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Autore: IsaMarie    10/01/2011    19 recensioni
Bella e Jasper sono i gemelli Swan che vivono con il padre Charlie e la cugina Rosalie a Forks. Le loro vite si intrecceranno con i ragazzi Cullen: Edward, Alice e Emmett.
(Scritta con sara_cullen)
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan, Un po' tutti | Coppie: Alice/Jasper, Bella/Edward, Emmett/Rosalie, Jacob/Leah
Note: AU, Lemon, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
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Cap. 61 Buongiorno fanciulle!
Oggi si riprende il tran tran della vita quotidiana,ma soprattutto rinizia la scuola... purtroppo!
Vabbè, forza e coraggio che le vacanze pasquali arriveranno presto e ancora prima arriverò, per chi lo fa, lo stop didattico!
Molte di voi erano preoccupate per Bella, ma non è proprio il caso.
Non ha nulla che non passiamo tutte!
Bene, vi lasciamo alla lettura e vi auguriamo una buona settimana!
A giovedì! Vi lovviamo tanto Manu e Sara!
Come sempre vi consigliamo la nostra nuova fiction
Segreti e Inganni e il nostro blog Le fan fiction di Manu e Sara




CAPITOLO 61

Piccole attenzioni


Pov Edward

Charlie mi fissava intensamente: io ero in completo imbarazzo e non sapevo più da che parte guardare… per non parlare poi del fatto che la spalla continuava a dolermi ed iniziavo seriamente a preoccuparmi per la mia incolumità fisica.
-Sai… io voglio molto bene a tutti quanti in questa casa… ma Bella è la mia bambina… devi capire la mia preoccupazione di padre…- si giustificò; -Non voglio assolutamente impedirvi di avere le vostre esperienze… tanto so che trovereste un modo per farle lo stesso… ci sono già passato…- e la sua presa fortunatamente si allentò:  il poliziotto stava lasciando il posto al buon padre… mi sorrise in modo piuttosto comprensivo, ed io ricambiai.
-Ragazzo mio… so che voi due vi amate moltissimo, e credimi se ti dico che non potrei che esserne più felice… Nonostante il tuo passato comportamento poco tranquillo con le ragazze, so che in realtà sei un ragazzo meraviglioso, molto sensibile, responsabile, nonché un ottimo studente… tua madre mi ha raccontato di quanto hai sofferto per la morte di tuo padre e quello che hai combinato dopo… ma poi ti sei ripreso alla grande e penso che il tuo modo di rapportarti alle ragazze fosse un po’ anche la tua valvola di sfogo come per Jasper… o sbaglio?- mi chiese… io annuii. Quell’uomo in poco tempo ci aveva inquadrati tutti, e aveva pienamente azzeccato il carattere di ognuno di noi… bè, non c’era da stupirsi con il lavoro che faceva, doveva essere un eccellente capo della polizia!
-Però ragazzo mio, lasciami aggiungere solo questo: credo che tu te ne sia accorto da solo… ma ricordati che Bella è una creatura altruista e coraggiosa, ma molto fragile e insicura… basterebbe un minimo per spezzarla… ti prego… non forzarla in niente… aspetta i suoi tempi…- mi pregò, con il cuore in mano; lo interruppi  immediatamente, scuotendo forte la testa e voltandomi completamente verso di lui, per guardarlo dritto negli occhi. Riguardo quel punto ci tenevo ad essere il più sincero e onesto possibile, anche con Charlie... doveva capire anche lui che Bella non solo era diventata la persona più importante della mia vita, ma anche che la sua gioia era diventata la mia priorità… se lei era serena e felice… bè, lo ero anch’io!
