlo andare e lui continuava a tenere il capo chino. -Ha perso anche il Passato… deve aver perso la sua memoria… adesso è come un guscio mezzo vuoto che va avanti solo con il Presente... ed esso è qualcosa di effimero... >> Concluse di spiegare allungando la mano che conteneva i monili della ragazza e lasciandoli cadere a terra, seguiti poi dalle braccia che scivolarono lentamente lungo il suo corpo. Un groppo gli aveva chiuso la gola quindi si costrinse a non aggiungere altro. E vista la sua già scarsa loquacità non fu poi un grande problema. Si guardò attorno preoccupato cercando la protagonista dei loro discorsi e quando non la trovò sgranò gli occhi.

<< Si è immersa poco fa, ma non riemerge più. >> Gli spiegò con tono apatico Elrond che probabilmente immaginava dove si fosse recata la giovane. Hiei gli lanciò un’occhiata fulminea e corse verso il laghetto, osservandone le acque nere. Sbuffò prima di cominciare a correre attorno alla polla, lungo la riva. Gli altri non si mossero. Per rispetto forse. O più semplicemente perché sconcertati e preoccupati. Se Chiara fosse riemersa li avrebbe trovati lì.

 

Carlotta si risvegliò con le lacrime agli occhi. Il suo sogno sulla morte dell’amica era errato e ciò la rincuorò all’inverosimile. Era seduta sul divanetto davanti alla finestra. Il solito abito candido addosso che osservò quasi con sdegno. Tra le mani un libro che aveva letto a metà giusto per ammazzare il tempo in quella gabbia di alabastro in cui l’avevano rinchiusa.

“Chiara..?” Si azzardò ad usare la telepatia. Cosa che negli ultimi tempi aveva rinunciato a fare e rimase in ascolto per diversi istanti prima che la sua mente percepisse qualcosa. Pareva un pianto sommesso. Lo seguì fino a che non vide una ragazzina di undici, forse dodici anni, rannicchiata in un angolo. Singhiozzava. Attaccati alla felpa alcuni post-it con scritte decisamente poco gentili. I capelli dell’adolescente erano lunghi e lisci. Castani. Quando le posò una mano sulla spalla, quella sussultò e l’osservò terrorizzata, alzandosi e scappando via. In quel lasso riuscì però a riconoscere la sua amica ai tempi delle medie. Anche lei era tra quelli che la maltrattavano e deridevano. Perché era debole. E invece no, non lo era. Si era dimostrata una delle più forti, perché nonostante tutto, era riuscita a superare indenne quel triennio maledetto. Perché riusciva a sorridere sempre e comunque. Perché era permalosa e ci si divertiva a farla arrabbiare. Perché loro erano immaturi e lei invece, nonostante non rinunciasse a sognare era più matura di loro. Sapeva fare di tutto. E in parte la invidiavano. E lei non se ne era mai accorta.

Rincorse per un po’ quella ragazzina fino a che non trovò una sua coetanea. Sembrava trasparente. Ferma. In mezzo ad una strada affollata e trafficata. Ignorata. Sembrava quasi che la gente potesse passarle attraverso. Le si avvicinò e ne invocò nuovamente il nome. La sua amica girò il capo verso di lei e le sorrise con dolcezza, avvicinandolesi. Allungò le braccia e la strinse a sé.

“Stai tranquilla. Tra un po’ arriviamo.” Promise in tono accorato. La riccia non poté fare altro che annuire spiazzata. Cercò di abbracciarla a sua volta, ma quella le si dissolse tra le mani, lasciando spazio all’ultima ragazza. Sempre la sua amica. Sempre lei. Un’espressione seria in volto. Magra, con i tacchi. Cosa che Chiara non avrebbe mai indossato. Le braccia erano giunte al petto. Fredda. Tanto da non sembrare nemmeno lei. Addosso un completo in gonne e maglia blu. Non capiva. Quella non era la sua amica. Quella che si era sempre immaginata in mezzo a fogli e foglietti tutti disegnati. Oppure dietro ad un Pc a scrivere qualche racconto. Quello non era il futuro che si era sempre immaginata per la castana. Ma anche quel immagine scomparve in un soffio. Un claxon rimbombò nella sua mente e un tonfo secco.

