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Sette mesi
dopo…
Mi volto e
lo guardo dal vivo, Dio quant’è bello: ha un filo
di barba sulle guancie e sul
mento, i pettorali nudi appena visibili perché coperti dalle
lenzuola chiare di
lino, i capelli scompigliati, l’aria serena senza alcuna
ombra di
preoccupazione sul volto; è così da quando ci
siamo rimessi insieme, sette mesi
fa. Da quel giorno, in mezzo alla strada con le valigie in mano, dove
mi ha
detto tutto e mi ha fatto capire che io non sarei potuta andarmene
perché avrei
fatto l’errore più grande della mia vita. Non
smetto di ringraziare il cielo
per aver fatto capire ad entrambi che siamo l’uno la parte
mancante dell’altra.
Do un
bacio sul collo a Tony prima di scostare le coperte ed alzarmi per
andare in
bagno; apro l’acqua calda della doccia e mi metto sotto il
piacevole getto per
rilassarmi. Mentre insapono i capelli sorrido al pensiero della faccia
di Abby
quando le abbiamo detto che eravamo tornati insieme, a quel mezzo
sorriso di
Gibbs sotto il finto broncio per aver infranto - ancora una volta
– la regola
12, agli abbracci di McGee e ai primi capitoli del suo nuovo libro dove
Tommy e
Lisa si giurano amore eterno, al sorrisetto imbarazzato di Palmer, alle
strette
di mano di Vance e all’aneddoto di Ducky sui suoi anni al
college quando aveva
una fidanzata che avrebbe giurato di voler sposare; dopo nove settimane
di
storia clandestina dal nostro riavvicinamento era troppo non poter
lavorare
senza nascondere qualcosa in ufficio, sotto gli occhi di tutti, e dover
ricevere quasi tutti i giorni una tempesta di domande dalla squadra.
Abby ci ha
anche offerto il retro del suo laboratorio per avere un po’
di tempo per noi,
lontano dagli occhi vigili del grande capo. E beh, diciamo che abbiamo
fatto
buon uso anche del laboratorio… come dell’armadio
dell’obitorio d’altronde… ma
Ducky non lo verrà mai a sapere, altrimenti Jimmy potrebbe
essere torturato da
me personalmente con la collaborazione di Tony, certo.
Esco dalla
doccia e mi asciugo il corpo con un l’accappatoio di spugna
bianco, poi
friziono i capelli con un telo da bagno; tolgo l’accappatoio
e mi guardo nel
grande specchio che ricopre la maggior parte della parete di fronte a
me: sono
ingrassata di un paio di chili ma non mi importa molto… un
po’ di corsa
sistemerà tutto, senza dover seguire una qualche dieta
particolare. Anche
perché non sto molto bene nelle ultime settimane.
Indosso
reggiseno e culottes prima di tornare in camera a vestirmi; cerco di
non far
rumore anche se Tony, oramai si dovrebbe essere svegliato.
-
Buongiorno. – Mi sussurra con la voce impastata dal sonno:-
Mi sono preoccupato
quando non ti ho vista: non avrei sopportato di venire ancora una volta
a
cercarti in giro per la città… Credo avrei
avvisato Gibbs per fati tornare. –
Mi sorride con quell’aria beata.
-
Tranquillo, come potrei anche solo pensare di andarmene? Non vorrei
soffrissi
la sindrome dell’abbandono. –
- Ah, Tony
non soffre. Al massimo avrei girato il mondo un’altra volta
ma ti avrei trovato
comunque… in un modo o nell’altro. –
Indosso
una maglia larga e di un tessuto leggero, i pantaloni marroni e il
distintivo,
poi mi avvicino al letto e bacio Tony dolcemente. Mi attira a
sé per i fianchi e
mi fa cadere sul letto, sopra di lui.
Sempre in
questa posizione noi. Che siano bombe, container o letti…
sempre così. Ci sto
prendendo l’abitudine.
- Che
scemo che sei! – Sorrido con le labbra appoggiate alle
sue… lui ricambia.
- Ah, è
qui che sbagli. Non sono scemo… solo innamorato. –
Mi divincolo un po’ fino a
che non mi lascia andare e mi alzo dal letto.
