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Autore: Sognatrice85    26/09/2010    1 recensioni
A Malubre, un paesino roccioso a picco sul mare, si staglia la storia tormenta di una giovane ragazza di nome Matilde. Una ragazza dal carattere docile e timido, allo stesso tempo forte e deciso. Numerose vicende familiari la tormenteranno, la vita sembrerà averle destinato solo cose brutte e per quanto lei si sforzi di credere nel futuro con coraggio, nulla attorno a lei risponde positivamente. Neanche l’amore sembrerà donarle gioie…ma ben presto le cose cambieranno e sarà solo Matilde l’artefice del suo destino…
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 2

A quanto pare, questo è periodo di aggiornamenti per me :).
Portate pazienza!
Grazie a chi mi segue sempre, a chi legge, a chi recensisce. A chi si ferma anche solo per pochi secondi sulle mie storie.
E un grazie speciale va a Shinalia che ha commentato sia il prologo che il primo capitolo. Mi fa piacere che ti piaccia questa storia un pò particolare.
Spero di essere in grado di portarla avanti. -.-'. 
Sono un vero disastro!

Capitolo 2

 

Quel terzo anno di liceo classico fu per Matilde il più difficile da affrontare, troppi pensieri le affollavano la testa, non dandole pace.
Detestava sentirsi così frustrata.
Si! Era decisamente frustrata all’idea di dover abbandonare i suoi sogni.
Lei voleva studiare giornalismo, voleva iscriversi a Scienze della comunicazione e inseguire la sua strada.
Nonostante la giovane età, Matilde aveva le idee chiare ormai da tempo, ma quel matrimonio combinato aveva infranto ogni sua aspettativa.

 
Era venerdì ed era a scuola.
Lezione di greco.
La professoressa Rossi spiegava in modo concitato Socrate, pretendendo il silenzio assoluto e l’attenzione di tutti. Ma Matilde quel giorno, non riusciva a stare attenta.
La sera prima aveva discusso nuovamente con suo padre e non le piaceva affatto litigare con lui. Nonostante lei avesse ragione, Lucio aveva la straordinaria capacità di farla sentire in colpa e questo la innervosiva.
Non riuscire a controllare le sue emozioni la irritava.
In questo somigliava a sua madre. Il suo ricordo la colpì come una secchiata d’acqua gelida. E fu così che si estraniò completamente dal resto della classe ripercorrendo a ritroso, la discussione della serata precedente.

 

<< “Sabato tu uscirai con Christian” aveva annunciato suo padre, mentre portava alla bocca un bicchiere colmo di vino rosso.
Erano a tavola.
Una cena apparentemente tranquilla. Il motivo? L’assenza della matrigna, questo stava a significare che Matilde avrebbe potuto parlare tranquillamente con suo padre.
Una boccata d’aria fresca in quella casa chiusa al mondo.
E invece no! L’influenza di quella megera influiva anche a distanza di chilometri.
“Che poi” pensò Matilde tra sé “Ha detto che sarebbe andata a Torino a trovare i suoi genitori. Io però non credo ad una sola parola di quello che dice” sentenziò la giovane stringendo tra le dita la forchetta.
“Per forza?” chiese la ragazza, fissando il padre e implorandolo con gli occhi.
Nel suo cuore continuava a sperare che lui cambiasse idea.
Lucio la fulminò con gli occhi. Un terremoto si scatenò, quando le sue mani batterono violente sul tavolo della sala da pranzo.
Il cuore di Matilde sobbalzò per lo spavento e per la prima volta ebbe paura di suo padre.
“Tu. Uscirai con Christian!” sibilò, scandendo tra i denti, parola dopo parola. “Ci siamo intesi?” aggiunse dopo con un tono di voce duro e inflessibile, fissando sua figlia con severità.
Matilde annuì, nascondendo le lacrime.
Le sembrò quasi che le pareti di quella casa vibrassero per quanto Lucio avesse alzato la voce.
“Non ho intenzione di fare una pessima figura davanti ai Roche, per colpa tua. Quindi tratta bene quel ragazzo e abituati all’idea che lo vedrai spesso!” furono le sue ultime parole prima di sparire e di andare a chiudersi in stanza.
Matilde restò seduta al tavolo non riuscendo a non pensare all’accaduto. Ma cosa ne era stato del padre dolce e amorevole che l’aveva cresciuta?
Di quella voce tenera in grado di avvolgerla quasi come fosse una carezza?
Quando quell’uomo s’era impossessato dell’animo gentile di suo padre?
E soprattutto: perché la madre da lassù, aveva permesso tutto questo?
Con la mano tremante, portò alla bocca l’ultima forchettata di spaghetti. Nella sala s’udiva soltanto il rumore delle posate e un leggero scroscio di lacrime.
D’improvviso scattò in piedi, provando un senso di soffocamento, come se le mura le si stessero stringendo attorno. Scappò in stanza, sperando che almeno lì potesse ritrovare la tranquillità perduta.
Quella notte, però,  Matilde si addormentò piangendo. >>

