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Autore: deaselene    27/01/2010    5 recensioni
Il 1° settembre 1993, Harry e i suoi amici sono in attesa di salire sull'espresso per Hogwarts, in procinto di iniziare il terzo anno. Ed è proprio in questa occasione, che conosce una nuova studentessa. Frequenterà anche lei il terzo anno e come Harry, ha un conto in sospeso con Sirius Black.
So che tutte voi vi spaventate quando leggete "nuovo personaggio", ma vi prometto che farò di tutto per non farla diventare una Mary Sue.
Inoltre, a tutte quelle che si aspettano, che Draco ed Hermione si saltino addosso fin dalle prime pagine, vi avviso subito che resterete deluse. Hanno 13 anni!!!
Spero che la trama vi piaccia e che mi lasciate qualche commentino, giusto per sapere cosa ne pensate! ^_^
Genere: Azione, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Altro, personaggio, Famiglia, Black, Serpeverde | Coppie: Draco/Hermione
Note: Lime, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4, II guerra magica/Libri 5-7
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Parigi, Château Lacroix..

24 Dicembre 1986.

 

 

 

-Che ne pensi del vestito della mamma, tesoro?-

Disse la splendida strega bionda, facendo una piroetta e rivolgendosi alla figlia.

La donna si chiuse i bottoncini neri della gonna sul retro, con un abile colpo di bacchetta.

La bambina, sbadigliò insonnolita.

Seduta sul bordo del letto, aggrottò la fronte, scrutando con attenzione la figura snella della madre.

Il tailleur verde scuro dalla gonna lunga fino ai piedi, le avvolgeva le forme, facendo risaltare la carnagione diafana.

I capelli biondo miele erano acconciati sul capo e i pendenti di brillanti forgiati dai folletti, che suo padre aveva regalato a sua madre, brillavano come dotati di vita propria.

-Sei bellissima, maman-

Voltandosi a guardare la figlia, Venus Freya Lacroix, sorrise dolcemente.

-Grazie, Vega-

Rispose avvicinandosi alla figlia e sedendosi di fianco a lei, sul letto.

Le accarezzò i capelli biondissimi, di un colore così chiaro da sembrare quasi argentei.

-Hai sonno?-

La bambina annuì, sbadigliando di nuovo e strofinandosi gli occhi.

Venus le diede un lieve bacio sui capelli.

Una delle tante particolarità di sua figlia, era quella che aveva l'abitudine di dormire di giorno e stare sveglia la notte.

Proprio come la nonna, Cytherea Siria Lacroix.

All'inizio, lei e suo marito avevano cercato di farle perdere quell'abitudine. Alla fine, su consiglio di Cytherea, i due avevano lasciato perdere.

-Potrai riposare più tardi, non appena saremo dai nonni-

Vega annuì controvoglia. Venus ridacchiò all'espressione della figlia e stringendola tra le braccia, strofinò il naso contro quello di lei.

-Tuo padre sarò qui tra poco, tesoro. Nel frattempo controlla che gli elfi abbiano preso tutto da camera tua. E non infastidire Unku, non prenderlo in mano e non dargli da mangiare. Ci penserà papà al suo ritorno. Sta attenta a non sporcarti. Sai che nonna Walburga si arrabbierà-

La bambina sbuffò. A lei non piaceva molto nonna Black. Era sempre di cattivo umore e trattava suo papà, come un bambino.

Corse fuori dalla camera da letto dei genitori per andare a giocare con Unku, il serpente nero che suo zio Lucius le aveva regalato due anni prima. Si arrestò sui suoi passi quando sentì la voce della madre.

-Non correre, Vega-

-Scusa maman!-

Gridò per nulla dispiaciuta, continuando a camminare nella direzione della sua stanza.

Quando entrò nella cameretta, arricciò il nasino. Il colore predominante era il rosa! Dalle tendine del letto a baldacchino, alla trapunta; dai morbidi tappeti, alle tende delle finestre; dalle decorazioni sul muro ai centrini sui mobili... tutto rosa! Il resto della stanza era di un candido color panna e l'unica nota stonata dell'arredamento, era la teca di vetro di Unku.

Si avvicinò alla gabbia dove un lungo serpente color grigio fumo, se ne stava a sonnecchiare attorcigliato su se stesso.

La bambina si alzò in punta di piedi e facendo attenzione a non sgualcire il vestitino verde petrolio, si affacciò nella teca.

-Sveglia Unku… fra poco andiamo a Londra dai nonni-

Il serpente si mosse con uno scatto e iniziò a sibilare.

Vega sorrise. Probabilmente il povero rettile avrebbe dovuto sopportare i giochi di Draco.

-Non fare quella faccia… stavolta ti divertirai, promesso-

Il mamba nero sembrò guardarla con rassegnazione, mentre tornava alla sua posizione rilassata.

Vega si allontanò dalla teca e si avvicinò al grande specchio con la cornice argentata attaccato al muro e osservò con attenzione il vestitino in cerca di pieghe.

Non ne trovò alcuna.

Soddisfatta, passò in rassegnazione anche i capelli, dove aggiustò il fermaglio blu.

Si avvicinò al letto e si mise seduta a gambe incrociate, aspettando paziente il ritorno del suo papà.

-Vega, hai dimenticato il bracciale-

Le ricordò una dolce voce.

La bambina alzò gli occhi verso la parete di fronte, dove campeggiava il ritratto della nonna materna.

Cytherea Lacroix le rivolse uno sguardo divertito dal ritratto, posto di fronte al letto della bambina.

La donna aveva i capelli dello stesso colore biondo argenteo della bambina e gli occhi un bellissimo azzurro chiaro.

-Lo sai che a tuo zio dispiacerà molto, se non lo vedrà al tuo polso-

La bambina annuì e andò al portagioie, sulla specchiera.

