“Che
pioggia!” disse Sakura.
“Non
ti distrarre, Sakura. Sennò
non finiremo mai i compiti!” la richiamò Shaoran.
“Ma
non riesco a concentrarmi con
questa pioggia! Uff” ribadì lei.
“Devi,
sennò rimarrai indietro”
la corresse lui.
“Si
si…” E così Sakura si rimise
a fare gli esercizi.
La
matematica rimaneva la materia
che più odiava al mondo, ma farla con Shaoran, che era bravo
in materia e
soprattutto ben disposto ad aiutarla, era tutta un’ altra
cosa.
Da quando
Shaoran era guarito e
la sua gamba era tornata a funzionare normalmente, Sakura usava la
matematica
come scusa per stare insieme a lui e lo invitava a casa sua per farsi
spiegare
gli esercizi. Di questo, Toy e Kerochan non erano molto contenti,
mentre
Fujitaka, il padre di Sakura, lo trovava
un modo intelligente di stare con una persona a lei cara, senza perdere
tempo.
Meglio ancora se l’aiuto che le dava, serviva ad alzare la
sua media scolastica.
Così in quelle ultime settimane, Shaoran veniva nel
pomeriggio a casa di
Sakura, più spesso in prossimità del compito di
matematica.
Ma in quel
periodo erano numerosi
i giorni di pioggia, e la cosa la distraeva molto spesso.
“Sakura!”
la richiamò ancora una
volta.
“Che
c’è?? Sto facendo gli
esercizi!”
“Piantala
di guardare la
finestra!”
“Uff….
“ e gli fece una
linguaccia, al quale il cinese ricambiò. Seguitarono
però dei sorrisi.
Erano messi
sul tavolo da cucina,
mentre era ormai tardo pomeriggio.
Erano
solo loro due a casa, o per meglio dire solo loro tre: insieme a loro
c’era
infatti Kerochan che mangiava (tanto per cambiare) .
Shaoran era
sempre stato nella
media a scuola, ma almeno in matematica brillava. Perciò
svolgeva gli esercizi
assegnati in modo scorrevole e ordinato, al contrario di Sakura, che
spesso
dimenticava cifre o passaggi. Ma per fortuna, Shaoran
l’aiutava.
Toy, Yuki e
Fujitaka rientrarono
a casa.
“Buonasera,
ragazzi” fece l’uomo.
“Ciao
papà! Sei tornato presto!”
esclamò contenta Sakura.
“Buonasera
signore” salutò
educatamente Shaoran.
Ma neanche
il tempo di
oltrepassare la porta, Toy lanciò una occhiataccia di sfida
verso Shaoran. Allo
stesso tempo Kerochan, sembrò pietrificarsi tutto a un
tratto (e la cosa
divenne tragica quando si rese conto che doveva stare fermo mentre
accanto a
lui c’era una buona decina di biscotti ancora salva dalle sue
fameliche fauci).
“Io
vado ragazzi, buona
continuazione di compiti!” Fece Yuki uscendo.
“Ma,
come. Non rimane con noi?”
Chiese Sakura dispiaciuta che il ragazzo fosse uscito.
“No.
I suoi nonni tornano oggi
dall’ultimo viaggio che hanno fatto” rispose Toy.
“Capisco”.
Shaoran si accorse che
c’era rimasta un po’ male, ma ormai ci era
abituato: nonostante Sakura le
avesse dimostrato di volerle bene, nel cuore della ragazza rimaneva un
posticino speciale unicamente per Yuki che era più un
fratello ormai.
“Forza
Sakura, finiamo questi
compiti” la richiamò allora lui.
“Si!”
rispose lei.
Mentre i due
ragazzi completavano
i compiti, Toy era salito in camera a fare i suoi di compiti, mentre
Fujitaka
era in salotto che leggeva un giornale. Nonostante si fidasse di
Shaoran che
appariva un ragazzo serio e premuroso, lanciava sempre qualche occhiata
in
cucina, per vedere cosa facessero. E i due effettivamente dimostravano
di non
tradire la sua fiducia.
“Ma
no, Sakura! Che stai
combinando???” rimproverò Shaoran.
“Perché?
Che ho fatto?”.
Fujitaka,
che nel frattempo
cominciava a mettersi ai fornelli per la cena si girò verso
il tavolo sul quale
i ragazzi stavano studiando.
Shaoran si
era sporto verso la parte
opposta del tavolo allungandosi, per guardare meglio il quaderno di
Sakura.
“I
numeri negativi non si devono
sottrarre, ma addizionare!” Corresse lui indicando
l’errore.
“Ma… Perdonami, se
c’è il meno vuol dire che si
sottrae, no? Una delle poche certezze della matematica che
ho!”
“Ma
no…” e si batté un mano in
faccia.
Nel
frattempo l’uomo sorrise,
divertito da quei discorsi. Resosi conto che non era accaduto nulla di
grave, rivolse la
sua attenzione ai fornelli, ma
prima di cominciare…
“Shaoran”
lo chiamò.