Saluto
Tony, prendo borsa, zaino ed esco di casa per andare al lavoro: Gibbs
è una
settimana che mi fa arrivare prima per sbrigare alcune pratiche e
sistemarle in
archivio; probabilmente Tony mi raggiungerà dopo, verso le
otto e mezzo.
Passo da
Louis, il barista che dista pochi isolati da casa nostra ed entro:
c’è un
profumo gradevole di brioche al cioccolato e dolci fatti in casa;
nell’ultimo
periodo ho assaggiato un po’ di tutto… forse
è per questo che sono ingrassata.
L’atmosfera di questo locale è così
invitante che davvero non si può fare a
meno di provare ogni cosa.
Louis esce
dal retrobottega e mi saluta con uno dei suoi sorrisi più
calorosi:- Hey, Ziva!
Come andiamo oggi? – Il solito accento francese
inconfondibile, la solita
uniforme che mi ricorda l’uomo dei gelati di Tel Aviv, il
cappellino, tutto
come al solito.
- Come sempre
il Capo mi fa andare al lavoro prima ed ho bisogno di una
ricarica… fammi una
sfoglia con le nocciole e una… crema. –
- Due? Ah,
cara mia e la linea? –
- Non so,
ultimamente ho sempre fame… però una sfoglia oggi
la porto a Tony; non abbiamo
niente a casa di decente per fare colazione… forse dei
cereali ipocalorici che
ho comprato tempo fa. Non piacciono più nemmeno a me. Meglio
qualcosina che mi
tiri su! Con tutto questo lavoro! È due mesi che sono
così stressata che ho la
testa che gira peggio di una trottola! Ho vomitato anche un paio di
volte… però
sto meglio quando mangio. Migliora il morale. –
- Immagino
quanto tu sia stressata. Il tuo capo non ti lascia tregua eh? Secondo
me si
vuole vendicare perché tu e Tony state insieme. –
Si mette a ridere e fa gli
occhi piccoli, piccoli. Mi ricorda un criceto, tipo quelli dei cartoni
animati.
- Non
credo. Era felice persino lui che fossimo tornati insieme! –
- E ci
credo mia cara! Chissà che tensione con una superspia e un
agente che non
possono vedersi in ufficio! –
Mi
consegna i dolci e tiro fuori il portafogli per pagare.
- Stavo
partendo per Israele in quel periodo! Nessuno mi avrebbe rivista per
mesi…
forse per anni.
Al ricordo
sento un po’ di tristezza, poi scaccio tutto; alla fine
è passata.
- Tu e quel
bel fustacchione del tuo ragazzo non sareste stati lontani a
lungo… lui è
troppo cotto di te, purtroppo per me, e tu di lui. Siete
così belli insieme! –
- Louis!
Non provare a fare pensieri sconci su Tony! Sai che non lo mollo
facilmente! –
- Lo so,
cara. Lo so. Ora vai che sennò il grande capo ti
dà una lavata di testa per il
ritardo! Crede sia stato il tuo bellimbusto a farti arrivare dopo!
–
- Già…
meglio che vada. Ciao, ci vediamo! –
Spingo la
pesante porta di vetro e acciaio, il dlin
annuncia la mia uscita.
Salgo in
auto e riparto verso l’NCIS. Alla radio trasmettono una
vecchia canzone di
Frank Sinatra che mi ritrovo a canticchiare, me l’ha fatta
sentire Tony al
lavoro, in un giorno di pioggia. Ricordo che ero appena arrivata al
distretto.
Parcheggio
e scendo dalla macchina, il sole è appena sorto e si sente
la tipica aria
frizzantina che annuncia l’arrivo imminente
dell’estate. Ho sempre adorato la
primavera: è la mia stagione preferita. Le giornate si
allungano, si sentono
gli uccellini, l’aria si scalda e le giornate
all’aperto sono fantastiche. Per
quanto il lavoro mi consenta di stare all’aperto.
Entro
nella sede, prendo l’ascensore ed arrivo al bullpen con sette
minuti secchi di
anticipo: non c’è nessuno che batte freneticamente
sulla tastiera, nessuno che
sorseggia caffè, l’ufficio di Vance è
chiuso… l’unica anima viva sembro io,
qui. A parte Abby nel suo laboratorio che arriva alle sei e Ducky che,
mattiniero come sempre, starà chiacchierando con uno dei
suoi nuovi amichetti
giù nell’obitorio.
