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Autore: IsaMarie    20/01/2011    16 recensioni
Bella e Jasper sono i gemelli Swan che vivono con il padre Charlie e la cugina Rosalie a Forks. Le loro vite si intrecceranno con i ragazzi Cullen: Edward, Alice e Emmett.
(Scritta con sara_cullen)
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan, Un po' tutti | Coppie: Alice/Jasper, Bella/Edward, Emmett/Rosalie, Jacob/Leah
Note: AU, Lemon, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
Capitoli:
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Cap. 64
Buongiorno!
Eccoci puntuali con un nuovo capitolo! Abbiamo visto con piacere che le performance dei Jalice vi hanno entusiasmate, specialmente coloro che, questa coppia, la tiene in grande considerazione!
In questo chappy potrete leggere un pov Jasper e sapere anche le sue impressioni per aver fatto l'amore per la prima volta con la sua Alice.
Nel prossimo, invece, torneremo a Forks, per passare un pomeriggio divertente con tutta la famiglia.
Ci scusiamo ancora con le numerose fans di Bella ed Edward per la loro prolungata assenza in questi capitoli, ma era giusto che, dopo quello che hanno passato i Jalice per mettersi insieme, questi capitoli fossero concentrati in particolar modo su di loro. Ma non preoccupatevi perchè potrete leggere anche dei vostri beniamini, che torneranno presto e più caldi che mai.
Rispondiamo anche alle numerose richieste di chi vorrebbe leggere la prima volta di Bella ed Edward... ci sarà presto! Dovrete avere ancora solo un briciolo di pazienza!
Vi ricordiamo infine l'altra nostra fiction
Segreti e Inganni  
e il nostro blog Le fan fiction di Manu e Sara
Dopo questa lunghissima introduzione vi lasciamo al chappy, ringraziando tutte le lettrici!
BUONA LETTURA da Manu e Sara!


CAPITOLO 64

Io disegno, tu suoni


Pov Jasper


Ero sdraiato sul tappeto, con la creatura più straordinaria che esistesse stretta tra le mie braccia. Piano piano sentivo il suo respiro farsi sempre più pesante e regolare, segno che la stanchezza aveva preso il sopravvento e ora finalmente la mia Alice avrebbe potuto riposare.
Mia… mia! Mia! Avevo appena fatto l’amore con il mio angelo: l’avevo stretta a me, l’avevo baciata, adorata con il mio corpo, unendolo finalmente al suo… avevo provato le più intense, sublimi e incredibili emozioni della mia vita, riuscendo a creare con lei un angolo di paradiso, il nostro paradiso…
Oddio, non potevo credere ancora che potessi definirla “mia”… mi sembrava un sogno ad occhi aperti, il più meraviglioso della mia vita!
Mi sentivo felice come non lo ero mai stato! Ero in estasi assoluta! Mi sentivo talmente euforico che avrei voluto saltare per la casa, urlando al mondo intero il mio immenso amore per quella stupenda, dolcissima, sensuale ragazza… un pensiero però mi colpì in un lampo, vedendo tra le mie braccia quell’angelo dormire profondamente; e per un istante mi sentii in colpa, per averla fatta stancare così tanto…
Ma poi sorrisi al pensiero di quello che avevamo appena fatto… e non riuscivo proprio a pentirmene, nemmeno un po’! E di riflesso la strinsi ancora più a me, sperando che lei non mi considerasse un maniaco o un cieco egoista, che non era stato in grado di pensare ai suoi bisogni prima che ai propri…
In fondo, però, forse le mie erano solo stupide paure, perché lei non si era lamentata affatto della mia passionale irruenza, anzi… ma avevo sinceramente paura di averle fatto sforzare un po’ troppo la caviglia… maledizione! Forse avevo decisamente esagerato, era così stanca! Si era dovuta alzare presto per venire qui con le ragazze… inoltre, non appena incontrata,  l’avevo sottoposta a una tensione fortissima col mio stupido atteggiamento provocatorio, tanto che era scappata da me sotto la pioggia… si era fatta del male ed era addirittura svenuta! E, come se tutto questo non fosse stato già sufficiente, si era completamente inzuppata sotto quel diluvio… speravo con tutto me stesso di essere intervenuto in modo efficace e che i postumi non si facessero sentire, con un raffreddore di proporzioni storiche!
