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Autore: Betti    06/04/2011    12 recensioni
Positivo. Questa volta non è una parola d'ordine o una risposta ad una delle domande di Gibbs durante una missione. E' un risultato.Il risultato del mio test di gravidanza.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Anthony DiNozzo, Ziva David
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Sette mesi dopo…

 Apro gli occhi e mi guardo intorno: la nuova casa è davvero bellissima. Si sente ancora un po’ l’odore della pittura sulle pareti, un delicato color crema che ricopre soffitto e muri. L’armadio a specchio mi mostra l’immagine che vedo ogni mattina al mio risveglio: io con la testa appoggiata al petto di Tony, lui ancora addormentato che respira profondamente nell’ultima ora di sonno che gli resta, prima di alzarsi e prepararsi per il lavoro.
Mi volto e lo guardo dal vivo, Dio quant’è bello: ha un filo di barba sulle guancie e sul mento, i pettorali nudi appena visibili perché coperti dalle lenzuola chiare di lino, i capelli scompigliati, l’aria serena senza alcuna ombra di preoccupazione sul volto; è così da quando ci siamo rimessi insieme, sette mesi fa. Da quel giorno, in mezzo alla strada con le valigie in mano, dove mi ha detto tutto e mi ha fatto capire che io non sarei potuta andarmene perché avrei fatto l’errore più grande della mia vita. Non smetto di ringraziare il cielo per aver fatto capire ad entrambi che siamo l’uno la parte mancante dell’altra.
Do un bacio sul collo a Tony prima di scostare le coperte ed alzarmi per andare in bagno; apro l’acqua calda della doccia e mi metto sotto il piacevole getto per rilassarmi. Mentre insapono i capelli sorrido al pensiero della faccia di Abby quando le abbiamo detto che eravamo tornati insieme, a quel mezzo sorriso di Gibbs sotto il finto broncio per aver infranto - ancora una volta – la regola 12, agli abbracci di McGee e ai primi capitoli del suo nuovo libro dove Tommy e Lisa si giurano amore eterno, al sorrisetto imbarazzato di Palmer, alle strette di mano di Vance e all’aneddoto di Ducky sui suoi anni al college quando aveva una fidanzata che avrebbe giurato di voler sposare; dopo nove settimane di storia clandestina dal nostro riavvicinamento era troppo non poter lavorare senza nascondere qualcosa in ufficio, sotto gli occhi di tutti, e dover ricevere quasi tutti i giorni una tempesta di domande dalla squadra. Abby ci ha anche offerto il retro del suo laboratorio per avere un po’ di tempo per noi, lontano dagli occhi vigili del grande capo. E beh, diciamo che abbiamo fatto buon uso anche del laboratorio… come dell’armadio dell’obitorio d’altronde… ma Ducky non lo verrà mai a sapere, altrimenti Jimmy potrebbe essere torturato da me personalmente con la collaborazione di Tony, certo.
Esco dalla doccia e mi asciugo il corpo con un l’accappatoio di spugna bianco, poi friziono i capelli con un telo da bagno; tolgo l’accappatoio e mi guardo nel grande specchio che ricopre la maggior parte della parete di fronte a me: sono ingrassata di un paio di chili ma non mi importa molto… un po’ di corsa sistemerà tutto, senza dover seguire una qualche dieta particolare. Anche perché non sto molto bene nelle ultime settimane.
Indosso reggiseno e culottes prima di tornare in camera a vestirmi; cerco di non far rumore anche se Tony, oramai si dovrebbe essere svegliato.
- Buongiorno. – Mi sussurra con la voce impastata dal sonno:- Mi sono preoccupato quando non ti ho vista: non avrei sopportato di venire ancora una volta a cercarti in giro per la città… Credo avrei avvisato Gibbs per fati tornare. – Mi sorride con quell’aria beata.
- Tranquillo, come potrei anche solo pensare di andarmene? Non vorrei soffrissi la sindrome dell’abbandono. –
- Ah, Tony non soffre. Al massimo avrei girato il mondo un’altra volta ma ti avrei trovato comunque… in un modo o nell’altro. –
Indosso una maglia larga e di un tessuto leggero, i pantaloni marroni e il distintivo, poi mi avvicino al letto e bacio Tony dolcemente. Mi attira a sé per i fianchi e mi fa cadere sul letto, sopra di lui.