Poggio lo
zaino dietro la scrivania ed accendo il computer; poi mi incammino
verso le
scale per scendere in archivio, dove Gibbs mi starà
già aspettando.
Arrivo
velocemente al seminterrato e passo il garage, poi arrivo alla grata
dove Luke,
il guardiano notturno, sta per staccare dal turno.
- Ciao Luke.
Non è che mi apri prima di andartene? –
- Certo,
dolcezza. Prego. –
- Sai che
non mi piace sentirmi chiamare dolcezza… comunque grazie.
Riposati che stasera
devi tornare! –
- Lo farò,
stai tranquilla! Tu come stai? –
- Sono
qui, quindi direi che sto abbastanza bene… ciao. –
- Ciao. Ci
si vede. –
Entro
nell’archivio dove spunta Gibbs con il suo solito
caffè ben saldo nella mano
destra:- ‘Giorno, Ziva. –
-
‘Giorno Gibbs. Fino a che hanno devo riordinare oggi?
–
-
1997 ma… prima volevo parlarti, prima che DiNozzo sia qui.
–
-
Dimmi. – Mi siedo su una sedia imbottita nera, Gibbs fa lo
stesso
posizionandosi davanti a me, dall’altra parte della scrivania.
-
Come va? – Da quando in qua il capo mi chiede come va? Credo
sia la prima volta
in cinque anni.
-
Bene, perché? È successo qualcosa? –
-
No, anzi. Però Abby mi ha detto che sei strana
ultimamente… sicura che non sia
successo niente con Tony? Tutto a posto tra voi? –
Perché
Abby crede che sia strana? Che cos’ho che non va?
Parlerò con lei, più tardi.
-
Non ci sono problemi, perché? Che cosa ti ha detto Abby?
–
-
Vede che sei sempre un po’ stanca e una volta non stavi bene,
nel suo
laboratorio. –
Ah,
quello. Ero solo un po’ stanca, niente di più.
-
Va tutto bene Capo. Davvero. Non ho motivo di mentirvi, per prima cosa
ad Abby.
–
-
Okay Ziva. Se lo dici tu. Ho preferito parlarne con te senza che
DiNozzo di
preoccupasse nel caso in cui ci fosse stato qualche problema.
–
-
Grazie Gibbs. –
-
Nulla, ora sbriga quel lavoro sennò qui in giro potrebbero
credere che io mi
sia ammorbidito con l’età. –
-
Certo Capo, a dopo. –
Prendo
uno scatolone con delle vecchie pratiche datate “novembre
1996”, devo
riguardare otto mesi del lavoro di altri che non si sono preoccupati di
sistemare.
Per fortuna Tony dovrebbe arrivare qui tra solo un’ora.
Poteri sopravvivere
all’ammasso di polvere che regna sovrano qui e alla noia.
Mi
siedo dietro la scrivania ed apro lo scatolone, contiene una ventina di
fascicoli polverosi ed ingialliti che riguardano vari casi: rapine a
mano
armata, serial killer, marine strangolati, mogli di ufficiali scomparse
e altro
ancora. Sempre, più o meno, le stesse storie di tutti gli
scatoloni che ho
sistemato finora.
Passa
velocemente il tempo finchè leggo pratiche e fascicoli e,
mentre sono intenta a
leggere un rapporto su uno stupro, sento delle braccia familiari e un
bacio sul
collo che mi fanno venire i brividi; poco dopo una voce, la voce che
riconoscerei anche a chilometri di distanza, sussurra al mio orecchio:-
Sai, mi
sei mancata. –
-
A chi lo dici. – mormoro sentendo caldo in tutto il corpo,
come una scarica
elettrica.
Tony
mi dà un bacio sul lobo dell’orecchio prima di
scostarsi, con mio grande
disappunto, e sedersi di fronte a me, dove prima si trovava Gibbs.
