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Autore: IsaMarie    13/01/2011    16 recensioni
Bella e Jasper sono i gemelli Swan che vivono con il padre Charlie e la cugina Rosalie a Forks. Le loro vite si intrecceranno con i ragazzi Cullen: Edward, Alice e Emmett.
(Scritta con sara_cullen)
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan, Un po' tutti | Coppie: Alice/Jasper, Bella/Edward, Emmett/Rosalie, Jacob/Leah
Note: AU, Lemon, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
Capitoli:
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Cap. 62 Buongiorno!
Ecco il nuovo capitolo! Vedremo Jasper alle prese con i suoi bollenti spiriti!
Riuscirà a frenarsi? Riuscirà a non saltare addosso al piccolo folletto? Bè, non vi resta che leggere e scoprirlo!
Ringraziamo come sempre tutte le lettrici, silenziose e non, che continuano a seguirci con tanto affetto!
Siete voi che ci date la forza e la voglia per continuare a scrivere! GRAZIE!
Come sempre vi ricordiamo la nostra nuova fan fiction:
Segreti e Inganni

Sabato posteremo il secondo capitolo. Per chi fosse curioso, abbiamo postato una piccola anteprima sul nostro blog:

Le fan fiction di Manu e Sara





CAPITOLO 62
A cuccia, JJ!

Pov Jasper

Ero raggiante, euforico, soddisfatto… così  entusiasta per come si era sistemato tutto quanto tra noi, che una sua semplice risata mi scaldava il cuore in una maniera assurda! Mi staccai dal corpo di Alice a fatica, le lasciai un casto bacetto sulle labbra e ripresi a cucinare. Vederla così allegra mi stuzzicò un’ideuzza per renderla ancora più felice e spensierata.
-Che ne dici di fare un pic-nic?- proposi semiserio ma allo stesso tempo divertito dalla sua espressione completamente allibita.
-Come scusa?! Non mi sembra davvero il tempo ideale!- si meravigliò, tenendo la bocca spalancata e guardandomi con due occhioni esterrefatti. Risi nuovamente… probabilmente mi avevo preso per un pazzo!
-Ohhhh, invece, è proprio il tempo giusto! Che c’è di strano? Un pic-nic: io e te… ovviamente sul tappeto davanti al caminetto, mentre fuori imperversa una tempesta coi fiocchi!- spiegai ad una Alice ammutolita ma entusiasta .
-Fantastico! Grande idea, Jazz!- si esaltò; -Ma… naturalmente non posso aiutarti a preparare nulla, vero?- si lamentò, rabbuiandosi un po’. Figuriamoci, era fuori discussione! Non avrei permesso che alzasse nemmeno un dito di quelle piccole e fragili manine… ma soprattutto che sforzasse la caviglia: era la mia principessa, e avevo intenzione di prendermi cura di lei in tutto e per tutto!
-Ovviamente! Lasci fare tutto a me, signorina Cullen… deve imparare a godersi tutte le coccole con cui ho intenzione di viziarla, dato che il mio progetto è di adorarla per sempre!- e mi avvicinai alla mia stella polare, per abbracciarla nuovamente: non riuscivo assolutamente a non un avere un qualsiasi tipo di contatto con lei. Era più forte di me!
Con una rapida falcata, mi avvicinai a lei e con un ginocchio forzai le sue gambe per fargliele divaricare e pormi in mezzo, di modo che i nostri corpi fossero più vicini che mai…
Percorsi tutto il suo corpo con il mio sguardo eccitato… e poi appoggiai le mani sui suoi fianchi, accarezzandoglieli con un movimento leggero… intanto mi ero perso completamente nei suoi occhi blu come il mare tropicale, che erano incatenati ai miei sensuali movimenti…
Piano mi chinai, compiaciuto dalla reazione del suo corpo, che sembrava soggiogato dalla mia vicinanza; avvicinai le mie labbra alle sue molto, molto lentamente, dato che mi esaltava troppo il fatto di poter condurre il gioco… Quando fui a pochi millimetri di distanza, mi inebriai del suo floreale profumo, le sfiorai appena quei petali rosati e sorridendo con malizia, mi scostai dalle sue labbra per iniziare a torturarla con una serie di baci a fior di pelle: dalla sua bocca, alla mascella, all’orecchio, al collo… sentendola sospirare e poi ansimare. Non contento, scesi ancora, e iniziai a lasciare una scia di piccoli e umidi sfioramenti sul suo collo, fino ad arrivare alla clavicola.