Sempre in questa posizione noi. Che siano bombe, container o letti… sempre così. Ci sto prendendo l’abitudine.
- Che scemo che sei! – Sorrido con le labbra appoggiate alle sue… lui ricambia.
- Ah, è qui che sbagli. Non sono scemo… solo innamorato. – Mi divincolo un po’ fino a che non mi lascia andare e mi alzo dal letto.
Saluto Tony, prendo borsa, zaino ed esco di casa per andare al lavoro: Gibbs è una settimana che mi fa arrivare prima per sbrigare alcune pratiche e sistemarle in archivio; probabilmente Tony mi raggiungerà dopo, verso le otto e mezzo.
Passo da Louis, il barista che dista pochi isolati da casa nostra ed entro: c’è un profumo gradevole di brioche al cioccolato e dolci fatti in casa; nell’ultimo periodo ho assaggiato un po’ di tutto… forse è per questo che sono ingrassata. L’atmosfera di questo locale è così invitante che davvero non si può fare a meno di provare ogni cosa.
Louis esce dal retrobottega e mi saluta con uno dei suoi sorrisi più calorosi:- Hey, Ziva! Come andiamo oggi? – Il solito accento francese inconfondibile, la solita uniforme che mi ricorda l’uomo dei gelati di Tel Aviv, il cappellino, tutto come al solito.
- Come sempre il Capo mi fa andare al lavoro prima ed ho bisogno di una ricarica… fammi una sfoglia con le nocciole e una… crema. –
- Due? Ah, cara mia e la linea? –
- Non so, ultimamente ho sempre fame… però una sfoglia oggi la porto a Tony; non abbiamo niente a casa di decente per fare colazione… forse dei cereali ipocalorici che ho comprato tempo fa. Non piacciono più nemmeno a me. Meglio qualcosina che mi tiri su! Con tutto questo lavoro! È due mesi che sono così stressata che ho la testa che gira peggio di una trottola! Ho vomitato anche un paio di volte… però sto meglio quando mangio. Migliora il morale. –
- Immagino quanto tu sia stressata. Il tuo capo non ti lascia tregua eh? Secondo me si vuole vendicare perché tu e Tony state insieme. – Si mette a ridere e fa gli occhi piccoli, piccoli. Mi ricorda un criceto, tipo quelli dei cartoni animati.
- Non credo. Era felice persino lui che fossimo tornati insieme! –
- E ci credo mia cara! Chissà che tensione con una superspia e un agente che non possono vedersi in ufficio! –
Mi consegna i dolci e tiro fuori il portafogli per pagare.
- Stavo partendo per Israele in quel periodo! Nessuno mi avrebbe rivista per mesi… forse per anni.
Al ricordo sento un po’ di tristezza, poi scaccio tutto; alla fine è passata.
- Tu e quel bel fustacchione del tuo ragazzo non sareste stati lontani a lungo… lui è troppo cotto di te, purtroppo per me, e tu di lui. Siete così belli insieme! –
- Louis! Non provare a fare pensieri sconci su Tony! Sai che non lo mollo facilmente! –
- Lo so, cara. Lo so. Ora vai che sennò il grande capo ti dà una lavata di testa per il ritardo! Crede sia stato il tuo bellimbusto a farti arrivare dopo! –
- Già… meglio che vada. Ciao, ci vediamo! –
Spingo la pesante porta di vetro e acciaio, il dlin annuncia la mia uscita.
Salgo in auto e riparto verso l’NCIS. Alla radio trasmettono una vecchia canzone di Frank Sinatra che mi ritrovo a canticchiare, me l’ha fatta sentire Tony al lavoro, in un giorno di pioggia. Ricordo che ero appena arrivata al distretto.