Quello si
volse: “Si?”
“Che
ne dici di rimanere per
cena?”
Shaoran si
stupì. Non si
aspettava di essere invitato.
“Bravo
papà! Perché no?” continuò
Sakura.
“Ah
io…” cominciò a balbettare, mentre si risedeva
composto. La cosa lo
imbarazzava da morire: pensava sarebbe passato almeno un anno, prima.
Infondo
era come se lo mettevano sullo stesso piano di Yuki, che al contrario
di lui
frequentava la famiglia Kinomoto da più tempo e forse anche
con maggiore
frequenza.
“Non
so se è il caso…” tentò lui.
“Dai
non ti fare pregare!” fece
Sakura, che dall’altra parte del tavolo, gli sorrideva. Anche
Fujitaka sembrava
volere insistere affinché il ragazzo accettasse
l’invito.
“Siete
molto gentili, ma non
posso accettare. Wei mi aspetta, e non voglio lasciarlo solo”
confessò poi.
“Oh…”
Sakura si dispiacque
nuovamente. E anche suo padre. Questi era, infatti, a conoscenza della
storia
di Shaoran, e sapeva che il ragazzo era stato accompagnato in Giappone
dal suo
maggiordomo. E in effetti forse sarebbe stato più giusto
stare con lui.
“Non
ti preoccupare, Shaoran.
Sarà per un'altra volta” continuò a
sorridergli lui.
Shaoran
ricambiò: “Certo,
Signore!”
Suonarono
alla porta. “Chi può
essere a quest’ora…” e Fujitaka corse
alla porta.
Appena
l’aprì rimase alquanto
sorpreso: un uomo anziano, ma dal fisico ancora agile, di
indescrivibile
eleganza, gli appariva davanti.
A primo
colpo non capì:
“Buonasera…
serve qualcosa?”
“Questa
è casa Kinomoto?”Chiese
quello con modo e maniera.
“Si.
Mi dica, c’è qualcosa che
posso fare per lei?”
“E’
un piacere immenso
conoscerla. Io sono Wei Shang, maggiordomo della famiglia Li,
nonché tutore di
Shaoran. Immagino che lei sia il padre della signorina
Sakura”.
“Si!
Ora ho capito! Comunque ha
indovinato. Anche per me è un piacere conoscerla”
fece cordialmente lui, “ma
non stia alla porta! Ancora piove, non vorrà certo bagnarsi!
Si accomodi!”
“La
ringrazio per la sua immensa
cortesia, signor….”
“Fujitaka,
Kinomoto” e gli indicò
il salotto, dove si poté accomodare.
“Wei!”
lo chiamò Shaoran, che
dalla cucina aveva sentito la sua voce.
“Buonasera
Wei” salutò Sakura.
L’uomo
salutò entrambi e spiegò
al suo protetto che era tardi e che era venuto per portarlo a casa,
dato il
maltempo. Shaoran allora capì che si era fatto tardi (molto
tristemente!), ma
quando stava per salutare Sakura, il padre di quest’ultima
ebbe un lampo di
genio:
“Aspettate…
Perché non rimanete a
cena con noi?”l’invitò,
“Finalmente ho l’occasione di conoscere un membro
della
famiglia di Shaoran. Avevo chiesto al ragazzo se voleva restare a cena,
ma
molto premurosamente, il ragazzo mi ha detto che non voleva lasciarvi
solo” e
Shaoran arrossì, “Ma visto che siete anche voi
qui, perché non rimanete con
noi?”
Wei fu
colpito dalla richiesta
che quell’uomo, dallo sguardo gentile, gli aveva fatto.
“Non
vorremmo disturbare…” fece
imbarazzato Shaoran, intervenendo nel discorso.
“Non
c’è alcun disturbo! Farebbe
piacere anche a me avervi entrambi a cena” intervenne allora
Sakura.
I due cinesi
non sapevano che
rispondere. Si guardarono perplessi, ma alla fine.
“In
questo caso… Accettiamo il
vostro invito”.
“Evviva!”
“Perfetto!
Vado a chiamare mio
figlio Toy, così glielo presento”. E si
allontanò.
Sakura e Wei
si misero a parlare.
Lui la ringraziò e spiego che non era necessaria tanta
premura. Sakura invece
diceva che era un’ ottima occasione per stare tutti insieme.
L’unico
che si trovava veramente,
veramente, veramente, veramente a disagio, era Shaoran.
‘Oh
cavolo!!!! Oh cavolissimo! La
presentazione dei parenti è fin troppo anticipata per i miei
gusti!!!Sembra una
coalizione ! Ma solo
a me sembra
strano???’ pensava lo sventurato cinesino, che fino ad allora
aveva immaginato
il fatidico incontro tra un paio d’anni minimo. Per il povero
ragazzo era già
imbarazzante il solo andare a casa della sua amata, figurarsi una cena
in
famiglia!