-Charlie… non pensare mai lontanamente che io possa in qualche modo forzare Bella in una direzione piuttosto che in un’altra… da quando me ne sono perdutamente innamorato, lei per me viene prima di tutto quanto! Anche se…- sbuffai; era difficile parlare di certe cose, proprio con lui, ma tentai di farmi coraggio; -…anche se… io la desidero come mai mi è successo in vita mia… non potrei mai approfittare dei suoi sentimenti per me…- dichiarai in modo accorato, sperando che leggesse tutta la sincerità che traspariva dai miei occhi e dalla mia voce.
-Calma, calma, Edward… ti credo… non c’è bisogno che ti agiti così… ti credo veramente… ma era comunque un discorso che ti dovevo fare…- mi rassicurò, facendomi sospirare di sollievo. Un attimo dopo scoppiò a ridere, ed io lo guardai perplesso e confuso.
-Ah, ah, ah! Scusa… stavo solo pensando che Bella, per certi aspetti assomiglia molto a sua madre… e…- ma si bloccò, perso in qualche ricordo e continuando a sghignazzare. Oddio, ora stavo morendo di curiosità. Cosa poteva significare ciò che aveva appena detto?!
-Forza Charlie… e dai, dimmelo… non puoi buttare lì mezze frasi e poi lasciarmi col fiato sospeso… un po’ di pietà!- lo pregai. Cercò di ricomporsi.
-Ok… ok… non agitarti! Ecco, vedi… pensavo solo che mia moglie era solare e allegra come Bella, anche se meno riservata di lei… quest’ultimo lato lo ha preso da me… vabbè, comunque… ti confido questo: Renèe era molto, ma molto passionale! E se Bella le assomiglia anche solo un pochino… bè… povero te, ragazzo mio!- affermò divertito, e scoppiò di nuovo in una sonora risata, facendomi arrossire come un novellino alle prime armi…
Ero in totale imbarazzo, e non sapevo più dove guardare… finché la voce di mia madre ci riscosse dal nostro momento di intime confidenze. Grazie al cielo!
-Bè… che c’è, ragazzi? Perché non fai ridere anche me, Charlie?- esclamò mia madre, che notando il mio imbarazzo, lo fulminò con una gelida occhiataccia. Grande mà! Charlie alzò le mani in segno di resa e si calmò immediatamente.
-Cose da uomini, vero?- domandò, continuando però a sghignazzare. Annuii impercettibilmente, ma per fortuna il mio angelo fece la sua comparsa e le corsi incontro. Mi sembrava avesse il viso un po’ provato, pallido… forse era stanchezza. Si lasciò abbracciare, nonostante la presenza dei nostri genitori, che ci osservavano felici, e poi si diresse verso il divano e si sdraiò, stanchissima.
-Bella, amore che hai?-  mi preoccupai immediatamente. Poi osservai i volti di mia madre e Charlie, ma stavano chiacchierando a bassa voce tra loro e non sembravano molto in ansia per Bella... come mai?!
-Niente… sta tranquillo, Edward…- mormorò il mio angelo, con gli occhi chiusi e un’espressione leggermente dolorante.
-Ma tesoro!- obiettai stupito; -Non dirmi che non è niente! Si vede lontano un miglio che stai male!- affermai, alzando un po’ troppo la voce, spazientito da questo suo voler sempre minimizzare il suo malessere. Spalancò gli occhi, sorpresa dalla mia veemenza.
-Edward, tranquillo, non è niente, davvero… o perlomeno niente che non possa evitare tutti i mesi, ok?- si irritò. Giusto che stupido! Aveva il ciclo… avrei dovuto pensarci prima!
-Mi spiace, piccola… non avevo capito…- tentai di giustificarmi.
-Non importa… anzi, scusami tu… i primi giorni sono sempre un po’ nervosetta e a volte mi irrito per un nonnulla… cerca di non farci troppo caso se ti dovessi rispondere male, ok?- si scusò. Annuii con un sorriso. In quell’istante mi venne in mente cosa faceva sempre mia mamma con Alice, per alleviarle un po’ il  dolore di quei giorni; così mi alzai e mi diressi verso la cucina, mentre sentivo mia madre che le diceva che le avrebbe preparato un po’ di tè caldo.