Nonostante però tutte le mie preoccupazioni, non potevo non ripensare al miracolo che era appena successo tra noi! Mi sentivo confuso, strano… ma anche gasato… cavoli! Avevo fatto l’amore con Alice… due volte! Wow!
Non riuscivo ancora a rendermi conto che era accaduto veramente… non stavo vivendo una mia erotica fantasia! Quella era la realtà e non uno dei miei soliti sogni, che da quando l’avevo conosciuta, e in particolar modo nell’ultimo periodo, avevano popolato il mio sonno, rendendomi ancora più triste e malinconico al mio risveglio…
Fino a quella mattina, mi ero veramente convinto che lei mi odiasse inesorabilmente: quindi non solo che non contraccambiasse il mio amore, ma soprattutto che non potesse in nessun modo ristabilire con me nemmeno un rapporto quanto meno civile…
Quello che più mi aveva fatto soffrire era stata la consapevolezza che lei non credesse alla sincerità dei miei sentimenti, che fosse convinta che per me si fosse sempre trattata di una semplice attrazione… quando invece il mio amore per lei era talmente sconfinato e incontrollabile che sembrava dovesse esplodermi nel petto da un momento all’altro!
Nei giorni passati, ogni mattina, al mio risveglio, quando mi accorgevo che le mie fantasie su di noi, sulla nostra miracolosa riconciliazione erano state solo dei bellissimi sogni, mi struggevo l’anima… non solo per il mio immenso desiderio di lei, ma anche perché un nostro riavvicinamento mi sembrava sempre più un avvenimento lontano e irrealizzabile… 
Invece ora eravamo lì… insieme… avevamo fatto l’amore… io, per la prima volta in vita mia, avevo fatto l’amore! Lei era diventata la mia donna e mi amava quanto la amavo io! Dio, che sogno!
La mia felicità superava di gran lunga quella di un qualsiasi altro essere sul pianeta, ne ero certo: nessuno al mondo avrebbe potuto essere più felice di me, in quel momento!
Mi dispiaceva averla fatta stancare così, ma la mia immensa voglia di lei non si era placata dopo la nostra fenomenale prima volta… proprio no!
Quando avevo sentito il suo incondizionato abbandono alla mia volontà, i suoi gemiti, il suo corpo ricettivo mentre la adagiavo il più delicatamente possibile sul tappeto, la mia eccitazione era nuovamente salita alle stelle, vogliosa. E la mia erezione, che dentro di lei, stava lentamente scemando dopo l’orgasmo più incredibile della mia esistenza, aveva ripreso immediatamente vigore, pretendendo ancora il suo fantastico corpo e permettendomi di portarla di nuovo al culmine del piacere, senza neanche dover uscire da lei.
Vedere il suo viso contratto in smorfie eccitanti e deliziose di puro appagamento, sentire il mio nome uscire dalla sua carnosa bocca, percorrere tutto il suo corpo con il mio sguardo, accarezzare quella pelle così liscia e vellutata…  l’insieme di tutto questo era stata la situazione più elettrizzante e soddisfacente che avessi mai provato in vita mia… fare l’amore con lei era stata un’esperienza così completa e totalizzante, che il piacere che avevo raggiunto entrambe le volte non poteva venire paragonato a… nulla! Chissà cosa pensava di me Alice… forse ero stato un po’ troppo irruento e rude… cavoli, senza forse… le avevo persino strappato gli slip! Complimenti, Jazz! Le sarai apparso sicuramente un premuroso gentiluomo! Sbuffai, seccato con me stesso, cercando di ricordare il suo disagio in quell’istante…
Ma, per quanto mi sforzassi, in quel momento non avevo visto nulla nei suoi occhi e nella sua espressione che potesse indurmi a credere che ne fosse stata anche solo minimamente infastidita… forse solo leggermente stupita.