Dopo che Fujitaka
tornò con un Toy alquanto
alterato, Sakura vide che Shaoran era rossissimo e gli venne incontro.
Si mise
alla sua sinistra e con aria maliziosa, le bisbigliò:
“C’è
qualcosa che non va?”
“No…
no… va tutto… benissimo”
seppe rispondere lui.
“Sicuuuuuuuuuuro?”
fece lei, e si
avvicinò ancora di più.
“Ma
a te è possibile che non
faccia impressione??” sputò fuori il rospo.
“No,
affatto. Anzi sono molo
contenta che rimaniate qui!” fece lei. La cosa la rendeva
esuberante, cosa
che Shaoran non
riusciva a spiegarsi.
“Ma
… non so… sembra che ci
dobbiamo sposare!!”
“Esagerato!
Che c’è di male se i
nostri familiari si conoscono!” rispose lei. Shaoran non
seppe rispondere. ‘C’è
qualcosa di strano… Non so cosa… Ma
c’è qualcosa di contorto, diamine!’
pensava
fra se.
In tutto
questo casotto però
abbiamo dimenticato un minuscolo, ghiotto, giallo particolare:
Kerochan. Il
poverino era rimasta paralizzato fin da quando Fujitaka e i ragazzi
erano
tornati. Dato che il padre di Sakura era poi andato in cucina, il
povero
guardiano si dovette arrendere alla sua sorte di peluche da compagnia,
sperando
almeno che Sakura si ricordasse di lui. Ma non fu così.
Perciò rimase immobile,
fino a quando Wei non bussò alla
porta.
Ma mentre
tutti erano in salotto,
Kerochan tentò di attirare l’attenzione di Sakura,
la quale finalmente si
ricordò dell’esistenza del suo piccolo amico.
Tornò in cucina, tirandosi dietro
Shaoran.
“Ma
dov’è andato il
mostriciattolo??” Chiese Toy, accorgendosi della sua assenza.
“Mah…
i ragazzi… erano qui, fino
a due minuti fa” notò Fujitaka.
‘Vuoi
vedere che sono andati a
imboscarsi???’ non poté far a meno di pensare il
ragazzo. Ma prima che questo potesse
uscire l’artiglieria pesante, Sakura uscì dalla
cucina con i libri di scuola, e
Shaoran dietro di lei l’accompagnava.
“Noi
saliamo a posare i libri.
Fra un po’ scendo a darvi una mano” fece Sakura.
Allora i due si allontanarono
e raggiunsero la camera di Sakura.
“SCIAGURATA!!!!
COME HAI POTUTO
DIMENTICARE IL BELLISSIMO KEROCHAN????”
s’imbufalì lo stesso.
“Perdonami,
non c’ ho fatto per
niente caso!” tentò di scusarsi Sakura.
“E’
inammissibile!! Credimi, ero
veramente tentato di trasformarmi nella mia vera forma e azzannare la
tua
cucina, dalla rabbia! Si può sapere come hai fatto a non
notarmi???”
“Ero
così concentrata sui compiti
che non mi sono accorta di te. Scusami!”
“Mmm”
ribolliva Kerochan, “Ti
perdono ad una sola condizione!”
“Cioè?”
“MI
DEVI PORTARE QUALCOSA DALLA
CENA!”
“Aaah,
sei un ingordo Kerochan!!”
Lo rimproverò Shaoran.
“Cerchi
grane cinese? Guarda che
ce l’ho anche con te!”
“Piantatela
voi due! Kerochan ti
porterò un po’ della cena a patto che tu stia qui
buono e senza far danno!”
Non potendo fare di più, il guardiano accettò.
Allora i due i ragazzi uscirono
dalla stanza per dirigersi sotto, ma prima di ciò, Shaoran
afferrò Sakura per
un polso.
“Shaoran
che c…” e la baciò
all’improvviso. Dopo essere arrossita un bel po’,
si lasciò andare rimase
immobile, mentre Shaoran le baciava teneramente la bocca con piccoli
schiocchi.
Quando si staccò, la guardò: bellissima e rossa
come un pomodoro.
“Bene”
sentenziò poi, “Ora
possiamo andare”. Discese le scale, mentre Sakura rimase
ancora impalata davanti
alla porta della sua stanza. Quando poi riprese i sensi, lo raggiunse.
***
Quella
serata passò
magnificamente, anche se all’inizio fu inevitabile il
ghiaccio. Infatti, mentre
Sakura e suo padre preparavano la cena, Toy, Wei e
Shaoran rimasero in salotto ad aspettare. Il
maggiordomo e Toy riuscivano a parlare, ma Shaoran non aprì
bocca. Toy e
Shaoran non si potevano proprio sopportare! Ma quando la cena fu
pronta, la
situazione cambiò: si fece più allegra, come se
si fosse trattato di una festa.