Parcheggio e scendo dalla macchina, il sole è appena sorto e si sente la tipica aria frizzantina che annuncia l’arrivo imminente dell’estate. Ho sempre adorato la primavera: è la mia stagione preferita. Le giornate si allungano, si sentono gli uccellini, l’aria si scalda e le giornate all’aperto sono fantastiche. Per quanto il lavoro mi consenta di stare all’aperto.
Entro nella sede, prendo l’ascensore ed arrivo al bullpen con sette minuti secchi di anticipo: non c’è nessuno che batte freneticamente sulla tastiera, nessuno che sorseggia caffè, l’ufficio di Vance è chiuso… l’unica anima viva sembro io, qui. A parte Abby nel suo laboratorio che arriva alle sei e Ducky che, mattiniero come sempre, starà chiacchierando con uno dei suoi nuovi amichetti giù nell’obitorio.
Poggio lo zaino dietro la scrivania ed accendo il computer; poi mi incammino verso le scale per scendere in archivio, dove Gibbs mi starà già aspettando.
Arrivo velocemente al seminterrato e passo il garage, poi arrivo alla grata dove Luke, il guardiano notturno, sta per staccare dal turno.
- Ciao Luke. Non è che mi apri prima di andartene? –
- Certo, dolcezza. Prego. –
- Sai che non mi piace sentirmi chiamare dolcezza… comunque grazie. Riposati che stasera devi tornare! –
- Lo farò, stai tranquilla! Tu come stai? –
- Sono qui, quindi direi che sto abbastanza bene… ciao. –
- Ciao. Ci si vede. –

Entro nell’archivio dove spunta Gibbs con il suo solito caffè ben saldo nella mano destra:- ‘Giorno, Ziva. –
- ‘Giorno Gibbs. Fino a che hanno devo riordinare oggi? –
- 1997 ma… prima volevo parlarti, prima che DiNozzo sia qui. –
- Dimmi. – Mi siedo su una sedia imbottita nera, Gibbs fa lo stesso posizionandosi davanti a me, dall’altra parte della scrivania.
- Come va? – Da quando in qua il capo mi chiede come va? Credo sia la prima volta in cinque anni.
- Bene, perché? È successo qualcosa? –
- No, anzi. Però Abby mi ha detto che sei strana ultimamente… sicura che non sia successo niente con Tony? Tutto a posto tra voi? –
Perché Abby crede che sia strana? Che cos’ho che non va? Parlerò con lei, più tardi.
- Non ci sono problemi, perché? Che cosa ti ha detto Abby? –
- Vede che sei sempre un po’ stanca e una volta non stavi bene, nel suo laboratorio. –
Ah, quello. Ero solo un po’ stanca, niente di più.
- Va tutto bene Capo. Davvero. Non ho motivo di mentirvi, per prima cosa ad Abby. –
- Okay Ziva. Se lo dici tu. Ho preferito parlarne con te senza che DiNozzo di preoccupasse nel caso in cui ci fosse stato qualche problema. –
- Grazie Gibbs. –
- Nulla, ora sbriga quel lavoro sennò qui in giro potrebbero credere che io mi sia ammorbidito con l’età. –
- Certo Capo, a dopo. –
Prendo uno scatolone con delle vecchie pratiche datate “novembre 1996”, devo riguardare otto mesi del lavoro di altri che non si sono preoccupati di sistemare. Per fortuna Tony dovrebbe arrivare qui tra solo un’ora. Poteri sopravvivere all’ammasso di polvere che regna sovrano qui e alla noia.
Mi siedo dietro la scrivania ed apro lo scatolone, contiene una ventina di fascicoli polverosi ed ingialliti che riguardano vari casi: rapine a mano armata, serial killer, marine strangolati, mogli di ufficiali scomparse e altro ancora. Sempre, più o meno, le stesse storie di tutti gli scatoloni che ho sistemato finora.
Passa velocemente il tempo finchè leggo pratiche e fascicoli e, mentre sono intenta a leggere un rapporto su uno stupro, sento delle braccia familiari e un bacio sul collo che mi fanno venire i brividi; poco dopo una voce, la voce che riconoscerei anche a chilometri di distanza, sussurra al mio orecchio:- Sai, mi sei mancata. –
- A chi lo dici. – mormoro sentendo caldo in tutto il corpo, come una scarica elettrica.