 

Chiara scrutava l’amica.
Il volto stanco, evidenti occhiaie violacee le cerchiavano gli occhi, impedendo a quelle splendide pupille verdi, di brillare.
Era preoccupata. Matilde si stava sciupando ogni giorno di più.
Di quella birbante bambina dai boccoli d’oro, sempre sorridente e allegra, restava solo un lontano ricordo.
Eppure, la giovane nobile non mancava mai di donare un sorriso a chiunque le rivolgesse una semplicissima occhiata. Chiara sapeva che infondo, la vecchia Matilde era ancora racchiusa dentro di lei.

 

Chiara aveva tre anni quando aveva visto Matilde per la prima volta.
Lei e la sua famiglia si erano da poco trasferiti a Malubre e la loro casa era poco distante dalla villa dei Martines. I suoi ricordi erano sfocati per via della tenera età, però sua madre, Maria, aveva sempre raccontato a lei e Matilde il primo giorno in cui si erano incontrate.
Diceva che le piaceva rievocare quel momento perché aveva segnato le loro vite, legandole.
La madre di Matilde, Patrizia si era presentata alla loro porta con in mano un pacco.
“Salve. Sono la Signora Patrizia. La vostra vicina di casa e questi sono mio marito Lucio e mia figlia Matilde” aveva detto accompagnando il suo discorso con un sorriso radioso, mentre il marito le cingeva la vita con un braccio e la bambina si nascondeva dietro la sua gonna.
La piccola Chiara, curiosa per natura, era corsa alla porta per vedere chi fosse e quando s’era trovata davanti una bimbetta della sua altezza, l’aveva fissata con interesse, poi le aveva sorriso dicendole:”Vieni a giocare con me?”. Matilde essendo timida era rimasta immobile, poi la madre s’era chinata alla sua altezza e le aveva sussurrato all’orecchio: “E’ maleducato non rispondere ad un invito porto con tanta gentilezza” la piccola aveva alzato lo sguardo quasi mortificata “Non aver paura, vai pure a giocare”.
A quel punto, Matilde aveva annuito con gioia e Chiara tutta contenta l’ aveva presa per mano e l’aveva condotta nella sua stanza.
Da quel giorno non si erano più separate.

 

Matilde era la più saggia tra le due, semplicemente per il carattere che si ritrovava.
Chiara era una ragazza estroversa e birichina, ma anch’ella aveva la testa sulle spalle.
Il suo problema più grande era il peso.
Si sentiva grassa, ma non lo faceva pesare a nessuno. Cercava di viverlo bene, senza crearsi inutili e dannose paranoie. Eppure spesso si era ritrovata a piangere davanti allo specchio e invidiava chi poteva permettersi magliette più corte e pantaloni a vita bassa.
Solo Matilde conosceva il suo incubo: il cibo. E solo lei sapeva come prenderla quando si lasciava andare alla tristezza.
Chiara voleva poter fare qualcosa di più per l’amica, ma si sentiva impotente. D’altronde non poteva fare molto di fronte alla decisione del padre. L’ultima carta che poteva giocare era provare a parlare con Lucio, lui le voleva molto bene.
Patrizia e suo marito l’avevano sempre trattata come fosse figlia loro e non c’era mai stato un giorno in cui non s’era sentita parte di quella famiglia. Mai fuori posto. Nonostante la nobiltà, i Signori Martines non l’avevano mai ostentata, a differenza di quanto stava accadendo ultimamente.
Gianna non nascondeva di certo le ricchezze che grazie a Lucio, possedeva, anzi amava renderle pubbliche. Girava per la città tutt’agghindata e non s’accorgeva che tutti la prendevano in giro.
In paese, ogni abitante aveva amato la Signora Patrizia e ora tutti la rimpiangevano. C’era chi compativa Lucio e sperava rinsavisse, chi invece, non perdeva tempo a criticarlo.