Come stupito ero rimasto io nel vederle un delicato e soffuso rossore sul viso, che non l’aveva mai abbandonata del tutto, ma era semplicemente variato d’intensità, a seconda del grado del suo imbarazzo.
Quella era stata una piacevole sorpresa: Alice, in quei momenti così intimi, era timida, completamente in contrasto con il suo carattere forte, energico...
Questo suo lato succube mi piaceva, eccome se mi piaceva! Questa sua timidezza le conferiva un’espressione talmente sexy e provocante, da mandarmi dritto dritto al manicomio! Ad incrementare la mia frenesia, inoltre, c’era anche la consapevolezza di avere il pieno controllo dei suoi sensi in quei momenti e della completa fiducia che lei riponeva in me, abbandonandosi al mio volere, facendosi plasmare come creta tra le mie mani, acconsentendo a ciò che più preferivo e non imponendosi, come invece faceva spesso nella vita quotidiana.
Ecco tutto questo mi faceva eccitare da morire e mi faceva sentire… potente! Sì, potente era la parola giusta… era come se io avessi un forte potere decisionale sulla sua mente, sul suo corpo e sulla sua anima… un potere che però, non aveva nessuna intenzione di umiliarla o di  sottometterla ad un mio egoistico appagamento, perché il mio unico scopo era quello di renderla felice, di farla morire di piacere, in tutti i modi possibili!
Sbuffai sonoramente: solo a ripensare a quei provocanti momenti, il mio membro stava già riprendendo vigore… sospirai a fondo, cercando di calmarmi, prima che la mia erezione incominciasse a spingere sui suoi glutei, dato che il suo corpo era completamente abbandonato al mio… ma ormai di una cosa ero del tutto certo: non ne avrei mai avuto abbastanza di lei!
Speravo almeno che anche lei condividesse questo mio amore passionale e carnale; ma da quello che avevo potuto constatare, nonostante la timidezza che l’aveva colta, avevo chiaramente percepito anche il suo immenso desiderio di me!
Alice era una ragazza dalle mille sfaccettature e questo mi piaceva… mi piaceva immensamente!
Tutto di lei mi faceva impazzire: la sua solarità, la sua allegria, il modo di esporre le sue idee, il modo di convincere gli altri a far qualcosa, la sua intelligenza, la sua astuzia lucida e determinata quando voleva ottenere uno scopo importante per lei…
Ma apprezzavo anche i suoi divertenti difettucci: la sua cocciuta testardaggine; il suo modo di alterarsi per quello che a me sembrava un nonnulla, ma che evidentemente per lei costituiva una cosa fondamentale; la sua avventatezza, che aveva fatto scattare il mio automatico istinto di protezione verso di lei; il suo essere capricciosa quando non la si accontentava, che di solito poteva sfociare in dei simpatici broncetti da bimba… e oggi avevo scoperto anche alcune stimolanti caratteristiche che mi avevano acceso di desiderio: la sua timidezza, la sua insicurezza e il suo amore per me…
Tutto… ogni più piccola e insignificante cosa, ogni aspetto di lei, ogni suo gesto mi mandava fuori di testa! L’unica cosa che non potevo sopportare in nessuna maniera e che speravo con tutto il cuore che non accadesse più, era l’indifferenza nei miei confronti… il suo ignorarmi. Ecco! Quello proprio non lo sopportavo e mi aveva fatto soffrire in una maniera indicibile!
D’improvviso fui distratto dalle mie intime riflessioni da un suo repentino movimento: si voltò supina e lentamente la vidi aprire gli occhi… che tenera!
