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Autore: Knuckster    14/04/2011    9 recensioni
Sonic the Hedgehog, nella sua giovane vita, ha affrontato innumerevoli sfide, a volte al di là della sua portata e quasi sempre scatenate dal dottor Eggman. Questa volta, però, si ritroverà a combattere un avversario molto più oscuro, disposto a sterminare tutta la razza mobiana senza alcuna pietà. Basterà avere al suo fianco tutti i suoi amici di sempre per sventare la pericolosa minaccia? [contiene "Sins of Purity Saga", "Chaos Millennium Saga", "Pieces of Eternity Saga", "Solo noi e nessun altro", "Ciak, si canta!"]
ATTENZIONE: Full Speed Ahead contiene storie terminate e aggiornate al 2011. Personaggi e ambientazioni hanno subito un REBOOT nella successiva storia della serie, "Sonic the Hedgehog: Legacy of Argus". Buona lettura a tutti!
Genere: Avventura, Commedia, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Sonic the Hedgehog: A Blue Bolt Saga'
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Sonic The Hedgehog Full Speed Ahead #01

SONIC THE HEDGEHOG:

FULL SPEED AHEAD

#01

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SINS OF PURITY Saga

Sfumature di blu, di rosso e di nero

Scritto e ideato da: Knuckster

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Emerald Beach – Giorno 1 (Ore 8:00)

     Che sensazione magnifica il vento fresco che sferza sul tuo viso quando corri libero senza alcun pensiero al mondo! Solo tu ed un immenso spazio a tua disposizione per scatenarti a velocità folle con la sabbia che schizza via al tuo passaggio. Ma così è fin troppo noioso… Perché non aumentare un po’ la velocità? In fondo non c’è nessun Tails che raccomanda di fermarti e di andare a velocità moderata.

     - Potresti andare a scontrarti con qualcosa, e in men che non si dica ci ritroveremmo tra capo e collo una frittella di riccio blu! E’ meglio non esagerare! -

     Certo! Come se potesse capitarti una cosa così stupida! Non a te, il più veloce tra i veloci! Ma cosa crede Tails, che quando corri lo fai con gli occhi bendati? Come se quando tutte quelle volte che hai rischiato di rimetterci gli aculei per fare la cosa giusta ti sia preoccupato di correre a velocità sostenuta. Come se tutte quelle volte che hai fatto in tanti pezzi i giocattoli meccanici di Eggman ti sia preoccupato di moderarti nella tua smania d’azione per paura di finire schiacciato contro il metallo! Semplicemente ridicolo! No, continuerai la tua folle corsa al galoppo della vita senza un freno, vivrai, o meglio correrai, ogni attimo della tua esistenza senza preoccuparti di quello che accadrà in futuro.

     Corri, sempre più forte, più veloce!

     WHAM!

     - Aaaagh! -

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Angel Island – Giorno 1 (Ore 8:00)

     Se fossi estraneo alla faccenda ti renderesti conto che si tratta di una scena piuttosto singolare. Ti chiederesti se fosse un folle frutto della tua fantasia, una strampalata visione come uno tra i più strampalati sogni nella tua testa o semplicemente la pura e semplice realtà. Ammettilo, è piuttosto curioso trovare qualcosa di simile in qualunque angolo del pianeta. D’accordo, c’è un'isola fluttuante sospesa nel vuoto sulla quale trovi un'echidna di color rosso intenso, eretto sulle zampe posteriori, con le braccia conserte, rigido come una statua, fermo e immobile come un cane da guardia. Adesso stai forse meditando di farti rinchiudere in manicomio? Io dico di sì. Tuttavia, la vista di un enorme e scintillante smeraldo verde, incastonato in un grande altare di pietra, ti farebbe rinsavire immediatamente. Sano di mente o no non ci penseresti due volte a buttarti a capofitto su quella straordinaria pietra dal valore incalcolabile. Farebbe impazzire i più valenti ladri di gioielli del mondo.

     Sorridi al pensiero di una Rouge con gli occhi fuori dalle orbite per lo stupore, ingolosita da quel gioiello straordinario e con le mani pronte ad appropriarsene. E se quella Rouge avesse messo le zampacce sullo smeraldo, che avresti fatto? Non ci avresti pensato due volte e l’avresti gettata giù dall’isola senza tante cerimonie. Qualcuno dice “il gentil sesso non si sfiora neanche con un dito”. Gentil sesso o no, chiunque si avvicini alla pietra, una ladra di gioielli o un feroce drago sputa fuoco, dovrà vedersela con Knuckles. Perché cos’altro avrebbe dovuto fare se non quello?

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Posizione ignota – Giorno 1 (Ore 8:00)

     M.

     Che cos’è? E’ uno strano suono che viene fuori dalla tua bocca, un fonema prodotto dall’aria che esce dalla tua gola per ricongiungersi al mondo esterno, una vibrazione che capti con le tue orecchie derivante dall’unione delle tue labbra. Una cosa stupida a pensarci bene, eppure per te è il preludio di qualcosa, l’inizio di una cosa che per te ha un significato intenso, ma allo stesso tempo dolce.

