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Autore: WillowG    19/09/2010    1 recensioni
Ogni amicizia nasce da un incontro. Una serie di One-shot legate tra loro riguardanti i membri fondatori dell'AX. Come si sono conosciuti, e cosa li ha portati a creare l'AX.
Genere: Comico, Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Caterina Sforza, Vaclav Havel
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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01  Una piccola spiegazione prima di iniziare a leggere: forse i personaggi saranno un po’ fuori canone, ma spero non troppo. Teniamo conto che siamo a quasi dieci anni prima delle vicende dell’anime, e sono tutti molto più giovani. Secondo i miei calcoli, per nulla precisi, Catherina è una ragazza di circa sedici anni, con un trauma alle spalle, molto sola, e con gli schizzi e l’esuberanza dell’età, senza contare l’ambiente molto rigido e snob in cui vive. Ora, conoscendo il carattere forte che ha da adulta, non credo che sarebbe una ragazzina frivola e oca. Ma ho immaginato che già avesse la tendenza ad essere ferma nelle sue convinzioni, per non dire testarda. Ha comunque ancora molto da maturare.
 Vaclav dovrebbe essere ventenne o poco più. Nell’anime è un personaggio calmo e riflessivo, ma per la mia fic l’ho pensato fresco di caserma (o qualunque altro luogo in cui vanno i preti guerrieri a fare noviziato) un po’ inesperto e con qualche schizzo anche lui.
 Abel … bhe, ha dieci anni in meno … su novecento … è tale e quale al solito. Cambia solo che ha quasi solo Catherina e la sua famiglia come punti di riferimento.

File 01

- BODYGUARD -

 -Sarà solo per un paio di mesi!- Disse un giovane uomo molto alto con occhiali e particolari capelli color argento ad una ragazza sui quindici anni, decisamente più bassa, ma dall’aria estremamente battagliera.
 -SOLO un paio di mesi?! Hai idea di quanto tempo sia, Abel?!?- L’alto uomo dai capelli argentei fece qualche passo indietro di fronte alla ragazzina, i cui occhi chiari sembravano sul punto di mandare scintille.
 -Ma Catherina, non posso farci nulla, lo sai! Non posso disobbedire ad un ordine del Santo Padre!- La giovane scosse il capo, facendo danzare i riccioli biondi. Un’aura d’autorevolezza pareva come avvolgerla, mentre avanzava verso l’uomo, restaurando la distanza originaria.
 -Lo so bene, ma potevi almeno impedirgli di mettermi una nuova guardia del corpo! Lo sai benissimo che non ne voglio! Non ne ho bisogno, tu mi basti e avanzi!-
 -Ma io dovrò assentarmi per il tempo della missione … Non ci sarò a proteggerti!- Catherina Sforza, la giovane Duchessa di Milano, infischiandosene dei modi signorili, si morse il labbro inferiore e spostò lo sguardo sul pavimento. Il giovane corpo scosso da brividi di pura furia.
 -Non è giusto. Non voglio una nuova guardia del corpo! Soprattutto una di quelle teste calde agli ordini di mio fratello Francesco!- Abel cercò di sorridere, incoraggiante.
 -Suvvia non tutti i membri dell’Inquisizione sono dei pazzi sanguinari …- Un’occhiata raggelante della giovane Sforza minacciò di trapassarlo come un proiettile. -Ok, la maggior parte lo è, ma guarda il lato positivo. Sarà solo per poco tempo. Non appena avrò terminato la missione per il Papa, sarò nuovamente al tuo fianco, e l’uomo di Francesco se ne tornerà a Roma così velocemente da non avere il tempo di dire “addio, Duchessa di Milano”.- Un lievissimo sorriso si disegnò sulle labbra della giovane, finalmente, facendo apparire tutta la sua giovinezza.
 -È una promessa, Abel?-
 -Ma certo …- Con un colpo di tosse, l’autista della casa, un uomo d’età con vistosi baffi grigi, fece notare la propria presenza.
 -Signor Nightroad … L’auto la aspetta.-
 -Molto bene, Carlo.- Fece l’uomo occhialuto, per poi rivolgersi di nuovo alla ragazza. -Allora a presto, Duchessa! E mi raccomando. Prometti che mi aspetterai.-
 -Promesso. A presto, Abel …- Catherina seguì con lo sguardo l’automobile sparire nella strada, lasciando dietro di sé una sottile scia di fumo e polvere. In realtà la cosa non era ancora stata digerita. Aveva deciso di lasciare andare via Abel con un sorriso, per non dare altri sensi di colpa al prete, ma il suo animo era tutt’altro che sereno. Era. Letteralmente. Furiosa. Non solo suo padre aveva fatto mandare il suo fratellino Alessando a Sondrio a respirare aria pura, indispensabile per la sua salute cagionevole, lasciandola sola. Ma adesso si era preso Abel, la SUA guardia del corpo, l’angelo che aveva promesso di proteggere LEI e gli esseri umani. E ciliegina sulla torta, le mandava come sostituto un inquisitore. E lei non poteva far altro che aspettare. Come promesso. Una lampadina si accese sotto la massa di capelli biondi. E un sorriso inquietante prese il posto di quello falso e rassicurante con cui aveva salutato Abel. Lei aveva promesso che avrebbe aspettato. Non che sarebbe stata brava …