Aprii uno dei cassetti e presi un panno di lana che misi a scaldare sopra un calorifero. Intanto mia madre mi aveva raggiunto e vedendo quello che stavo facendo mi sorrise, maternamente.
-Bravo, figliolo… vedo che negli anni sei stato attento… anche se si tratta di problemini femminili!- si compiacque.
Appena il panno fu bello caldo, tornai da lei in salone e alzandole un po’ la maglietta, gesto che la fece sobbalzare spaventata, glielo appoggiai sul ventre dolorante.
-Ecco, cucciola… così dovrebbe andare un po’ meglio… mia madre l’ha sempre fatto con Alice…- le spiegai. Mi sorrise grata per la mia piccola attenzione e le donai una carezza sul viso pallido.
-Grazie amore… sei dolcissimo…- affermò con una voce emozionata; non riuscii a resistere oltre e mi chinai per lasciarle un delicato bacio sulle labbra.
-Ti va se ti suono qualcosa? Magari ti rilassa…- le chiesi desiderando fare ancora qualcosa per farla stare meglio. I suoi occhi si illuminarono per la sorpresa e per la gioia di potermi finalmente sentire suonare il mio strumento preferito.
-Sì, ti prego… non sai quanto mi renderesti felice… non vedevo l’ora di sentirti suonare…- si esaltò, regalandomi un sorriso radioso, capace di scaldarmi il cuore.
Mi diressi al pianoforte e mi sedetti, emozionato di rivelare anche quella parte di me stesso… di mettere a nudo la mia anima solo per lei. Intanto mia madre le portò il suo tè e si sedette su uno dei divani, insieme a Charlie, per godersi anche lei quel momento: adorava quando suonavo.
Mi sembrava di essere il protagonista di uno di quei romanzi dallo scenario domestico, in cui tutto il nucleo familiare si riuniva felice.
Chiusi gli occhi, per riadattarmi alla magnifica, indescrivibile sensazione delle mie mani sui tasti di ebano e avorio; presi un bel respiro e poi le mie dita iniziarono a scivolare delicate sui tasti, mentre da quello strumento meraviglioso, una dolce melodia iniziò a sprigionarsi e a librarsi nell’aria, riempiendo di note allegre e soavi tutto il salone…
Per un po’ restai concentrato sull’armonia che le mie dita stavano diffondendo; poi la curiosità di vedere l’espressione del mio amore mentre suonavo ebbe il sopravvento, e aprii gli occhi; come calamitati dalle sue calde gemme, il mio sguardo si incatenò al suo… gli occhi cioccolatosi di Bella erano estasiati, ammaliati, affascinati e il suo volto affettuoso e dolcissimo mi riempiva d’amore: suonare per lei mi stava riempiendo di soddisfazione… era la cosa più appagante che avessi mai fatto…
Quando l’ultima nota della canzone si disperse nell’aria, per un istante regnò il più assoluto silenzio; infine riuscii a percepire dei sospiri trattenuti. Mi voltai e restai conquistato, ancora una volta, dal mio bellissimo angelo.
-Grazie! Ti amo tanto…- mormorò a fior di labbra.
-Anch’io ti amo… immensamente!- sussurrai adorante. Oddio, ero innamorato perso! L’amore è davvero il sentimento più sublime e potente che possa esistere!, pensai compiaciuto.
-Dedico il prossimo brano ad Alice e Jazz… ragazzi, tutti noi speriamo che vi abbandoniate all’amore!- aggiunsi a voce alta, come se i loro cuori e le loro anime fossero in sintonia con noi e avessero potuto udire la melodia che stavo iniziando a suonare per loro, muovendo la mano sulla tastiera.
Il mio pensiero volò di nuovo alla mia sorellina… chissà cosa stava facendo..?