Prese un bracciale d’argento disegnato come fosse un elegante serpente che teneva le fauci aperte.

Quando lo mise al braccio, il serpente si mosse, strofinandosi contro la pelle del polso e facendo brillare gli occhi di smeraldo, addentando con le zanne la chiusura di brillanti del bracciale.

Suo zio glielo aveva regalato per il suo primo Natale, sei anni fa.

-Grazie nonna-

Il quadro sembrò illuminarsi alle parole della bambina:

-Prego, tesoro-

Vega trascinò lo sgabellino della toeletta vicino alla teca di Unku, poi vi salì su e si mese a chiacchierare con il serpente.

Era l’unico modo di trascorrere il tempo prima di partire.

 

 

Venus si lasciò cadere sulla poltrona blu ai piedi del letto, seguendo gli elfi domestici con lo sguardo.

Le piccole creaturine lavoravano alacremente per la stanza, riordinando il tutto e finendo di preparare le valigie per i loro padroni.

La donna distolse lo sguardo da loro e lo spostò sull’enorme orologio a parete.

Erano già le sette di sera e suo marito Regulus ancora non era arrivato.

Era molto in ansia per lui.

Solo qualche giorno prima, era stato molto vicino a perdere la vita… e tutto per un maledetto medaglione.

Sospirando si alzò con un movimento aggraziato e si avvicinò alla finestra, guardando la Ville Lumière ricoperta dal manto candido della neve.

Cinque giorni prima, Regulus era entrato in salotto dicendole di aver capito come impedire al Signore Oscuro di tornare in vita. Lei lo aveva guardato perplessa.

-Ma è morto, tesoro. Quel bimbo l’ha ucciso-

Regulus aveva scosso la testa.

-Ti sbagli, Venus. Non è morto. Te lo dissi cinque anni fa e ora ne ho la prova-

Lei aveva messo da parte il libro che stava leggendo.

-Ne sei sicuro?-

-Sicurissimo-

-E di cosa si tratta?-

Aveva chiesto lei.

Era curiosa e spaventata al tempo stesso.

Un anno prima della morte del Signore Oscuro, Regulus aveva capito che l’unica cosa che importava a quel mostro non era la purezza di sangue, ma il potere e dopo aver visto i metodi usati per raggiungerlo, aveva deciso di tradirlo.

Aveva tenuto la cosa segreta, rivelandola solo alla moglie e prendendo la decisione di fare la spia per l’Ordine della Fenice, cercando, intanto, qualcosa che ponesse fine alla vita del Signore Oscuro.

Poi, in una calda serata di luglio, un bimbo di appena un anno, Harry Potter, aveva ucciso il più grande mago oscuro di tutti i tempi, ritorcendogli contro la maledizione che uccide.

Regulus ne era stato felice, ma c’era qualcosa che non era riuscito a spiegarsi.

Era stato troppo facile, nonostante fossero morte parecchie persone.

Poi, altre cose avevano occupato la sua mente.

Tanto per cominciare, l’incarcerazione di suo fratello Sirius per l’omicidio di Peter Minus, dei Potter e di ben 12 babbani.

Poi i processi ai Mangiamorte e la successiva condanna a sua cugina Bellatrix, con il marito Rodulphus e il fratello di questi Rabastan, l’amico di Howgarts Barty Crouch jr e molti suoi amici.

Lui, Lucius Malfoy e pochissimi altri, erano sfuggiti all’abbraccio gelido dei Dissennatori.

Poi aveva ripreso a fare ricerche per capire se il Signore Oscuro era morto per davvero, o era scomparso come sosteneva lui.

Alla fine aveva avuto ragione.

Aveva spiegato alla moglie la storia del medaglione e degli Horcrux. Lei si era intestardita per accompagnarlo e alla fine Regulus aveva ceduto alle insistenze di Venus.

Si erano recati in una grotta situata in mezzo al mare della Cornovaglia.

Regulus aveva dovuto bere dell’acqua maledetta, per riuscire a prendere il medaglione.

L’acqua aveva portato a delirare l’uomo, che chiamava in continuazione il nome del fratello.

Venus, allora, aveva dovuto sostituire il medaglione e dopo aver scampato un attacco degli inferi, aveva portato in salvo entrambi.

Le pozioni che aveva somministrato al marito, lo avevano rimesso in sesto in tre giorni.

Il medaglione giaceva in uno scrigno al sicuro e lo avrebbero distrutto di ritorno dalle vacanze Natalizie a Londra, a Grimmauld Place.

La porta che si apriva con veemenza la fece voltare di scatto.

Un sorriso luminoso si aprì sul magnifico viso della donna, quando vide la figura alta e muscolosa del marito.

Gli si buttò fra le braccia, lasciandosi stringere da lui.

-Dov’eri finito?-

Gli mormorò contro il pesante cappotto blu scuro, inebriandosi del profumo muschiato e familiare che amava tanto.

Regulus le sorrise.

-Mi devi perdonare, amore. Sono stato trattenuto più del dovuto con i regali dell’ultimo momento-

Si staccò dolcemente dalla moglie e mise la mano nella tasca del cappotto.

-Vega ne andrà matta-

Disse mostrando il boccino d’oro a Venus.

La donna lo guardò rassegnata.

-Reg, avevi detto che le prendevi un ciondolo-

-Questo le piacerà di più-

rispose ammiccando e con un sorriso malandrino. Venus, lo aveva catalogato, come il sorriso dei Black.

-E' il boccino della sua squadra del cuore: i Paddlemere United-

Venus sospirò, scuotendo la testa.

L'uomo richiamò l'attenzione della moglie.

-Guarda sul boccino-

La donna aguzzò la vista e lesse.