     A.

     Un’emissione di fiato protratta per qualche interminabile istante. Un seguito naturale del tuo ultimo pensiero.

     R.

     Come un gioco di numeri in cui ognuno ha il suo successore preciso e destinato. Nessuno sa perché sia quello, per quale motivo lui e non qualche altro. Ma è così.

     I.

     Cominci a prendere conoscenza. Un curioso formicolio divampa nel tuo braccio sinistro e, tornata la sensibilità, ti accorgi di una fortissima emicrania che ti spacca la testa.

     A.

     Come un’ondata impetuosa, i tuoi ricordi affiorano nella mente, in una valanga devastante che temi possa frantumarti il cervello per la sua violenza. Eppure non ti sei mai sentito così cosciente e lucido. La comprensione ti assale come farebbe un grande leone addosso all’antilope. Non ti sembra niente di particolare ma allo stesso tempo ha un significato profondo.

     M-A-R-I-A. Cosa potrà significare? Un lampo blu che sfreccia a velocità supersonica nella tua testa.

     - Maria! -

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     - Aaaagh!! -

     Che dolore! Ma come era stato possibile? Non era mai capitato! Era talmente immerso nei suoi pensieri che non si era reso conto della grande palma davanti a lui mentre sfrecciava a velocità supersonica per la spiaggia. Un grande dolore esplose sul suo volto mentre sentiva ancora la pressione del tronco dell’albero sul naso. Con le lacrime agli occhi, strepitando e saltellando come su carboni ardenti, piegò le ginocchia e spiccò un salto perfetto che lo portò a più di quattro metri da terra. All’apice del balzo, cacciò un urlo fortissimo di dolore e nel preciso istante in cui richiuse la bocca ricadde sulla sabbia.

     Un po’ sconcertato, Sonic the hedgehog sbatté per due volte le palpebre e non riuscì a trattenere un sorriso. Subito dopo, si rotolava sulla sabbia in preda alla risate tenendosi la pancia. Qualche secondo dopo ancora, si trovava steso con le mani sulla nuca a guardare l’azzurro cielo mattutino. Com’era bello poter godere di quei pochi momenti di pace senza dover pensare a nulla, senza avere il peso di un pianeta sulle spalle, senza avere la responsabilità della salvezza di migliaia di persone. La sua naturale vocazione all’eroismo e alle imprese spericolate lo aveva, infatti, messo più volte nella condizione di doversi accollare il benessere di decine e decine di anime. Non era una cosa che aveva chiesto o che aveva voluto, ma di certo non avrebbe potuto ignorare il pericolo che si andava costituendo per tutti quegli esseri innocenti e, non per ultimo, per sé stesso. E dato che la natura gli aveva offerto un dono, un dono supersonico, era suo preciso dovere sfruttarlo per salvaguardare la serenità di quelli come lui. E non si sarebbe mai tirato indietro.

     Quello a cui però sarebbe andato incontro nei giorni seguenti lo avrebbe costretto a ripensarci seriamente. Più e più volte si sarebbe chiesto se le sue capacità sarebbero state sufficienti ad evitare il totale annientamento e, addirittura, sarebbe stato tentato di gettare definitivamente la spugna. Buffo come, quando uno meno se lo aspetta, il destino tessa per lui delle sottili ed ironiche trame.

     Mentre mille pensieri sfrecciavano nella testa di Sonic alla sua stessa velocità, qualcosa lo costrinse a voltare la testa, e se non lo avesse fatto, probabilmente la sua giovane vita sarebbe stata in grave pericolo. Qualcosa di informe e nero stava volando ad una velocità pazzesca a pelo d’acqua. Sembrava quasi un mantello da pioggia che veniva portato via dal vento. Il problema era che non c’era un filo di vento quella mattina!

     Sonic si rizzò in piedi, incuriosito da quello strano fenomeno. In quell’istante, la strana massa informe aveva bruscamente cambiato direzione e stava sfrecciando verso di lui. Non un solo muscolo di Sonic accennò a volersi spostare. Abituato com’era a non avere paura e ad accettare ogni sfida, si mise a braccia conserte e aspettò sogghignando che lo strano oggetto gli venisse incontro. Sonic era lì e quella strana cosa era a meno di tre metri da lui. Nei secondi successivi, la massa nera si era avvicinata ad un pelo dallo stomaco del riccio e quest’ultimo, con un rapidissimo scatto, si era mosso e aveva schivato l’impatto spostandosi fulmineo verso destra. La massa continuò la sua folle corsa e penetrò nella fitta vegetazione sparendo alla vista.