 

“Oggi hai proprio la testa tra le nuvole” sussurrò Chiara all’orecchio di Matilde, la quale sobbalzò per lo spavento.
“Scusa” mormorò solamente “Oggi non so proprio cosa mi prenda. Non sono di compagnia” disse con un sorriso tirato.
“Ti va di dirmi cos’è successo?” provò a chiederle l’amica.
Matilde evitò il suo sguardo, spostando la sua attenzione al parco fuori dalla finestra.
“Magari dopo. Ora non mi va, scusami” sussurrò monocorde. “Non ti preoccupare” rispose Chiara, più preoccupata di prima.
 

Uscite da scuola, Matilde era rimasta muta, Chiara non se la sentiva di insistere, ma allo stesso tempo, avvertiva un’opprimente sensazione di rabbia per quel malessere vissuto dalla sua amica, per tale motivo, proprio qualche passo prima di giungere a casa, la fermò, afferrandola per un polso e la costrinse a guardarla.
“Ora basta!” urlò esasperata. “Non mi piace quando ti chiudi. Odio non poter sapere cosa ti succede. Accidenti Matilde, sono la tua migliore amica e se non ne parli con me, con chi lo fai? Tenerti tutto dentro non ti aiuterà di certo!” esclamò intenerendosi di fronte allo sguardo spaurito dell’amica.
“Scusami non volevo essere dura, però mi conosci…” si giustificò.
Matilde scosse il capo “No, hai perfettamente ragione. È che mi sembra di dirti sempre le stesse cose” sbuffò passandosi una mano tra i capelli. “Ieri sera ho discusso con mio padre. Vuole che sabato esca con Christian. Me lo ha praticamente ordinato” Chiara strinse un pugno per il nervoso.
Le imposizioni non le erano mai piaciute.
“E tu che gli hai risposto?” chiese “Cosa potevo dirgli? Ho cercato di protestare, ma lui s’è messo ad urlare, ormai è completamente in potere di Gianna. Non conta più ciò che sento, lui ha dimenticato sia me che la mamma” ammise affranta.
“Ci parlo io con tuo padre!” Matilde alzò la testa di scatto e fissò smarrita l’amica.
“A me non dirà di no” sorrise Chiara “Gli diciamo che questo sabato avevi già un impegno con me e gli altri del nostro gruppo. Magari se proprio tuo padre insiste, diremo che Christian può venire con noi, ma almeno non sarai da sola.” ammiccò.
“Pensi che funzionerà? E Christian accetterà di uscire con persone che non conosce?” sospirò Matilde, guardando con disperazione l’amica.
“Non lo so, ma dobbiamo provarci. E poi scusa. Christian ha più o meno la nostra età, vedrai che si divertirà” insisté Chiara, abbozzando un sorriso.
“Si, forse hai ragione. Però conosci mio padre. Quando si mette in testa una cosa, è difficile poi fargli cambiare idea. Se non uscirò con Christian da sola questo sabato, sarò costretta a farlo il prossimo.” disse con una nota di tristezza.
“Ne sono convinta anche io” rispose l’amica “Ma vedi il lato positivo: prima di tutto avrai maggiore tempo per prepararti psicologicamente.  Secondo, potrai conoscere come Christian si comporta con gli altri, magari è anche simpatico e  questo ti aiuterebbe ad affrontare meglio la vostra uscita come coppia!” esclamò Chiara, eccitata per l’intuizione avuta.
Matilde non sembrava convinta. A quel punto, l’amica le prese la mano e gliela strinse “Matilde, hai bisogno di distrarti e divertirti ed io so come aiutarti in questo!” disse energicamente Chiara.
“Va bene. Spero solo che mio padre non si arrabbi troppo” disse prima di entrare in casa seguita da Chiara.
“Fidati di me” le bisbigliò l’amica all’orecchio. Matilde annuì.