-Alla nostra piccola stella… sei la nostra luce, mamma e papà-

Sorrise, scuotendo la testa.

-Sei un tenerone. Non sembrerebbe dalla faccia-

Regulus rimise il boccino in tasca e afferrò la moglie per la vita sottile, attirandola a sé con irruenza.

-Che vorresti dire?-

Sbottò, cercando di apparire imbronciato.

Venus si alzò sulla punta dei piedi e lo baciò dolcemente sul naso.

-Che sei un orso… e ora andiamo che si fa tardi. Altrimenti tua madre inizia a strillare in quel suo modo... "adorabile"-

Regulus sorriso divertito e la baciò sulle labbra.

-Andiamo, allora... non sia mai che ti faccia subire il malumore di Walburga Black. La mia stella, dov’è?-

Disse, cambiando discorso.

-In camera sua. Aspetta te per mettere Unku nella gabbia-

Rispose Venus, con un cipiglio contrariato.

-Non so proprio che cosa sia passato per la testa di Lucius, quando gli ha regalato quel maledetto animale. Non poteva prenderle una civetta?-

Regulus rise divertito. In effetti, strano a pensarlo, Lucius Malfoy stravedeva per sua figlia.

-Unku è innocuo, lo sai. Lucius non l'avrebbe mai comprato, in caso contrario-

-Speriamo solo che quest' anno non ci toccherà dare via un altro animaletto-

Sospirò rassegnata. Il marito le diede un bacio sul naso diritto.

-Se diamo via anche il prossimo animale, Vega non ce lo perdonerà-

-Ma era un drago, Reg!-

esclamò incredula.

Sua figlia non le aveva parlato per due settimane, dopo aver mandato il cucciolo di drago in Romania.

-Mi spieghi dove avremmo potuto mettere un Nero delle Ebridi una volta cresciuto?!-

Regulus rise.

-Avremmo potuto metterlo nel fossato attorno al castello. Pensaci!-

Immaginandosi la scena, a Venus venne da ridere. Colpì scherzosamente il marito, sul braccio.

-Non scherzare! Vai a prendere Vega. Io ti aspetto giù-

Il mago si diresse verso la stanza della figlia.

Quando entrò la vide con il serpente attorcigliato al braccio.

-Vega-

La bambina si illuminò tutta e corse verso suo padre.

Attenta a non schiacciare Unku, abbracciò le ginocchia del genitore.

-Papi dove sei stato?-

Piegandosi, l’uomo le diede un bacio sulla fronte.

-In giro. Va a prendere il trasportino di Unku. Lo metteremo a riposare un po’ in previsione dei giochi di Draco-

Vega ridacchiò sentendo il sibilo oltraggiato del rettile.

Dopo averlo chiuso in gabbia, Regulus aiutò la figlia a mettere il cappottino bianco, il berretto, i guanti e la sciarpa.

-Pronta!-

-Andiamo allora. Prendi la gabbia, stella-

Vega ubbidì e si lasciò prendere in braccio dal papà, poi si voltò a guardare la nonna nel ritratto.

-Ci vediamo fra quindici giorni nonna-

Nello sguardo di Cytherea passò un velo di tristezza, mentre agitava la mano per salutarla.

 

 

 

Regulus e Venus decisero di mandare avanti i bagagli, mentre loro tre si sarebbero goduti una passeggiata fra la neve.

Venus sentì una strana sensazione mentre si voltava a guardare Château Lacroix... come se quella fosse l’ultima volta che vedeva casa.

Attraversarono le vie affollate della Ville Lumière, per poi svoltare nelle stradine secondarie e poco affollate.

-Papi, voglio scendere-

Disse Vega facendo una smorfia.

Regulus l’accontentò con un sospiro.

-Da la mano a tua madre, però. Venite, giriamo di qui-

Si ritrovarono in un vicolo più scuro degli altri.

Un bidone dell’immondizia era rovesciato sulla stradina e un piccolo mobile tutto sporco era stato messo lì accanto.

Vega si agitò all'improvviso.

-Papi, non mi piace. Voglio andare via-

Anche Venus e Regulus sentirono qualcosa di strano nell’aria.

La donna strinse forte la mano della figlia.

-Sì… vieni Reg-

Una cappa di fumo densa e nera avvolse il vicolo, sbarrando l'uscita alla piccola famiglia.

Il mago e sua moglie tentarono invano di rompere quella barriera.

Quando udirono dei passi strascicati avvicinarsi, Regulus si chinò urgentemente sulla bambina, facendola nascondere nel piccolo mobile, con la gabbia di Unku in grembo.

-Qualsiasi cosa accade, Vega, devi stare in completo silenzio. Non muoverti e non dire una parola. Siamo intesi? Se ci dovesse succedere qualcosa non tornare nel modo magico, non tornare a casa, e resta nel mondo babbano-

Ammonì la figlia. Pallidissima, lei annuì.

Regulus chiuse bene la figlia nel mobile, pronunciò un incantesimo di disillusione e un pietrificus al serpente.

Poi lui e la moglie, misero mano alla bacchetta.

Una figura ingobbita e con un vestito rosso logoro e stracciato si affacciò nel vicolo deserto, uscendo dalla nuvola di fumo nero.

Camminava abbastanza spedita, nonostante l’età visibilmente avanzata.

Quando la luce colpì la vecchia donna, anche Vega fu in grado di vederla dal piccolo spiraglio, che le ante del mobiletto lasciavano intravedere.

La vecchia aveva pochissimi capelli in testa, di un biondo slavato.

Il viso truccato, era una maschera di rughe. Il sorriso sinistro, mise in mostra i denti giallastri e macchiati.

Quando parlò la sua voce risultò gracchiante e rauca e Vega sentì la pelle accapponarsi. Era terrorizzata e non riusciva a muoversi!