Tony mi dà un bacio sul lobo dell’orecchio prima di scostarsi, con mio grande disappunto, e sedersi di fronte a me, dove prima si trovava Gibbs.
I momenti intimi, qui all’NCIS non sono molti, anzi. Direi che scarseggiano e parecchio. Laboratorio, bagno degli uomini e retro dell’obitorio a parte, naturalmente. Il mio posto preferito è il laboratorio, quello di Tony il bagno ma nei momenti in cui la maggior parte del personale se ne è già andato a casa. Diciamo che alterniamo i turni; l’obitorio sta stretto a tutti e due, Ducky, Gibbs o i cadaveri potrebbero accorgersi di qualcosa e farci licenziare in tronco; inoltre, sia io che Tony crediamo sia poco rispettoso per i “pazienti” di Ducky.
Mi avvicino con fare malizioso al volto di Tony e gli do un piccolo, leggero bacio sulle labbra, prima di tornare a lavorare come se non avessi fatto niente. So che a Tony piace giocare a questo e, quando posso, lo assecondo.
- Ah, mia piccola ninja. Ti piace giocare con il fuoco, vedo. – Sorride e gli si formano delle piccole rughette attorno agli occhi, ma faccio finta di non vederlo e cambio discorso.
- Tony, secondo te, dove metto questo rapporto? Rapina o omicidio? Sono citati entrambi. –
- Mmm, credo omicidio. In fondo, molti omicidi comportano rapine e viceversa. Omicidio. –
Prendo il fascicolo e lo metto nell’ultimo spazio dello scatolone, lo chiudo e mi alzo dalla sedia girevole per posizionarlo sullo scaffale metallico dietro a Tony. Quando gli passo affianco, finge di toccarmi il sedere per sbaglio ed io sorrido senza farmi vedere.
- Finito di giocare a stuzzicarvi l’uno con l’altra voi due? – Abby, con la tuta rossa che usa per venire al garage, ci guarda con aria severa a braccia conserte, ma non può fare a meno di mettersi a ridere quando la guardiamo con fare dispiaciuto per “l’incidente”.
- Scusa Abby, non volevamo farci beccare. –
- Siamo dei santi, in fondo, no? –
- Okay, ragazzi. Sono venuta per dirvi che Gibbs vi vuole in ufficio. Fareste meglio a muovervi perché ha appena avuto un colloquio con Vance e non è dell’umore migliore per aspettare voi due. –
- Grazie, Abby. –
- Ci vediamo dopo. Ah, devo parlarti, più tardi. –
Esco dal box metallico e Tony si chiude il cancelletto alle spalle, dopo essere uscito anche lui. Mi gira la testa e ho fame ma dobbiamo andare da Gibbs, e in fretta. Chiamo l’ascensore che non tarda ad arrivare ed entrambi entriamo nella scatola metallica. Tony sembra tranquillo, niente lo turba. Non mi ha neanche chiesto perché devo parlare ad Abby. Strano, non l’ho mai visto così calmo in cinque, lunghi anni. Bah, magari la vecchiaia lo sta rendendo un po’ più tranquillo, o forse ha trovato la pace interiore…
Io invece sono tutt’altra cosa: un fascio di nervi. Se non fosse che Tony è così rilassato… Sinceramente non so perché ma c’è qualcosa che non va: tutti che mi dicono di stare attenta alla linea, poi con questo caldo ho la testa che mi gira peggio di una trottola e ho fame, spesso, quasi sempre. Poi, ho un ritardo ma mi è già successo altre volte, non dovrebbe essere un problema. Con il caldo può succedere, sarà uno scompenso, niente di preoccupante credo. Una volta sono quasi svenuta a casa, era un calo di pressione però quest’anno il caldo mi sta uccidendo pian piano.
Proverò a parlarne con Abby; o Ducky. Insomma con qualcuno: non Tony però, non vorrei turbarlo troppo con delle impressioni che non servono a niente.