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 -Eccoci arrivati, Padre.- Disse il tassista, svegliando il suo passeggero dal torpore in cui era caduto. Spalancando di colpo gli occhi scuri, il giovane prete si sistemò il rigido colletto con croce della divisa da sacerdote errante. Un gesto superfluo, visto che era abituato a quello ben più ingombrante della divisa rossa da Inquisitore.
 -È questa la villa della famiglia Sforza?- Chiese guardando fuori dal finestrino, curioso. Il tassista annuì.
 -Esattamente. Bella vista, eh?- L’Inquisitore non poté non essere d’accordo: le linee dell’enorme palazzo neoclassico si stagliavano su un vasto parco, in parte composto da prati dall’erba curata e ben tagliata, ma in maggioranza da boschi puliti e ombrosi. Subito la sua deformazione professionale di militare decise che pattugliare e rendere sicuro un parco del genere sarebbe stato un problema. Soprattutto da solo. Poteva solo sperare che la Duchessa, la cui protezione gli era stata affidata, non fosse un’amante del verde e delle passeggiate.
 Ringraziando educatamente, il prete pagò la corsa, e prese il suo bagaglio.
 -Avete solo quello, Padre?- Chiese il tassista, indicando il borsone da viaggio che il giovane si era messo su una spalla. Questi sorrise, spostandosi una ciocca di lunghi capelli scuri dagli occhi.
 -Sì, nient’altro. Starò qui poco tempo.- O almeno così sperava. Non aveva mai amato molto quel genere di incarichi. E l’unico motivo per cui aveva accettato di venire a Milano a fare la guardia del corpo, era perché l’incarico veniva direttamente dal suo superiore, e non poteva disobbedire ad un ordine diretto del seppur giovane Cardinale Francesco. Di certo il motivo per cui ci era stato mandato lui, direttamente dalla Boemia, con tutti gli Inquisitori presenti a Roma, era da cercarsi nei suoi superiori. Non era mistero che il giovane prete fosse da tempo una spina nel fianco per gli Inquisitori boemi di alto rango. Troppo ligio al dovere, anche quando le inchieste finivano per arrivare a persone un po’ troppo influenti.
 Con un sospiro, si lasciò alle spalle i propri problemi, e raggiunse in pochi passi il grande cancello in ferro battuto. Suonando rispettosamente al campanello, venne accolto da una voce femminile.
 -Sì? Che è?-
 -Padre Vaclav Havel della Santa Inquisizione, Signora. Aspettavate il mio arrivo.- Ci fu un momento di silenzio, dall’altro lato del citofono. Un piccolo schermo prese vita accanto alla telecamera di sicurezza sistemata appena sopra il campanello. Il volto di quella che presumibilmente doveva essere la governante, fissò sospettosa il prete.
 -Non avete la divisa ufficiale.- Vaclav trattenne a stento un sospiro. Aveva idea la gente di quanto fosse scomoda e vistosa quella roba?
 -Mi è stato detto che il mio arrivo non doveva dare nell’occhio. Una divisa da Inquisitore incute rispetto e timore, ma non favorisce la segretezza.- Il volto sullo schermo sembrò soppesare la risposta. Poi la voce femminile riprese.
 -Certo. Ha ragione. Aspetti che si apra il cancello. Mando subito qualcuno ad accompagnarla alla villa.- Con un suono meccanico, il cancello iniziò ad aprirsi quel tanto da far entrare il prete.