-Voglio lei, non te-

Disse la vecchia, rivolta a Regulus.

L’uomo non accennò a spostarsi.

-Che cosa vuoi da noi?-

-Non ho intenzione di dirtelo. Spostati e ti lascerò in vita-

-Non hai nemmeno una bacchetta, come pensi di tenermi testa?-

La risata che si propagò nel vicolo, ghiacciò il sangue nelle vene.

-Non ho bisogno di una bacchetta-

Mosse la mano e Vega vide suo padre volare fuori dalla sua visuale. Dal tonfo che udì, capì che era andato a sbattere contro il muro.

Regulus gemette dal dolore e scosse la testa, stordito dalla botta presa.

La vecchia si avvicinò a Venus.

-E’ un vero peccato che tu sia così spaventata. È uno spettacolo vederti tranquilla, ma va bene anche così-

La vecchia prese un lungo coltello a forma di falce da sotto le vesti.

Vega lo vide perfettamente.

Il manico era di pelle marrone, su cui erano incise delle parole, mentre la lama era stranissima. Sembrava fatta di vetro, all'interno del quale si agitava del fumo nero.

La vecchia alzò il braccio per colpire Venus, ma fu attaccata da Regulus.

Venus cercò di colpire la donna, ma quella sembrava possedere un’agilità spaventosa, malgrado l'età.

Disarmò Venus, mandandola a sbattere con la testa contro il muro e lasciandola intontita. Poi si occupò di Regulus.

Vega, dal suo nascondiglio poteva sentire il rumore della lotta e ogni tanto vedeva la figura di suo padre cadere sotto i colpi della vecchiaccia.

Sobbalzò lievemente quando vide suo padre a terra, ai piedi del mobiletto. Il viso rivolto verso di lei, era coperto di sangue e un lungo taglio partiva dallo zigomo al mento.

Con gli occhi sbarrati e il cuore che le martellava nel petto, Vega si premette le mani sulla bocca, cerando di non emettere nemmeno un suono.

All’improvviso un suono raccapricciante di carne lacerata, riempì il vicolo.

Un fiotto di sangue uscì dalle labbra di Regulus.

L'uomo stirò le labbra in una smorfia e guardò sua figlia un’ultima volta.

-Ti voglio bene-

riuscì a sussurrare con un filo di voce, poi roteò gli occhi all'indietro ed emise un ultimo rantolo.

Fu come se un interruttore si fosse spento, nella testa di Vega. Non riusciva a pensare a nulla. Aveva lo stomaco chiuso e un doloroso nodo in gola, che le impediva anche di deglutire.

Un sapore ferroso in bocca, le fece capire che si era morsa il labbro a sangue. Non aveva nemmeno sentito il dolore! Forse, perché quello che sentiva al petto, era più forte di qualsiasi altro. Non aveva mai provato una cosa così orribile.

-No!!!!!! Regulus!!!!!!!!! No!!!!!!!!!-

Venus gridò disperata e cercò di recuperare la bacchetta, mentre le lacrime le riempivano gli occhi, appannandole la vista.

La vecchia, arrivò prima di lei al pezzo di legno e lo gettò di lato:

-Questa non ti serve più-

Disse con un ghigno sadico.

Colpì Venus con uno schiaffo, mandandola a sbattere a terra, accanto al corpo privo di vita del marito:

-E ora a te-

Il pugnale di vetro, affondò nel petto di Venus, che morì con un rantolo, rovesciando gli occhi all’indietro…

Vega iniziò a tremare, mentre quel dolore sordo al petto aumentava a dismisura.

Stava per morire? Lo sperava, perché qualsiasi cosa sarebbe stata meglio di quello.

Deglutì con difficoltà il sangue che sentiva uscire dal labbro.

Un grido acuto di rabbia, le fece spostare lo sguardo spaventato, sulla vecchia strega.

Riusciva a vedere solo l'orlo lacero della gonna e le scarpe consunte.

Sentì qualcosa di molle sbattere contro il muro.

-Non è lei!!! Non è lei!!!-

Qualcosa di duro, sbattè contro il bidone di immondizia.

-Le rune si sono sbagliate!-

Un suono concitato di voci e di passi, spinse la vecchia ad allontanarsi velocemente, borbottando e imprecando tra sé.

Vega uscì cautamente dal mobiletto e rimase senza fiato alla vista dei corpi dei suoi genitori. Sentiva come se avesse ricevuto un colpo nel petto.

La gabbia di Unku le cadde dalle mani e le gambe cedettero.

Cadde in ginocchio e fu scossa da conati di vomito.

Dopo alcuni minuti, pallida e tremante, guardò il viso di suo padre.

Aprì la bocca per urlare il suo dolore, ma non ne uscì alcun suono. Allungò una mano per accarezzare la guancia leggermente ruvida di suo padre, poi si girò a vedere la madre.

La mano di Venus, sfiorava quella del marito e gli occhi senza vita erano fissi sul muro. Aveva uno squarcio nel petto.

Sentì qualcuno gridare e si alzò in piedi di scatto.

Doveva ubbidire a suo padre. Doveva restare nel mondo babbano.

Come se il corpo fosse distaccato dalla mente, Vega si tolse con gesti frenetici il cappottino bianco e i guanti, sporchi di sangue. Poi si guardò velocemente intorno e individuò cosa aveva prodotto il rumore sul cassonetto: piccoli pezzettini di legno scuro con degli strani disegni incisi sopra. Si tolse il cappellino e li mise dentro. Recuperò anche la bacchetta di suo padre e sua madre. Stava per prendere la gabbia di Unku, quando uno scintillio dorato, proveniente dalla tasca del cappotto di suo padre, non attirò la sua attenzione. Un boccino d'oro.