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     Perché cos’altro avrebbe dovuto fare se non quello? In fondo era il suo compito e aveva giurato molto tempo fa che l’avrebbe portato a termine. Il fatto era che non sapeva se ci fosse o no un termine. Per quanto ancora Knuckles avrebbe dovuto fare la guardia e proteggere il Master Emerald? Anche con la sua vigile sorveglianza ci sarebbe sempre stato qualcuno che avrebbe tentato di appropriarsene… e lui l’avrebbe fermato come ogni volta. E allora? Era quello il suo destino? Rimanere su quell’isola galleggiante fino al resto dei suoi giorni? E quando Knuckles sarebbe passato a miglior vita sarebbe stato sostituito? Non aveva mai conosciuto altre echidne all’infuori di suo padre e, più di recente, di Tikal(1) Nessuno dei due però era più accanto a lui, quindi non aveva nessuno a cui dare conto delle sue scelte o che lo spingesse a rispettare le sue responsabilità! Dunque, finché esisteva il Master Emerald, la vita di Knuckles era legata a quell’isola e non avrebbe mai conosciuto la libertà di andare dove voleva e di fare ciò che voleva…

     Quanto aveva invidiato Sonic per la sua spensieratezza e la sua vita così sregolata e sciolta. Lui avrebbe potuto fare qualunque cosa gli passasse per la testa. Gli bastava desiderarlo e in men che non si dica era accontentato. Non aveva pesi, non aveva responsabilità, non era costretto a rimanere vita natural durante a guardia di un’enorme pietra luminosa. E solo quel pensiero lo faceva diventare verde d’invidia. Certo, le echidna sono sempre state creature fiere, giuste e di parola. Se aveva accettato un compito, ebbene, lo avrebbe portato a termine, ma Knuckles era stanco di quella vita. Lui era l’ultimo della sua specie, era quasi del tutto sicuro che non ci fossero altri come lui nel resto del pianeta. Se avesse disertato i suoi obblighi che cosa sarebbe potuto succedere di tanto grave?

     Ansioso, l’echidna rossa salì i gradini di pietra che lo separavano dall’enorme gemma. Il rumore dei suoi passi ruppe il silenzio tombale. Stette fermo di fronte allo smeraldo per qualche minuto e molto lentamente sollevò la sua mano destra stretta a pugno. Stava per farlo… stava per distruggere il Master Emerald… Ma che sarebbe successo se l’avesse fatto? Questa è una domanda che Knuckles come suo solito non si pose. Era troppo impulsivo per soffermarsi più di un secondo sulla conseguenza di un suo gesto fisico. Sferrò un gancio micidiale e chiudendo gli occhi si preparò all’impatto con la pietra e al rumore di roccia frantumata.

     Quando riaprì gli occhi, senza capire come, si ritrovò lungo e disteso per terra fuori dall’altare. Subito dopo avvertì una fitta dolorosa alla spalla e al mento. Era evidentemente stato colpito in volto e scaraventato giù dall’altare. Il dolore alla schiena era conseguenza dell’impatto con il duro terreno. La rabbia cominciò a montare pericolosamente, tanto che si rizzò in piedi rapidamente. Si guardò attorno con la speranza di trovare qualcuno con cui sfogarsi e lo individuò in una strana massa nera fluttuante che si muoveva di fronte a lui.

     Sulle prime, Knuckles non capì cosa fosse, ma ogni sua perplessità svanì quando l’oggetto cominciò a mutare davanti ai suoi occhi. Pian piano, la massa cominciò a prendere forma. I suoi contorni si dilatarono e la materia che costituiva il suo corpo si espanse con un leggero sibilo. In un battito di ciglio, Knuckles si ritrovò di fronte un piccolo essere nero come la pece che indossava una tuta elastica, un pesante mantello scuro, dei guanti protettivi e una maschera di stoffa che gli copriva gran parte del volto. L’unica parte visibile erano i grandi occhi bianchi privi di pupille.

     Knuckles non diede segno di stupore. Era troppo abituato a non temere nulla e nessuno e anche quando lo strano essere si esibì in un’inconfondibile posa da combattimento, l’echidna sorrise e si preparò al confronto.

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     - Maria! -

     Come mai questo nome aveva così importanza per lui? Chi era Maria? Tartagliato da dolori in tutto il suo corpo, il riccio nero si puntellò con le mani e sollevò dolorosamente il suo corpo muscoloso. Era interamente coperto di graffi ed escoriazioni varie, alcune delle quali erano molto marcate. Non riusciva a ricordare l’occasione nella quale se le era procurate ma non ne dette molta importanza. Anche se su di una parte di lui faceva un certo effetto guardarsi così conciato, l’altra parte non si scomponeva minimamente. Il dolore fisico non aveva importanza e non era motivo di preoccupazione, lo sentiva.

     Molto lentamente, il riccio nero cominciò a guardarsi intorno. Sulle prime credé di essersi risvegliato nell’oltretomba, ma si rese ben presto conto di essere in un grande spazio desolato e arido. La terra rossa era prosciugata e secca e non c’era una forma di vita per chilometri e chilometri se non qualche spoglio e scheletrico tronco avvizzito sparso per il deserto. Il riccio si alzò in piedi, ancora dolorante, e gettò uno sguardo alla volta celeste sopra di lui. I ricordi e i pensieri nella sua testa erano molto confusi. Quasi quasi non rammentava neanche il suo nome. Con un enorme sforzo tentò di afferrare le sue memorie con il risultato di farsi venire un tremendo mal di testa. Si sentiva stranamente svuotato, come se un attimo prima avesse avuto per le mani un grande potere e questo gli fosse stato sottratto di colpo. Tuttavia, avvertiva qualcosa nei suoi polpastrelli, come un crepitio elettrico che protestava per venire fuori. Osservando attentamente, schioccò le dita ed un lampo viola sgorgò dalla punta di pollice ed indice e brillò sfavillante per qualche secondo. Era come se il riccio se l’aspettasse perché non diede cenno di stupore, tuttavia non riusciva a ricordare di poter fare simili cose.