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 All’inizio, girare per il giardino della villa le era parso una buona idea. Era un’attività che l’aveva sempre rilassata. Ma, stavolta, Catherina non riuscì a trovare nulla di rilassante nella sua passeggiata. Neppure la compagnia di Nerone e Attila, i due grossi mastini da guardia che la accompagnavano, riusciva a tirarle su il morale. Ogni minima voglia di scaricare tutta la sua frustrazione sulla guardia che sarebbe arrivata di lì a poco era già scemata. Vendicarsi su una persona che stava solo facendo il suo lavoro sarebbe stato solo infantile ed inutile. Non le avrebbe riportato Abel.
 Osservò con una punta di senso di colpa i due grossi cani annusare ogni foglia con cui veniva in contatto il loro naso, le code sottili sventolanti come bandiere. Non li portava spesso in giro. Era qualcosa che di solito faceva il custode, e solo la sera, quando faceva la ronda alla ricerca di tracce di possibili ladri intenti ad infiltrarsi nella tenuta.
 La giovane sbuffò, e, poco signorilmente, strappò un filo d’erba e se lo ficcò tra le labbra. Abel le mancava terribilmente. I suoi modi di fare, così buffi, le mettevano sempre allegria, anche quando il comportamento infantile del prete la faceva innervosire. Quantomeno, riusciva a farle ignorare altre emozioni. Tristezza. Angoscia. Solitudine. Dolore. Tutte legate a quella notte, dove aveva ricevuto allo stesso tempo, maledizione e salvezza. I Methuselah avevano ucciso sua madre. Ma aveva anche trovato Abel. La mano sottile si strinse attorno al crocifisso che teneva al collo. Il Signore dà e il Signore prende. Una frase che sua madre le ripeteva spesso.
 Il ruggito dei cani la tirò fuori dalle sue riflessioni. Il cancello principale era a pochi metri, ormai, e si stava aprendo per far entrare una persona. Rapida, aggrappò i collari dei due mastini, cercando di trattenerli come meglio poteva.
 -Nerone! Attila! Cuccia belli!- Le due bestie ubbidirono di malavoglia. I corpi muscolosi frementi, mentre dalle gole usciva un ringhio sommesso e continuo. Catherina aggiustò la presa sui collari. Sapeva bene che, se avesse perso la presa, a nulla sarebbero valsi i suoi ordini, e il nuovo venuto avrebbe dovuto pregare di avere gambe molto veloci. Solo quando i due cani accettarono di stare seduti, la giovane Sforza si permise di studiare l‘estraneo, un uomo con l‘abito nero da prete. E il suo primo pensiero, fu che il tipo era alto quanto Abel. Ma lì finivano le similitudini. Occhi dal taglio sottile, così scuri da rendere difficile la distinzione tra iride e pupilla, lunghi capelli dello stesso colore, mossi come il mare in tempesta. I tratti del viso erano affilati, quasi spigolosi. Le labbra una linea sottile e severa. Un volto che non faceva fatica ad intimidire chicchessia. Ma la sorpresa fu enorme quando quella bocca si piegò in un sorriso, facendo letteralmente sciogliere la freddezza dell’intero volto. Gli occhi sottili erano caldi, e il viso, seppur spigoloso, emanava gentilezza. Era giovane. Vent’anni o poco di più. La divisa scura da prete errante sembrava assottigliare e allungare ulteriormente la figura già longilinea. Il prete si esibì in un educato inchino di saluto, per poi presentarsi con educazione.
 -Milady. Sono Padre Vaclav Havel dell‘Inquisizione. Sono stato inviato qui per la protezione della Duchessa Catherina Sforza.- Presa alla sprovvista, la giovane Sforza ci mise qualche secondo, prima di rispondere all‘inchino, per quanto impacciata nei movimenti dai mastini. E dunque questo era la sua nuova guardia del corpo? Doveva ammetterlo. Per una volta, suo fratello Francesco non aveva avuto troppo cattivo gusto. Almeno il prete era civile, e non appariva un guerrafondaio assetato di sangue, come la maggioranza degli uomini dell’Inquisizione.
 -Sono io.- Sorrise timidamente la ragazza. -Non sembrate un Inquisitore.-
 -Immagino sia la mancanza di divisa e di cattivo umore.- La battuta strappò una leggera risata alla Sforza. Sì, decisamente il prete non era tanto male. Forse, questi due mesi di assenza di Abel non sarebbero stati poi così terribili …
 Vaclav non riuscì a togliersi il sorriso dalle labbra. Il suo nuovo incarico era dunque questa graziosa ragazzina? Certo, era molto giovane. Più di quanto si aspettasse. Da come gliene avevano parlato, si aspettava una donna già fatta. Invece la Duchessa appariva appena uscita dagli anni dell’infanzia, e in piena adolescenza. Vederla trattenere goffamente con tutte le sue forze i due grossi cani, poi, gli stava facendo nascere un moto di simpatia per la giovane. Già poteva vedere che non era il solito genere di ragazza schizzinosa e viziata, come già si aspettava, visto il potere della famiglia a cui apparteneva. Inchinandosi nuovamente, disse:
 -Mi permetta di dirle che è un vero onore essere al vostro servizio, Duchessina Sforza.- Come le parole gli lasciarono la punta della lingua, sapeva di aver fatto un errore. Il viso fanciullesco della ragazza era stato attraversato da un’espressione di pura ferocia. Ma, soprattutto, le guance pallide si erano tinte di un rosso accesso, di certo non dato dall’imbarazzo. Le esili mani che tenevano i collari dei cani tremarono leggermente, mentre le nocche sbiancavano.
 La mente di Catherina era in subbuglio. Duchessina? Duchessina??? Ormai aveva sedici anni!!! Come si permetteva quel cappuccio rosso dell’Inquisizione di chiamarla così? Rimangiandosi ogni buona cosa che poteva aver pensato del prete, la ragazza lasciò andare i collari di Attila e Nerone.
 -Ops! Mi sono scappati …- Cinguettò, innocente. Fu con estrema soddisfazione che vide gli occhi sottili dell’Inquisitore diventare due sfere scure, mentre i cani arrancavano, quasi storditi dell’improvvisa libertà, ma pronti a fare ciò per cui erano addestrati con quello che per loro era a tutti gli effetti un intruso.