Wei e Fujitaka parlavano dei due ragazzi, in particolare Wei raccontava
di
Shaoran, in modo da farlo conoscere meglio al giapponese. Parlarono dei
loro
Paesi, di film, di cucina… insomma: di tutto e di
più! Non mancarono neanche le
risate, e persino Toy che era costretto a cenare col suo nemico, si
divertiva e
partecipava con animo ai discorsi. Sakura era felicissima: Shaoran,
seduto di
fronte a lei, gustava con appetito la cena che la ragazza aveva
preparato, ma
soprattutto, non era più imbarazzato, anzi, rideva di gusto.
Sakura sorrideva.
Era bello vedere la sua famiglia così felice e con una
persona a lei molto
cara. Si sentiva rincuorata.
***
“Adesso
sarà meglio andare…”
disse Wei, notando l’ora tarda all’orologio.
“Perché
non vi trattenete ancora
un po’??Domani non c’è
scuola!” propose Sakura.
“La
ringrazio signorina Sakura,
per la sua cortesia. E ringrazio anche voi, ma purtroppo è
molto tardi”. Fece
lui dispiaciuto. In effetti la serata era passata così in
fretta che nessuno si
era accorto del tempo che passava inesorabile.
“Wei
ha ragione. Si è fatto
tardi. Ma grazie di tutto” fece Shaoran, e porse un inchino
alle persone che lo
invitarono.
“Be’…
allora non vi tratteniamo!
Spero che ricapiti un'altra occasione per stare tutti
insieme” si augurò
Fujitaka porgendo la mano a Wei.
“Non
mancherà di certo” assicurò.
Così
i due cinesi si prepararono
ad uscire. Ma aperta la porta d’ingresso, tutti si accorsero
che il tempo era
nettamente peggiorato: pioveva moltissimo, e in più il vento
era fortissimo.
Con le discussioni e le fragorose risate che c’erano state
all’interno, nessuno
si era accorto del maltempo che c’era fuori.
“Aspetti
qui signorino, vado ad
avvicinare la macchina” e corse via.
“Aspetti
vengo anche io!” E Toy
lo raggiunse.
“Che
brutto tempo però… proprio
non ci voleva a rovinare questa serata!” disse Sakura.
Anche
Fujitaka e Shaoran
pensavano la medesima cosa.
Dopo un
po’, Toy e Wei tornarono
a casa, ma senza macchina.
“Si
è scoppiata una ruota” disse
Wei.
“Che
sfortuna!” osservò Sakura;
tutti rientrarono in casa, per decidere il da farsi, a riparo dalla
pioggia.
“Vi
posso accompagnare con la mia
macchina” propose Fujitaka, ma Toy gli ricordò che
l’aveva lasciata al
meccanico. Di certo, Shaoran e Wei non potevano tornare a piedi: quel
tempo era
veramente impossibile!
“Be’…
a questo punto… non ci
rimane molta scelta” fece poi Fujitaka, “Se lo
desiderate potete rimanere qui
stanotte” l’ invitò cortesemente.
I due cinesi
si guardarono: ma
mentre uno ringraziava per la cortese offerta, l’altro
diventava viola!
‘CHEEEEE???? IO A CASA DI SAKURA???
NON
SE NE PARLA!’ pensò tra se il ragazzo.
Bisogna osservare che non era la prima volta che Shaoran
restava per la
notte in quella casa, ma la prima volta fu con le fattezze di Kerochan,
piccolo, indiscreto, e soprattutto non visto dai familiari della
ragazza. Ora
gli veniva proposto di dormire sotto lo stesso tetto della sua amata,
insieme a
tutta la famiglia. ‘Aiuto…!’
pregò il ragazzo.
Wei
però non sapeva trovare
un’altra soluzione: il loro appartamento era piuttosto
lontano, e anche se
avevano un ombrello, di certo non
potevano tentare di tornare a casa a piedi. Ma prima che
l’uomo potesse
accettare, Fujitaka lo precedette:
“Allora
è deciso: vado a
prendervi dei futon! Toy aiutami, per favore”
“Si
papà” e i due si
allontanarono.
“Aspetti,
si…” tentò di fermarlo
Wei, che comunque non voleva disturbare ulteriormente la famiglia
giapponese. Ma
Sakura, che era rimasta, lo rassicurò:
“Non
si preoccupì, Wei. Per noi è
un gran piacere averla qui! Non faccia complimenti e si comporti come
se fosse
a casa sua”. La ragazza aveva disegnato sul viso un sorriso
calmo, sereno.
Guardandolo, l’uomo anziano si sentì
più tranquillo. La fissò per un po’ e
sentì come un forte calore nel petto. Quella ragazza
così dolce regalava tanto
con un piccolo sorriso. ‘Capisco perché il
signorino se ne è innamorato’ pensò,
‘è così dolce che metterebbe chiunque
di buon umore’. Perciò sorrise anche lui
alla ragazza.
‘NONONONONONONO!!!
MA SONO TUTTI
IMPAZZITI????? MI VERGOGNO DA MORIRE A DORMIRE QUA!!!’
pensava nel
frattempo Shaoran,
mentre Wei e Fujitaka
sistemavano i futon nel salotto. Era paralizzato dalla paura, non
riusciva a
muoversi. I due uomini sembravano amici di vecchia data, e si aiutavano
fra di
loro, mentre Sakura portava loro i cuscini. ‘NOOOOO!!