     Un fruscio insistente riempì l’aria intorno a lui. Dapprima non ci fece caso, ma quando avvertì qualcosa posarsi sul terreno dietro di lui ebbe una strana sensazione. Senza neanche usare gli occhi, ebbe in un istante la consapevolezza che qualcuno, o qualcosa, era dietro di lui e che non aveva intenzioni pacifiche nei suoi riguardi. Senza pensarci due volte, Shadow the hedgehog si voltò e si preparò alla battaglia.

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     La sagoma nera schizzò fuori dalla macchia di vegetazione e si fiondò su Sonic che, senza esitare, si catapultò a destra facendo schiantare la materia ignota contro una roccia. Quando Sonic rialzò lo sguardo, vide un soggetto tutto ammantato di nero, alto quasi quanto lui e con il volto coperto da una grande maschera di stoffa. Pareva quasi un guerriero ninja, anche se i combattenti di cui si sentiva parlare nelle leggende antiche dovevano di sicuro essere più alti di così. Sulle prime il riccio rimase di sasso, e manifestò il suo stupore con un fischio sommesso,  ma quando il piccoletto si rialzò rimase guardingo.

     Senza spiccicare parola, il nemico prese una lunga rincorsa e si gettò a capofitto contro il suo nemico. Sicuro di sé, Sonic spiccò uno dei suoi lunghi salti in alto e spinse con le mani le spalle del suo aggressore, esattamente come se avesse saltato una cavallina, risultando nella pesante caduta dell’avversario sulla sabbia. In un istante, il corpo del guerriero si dissolse in spessi fili di fumo che fluttuarono a distanza di sicurezza per poi fondersi ancora una volta insieme e materializzare così la figura scura e minacciosa.

     - Mica male come trucchetto! - commentò il riccio con un ghigno, scarsamente impressionato.

     Scattante come suo solito, diede inizio alla sua corsa supersonica intorno all’aggressore per disorientarlo e sollevare sabbia in modo da impedirgli la visuale. Fu solo qualche istante dopo che avvertì una forte botta in volto e capitombolò nuovamente al suolo. Il nemico era riuscito a colpirlo con un pugno poderoso e ad atterrarlo senza difficoltà. Come aveva fatto a colpirlo con tanta precisione se lui si stava muovendo più velocemente dell’occhio? Sconcertato, Sonic studiò con attenzione il suo avversario e gli concesse di avvicinarsi minacciosamente.

     - Aspetta, non è che ti va di parlarne? - gli chiese, sorridendo nervoso.

     L’aggressore sferrò un pugno destro velocissimo, ma Sonic riuscì a bloccarlo e a contraccambiare con un montante sinistro. Il ninja volò per oltre due metri e si accasciò a terra.

     - Wow! Potenza dei ricci! Poi non dire che non te la sei cercata! -

     Sicuro che lo scontro fosse in procinto di terminare, Sonic stava per abbassare la guardia quando avvertì la presenza di qualcun’altro alle sue spalle. Non fece neanche in tempo a voltarsi che ricevette un pugno rapido per la seconda volta in pochi secondi. L’attacco lo aveva costretto ad indietreggiare di qualche passo. Si massaggiò la guancia indolenzita dal colpo e trovò fondamento nelle sue previsioni quando si assicurò che c’era un secondo ninja, se così si potevano chiamare, sul sentiero di guerra.

     - Quello si chiama giocare sporco, amico! - affermò il riccio, senza nascondere la sua irritazione - Ma se ci tenete ad essere massacrati dal sottoscritto allora preparatevi a giocare sul serio! -

     L’avversario scagliò un altro colpo ma Sonic saltò molto in alto e, con una capriola perfetta, cominciò a ruotare su se stesso nella sua micidiale azione rotante. Con un’inaudita violenza, gli piombò addosso, provocandogli danni rapidi ed inesorabili. La forza centrifuga del suo classico attacco sbalzò l’avversario dalla sua traiettoria, rendendolo momentaneamente inoffensivo.

     - E che ci vuole? - considerò Sonic tra sé e sé.

     Il riccio rimase quasi deluso che lo scontro fosse finito così presto, ma le sue aspettative furono ricompensate quando il primo ninja si rimise in carreggiata e cominciò a correre verso di lui. Contento della nuova sfida, Sonic si riscaldò i muscoli sgambettando per qualche secondo sul posto per poi schizzare a velocità folle attraverso la spiaggia.