Mi resi conto che stava trattenendo il fiato per la profonda emozione e sorrisi ancora, compiaciuto dell’effetto destabilizzante che le stavo procurando. Intanto, al piano di sotto, il mio JJ pulsava dolorosamente, ma cercai di ignorarlo, per dedicare ogni grammo della mia attenzione alla mia piccolina; anche se, a dire la verità, non era una cosa così facile, contenere la mia imperante voglia di lei…
Risalii languidamente verso l’orecchio e cominciai a mordicchiarle il lobo, stupito che lei fosse ancora in apnea.
-Tesoro mio… ci tengo troppo a te… ti prego, riprendi a respirare amore…- le soffiai all’orecchio, interrompendo quella tortura e sentendola fremere, sotto le mie mani, che intanto le stavano accarezzando i fianchi e la schiena, attraverso la soffice stoffa dell’indumento.
Mmm… come avrei desiderato sentire la diretta morbidezza della sua pelle, così calda, profumata e sensuale…
Alice buttò fuori l’aria di colpo e sentii il suo respiro farsi man mano più veloce. Alzai la testa per osservarla: le gote erano rosso fuoco, la pelle ricoperta da mille brividi, le labbra rosse e carnose leggermente dischiuse, gli occhi lucidi di desiderio… che si rispecchiavano perfettamente in quello che trasmettevano anche i miei… ogni muscolo del mio corpo era teso fino allo spasmo per la voglia immensa di farla mia… ma tentai di trascurare le pressanti pretese della mia carne…
Le mordicchiai con gesti lenti e misurati il labbro inferiore, facendola gemere; io ero inebriato dai suoi sospiri di puro piacere, elettrizzato dal fatto di essere in grado di accendere il corpo e la mente di quella stupenda e passionale creatura… d’un tratto il tintinnio del coperchio della pentola sul fuoco, causato dal borbottio dell’acqua che bolliva, mi richiamò bruscamente alla realtà.
Le diedi ancora un casto bacetto sulle labbra e mi costrinsi a proseguire il mio lavoro, altrimenti non avremmo più pranzato…
Buttai la pasta e in un lampo preparai tutto il necessario e lo portai in salone, adagiandolo sul morbido e spesso tappeto beige, posto di fronte al caminetto. Nel frattempo, mi sentivo gli occhi di Alice addosso… aveva seguito tutti i miei movimenti con una concentrazione e uno stupore stupefacenti, come se si fosse trovata davanti alla cosa più straordinaria di questo mondo… già il fatto che non mi ignorasse più (o che non mi guardasse più con un’espressione disgustata), mi riempiva di gioia… ma il modo in cui mi fissava in quel momento, mi eccitava all’inverosimile, mi gasava di brutto.
Nonostante cercassi di tenere la mia mente occupata nelle manovre culinarie di tutta routine, i jeans e i boxer mi stringevano fastidiosamente ormai da parecchio tempo, e non sapevo più cosa fare per cercare di alleviare quella morsa stringente… e come se non bastasse quella scomoda tortura, ero stra sicuro che quella furbetta se ne fosse accorta: più di una volta l’avevo scoperta ad arrossire, specialmente dopo che l’avevo colta ad osservarmi con insistenza…
Dio, quella ragazza mi avrebbe fatto uscire di senno! E chi aveva più fame in quel momento? Io no di certo… o perlomeno non fame di pasta…
Scrollai la testa cercando di non fissarmi con certe idee: finiscila, Jazz, non fare il pervertito!, mi ordinai. E’ ferita, ha bisogno di te!
Lei infatti era ancora dolorante per la caviglia… e poi ci eravamo appena dichiarati i nostri sentimenti… cosa dovevo fare?! Saltarle subito addosso, facendole così capire con che razza di maniaco si era messa?! Era colpa dei miei maledetti ormoni: da quando l’avevo conosciuta, non mi ero più intrattenuto con nessun’altra… e il mio amico JJ, in questo momento, ne stava risentendo più che mai! Come faceva Edward a stare così vicino a mia sorella, senza arrivare al dunque? Santo, purissimo spirito, lo avrebbero dovuto proclamare! Sì, proprio santo, avrei scritto una letterina al Papa! Quando l’avrei rivisto, mi sarei senz’altro complimentato con lui: quel ragazzo aveva una forza di volontà pazzesca!