 

“Bentornata Signorina” disse la governante aprendo la porta dell’enorme villa Martines.
“Grazie Signora Rita. Papà è in casa?” domandò Matilde entrando a passo di danza in salotto. “Si, è nel suo studio” rispose prontamente la donna, rimanendo sulla porta.
“Salve Signora” Chiara sorrise alla governante “Salve a Lei, Signorina. Datemi pure i Vostri zaini. Pranza qui, Signorina Chiara?” chiese in modo professionale la donna, avvicinandosi alle due ragazza.
“No, La ringrazio. Mia madre mi starà sicuramente aspettando”.
La governante annuì con la testa poi chiese permesso e si recò altrove.
Fatto ciò le due ragazze si diressero a passo spedito verso lo studio del Signor Martines, entrambe agitate.
Bussarono.
“Avanti!” disse Lucio.
Matilde deglutì rumorosamente e Chiara le fece segno di calmarsi. Ma le gambe di Matilde continuavano a tremare.
“Signor Lucio” esordì Chiara entrando. Lucio alzò la testa dalla scrivania, depositando i fogli che stava attentamente leggendo e sorrise cordialmente alla ragazza.
“Ciao Chiara. Mi fa piacere rivederti. È da un po’ che non vieni a trovarci” disse alzandosi e andandole incontro.
“Si e mi dispiace. Spero mi perdonerà per la mia intrusione, ma volevo parlarLe” rispose con voce ferma e determinata.
“Certamente. Accomodati.” Lucio le indicò la sedia con la mano e si accomodò nuovamente al suo posto, dall’altro lato della scrivania.
Matilde era rimasta ferma accanto alla porta. Il padre non l’aveva degnata di uno sguardo e questo non faceva che ferirla maggiormente. Trattenne le lacrime, mordendosi il labbro inferiore.
Rivoleva indietro il suo papà!
“So che sabato Matilde è già impegnata, ma in verità noi avevamo già un impegno col testo del gruppo” vedendo che Lucio non parlava, Chiara continuò la sua arringa “L’idea era quella di andare in pizzeria tutti insieme, inaugurando l’inizio dell’anno scolastico. Come sa, è un rito che si ripete da quando siamo alle scuola superiori, ci teniamo tutti moltissimo e sarebbe un vero peccato se qualcuno di noi mancasse.”
Il papà di Matilde parve innervosirsi leggermente, fissò di sbieco la figlia sulla porta “Perché non me l’hai detto subito?” la rimproverò. Matilde abbassò lo sguardo ferita, senza rispondere.
Chiara la fissò triste e cercò di intervenire “Non voleva ferirLa. Sa che ci tiene molto al rapporto con la famiglia Roche, ma penso che se Lei è d’accordo, Christian potrebbe unirsi a noi. Così potrà stare con Matilde e conoscere anche il suo gruppo. Siamo tutti brave persone, ci conosce da ragazzi, Signor Martines. Sono certa che Christian si troverà bene in nostra compagnia” terminato il suo discorso, sul viso di Chiara comparve un sorriso tirato. Nel suo profondo temeva di non esser riuscita nel suo intento e che quella sua folle idea potesse aggravare la situazione della sua amica.
Si diede mentalmente della stupida.
Lucio sembrava riflettere. Tamburellava le dita sulla scrivania, segno che era indeciso.
Alla fine alzò lo sguardo e fissò prima Matilde, poi Chiara.
“D’accordo” proferì con voce dura “Il discorso che mi hai fatto è corretto. Non voglio di certo privare mia figlia dei suoi amici. È cresciuta con voi ed io non dimentico quanto le vogliate bene” sorrise e Matilde sembrò rivedere in quel gesto, il suo vecchio papà e il cuore le iniziò a battere forte.
“Se volete invitare Christian vi sarò grato. È un bravo ragazzo, nonostante sia più grande di voi di due anni, sono sicuro che si divertirà” e a quelle parole incrociò gli occhi di sua figlia.
Cos’era quella strana sensazione che sentiva nascere dentro di se?
Un’emozione tanto familiare, quanto dolorosa. Legata al suo passato. Alla sua Patrizia.
Doveva scacciare quel ricordo, prima che lo sopprimesse. Il peso di ciò che era accaduto, era troppo grande per essere sostenuto.
Lui era andato avanti, anche se con fatica.
S’era aggrappato alla vita, grazie a Gianna.
E si sentiva tremendamente in colpa nei confronti di Matilde.
Lui l’amava più della sua stessa vita, ma non riusciva più a guardarla come prima, perché lui stesso non era quello di prima.

