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Autore: Melanyholland    20/12/2010    9 recensioni
Una raccolta di storie dedicate a Chuck e Blair.
#1 Chuck aveva molti motivi per frequentare Blair Waldorf, nessuno dei quali poteva essere rivelato al suo migliore amico Nate.
#2 Quando Blair voleva qualcosa, era disposta a tutto per ottenerla. Anche a fare i conti con il diavolo dell’Upper East Side.
#3 Blair sapeva che avrebbe dovuto evitare di giocare ad un prezzo così alto, soprattutto contro Chuck Bass.
#4 Chuck guardò la figura addormentata di Blair e capì che le cose gli erano davvero sfuggite di mano.
#5 “Non avrei mai dovuto lasciarti. Ho capito di aver sbagliato non appena il tuo aereo è decollato”. Chuck Bass, 2x01
#6 Blair davvero non capiva perché Chuck si ostinasse a restare lì con lei, né perché la sua presenza non la disturbasse poi così tanto.
#7 “Né regina, né futura duchessa.” sospirò Chuck teatrale, con falsa solidarietà. “Povera la mia Blair. Le cose sembrano andare davvero male”.
#8 Chuck aveva provato con tutte le sue forze a dimenticare Blair, ma ritrovandosi da solo con lei, scoprì che le farfalle erano più vive che mai.
#9 Blair sorrise, perché finalmente Chuck era suo. Ed era tutto ciò che contava.
#10 “Da quel che ricordo, stare da sola con me qui non ti è mai dispiaciuto. Vuoi che ti rinfreschi la memoria?”.
#11 Chuck ricordava bene la prima volta che Blair gli aveva chiesto aiuto.
#12 “Ho appena avuto una visione perfetta di quello che sarebbe stato il nostro inevitabile divorzio”.
#13 C’erano momenti in cui Blair davvero non riusciva a credere a quello che le stava accadendo.
#14 Erano amici. Quel breve momento di trasgressione in cui erano quasi scivolati in qualcosa di più sarebbe rimasto segreto come i loro incontri.
#15 Chuck stava bene: gli piaceva la sensazione del lieve peso sulla sua spalla e della presenza di Blair proprio accanto a lui.
#16 Da settimane passava di nascosto informazioni a Chuck, e Blair non se n’era mai accorta. Di certo non era così astuta come la sua fama pretendeva.
#17 Chuck si voltò e quando vide chi si era seduta accanto a lui, capì che la serata era del tutto rovinata.
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Blair Waldorf, Chuck Bass
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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#13

Title: An Affair to Remember

Autrice: Melanyholland

Summary: C’erano momenti in cui Blair davvero non riusciva a credere a quello che le stava accadendo.

Rating: arancione

Timeline: dopo la 1x08 (Seventeen Candles).

Pairing: Blair/Chuck

 

 

 

An Affair to Remember

 

 

C’erano momenti in cui Blair davvero non riusciva a credere a quello che le stava accadendo.

Di solito succedeva quando era a letto e stava per addormentarsi, oppure quando Serena cominciava a blaterare fin troppo di Humphrey e la sua mente aveva bisogno di una divagazione. Siccome in quei momenti non era distratta da nient’altro, si ritrovava a riflettere su tutta la situazione –aveva una relazione sessuale! Segreta! Con Chuck Bass!- e le sembrava assurdo e inverosimile. Lei, Blair Waldorf, la regina dell’Upper East Side, che si faceva mettere le mani addosso da nient’altri che il donnaiolo più spregiudicato di New York, uno che non aveva problemi a fumare canne davanti a tutti, a infilare oscenità in ogni discorso e che al party Kiss on the Lips aveva tentato di sedurre Jenny Humphrey, la piccola nullità Made-in-Brooklyn. Il che, davvero, la diceva lunga sul grado di selettività delle scelte sessuali di Chuck.