L’aria dell’ufficio è molto più fresca di quella dell’archivio e ringrazio chi ha ideato il condizionatore. Appena arriviamo Gibbs si volta di scatto verso di noi:- Era ora! –
- Capo, abbiamo fatto il prima possibile… - Uno scappellotto colpisce la nuca di Tony e lui si zittisce subito; non posso fare a meno di sorridere: mai contraddire Gibbs quando è furioso. Questa regola l’ho imparata lavorando qui, nel manuale del capo non si trova.
- Capo, perché ci hai fatto chiamare così in fretta? Ci sono problemi riguardo al caso? – McGee sbuca dal bagno degli uomini sistemandosi i pantaloni: spero si sia lavato le mani.
- Ce lo hanno revocato. – Gli occhi glaciali del capo si posano su ognuno di noi in grado di cogliere qualsiasi nostra espressione.
- Ma era la nostra giurisdizione! – Tony sbuffa sedendosi alla sua postazione, io mi appoggio alla scrivania: mi viene da vomitare. Ignoro questo bisogno incombente e chiedo il perché di questa decisione.
- Vance voleva che collaborassimo con la Guardia Costiera ma non ci lavoro con quella vipera della McKinley. Quando la licenzieranno io tornerò a lavorare con loro. –
- Non poteva aiutarci qualcun’altro nelle indagini? Chessò, l’FBI? – Anche McGee si è seduto alla sua scrivania.
- Non è il loro territorio. Passeranno a qualche altro ufficio il caso. –
- E noi, Capo, nel frattempo che facciamo? –
- DiNozzo, torni in archivio e aspettiamo fino al prossimo marine impiccato, giro di prostituzione all’interno di un club frequentato da giudici della nostra giurisdizione o qualcosa di simile. –
- Okay, Capo. Io e Ziva andiamo, allora. –
Devo parlare con Abby. Non è possibile che io stia così. Non è stagione da influenze, questa.
Tony si alza e si dirige verso l’ascensore, io non riesco a muovermi: ho lo stomaco sottosopra.
- Ziva? Ziva? –
- Arrivo. Un secondo. – Mi alzo con gambe tremanti e seguo Tony in ascensore.
Le porte si chiudono e ci lasciano soli, isolati da tutto l’NCIS.
Devo essere pallida perché Tony mi guarda preoccupato:- Stai bene? –
- Sì… sì. – Mi appoggio ad una delle pareti fredde.
- Sicura? –
- Sì, fammi solo parlare con Abby. Ti raggiungo dopo in archivio. –
- Okay, se viene Gibbs? –
- Dì che ero da Abby per darle la notizia sul caso. Ci vediamo dopo. –
- A dopo. – Le porte si aprono al piano terra e Tony mi dà un bacio.
- Mi raccomando, se stai male, dimmelo che ti accompagno a casa. –
- Ho un’auto. –
- Non vorrei… Ciao. – Mi saluta ancora e lo vedo scomparire dietro l’angolo del corridoio.
Da quando ho perso il bambino, se sto male, Tony insiste per accompagnarmi. Ha questa paura, non riesce a non pensare a qual che è successo e non riesce ad evitare di farsene una colpa. Mi dispiace vederlo così, quando si incolpa per tutto quel che è accaduto sette mesi fa.
Ma ora sia io che lui siamo felici, anche senza figli, per adesso. Se arriveranno non ci saranno problemi. Io lo amo e lui ama me, per ora mi basta.
Mi sento completamente bene per la prima volta in tutta la vita. Ed è una sensazione fantastica; a parte questa nausea che va e viene.
Busso al laboratorio di Abby ma non ricevo risposta: la musica è ad un volume così alto che non riuscirebbe a sentire uno sparo. Credo sia gothic rock, o qualcosa del genere. Mi aveva prestato uno dei suoi cd pochi mesi dopo che sono arrivata qui ma dopo le prime tre canzoni ho spento il lettore.
- ABBY! – Non c’è altro modo: urlare, urlare e ancora urlare per sovrastare queste chitarre elettriche.