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 Carlo era stato autista e custode per anni nella famiglia Sforza. Aveva vissuto con i suoi datori di lavoro gioie e dolori. Negli ultimi anni, più dolori che gioie. L’ultimo accompagnare quella mattina il buon Abel, guardia del corpo della Duchessa. La tristezza era stata parte dell’aria che si respirava all’interno dell’auto, mentre accompagnava il prete alla stazione. Sarebbe stato difficile vedere sorridere la Signorina, nei due mesi a venire.
 Aveva appena parcheggiato l’auto, quando la governante, la Signora Beatrice, gli aveva chiesto di andare a prendere al cancello il sostituto di Padre Nightroad. Al vecchio uomo erano venuti brividi di rabbia. Il motore della macchina che aveva portato il buon Abel non si era ancora raffreddato, e già l’Inquisitore era arrivato. Ma accogliere la gente era uno dei suoi compiti, e dopo anni di onorato servizio, non intendeva di certo mancare ai propri doveri oggi. Perso a borbottare tra sé e sé sull’ingiustizia della vita, e sulle sue ginocchia doloranti per l’età, si accorse dell’abbaiare dei cani solo quando fu molto vicino al cancello.
 Eh, il vecchio Carlo ne aveva viste tante, nella sua vita. Ma quasi non credette ai suoi occhi, quando la scena gli si parò davanti. Negli anni ne aveva viste tante. Di ogni colore. Ma questa …
 Un giovane prete avvinghiato alla parte più alta del cancello stava lanciando insulti in lingua straniera a Nerone e Attila, che rispondevano abbaiando e mostrando i canini. E la giovane Catherina che si allontanava con un sorriso soddisfatto sulle labbra, camminando verso la villa fiera come un guerriero dopo una battaglia. Al vecchio custode gli ci volle del bello e del buono per ammansire i cani quel tanto da far scendere il prete. E anche dopo, il nuovo arrivato rischiò più volte di essere azzannato dalle due belve, prima di arrivare alla villa, dove due giovani servitori li presero in custodia per riportarli al canile. Eppure, nessuna lamentela venne fuori dalle labbra del giovane uomo. Anzi. Una volta arrivati davanti al portone dell’edificio, e senza i due cani ad attentare alla sua vita, il prete fece un leggero inchino, sorprendendo l’anziano custode.
 -Volevo ringraziarla per l’aiuto. Sono Padre Vaclav Havel. Mandato dal Cardinale Francesco per occuparmi della sicurezza della Duchessa.- E detto questo, tese amichevolmente la mano all’anziano, che per lo stupore quasi dimenticò di rispondere al gesto. E questo sarebbe stato una di quelle canaglie al soldo di Francesco?! E lui che pensava che fossero solo educati a combattere e pregare.
 -Carlo. Autista e custode della famiglia Sforza.- L’Inquisitore sorrise, gentile quanto le sue maniere.
 -Un piacere conoscerla, Sognor Carlo.-
 -Dammi del tu. E chiamami solo Carlo. Sarò anche vecchio, ma non sono un pezzo grosso.- Rise il custode accarezzandosi i baffi. Il prete rispose al sorriso.
 -Molto bene, Carlo.- Poi lanciò un’occhiata allo stemma degli Sforza appeso al grande portone. Un sofferto sospiro svuotò i polmoni di Vaclav, ricordando come era terminato l‘incontro con il suo nuovo incarico. -Credo proprio di aver cominciato male.- La bocca rugosa del vecchio si piegò in un mezzo sorriso, mentre cominciava a pensare che, forse, quel ragazzo li stava simpatico. E qualcosa di buono poteva uscire anche da questa storia.