I
momenti intimi, qui all’NCIS non sono molti, anzi. Direi che
scarseggiano e
parecchio. Laboratorio, bagno degli uomini e retro
dell’obitorio a parte,
naturalmente. Il mio posto preferito è il laboratorio,
quello di Tony il bagno
ma nei momenti in cui la maggior parte del personale se ne è
già andato a casa.
Diciamo che alterniamo i turni; l’obitorio sta stretto a
tutti e due, Ducky,
Gibbs o i cadaveri potrebbero accorgersi di qualcosa e farci licenziare
in
tronco; inoltre, sia io che Tony crediamo sia poco rispettoso per i
“pazienti”
di Ducky.
Mi
avvicino con fare malizioso al volto di Tony e gli do un piccolo,
leggero bacio
sulle labbra, prima di tornare a lavorare come se non avessi fatto
niente. So
che a Tony piace giocare a questo e, quando posso, lo assecondo.
-
Ah, mia piccola ninja. Ti piace giocare con il fuoco, vedo. –
Sorride e gli si
formano delle piccole rughette attorno agli occhi, ma faccio finta di
non
vederlo e cambio discorso.
-
Tony, secondo te, dove metto questo rapporto? Rapina o omicidio? Sono
citati
entrambi. –
-
Mmm, credo omicidio. In fondo, molti omicidi comportano rapine e
viceversa.
Omicidio. –
Prendo
il fascicolo e lo metto nell’ultimo spazio dello scatolone,
lo chiudo e mi alzo
dalla sedia girevole per posizionarlo sullo scaffale metallico dietro a
Tony.
Quando gli passo affianco, finge di toccarmi il sedere per sbaglio ed
io
sorrido senza farmi vedere.
-
Finito di giocare a stuzzicarvi l’uno con l’altra
voi due? – Abby, con la tuta
rossa che usa per venire al garage, ci guarda con aria severa a braccia
conserte,
ma non può fare a meno di mettersi a ridere quando la
guardiamo con fare
dispiaciuto per “l’incidente”.
-
Scusa Abby, non volevamo farci beccare. –
-
Siamo dei santi, in fondo, no? –
-
Okay, ragazzi. Sono venuta per dirvi che Gibbs vi vuole in ufficio.
Fareste
meglio a muovervi perché ha appena avuto un colloquio con
Vance e non è
dell’umore migliore per aspettare voi due. –
-
Grazie, Abby. –
-
Ci vediamo dopo. Ah, devo parlarti, più tardi. –
Esco
dal box metallico e Tony si chiude il cancelletto alle spalle, dopo
essere
uscito anche lui. Mi gira la testa e ho fame ma dobbiamo andare da
Gibbs, e in
fretta. Chiamo l’ascensore che non tarda ad arrivare ed
entrambi entriamo nella
scatola metallica. Tony sembra tranquillo, niente lo turba. Non mi ha
neanche
chiesto perché devo parlare ad Abby. Strano, non
l’ho mai visto così calmo in
cinque, lunghi anni. Bah, magari la vecchiaia lo sta rendendo un
po’ più
tranquillo, o forse ha trovato la pace interiore…
Io
invece sono tutt’altra cosa: un fascio di nervi. Se non fosse
che Tony è così
rilassato… Sinceramente non so perché ma
c’è qualcosa che non va: tutti che mi
dicono di stare attenta alla linea, poi con questo caldo ho la testa
che mi
gira peggio di una trottola e ho fame, spesso, quasi sempre. Poi, ho un
ritardo
ma mi è già successo altre volte, non dovrebbe
essere un problema. Con il caldo
può succedere, sarà uno scompenso, niente di
preoccupante credo. Una volta sono
quasi svenuta a casa, era un calo di pressione però
quest’anno il caldo mi sta
uccidendo pian piano.
Proverò
a parlarne con Abby; o Ducky. Insomma con qualcuno: non Tony
però, non vorrei
turbarlo troppo con delle impressioni che non servono a niente.
L’aria
dell’ufficio è molto più fresca di
quella dell’archivio e ringrazio chi ha
ideato il condizionatore. Appena arriviamo Gibbs si volta di scatto
verso di
noi:- Era ora! –
-
Capo, abbiamo fatto il prima possibile… - Uno scappellotto
colpisce la nuca di
Tony e lui si zittisce subito; non posso fare a meno di sorridere: mai
contraddire Gibbs quando è furioso. Questa regola
l’ho imparata lavorando qui,
nel manuale del capo non si trova.