Senza perdere tempo, infilò anch'esso nel cappellino, poi con la gabbia di Unku nell'altro mano, corse fuori dal vicolo.

Era come se la sua anima si fosse distaccata del corpo e vedesse tutto quello dall'esterno, come se guardasse un film dell'orrore.

Ingoiò il nodo doloroso in gola e si incamminò verso le strade affollate della capitale.

 

 

Erano ore che camminava per le strade di Parigi, senza nessun’altro bagaglio, che non fosse la gabbia di Unku.

Era stanca e non smetteva di sperare che quello fosse solo un orribile incubo.

Ma sì, si disse, non possono succedere cose così brutte. Mi sarò addormentata sul tappeto, mentre giocavo con Unku. Ora mamma e papà verranno a svegliarmi per andare dai nonni Black.

I suoi pensieri furono interrotti dalla spallata di un bambino, che la fece cadere a terra.

Il dolore che sentì alla caviglia, la riscosse bruscamente. Era tutto spaventosamente reale.

Non ci sarebbero più stati i suoi genitori a venire a svegliarla.

Niente cene e Natali a Grimmauld Place, o a Malfoy Manor. Niente più feste di compleanno a Château Lacroix!

Era tutto finito.

Iniziò a tremare convulsamente, stringendosi nelle braccia e dondolandosi avanti e indietro, respirando affannosamente. Il dolore al petto le impediva di respirare normalmente.

Il bambino che l' aveva urtata, le stava parlando contrito, ma lei non lo sentiva.

Non sentiva nulla che non fosse quel dolore sordo al cuore.

Si dondolò con più forza, cercando di normalizzare il respiro.

 

Christian si girò a guardare il padre.

-Non l’avevo vista, papà-

Si scusò il bambino. Roberto si avvicinò al figlio.

-Cos’è successo?-

-Ho urtato questa bambina, ma non l’ho fatto apposta. Non so come chiedere scusa in francese-

-Lascia fare a me, allora-

Roberto si piegò vicino alla bambina e aprì la bocca per parlare, quando notò una bacchetta uscire dal cappellino che aveva stretto in mano.

Anche Roberto era un mago, ed era anche un purosangue. Ma era meglio dire che era stato un mago, dato che aveva spezzato la bacchetta parecchi anni addietro.

Osservandola con attenzione, l'uomo notò che la bambina aveva le mani sporche di sangue e così le scarpe.

Allarmato, prese la bambina in braccio e le chiese sottovoce.

-I tuoi genitori sono maghi?-

Vega annuì e lo guardò confusa, continuando a tremare.

Non aveva nemmeno la forza di ribellarsi al tocco di quel babbano.

Suo zio diceva che i babbani erano sudici e potevano attaccare le malattie più strane.

L’uomo non disse una parola.

-Chris, prendi quella gabbietta. Antonio, dai la mano a tuo fratello. Ci andiamo a prendere una cioccolata calda-

Dopo alcuni minuti, si ritrovarono in un caffè. L’uomo ordinò cioccolata calda per i bambini e un caffè per lui.

-Come ti chiami?-

Chiese alla bambina.

-Vega Black-

Sussurrò flebile la piccola, con la gola e il cuore stretti ancora in quella morsa dolorosa.

L’uomo spalancò gli occhi, sorpreso. Una Black! Lui conosceva i Black. Aveva studiato ad Hogwarts con loro e si poteva dire, che era a causa di un membro della famiglia Black che lui aveva spezzato la sua bacchetta.

-Sei una Black? Chi sono i tuoi genitori? E dove sono? Che cosa fai in giro per il mondo babbano? Da sola, poi!-

Il tremito della bambina si intensificò.

Roberto deglutì a disagio a quella vista.

Non aveva idea di che cosa era successo alla piccola, ma di sicuro si trattava di qualcosa di spaventoso.

Antonio guardò il papà perplesso.

-La conosci?-

Roberto annuì.

Roberto carezzò la mano alla bambina.

-Io sono un mago come te, Vega. Dove sono i tuoi genitori?-

-M-m-morti-

Balbettò deglutendo e tenendo lo sguardo fisso sulla sua cioccolata.

Roberto spalancò gli occhi, allibito.

-Come si chiamavano?-

-Venus e Regulus Black-

Rispose triste, la bambina.

Era la nipotina di Sirius Black. Beh, forse poteva trovare il modo di contattarlo. Sapeva che non scorreva buon sangue tra i due fratelli Black, o almeno era così ai tempi della scuola. Era possibile che le cose fossero cambiate, anche se ne dubitava. Sirius fu ripudiato dalla madre e da allora in suoi contatti con il fratello, erano stati minimi.

-Forse possiamo rintracciare tuo zio, Sirius-

-È in prigione-

Vega girò il capo verso la vetrina del caffè, stringendo i pugni e serrando gli occhi.

Roberto inarcò un sopracciglio. Prigione? Sirius? Era stato un ribelle, ma aveva un alto senso della giustizia. Chissà che aveva combinato. Beh, ma ora non era importante. Si doveva trovare un posto per quella bambina.

-Ma il resto della tua famiglia? Perché non vai nel mondo magico? Non capisco! Sei scappata?-

Vega scosse la testa.

-Papà...-

Una stilettata al cuore le tolse il respiro, pronunciando quella parola.

Le ricordava ciò che aveva appena perso per sempre.

-L-lui, mi ha detto di non tornare nel mondo magico. Devo restare qui-

-Ma qui non hai nessuno che si occupi di te!-

La bambina scrollò le spalle e non rispose.

Roberto si passò una mano tra i capelli neri, scompigliandoli.

Pensava.

Quella bambina era una Black. E lui avevi un debito con Sirius Black. Gli doveva addirittura la vita. Se non fosse stato per lui, sarebbe stato sbranato da un lupo mannaro.