La nostra scienziata si volta di scatto e sorride appena mi vede: indossa ancora la tuta rossa, deve essere appena tornata dalla rimessa. Prende un piccolo telecomando e spegne la musica; che sollievo. Amo il silenzio.
- Ciao Ziva! – Mi corre incontro e mi abbraccia stretta, sto soffocando.
- Ciao, Abby. – Mi siedo su uno degli sgabelli, meglio che stare in piedi, forse mi passa.
- Sei pallida, tutto bene? – Abby mi prende per la spalle e guarda attenta i miei occhi, in creca di qualcosa che non va.
- Sì, cioè no. Ci hanno tolto il caso. –
- Oh mio Dio! E Gibbs come l’ha presa? Sta male? Scommetto che ha indossato ancora una volta quel suo sguardo indecifrabile, con gli occhi gelidi che lo contraddistinguono. Anche se Gibbs non è così: si mostra gelido ma è buono. Mi porta il caffè tutti i giorni! A proposito di caffè, ho bisogno di un “Caf Pow” ma se vi hanno tolto il caso non credo di vedere alcun caffè per oggi… forse potrei andare a prenderlo nella pausa pranzo. Vieni a mangiare con me oggi? Non avete alcun caso da risolvere! Convincerò io Gibbs, tranquilla! Ma… sicura di stare bene? Hai una faccia. –
Si è fermata. E si è persino seduta: non si siede quasi mai Abby, deve essere davvero preoccupata.
- Puoi capire se ho qualche allergia o un’influenza? Non sto bene, oggi. –
- Lo sapevo! Lo sapevo! Non è OGGI che non stai bene… anche l’altra settimana sei quasi svenuta e proprio qui! Ti faccio subito un tampone ma credo che Ducky sia più indicato… vuoi che lo faccia venire qui? –
Mi sento stupida. Insomma, non serve scomodare tutta l’NCIS perché ho un po’ di nausea. Forse ci vorrebbe solo un the caldo.
- Ah, non serve. Non sto così male… una tisana sistemerà tutto. –
- Beh, adesso vedo che posso fare… forse posso provare a vedere se sei allergica a qualche prodotto che uso in laboratorio. Magari sei venuta a contatto con qualcosa. –
- Grazie. Ma non ti preoccupare. –
Abby prende delle piccole fiale e delle siringhe ed inizia a pizzicarmi il braccio con varie sostanze. Non ho mai sofferto di allergie, perché dovrei iniziare ora? Tutte le prove danno risultato negativo ed Abby salta sullo sgabello di fronte al mio per chiedermi:- Allora, che sintomi hai? –
- Mah, mi gira spesso la testa ma credo sia per il caldo, ho spesso fame, ho la nausea, specialmente oggi. Nient’altro. –
- Sei ingrassata? Hai un ritardo? –
- Sì, ma il ritardo mi è già successo… sempre per colpa del caldo, degli sbalzi di temperatura. Avevo già fatto qualche visita. –
- Di recente? –
- No, un paio di anni fa mi era successa quasi la stessa cosa: tranne che per la nausea e le vertigini. –
- Certo che ti facevo più attenta e perspicace eh! Ziva… - le brillano gli occhi, che stia per piangere? – Tu… sei incinta! –
Sto per cadere dalla sedia. Non riesco a reggermi… sono davvero… incinta?
- Eh? – Mi esce un gridolino strozzato, sento caldo, tanto caldo.
- Sì! Sei incinta! Che cos’altro potrebbe spiegare questi sintomi sennò? O mio dio diventerò zia! Credo che se sarà una femmina dovresti chiamarla Kate. È un bellissimo nome. Un maschio invece… Beh, Tony vorrà chiamarlo Anthony Jr. ma dovrai vedertela tu! Oh, sono felicissima! –
Mi abbraccia forte ma non riesco a crederci… Io? Mamma? Okay, la prima volta me ne sono fatta subito una ragione, io e Tony non eravamo nemmeno insieme… era tutto così… surreale.
Ora, no. Non riesco a pensarci, a farmene una ragione. Come lo dirò a Tony? Non è ancora tutto sicuro, però. Meglio prendere un test.
