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Autore: fflover89    27/02/2011    2 recensioni
«La famosa pietra Gulgu… non mi è mai capitato di operare con una gemma simile. La applicherò sulla lama in modo che possa essere degna di essere adoperata da te. Ma a cosa ti servirebbe?» chiese.
«Voglio vedere se riuscirò a raccogliere le mie scintille di memoria.» rispose lui.
 
“Dieci anni sono passati dallo scontro contro Trivia, otto dall’abbraccio di Gidan e Daga, e Gaya è cambiata: un abisso di cristalli alti quanto alberi nel luogo dov’era l’albero di Lifa, una nuova città tecnologica di jenoma e maghi neri, nuove razze che risorgono dalla terra. Una diciassettenne Eiko Carol Fabool che sente ancor di più la mancanza del suo amato Vivi. Un personaggio misterioso che fa ritornare alla memoria frammenti perduti di ricordi. Che cosa succederà?”
 
(Non è il seguito di “The Ultimate Weapon” ma chi già l’ha letto troverà più semplici da capire certi dettagli)  
 
Genere: Avventura, Fantasy, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Amarant Coral, Eiko Carol, Freya Crescent, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Benvenuti e ben trovati, fan di final fantasy 9, se siete stati attratti dalla mia scarna introduzione, deduco che siete in cerca di una storia dinamica, spettacolare alquanto, divertente al punto giusto, drammatica quanto basta. Deduco anche, se qualcuno mi conosce già, che forse la mia storia precedente vi sia piaciuta a tal punto da vedere quanto di quella vecchia c’è nella nuova. Beh, cari lettrici e lettori… avete cliccato, dunque scorrete il mouse e procedete con la lettura!