Quando riaprì gli occhi si accorse che il tonfo era stato fatto dal libro che ancora teneva in mano fino a poco prima e che in quel momento si trovava a terra.

“Carlotta? Carlotta ci sei ancora?” Domandò una voce nella sua testa ed un sorriso le incurvò le labbra. Il tono era flebile, ma la sentiva chiaramente.

“Sì, sì.” Fu tanto enfatica la sua risposta che si trovò addirittura ad annuire con il capo, mentre traeva un sospiro di sollievo.

“ Dai a me e Kurama il tempo di riprenderci del tutto e siamo da te!” La voce dell’amica le suonò allegra ed enfatica come sempre. Sospirò e chiuse il collegamento mormorando un “Va bene” leggero, che probabilmente non giunse nemmeno alla mente dell’altra. Ma sapere che era viva era l’unica cosa importante in quel momento.

 

Chiara riemerse con uno sbuffo all’interno di una piccola grotta celata dalla cascatella che scendeva dalla collina e si gettava nel lago in cui si era immersa poco prima. Lentamente per non far riaprire le ferite si avvicinò alla riva composta da pietra viva e solida e vi si issò sopra senza troppa fatica, aiutandosi con le asperità celate dal liquido. La cicatrice ancora aperta sulla sua schiena che le doleva ad ogni movimento ed una smorfia si allargò sul suo visetto che aveva fortunatamente ripreso un po’ di colore. Si sedette per qualche istante sulla riva, osservando i pantaloni sgualciti, per non dire distrutti, e fradici che le si erano appiccicati addosso. Per quel poco che era rimasto di loro. Il petto ed il ventre erano ricoperti invece da delle fasciature ed un leggero odore di fresco e di foglie proveniva da quelle. Si guardò attorno a lungo chiedendosi perché conoscesse quel luogo tanto quieto e completamente nascosto dall’acqua ed un giramento di testa la colse impreparata, tanto che barcollò appena, nonostante fosse seduta.

<< Cosa mi è successo? >> Si domandò in quello che doveva essere un nuovo momento di lucidità, incassando il capo nelle spalle ed osservando l’acqua che stava agitando con i piedi. Si costrinse poi ad osservare la volta della grotta ed emise un lento sospiro, lasciandosi scivolare nuovamente nella polla, immergendosi fino al mento e rannicchiandosi su se stessa.

 

 

 

[Asciugherò le mie ferite con il fuoco di un falò [...]

Non qui... non purtroppo con te...

Non qui... non adesso perché...

Perché non basta stare insieme per dire che va bene

Che un altro ci appartiene ancora

Ormai parliamo al singolare e ci fa troppo male]

 

 

 

Angolino autrice: beh.. visto che è arrivata l'Epifania e si è portata via tutte le feste... ho penseto di fare comunque un regalino anche se in ritardo *_^ e finalmente sono riuscita a recensire, nonostante i libri di Giapponese mi osservino minacciosi xD

 

Zakurio: Ma ciauuuuuu *______* Da quanto xD (chissà perché... -.-") Per farti contenta ho aggiunto il 24esimo capitolo e qui troverai la risposta alla tua domandina ;) Tranquilla ^^ Mi fa piacere ricevere più recensioni dalla stessa persona (specie quando mi dice di essersi riletta la mia storia da capo *___*)... e per risponderti... No... nel mio racconto il nostro caro demonietto di fuoco non è più basso di Chiara, ma come altezza sono molto vicini (nonostante fonti mi abbiano informata che lui sfiora a stento i 150 cm). Chiara non fa fatica a muoversi nella folla perché vivendo a Venezia ci è abituata ^^ (credimi... a volte ti verrebbe voglia di usare la gente come puntaspilli per farla muovere xD). ^^ Spero ti piaceràa anche questo capitolo :) Chu:*

 

 

 

  
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