     Ridendo e assaporando ancora quella libertà, aumentò la velocità arrivando quasi ad infrangere la barriera del suono. Anche se credeva fosse perfettamente inutile anche solo ipotizzare che i nemici lo stessero inseguendo, Sonic si voltò per guardare la sua scia. Rimase sbalordito quando scoprì che i due avversari, nella loro forma fluttuante, riuscivano a stare al suo passo. Decise allora di dare il meglio del suo repertorio e di arrivare a velocità supersonica, ma scrutando la strada davanti a sé gli venne un’idea migliore. Puntellando i piedi sul tracciato, cominciò la brusca frenata a circa cinque metri da una grande roccia che ostruiva la strada per fermarsi appena in tempo ad un centimetro da essa. Come Sonic aveva previsto, i due figuri, non dotati di piedi in quel momento, non poterono in alcun modo frenare e così, dopo che il riccio si accovacciò, si schiantarono fragorosamente contro la pietra facendone addirittura schizzare piccoli granelli.

      - Accidenti, potreste partecipare ai campionati di zuccate contro la roccia, ragazzi! - propose con sarcasmo Sonic, ridendo sotto ai baffi.

      Il riso scomparve dal suo viso quando ricevette un calcio girato che lo scaraventò sul bagnasciuga. Uno dei guerrieri si era rialzato in fretta ed aveva scaricato la sua furia in un modo sconveniente. Indietreggiando a gattoni all’indietro, il riccio si trovò in un vicolo cieco. Davanti a lui c’era il suo nemico, e dietro un’immensa distesa di acqua, una debolezza che non aveva ancora avuto modo di superare(2). L’avversario stava ormai facendo roteare il pugno destro per caricare il prossimo attacco. Sonic chiuse gli occhi e si protesse il viso con le braccia aspettando l’impatto che però non avvenne. Sentì un forte tonfo e, quando decise di dare una sbirciatina, vide il ninja barcollare sul posto e piombare sulla sabbia asciutta.

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     Knuckles non aveva mai visto un essere del genere e, francamente, non gli importava per niente sapere chi fosse. Se quel tipo desiderava combattere con lui voleva dire che sperava di impossessarsi del Master Emerald ed ovviamente l’echidna non l’avrebbe mai permesso. Sebbene poco prima stava quasi pensando di distruggerlo, non sarebbe certo venuto meno ai suoi obblighi a causa di nessun’altro che non fosse stato sé stesso. Aveva pur sempre un orgoglio da difendere.

     Senza perder tempo a rimuginare, Knuckles caricò il suo pugno diretto destro pronto a spedirlo in faccia all’avversario, ma prima di poter portare a termine l’attacco, venne colpito allo stomaco. Indietreggiando, l’echidna si accorse che era apparso un altro nemico, accovacciato davanti a lui e che gli aveva sferrato quel colpo a tradimento. Studiando la seguente mossa, Knuckles camminava piano attorno agli avversari. Prima che potesse pianificare un attacco, il primo balzò contro di lui con un calcio volante mentre l’altro sferrò un pugno diretto. Con sorprendente velocità, parò il calcio mandando a terra il primo rivale con un potente montante e, girandosi di scatto, colpì il secondo con una gomitata in pieno viso. Per concludere, Knuckles afferrò una gamba a ciascuno dei due e, facendoli roteare sul posto per qualche secondo, li scaraventò a cinque metri di distanza. In preda alla foga del combattimento, effettuò il suo ultimo devastante attacco. Conficcò i chiodi dei suoi guanti nel terreno e con una forza ed un’abilità sconosciuta, disseppellì un pezzo di roccia di dimensioni non indifferenti, sollevandolo sopra il capo per poi lanciarlo a tutta forza sui malcapitati. L’impatto fu così tremendo da risuonare con un rimbombo potente nel punto in cui la pietra aveva cozzato contro il corpo dei nemici. Soddisfatto di sé, Knuckles si avvicinò circospetto e scoprì con sconcerto che i due erano spariti. Attento come non mai, l’echidna si guardò intorno e vide del denso fumo nero alle sue spalle condensarsi per materializzare le forme dei suoi avversari.

     - Ottimo! Un incontro troppo breve non è affatto divertente! - si disse.

     Agile e scattante, scaricò una raffica di pugni su uno dei due, ma distrattosi, venne colpito dal secondo. Il confronto proseguì accanitamente. Fra pugni e calci, alcune delle colonne marmoree che circondavano l’altare andarono in frantumi, ma al guardiano non importava fintantoché sapeva che lo smeraldo era al sicuro. I due rivali erano stremati, ma Knuckles era ancora pieno d’energia.

     - Coraggio! Potete fare meglio di così! - li incitò.

     Uno di loro tentò di reagire, ma venne spedito lontano da un potente calcio girato dell’echidna per poi scontrarsi con il suo compagno. Pronto al colpo di grazia, Knuckles corse per un breve tratto e spiccò un salto molto lungo. Alzò i pugni a mezz’aria e, roteando su se stesso, contrasse tutti i muscoli delle braccia prima di ricadere a terra. Durante la discesa, puntò i pugni verso terra e li fece schiantare fragorosamente al suolo. L’onda d’urto generatasi fu così potente che i due ninja furono scaraventati troppo lontano per poter costituire un ulteriore minaccia.

     - Partita finita! - enunciò Knuckles pulendosi i guanti impolverati, prima di farsi da parte.