Abbassò lo sguardo sulla bambina, visibilmente provata dal dolore, poi sullo sguardo confuso dei figli... e prese la sua decisione.

-Vega puoi vivere con noi, se ti fa piacere. Non ti mancherà mai niente. Allora? Vieni?-

La bambina scrollò di nuovo le spalle, nella più completa indifferenza, ma l'uomo non si lasciò ingannare dal suo atteggiamento noncurante.

-Non ho altro posto dove andare. Però ti avverto... non mi lascerò toccare da un lurido babbano-

Roberto storse la bocca in una smorfia. Gli insegnamenti dei Black.

Detestare babbani e mezzosangue, arrivando addirittura ad ucciderli.

-Ascoltami Vega. Quello che ti hanno detto sui babbani e i nati babbani, sono tutte sciocchezze. Io sono un mago purosangue e ho sposato una babbana. Come vedi non mi ha attaccato nessuna strana malattia. Anche i miei figli sono maghi e non hanno niente di diverso dai maghi purosangue-

Suo padre le aveva sempre detto di giudicare con la sua testa e non sulla base di quello che dicevano gli altri, pensò Vega, trattenendo un sospiro di dolore.

-Va bene-

Roberto annuì, sollevato. Bene, il primo passo era fatto.

-Finite la cioccolata e andiamo in albergo-

Christian aveva osservato perplesso lo scambio di parole tra suo padre e la bambina.

Anche se aveva solo otto anni, era in grado di capire cos'era successo.

I genitori di Vega (nome strano, considerò il bambino) erano morti e ora suo padre l'avrebbe portata casa con loro, perché la bambina non aveva altre persone a prendersi cura di lei.

Sapeva che suo padre era un mago e sapeva anche di esserlo a sua volta, così come suo fratello Antonio.

Christian bevve un po' di cioccolata.

Sua madre non ne sarebbe stata contenta.

Lei non era una strega ed aveva accettato con riluttanza il fatto che i suoi figli sarebbero diventati maghi.

Per lei, la magia era qualcosa di tabù, di malefico.

 

Dopo, Roberto Antonio e Christian, portarono la bambina nell'albergo dove risiedevano.

L'uomo aveva dovuto affrontare una strenua discussione con la moglie.

-Carla, cerca di ragionare! Quella bambina è orfana!-

La donna, bassa e rotondetta, con grandi occhi verdi e un caschetto di capelli castani, fulminò il marito con uno sguardo.

-Ma è una strega!-

Sospirò, portandosi una mano alla fronte, poi tornò a guardare il marito negli occhi.

-Ascoltami. Io ho sempre avuto una visione negativa della magia. Per me è qualcosa di malefico e ho paura. Non posso farci niente-

Roberto fece un profondo respiro, poi allungò il braccio e strinse la mano della moglie nella propria.

-Quella bambina ha appena perso i suoi genitori ed è sola al mondo. Io non la lascerò in un istituto, Carla. Ti amo e sai che farei qualsiasi cosa per te, ma non posso andare contro la mia coscienza-

Carla chinò la testa, aggiudicando il punto al marito.

-E come la mettiamo con il suo serpente? Non possiamo tenerlo, Roberto!-

L’uomo sorrise e attirò la moglie in un abbraccia, baciandole dolcemente la fronte.

-Il serpente è innocuo, fidati di me-

Carla fece una smorfia contro il petto del marito. La nascita di Antonio aveva portato delle complicazioni e lei aveva dovuto subire un’isterectomia. Era dovuta andare da uno psicologo per superare il trauma e da allora, non aveva voluto saperne dei bambini, tranne che dei proprio, ovviamente.

Dopo un ultimo bacio, Roberto andò nella cameretta dei bambini.

I suoi figli stavano giocando insieme, mentre la bambina si teneva in disparte, guardando i fiocchi di neve che cadevano dal cielo e stringendosi al petto una piccola copertina di lana.

-Vega, faremo unire i lettini di Antonio e Christian, così potrai dormire in mezzo a loro-

La bambina storse la bocca disgustata all'idea di dover dividere il letto con due mezzosangue. Ma doveva piegarsi alle circostanze.

Deglutì la bile che le era salita in gola e annuì.

Roberto sorrise sollevato:

-Benissimo. Metterò il tuo serpente in salottino e andrò a prendergli qualcosa da mangiare-

Vega annuì di nuovo, ma non rispose:

-Come ti sembrano i miei figli?-

La piccola strega strinse le labbra in una linea sottile. Non aveva ancora capito, che a lei non interessava fare amicizia con quei due?

Strinse più forte la copertina di lana e trattenne uno sbuffo.

-Normali-

Rispose controvoglia.

Roberto chiamò vicino a sé i due figli.

-Christian, Antonio, da oggi in poi, Vega sarà a tutti gli effetti, vostra sorella-

La piccola arrossì e guardò diffidente i due bambini. Non si fidava dei mezzosangue!

Antonio inarcò un sopracciglio, dubbioso.

-Va bene-

Fece esitante.

Christian, nonostante l'espressione di Vega non fosse incoraggiante, le sorrise.

-Benvenuta in famiglia… sorellina. Ti va di giocare con noi?-

Disse, mostrandole l’album di figurine dei calciatori.

Se proprio devo, pensò Vega avvicinandosi, indecisa.

Lo faccio solo per papà, si ripromise lei.

Roberto tirò un sospiro di sollievo:

-Si cena tra mezz'ora-

Anche se la tensione tra la bambina e il resto dei commensali fu palpabile, la cena trascorse senza incidenti.

Vega parlò solo con Roberto e soltanto in caso di estrema necessità.

Carla squadrava con diffidenza quella bambina, ma non cercò di fare conversazione; mentre i due bambini si comportavano in modo naturale.