Il fragore di un’esplosione svegliò gran parte degli abitanti di Lindblum. Erano passati più di dieci anni da quella terribile notte, quando dei rumori molto simili destarono il sonno degli abitanti del granducato. Tutti avevano ancora il ricordo del bombardamento effettuato dalla flotta reale di Brahne, dell’invasione dei maghi neri e dell’arrivo di Atomos, lo spirito dell’invocazione che risucchiò parti intere di edifici e centinaia di persone, tra cui le guardie della città e gli stessi invasori: tutti avevano ancora il ricordo dell’invasione di Alexandria. Nessun’altro regno aveva avuto per dieci anni idee bellicose, né le nuove città che nascevano in tutta Gaya, né il rinato regno di Burmecia-Cleyra abitato da tutti i sopravvissuti dei due vecchi regni.
Erano da poche le due. I vari graduati e i soldati che fortunatamente non avevano completato il loro turno di guardia, buttarono giù dal letto i loro commilitoni. Dopo una decina di minuti, delle guardie erano state appostate sulle mura difensive della città e metà dei generali di Cid aspettavano i suoi ordini. Il granduca non tardò a presentarsi, e con il mantello sopra la vestaglia ordinò:
       «Dividete le truppe che hanno raggiunto le mura in due gruppi: uno guardi la parte del mare, il secondo controlli tutto il territorio di fronte all’ingresso della città fino a Pinnacle Rocks. Ci sono stati altri colpi, o esplosioni?»
      «No, Granduca.» rispose Oltania.
      «Potrebbe essere stato un colpo di avvertimento. State doppiamente all’erta. Andate ora.»
Dopo che tutti i generali furono usciti dalla stanza, il granduca chiese più a se stesso che a Oltania:
      «Non può buriessere stata Alexandria; Burmecia-Cleyra non ha keròflotta… ma allora chi diavolo sarà stato?»   
Dopo mezzora, i soldati riferirono di non aver riscontrato presenze nelle vicinanze della città, né in mare né in terra, e gli idrovolanti non incontrarono nulla in volo.
Eiko, anzi la granduchessina Eiko, intanto aveva perso completamente il sonno e anche lei in vestaglia da notte andò sul luogo dell’esplosione, che era avvenuta nel borgo commerciale. La non ancora diciassettenne granduchessina era nel pieno dell’adolescenza: era ancora bassina e non era formosa come Daga, ma il fisico era longilineo, i fianchi erano leggermente pronunciati, le gambe snelle e muscolose, e i capelli a caschetto blu, tenuti dal solito fiocco, incorniciavano il bel viso solare con i grandi occhi e il piccolo naso all’insù, su cui spesso posavano degli occhiali, perché era un po’ miope. Quando si presentò sul luogo, il soldato che teneva lontano i curiosi, si imbarazzò: non era cosa di tutti i giorni vedere una fanciulla carina e di alto rango in vestaglia.
      «B-buonasera granduchessina.» salutò.
       «L’importante è che non mi si dica “buonanotte”: detesto essere svegliata di soprassalto.» fece brusca guardandolo di sfuggita mentre lo superava.
Di fronte a lei si stagliava un cratere circolare quasi perfetto, che aveva distrutto parte di un edificio del borgo; le macerie fumavano ancora.
      «Gli inquilini della casa dove sono?» chiese al soldato alle sue spalle.
       «Due, che stavano al piano di sopra sono morti sul colpo. Un altro è rimasto ferito, ma sopravvivrà.» rispose raggiungendola.
La giovane invocatrice scrutava attentamente il buco generato dall’esplosione: era troppo grande e regolare per essere stato fatto da una palla di cannone, e si poteva escludere che fosse il risultato di un incantesimo, perché non avvertiva residui di attività magica. Dal nulla e improvvisamente, gli venne in mente una cosa.
       «I vicini hanno per caso udito il rumore di un fischio, prima dell’esplosione?» chiese.
     «Cosa?»
     «Mai sentito parlare di “resistenza dell’aria”? Prima che raggiunga terra, un oggetto di ferro del genere solitamente fa fiiiii…» fischiò Eiko accompagnandolo con un movimento del braccio dall’alto verso il basso.
      «Un attimo che chiedo…»
Dopo qualche minuto il soldato tornò.
      «Quelli che erano svegli dicono che se ne sarebbero accorti: ricordano bene i fischi di quella volta di dieci anni fa…»