-
Capo, perché ci hai fatto chiamare così in
fretta? Ci sono problemi riguardo al
caso? – McGee sbuca dal bagno degli uomini sistemandosi i
pantaloni: spero si
sia lavato le mani.
-
Ce lo hanno revocato. – Gli occhi glaciali del capo si posano
su ognuno di noi
in grado di cogliere qualsiasi nostra espressione.
-
Ma era la nostra giurisdizione! – Tony sbuffa sedendosi alla
sua postazione, io
mi appoggio alla scrivania: mi viene da vomitare. Ignoro questo bisogno
incombente e chiedo il perché di questa decisione.
-
Vance voleva che collaborassimo con la Guardia Costiera ma non ci
lavoro con
quella vipera della McKinley. Quando la licenzieranno io
tornerò a lavorare con
loro. –
-
Non poteva aiutarci qualcun’altro nelle indagini?
Chessò, l’FBI? – Anche McGee
si è seduto alla sua scrivania.
-
Non è il loro territorio. Passeranno a qualche altro ufficio
il caso. –
-
E noi, Capo, nel frattempo che facciamo? –
-
DiNozzo, torni in archivio e aspettiamo fino al prossimo marine
impiccato, giro
di prostituzione all’interno di un club frequentato da
giudici della nostra
giurisdizione o qualcosa di simile. –
-
Okay, Capo. Io e Ziva andiamo, allora. –
Devo
parlare con Abby. Non è possibile che io stia
così. Non è stagione da
influenze, questa.
Tony
si alza e si dirige verso l’ascensore, io non riesco a
muovermi: ho lo stomaco
sottosopra.
-
Ziva? Ziva? –
-
Arrivo. Un secondo. – Mi alzo con gambe tremanti e seguo Tony
in ascensore.
Le
porte si chiudono e ci lasciano soli, isolati da tutto l’NCIS.
Devo
essere pallida perché Tony mi guarda preoccupato:- Stai
bene? –
-
Sì… sì. – Mi appoggio ad una
delle pareti fredde.
-
Sicura? –
-
Sì, fammi solo parlare con Abby. Ti raggiungo dopo in
archivio. –
-
Okay, se viene Gibbs? –
-
Dì che ero da Abby per darle la notizia sul caso. Ci vediamo
dopo. –
-
A dopo. – Le porte si aprono al piano terra e Tony mi
dà un bacio.
-
Mi raccomando, se stai male, dimmelo che ti accompagno a casa.
–
-
Ho un’auto. –
-
Non vorrei… Ciao. – Mi saluta ancora e lo vedo
scomparire dietro l’angolo del
corridoio.
Da
quando ho perso il bambino, se sto male, Tony insiste per
accompagnarmi. Ha
questa paura, non riesce a non pensare a qual che è successo
e non riesce ad
evitare di farsene una colpa. Mi dispiace vederlo così,
quando si incolpa per
tutto quel che è accaduto sette mesi fa.
Ma
ora sia io che lui siamo felici, anche senza figli, per adesso. Se
arriveranno
non ci saranno problemi. Io lo amo e lui ama me, per ora mi basta.
Mi
sento completamente bene per la prima volta in tutta la vita. Ed
è una
sensazione fantastica; a parte questa nausea che va e viene.
Busso
al laboratorio di Abby ma non ricevo risposta: la musica è
ad un volume così
alto che non riuscirebbe a sentire uno sparo. Credo sia gothic rock, o
qualcosa
del genere. Mi aveva prestato uno dei suoi cd pochi mesi dopo che sono
arrivata
qui ma dopo le prime tre canzoni ho spento il lettore.
-
ABBY! – Non c’è altro modo: urlare,
urlare e ancora urlare per sovrastare
queste chitarre elettriche.
La
nostra scienziata si volta di scatto e sorride appena mi vede: indossa
ancora
la tuta rossa, deve essere appena tornata dalla rimessa. Prende un
piccolo
telecomando e spegne la musica; che sollievo. Amo il silenzio.