Dal modo in cui sbatteva le palpebre, cercando di orientarsi, sembrava confusa e spaesata… come se fosse del tutto ignara del luogo in cui si trovava o come se non ricordasse niente di ciò che era accaduto… ma lentamente, man mano che prendeva consapevolezza dell’ambiente circostante e dei nostri corpi ancora avvinghiati, sul suo volto radioso comparve un sorriso che la illuminò tutta, rendendola ancora più meravigliosa! E i suoi occhi si incatenarono ai miei con un’intensità tale da togliermi il respiro e darmi persino un leggero capogiro.
Le sorrisi di rimando e le accarezzai una guancia con un dito: un brivido la percorse.
-Amore, sei già sveglia? Hai dormito pochissimo…- le sussurrai un mezzo rimprovero, lasciandole un delicato bacio sulle labbra.
-Non ho più sonno… e poi… ora che possiamo stare insieme… non voglio sprecare il mio tempo a dormire…- mormorò, arrossendo immediatamente per il chiaro messaggio implicito. Non potei fare a meno di ricambiare il suo sorriso… era veramente dolce!
Dio! L’avrei fatta di nuovo mia, senza attendere nemmeno un minuto di più… ma dovevo darmi assolutamente una calmata, altrimenti mi avrebbe senz’altro preso per un maniaco! E poi comunque, di tempo ne avevamo, era solo il primo pomeriggio… e per quella sera mi era venuta una splendida idea, e l’avrei coccolata e viziata come desideravo fare già da tempo.
Le accarezzai i capelli e mi abbassai per baciarla. Le sfiorai dapprima delicatamente le labbra, mentre la sentivo fremere, poi iniziai a seguire il contorno delle sue labbra perfette, con la mia lingua maliziosa.
Dio, che sensazioni meravigliose mi provocavano quelle due labbra carnose e rosse come il peccato!
In un attimo le dischiuse, per invitarmi ad entrare ed io non mi feci attendere:  con la lingua varcai quell’anfratto, esplorando ogni piccolo angolo, solleticandole il palato, intrecciando e accarezzando la sua lingua, così morbida e calda. Le sue mani si erano lentamente infilate nei miei capelli, donandomi brividi che dalla testa si irradiavano lungo la spina dorsale.
Mi sarei perso completamente su quelle labbra, se non fosse stato per il piccolo particolare che, entrambi, avevamo bisogno di ossigeno. Mi staccai controvoglia e la fissai intensamente.
-Jay, ti amo tanto- mi sussurrò, la mia piccola, provocandomi un moto di pura gioia.
-Anch’io, bambolina mia… non sai nemmeno quanto!- le risposi, cercando di trasmetterle tutto quel sentimento attraverso il mio sguardo. - Te l’ho detto prima, ma te lo ribadisco… mi piace, sai?- aggiunsi, rimanendo sul vago. La sua espressione confusa mi fece sorridere.
-Cosa?- mi domandò.
-Jay… mi piace… è una cosa solo nostra… nessuno mi ha mai chiamato così, è… intimo e speciale- le risposi, cercando di esprimere le emozioni che provavo quando la sentivo chiamarmi così. Mi era piaciuto immediatamente e mentre facevamo l’amore sentirla sussurrare quell’appellativo che mai nessuno aveva usato, me l’aveva fatto subito adorare. Era un’emozione strana, come se con quel nome io appartenessi solo a lei, come se fossi solo suo.
-Mi è venuto così… non è stata una cosa studiata, e anche a me sembra che sia un particolare solo ed esclusivamente nostro!- mi spiegò, sorridendomi felice che l’appellativo mi piacesse, tanto quanto a lei.
Intanto le sue mani continuavano a massaggiarmi la nuca ed io chiusi gli occhi per godermi appieno quelle sensazioni tanto piacevoli che mi provocavano.
Rimanemmo qualche minuto così, ma poi, visto che la mia eccitazione era al limite, prima di valicare quel sottile confine che ci avrebbe di nuovo portato a perderci uno nelle braccia dell’altro, decisi che era ora di rivestirsi.