Accidenti! Non si può!!
Ma perché tutte a me??’ si commiserava tra se.
“Tieni!”
fece Toy, buttandogli
dei vestiti sulla testa non proprio delicatamente.
“E’ un mio vecchio pigiama.
Vedi di non farci la pipì addosso!”
“Non
mi faccio la pipì addosso,
tranquillo!!” ringhiò lui. E Sakura da un angolo
ridacchiò.
Toy si
avvicinò a Wei e porse
anche a lui un pigiama, in modo da potersi cambiare. I due cinesi
allora si
cambiarono in un'altra stanza, ma quando tornarono nel salotto, Shaoran
notò
una cosa strana: c’erano tre futon. ‘Ma siamo due,
perché…’ si domandava il
ragazzo.
“Mio
padre dorme qui sotto con
voi, così se c’è bisogno vi aiuta
lui” disse Sakura che sembrò leggergli il
quesito negli occhi, sorprendendolo un po’.
“Ah…
capisco. Tuo padre è molto
gentile” fece lui.
“Ti
sta bene il pigiama di mio
fratello” aggiunse poi lei, “forse è un
po’ grande, però”.
“No,
no. Tranquilla va
benissimo!” la fermò, imbarazzatissimo.
“Ah…
ok”gli sorrise, “Vado a
cambiarmi anche io!” e la ragazza corse via. Shaoran si
sedette sul divano,
mentre Wei, sistemava i loro vestiti. Anche Toy e Fujitaka si stavano
cambiando.
Shaoran era
stanco, aveva
studiato con Sakura tutto il pomeriggio. Si guardò un
po’ intorno, studiando i
particolari della casa. E accanto a lui notò un comodino,
sul quale si
trovavano una lampada e una cornice, con una foto dentro. Shaoran
sgranò gli
occhi per capire chi vi fosse ritratto: vedeva una giovane donna, dal
viso angelico
e la carnagione chiara. Aveva dei lunghi capelli scuri e mossi, era
dotata di
una eleganza innata. Portava con estrema femminilità uno
sgargiante abito
azzurro, che ne metteva in risalto il fisico perfetto. Gli sembrava una
di
quelle modelle che vedeva spesso in televisione. Ma
poi si accorse di un particolare: Dei grandi
occhi verdi. Dolci, dolcissimi, ma soprattutto familiari.
‘Che sia sua m…’
“Il
signor Kinomoto è stato molto
gentile, vero?” disse tutto a un tratto Wei.
“Già…”
rispose Shaoran, un po’
distratto.
“E
anche i suoi figli non sono
stati da meno” aggiunse.
“E’
vero. Ci hanno ricoperti di
premure. In futuro dovremo sdebitarci!” disse Shaoran.
“Bene!”
Si aggiunse poi Fujitaka
con dietro i suoi figli, “Penso sia ora di andare a
letto” propose.
“Sono
d’accordo” continuò Wei e
dopo averlo ringraziato ancora una volta della sua cortesia, finalmente
tutti
si ritirarono. Ma prima…
“Sakura…”
“Si?
Dimmi” fece lei.
“Mi
puoi dire dov’è il bagno?”
chiese Shaoran.
“Certo
seguimi” e lo prese per
mano.
La
situazione per il povero
ragazzo era sicuramente migliorata, ma ancora continuava a sentirsi
imbarazzato. La cosa che più lo faceva sentire a disagio era
di stare insieme a
lei, entrambi in pigiama come se fossero legati da un rapporto
d’amicizia che
c’era sempre stato, quasi come parenti. Un rapporto che
Shaoran aveva avuto
solo con Meiling. Un rapporto perciò intimo e familiare, che
non aveva nulla a
che fare col sentimento innocente che Shaoran provava per Sakura. Ma al
contrario di lui, la ragazza non era per nulla imbarazzata, anzi,
sentiva di
averlo più vicino che mai e questo la rendeva euforica.
“Ecco”
indicò alla fine Sakura,
davanti alla porta.
“Ti
ringrazio” fece lui.
“Di
nulla” sorrise lei.
“…
Di tutto, Sakura. Grazie”
sorrise anche lui. Sakura allora arrossì.
“E’…
E’ stato un piacere Shaoran”
disse poi.
Allora lui,
preso dalla magia del
momento, le prese dolcemente il viso e gli diede un bacio sulla
guancia. Un
lungo bacio.
“B-buonanotte”
spiccicò poi.
“Anche
a te” fece lei
imbambolata. Lui allora entrò nel bagno e lei si vide
chiudere la porta. Sakura
rimase ancora un po’ davanti alla porta, con lo sguardo un
po’ perso nel vuoto.