Poi c’erano altri momenti, quando Chuck le lanciava sguardi affascinati mentre lei era circondata dalle ragazze, ignorando tutte loro –Serena inclusa-, oppure quando le mandava messaggi sul cellulare in cui la chiamava Splendore e le chiedeva di raggiungerlo subito perché la aspettava –come se lei non avesse nient’altro da fare che assecondare le sue voglie, pensava Blair, ma non era mai così infastidita, in fin dei conti- o le domandava com’era vestita, e questo le faceva arricciare il naso, ma subito dopo scriveva che di certo era irresistibile qualsiasi cosa avesse addosso, e questo la faceva sorridere. In quei momenti, Blair non si perdeva tanto in considerazioni sulla stranezza della sua situazione, ma si stupiva di quanto si sentisse attraente e allegra.

Infine, c’erano momenti come quello che stava vivendo ora, in cui Blair smetteva di pensare e si perdeva semplicemente nei baci di Chuck, stretta fra le sue braccia sul letto della propria camera.  Blair adorava il modo in cui Chuck la baciava. L’ardore e l’impazienza che erano evidenti quando la toccava e che la facevano sentire incredibilmente sexy non gli impedivano di essere attento e premuroso nei preliminari. Chuck si prendeva molto tempo per baciarla: iniziava mordicchiandole dolcemente il labbro superiore, sfiorandole gli angoli della bocca, poi schiudeva le labbra e approfondiva il contatto. Qualche volta si ritraeva all’improvviso, sorridendo beffardo quando d’istinto Blair si sporgeva per inseguirlo, e a quel punto lei lo afferrava bruscamente per i capelli e si riappropriava della sua bocca con dispotica irruenza, azione che, accidenti a lui, lo faceva ghignare ancora di più.  

Blair era deliziata da tutte quelle attenzioni e decisamente sorpresa, perché aveva sempre pensato a Chuck come ad uno che preferiva andare subito al punto. Per le stesse motivazioni, si meravigliava di tutto il tempo che Chuck insisteva a dedicarle anche dopo che avevano fatto sesso. Sapeva che avrebbe dovuto essere infastidita da quella sua ostinazione a starle sempre addosso, ma la verità era che non ne era molto disturbata: le piaceva sentire su di sé le carezze e i baci di lui. La dedizione di ogni gesto la faceva sentire preziosa, l’insolenza di ogni pizzico divertita, la brama di ogni sguardo desiderabile. Era come se Chuck guardasse e toccasse una Blair diversa da quella che lei stessa aveva sempre immaginato, e questa Blair era… bella. Anche se non era bionda, alta e spigliata; anche se non era esperta, disinvolta e procace.

Bella.

Così concedeva a Chuck il privilegio di tenerla tra le braccia e ogni tanto, senza chiedersi il perché, anche lei indulgeva in qualche carezza, cullata dal pigro languore che seguiva i loro incontri amorosi. Si ritrovava a sfiorargli i capelli sulla fronte o a far scorrere delicatamente le dita sul suo braccio e andava bene così.  Per un po’, era piacevole dimenticarsi dei ruoli.  

Al momento, Chuck le stava posando baci leggeri sul collo sudato e le soffiava calore sulla pelle umida mentre parlava, impegnato in un elogio rapito e a tratti osceno del suo corpo.

Blair aveva sempre pensato che il suo seno fosse troppo piccolo e guardato con celata invidia le forme perfette di Serena. Da quella notte in limousine, Chuck non faceva che ripeterle quanto adorasse le sue tette e che erano un capolavoro e che avrebbe voluto farci un mucchio di porcherie, discorsi che la imbarazzavano decisamente e che finivano con un gemito di dolore, perché di solito Blair lo colpiva per farlo star zitto.

“Quando avevamo tredici anni, mi hai detto che le trovavi insignificanti”, gli ricordò stavolta con stizza, per arginare il monologo. Blair ricordava fin troppo bene quel pomeriggio d’Agosto: erano negli Hamptons e lei era stata decisamente sulle spine a farsi vedere in bikini da Nate accanto alla formosa e longilinea Serena. Disagio che si era trasformato in imbarazzo vero e proprio quando la sua migliore amica, ridente e giocosa, l’aveva spinta in acqua, vicino alla riva: il costume le si era appiccicato addosso e i capelli perfettamente acconciati in boccoli erano diventati lucidi e increspati di salsedine. Come se non bastasse, un’onda le era finita in faccia prima che riuscisse a rialzarsi e Blair era stata sicura di essere sembrata ridicola, oltre che trasandata.