Pov Jasper

Piacevolmente imbambolato dall’enorme quantità di lingerie sexy a sua (ok, sperai che fosse anche a mia!) disposizione per il nostro romantico e sensuale weekend, la lasciai nella sua stanza a cambiarsi, per concederle un po’ di privacy; nel frattempo io aspettavo che mi chiamasse per portarla in cucina: era già arrivata l’ora di preparare il pranzo!
Ma da quanto tempo era chiusa lì dentro? Quanto le ci voleva per indossare una tuta?
Mi giravo e rigiravo continuamente lungo il corridoio, come un leone in gabbia, in attesa di poter rivedere la mia tenera piccoletta, ma ancora lei non mi aveva chiamato… ad un tratto mi irrigidii e un pensiero angosciante si insinuò nella mia mente, agghiacciandomi e mozzandomi il respiro: e se si fosse sentita male?! Oddio! Era passato più di un quarto d’ora, dovevo assolutamente accertarmi che lei stesse bene!
Con una mossa repentina decisi di aprire la porta e quando la vidi in piedi di fronte all’armadio a sistemare la sua biancheria, fui contemporaneamente sollevato e irritato: sollevato, perché per fortuna stava bene… seccato, perché non mi aveva ascoltato e stava mettendo sotto sforzo la sua delicata e fragile caviglia… che ragazza ostinata!
-Ma si può sapere cosa stai facendo? Non ti avevo detto di chiamarmi? Potevo anche mettere a posto io le tue cose, sciocchina mia!- la rimproverai, cercando di non farle percepire la mia delusione per il fatto che non si fosse appoggiata a me, che non avesse chiesto il mio aiuto.
-Ma non sei il mio cameriere, Jazz!- mi spiegò le sue personali ragioni; -E poi, come puoi vedere, mi fa già meno male, e non voglio pesare su di te più del dovuto…- affermò convinta delle sue inconcepibili parole. Eh?! Ma che diavolo stava dicendo?! Lei era la mia vita, come avrebbe mai potuto essere un peso per me? Quell’angelo gioioso aveva rallegrato la mia esistenza, dandomi una ragione per sorridere, perché era l’unica che era riuscita a far nascere l’amore nel mio cuore…
Con uno scatto felino la presi tra le mie braccia e la abbracciai stretta al mio cuore. Volevo mettere bene in chiaro un concetto fondamentale…
-Tu. Non. Sei. Un. Peso! Né mai lo sarai! Chiaro, signorina Cullen?!- affermai. Poi mi impossessai di quelle fantastiche labbra, così rosse e carnose, così succose e peccaminose…
Immediatamente percepii che la mia bramosia veniva corrisposta: sentii le piccole e delicate manine della mia Alice infilarsi tra i miei capelli, mentre il nostro meraviglioso bacio si stava sempre più intensificando, trasformandosi in una eccitante e sinuosa danza di lingue… mmm… inoltre mi facevano impazzire le sue dita: accarezzavano, tiravano, si impossessavano dei miei capelli in un modo talmente possessivo e provocante… mi sentivo elettrizzato, capace unicamente di perdermi in quella bocca profumata e seducente che allettava in continuazione i miei sensi…
Le nostre bocche si staccarono solamente quando i nostri polmoni reclamarono ossigeno e mi resi conto di essermi comportato in modo forse troppo rude e irruento…
-Perdona la mia foga… ma mi sei mancata da impazzire! Ti amo alla follia, Alice… e ti garantisco che ormai mi è impossibile fare a meno di te, nella mia vita… ti prego… non lasciarmi mai, angelo mio… resta con me, resta sempre con me!- la scongiurai; avevo paura di averla spaventata, ma desideravo con tutto me stesso che lei riuscisse a comprendere lo sconfinato sentimento di amore, passione, adorazione che il mio cuore nutriva per quella meravigliosa creatura…
-No, no, tesoro mio… te lo giuro, Jazz, credimi… ti amo talmente tanto che non riesco nemmeno a respirare senza di te… ora che ci siamo ritrovati nessuno potrà mai separarci!- affermò con uno sguardo sincero e limpido come il cielo terso. Dio, quanto amavo quell’angelo!
Mi avventai nuovamente su quelle labbra morbidissime e impregnate del suo profumo, anticamera del mio paradiso… mai, mai mi sarei sentito sazio di quel sapore, di quelle intense emozioni, di quelle vibranti e sensuali sensazioni… avevo sempre fame di lei, sempre!
Ma a proposito di fame… mi staccai riluttante, ma era ora di pranzo… probabilmente lei e le ragazze avevano fatto colazione all’alba quella mattina, dato che erano arrivate qui molto presto… chissà, forse Alice aveva fame… bè, a dire la verità ne avevo anch’io…
-Ok, senti, piccola… che ne dici di farti coccolare un po’ dal sottoscritto? E’ ora di pranzo, scendiamo in cucina, così imbastisco qualcosa e mi prendo cura dei nostri stomaci affamati…- proposi con un sorriso. Lei annuì, divertita.
Scendemmo in un lampo al piano inferiore; avrei tanto desiderato che Alice si riposasse almeno un po’ sul divano, mentre io preparavo qualcosa per il pranzo… ma naturalmente quella testona non ne aveva voluto sapere! Anzi! Aveva insistito, invece, affinché potesse farmi compagnia in cucina, promettendomi però in cambio di non alzarsi e di non sforzare in alcun modo la caviglia, che comunque sembrava andare già molto meglio.