Scolai rapidamente la pasta, e una volta preparati i piatti, li portai in salone e tornai in cucina a prendere la mia principessa, che naturalmente si stava già alzando per raggiungermi. Dio mio, quanto era testona! In futuro c’era il serio rischio di incappare in parecchie discussioni per questo suo caratterino! A quel pensiero sorrisi, attirando la sua completa curiosità.
-Bè, che hai da ridere, ora?- mi chiese, fermandosi a metà strada. Scrollai la testa, in segno di diniego, ma il suo sguardo di fuoco, mi costrinse a rivelarle subito tutto.
-Niente… è che ho come l’impressione che tra noi non saranno sempre rose e fiori, con il tuo caratterino!- le spiegai. Mi ero comportato apposta in modo un po’ pungente, avevo capito benissimo che lei era una vivace peperina solo quando la stuzzicavo o la prendevo in giro… infatti mi stavo aspettando la sua energica rispostina…
-Eh sì, signorino! Perché invece se fosse per il tuo bel carattere, andrebbe sempre tutto bene, vero?!- mi rispose piccata e sarcastica.
-Touché! Ma ora, lasci che la sua carrozza la conduca al castello, mia signora!-dichiarai divertito; con uno scatto la presi di nuovo in braccio e senza nemmeno il tempo di rendersene conto, si ritrovò seduta sul tappeto davanti ai nostri bei piattoni di pasta al pesto, preparato con tutti i sacri crismi da Esme.
Tutti noi adoravamo la cucina italiana ed Esme, era letteralmente impazzita di gioia quando aveva scoperto che Bella aveva ricevuto in eredità dalla mamma, il ricettario scritto di suo pugno, con tutte le ricette italiane provate e perfettamente riuscite negli anni, con annotati tutti i piccoli accorgimenti che solo una persona che cucina spesso, può adottare… preziosi consigli che non si possono trovare di certo in nessun ricettario stampato, nemmeno il più particolareggiato. Bella, glielo prestava spesso, così Esme poteva dilettarsi in gustose ricette e accontentare così anche tutti noi. Anche da quel particolare mi ero reso conto di quanto Bella si era affezionata a Esme… non permetteva a nessuno di maneggiarlo, per paura che si potesse rovinare… ne era profondamente gelosa.
-Prego mademoiselle… Il pranzo è servito… lo chef le augura buon appetito- le dissi, invitandola con un gesto della mano a servirsi.
-Grazie Jazz, anche a te…- mi rispose, in un sussurro appena udibile. Sembrava quasi imbarazzata da tutte quelle attenzioni. Era completamente diversa dalla Alice che avevo conosciuto… sempre sicura di sé, sempre pronta a imporre le proprie idee e sempre in fermento, un vulcano che riusciva a coinvolgere tutti in mille attività, come un tornado che ricrea il paesaggio a suo piacimento, dopo il suo passaggio… ma… adoravo anche questo nuovo lato di lei, appena scoperto… era timida, intimorita e quasi esitante… avevo capito che era quasi soggiogata da me, dalla mia presenza, dalla mia voce, dal mio tocco… e questa considerazione mi mandava fuori di testa!
Prese la forchetta e assaggiò un po’ di pasta.
-Mmm Jazz… è buonissima! Non sapevo che fossi così bravo a cucinare!- mi elogiò. Una punta di orgoglio, mi fece sorridere soddisfatto.
-Ti ringrazio… ma… sono molte le cose che ancora non conosci di me… e… bè, io di te!- puntualizzai, con mezzo sorriso.