-Senti amore… che ne diresti di fare qualcosa che contempli l’avere addosso degli abiti? Perché se ti tengo ancora un attimo così, nuda tra le mie braccia, non rispondo più di me! E sto parlando sul serio…- le mormorai all’orecchio, con la voce roca e spingendo la mia erezione dura e gonfia, sulla sua anca, facendole scappare un gemito.
-Non che mi dispiacerebbe… ma dato che ho un programmino coi fiocchi per noi  stasera, non vorrei che ti stancassi troppo… e poi qualche ora fa sei pur sempre svenuta, anche se devo ammettere…- e feci scivolare la coperta sul tappeto, percorrendo tutto il suo splendido corpo con un’occhiata lasciva; -…che all’apparenza non hai riportato alcun danno… anzi…- continuai ammirando quanto fosse  minuta e perfetta nelle sue forme delicate e bellissime.
Arrossì violentemente sotto il mio guardo, facendomi sogghignare.
-Sei deliziosa, quando ti imbarazzi- le sussurrai, baciandole un capezzolo turgido e facendola di nuovo gemere. Basta!, mi imposi. Di scatto mi alzai e recuperai i nostri vestiti sparsi per il salone e le porsi i suoi, per poi rivestirmi anch’io. La aiutai ad alzarsi e la feci camminare un pochino, per accertarmi che la caviglia non le facesse realmente più male.
-Bene, credo proprio che la fasciatura la possiamo anche togliere. Ormai non sento quasi più niente- mi propose.
-Senti, facciamo così: tienila ancora per oggi pomeriggio, tanto male non fa… e poi dopo cena la toglieremo, ok?- le risposi, sperando che la sua testardaggine non facesse capolino e che mi accontentasse.
Incredibilmente acconsentì subito e la mia espressione stupita a quella sua arrendevolezza doveva essere talmente palese, da farla scoppiare in una risata pura e cristallina.
-Non credere che sarò sempre così ubbidiente! Ma visto che di distorsioni ne sa più di me, dottor Swan, ho deciso di seguire il suo consiglio, anche perché vorrei guarire al più presto! Sai, non sopporto molto il dolore…- mi confessò, ridendo e provocandomi una risata fragorosa. Mi sembrava strano che non dovesse dire la sua!
-Ok, ok, ho capito- mi arresi, alzando le mani. -Ora però vado un attimo di sopra a spostare la tua roba nella mia stanza che, per la cronaca, da ora in poi sarà anche la tua- le spiegai. Il cipiglio sul suo viso, mi fece capire che era in arrivo una protesta.
-E chi lo dice? Non potresti essere tu a spostarti nella mia? Mi piace il colore di quella camera… mi rilassa- protestò, a braccia incrociate sul petto. Se pensava con quel delizioso musetto imbronciato di farmi capitolare, solo perché ora stavamo assieme, aveva proprio sbagliato persona! Mi avvicinai lentamente, iniziando a parlare.
-Primo: quella camera è la mia da quando ero bambino e non ho nessuna intenzione di cambiarla! Secondo: io ho molti più abiti di te là dentro, per non parlare di tutte le mie cose che arredano la stanza come poster, foto e oggetti a me cari. Terzo e ultimo, ma non meno importante…- e ormai la sovrastavo, prendendola improvvisamente tra le mie braccia; -…in camera con me, c’è ben poco tempo per rilassarsi… te lo assicuro- e la baciai appassionatamente, mentre la sentivo abbandonarsi completamente a me. Mi staccai senza fiato e la fissai con un sorrisetto sornione.
-Ok… mi hai convinta…- sussurrò, ansante. Inarcai le sopracciglia in un gesto vittorioso.
-Non avevo dubbi- dichiarai sicuro, e mi diressi di nuovo alle scale. Appena arrivato in camera sua, iniziai a prendere tutte le sue cose e la vidi entrare in camera. Che ci faceva lì? Dio che testona!
-Ally! Cosa stai facendo? Perché non mi hai detto che volevi salire anche tu? Ti avrei portata io!- la rimproverai. Non volevo che la caviglia le facesse di nuovo male. Mi sorrise.