Quel bacio dolce e allo stesso tempo, profondo, la stava portando a
sognare, a
volare in mondi assurdi, colorati, pieni di unicorni e di angioletti
che
cantavano inni all’amore, dove i fiori assumevano la forma di
cuori, e le
farfalle er…
Pssssssssssssssssssssssssssssst…
Si
sentì provenire dal bagno e
Sakura, risvegliata da quel suono melodioso, ma non troppo,
arrossì di colpo e
scappò nella sua stanza, morta di vergogna. Chiusasi nella
sua stanza, si
sedette sul letto. E dopo qualche minuto di imbarazzo,
ritornò ad arrossire per
il bacio che sentiva ancora stampato sulla guancia. Ci
appoggiò una mano, come
a prenderlo, come a sentirci ancora una traccia di Shaoran. Si
girò e vide
Kerochan. Vedeva che parlava, ma appunto vedeva soltanto. Non sentiva i
discorsi che quel peluche le faceva, che assomigliavano più
a dei rimproveri
riferiti all’incidente di prima. Sakura riusciva solo a
pensare a Shaoran, e
adesso cominciava ad imbarazzarsi un po’ anche lei, nel
sapere che dormiva di
sotto. Ma nonostante questo, prese il Suo peluche scuro, il piccolo
Shaoran, e
lo mise a letto con se. Spense le luci, e riuscì finalmente
a dire almeno un
“buonanotte”, dal tono alquanto trasognato, al
povero Kerochan, che vedendo la
ragazza troppo distratta per ascoltare i suoi improperi,
rinunciò e si mise
anche lui a letto. Allora Sakura si rintanò nel suo letto, e
dopo aver dato un bacio
al piccolo Shaoran, si addormentò.
La pioggia
incessante continuava,
e in più si erano aggiunti anche i tuoni. Si sentiva il
vento battere sulle
finestre creando rumori e spifferi. Per questo Shaoran, non riusciva a
prendere
sonno. Si muoveva in continuazione ma allo stesso tempo tentava di far
piano,
per non svegliare i due uomini ch dormivano accanto a lui. Si trovava
al
centro, e non potendone più del fastidio degli spifferi, si
mise a pancia sotto
e appoggiò il mento sulle braccia conserte.
‘Uff… e adesso’ pensò
seccamente.
Girovagò ancora un po’ il suo sguardo, come a
cercare qualche intrattenimento
silenzioso, ma alla fine il suo sguardo si posò nuovamente
su quella foto, messa
sul comodino. Era convinto che quella donna fosse dotata di una
bellezza unica.
Era rapito da quell’immagine, dalla vitalità che
la giovane riusciva a
sprigionare nonostante fosse coperta da una sottile lastra di vetro,
facente
parte della cornice. Era bella, si. Molto bella. Ma la cosa che
più lo
colpiva era quella
somiglianza, quei
lineamenti, quegli occhi che aveva in comune con la sua Sakura. Si
somigliavano
le due, nonostante i colori non fossero gli stessi.
Quell’eleganza che Shaoran
riusciva a cogliere era molto simile a quella di Sakura. Shaoran era
fermamente
convinto dell’eleganza di Sakura, e della sua
femminilità, nonostante fosse un
tipo sportivo. E sentiva che quel modo di essere era molto simile a
quella
donna.
“Ti
piace?” sentì a una tratto.
Shaoran si spaventò, ma poi si accorse che accanto a lui,
Fujitaka era sveglio
ed era stato lui a porgli quella domanda. Lo guardava sorridendo:
doveva aver
capito che il ragazzo era rimasto affascinato, da quella foto.
“Si…
è una donna…. Molto bella”
balbettò un po’. “Si tratta di sua
moglie?” azzardò a chiedere.
“Si,
hai indovinato”
“Assomiglia
molto a…”
“A
Sakura, vero?” gli rubò dalla
bocca. E l’altro:
“Si…
si”
“E’
vero le somiglia molto. Non
solo fisicamente ma anche nel carattere e nella gestualità.
Non so se lo sai,
ma Sakura era molto piccola quando purtroppo è scomparsa,
perciò non credo che
abbia una conoscenza approfondita del suo modo di muoversi, delle
abitudini. Io
però mi sono accorto che col tempo le somiglia sempre di
più, anche nel solo
movimento delle mani, per esempio”. Shaoran
ricordò:
“Sakura
in effetti muove sempre
le mani per spiegare quel che deve dire”.
“Anche
mia moglie lo faceva. Tu…
conosci molto bene Sakura, vero?”
“Cosa??”
arrossì Shaoran, che si
accorse di essere stato fin troppo confidenziale con l’uomo.
“Ma
si… Una persona nota sempre i
particolari della persona alla quale tiene. E’ una cosa
naturale” spezzò lui.
“Si…
credo che abbia ragione”
disse poi Shaoran.
Stettero un
po’ in silenzio. Poi:
“Non
è che l’ho svegliata io?”
chiese Shaoran, ricordando di essersi mosso parecchio quella sera.
“No
no, tranquillo. Solo che con
il baccano che fa il vento mi riesce difficile dormire”
spiegò l’altro.