     Dopo solo pochi passi, la sua soddisfazione per un’altra battaglia vinta si trasformò in terrore puro. L’imponente Master Emerald era sospeso in aria, all’infuori della sua nicchia privilegiata, sorretto dalle mani di altri due guerrieri ammantati di scuro. Non appena questi si accorsero della presenza di Knuckles, furono avvolti da una spessa nuvola di fumo nero e sparirono silenziosamente nel nulla, portando via con sé la gemma.

     Le antiche rovine vennero nuovamente pervase da un silenzio tombale. Knuckles the echidna rimase lì impalato per qualche minuto prima di schiantare i pugni al suolo e di cacciare un urlo di frustrazione.

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     Shadow the hedgehog non batté ciglio nell’osservare il panorama che gli si parava di fronte. Davanti a lui c’erano due esseri completamenti in nero, poco più bassi di lui, troppo impegnati a sfoggiare le loro pose di combattimento per parlare, o almeno era quello che lui aveva pensato. Shadow sorrise e si mise a braccia conserte. Non sapeva perché, ma sentiva che non aveva nulla da temere da quelle due figure inquietanti e che, se davvero avevano intenzione di combattere, sarebbe uscito incolume da qualunque scontro. Era la parte di lui che forse era più razionale che però era intimorita dalla prospettiva di un combattimento. Era come se fosse appena venuto al mondo perché la sua coscienza di sé si era risvegliata solo da poco, senza un briciolo di memoria o di ricordi che potessero suggerirgli cosa fare in una situazione del genere. Come avrebbe potuto difendersi al meglio in quello stato?

     Senza perdere altro tempo, uno dei due ninja piombò a pugni tesi contro Shadow che, senza avere neanche programmato la mossa, spiccò un notevole balzo sopra il nemico. Guidato da un istinto completamente sconosciuto, piegò la gamba destra e partì come un fulmine verso terra, tendendo la gamba ed il piede in un tremendo calcio rapido che quasi fracassò il cranio del malcapitato. Senza nemmeno prendere fiato e senza nemmeno toccare terra, sfruttò lo slancio e decollò verso il secondo nemico con il braccio sinistro teso e il pugno chiuso. Per pochi secondi durante il breve volo, avvertì una strana sensazione, come se il suo corpo si fosse dissolto all’improvviso e riapparso altrettanto velocemente, eppure non vi fece caso, intento com’era a lottare. Dopo aver scaricato un possente pugno diretto alla mascella dell’avversario, lo colpì in seguito con una gomitata nello stomaco per poi far scattare lo stesso braccio a pugno chiuso verso il volto e colpendolo con le nocche. L’urto fece accasciare il nemico a terra.                        

     Shadow non ebbe tempo né di compiacersi né di domandarsi da dove quella carica battagliera era venuta fuori. Avvertiva distintamente il secondo ninja che si precipitava all’attacco. Senza nemmeno girarsi completamente, colpì l’aggressore con la suola di una delle sue scarpe in pieno volto e sferrò un colpo a palmo aperto sul suo collo. Il nemico barcollò per un attimo e Shadow sentiva di dover sferrare l’ultimo colpo. Concentrò il formicolio elettrico che stava sentendo nelle dita e lo lasciò andare sottoforma di una freccia luminosa d’energia. Il suo bersaglio accusò il colpo in tutta la sua carica. Le sue gambe cedettero e crollò su sé stesso in un istante. Shadow ritrasse il braccio, sconcertato, e si guardò le dita ancora crepitanti. Nel momento in cui aveva esercitato quel potere misterioso un flash improvviso gli era balenato davanti agli occhi. Aveva visto un uomo corpulento e baffuto. Subito dopo aveva scorto una ragazza bionda, il cui volto gli trasmetteva un senso di serenità e di dolcezza. Maria?

     Una fitta dolorosa pulsò come una sferzata di chiodi nelle sue tempie. C’era qualcosa nella sua mente che stava ostacolando il flusso di ricordi. Cominciò ad essere assalito dalla paura. Paura di sé, di quello che era, di quello che era capace di fare. Sentiva vibrare nel suo corpo un’energia quasi illimitata, un’energia che avrebbe potuto distruggere il mondo, se solo avesse voluto. Perché possedeva quel potere così devastante? Da dove proveniva? Chi erano le persone le cui immagini vorticavano nei suoi pensieri? Di una sola cosa era davvero certo: le risposte che voleva non le avrebbe certo trovate in quella desolazione. L’unica cosa sensata da fare era interrogare i suoi assalitori per avere delle informazioni utili, ma purtroppo per lui, quando si voltò verso i loro corpi esanimi, scoprì che questi si erano volatilizzati rapidi com’erano apparsi.

     - Shadow the hedgehog! - mormorò tra sé e sé - Chi diavolo sei? -

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     Dall’altra parte del pianeta, in quello stesso momento, una riccia rosa che brandiva un enorme martello di gomma guardava con sguardo feroce giacere inerme sulla sabbia il sicario in uniforme nera che aveva appena steso. Meritava la sonora mazzata che aveva ricevuto anche solo perché aveva pensato di poter fare del male a quell’adorabile riccio blu che era steso sul bagnasciuga poco più avanti con l’espressione terrorizzata. Poverino, doveva essersi molto spaventato per quell’improvvisa imboscata. Peccato che la ragazza ignorasse totalmente che il motivo della paura di lui era molto più rosa di quanto pensasse.