     «Undici, quasi. Fra qualche giorno compio diciassette anni.» disse con l’intenzione di cambiare discorso. Cominciò a pensare che il buco fosse stato generato da un colpo di arma da fuoco sganciato per sbaglio da un idrovolante che volava poco sopra la città. Ma ancora, un lampo gli balenò nel cervello.
     «Dov’è la palla di cannone?» richiese.
     «Cosa?» rispose ancora il soldato.
     «La cosa fottuta che ha fatto questo ca…» disse Eiko sul punto di lanciare un “sancta” al soldato duro di comprendonio «Ah, lascia perdere, faccio da sola.»
Illuminandosi di una lieve luce gialla, cominciò a levitare lentamente, per poi schizzare con rapidità verso il centro della voragine. Aveva visto bene, non c’era nulla: ne piccoli frammenti di metallo, ne puzza di polvere da sparo o di zolfo. Il terreno circostante che non era saltato in aria, si era quasi del tutto fuso e parte dello stesso cingeva l’orlo del cratere come una fascia. La granduchessina lievitò parecchio sul punto più basso prima di riutilizzare “levita” su parte del terriccio fumante per rimestarlo e analizzarlo e dichiarare:
      «È stato un meteorite.»
      «Un meteorite? Quelle cose che vengono dal cielo? Ma avrebbe distrutto la città!» esclamò la guardia.
      «Forse no: ricordo che quando Vivi…» e per un attimo si fermò. Quando pronunciava il nome dell’amico scomparso, sentiva ancora un groppo alla gola, anche dopo tutti quegli anni «…quando Vivi lanciava la magia “meteo” o “cometa”, spiegava che intorno Gaya ci sono migliaia e migliaia di frammenti di roccia, certi grandi come cubetti di ghiaccio, altri grossi come Aircap. Lui riusciva a interagire con gli elementi che li componevano e con l’etere che li circondava per destabilizzarli dalla loro orbita intorno al pianeta, per poi controllarne la caduta sul bersaglio, facendolo esplodere prima che raggiungesse terra. Se l’avesse fatto schiantare a terra, avrebbe fatto più danni, e non solo al nemico. Diceva poi che non era saggio che il meteorite rimanesse su Gaya, ma non ho mai capito il perché. Questo meteorite è caduto qui per cause naturali, non magiche, ecco perché è così ampio. Il problema è, perché la roccia meteorica non è presente, neanche frammentata?»
       «Avete mai visto un frammento di meteorite?» chiese scettico il soldato. Per tutta risposta Eiko si tolse dal lobo il suo gioiello ancestrale, che mise come orecchino tempo addietro.
       «I murali che abbiamo trovato in un condotto sotterraneo di Madain Sairi, narrano la storia del villaggio dalla sua fondazione fino alla distruzione, e raccontano del ritrovamento dell’antico monile in un punto non meglio precisato di Gaya; e una cosa è sicura: venne dal cielo.»
Dopo qualche altro momento di silenzio, si rigirò e disse al soldato:
       «Il fatto che non ci siano frammenti del meteorite può avere interessanti sviluppi scientifici. Se era fragile non avrebbe resistito all’attrito con l’atmosfera… mah. Io ora vado a dormire, voi offrite cure immediate ai feriti.» e fece per andarsene.
       «E se qualcuno l’avesse preso?» disse d’improvviso la guardia. Eiko si fermò e si stavolta fu lei a chiedere:
       «Cosa?»
       «Se uno fosse a conoscenza del potenziale di queste rocce, potrebbe essere interessato ad appropriarsene. Lei ha detto che il gioiello ancestrale è in realtà uno di questi meteoriti, magari anche altri hanno questo potere. D'altronde, non abbiamo chiuso la zona.»
       «Ma se da quando è accaduto il fatto solo noi…» incominciò l’invocatrice ma si fermò e guardò il soldato.
       «…solo noi siamo presenti sul posto.» concluse la frase «Ma quando sono arrivato c’erano altri commilitoni, ma non credo siano così strutti da…»
       «Bisogna isolare tutto. Anzi, ci penso io. Allontaniamoci.»
Eiko chiuse gli occhi, racchiuse le mani e poi le rilasciò verso il cratere: la zona intera venne inglobata da due cilindri, uno giallo e uno rosa che inglobò il primo.
       «Bene, ora niente e nessuno potrà entrarci. Ogni tanto però controllatelo.»
       «Perché, quanto durerà?» chiese il soldato.
       «Per quanto tempo vorrò.»
Escludendo la regina Garnet, che comunque non si allenava da tanto tempo, probabilmente Eiko Carol Fabool era la più potente maga bianca di Gaya.