“Capisco”.
“Shaoran…”
“Si?”
“Posso
chiederti una cosa?”
“C-certo!”
rispose il ragazzo,
cominciando a temere il peggio.
“La
storia con mia figlia…. (
sempre se non sono indiscreto, ma
non lo sono perché è mia figlia!)…Da
quanto dura?” chiese.
‘oh
mamma e adesso che gli dico?’
pensò il disgraziato. Ma, nonostante parlasse con quello che
si potrebbe
definire
“Be’…”cominciò
“in realtà non da
molto. Seriamente da due mesi circa”.
“No
no, quando è cominciata lo so.
Volevo dire, quando avete cominciato a frequentarvi, a diventare
amici…
racconta!” fece lui incuriosito, come si trattasse di un suo
coetaneo.
“
Ah… ecco. Non lo so… Direi che
siamo diventati amici dopo un po’, da quando l’ho
conosciuta. E fin dall’inizio
della nostra amicizia… ecco… avvertivo che non
era tanto amicizia per me!”
sorrise imbarazzato.
“Capisco…”
sorrise ance lui, “ ma
prima non andavate d’accordo?”
“
Be’ no… ad essere sincero
l’avevo in antipatia”, ‘ad essere sincero
eravamo in competizione’ pensò tra
sé.
“Ma
se non sbaglio… Tempo fa, io
tenni una lezione di egittologia nella scuola di Sakura, e ricordo un
ragazzo,
appassionato in materia, che però non riusciva a mandar
giù il fatto che fossi
suo padre… Non è che…”
“Si,
ero io” confermò Shaoran, ricordandosi
di quell’episodio.
“Ecco,
lo avevo immaginato!!
Ricordo che tu venisti da me a congratularti per la lezione che aveva
tenuto e
mi facesti un sacco di domande sull’argomento. Ricordo anche
che pure tu sapevi
molte cose…”notò poi.
“Si
è vero. Mi interessa
l’archeologia” confessò poi.
“E’
raro trovare un ragazzo con
questo interesse” disse Fujitaka.
“Già.
E’ stato mio padre che mi
ha fatto interessare a questa materia”.
“Davvero?”
“Si.
Una volta, trovai vicino a
un fiume dei sassi molto particolari, la cui forma ricordava delle
conchiglie.
Ne presi un paio e le portai a mio padre. Lui mi disse che erano dei
fossili.
Mi spiegò che molto probabilmente il luogo dove li avevo
trovati prima era
sommerso dal mare. Io ne rimasi colpito; e mio padre lo
capì. Allora mi portò a
prendere altri fossili e li portammo a
casa nostra. Da quel giorno mi aiutò a
studiarli di più e a saperne
altre cose. E la cosa mi affascinava sempre di più.
Soprattutto mi stupiva il
fatto che quei fossili prima erano completamente diversi da
ciò sembravano. E
nonostante mio padre non ne fosse interessato mi stette vicino, e lesse
insieme
a me, tanti libri sul argomento”.
Si
fermò. Poi:
“Dopo
che è morto, ho continuato
a studiare da solo, anche se era difficile,
dato che ero molto piccolo. Eppure continuavo. Per
lui”, si fece triste,
i suoi occhi diventarono lucidi, ma continuò “ il
mio interesse però non si
fermò solo ai fossili, ma anche ad altri tipi di resti
archeologici. Oltre
all’Egitto, infatti, ho studiato per esempio le prime
città nate nel mondo (che
sono in Turchia!) “ precisò, “E anche..
la storia di altri Paesi… Ad essere
sincero, negli ultimi tempi non mi sono interessato più di
tanto. Ma ricordo
che per molto tempo ho condotto studi autodidattici
sull’argomento con grande
interesse…”. Per Shaoran, quel discorso non era
più collegato a un dialogo che
stava intrattenendo con l’uomo accanto a se. Ormai era
diventato una specie di
monologo, una commemorazione.
“Tuo
padre è mancato molto tempo
fa?” chiese Fujitaka.
“Si.
Avevo cinque anni”.
“Non
sapevo..” fece dispiaciuto.
“Non
si preoccupi”, fece
serenamente lui, “ormai è passato molto tempo.
E’ poi c’è Wei con me, che non
mi fa mai sentire la sua mancanza”.
“Wei…
gli sei molto affezionato,
vero?”
“Si….
Lui mi è sempre vicino da
quando mio padre è mancato. Non sento troppo la su mancanza,
quando sto con
lui, anche perché è molto premuroso con me. Si
preoccupa per ogni stupidaggine
che mi fa stare male”.
“Come
per il tuo incidente?”
“Come
fa..?” Sakura gliene aveva
parlato.
“Me
lo ha detto mia figlia. Ti
disturba che lo sappia?”
“No,
no. Non è quello. Solo non
mi aspettavo che lo sapeste”.
“Le
ho chiesto spiegazioni perché
la scusa de “La caduta dalle scale” non era
convincente”.