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 -Questa te la sei inventata!- Esclamò Leòn, lanciando un’occhiata accusatrice a Vaclav.
 -Affatto.- Sospirò il’ex Inquisitore, portandosi alle labbra la sua tazza. Il prete ispanico si passò una mano tra i folti ricci scuri, i nervi messi alla prova dal racconto del collega.
 -Avanti, ‘clav! Non è immaginabile! Tu. Fra tutte le persone. Arrampicarti su un cancello per scappare a due cani da guardia!- Anche Hugue fissava con incredula disapprovazione il veterano dell’AX, ma senza dire nulla. Esthel aveva invece l’espressione tipica di chi non sa se credere a ciò che sente oppure No.
 -Tu non hai conosciuto Attila e Nerone!- S’intromise Abel, aggiustandosi gli occhiali. -Due belve, lo posso garantire.-
-Non è questo il punto, quattr’occhi! Insomma, un tipo come il nostro Vaclav che si fa mettere in fuga da due cani!- Esplose Dandelion, con Hugue che annuiva, per una volta d‘accordo con il collega.
 -Beh, almeno io ero riuscito a scappare …- Sorrise Vaclav, fissando Abel, e facendo passare gli occhi attoniti di Esthel, Hugue e Leòn da sé al prete occhialuto. Questi arrossì violentemente.
 -Mi hanno preso alla sprovvista!- Leòn bevve la sua tazza di tè in un solo sorso, con il desiderio che la bevanda fosse a base di alcool invece che di teina.
 -Tu non ti smentisci mai, quattrocchi … Mia cara Sorella Scott, spero che tu abbia da parte un po’ di wiskey … se continuerò a sentire altre cose del genere, mi servirà.- La suora olografica rise apertamente.
 -Spiacente, Dandelion. Ma ufficialmente sei in servizio, e non posso servirti alcolici.-
 -Uff. la mia solita fortuna …- Sospirò l’ispanico, ormai convinto che la sobrietà fosse più delirante dell’ebbrezza. Poi si rivolse di nuovo a Know Faith, deciso a togliersi tutte le curiosità sulla vicenda. -Ma ‘clav, scusa un po’, ma non potevi che so … prendere a calci i cani, o cose simili? Proprio … non è digeribile pensarti abbarbicato su un cancello con due bestioni che cercano di azzannarti il fondoschiena! Non potevi … non so, sparire come al tuo solito, o volare via o qualcosa?!-
 -All’epoca non aveva ancora gli impianti.- Ribatté il prete, risentito. -Non che fossi indifeso, certo. Avrei potuto sbarazzarmi dei cani di Catherina senza problemi. Ma appena arrivato non potevo di certo uccidere i due mastini di casa, no? Già avevo cominciato in maniera penosa con Catherina, se le avessi anche fatto fuori i cani … non credo che sarei stato IO a sopravvivere.-
 -Ma avresti reso un ottimo servizio.- Ringhiò Abel, ricordando perfettamente la sensazione di fauci nel didietro. Havel gli scoccò un’occhiata gelida.
 -Abel, il mio arrivo a Villa Sforza era già stato disastroso. E poi, Nerone e Attila erano delle brave bestie, se le sapevi prendere …-
 -Sì, con le chiappe!-
 -Padre Nigthroad! Veda di moderare il suo linguaggio!!!- Ruggì Esthel, prima ancora di accorgersi del tono irrispettoso con cui si era rivolta al suo superiore. Ma prima di potersi correggere, Kate era già apparsa davanti al prete occhialuto, con un’espressione talmente feroce da far restringere l’uomo nella poltrona, nel tentativo assurdo di sparire tra le pieghe di velluto.