-
Ciao Ziva! – Mi corre incontro e mi abbraccia stretta, sto
soffocando.
-
Ciao, Abby. – Mi siedo su uno degli sgabelli, meglio che
stare in piedi, forse
mi passa.
-
Sei pallida, tutto bene? – Abby mi prende per la spalle e
guarda attenta i miei
occhi, in creca di qualcosa che non va.
-
Sì, cioè no. Ci hanno tolto il caso. –
-
Oh mio Dio! E Gibbs come l’ha presa? Sta male? Scommetto che
ha indossato
ancora una volta quel suo sguardo indecifrabile, con gli occhi gelidi
che lo
contraddistinguono. Anche se Gibbs non è così: si
mostra gelido ma è buono. Mi
porta il caffè tutti i giorni! A proposito di
caffè, ho bisogno di un “Caf Pow”
ma se vi hanno tolto il caso non credo di vedere alcun caffè
per oggi… forse
potrei andare a prenderlo nella pausa pranzo. Vieni a mangiare con me
oggi? Non
avete alcun caso da risolvere! Convincerò io Gibbs,
tranquilla! Ma… sicura di
stare bene? Hai una faccia. –
Si
è fermata. E si è persino seduta: non si siede
quasi mai Abby, deve essere
davvero preoccupata.
-
Puoi capire se ho qualche allergia o un’influenza? Non sto
bene, oggi. –
-
Lo sapevo! Lo sapevo! Non è OGGI che non stai
bene… anche l’altra settimana sei
quasi svenuta e proprio qui! Ti faccio subito un tampone ma credo che
Ducky sia
più indicato… vuoi che lo faccia venire qui?
–
Mi
sento stupida. Insomma, non serve scomodare tutta l’NCIS
perché ho un po’ di
nausea. Forse ci vorrebbe solo un the caldo.
-
Ah, non serve. Non sto così male… una tisana
sistemerà tutto. –
-
Beh, adesso vedo che posso fare… forse posso provare a
vedere se sei allergica
a qualche prodotto che uso in laboratorio. Magari sei venuta a contatto
con
qualcosa. –
-
Grazie. Ma non ti preoccupare. –
Abby
prende delle piccole fiale e delle siringhe ed inizia a pizzicarmi il
braccio
con varie sostanze. Non ho mai sofferto di allergie, perché
dovrei iniziare
ora? Tutte le prove danno risultato negativo ed Abby salta sullo
sgabello di
fronte al mio per chiedermi:- Allora, che sintomi hai? –
-
Mah, mi gira spesso la testa ma credo sia per il caldo, ho spesso fame,
ho la
nausea, specialmente oggi. Nient’altro. –
-
Sei ingrassata? Hai un ritardo? –
-
Sì, ma il ritardo mi è già
successo… sempre per colpa del caldo, degli sbalzi
di temperatura. Avevo già fatto qualche visita. –
-
Di recente? –
-
No, un paio di anni fa mi era successa quasi la stessa cosa: tranne che
per la
nausea e le vertigini. –
-
Certo che ti facevo più attenta e perspicace eh!
Ziva… - le brillano gli occhi,
che stia per piangere? – Tu… sei incinta!
–
Sto
per cadere dalla sedia. Non riesco a reggermi… sono
davvero… incinta?
-
Eh? – Mi esce un gridolino strozzato, sento caldo, tanto
caldo.
-
Sì! Sei incinta! Che cos’altro potrebbe spiegare
questi sintomi sennò? O mio
dio diventerò zia! Credo che se sarà una femmina
dovresti chiamarla Kate. È un
bellissimo nome. Un maschio invece… Beh, Tony
vorrà chiamarlo Anthony Jr. ma
dovrai vedertela tu! Oh, sono felicissima! –
Mi
abbraccia forte ma non riesco a crederci… Io? Mamma? Okay,
la prima volta me ne
sono fatta subito una ragione, io e Tony non eravamo nemmeno
insieme… era tutto
così… surreale.
Ora,
no. Non riesco a pensarci, a farmene una ragione. Come lo
dirò a Tony? Non è
ancora tutto sicuro, però. Meglio prendere un test.