-Già! E’ vero… ma vorrei poter rimediare presto…- mormorò, arrossendo. Il mio cervello andò in tilt. Possibile che avesse avuto il mio stesso pensiero… La mia voglia di conoscerla in modo molto più intimo, si stava facendo sempre più pressante… ma lei? No, no… ma che andavo a pensare di lei? Quasi sicuramente il maniaco malato ero solo io…
-Senza dubbio, piccola mia…- aggiunsi malizioso, fissandola con uno sguardo carico di desiderio, che però, lei non riuscì a sostenere: infatti abbassò immediatamente gli occhi. Ecco, appunto… ero decisamente un maniaco! Che per di più la metteva anche a disagio! Ma quel suo rossore, quella sua innocente timidezza mi incendiarono tutto: sentii un fuoco impadronirsi del mio corpo, e l’urgenza di domare quelle fiamme di pura eccitazione, che mi stavano divorando! Dio, che voglia pazzesca di lei! Desideravo eccitarla, sentirla gemere sotto di me mentre invocava il mio nome, dominare tutti i suoi sensi, immergere il mio corpo nel suo, meraviglioso e sensuale…
Con un sospiro profondo cercai di stemperare l’intensa tensione sessuale che si era creata tra noi, una corrente elettrica che era in grado di incatenare i nostri corpi anche a quella distanza… cristo, dovevo calmarmi, prima di saltarle veramente addosso e farla mia su quel tappeto!
Mi imposi di pensare ad altro, anche perché il mio amichetto stava pulsando dal dolore…
-Sai, piccola… sono molto orgoglioso di come hai messo al tappeto quel viscido schifoso di Newton! Ti giuro che mi hai fatto impazzire di gioia in quel momento! Pensa che, per tutta la durata della pausa pranzo, non si faceva altro che parlare di come tu l’avessi maltrattato… e alla fine quel coglione si è dovuto alzare e allontanare dalla mensa, per non sentire più tutte le prese in giro dei nostri compagni!- mi complimentai. Mi sorrise, ma poi si rabbuiò. Non capivo la sua brusca reazione… oddio, adesso cosa avevo detto di male?!
-Sì, immagino, Jazz… sai, non ne potevo più delle chiacchiere sulla mia, ormai data per certa, uscita con quel decerebrato… ma quello che più mi dispiaceva e che mi faceva soffrire… bè, ecco…  era che tu potessi pensare che io volessi uscire con tutti tranne che con te!- mi rivelò con una voce angosciata che mi strinse il cuore. -Oddio, come… hai fatto… a pensare… che io… io…- interruppi il suo balbettio. Il pensiero che quello che le avevo sputato addosso quel disastroso pomeriggio potesse corrispondere a verità, l’aveva fatta intristire in un modo che mi fece vergognare all’istante, al ricordo di come l’avevo trattata e di come l’avevo accusata ingiustamente… che bestia ero stato!
-Alice… ti prego scusami… io… ti giuro che non pensavo sul serio quello che è uscito dalla mia dannata boccaccia… neanche una singola parola… erano solo la… la gelosia e l’atroce strazio che sentivo in quel momento a farmi parlare in quel modo così cieco ed egoista…  solo la paura di perderti definitivamente… credimi, ti prego! Sai, la cosa che mi terrorizzava era il fatto che tu, con gli altri ragazzi, anche prima che noi due litigassimo, eri sempre pronta a ridere delle loro battute, a scherzare divertita, sempre disposta a lasciarti abbracciare, cingendo i fianchi, prendendoli a braccetto… non avevi nessun problema, nessuna remora ad avere un contatto fisico con loro… ma… con me no… eri… così diversa… così distaccata! Eri sempre molto attenta a non sfiorarmi… a parte quando abbiamo ballato al matrimonio… Ecco, l’unica cosa che avevo notato che mi portava verso pensieri positivi, facendomi ben sperare, era il fatto che, quando io ti facevo un complimento, arrossivi e ti imbarazzavi, mentre con gli altri no… Ma poi, quando finalmente mi sono deciso a parlarti dei miei sentimenti, ho frainteso tutto! Purtroppo ero sicuro di aver capito male, convincendomi che mi ero fatto solo un sacco di illusioni, che il tuo interesse per me era rimasto solo a livello familiare, fraterno… mi sono sentito perso: mi è crollato il mondo addosso e… ho fatto quello che ho fatto…- conclusi, cercando di essere il più sincero possibile, ma vergognandomi ancora una volta come un cane. Maledizione al mio caratteraccio di fuoco! Di quella dolorosa vicenda mi sarei sempre sentito l’unico colpevole, il solo responsabile di aver imposto quell’immane sofferenza a quell’angelo radioso e solare… sì, non sarei mai riuscito a perdonarmi…
Una sua mano si posò delicatamente sul mio viso, accarezzandomi e ridestandomi da quei ricordi strazianti. Rabbrividii a quel semplice gesto, abbandonandomi al suo tocco leggiadro e chiudendo gli occhi. La sua dolcissima voce, come una soave melodia che mi riscaldava il cuore, me li fece riaprire.