In realtà ero felicissimo che anche lei, come me, avesse voglia di restarmi sempre accanto… eravamo già stati separati per troppo tempo in quell’ultima maledetta e travagliata settimana appena trascorsa, e avevamo sofferto tanto entrambi, soprattutto per colpa mia… ora che ci eravamo ritrovati nessuno dei due aveva intenzione di perdersi neanche un minuto della compagnia dell’altro… specialmente adesso che eravamo finalmente soli!
-A cosa stai pensando?- domandò improvvisamente, con la sua voce trillante, piena di curiosità. Accesi il fornello sotto la pentola in cui avrei cotto un po’ di pasta, e mi voltai a guardarla…
Mi sorrideva serena: era una visione! Anche con solo indosso una semplice tuta, mi ispirava tutta una serie di immagini che di casto avevano ben poco! Basta, Jazz, calmati! Invasato che non sei altro! Finiscila!, mi imposi, cercando di riportare i miei pensieri sul piano di una normale e più quieta conversazione.
-Bè, ecco…- balbettai incautamente; ehm… forse non era il caso di riferirle le mie ultimissime riflessioni da maniaco fissato; comunque decisi di essere il più onesto e schietto possibile con lei: era mia ferma convinzione che solo gettando delle basi di una corretta franchezza e una leale sincerità, potevo sperare di ottenere ancora la sua autentica fiducia nei miei confronti…
-Bè… ripensavo a quanto sono stato insensibile e stronzo con te… a quanto male ti ho fatto in questa settimana… mi dispiace veramente, Alice… sono mortificato! Ti prego di credermi, cucciola: il mio rimorso non potrebbe essere più vero, ma ho paura… non so come farò a farmi perdonare da te… scusami, ho combinato un gran casino… e ora non so bene… come rimediare…- sussurrai, in imbarazzo. Da quando avevo scoperto tutta la verità (il suo passato,  il suo rifiuto, che poi tale non era, il suo disinteresse per quelle bestie schifose ed immonde di Newton e Crowley), bè… il senso di colpa mi logorava incessantemente, e riusciva comunque in parte a offuscare la mia gioia per questo nostro ritrovarci così uniti e innamorati.
-Jazz… per favore… piantala con questa storia del farti perdonare… ti ho già detto che non hai tutte le colpe di questo mondo… anch’io mi sono messa di impegno nell’incasinare tutto quanto!- esclamò lei con un tenero broncetto da bimba. Sì, certo! Era come paragonare la marachella di una deliziosa bimbetta a una grave mancanza, ad un deplorevole, imperdonabile errore di un mentecatto, idiota e senza cervello come il sottoscritto…
Sorrisi magnanimo alla sua dolce e simpatica smorfietta, ma naturalmente io non la vedevo proprio così… abbassai lo sguardo, pieno di pena e amarezza: ero io ad aver combinato tutto quell’odioso disastro, e nessuno me lo avrebbe tolto dalla testa! Sì, ero io l’unico colpevole, non c’erano discussioni su questa mia reale e tormentata certezza… ne ero lucidamente consapevole!
-Senti Jazz… l’unica cosa importante è che finalmente tu ed io ci siamo chiariti, una volta per tutte! Io ti amo… tu mi ami… punto! Ascoltami, ti prego!- mi implorò con voce accorata, richiamando la mia attenzione e i miei occhi su di lei.
-Basta rivangare il passato! A mio avviso potremmo parlarne solo per chiederci qualche spiegazione ulteriore, magari su qualche nostro comportamento che non ci è ancora chiaro… ma non per lamentarci di chi sia o meno il torto… di chi siano stati gli sbagli più grandi, o di quanta colpa devo assumermi io e di quanta tu… sarebbe solo una discussione sterile e dannosa, credimi! Basta con tutta questa negatività, ok? Cerchiamo solo di goderci la reciproca compagnia d’ora in poi!- dichiarò, con un tono serio e convinto che non ammetteva repliche. La mia colpevole coscienza avrebbe voluto urlare che ero unicamente io il responsabile, e ribadire il concetto della mia totale e vile negligenza, delle mie gravi, egoistiche e imprudenti mancanze… ma la parte più razionale di me mi fece riflettere sul suo discorso, e mi convinsi che Alice aveva pienamente ragione! Prolungare quel tipo di discussione probabilmente ci avrebbe castigato e tormentato inutilmente…
Sorrisi, arrendendomi e riconoscendo la saggezza delle sue parole, pronunciate in modo veemente e imperioso; aggirai il bancone, per avvicinarmi a quella fantastica ragazza che, in quel momento, aveva occhi solo per il sottoscritto. Allargò le braccia e mi accolse in un caloroso abbraccio. Le baciai la testa, inspirando il suo soave profumo… era dolcissimo, e mi inebriava i sensi come mai mi era successo…
-Ok, mio generale!- la canzonai dolcemente, mentre lei scoppiava a ridere del mio azzeccatissimo appellativo.
-E dai, Jazz, ti prego! Ora non mettertici pure tu! C’è già quell’orso di Emmett che mi prende in giro, povera me!- si lagnò, con un finto broncio, ancora più simpatico del precedente. Scoppiai anch’io a ridere, di tutto cuore…