-
Abby… ho bisogno di un test. Ma non posso uscire fino a
questa sera… tu esci in
pausa? –
-
Sì, non ti preoccupare, andrò io. Voglio proprio
sapere come lo dirai a Tony. –
-
Beh, niente è ancora sicuro. Magari ho davvero dei cali di
pressione, magari
non sono incinta, magari…- Mi si spegne la voce. Non riesco
a pensarci. Non
sono nata per fare la madre, sono un’assassina, una spia. Non
so cambiare un
pannolino, non so preparare il latte non sono una madre. Come
farò?
Sento
lo sconforto assalirmi, non ce la faccio. Ho un bambino dentro di me.
Un
bambino, una vita.
Abby,
che deve aver capito che sono turbata, mi prende per la spalle e mi
abbraccia:-
Non ti preoccupare, Ziva. Andrà tutto bene, tu e Tony avrete
un figlio
fantastico. Sarete una famiglia fantastica. – Sorride e non
posso fare a meno
di fare altro; Abby sa come tirare su il morale a chiunque.
Ora
devo farmene una ragione: sarò madre e Tony papà.
Lui sarà perfetto, io… beh,
imparerò.
-
Per favore Abby, non dirlo a nessuno. Neanche a Gibbs, o a Ducky. Okay?
–
-
Bocca cucita! –
-
Grazie. –
-
Tra un’ora andrò a prenderti il test: ti chiamo
appena torno, okay? –
-
Ti ringrazio, Abby. Ti voglio bene. –
-
Congratulazioni, Ziva. E fai gli auguri anche a Tony, appena lo
saprà. –
-
Buon lavoro Abby. –
***
Mi
chiudo la porta di casa alle spalle. Ho fretta, tra un’ora
Tony arriverà a casa
e devo sbrigarmi. Lascio la borsa nell’ingresso, tolgo le
scarpe e vado in
bagno con il test in mano. Ho paura; una paura mista ad eccitazione
però: sarei
felice in qualunque caso.
Seguo
le istruzioni ed aspetto con l’ansia che cresce ad ogni
minuto che mi separa da
quello che sarà il mio destino. Passano i minuti e la
risposta non tarda ad
arrivare: positivo. Ancora, come la prima volta.
La
mia mente torna indietro, mi sembra di rivivere il replay di quel che
è già
successo: la notizia, il volto di Tony quando è venuto a
saperlo, la prima
ecografia. Cambia la casa, cambiano le mie paure, cambia la situazione,
cambia
il fatto che so come potrebbe reagire Tony, cambiano le situazioni.
Respiro
profondamente ed esco dal bagno; non posso fare a meno di sfiorarmi la
pancia e
sorridere. Avrò un bambino, e il padre è Tony.
Quello che desidero da tre anni
a questa parte si sta avverando.
Vado
in soggiorno a leggere un libro, in attesa che Tony torni a casa. Forse
dovrei
preparare un discorso. No, meglio improvvisare.
Sento
l’auto parcheggiarsi sul nostro vialetto e dopo pochi secondi
la porta
d’ingresso aprirsi:- Ciao, piccola ninja! –
Tony
lascia lo zaino affianco al mobile d’entrata e mi bacia
dolcemente. Poso le
braccia attorno al suo collo e lo stringo più forte. Lui
inizia a baciarmi il
collo, lo libero della giacca e della cravatta, lui mi toglie la maglia.
Arriviamo
in camera però non riesco ad andare oltre: sto per vomitare.
Mi
alzo dal letto e corro in bagno: sento lo stomaco contorcersi in una
morsa.
Devo appoggiarmi al muro. Okay, è passato. Tony mi ha
seguito e mi sta
guardando preoccupato:- Sicura di star bene? Vuoi che chiami un
dottore? –
-
No, so che cos’ho. – Mi siedo per terra, accanto al
muro e invito Tony a
sedersi vicino a me:- Vedi, devo dirti una cosa. –
Gli
prendo la mani e Tony mi guarda in silenzio, con lo sguardo che lascia
trapelare agitazione:- Vedi, credo di essere… incinta.