-Scusami Jazz… ma non è come credi… vedi… io, come avrai potuto capire, sono una persona allegra e una buona amica (almeno lo spero tanto!) sia per le ragazze, ma anche per i ragazzi. Se un ragazzo non mi interessa dal punto di vista sentimentale, bè… ecco… io riesco tranquillamente a ridere e scherzare con lui esattamente come farei con una ragazza… è per questo che con Paul, Quil e gli altri, mi hai sempre vista in quegli atteggiamenti espansivi… perché per loro ho provato e provo tutt’ora solo una semplice amicizia…- mi confidò quell’angelo meraviglioso. Oddio, ora stavo iniziando anch’io a capire… certo che una simile caratteristica comportamentale non l’avevo mai considerata! Che situazione: per uno come me, che si vantava di comprendere al volo il carattere delle persone, avevo preso davvero un’enorme cantonata!
-Bè, anche se mi rendo perfettamente conto che per loro magari non era la stessa cosa… magari hanno frainteso i miei segnali… comunque mi ritengo una persona abbastanza onesta da non aver mai dato a nessuno di quei ragazzi false speranze… credimi, non ho mai fatto intendere loro che io volessi o ambissi a qualcosa di più!- esclamò accorata. Certo che le credevo! 
-Invece con te, Jazz… bé, con te era diverso… tutto! Sai tesoro, per me è sempre stato così… quando una persona mi piace, mi interessa moltissimo… ecco, io… mi blocco, divento più imbarazzata, più chiusa, più titubante e meno incline alla vicinanza fisica… ti sembrerà strano, ma divento… timida! E da quando… con Josh… bè, hai capito… sono anche più diffidente, più paurosa,  più ansiosa! E con te mi sono fatta mille problemi causando tutto questo casino…  Quindi, ora sai perché mi sento in dovere di scusarmi anche io…- finì di raccontare, facendomi capire finalmente molte cose, a cui fino a quel momento non ero riuscito a dare una spiegazione logica.
Il mio cuore, se possibile, sembrò allargarsi ancora di più per far posto ad altra gioia…. Lei si era sempre comportata così perché le piacevo… anzi no, perché… mi amava!
Come avevo fatto a fraintendere tutto quanto? Come avevo fatto a comportarmi così stupidamente?
Ahhh, l’amore! E’ proprio uno stranissimo sentimento… stravolge tutto… mette tutto sotto sopra… non ti da modo di capire anche le cose più logiche, scardinando ogni apparente certezza… ma riesce anche a riempire ogni singola cellula del tuo corpo delle più intense emozioni che una persona possa mai provare nella sua vita! Per me era stato come un violento scossone: uno scricciolo dagli occhi azzurri e limpidi era riuscito ad infrangere quella che io ritenevo la mia impenetrabile corazza…
-Insomma siamo stati due…- iniziai, ma finì lei la frase per me.
-Due stupidi, sì!- esclamò, sorridendomi.
Finimmo di mangiare in completo silenzio. Alice aveva lo sguardo ancorato al caminetto e ogni tanto, con la coda dell’occhio, notavo che lanciava sguardi furtivi verso di me, arrossendo immancabilmente quando si accorgeva che io continuavo a fissarla… non riuscivo a farne a meno… era la mia stella polare, tutto di lei mi attirava: il suo viso, il suo esile corpo, il modo sensuale in cui era seduta, il modo altamente erotico in cui la forchetta entrava nella sua bocca rossa e carnosa, l’ammaliante movimento che faceva il suo collo quando deglutiva… oddio, ero completamente ipnotizzato da ogni suo particolare… tutto di lei mi attraeva come una potente calamita!
-Mmm… proprio ottima la pasta, ma sono pienissima!- esclamò d’un tratto, facendomi sobbalzare leggermente.
-Sì, anch’io… porto tutto di là in cucina… e do una veloce sistemata. Mi raccomando, piccola… tu stai qui tranquilla a goderti il fuoco, io arrivo subito- la rassicurai, strizzandole l’occhio.
Presi tutto quanto e lo portai in cucina, infilando in lavastoviglie i piatti sporchi. Cercai di fare il più in fretta possibile per poter tornare immediatamente da lei.
