Scusate oggi sono stata imperdonabile a postare a quest'ora ma ero parecchio impegnata e non ho potuto fare altrimenti!
SCUSATEMI TANTO!!!
Intanto prima di rispondere alle vostre sempre gradite recensioni e lasciarvi alla lettura del capitolo devo rendervi partecipi di un importante novità!
Da questo capitolo in poi la fiction verrà scritta a 4 mani. Ci sarò sempre io ma sarò affiancata, non più solo nelle correzioni ma in tutto il resto dalla mia splendida amica, nonchè prof. SARA!
Quindi vi prego d'ora in poi tutti i complimenti che mi rivolgerete (e vi ringrazio perchè sono sempre numerosi) di farli ad entrambe!
Grazie per avermi ascoltato e ora godetevi il capitolo!
Finalmente è arrivato il momento da voi tanto agognato. Riusciranno a chiarirsi una volta per tutte? Mah!
BUONA LETTURA!
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CAPITOLO 20
Ti amo... ma non posso!
Ti amo... ma non posso!
Pov Edward
-Edward…- il mio nome era stato appena un timido sussurro tra lo sciabordio delle onde che si infrangevano sulla spiaggia… ma io, i sensi tesi allo spasimo, avevo udito benissimo, come avevo intuito che si trattava di un momento molto delicato e importante per noi e per la nostra storia. Fondamentale.
-Sì…?- risposi al suo richiamo accorato: in quel monosillabo era racchiuso tutto l’ardore che mi era possibile, e la strinsi ancora più forte al mio petto. Avevo paura che scappasse da me, rompendo quel magico equilibrio che si era appena creato. Stavo bene con lei tra le mie braccia, volevo che quel momento non finisse mai.
Passò qualche minuto ancora; noi nel frattempo restammo in silenzio, avvolti solo dal rumore della risacca. Probabilmente neanche lei voleva interrompere quel contatto.
-Cosa stiamo facendo? Cosa sta succedendo?- la voce le tremava.
Era ora dei chiarimenti. Era ora di smetterla di comportarmi come un ragazzino egoista ed egocentrico, come mi aveva consigliato Jasper. Non potevo più aspettare o avrei rischiato. Non volevo perderla!
La feci girare lentamente verso di me e la guardai con una nuova intensità, come a volerle trasmettere tutto l’amore che provavo per lei. -Edward… perché mi hai baciata?- il suo tono di voce era accorato, ma non mi guardava, la testa era bassa. La sua domanda mi stupì.
Non l’aveva ancora capito? Non sentiva quanto la volevo… in tutti i sensi? Che strano! Di solito era così intuitiva e perspicace! La sua reazione mi bloccò e improvvisamente fui colto da un irrazionale terrore che mi spinse a tacere i miei sentimenti e a mettere al riparo il mio cuore.
-Questa mattina hai detto che è stato un errore, che non vuoi più pensarci… lo credi veramente?- le chiesi timoroso.
Non riuscivo ancora a lasciarmi andare del tutto, ad aprire il mio cuore con serenità; e questo mi accadeva perché non ero ancora del tutto certo che anche lei provasse qualcosa per me. Ero consapevole di comportarmi da vigliacco: volevo una conferma da lei, prima ancora di dargliela io, era un comportamento quasi indegno del mio autentico me stesso, così… poco cavalleresco…
Ma quando lei si trovava a pochi centimetri da me, la mia razionalità e il mio buon senso andavano a farsi benedire, e io mi sentivo una persona insicura, impaurita, impacciata. Incapace di far emergere il vero me stesso, i miei reali sentimenti. Lei era migliore di me: aveva avuto l’enorme coraggio di affrontare la questione del nostro legame; ma io, alla sua domanda così diretta, le avevo risposto con un’altra domanda che mi avrebbe consentito di starmene nascosto, almeno per un altro po’… che vile codardo ero! Ma non riuscivo a fare altro.