Quando Nate, dichiarando che doveva vendicare la sua ragazza, si era lanciato all’inseguimento di Serena sul bagnasciuga, Blair aveva scoccato un’occhiata accanto a sé e aveva sorpreso con disgusto Chuck che le fissava il seno.

“Sei un pervertito, Bass!” lo aveva accusato con una smorfia nauseata, coprendosi immediatamente il petto con le braccia. E siccome Nate aveva appena afferrato gioiosamente Serena per gettarla tra le onde e l’unica attenzione che lei stava ricevendo era da un maiale con cui era stata lasciata sola, aveva aggiunto, malevola: “Nessuno ti ha invitato, comunque. Perché sei venuto con noi?”.

Chuck l’aveva guardata dritta negli occhi con un’intensità che le aveva fatto sbattere le palpebre e aveva riposto, con voce fredda e tagliente:

“Rilassa pure quelle braccia, Waldorf. Nessuno su questa spiaggia è interessato alle tue forme insignificanti”.

Blair ricordò quanto avesse odiato quella giornata al mare.

Chuck, che ora aveva la faccia affondata nel suo petto per occuparsi dell’oggetto delle proprie celebrazioni, alzò il volto e le fece un sorrisetto vizioso:

“Beh, non le avevo ancora viste nude. E palpate, baciate, lecc-”

“Okay, okay, piantala!” si ribellò, percependo le guance accalorarsi. “Accidenti a te, Bass. Perché devi rendere sempre tutto così poco romantico?” sbuffò, pensando alle scene d’amore dei suoi film preferiti. Nessun personaggio si era mai azzardato a mettere i concetti “tette” e “leccare” nella stessa frase. In qualunque frase, a dirla tutta.

Poi improvvisamente le sovvenne che lei e Chuck non erano in una scena d’amore e che pertanto era più che giusto che non vi fosse alcun romanticismo. Si chiese che diavolo le fosse preso e si morse il labbro per la naturalezza con cui la sua mente aveva formulato quel pensiero e soprattutto per averlo espresso a voce alta. Chuck aveva smesso di sorridere e la stava fissando con un’espressione indecifrabile in quegli occhi piccoli e fin troppo intelligenti. Doveva aver sicuramente colto anche lui l’incongruente riferimento all’amore di quelle parole così spontanee.

Accidenti a Chuck, pensò Blair sentendosi sempre più a disagio. Quando era intorno a Nate, non doveva stare così attenta a ciò che le usciva inavvertitamente dalla bocca.

“Forse è meglio che vai, adesso.” suggerì, con voce non del tutto stabile. Chuck parve destarsi dai suoi ragionamenti e tornò a rivolgerle quel suo sorrisetto irritante, ma che per una volta Blair accolse con sollievo. Anche perché, con i capelli arruffati e le labbra gonfie, Chuck non risultava poi così sgradevole, tutt’altro. Se Blair non avesse saputo con chi aveva a che fare, l’avrebbe giudicato quasi carino.

“Sto benissimo dove sono, grazie.” replicò, sporgendosi per baciarla ancora. Blair lo lasciò fare finché non si divisero per riprendere fiato, poi gli prese il viso tra le mani per fermarlo, posando la fronte contro la sua e cercando di non pensare a quanto teneramente intimo le sembrasse quel gesto.

“Eleonor sarà qui tra poco.” insisté, tracciando delicatamente con i polpastrelli la linea della mascella. Quando le dita raggiunsero le labbra, Chuck gliele baciò e a Blair venne da sorridere. “Non so davvero che faccia farebbe se trovasse un Chuck Bass nudo nel mio letto. Ammesso che fra botox e lifting il suo viso riesca ancora ad esprimere qualcosa.” aggiunse malignamente e questo fece ghignare lui. 

Si rivestirono entrambi. Blair notò che la gonna del vestito era sgualcita e sospirò, lisciando istintivamente le grinze con la mano pur sapendo che era del tutto inutile. Forse Eleonor non avrebbe trovato nessun Bass in costume adamitico, ma avrebbe di certo avuto da ridire comunque se avesse visto una delle sue creazioni trattata così. Da piccola le impediva perfino di correre se aveva indosso un Waldorf originale, ricordò con risentimento e subito sorrise perfida, riflettendo che non era stata la corsa a rovinare quel vestito, ma un altro genere di attività fisica della figlia. Uno che avrebbe fatto diventare Eleonor paonazza, lifting o no.