-Sai, te lo ridico anch’io… mi piace il soprannome che ti sei inventato per me!- esclamò entusiasta. Era vero! Senza neanche rendermene conto , durante il nostro amplesso, anche io le avevo dato un nomignolo tutto nostro; così le andai incontro e la abbracciai.
-Dio, sono così felice, che mi sembra di essere sul punto di esplodere!- le confessai, stringendola al mio petto. -E… scusa se ti sono sempre addosso, ma non posso fare a meno di toccarti, stringerti, baciarti, accarezzarti… devo… e pretendo di recuperare tutto il tempo che abbiamo perso! E soprattutto ho intenzione di farmi perdonare tutto il dolore che ti ho inflitto…- le spiegai, rammaricandomi ancora per tutta l’incresciosa situazione che avevo creato a causa del mio egoistico orgoglio.
-Ancora?! Basta Jay, te l’ho già detto e te lo ripeto! Ora è tutto a posto, ok?- mi pregò. Assentii, sospirando nei suoi meravigliosi capelli profumati. Come potevo essere così fortunato? La generosità di quell’angelo dagli occhi color del cielo era davvero immensa!
-Dai, forza! Portiamo la mia roba in quella meravigliosa camera, dove non avrò il tempo di rilassarmi!- sogghignò maliziosa, ridendo ancora, per le mie allusive parole di poco prima. Che gioia per me vederla finalmente così serena e appagata!
Afferrammo il suo borsone e andammo nella mia camera.
-Wow! E’ bellissima! Uh, quante foto!- esclamò, guardandosi attorno entusiasta appena ebbe messo piede nel mio regno. Effettivamente era una stanza molto vissuta; durante quegli anni, infatti, ci avevo passato molto tempo, ed era come una seconda camera per me. Ci ero molto affezionato, e spesso, d’estate, quando tornavamo dall’Italia, io, Bella e Rosalie, passavamo le settimane in quella casa, spesso raggiunti dalla banda di La Push. Ne combinavamo di tutti i colori!
Mentre ero perso nei miei ricordi, sentii un suono a me noto, che richiamò la mia attenzione.
-E’ tua?! Suoni?- mi domandò Alice, tenendo in mano la mia chitarra e pizzicando lievemente le corde.
-Sì… mi ha insegnato mio zio Matt, il padre di Rose. Mia mamma era bravissima a suonare il pianoforte, e mio zio la chitarra. Ho così tanti ricordi di weekend passati in questa casa, con loro due che suonavano e noi che cantavamo- le rivelai, con marcata nostalgia.
-Sai, mia madre avrebbe tanto desiderato che io e Bella imparassimo entrambi a suonare il pianoforte; ma Bella le rispondeva sempre che c’era tempo per imparare… e io invece, non ne avevo nessuna intenzione. Mi era sempre piaciuta la chitarra e ricordo che quando suonava mio zio, lo veneravo come fosse stato un idolo della musica. Così, un giorno, lo convinsi ad insegnarmi di nascosto dalla mamma… non perché lei sarebbe stata contraria! Ma volevo farle una sorpresa per il suo compleanno. Così imparai a suonare una melodia e convinsi Bella a cantare. Ricordo ancora perfettamente le lacrime di gioia della mamma e della zia Lizzie, quel giorno! Gli occhi lucidi e commossi di papà e l’orgoglio dello zio Matthew. E ora… a parte papà, nessuno di loro è più con noi…- le raccontai, mentre la mia voce si faceva sempre più bassa e tremolante.
-Mi spiace Jay… non volevo farti rattristare…- mi mormorò la mia splendida bambolina, con le lacrime che le bagnavano il viso. La abbracciai e la strinsi forte al mio petto. Basta! Non volevo rovinare quei momenti con ricordi tristi e dolorosi, seppur colmi di una struggente dolcezza.