Appena rientrai in salone, notai il tappeto vuoto, e un piccolo tuffo al cuore mi fece mancare la terra sotto i piedi… ma poi la vidi subito… che stupido! Dove pensavo che fosse andata? Oramai avevamo aperto i nostri cuori, chiarito tutte le incomprensioni e non si sarebbe più allontanata da me… mai più… non l’avrei permesso per nulla al mondo!
Era in piedi di fronte alle vetrate della stanza, rapita nel godersi l’incantevole panorama… anche se, a mio modestissimo parere, nessuna cosa, per quanto fiabesca, avrebbe mai potuto essere più incantevole di lei!
La raggiunsi immediatamente e le cinsi la vita con le mie braccia, facendo appoggiare la sua schiena al mio petto e portando il suo caldo corpo ad aderire al mio.
Dio che sensazione meravigliosa! In quel momento ero in pace col mondo!

Pov Alice

Jazz era in cucina che stava rassettando le stoviglie sporche del nostro simpatico pranzetto. Le mie labbra si arcuarono silenziosamente all’insù, perché sentivo distintamente il rumore di piatti e bicchieri sbattuti con una certa fretta nella lavastoviglie, come se quel ragazzo avesse avuto una dannata premura… tipo l’urgenza di tornare da me.
Decisi di disobbedire ai tassativi ordini di Jazz e mi alzai in piedi, anche per testare la quantità di dolore della caviglia; ma con estremo sollievo mi resi conto che ormai non mi faceva quasi più male: il peggio era decisamente passato.
Contemplai con lo sguardo il fiabesco panorama esterno e rimasi incantata ancora una volta dal paesaggio innevato. Mi avvicinai alla vetrata, zoppicando leggermente, per non sforzare ancora troppo la caviglia, e notai che, per fortuna, il vento impetuoso di poco prima si era calmato, e ora voluminosi e candidi fiocchi di cristallo scendevano placidi e silenziosi, aggiungendosi alla spessa coltre ghiacciata che ormai ricopriva completamente le bianche dune sabbiose della spiaggia. Era uno scenario da favola… e in quel preciso istante mi sembrava davvero di  vivere il momento più romantico e atteso di una bella favola, ossia quando il principe azzurro, dopo aver superato mille ostacoli e innumerevoli e perigliose peripezie, conduce l’amata fanciulla nel proprio castello da sogno, per poter iniziare finalmente a vivere per sempre felici e contenti.
Non potevo ancora credere che Jazz mi amasse così tanto… almeno tanto quanto lo amavo io! Mio dio, quanto eravamo stati stupidi a non chiarire immediatamente i nostri maledetti equivoci la sera della festa… ci eravamo fatti frenare dal nostro orgoglio ferito, reagendo con freddezza e insensibilità alle richieste di ascolto dell’altro… andando così ad aggiungere malintesi su malintesi, incomprensioni su incomprensioni… con l’unico risultato di aver sofferto immensamente entrambi…
Ora, dopo che ogni nostro irrazionale comportamento aveva avuto una spiegazione, continuavo comunque a rammaricarmi di una cosa: se avessi subito dato retta a Bella e Rosalie, il lunedì pomeriggio passato, non avrei sprecato l’ennesima occasione per chiarire con lui… sospirai, al ricordo di quel doloroso periodo, uno dei più bui e tormentati della mia breve esistenza!
Invece quando quell’angelo biondo mi aveva confessato i suoi veri sentimenti per me, ero esplosa in una gioia immensa, che come un balsamo aveva lenito le profonde ferite del mio cuore lacerato: Jasper non mi considerava una facile o una poco di buono… quelle orribili parole gli erano uscite solamente perché lui era geloso… geloso marcio! Certo, la gelosia non è di sicuro il più nobile degli impulsi umani… ma ero così felice che lui sentisse per me un senso di possesso talmente potente da snaturare la sua delicata sensibilità, il suo animo gentile e premuroso…
Si tratta davvero di uno strano sentimento che può avere milioni di sfaccettature… ma ognuna di queste mi sembrava meravigliosa se mi portava alla conclusione che Jasper mi amava talmente tanto da non sopportare nemmeno il pensiero di sapermi con qualcun altro che non fosse lui… figuriamoci poi vedermi abbracciata a qualcuno…
Ma di cosa ti stupisci, Alice? Tu non eri gelosa di lui?, mi ammonì la mia saggia coscienza. Annuii, dandole pienamente ragione. Altrochè se lo ero stata! Avrei sbranato volentieri tutte quelle stupide oche che durante la festa o nei giorni scorsi gli avevano rivolto occhiate o parole lascive…
Sussultai appena quando sentii le sue possenti braccia avvolgermi e stringermi al suo torace largo e muscoloso. Che paradiso! Mi abbandonai completamente sul suo petto, godendomi sia il panorama, che quella meravigliosa compagnia… era tutto perfetto!