Con un’ultima occhiata accigliata alla stoffa turchese stropicciata, Blair abbassò di nuovo la chiusura lampo e lasciò che l’abito le scivolasse lungo il corpo, finché non si raggrumò fra i suoi piedi scalzi con un morbido fruscio e lei restò solo in biancheria intima color fiordaliso firmata LaPerla.

“Hai cambiato idea?” chiese prontamente Chuck, posandole le mani sui fianchi scoperti. “Sono più che disposto a trattenermi ancora un po’.” le sussurrò roco, le labbra contro l’orecchio, le dita che pizzicavano l’elastico delle mutandine e le facevano venire i brividi.   

“Non possiamo. È tardi.” lo spinse via lei. La scena le ricordò Romeo e Giulietta e di nuovo si rimproverò mentalmente per quei collegamenti insensati. Se c’era un personaggio shakespeariano a cui Chuck poteva somigliare, era solo Iago.

Lui la prese di nuovo per i fianchi, testardo e insistente.

“So che è quasi impossibile crederlo, Waldorf, ma so essere veloce, all’occorrenza.” sussurrò, in tono vizioso. Blair scosse la testa, suo malgrado divertita.

“Mi proponi una sveltina, Chuck? Sul serio?” lo prese in giro, tono incredulo e sorrisino impertinente. “È  roba da giocatori di football ubriachi dopo la partita! Credevo che Chuck Bass fosse qualcosa di più, qualcosa di classe.”

“Mi sorprende un simile scrupolo da parte di una ragazza con un debole per i sedili posteriori delle automobili.” la rimbeccò lui salace, beandosi della sua espressione oltraggiata. Blair gli diede uno schiaffo sul braccio e Chuck rise. L’afferrò con decisione per le spalle, vincendo i suoi divincolamenti e l’attirò ancora di più contro di sé, per poi stringerla fra le braccia e mormorarle all’orecchio, con voce suadente:

“Non vergognarti, Blair. Adoro questo tuo lato sporco e perverso.”

“Perché sei malato.” protestò lei, rimpiangendo di avere una carnagione così chiara. Il rossore sul suo viso doveva essere evidente a chilometri di distanza e di certo alimentava ulteriormente l’infame ilarità di lui. “Tu non hai un lato normale e sano, questo è poco ma sicuro.”

“Se lo avessi, non ti ecciterei così tanto.” replicò Chuck lascivo, mettendo a tacere ogni successiva protesta premendo la bocca sulla sua. Blair gli piantò le mani sul petto per spingerlo via, ma la lingua di lui continuava a insistere contro le sue labbra e alla fine lei cedette, dischiudendole per permettergli di trascinarla in un bacio irruente e totalmente sgraziato che in teoria avrebbe dovuto imbarazzarla e che invece le fece scaturire un mugolio deliziato dal fondo della gola, mentre le mani risalivano il petto di lui fino ad aggrapparsi alle spalle imbottite del blazer.

Quando si divisero, gli occhi di Chuck brillavano di soddisfazione. Blair scosse la testa, ansimante.

“Non so proprio cosa devo fare con te, Bass. Non c’è verso di farti comportare bene.”

“Io invece ho capito benissimo come farti comportare male.” ghignò Chuck, compiaciuto. “A proposito, che ne dici di passare da me domani, nel pomeriggio?”.

Le mani di lui scorrevano tentatrici sull’orlo delle mutandine, sfiorandole provocanti l’interno coscia. Blair fremette e quasi rimpianse di non aver accettato l’offerta di poco prima.

“Vedremo.” rispose, ostentando indifferenza.

“Alle quattro?” insisté lui, ignorandola. Le dita continuavano a sfregare impudenti il cotone leggero abbastanza da farle percepire ogni pressione e ogni movimento e lei cominciava a sentirsi vacillante e accaldata. Dannato Chuck e i suoi trucchetti da libidinoso manipolatore.