–
Lo
vedo spalancare gli occhi e poi, dopo aver realizzato quel che gli ho
detto, mi
chiede in un sussurro:- Davvero? Ne sei sicura? –
-
Ho fatto il test, l’ha preso Abby questa mattina. Il
risultato è positivo. –
-
Oh mio dio. – Succede tutto in fretta: lo vedo spalancare la
bocca e sorridere,
io mi ritrovo stretta tra le sue braccia.
Mi
scende una lacrima di gioia, solo ora sto realizzando tutto. Ne sono
consapevole, Tony ne è venuto a conoscenza, credo sia il
giorno più bello della
mia vita. Tony si stacca e mi guarda, prima di baciarmi dolcemente:- Te
l’ho
mai detto che ti amo? –
-
Fa bene sentirselo dire spesso. Ti amo anch’io. –
Torno
ad abbracciarlo e chiudo gli occhi; ringrazio mentalmente tutti quelli
che,
volontariamente o meno, hanno fatto sì che questo giorno
accadesse: ringrazio
Ari che, anche se ha provocato del dolore alla mia nuova famiglia, mi
ha fatto
arrivare fino a qui, ringrazio Jenny che mi ha voluta con lei,
ringrazio Gibbs
che mi ha accettata nella squadra, ringrazio mio padre per avermi reso
le cose
difficili, ringrazio Vance per aver diviso la squadra e aver fatto
capire sia a
me che a Tony quanto tenessimo l’una all’altro,
ringrazio la nostra missione
sotto copertura dove ha iniziato a piacermi l’uomo della mia
vita, ringrazio
Jeanne perché da quando erano insieme mi ha reso gelosa
facendomi aprire gli
occhi, ringrazio l’NCIS per essere stato fondato, dico grazie
ad Abby per
avermi sostenuta e aver comprato il test, dico grazie alla sera in cui
abbiamo
fatto l’amore per la prima volta, ringrazio tutto quel che
è successo in questi
cinque anni, ringrazio me stessa per non essermi mai arresa e,
soprattutto,
ringrazio lui che ora se ne sta tra le mie braccia, avendomi portato
nel grembo
mio figlio.
È finita.
Prima faccio un po’ di
sproloquio e poi passo a dire una parola a tutti okay? Iniziamo: spero
che il
finale non vi abbia deluso, probabilmente ve lo aspettavate
già, ma spero di
aver reso le idee al meglio. Mi sono resa conto anch’io che
l’insieme è un po’
OOC (punti di vista dei protagonisti compresi) ma sono una romanticona
e non
riesco a vedere tutto con occhio obiettivo.
I grazie da parte di
Ziva credo siano la cosa migliore di tutta la fanf, avevo i brividi
finchè
scrivevo, quindi non criticatemeli (i miei piccini J).
Per qualsiasi e dico qualsiasi
domanda o cosa da dover sapere, appunto eccetera fatemi un fischio
eee… beh,
direi che posso concludere anch’io.
Ringrazio tutti quelli
che hanno letto, tutti quelli che hanno messo la storia tra le
preferite, ricordate
o seguite, ma soprattutto chi ha recensito (sappiate che siete i miei
preferiti
perché mi avete spronato ad andare avanti fino ad adesso
xD). Un grazie a chi
mi conosce “dal vivo” come la Gori e la Parissa, un
grazie alla mia più grande
fan e a tutti quelli che mi hanno riempito di complimenti e critiche,
rispondendo alle mie fissazioni assurde e ai miei squilibri mentali.
Ringrazio
la mia testa bacata per aver prodotto la fic e chi mi ha fatto scoprire
EFP
permettendomi di “conoscere” persone davvero
favolose.
Ringrazio anche chi non
ho ringraziato perché io rimarrei delusa se non ci fosse
qualcosina anche per
me.
Ringrazio chi ha
pianto, riso e si è preoccupata per quello che sarebbe
successo ai
protagonisti.
E infine, anche se non
lo verrà mai a sapere, ringrazio Donald P. Bellisario e Don
(non ricordo il
nome ma mi sembra che sia giusto) McGill per aver realizzato un
telefilm tanto
speciale che ricorderò per sempre.
Grazie a tutti, di
cuore.
Sara.
P.S.: Non so come si
faccia una prova allergologica, non ne ho mai fatta una (almeno che io
ricordi). Perdono se ho sbagliato. :)