Quella sera Roberto, prima di andare a letto, prese da parte la bambina:

-Senti Vega, ho bisogno di una delle bacchette che hai con te-

Lo sguardo della bambina lampeggiò furioso.

Se quel tipo, pensava che gli avrebbe fatto toccare le bacchette dei suoi genitori, allora era completamente folle.

Vedendo lo sguardo di Vega, Roberto si affrettò a spiegare:

-Anche se ho giurato di non fare più magie, ho bisogno di modificare la memoria ai babbani. Così crederanno davvero che tu sia mia figlia e non si faranno troppe domande-

La piccola strega fissò accigliata il mago.

Se suo padre aveva voluto che si rifugiasse nel mondo babbano, doveva pur esserci un motivo.

L'espressione corrucciata si distese lievemente:

-Va bene, ma dopo me la ridarai subito-

Con la bacchetta di Regulus Black in tasca, Roberto si accinse a modificare la memoria del personale dell'hotel.

Quella sera, disteso a letto, di fianco alla moglie, Roberto pensò a tutti gli avvenimenti accaduti quella giornata.

Gli sembrava fosse passato un secolo da quando aveva incontrato Vega, fino a quel momento.

Ci sarebbe voluto del tempo per superare i pregiudizi che i Black avevano inculcato alla bambina, ma lui era fiducioso che con il tempo avrebbe capito.

Solo Carla gli dava da pensare.

Era rimasto stupito dall'atteggiamento freddo e scostante della moglie a cena.

Certo non era stata entusiasta che i loro figli fossero maghi e all'inizio della loro relazione, quando aveva saputo del suo passato nel mondo della magia, c'erano state delle tensioni, ma poi tutto si era appianato e risolto per il meglio.

Purtroppo era colpa dei genitori di Carla, che avevano inculcato alla figlia il fatto che la magia fosse qualcosa di malvagio.

 

Vega si rigirò nel letto, inquieta, cercando di non toccare nessuno dei due mezzosangue.

Sbuffò innervosita dalla situazione e cercò di spostare, usando il lenzuolo, il bambino che si chiamava Antonio.

A suo padre non sarebbe piaciuto. Nemmeno un po’.

Le aveva sempre proibito anche di fare un semplice sonnellino con suo cugino Draco. Certo una volta lo aveva sorpreso a sbirciarle sotto la gonnellina e un'altra volta, poi, le aveva dato un bacio sulla bocca mentre giocavano.

Quando fu sicura che i due bambini non la toccassero, si rilassò un po' e rivolse lo sguardo fuori dalla finestra.

Si sfilò la collanina d'oro dal collo e aprì il medaglione.

I volti sorridenti dei suoi genitori le fecero un saluto con la mano.

La bambina chiuse con uno scatto la foto, il dolore si trasformò prima in rabbia, poi in determinazione.

Chiuse gli occhi verde mare e promise a se stessa che avrebbe vendicato la loro morte.

Avrebbe ritrovato quella vecchia... e l'avrebbe uccisa nel modo più atroce possibile!!!

Non poteva sapere, Vega Lyra Black, che sarebbe stata la stessa vecchia un giorno, a trovare lei..

 

 

 

 

 

Grimmauld Place

25 Dicembre 1986

 

 

Walburga Black sedeva su una comoda sedia, di fianco alla bara di suo figlio.

In piedi dietro di lei, Orion Black, fissava serio la salma di Regulus.

Accanto alla bara dell'uomo, vi era quella della moglie, Venus.

Nel freddo salotto, si poteva sentire solo il leggero brusio delle famiglie purosangue venute a dare l'ultimo saluto ai due coniugi defunti.

Buttati in un angolo c'erano i fiori che la diseredata Andromeda Black Tonks, aveva mandato.

Non erano stati buttati da Druella, solo per intercessione di Narcissa.

Nessuno di loro aveva saputo l'impatto che la notizia della morte di Regulus e di sua moglie, avevano avuto su Sirius, eccetto Lucius e Narcissa Malfoy.

Il mago aveva portato, su insistenza della moglie, la triste notizia a Sirius.

L'uomo, sudicio e denutrito, non aveva fatto una piega se non quella di spalancare esterrefatto i luminosi occhi grigi.

Non aveva detto una parola.

Solo quando Lucius aveva lasciato la fetida cella, aveva sentito il grido di dolore del mago e un violento colpo, generato sicuramente da qualcosa che aveva lanciato contro la parete di pietra.

Il suono del campanello fece sobbalzare Narcissa, che alzandosi di scatto dalla sedia, vicino a quella di sua madre e suo padre, andò alla porta.

Kreacher lasciò entrare la figura algida di Lucius Malfoy, producendo una seria di inchini.

La donna gli andò incontro, ansiosa di ricevere notizie.

-Allora? Cos'hai scoperto?-

-Non qui-

Rispose l'uomo, prendendo la moglie per mano.

Si chiusero in cucina e ordinarono all'elfo dei Black di non entrare per nessun motivo.

Narcissa si sedette su una sedia, di fronte al marito.

-Lucius... cos'hai scoperto?-

-Non ho trovato nulla. Né sull'omicidio di Regulus e Venus, né su che fine ha fatto Vega-

Narcissa sembrò afflosciarsi.

-No-

Lucius le mise una mano sulla spalla, carezzandola.

-La troveremo, Cissy, non disperare-

Gli occhi azzurri, lucidi di lacrime incontrarono quelli grigi del marito.

-E se fosse...?-

-No-

Rispose secco e deciso l'uomo.

-Vega è viva, altrimenti insieme al cappottino e ai guanti, doveva esserci anche il suo corpo. Sarà scappata, ma io la troverò-

Si inginocchiò di fronte alla moglie e le prese le mani fredde tra le proprie, altrettanto fredde.