Blair non rispose, chiudendo gli occhi alla sensazione ora anche delle labbra di lui contro il collo. Il fatto che Chuck fosse completamente vestito e lei mezza nuda e vulnerabile non aiutava la sua causa. Una mano cominciò a scivolare lentamente dalla schiena scoperta alla curva del bacino mentre le dita dell’altra ora la sfioravano in mezzo alle cosce, indugiando un solo instante troppo breve e Blair premette il proprio corpo contro quello di lui, con un sospiro bisognoso. Ora non voleva più che smettesse di toccarla, quanto piuttosto che la toccasse nei punti giusti, invece che girarci intorno per stuzzicarla senza pietà.

“Blair?” la incalzò, arrogante e pieno di sé. Il tono la irritò, ma era una sensazione lontana nella sua mente offuscata da altri pensieri, decisamente impuri. In un momento di maggiore lucidità probabilmente gliel’avrebbe fatta pagare, ma in quello stato non era in grado di fare alcunché al riguardo.

“Chuck.” emise a metà fra l’infastidito e il supplichevole. Gli afferrò la mano per guidarlo ma l’ostinato bastardo oppose resistenza e dato che era più forte di lei, Blair non poté che sbuffare, esasperata.

“Alle quattro?” ripeté lui, baciandola dietro l’orecchio e annusando avido i suoi capelli.

“Alle cinque.” concesse Blair infine, posticipando l’incontro perché la resa non fosse totale e ripromettendosi di arrivare con un ritardo considerevole. Che Chuck la aspettasse pure. Così imparava a credere di poterla manipolare come una sciacquetta qualunque.

“Bene”.

All’improvviso, non ci fu più alcuna mano svergognata sulle sue mutandine e alcun corpo caldo e solido contro cui schiacciare il proprio. Blair aprì gli occhi, perplessa e piuttosto delusa. Quando vide Chuck che con noncuranza raccoglieva da terra la sua sciarpa patchwork e se l’avvolgeva intorno al collo, aggrottò le sopracciglia e strinse le labbra, furibonda. Sarebbe arrivata con più di un’ora di ritardo, decise all’istante. Poi sarebbe passata e, dopo un paio di baci, gli avrebbe detto che non aveva più voglia e lo avrebbe lasciato a bocca asciutta e braghe calate. Oh sì, l’avrebbe fatto eccome, e augurandogli di rompersi il polso nel tentativo di rimediare, anche.

Chuck si voltò e, notando la sua espressione livida e inviperita, le scoccò il più affascinante –e studiato, lei lo sapeva bene, avendoglielo visto sulle labbra svariate volte intorno alle donne- dei suoi sorrisi.

“Andiamo, Blair. Non mettermi il broncio adesso.” la blandì, come se non avesse programmato fin dall’inizio di farle quell’ignobile dispetto. “Hai detto tu che tua madre sta per arrivare, no?”, proseguì in un detestabile tono ragionevole, avvicinandosi e spostandole una ciocca di capelli dietro l’orecchio. Blair scostò il viso, senza smettere di fissarlo con fredda ostilità.

“Mi farò perdonare domani. Sarà un piacere.” sussurrò lui con voce profonda e un luccichio lascivo negli occhi castani.

“Forse non vengo.” lo pungolò lei, altera. Voleva essere sicura che Chuck tenesse a mente chi era che dettava le regole di quel contorto affair. L’ultima cosa che Blair poteva permettersi era lasciare il controllo nelle mani di Chuck. Certo, sotto le lenzuola era tutta un’altra storia… ma stava divagando.

Chuck le sorrise, irriverente.

“Oh, credimi Blair: verrai. Ancora e ancora finché non avrai più voce.” alluse con un sorrisetto impudico e Blair roteò gli occhi, piantandogli di nuovo le mani sul petto e spingendolo verso la porta.

“Vattene! Sei disgustoso!”

“Un  momento fa eri arrabbiata perché me ne stavo andando.” le rammentò lui, gongolante, ma la accontentò, avviandosi verso la porta. “A domani, bellissima.” la salutò, imperturbabile. 

Blair tirò un sospiro di sollievo quando finalmente si fu liberata di lui. Si diresse verso il guardaroba e fece scorrere lo sguardo sui vari capi per decidere cosa indossare alla cena con sua madre. Sarebbero stati presenti vari stilisti e possibili investitori ed Eleonor le aveva raccomandato caldamente di indossare un vestito della sua collezione. “Ma assicurati che ti stia alla perfezione”, aveva aggiunto, osservandola da capo a piedi con occhio critico sotto la fronte corrugata. Blair ignorò la fitta allo stomaco che il ricordo le aveva provocato e prese un abito di taglio modesto con un’ampia gonna di velluto fino al ginocchio.