     - Oh, Sonic! Ho avuto tanta paura che ti facessero del male! Per fortuna ero nei paraggi altrimenti ti avrebbero fatto a pezzi! Come si sono permessi di allungare le mani su di te? Razza di gentaglia! Hai idea di chi fossero? O di cosa volessero da te? - disse lei in un’enorme tirata con le lacrime agli occhi mentre stringeva Sonic a sé in un abbraccio spaccaossa.

     Il riccio, con il poco fiato rimastogli cercava di dire alla ragazza di allentare la presa, ma la sua morsa gli stringeva fin troppo efficacemente il collo.

     - Sarei contento di rispondere alle tue domande, se solo mollassi la presa, Amy! -

     Realizzando solo in quel momento l’eccesso di affetto che ci aveva messo, Amy Rose esaudì il desiderio del suo adorato riccio blu e si fece da parte.

     - Scusami! - replicò ingenuamente - Non mi ero resa conto di quanto fossi fragile! -

     - Fragile io? Ma se mi stavi facendo a polpette! - protestò Sonic - Con quella presa faresti invidia al miglior lottatore di sumo! Ehm… con questo non intendo dire che tu sei grassa! - si affrettò ad aggiungere, quando notò l’occhiata torva che quella precisazione aveva scatenato - Ma… ma… In ogni caso, cosa ci fai da queste parti? -

     - Oh, bé, diciamo che sono capitata qui per caso! - esclamò la ragazza, tutta uno zucchero.

     Sonic inarcò un sopracciglio, per niente soddisfatto da quella spiegazione sospetta ed evasiva. Amy se ne accorse immediatamente e decise di scoprire le carte in tavola.

     - O, per dirla con altre parole, volevo fare una sorpresa al mio futuro maritino! -

     - In che giorno, mese o anno ti ho mai fatto credere di essere il tuo… futuro maritino? -

     - Nel giorno, mese ed anno che ho stabilito io! Qualche obiezione per caso? -

     Sapendo che era inutile tentare di persuaderla, Sonic lasciò cadere l’argomento, come era ormai diventata un’abitudine fare con lei.

     - A quanto pare alla sorpresa hanno già provveduto queste mezze calzette! Certo che lo hai davvero fatto secco con quel colpo! -

     - Lo sai! Il mio martello non sbaglia un colpo! - rispose fiera Amy.

     Il riccio blu si avvicinò all’avversario privo di sensi con circospezione. Cautamente, gli diede un colpetto per sincerarsi delle sue condizioni.

     - Non l’avrò mica… -

     - Rilassati! - la rassicurò Sonic - E’ solo stordito! Almeno credo! E’ difficile capire persino se respira o no! -

     Sonic si chinò e prese un lembo del mantello dell’avversario. Era stranamente caldo e vischioso, come se fosse stato ricoperto di olio. Sotto gli occhi stupefatti dei due ricci, il corpo del nemico sussultò per un secondo e poi cominciò a dissolversi. Sonic si allontanò di scatto, strappando involontariamente il pezzo di tessuto che stringeva tra le dita, mentre braccia e gambe del ninja si scioglievano, trasformandosi in denso fumo scuro. Furono sufficienti pochi istanti perché questo sparisse senza lasciare traccia.

     - Chi era quello? - chiese Amy sconcertata - O cosa era? -

     - E’ la domanda da un milione di Rings! - sentenziò Sonic - Di cose folli ne ho viste in vita mia, ma questa sta decisamente scalando la classifica! -

     Pensieroso come raramente lo si vedeva, Sonic guardò il pezzo di mantello che gli era rimasto in mano, l’unica parte di quegli strani esseri che era ancora rimasta intatta.

     - Tuttavia ho la sensazione che Tails sarà contento di provare a vincere quel milione! E’ meglio andare a fargli una visitina! Vieni con me? -

     - Certo che sì! - disse la ragazza, con convinzione - E se ce ne fossero altri nei paraggi? E’ dovere di ogni brava moglie proteggere il suo sposo! -

     - Perché mi sento tanto come se avessi un cane da guardia alle calcagna? - commentò Sonic ad alta voce.

     Senza dare modo alla riccia rosa di protestare ulteriormente, la afferrò per un polso senza troppe cerimonie e in meno di un secondo si ritrovarono entrambi a sfrecciare a velocità folle per la spiaggia, diretti verso la loro comune destinazione.

Il futuro di Sonic the hedgehog sta per tingersi ancora una volta di mistero. Chi sono gli strani figuri che lo hanno attaccato? Che interesse hanno per il Master Emerald? E qual è il ruolo di Shadow in questa storia? Per tutte le risposte, fan di Sonic, continuate a seguire la saga di SINS OF PURITY... prossimamente online il secondo numero!