La mattina successiva, l’edificio era già in ricostruzione e l’incantesimo reggeva ancora, anche durante il sonno non molto continuato di Eiko. Si svegliò di buon’ora e vestita da semplice operaia, si confuse nell’Aircap insieme agli altri lavoratori che iniziavano la mattinata e raggiunse l’abitazione dei Tantarus nel borgo teatrale. Suonò a lungo il campanello a corda prima che l’inconfondibile voce di Kalò chiese:
       «Cu è? Siamo chiusi.»
       «Anche per una piccola amica?» chiese lei.
Da dietro la porta si udì un forte e continuo rumore di serrature e chiavistelli che venivano sbloccati, prima che si aprisse: il boss indossava un classico pigiamone da notte bianco, che era in tinta con la barba e i baffoni che cominciavano a ingrigirsi. Quando vide Eiko, si mise a ridere alla sua maniera abbracciandosela e tirandola su per le spalle, come se quei dieci anni non fossero mai passati.
       «Ah ah ah ah ah! Guarda un po’! La picciliddra innamorata di Gidan! Ma che non mangi su al castello? Come una piuma pesi, ah! Picciotti, giù dalle brande! Avimmo ospiti!»
La “vecchia guardia” dei Tantarus Cina, Marcus, Poddu, Piddu, Puddu anche se intontiti dal sonno salutarono a più riprese l’amica, che certamente si faceva vedere poco in quel covo di ladri-attori-cercatori di tesori.
       «’Anvedi chi c’è! ‘A mejo granduchessina der monno!» fece Cina
       «Quantto teemppo è!» esultarono in coro i tre gemelli.
       «Grazie, grazie è sempre un piacere vedervi. Blank dov’è?» riuscì a domandare Eiko.
       «Il kompare andato con zorella di Gidan. È un zacco che non si fa più fifo.»
Era ormai risaputo che Blank, da quando si era messo con Mikoto, poco dopo il matrimonio di Gidan e Garnet avvenuto sei anni prima, raramente si faceva vedere in giro, tanto che girava voce che i due avevano avuto un figlio e che avevano deciso di crescerlo lontano dal villaggio dei maghi neri per farsi una vita loro. Negli ultimi cinque anni era venuto a trovare gli amici solo in occasione di rare rimpatriate e per il compleanno di Gidan.
       «Come mai sei qui?» chiese Agnes, neo membra dei Tantarus insieme a Vans che teneva la testa bassa poiché aveva una cotta purtroppo non corrisposta per Eiko.
       «Nun me pare che sei venuta pè ‘na visita de cortesia…»
       «Infatti.» rispose la granduchessina «Ho bisogno del vostro aiuto. Avrete sentito di ciò che è successo la scorsa notte…»
       «Veramente abbiamo sentito solo un gran botto, siamo usciti spaventati ma non vedendo fumo e non sentendo altre esplosioni tornammo dentro.» prese la parola il giovane Tantarus che ebbe il coraggio di issare lo sguardo. Eiko allora iniziò la spiegazione, spiegando bene il fatto del meteorite e del sospetto che aveva:
       «Dobbiamo vedere se è rimasto un qualche frammento della roccia che è assente. Così potremmo capire se è stato trafugato e come.»
      «Storia curiosa, non c’è dubbio ah. Tu orra che intenzione hai di farre?» domandò Kalò.
      «Io devo togliermi un altro dubbio. Vi accompagnerò al cratere, e appena possibile parto.»
Il cratere, illuminato dalla luce del giorno, benché apparisse un po’ lugubre per il grigiore e per il fumo che continuava a uscire si stagliava imponente nei suoi dieci metri di diametro per sette di profondità. Eiko, e i Tantarus al completo erano arrivati con setacci, pali e palette.
      «Allora, un consiglio: cercate più sui lati del cratere che sul fondo. Se il meteorite è stato preso, sicuramente chi l’ha fatto sarà stato doppiamente attento a non lasciare frammenti.»
     «Capito: allora picciotti. Agnes e Vans sul lato ovest; Er Cina e Puddu su chillo est; Piddu e Puddu su chillo nord; Marcus e Antinood su chillo sud. Io vi do un mano a turni.» organizzò il boss.
    «E tu Eiko?» chiese Marcus.
Per tutta risposta, l’invocatrice si appropriò della caffettiera piena di Kiliman e Bluman fumante dalle mani di Er Cina.
    «Ahò!» fece questi risentito.
    «E io mi prendo una tazza di caffè: mica ho dormito come voialtri. Buon lavoro!» e se ne andò verso la panchina più vicina a sorseggiare il caffè. Ma prima con uno schiocco di dita, fece sparire l’incantesimo di protezione dal cratere.
   
 
   
      




Se siete arrivati alla fine, vuol dire che avete avuto abbastanza interesse e pazienza nel leggere il mio secondo, modesto lavoro. Quante cose cambiano in dieci anni, vero? Eiko è cresciuta, ed è diventata una brillante e potenzialmente cinica adolescente che sprizza energia da tutti i pori. Vi piace? Non vi piace? Che ne pensate? Fatemelo sapere! Un saluto da “The Alex” fflover89!


   
 
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