Dopo averlo indossato, si mise davanti allo specchio e studiò meticolosamente il proprio aspetto per notare ogni minima pecca. All’improvviso lo squillo di un cellulare la fece sussultare, sia perché era concentrata sul modo in cui il tessuto le accentuava fin troppo i fianchi, sia perché non era la sua suoneria. Infatti, quando si voltò verso la fonte di disturbo, si rese conto che Chuck aveva dimenticato lì il cellulare.

Il pensiero le fece affiorare un piccolo sorrisetto malizioso sulle labbra. Blair aveva sempre avuto fra le mani i telefoni di Nate e Serena, loro non avevano segreti per lei, anche perché indovinare le loro password non era mai così difficile. Chuck, d’altro canto, non le aveva mai permesso di curiosare nel suo; quell’unica volta che lei lo aveva preso in un momento in cui lui era distratto, Chuck glielo aveva sfilato dalle dita con un’occhiata divertita e le parole: “Non vorrei che ti scandalizzassi, Waldorf”.

Ma ora il cellulare era sul suo comodino, incustodito. Probabilmente vi avrebbe trovato solo numeri a luci rosse e di persone che frequentava anche lei, ma a Blair non era mai andato giù che le fosse stato negato di sbirciare, perciò il poterlo fare in sé era diventato interessante. Inoltre, doveva ammetterlo, era curiosa di scoprire se Chuck continuava a chiamare le sue sgualdrine anche durante la… cosa che c’era fra loro.

Raggiunse il mobiletto accanto al letto e afferrò il telefono proprio nell’istante in cui smise di squillare. Notare che a chiamarlo era stato Nate le fece provare una sensazione di disagio agrodolce. Chuck e Nate erano ancora amici, si vedevano, parlavano, scherzavano insieme. Lei non sentiva Nate dal giorno del suo compleanno e a quanto pareva a lui non interessava fare alcun tentativo per riallacciare i rapporti.

Chiaramente neanche Blair voleva più frequentarlo dopo quello che era accaduto, però Nate avrebbe almeno potuto fare uno sforzo per restare amici. Glielo doveva.

Scacciò quei pensieri angusti e sbirciò i messaggi ricevuti, facendo una smorfia seccata quando si accorse che era quasi vuoto, a parte alcuni suoi e del migliore amico. A quanto sembrava, Chuck era solito cancellare i messaggi dopo averli letti, e non era una notizia gradevole. Nessuno era così scrupoloso se non aveva niente da nascondere.

Blair sbuffò, cominciando a scorrere la lista delle chiamate effettuate. Sorrise compiaciuta nel notare che il suo nome era il più frequente, intervallato solo dalle telefonate all’autista e al migliore amico. Stava quasi per lasciar perdere quando scorse una telefonata fatta a Candy la mattina dopo il suo diciassettesimo compleanno. Aggrottò le sopracciglia, contrariata. Non c’era nessuna Candy tra le loro comuni conoscenze e il nome le suonava tanto come quello che avrebbe potuto scegliere una sgualdrina di lusso per la sua inserzione su internet. Non le piaceva per niente.

Non che fosse gelosa. Ovviamente no. Era ridicolo. Il punto era che Blair gli stava facendo un grosso favore a permettergli di toccarla, Chuck avrebbe dovuto esserne grato e riservarle la sua completa attenzione, non trattarla come una delle tante. In più, se Candy –un nome assurdo, tra l’altro, così smorfioso- avesse avuto la mononucleosi o l’herpes o qualsiasi altra orrida malattia, c’era il rischio che i baci di Chuck l’attaccassero anche a lei. Non era ammissibile.

Blair si sentiva furiosa. Non riusciva a credere che Chuck le avesse fatto un affronto simile. Era meglio per lui che avesse una spiegazione credibile e innocente oppure gliel’avrebbe fatta pagare cara.

“Sai che mi piace quando vuoi entrare in intimità con me, Waldorf…”.