E in quegli istanti quasi rarefatti per la loro intensità, tutto dipendeva dalla sua risposta: o sarei stato il ragazzo più felice sulla terra o il più disperato, e in quel caso, privato per sempre di un sentimento puro e nobile come il mio amore per lei, sarei tornato quello stronzo bastardo di prima, se non peggio… ne ero sempre più consapevole: avevo bisogno di lei, del suo amore. Nient’altro mi importava! Ero degno di lei? Meritavo di essere accanto ad una creatura così speciale?
Le sollevai delicatamente il viso per guardarla, mentre, fremente, aspettavo una risposta che tardava ad arrivare. La mia ansia cresceva con il passare dei secondi. Trattenni il respiro per qualche attimo, poi esplosi.
-Bella ti prego rispondimi… Dimmi cosa pensi, cosa senti, cosa provi? Non riesco a comprenderti, è frustrante per me! Di solito le persone le capisco al volo, ma con te è tutto diverso… Hai stravolto tutto il mio mondo. Prima di conoscerti avevo delle certezze: poche, è vero… ma c’erano; e invece tu, hai rivoluzionato tutto… tutto!- continuava a guardarmi mentre affondava i denti nel labbro inferiore così in profondità, che pensavo di veder uscire una goccia di sangue da un momento all’altro.
Le posai un dito sul labbro e glielo accarezzai delicatamente. Avrei tanto desiderato compiere quel gesto con la mia bocca e la mia lingua… ma anche così funzionò perché smise di morderlo, chiuse gli occhi e sospirò.
-Bella…- aspettavo la mia risposta. Ero un fascio di nervi.
-Edward io… io non posso!- sibilò e si staccò da me, dandomi di nuovo le spalle e guardando il mare. Quel gesto mi provocò un senso di vuoto opprimente e per un attimo mi sconfortai, abbassando le spalle per quell’intensa sofferenza. Ma non mi arresi. Mi sentivo come un naufrago immerso nelle acque profonde che lotta per riuscire a respirare nel mezzo di un oceano in tempesta. Mi aggrappai ad un flebile appiglio… era quasi invisibile, d’accordo… ma c’era!
Aveva detto “non posso”… non “non voglio”, e le cose era ben diverse. Erano completamente diverse! Non potevo ancora perdere la speranza. E lottai per una boccata d’ossigeno.
Le appoggiai le mani sulle spalle.
-Cosa non puoi? Cosa vuol dire?- questa volta non mi sarei accontentato di mezze risposte.
- Vuoi sapere cosa penso e cosa provo veramente? Ok ti accontento!- esclamò decisa. Ecco, era arrivato il punto cruciale… divorato dall’ansia, trattenni il respiro mentre, impaziente, attendevo di riascoltare la sua voce.
-Penso che il bacio che ci siamo dati sia la cosa più meravigliosa che mi sia successa in questi ultimi anni. Penso che tu mi sia entrato nel cuore come mai nessun altro.
Penso che quando sei nei paraggi, non riesco più a pensare lucidamente.
Penso che quando mi sfiori, il mio cuore voglia uscire dal petto, per andare a posarsi direttamente tra le tue mani, perché è a te che ormai l’ho donato.
Penso che quando vuoi sai essere il ragazzo più gentile, dolce e adorabile che ci sia.
Penso… penso di essermi innamorata di te…- il suo tono deciso era andato via via scemando tanto che se non fossi stato concentrato al massimo su quello che stava dicendo, l’ultima frase si sarebbe persa al suono dell’infrangersi delle onde.
Ma avevo sentito… avevo sentito ogni parola… e tutto quello che comportava quella semplice frase mi fece scoppiare il cuore dalla gioia. In meno di un secondo non ero più un essere alla deriva, in balia di una tempesta… in un momento lei mi catapultò in paradiso…
Emozionato, incredulo e colmo di gioia la presi di nuovo tra le mie braccia, ma quando la guardai mi accorsi che stava piangendo. Non era felice come me. Aggrottai le sopracciglia perché non capivo… perché piangeva? Mi aveva appena rivelato che si era innamorata di me…
Oddio che idiota! Che stupido, cieco, idiota! Che stronzo!