- Abby… ho bisogno di un test. Ma non posso uscire fino a questa sera… tu esci in pausa? –
- Sì, non ti preoccupare, andrò io. Voglio proprio sapere come lo dirai a Tony. –
- Beh, niente è ancora sicuro. Magari ho davvero dei cali di pressione, magari non sono incinta, magari…- Mi si spegne la voce. Non riesco a pensarci. Non sono nata per fare la madre, sono un’assassina, una spia. Non so cambiare un pannolino, non so preparare il latte non sono una madre. Come farò?
Sento lo sconforto assalirmi, non ce la faccio. Ho un bambino dentro di me. Un bambino, una vita.
Abby, che deve aver capito che sono turbata, mi prende per la spalle e mi abbraccia:- Non ti preoccupare, Ziva. Andrà tutto bene, tu e Tony avrete un figlio fantastico. Sarete una famiglia fantastica. – Sorride e non posso fare a meno di fare altro; Abby sa come tirare su il morale a chiunque.
Ora devo farmene una ragione: sarò madre e Tony papà. Lui sarà perfetto, io… beh, imparerò.
- Per favore Abby, non dirlo a nessuno. Neanche a Gibbs, o a Ducky. Okay? –
- Bocca cucita! –
- Grazie. –
- Tra un’ora andrò a prenderti il test: ti chiamo appena torno, okay? –
- Ti ringrazio, Abby. Ti voglio bene. –
- Congratulazioni, Ziva. E fai gli auguri anche a Tony, appena lo saprà. –
- Buon lavoro Abby. –

 

***

 
Mi chiudo la porta di casa alle spalle. Ho fretta, tra un’ora Tony arriverà a casa e devo sbrigarmi. Lascio la borsa nell’ingresso, tolgo le scarpe e vado in bagno con il test in mano. Ho paura; una paura mista ad eccitazione però: sarei felice in qualunque caso.
Seguo le istruzioni ed aspetto con l’ansia che cresce ad ogni minuto che mi separa da quello che sarà il mio destino. Passano i minuti e la risposta non tarda ad arrivare: positivo. Ancora, come la prima volta.
La mia mente torna indietro, mi sembra di rivivere il replay di quel che è già successo: la notizia, il volto di Tony quando è venuto a saperlo, la prima ecografia. Cambia la casa, cambiano le mie paure, cambia la situazione, cambia il fatto che so come potrebbe reagire Tony, cambiano le situazioni.
Respiro profondamente ed esco dal bagno; non posso fare a meno di sfiorarmi la pancia e sorridere. Avrò un bambino, e il padre è Tony. Quello che desidero da tre anni a questa parte si sta avverando.
Vado in soggiorno a leggere un libro, in attesa che Tony torni a casa. Forse dovrei preparare un discorso. No, meglio improvvisare.
Sento l’auto parcheggiarsi sul nostro vialetto e dopo pochi secondi la porta d’ingresso aprirsi:- Ciao, piccola ninja! –
Tony lascia lo zaino affianco al mobile d’entrata e mi bacia dolcemente. Poso le braccia attorno al suo collo e lo stringo più forte. Lui inizia a baciarmi il collo, lo libero della giacca e della cravatta, lui mi toglie la maglia.
Arriviamo in camera però non riesco ad andare oltre: sto per vomitare.
Mi alzo dal letto e corro in bagno: sento lo stomaco contorcersi in una morsa. Devo appoggiarmi al muro. Okay, è passato. Tony mi ha seguito e mi sta guardando preoccupato:- Sicura di star bene? Vuoi che chiami un dottore? –
- No, so che cos’ho. – Mi siedo per terra, accanto al muro e invito Tony a sedersi vicino a me:- Vedi, devo dirti una cosa. –
Gli prendo la mani e Tony mi guarda in silenzio, con lo sguardo che lascia trapelare agitazione:- Vedi, credo di essere… incinta. –
Lo vedo spalancare gli occhi e poi, dopo aver realizzato quel che gli ho detto, mi chiede in un sussurro:- Davvero? Ne sei sicura? –
- Ho fatto il test, l’ha preso Abby questa mattina. Il risultato è positivo. –
- Oh mio dio. – Succede tutto in fretta: lo vedo spalancare la bocca e sorridere, io mi ritrovo stretta tra le sue braccia.