Blair udì la voce carezzevole del protagonista dei suoi pensieri alle spalle e si voltò, il cellulare ancora in mano. Chuck aveva il solito sorrisetto sulle labbra mentre le si avvicinava, però lei lo conosceva abbastanza da scorgere l’irritazione dietro la smorfia spavalda.

“…ma spiare il mio telefono… ora, questa sì che è una caduta di stile. Come quel vestito”.

Blair lanciò d’istinto un’occhiata all’abito che aveva indosso, ma subito rialzò lo sguardo per posarlo dritto nel suo, decisa a non lasciar trasparire quanto il commento l’avesse punta sul vivo.

“O come frequentare una prostituta che si chiama Candy.” ribatté, con gelido disprezzo. Chuck l’aveva raggiunta ed ora si guardavano da una distanza minima. Il sorrisetto di lui si fece divertito.

“Ti dà fastidio?”

“No.” sbottò lei, algida, maledicendo le sue guance per il calore che si stava diffondendo. “Pensavo solo che puoi anche evitare di venire da me, visto che hai già Candy e le altre”. Il tono era nauseato e Blair sperò che lui non vedesse oltre il cipiglio. Prima che potesse fermarla, la sua mente tentò d’immaginare Candy e tutto ciò che Blair vide prima che bloccasse ostinata quei pensieri fu una cascata di capelli dorati.

Gli occhi di Chuck erano così intensamente puntati nei suoi, mentre la scrutava in silenzio, quasi come se fosse in grado di leggerle la mente, che cominciava a diventare difficile non distogliere lo sguardo. Ovviamente Blair resistette, ne andava del suo orgoglio. Alla fine, Chuck rise:

“Prima mi parli di romanticismo, ora spii il mio telefono e ti arrabbi per averci trovato il nome di una donna”, ricapitolò, perfido, beandosi del crescente disagio di lei. “Stavolta sei tu quella che sembra una fidanzata gelosa.”

“Non montarti la testa, Bass. Mi sto solo cautelando contro le malattie con cui potresti infettarmi.” ribatté, dura e trovò insopportabile l’incredulità che trapelava dal sorrisetto arrogante di lui.

“Facciamo così, Waldorf: tu ammetti che l’idea di me con qualcun’altra ti infastidisce, e io ti spiego chi è Candy e perché l’ho chiamata.” propose, borioso.

Blair lo fissò con stizza. Stava per rispondere che poteva anche scordarselo, quando divenne all’improvviso consapevole del lieve peso ancora nella sua mano. Allora represse un sorriso e sospirò, mordendosi il labbro inferiore. Quando fu certa che Chuck fosse concentrato sul suo viso, il braccio destro passò dal ricadere lungo il fianco a nascondere la mano con il cellulare dietro la schiena, in modo da permetterle di spingere il pulsante di richiamata senza che lui la vedesse.

Purtroppo Chuck sembrò realizzare ad un tratto che qualcosa non andava e cercò di afferrarle il braccio, ma Blair indietreggiò di scatto e si portò il telefono all’orecchio:

? Cosa posso fare per lei?” rispose una voce femminile e prima che Chuck approfittasse del proprio vantaggio fisico per strapparle il cellulare, Blair rifletté che non era né suadente, né provocante. Anzi, le parole erano formali e il tono freddo, anche se cortese. Certo, lei non aveva mai telefonato ad una prostituta, ma immaginava che fossero tutte sospiri accaldati e moine oscene anche in linea.   

 “Ho sbagliato numero. Buona giornata.” disse Chuck al telefono, altro particolare che la convinse che quella non era una squillo, nonostante il nome tanto appropriato. Quando ebbe interrotto la comunicazione,  Chuck la guardò risentito e un po’ irritato.

“Allora non è una prostituta.” affermò Blair, sicura. “È qualcuno che lavora per te? Una cameriera del Palace?”

“Sai che cosa fare, se vuoi che te lo dica.” ribatté Chuck, cocciuto, infilando il telefono al sicuro nella tasca dei pantaloni beige. Blair roteò gli occhi, incrociando le braccia.

“Sono stufa, Bass. E mia madre sarà qui a momenti, anzi, doveva già essere arrivata.”