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(1) Tikal è apparsa per la prima volta in Sonic Adventure. E’ una lontana antenata di Knuckles che in tempi antichi sacrificò la sua libertà sigillandosi all’interno del Master Emerald per purificare lo spirito di Chaos.
  (2) Sonic infatti non ha mai imparato a nuotare.
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Un tuffo nel Sonicverse

Destinazione: Mobius

Se avete sempre desiderato saperne di più sul mondo in cui vivono Sonic the hedgehog e la sua combriccola, questo è il posto che fa per voi! In questo primo articolo ci occuperemo delle principali informazioni che riguardano il pianeta Mobius.

Mobius è il pianeta su cui vive la razza mobiana, terzo in ordine di distanza dal Sole, stella attorno alla quale descrive la sua orbita. Non è l’unico all’interno della galassia ad ospitare la vita, come riprovano gli studi effettuati dalla scienza moderna, sia all’interno dell’Universo che del Macroverso. In particolare è stata appurata l’esistenza di un pianeta gemello, la Terra, collocato parallelamente a Mobius nel tempo e nello spazio, ma su di un piano dimensionale differente, con cui condivide parecchie caratteristiche fisiche.

E’ uno dei pochi a possedere sulla sua superficie acqua in tutti e tre gli stadi di aggregazione (solido, liquido e gassoso), caratteristica fondamentale per la presenza della vita.

E’ protetto dalle radiazioni solari nocive da uno strato d'ozono che scherma i dannosi raggi ultravioletti. L’atmosfera è composta in prevalenza da azoto e ossigeno.

La formazione di Mobius è datata circa a 4 miliardi e mezzo di anni fa. Possiede un solo satellite naturale, la Luna, formatasi, secondo studi geologici, pressappoco nello stesso periodo. Il fenomeno dell’alternarsi delle stagioni è dovuto al moto di rivoluzione del pianeta.

Sono rilevanti anche le influenze dello spazio esterno sulla fenomenica planetaria, come ad esempio l’effetto dell’attrazione lunare all’origine delle maree e gli impatti di alcuni asteroidi sulle caratteristiche della superficie.

La distribuzione in percentuale di terre emerse ed oceani è quasi equivalente. Il clima varia a seconda della zona geografica di riferimento, generalmente fredda ai poli e mite nell’entroterra. La conformazione del territorio è parecchio variegata, comprendendo deserti, boschi, foreste, paludi, giungle, montagne, valli, praterie, laghi, fiumi, caverne, isole, città e via dicendo. La maggior parte delle terre emerse sono colonizzate, o comunque abitate, ma, considerandone la vasta estensione, alcune regioni sono ancora inesplorate. Quelle che però sono state scoperte vengono comunemente chiamate Zone. Ogni Zona ha una nomenclatura che varia a seconda di un elemento particolare del paesaggio, naturale o artificiale. Ad esempio, il nome della Green Hill Zone è stato ispirato alle colline verdeggianti uniche di quell'area geografica. Tuttavia, esistono alcune Zone che trascendono il normale piano dimensionale di Mobius, situate in punti imprecisati del Macroverso, dove la normale fisica e la normale geografia del pianeta possono venire totalmente sconvolte.

Sul planisfero di Mobius si possono individuare otto continenti, riconosciuti tali politicamente e geograficamente parlando, elencati qui di seguito:

MAZURI (Sud-Ovest), un continente montuoso e ricco di attività vulcanica, scarsamente colonizzato. Ospita le Mystic Ruins, le rovine della terza grande civilizzazione, ed Angel Island;

APOTOS (Nord-Ovest), continente verdeggiante, di ampie praterie e suggestive colline. E’ abitato dai mobiani più tradizionalisti, quelli che amano la vita semplice e tranquilla di campagna. E’ la dimora della celeberrima Zona Green Hill e di Windmill Isle, oltre ad essere il continente in cui vivono Sonic e i suoi amici più stretti;

SPAGONIA (Nord-Ovest), continente ricco di fiumi e di pianure. Tappezzato di grandi città di stampo classico, sede di importanti città marittime e di rinomate università, come quella di Orange Roofs;

CHUN-NAN (Centrale), il continente più grande di tutta Mobius, alterna paesaggi montuosi a valli rigogliose. Ospita alcune tra le più grandi città del pianeta, collegate dalla strada maestra che percorre tutto il continente, Dragon Road;

ADABAT (Centro-Sud), continente interamente circondato dall'oceano, la maggiore meta turistica di Mobius per via delle indimenticabili spiagge tropicali e del mare cristallino;

HOLOSKA (Estremo Nord), continente polare di Mobius, perennemente freddo e imbiancato, vanta una serie di suggestivi ghiacciai. Il centro abitato più grande e popolato è quello di White Acropolis;

SHAMAR (Nord-Est), il continente meno abitato di tutta Mobius, tappezzato per gran parte della superifice da un vasto deserto nel quale spuntano lagune asciutte e resti di antiche civiltà;

EMPIRE CITY (Sud-Est), il continente, di contro, più pulsante di vita di tutto il pianeta. Ospita le metropoli più avanzate e tecnologiche di tutta Mobius, come Metal City e Metropolis.

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