ANTEPRIMA CAPITOLO 62


Nonostante cercassi di tenere la mia mente occupata nelle manovre culinarie di tutta routine, i jeans e i boxer mi stringevano fastidiosamente ormai da parecchio tempo, e non sapevo più cosa fare per cercare di alleviare quella morsa stringente… e come se non bastasse quella scomoda tortura, ero stra sicuro che quella furbetta se ne fosse accorta: più di una volta l’avevo scoperta ad arrossire, specialmente dopo che l’avevo colta ad osservarmi con insistenza…

Dio, quella ragazza mi avrebbe fatto uscire di senno! E chi aveva più fame in quel momento? Io no di certo… o perlomeno non fame di pasta…
Scrollai la testa cercando di non fissarmi con certe idee: finiscila, Jazz, non fare il pervertito!, mi ordinai. E’ ferita, ha bisogno di te!
Lei infatti era ancora dolorante per la caviglia… e poi ci eravamo appena dichiarati i nostri sentimenti… cosa dovevo fare?! Saltarle subito addosso, facendole così capire con che razza di maniaco si era messa?! Era colpa dei miei maledetti ormoni: da quando l’avevo conosciuta, non mi ero più intrattenuto con nessun’altra… e il mio amico JJ, in questo momento, ne stava risentendo più che mai! Come faceva Edward a stare così vicino a mia sorella, senza arrivare al dunque? Santo, purissimo spirito, lo avrebbero dovuto proclamare! Sì, proprio santo, avrei scritto una letterina al Papa! Quando l’avrei rivisto, mi sarei senz’altro complimentato con lui: quel ragazzo aveva una forza di volontà pazzesca!



Ecco alcuni blog di bravissime autrici che meritano una visita!


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Nel mondo di Elisa e Yara
Les mots de Chloè
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A casa di Lisa
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Alcune fiction ancora in corso che meritano di essere seguite!


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Solo per un week-end di Isabella v (sara_g)
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