-Dai, piccoletta, andiamo di sotto… qui nelle camere, nonostante il riscaldamento, la temperatura è decisamente più bassa. Ora alzo il termostato della nostra stanza, così quando verremo a dormire ci sarà un bel calduccio. Non vorrei che di notte ti gelasse quel bellissimo culetto che ti ritrovi!- la canzonai, stemperando in un momento quel velo di tristezza che ci aveva avvolti.
-Ok, ma questa…- affermò indicando il mio strumento; -…la portiamo giù! E mentre io disegno, tu allieterai il pomeriggio suonando per me- dichiarò. Ero emozionato… suonare era un qualcosa che mi provocava sempre delle sensazioni strane, come se in quel momento fossi completamente esposto al mondo… in quegli istanti non indossavo la maschera che per tanti anni avevo portato. Il pensiero che ci fosse lei ad ascoltarmi mi agitava un po’… poi però la mia attenzione fu deviata dalle sue parole: “mentre disegno”, aveva detto?
-Perché, tu disegni?- le chiesi, improvvisamente stupito e curioso. Annuì, sorridendomi, mentre una luce gioiosa le illuminò gli occhi. Evidentemente era una cosa che le piaceva molto.
-E da quando?- continuai, sempre più incredulo. Possibile che non mi fossi mai accorto di quella sua passione? Bé, effettivamente erano ancora tante le cose che non conoscevamo l’uno dell’altra… ma d’ora in poi avremmo avuto innumerevoli occasioni per conoscerci in modo sempre più intimo e profondo…
-Praticamente da quando sono stata in grado di tenere una matita in mano!- dichiarò trionfante. La vidi rovistare nel suo borsone e tirare fuori un album con una scatola. Afferrò la chitarra e me la passò.
-Dai, Jay, scendiamo! Vorrei ritrarre il paesaggio innevato prima che diventi troppo buio- mi confidò, trascinandomi con piglio deciso fuori dalla stanza. La osservai mentre scendeva le scale e sorrisi della mia apprensione. Era vero: da come appoggiava bene il piede, probabilmente la caviglia non le dava più fastidio. Bene! Meglio così.
Ci avviammo in salone e mi chiese se potevo sistemarle la poltrona proprio davanti alla finestra. L’accontentai volentieri e poi presi uno dei cuscinoni di seta che arredavano il divano e lo posizionai per terra attaccato alla vetrata e mi ci sedetti sopra, con la schiena appoggiata al vetro, proprio di fronte ad Alice. Anche lei si accomodò e vidi che dalla scatola tirò fuori un carboncino; poi, con l’album in grembo, iniziò a muovere sapientemente la mano producendo sul foglio, un suono graffiante ma dolce allo stesso tempo.


ANTEPRIMA CAPITOLO 65

-Come stai, stellina?- mormorò; -Va un po’ meglio con le mie coccole?- domandò, con le sue labbra carnose e sensuali sulla mia fronte, mentre mi regalava intensi brividi di benessere.
-Direi di sì…- sorrisi abbandonandomi ai suoi gesti deliziosi.
-Allora continuo…- il suo caldo e umido soffio si spostò dalle tempie, alle guance, alle labbra, rendendo le sue attenzioni molto gradevoli. All’inizio i suoi tocchi erano lievi e gentili, ma nel giro di poco la sua lingua chiese il permesso di addentrarsi nel mio anfratto caldo e invase la mia bocca, trasformando il suo bacio  in una richiesta più sensuale e audace, che fui felice di esaudire. Le nostre lingue si cercarono voluttuose, si trovarono e iniziarono a condurre un gioco d’amore e passione che molto spesso avevano intrapreso, ma che ogni volta riusciva a scatenare in noi sempre delle intense emozioni. La sua calda bocca aveva un sapore inebriante, afrodisiaco, capace di stordirmi con una potenza inaudita.
-Ed…- avrei voluto dirgli di fare attenzione: eravamo pur sempre in salotto!


Ecco alcuni blog di bravissime autrici che meritano una visita!

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Nel mondo di Elisa e Yara
Les mots de Chloè
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A casa di Lisa
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Alcune fiction ancora in corso che meritano di essere seguite!


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