Avevo voluto a tutti i costi sapere cosa provava lei per me, ma ancora non le avevo confidato quello che sentivo io…
Feci per parlare ma la sua mano si posò imperiosamente sulla mia bocca, bloccando ogni mia azione, ogni mio pensiero. Deglutì, si asciugò le lacrime e si staccò nuovamente dal mio abbraccio. Mi guardò dritto negli occhi e questa volta il suo sguardo era deciso e molto più freddo. Un brivido di autentica paura mi percorse la schiena…
-Aspetta non ho ancora finito. Quello che ti ho appena detto è tutto vero, ma non è solo questo quello che penso…- precisò. Boccheggiai e mi ritrovai nuovamente senz’aria.
-Penso che tu sia il ragazzo più monello che abbia mai conosciuto. Tratti le donne come fossero degli oggetti, delle cose usa e getta. Credi che tutte ti cadano ai piedi e di questo te ne approfitti. Fai sesso con tutte perché per te è una cosa senza importanza, solo un atto fisico che ha il solo scopo di soddisfare le tue voglie. Sei pieno di orgoglio, arrogante e presuntuoso. Ma soprattutto penso di essere solo un giocattolo per te. Un bel giocattolo di cui ti stuferai presto. Appena avrai ottenuto quello che vuoi, mi butterai via come fai con tutte le altre. Ecco perché non posso, Edward! Perché io non posso permettermi più di soffrire! Non per te almeno. Il mio cuore questa volta non reggerebbe!- la sua bellissima voce si spezzò, addolorata; detto questo, abbassò di nuovo la testa e lasciandosi cadere in ginocchio sulla sabbia scoppiò in singhiozzi.
La sua sofferenza mi colpì come una frustata. Che razza di disgraziato! Come potevo farla ancora piangere? Troppe emozioni scuotevano il mio animo e la mia mente; facevo fatica a pensare a qualcosa di coerente. Perciò rifiutai qualsiasi approccio razionale e mi abbandonai all’istinto. La sollevai delicatamente, come fosse il cristallo più prezioso e fragile di questo mondo. La presi di nuovo tra le mie braccia, la strinsi forte, sperando di riuscire a infonderle quell’amore enorme che provavo, ma che ancora non riuscivo a trasmetterle a parole. Le accarezzai teneramente la schiena, i capelli, le braccia, per cercare di calmare non solo lei, ma anche me stesso. Non potevo vederla stare così male, ogni suo singhiozzo era una stilettata diretta esattamente al centro del mio cuore. Lei stava male, ma non ne aveva alcun motivo perché per me non era un passatempo, e non sarebbe mai stata un giocattolo! Lei era tutto per me, tutto! Dovevo solamente riuscire a trovare un modo per esprimermi, per aprirle il mio cuore…
-Bella per favore, calmati e ascoltami per un attimo, un attimo solo- la supplicai accoratamente; piano piano il suo pianto si attenuò.
La presi per mano e la guidai fino ad un tronco quasi bianco, che sembrava una panchina naturale, e la feci sedere. Io mi misi davanti a lei e mi inginocchiai sulla sabbia, di modo che i nostri occhi fossero alla stessa altezza. Volevo osservarla e desideravo che lei prestasse attenzione alle mie parole. Era il momento di mostrarle il mio cuore, era il momento di comportarmi da uomo. Le mie parole volevano rompere gli argini e trovare la via per emergere; e finalmente mi liberai di ogni mia pura e le rivelai la mia anima. In quel momento ogni stupida remora sparì: sapevo esattamente cosa dirle.
-Io ti ho lasciato parlare, ora se mi permetti vorrei raccontarti una storia..- iniziai; vidi la sua espressione confusa, stava per ribattere, ma non le lasciai il tempo.
-Ti prego ascoltami, ti chiedo solo questo…- la implorai con tutta la tenerezza che mi era possibile.