“Grazie…papà” quelle parole sussurrate come melodia, gli giunsero al cuore, prima ancora che alle orecchie.
I loro sguardi incatenati.
Un riconoscersi reciproco.
Un limbo in cui annegare e a fatica risalire.
Lucio distolse lo sguardo e lasciò che il cuore di sua figlia mancasse di un battito.
Di nuovo.
“Non devi ringraziarmi” disse “Ma è ovvio che dovrai trascorrere il prossimo sabato da sola con Christian. Voglio che vi conosciate bene. Avrete molte cose di cui parlare” aveva ritrovato la sua durezza, la sua rigidità di padre severo.
Gianna gli aveva insegnato come educare sua figlia. Gli diceva che doveva essere severo, non doveva temere il risentimento di Matilde. Un giorno lei avrebbe capito. E su questa certezza, era andato avanti con i suoi progetti.
Voleva che la figlia vivesse una vita felice, economicamente sicura. Certo che avrebbe vissuto come lui, un amore vero e forte paragonabile a quello tra lui e Patrizia.
“Ora andate. Ho delle pratiche da sbrigare”
“La ringrazio Signor Lucio” disse Chiara, la quale poi corse dall’amica e la portò fuori da quella stanza.

“Hai visto ce l’abbiamo fatta!” trillò allegra.
“Si” sibilò Matilde beccandosi un’occhiataccia truce da Chiara.
“Cosa c’è?” domandò “E’ che per un attimo mi è sembra che lui potesse leggermi dentro e comprendere il mio disappunto, la mia tristezza e invece resta fermo sulla sua decisione. Volente o nolente io dovrò sposarmi con Christian. È deciso ormai ed è meglio che me ne faccia una ragione” sentenziò rabbiosa.
Chiara non aggiunse nulla. Dentro di lei si augurava che il tempo aiutasse la sua amica.
“Sai che facciamo?” disse d’un tratto mentre scendevano le scale che conducevano al salone. “Oggi pomeriggio usciamo un po’. Andiamo a fare un po’ di shopping. O meglio io, perché ho bisogno di qualcosa di elegante. Altrimenti che figura ci faccio con Christian” e scoccò la lingua sui denti, facendo sorridere Matilde.
“Sciocchina!” rispose l’amica tirandole un buffetto sulla testa.
“Dai, dai, mi accompagni?!?” la supplicò Chiara.
“Va bene, va bene, basta che la smetti di fissarmi a quel modo. Sai che non lo sopporto!”
“Grazie, grazie!” Chiara saltellò allegra, girando attorno a Matilde, poi l’abbracciò forte. Matilde sapeva che quella dello shopping era soltanto una scusa, ma aveva accettato volentieri, apprezzando il tentativo della sua migliore amica, di farla distrarre.
Quando Chiara uscì dalla porta di casa sua, Matilde sospirò. Voltandosi per andare in stanza, trovò suo padre fermo sulle scale che la fissava.
“Papà…” disse con una nota di timore nella voce.
“Matilde…” rispose lui monocorde.
La ragazza salì le scale, ma vedendo che suo padre non aveva intenzione di dirle niente, gli passò accanto, senza guardarlo. E proprio nell’attimo in cui le sembrò di percepire la presenza di sua madre, la risata maligna di Gianna si frappose tra lei e suo padre, spazzando via il sorriso genuino di Patrizia.

   
 
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