-Come va la caviglia, piccola? Fai fatica a stare in piedi?- sussurrò dolcemente al mio orecchio. Il mio corpo si ricoprì di brividi, facendomi fremere. Naturalmente il mio impercettibile brivido non gli sfuggì, attento com’era ad ogni mia più piccola reazione.
-Hai freddo, amore?- mi chiese, subito preoccupato. Sorrisi della sua ansia… mi dimostrava una volta ancora quanto lui tenesse a me… e pensare che, fino a poche ore prima, ero stra convinta che per lui non fossi niente di più di una ragazza da cui era attratto solo fisicamente… che stupida!
-No… non ti devi preoccupare… sto benissimo, anzi… non potrei stare meglio! La caviglia non mi fa quasi più male e il brivido di prima… bè… c’entra poco col freddo…- ammisi con un filo di voce, mentre sentivo le guance scaldarsi. Ma per quale inconcepibile ragione con lui non riuscivo a tirare fuori la mia ferrea grinta e la mia proverbiale decisione anche in questi momenti? Era tremendamente frustrante! Mi sentivo un mansueto bambolotto, pura creta nelle sue grandi, calde e sapienti mani… e, a dirla tutta, la faccenda forse non mi infastidiva come avrebbe dovuto…
D’un tratto, la sua mano destra lasciò la presa sui miei fianchi per scostarmi i capelli dal collo… quell’amabile e garbato movimento mi regalò una serie di scosse, che dalla nuca si irradiarono lungo l’intera spina dorsale; poi lui si chinò verso di me e prese a lasciarmi tanti piccoli baci, come aveva fatto poco prima, in cucina.
Era estremamente delicato, quasi mi sfiorava… come se le sue piacevoli labbra fossero state delle leggiadre farfalle…  ma allo stesso tempo, il tutto tremendamente eccitante!
Istintivamente abbandonai la testa all’indietro, appoggiandomi sulla sua spalla, dandogli così pieno accesso a quella zona sensibile del mio corpo, che lui, in quel momento, stava sottoponendo a una dolcissima e piacevole tortura… le sue labbra lasciavano scie umide e bollenti, che mi intorpidivano i sensi: ero una bambolina nelle sue mani abili ed esperte…


ANTEPRIMA CAPITOLO 63

Jazz si staccò dalla mia bocca e si sollevò leggermente; poi con un mano, fece scendere la zip della mia felpa… il rumore improvviso mi fece sussultare… ero agitata… lo desideravo da morire, ma ero troppo, troppo agitata…
-Ehi… che c’è? Vuoi… vuoi che mi fermi, Alice?- domandò con la voce arrochita dalla passione, guardandomi intensamente, con il respiro corto. Oddio, aveva creduto che io non lo volessi? Non riuscii a proferire parola e negai col capo, energicamente.
-Sei sicura, piccola mia?- chiese ancora conferma accarezzandomi il volto, mentre i nostri respiri affannati e gli sguardi brucianti continuavano a renderci succubi l’uno dell’altra.
-Io… ti voglio da impazzire… ma… devi desiderarlo anche tu…- mormorò con un tono gutturale e profondo che lasciava trasparire tutte le sue emozioni.
Annuii e gli sorrisi, colma di gioia e grata per le sue attenzioni verso di me. Un lieve sospiro (sollievo..?) uscì dalle sue labbra; mi lasciò un casto bacio sulla bocca e poi mi aprì completamente la maglia, soffermando il suo sguardo infervorato sul mio petto, fasciato in un reggiseno di pizzo azzurro… e il suo volto si aprì in un sorriso compiaciuto e trionfante, che mi fece arrossire ancora una volta… si sollevò di nuovo, inginocchiandosi con uno scatto repentino e con una mano mi tirò verso di sé…


Ecco alcuni blog di bravissime autrici che meritano una visita!

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Les mots de Chloè
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Alcune fiction ancora in corso che meritano di essere seguite!


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