 -Abel Nightroad! Vedi di tenere a freno la lingua! Oppure ti prometto che Très ti starà incollato per le prossime tre settimane per impedirti di mangiare qualunque roba zuccherina! Sono stata chiara?!?-
 -Cristallina, Sorella. Cristallina.- Il povero prete deglutì a vuoto, ben consapevole che Kate Scott aveva l’autorità e i mezzi per farlo.
 -Davvero non male come inizio …- Commentò Hugue, ignorando le scenate del collega occhialuto. Esthel intanto si era rivolta di nuovo a Vaclav, la curiosità lampante nelle iridi chiare.
 -E dopo, Padre Havel? Cos’è successo? Voi e Catherina avete fatto amicizia?-
 -Oh, No. Quello è avvenuto molto più in là. Prima abbiamo dovuto imparare a sopportarci a vicenda.- Ridacchiò il prete scuotendo la testa. Lunghe ciocche di capelli scuri si mossero come un mare.
 -È stata tanto dura?- La giovane suora appariva sempre più confusa e curiosa.
 -Anche peggio.- Annuì Havel. -Questa era solo il primo incontro.- Wordsworth liberò una nuvoletta di fumo dalla bocca.
 -Perché non ci racconti qualcos’alto, vecchio mio? Immagino che ai nostri colleghi non dispiacerebbe sentire qualche altro vecchio ricordo.-
 -Non saprei, William … credo di aver lesionato a sufficienza la mia dignità, per oggi …- Rispose con una risata Know Faith. -E poi, Catherina dovrebbe quasi tornare …- Sorella Scott chiuse un momento gli occhi, come in ascolto. Poi si rivolse ai colleghi.
 -Nessun problema, Vaclav. La Cardinalessa mi ha appena comunicato che ne avrà ancora per un po’, quindi sei libero di raccontare qualcos’altro.- Con un sospiro, Vaclav appoggiò la sua tazza, ormai vuota, sul tavolino.
 -Allora non mi lasciate altra scelta.- Ma il sorriso che gli piegava le labbra era decisamente soddisfatto. -Quindi, dato che ho raccontato il primo incontro con Catherina … direi che è giusto raccontare il primo giorno che ho scortato la Duchessa Sforza a scuola … Ma prima, Sorella Scott, è meglio che prepari dell’altro tè … parlare mette sete.-
 -Abel, impara!- Rise la suora. -Ecco come si fa ad ottenere il bis!- Un coro di risate si levò nella stanza, mentre Padre Nightroad metteva su un finto broncio offeso.
 -Ecco. Ce l’avete sempre con me …-
 -L’acqua per il tè è già sul fuoco, Vaclav. Comincia pure.- Fece Kate, dando il via libera al nuovo racconto. Vaclav sorrise, e di nuovo si tuffò nei ricordi.
 -Molte bene. Allora, era la mattina dopo il mio disastroso arrivo a Villa Sforza …-

Fine File 01

 Ecco finita la mia prima vignetta!!! Spero di non aver deluso nessuno … questa serie di one-shot vogliono essere soprattutto su base comica, anche se ne ho in mente alcune un po’ più tristi. Mi diverte inserire i vari personaggi in situazioni strane, cercando di non stravolgerli. Accetto consigli e critiche, e se volete vedere i nostri personaggi di Trinity Bood alle prese con situazioni particolari, riguardanti scuola o altro, fatemi sapere, cercherò di accontentarvi! Più input avrò, e più one-shot creerò … Ringrazie intanto Nuage per aver commentato il prologo. Grazie mille!!!
^_^

Saluti

Will
  
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