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Autore: Free soul    06/02/2011    5 recensioni
Un serial killer. Un'indagine difficile e l'inizio di una grande storia d'amore. Tre elementi che si fondono inevitabilmente.
Beckett deve risolvere il caso prima che sfoci in tragedia.
E dovrà farlo senza il suo partner.
Genere: Drammatico, Romantico, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CIAO A TUTTI! Aspettando l'uscita della prossima puntata ho scritto questa ff,all'inizio doveva essere una one-shot, poi si è dilungata e ho deciso di dividerla in parti, spero che vi piaccia!! Commentate please!



La missione non era andata come previsto.

La detective Beckett stava ripercorrendo gli eventi della giornata e il risultato era semplicemente quello. Non era andata come previsto.

Il piano era riuscire ad entrare nell'edificio senza scorta armata( dato che non avevano modo di contattare nessuno,la loro macchina era stata distrutta e in quel posto non c'era campo), cercando di non farsi notare,solo lei e Castle, addestrato sul momento per aiutarla, arrestare il serial killer all'interno e liberare la città da un altro sociopatico assassino,ma niente era andato come previsto. Perchè? Semplice.

Non era solo.


Beckett e Castle erano stati rinchiusi in quello che sembrava essere un rifugio anti-nucleare degli anni '50, all'interno dell'edificio in cui si erano introdotti per arrestare il killer; un edificio isolato in mezzo al nulla assoluto. Nessuno avrebbe mai potuto sentirli o immaginare che fossero lì.

Il killer e il suo complice li avevano rinchiusi solo perchè volevano costringerli a dire cosa la polizia avesse su di loro, ma entrambi sapevano che non doveva mancare molto prima che quei due tornassero e li facessero fuori.

Il silenzio che da più di mezz'ora dominava l'ambiente dimostrava che lo stabile era vuoto, i due criminali erano usciti, probabilmente diretti verso la città. Castle calcolò nella sua mente che, tra andata e ritorno, escludendo il tempo in cui sarebbero rimasti in città, sarebbero tornati non prima di un'ora.

- Sarà una domanda stupida, ma cosa facciamo?- chiese Castle alla detective.

-Non ne ho la più pallida idea, non abbiamo i cellulari, quindi non possiamo essere rintracciati, e immagino che a questo punto li abbiano distrutti, non ci sono finestre, ci hanno rubato gli orologi quindi possiamo avere solo un'idea approssimativa di che ore siano, siamo bloccati. L'unica fortuna è che questo posto è abbastanza grande e l'aria non verrà a mancare tanto presto.- rispose lei.

-Gia, questa si che è fortuna...- rispose sarcastico Castle

Entrambi erano in piedi e cercavano, nella luce soffusa che filtrava attraveso la fessura tra la porta ed il pavimento e un piccolo buco vicino al soffitto, qualcosa che li aiutasse ad uscire, ma non c'era niente di utile, non c'era proprio niente!

Quando alla fine si arresero entrambi si sedettero con la schiena al muro, ognuno dalla parte opposta all'altro. Avevano parlato per molto tempo durante l'ispezione alla stanza, vagliando ogni singola ipotesi bizzarra Castle aveva tirato fuori, ma ora entrambi erano in silenzio, immersi nei loro pensieri, dovevano accettare quella situazione, parlare non serviva a niente.

Dopo quella che sembrava un'eternità Castle disse:

-Pensi che ad Alexis doni più il nero o il grigio?-

-Cosa?- rispose Beckett confusa, che Castle stesse già impazzendo?

- Fra due settimane è il suo compleanno, oggi sarei dovuto andare con mia madre a comprarle il regalo perchè lei parte per L.A. , sai, per quello spettacolo dove interpreta una donna che scopre di avere il cancro e comincia a coltivare marijuana, ma poi ho ricevuto la tua chiamata...-

Beckett si sentiva morire, voleva chiedergli di smettere di parlare. Ma lui continuò, fissando il pavimento, la voce che non lasciava trasparire alcuna emozione.

-....così dovrò comprarle il regalo da solo, e stavo peensando ad un vestito...però non so se le doni di più il nero o il grigio, per me è sempre bellissima...-

-Castle, mi dispiace, io....- disse lei,fissandolo,con le lacrime agli occhi.

-No,lo so...cioè è improbabile che usciamo vivi da questa situazione, ma nel caso fossimo fortunati vorrei mettermi avanti.- concluse lui.

Beckett scoppiò a piangere, il senso di colpa per aver messo un padre di famiglia in quella situazione era terribile. Il solo pensiero di togliere ad Alexis il suo punto di riferimento la stava uccidendo.

Castle alzò lo sguardo, si mise in piedi e le si avvicinò lentamente, sedendosi accanto a lei e abbracciandola. Lei si avvinghiò al suo petto e sfogò tutte le sue lacrime, mentre lui le sussurrava “andrà tutto bene”, parole a cui lui per primo non credeva.

Per quanto quella donna fosse forte, lui capì in quel momento che era come una bambina, che aveva bisogno di qualcuno che tenesse e badasse a lei, perchè nessuno è abbastanza forte da resistere alla solitudine.

Appena smesso di piangere, la detective alzò il viso e guardò lo scrittore negli occhi, e disse

-Scusa...-

- Di niente, è una camicia che mi ha regalato mia madre!- scherzò lui riferendosi alla macchia lasciata dalle lacrime di Beckett

- Non per quello, scemo, per questa situazione, per quello che ti ho fatto passare in questi anni...-

-Non l'hai chiesto tu, sono stato io a volerlo, è quello che voglio ancora-

Non appena finì di dire la frase, la detective sentì montare la rabbia dentro di sé.

-MI SPIEGHI COME FAI A PARLARE IN QUESTO MODO?- gli urlò alzandosi in piedi e allontanandosi da lui abbastanza da rompere l'intimità che li aveva avvolti poco prima.

Lui, confuso, si alzò e disse

- Non capisco, cos'ho detto?-

-MA NON CAPISCI? TU CONTINUI A RISCHIARE LA TUA VITA SEGUENDOMI IN TUTTI I MIEI CASI, MA NON PENSI AD ALEXIS? E DIRE CHE LO SAI COSA VUOL DIRE CRESCERE SENZA UN GENITORE! COME PUOI CONTINUARE A RISCHIARE IN QUESTO MODO? - la rabbia montava sempre di più man mano che gli urlava contro.

Lui, impassibile,si rimise seduto e disse

- Dovevo farlo...-

-NO, NON è VERO, IO DEVO FARLO! QUESTO è IL MIO LAVORO, TU SEI RIUSCITO A CONVINCERMI CHE LA TUA PRESENZA ERA INDISPENSABILE MA NON è COSì!-

- Cosa credi, che non sappia che la mia presenza non era indispensabile? Certo che lo so! Voi siete i migliori nel vostro campo...-

- E ALLORA PECHè CONTINUI A TORNARE?- gli urlò lei

- Forse perchè nella prima volta nella mia vita mi sento utile a qualcosa!- le rispose lui guardandola fissa negli occhi.

Era una bugia, ma probabilemente era abbastanza convincente, dato che lei si ammutolì e tornò a sedersi dall'altra parte della stanza.


Passava il tempo, nessuno dei due sapeva quanto. Il silenzio che era calato era uno di quelli malati, quei silenzi che ti costringono a pensare, e in quel momento, i pensieri non erano positivi.

-Io lascio- disse Castle all'improvviso.





   
 
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