-E' una Black, Cissy. Se la caverà, vedrai-

Narcissa annuì, più per far felice Lucius che per convinzione vera.

-Draco?-

Le chiese il marito.

-Ha visto gli zii?-

Lei scosse la testa.

-Non ancora. E' in camera di Regulus con gli altri bambini-

Erano venuti tutte le famiglie purosangue che contavano. I Nott, Zabini, Parkinson, Greengrass, Tiger, Goyle, Crouch, Bullstrode, Burke, Flint, Rosier e Yaxley... e tanti altri che Narcissa non ricordava.

C'era persino Abraxas Malfoy, suo suocero.

Lucius si rimise in piedi con decisione.

Era ora che anche Draco desse l'addio a Regulus e Venus ed era meglio fosse lui a portarlo giù, invece di Abraxas.

-Vado a prendere Draco.

Narcissa annuì e tornò in salotto, proprio quando Kreacher portava l'ennesima corona di fiori in casa.

Walburga si voltò distratta, distogliendo lo sguardo dal volto cereo del figlio.

Quando lesse il nome sulla corona, le labbra si strinsero in una linea sottile, la faccia si chiazzò di rosso e temendo una sfuriata, Narcissa si affrettò a raggiungere la zia.

-Li manda Alphard?-

La donna fece un cenno secco con il capo.

-Suvvia, zia. Ormai ci sono quelli di Andromeda, possiamo tenere anche quelli di Alphard... non date modo a questa gente di parlare male di voi-

-Tanto parlerebbero in ogni caso-

Sbottò, acida la donna.

I fiori furono sistemati accanto a quelli di Andromeda, in un angolo.

Lucius fece la sua apparizione in salotto, tenendo una mano sulla spalla di suo figlio.

Il giorno prima, lui e Narcissa avevano spiegato al figlio cos'era successo agli zii.

All'inizio il bambino non aveva capito granché, ma poi suo padre era stato molto più chiaro.

Anche gli altri bambini, amici di Draco erano scesi in salotto, dando sostegno morale all'amico.

Lucius issò il figlio in braccio, in modo che potesse vedere i corpi dei defunti.

Draco inarcò un sopracciglio... era tutto lì?

Ad eccezione di un taglio obliquo sul volto e qualche livido, suo zio non era diverso da come lo ricordava.

Sembrava che lui e sua zia, dormissero.

D'istinto allungò una piccola mano con l'intento di toccare lo zio Regulus e Lucius lo assecondò.

Il contatto con la pelle rigida e gelida dell'uomo, fece accapponare la pelle al bambino che ritrasse la mano di scatto.

Lanciò un'ultima occhiata alle due salme, prima di voltare il capo dall'altra parte.

Non avrebbe mai dimenticato la sensazione di quella pelle fredda sotto le dita.

Lucius lo rimise a terra e Draco dovette fare uno sforzo, per non rifugiarsi tra le braccia confortevoli della madre.

Aveva anche saputo della scomparsa della cuginetta, ed era molto preoccupato per lei.

I suoi migliori amici, Theo e Blaise gli batterono una mano sulla schiena, senza parlare.

Avevano già detto tutto poco prima in camera.

Draco era stato ad origliare il giorno prima, quando avevano portato la notizia a Walburga e Orion.

Aveva sentito di come erano stati uccisi e temeva che alla cugina fosse toccata la stessa sorte.

Non aveva potuto raccontare nulla ai suoi amici, perché c'erano Daphne e Pansy e quelli non erano discorsi per loro.

I corpi dei giovani coniugi, furono sepolti nel cimitero di Little Hangleton, nella maestosa cappella dei Black, posta quasi accanto a quella della famiglia Gaunt e di fronte a quella dei Malfoy.

La neve copriva le lapidi grigie e si impigliava tra i capelli dei presenti.

Al ritorno del cimitero, Kreacher servì alcuni rinfreschi per gli ospiti.

Walburga non se la sentiva di fare la padrona di casa, così chiese a sua cognata di fare le sue veci.

-Sono troppo stanca, Druella. Sostituiscimi-

-Non credo che gli altri si aspettino davvero che tu e Orion li intratteniate. Ci penseremo io e Cygnus-

Il grande orologio a pendolo batté le nove, quando gli ultimi ospiti lasciarono Grimmauld Place.

Erano rimasti solo i famigliari stretti.

Walburga si lasciò cadere esausta di fronte al camino, che il solerte elfo domestico aveva acceso per la sua padrona.

Con un gesto insolitamente premuroso, Orion posò un prezioso scialle di cachemire sulle spalle della moglie.

Narcissa sospirò mesta e rivolse uno sguardo ai suoi genitori.

Nessuno parlava.

Strinse il piccolo Draco tra le braccia, facendogli posare la testa contro il seno.

Il silenzio si protrasse per alcuni minuti, prima che Walburga lo spezzasse.

-Devi trovare mia nipote, Malfoy. Chiunque abbia ucciso mio figlio e mia nuora, potrebbe far del male alla bambina, se non l'ha già fatto. È l'ultima dei Black... devi trovarla-

Lucius annuì serio.

-Farò il possibile-

Anche Draco pensò che avrebbe fatto il possibile per ritrovare la cugina e poi, bastava vedere se tra cinque anni, una certa Vega Black sarebbe andata in una qualche scuola di magia...

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Spazio Autrice:

Finalmente sono riuscita a pubblicare almeno un aggiornamento.

Questo, è solo il prologo... lo so che è un po' lungo... spero che vi piaccia comunque.

Fatemi sapere che ne pensate.

Per chi segue l'altra mia storia... sto lavorando al prossimo capitolo, ma sono un po' impegnata con gli esami in questo periodo.

prometto che cercherò di fare quanto prima.

Baci Sara

   
 
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