“Motivo in più per non perdere altro tempo”.

Blair gli avrebbe volentieri sferrato un calcio per cancellargli quell’espressione implacabile dalla faccia, come era solita fare quando da piccoli lui si rifiutava di giocare a quello che decideva lei. Dopo un sofferto dibattito interiore, sbuffò:

“Certo che mi dà fastidio, io non sono una delle tue sgualdrine, lieta di essere l’appuntamento del martedì e incurante di chi ti fai gli altri giorni. Non osare mai mancarmi di rispetto in quel modo, Bass. Sono stata chiara?” lo minacciò, e fu fiera di sé per essere riuscita ad adempire alla sua parte del patto senza umiliarsi, al contrario facendo in modo di dettare fieramente le regole, ancora una volta.

Chuck non sembrò infastidito dalla destrezza con cui lei aveva evitato lo smacco e mescolato le carte. Le sorrise:

“Non lo farei mai. Sei tu l’unica.” sussurrò mellifluo, ed era di nuovo seducente ed ammiccante, mentre le mani tornavano sulle sue anche e le accarezzavano. “Candy è la segretaria di Bart. L’ho chiamata per sapere se era libero per pranzo.” spiegò in un mormorio noncurante, gli occhi fissi sulla scollatura fin troppo discreta dell’abito. Altri non si sarebbero accorti di nulla, ma Blair sperimentava ogni giorno su di sé la solitudine derivata da genitori troppo presi da altro per occuparsi di lei e anche se così non fosse stato, difficilmente le sarebbe sfuggito quanto amaro dovesse essere chiamare la segretaria per avere un appuntamento a pranzo con il proprio padre. Il pensiero le fece scaturire nel petto un’empatia che non avrebbe mai creduto di poter provare per Chuck Bass.

Ma loro non erano tipi da conforto e parole dolci e confidenze a cuore aperto sui rispettivi drammi familiari. Così Blair non commentò, gli prese invece il viso tra le mani e lo baciò con fervore, lasciando che lui la stringesse a sé e che le mani scivolassero più in basso del dovuto, afferrandole le natiche.

“Non è che ne hai approfittato per domandarle anche se le andava di passare da te dopo il lavoro, vero?” gli domandò in tono sospettoso, ancora fra le sue braccia dopo che il lungo e passionale bacio fu interrotto. Si era illusa che Chuck avesse la decenza di far risalire le mani a quel punto, ma quelle continuavano a palparla senza ritegno. Blair decise di concedergli un altro minuto, ma se si fosse spinto oltre, avrebbe avuto di che pentirsene.

“Di solito apprezzo le donne navigate, sfoderano mosse niente male. Ma cinquantotto anni…”, Blair si sentì risollevata e Chuck ghignò:  “…una notte con me, e la poverina sarebbe stata stroncata da un infarto.”

“Oh sì, perché sei un tale dio del sesso, Bass.” lo derise lei, con una smorfia sarcastica.

“Sai che è così.” disse lui tronfio, e Blair roteò gli occhi di fronte a tanta indisponente tracotanza.

“Toglimi le mani di dosso e fila via, non ti sopporto più”.

Per nulla offeso e ancora sorridente, Chuck l’accontentò, dopo un ultimo pizzico sul sedere per cui si beccò una violenta tirata di capelli che lo fece gemere di dolore e che finalmente gli portò via quell’espressione spavalda e irriverente dalla faccia. Blair ne fu più che lieta.

Poco dopo, mentre era intenta nella scelta delle scarpe da abbinare alla pochette, il cellulare trillò per un messaggio di Chuck: Eleonor dovrebbe ringraziarti. Su di te, perfino quel vestito è uno splendore. Vorrei che fosse già domani. CB

Blair sorrise, scoccando un’occhiata orgogliosa al proprio riflesso nello specchio.   

    

 

Fine#13

 

Note dell’Autrice:

[1] “An Affair to Remember” è un film del 1957 con Cary Grant (quello da cui quel paraculo di Chuck copia l’idea per il grande gesto romantico della terza stagione, per intenderci).

[2] Grazie a tutti per le recensioni, siete adorabili. Le risposte individuali sono state spedite con il nuovo metodo.

Al prossimo aggiornamento,

Melany

 

  
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