Mi scende una lacrima di gioia, solo ora sto realizzando tutto. Ne sono consapevole, Tony ne è venuto a conoscenza, credo sia il giorno più bello della mia vita. Tony si stacca e mi guarda, prima di baciarmi dolcemente:- Te l’ho mai detto che ti amo? –
- Fa bene sentirselo dire spesso. Ti amo anch’io. –
Torno ad abbracciarlo e chiudo gli occhi; ringrazio mentalmente tutti quelli che, volontariamente o meno, hanno fatto sì che questo giorno accadesse: ringrazio Ari che, anche se ha provocato del dolore alla mia nuova famiglia, mi ha fatto arrivare fino a qui, ringrazio Jenny che mi ha voluta con lei, ringrazio Gibbs che mi ha accettata nella squadra, ringrazio mio padre per avermi reso le cose difficili, ringrazio Vance per aver diviso la squadra e aver fatto capire sia a me che a Tony quanto tenessimo l’una all’altro, ringrazio la nostra missione sotto copertura dove ha iniziato a piacermi l’uomo della mia vita, ringrazio Jeanne perché da quando erano insieme mi ha reso gelosa facendomi aprire gli occhi, ringrazio l’NCIS per essere stato fondato, dico grazie ad Abby per avermi sostenuta e aver comprato il test, dico grazie alla sera in cui abbiamo fatto l’amore per la prima volta, ringrazio tutto quel che è successo in questi cinque anni, ringrazio me stessa per non essermi mai arresa e, soprattutto, ringrazio lui che ora se ne sta tra le mie braccia, avendomi portato nel grembo mio figlio.

 

 

 Sara’s corner: Ebbene sì, è l’ultimo. Il gran finale, gli ultimi ringraziamenti, le ultime precisazioni e le ultime domande.
È finita.
Prima faccio un po’ di sproloquio e poi passo a dire una parola a tutti okay? Iniziamo: spero che il finale non vi abbia deluso, probabilmente ve lo aspettavate già, ma spero di aver reso le idee al meglio. Mi sono resa conto anch’io che l’insieme è un po’ OOC (punti di vista dei protagonisti compresi) ma sono una romanticona e non riesco a vedere tutto con occhio obiettivo.
I grazie da parte di Ziva credo siano la cosa migliore di tutta la fanf, avevo i brividi finchè scrivevo, quindi non criticatemeli (i miei piccini
J).
Per qualsiasi e dico qualsiasi domanda o cosa da dover sapere, appunto eccetera fatemi un fischio eee… beh, direi che posso concludere anch’io.
Ringrazio tutti quelli che hanno letto, tutti quelli che hanno messo la storia tra le preferite, ricordate o seguite, ma soprattutto chi ha recensito (sappiate che siete i miei preferiti perché mi avete spronato ad andare avanti fino ad adesso xD). Un grazie a chi mi conosce “dal vivo” come la Gori e la Parissa, un grazie alla mia più grande fan e a tutti quelli che mi hanno riempito di complimenti e critiche, rispondendo alle mie fissazioni assurde e ai miei squilibri mentali. Ringrazio la mia testa bacata per aver prodotto la fic e chi mi ha fatto scoprire EFP permettendomi di “conoscere” persone davvero favolose.
Ringrazio anche chi non ho ringraziato perché io rimarrei delusa se non ci fosse qualcosina anche per me.
Ringrazio chi ha pianto, riso e si è preoccupata per quello che sarebbe successo ai protagonisti.
E infine, anche se non lo verrà mai a sapere, ringrazio Donald P. Bellisario e Don (non ricordo il nome ma mi sembra che sia giusto) McGill per aver realizzato un telefilm tanto speciale che ricorderò per sempre.
Grazie a tutti, di cuore.
Sara.
P.S.: Non so come si faccia una prova allergologica, non ne ho mai fatta una (almeno che io ricordi). Perdono se ho sbagliato.
:)

  
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