“Ha
ragione” calcolò lui, “ ma
non mi sembrava il caso. Ho pensato che invece la scusa
“Incidente stradale”
avrebbe sparso un panico inutile”.
“Si
è trattato di un brutto
incidente?”
Rammentò
che a Sakura non aveva
raccontato pressoché nulla di quel fatto, per non provocare
una conseguente
reazione di commiserazione ‘Alla Sakura’.
“Un
po’ si…”
“Quanto
sei rimasto in ospedale?”
“Poco
più di un mese”.
“Dio!
E cosa hai riportato??”
“In
realtà erano tutte
escoriazioni più pesanti, che non sarebbero potute guarire
da sole, e quindi mi
hanno messo i punti. Niente però in confronto alla
gamba”.
“Come
mai?”
“La
macchina mi ha pressato il
ginocchio e ha spezzato alcuni legamenti… mentre ero
cosciente” aggiunse
infine. “ Quindi sono rimasto ricoverato essenzialmente per
le operazioni alla
gamba e per fare terapia”.
“Terribile…
Una brutta
avventura”.
“Già.
Ma sono contento di esserne
uscito!” sorrise poi soddisfatto.
Fujitaka lo
guardò un po’ di
sottecchi. ‘Questo ragazzo è in gamba’.
“Però…”
“Si?”
“Ecco…
potrebbe evitare… di
parlarne a Sakura? Non voglio che sappia questi dettagli”
aggiunse poi
timidamente.
“Stai
tranquillo non dirò nulla!”
promise lui.
Shaoran si
sentì decisamente più
a suo agio. Fujitaka non sembrava più essere il padre di
Sakura, ma un altro
uomo, distante anni luce da lei, con la quale aveva fatto amicizia per
caso. Il
suo tono pacato e le sue domande, seppur un po’ indiscrete,
ma poste con
innocente curiosità, non suscitavano imbarazzo, ma
tranquillità e voglia di cancellare
i suoi dubbi.
Continuarono
a parlare, per
un’altra ora, forse due. Parlarono del più e del
meno, di archeologia, della
Cina della Famiglia di Shaoran. Insomma gli argomenti non mancarono, e
parlando, Shaoran si faceva più intraprendente, mentre
l’uomo apprezzava il
ragazzo per la sua loquacità (che non aveva mai notato prima
poter essere così
prorompente) e la sua intelligenza. E ancora per il suo buon cuore.
Leggeva,
infatti, nei suoi occhi la cura e l’affetto nei confronti di
chi amava e che
era disposto a regalare, e fu colpito dalla sensazione che anche Sakura
fosse
stata attratta da questo suo essere affettuoso. ‘E’
in buone mani’.
“…In
effetti i resti archeologici
che ci sono a Giza non ci danno molte informazioni sulla sua storia.
Però, a
mio parere, bisogna apprezzarne molto le decorazioni e i geroglifici
rimasti,
forse i più belli di tutto il mondo!” disse tutto
eccitato Fujitaka, “Non
credi?” chiese poi. Ma notò che il suo piccolo
amico aveva abbandonato il
discorso già da tempo e che ora dormiva serenamente accanto
lui. Sorrise e si
accucciò per bene anche lui, osservandolo ancora.
Pensò
che assomigliava tanto a se
stesso da giovane. Forse dire che la storia d’amore con
Sakura ricordava la sua
con l’amata moglie era un po’ banale: in
realtà lui rivedeva in Shaoran la sua
curiosità e voglia di sapere. ‘Come fa a stare
antipatico a Toy?? E’ così
dolce!” pensò. L’osservò
ancora e sperò che Sakura non si allontanasse mai da
lui in futuro, perché sarebbe stato difficilissimo trovare
un ragazzo simile.
“Ehi…”
“Mmm…”
“Shaoran…”
“Mmmj…”
“Svegliati
Shaoran” gli dondolava
dolcemente la spalla. “Svegliati pigrone!”
“Mmm…
eh?” aprì finalmente gli
occhi. E con grande ma piacevole sorpresa trovò la su amata
accanto a lui, che
gli sorrideva amabilmente.
“…
Sakura… Che bello che sei
qui…” proferì senza aver collegato la
testa alla bocca. E lei arrossì.
“Ehm…
Ecco io… M-mio padre sta
preparando la colazione e stai dormendo solo tu”disse
più fredda.
“Cosa?
Ah già, che sono da te…”
collegò poi, e si sedette vicino a lei. Sakura gli si mise
di fronte.
“Hai
dormito bene?”
“Si
grazie” sorrise. “ Ho avuto
un po’ di difficoltà ad addormentarmi per la
tempesta che c’era fuori”.
“Ora
ha smesso e c’è il sole”
assicurò lei. Un attimo di pausa. Poi:
“
So che stanotte hai parlato
piacevolmente con mio padre” fece lei con aria furbetta, ma
soprattutto curiosa.
“Ah”
si sentì colpito e arrossì,
“Già. Te lo ha detto lui?”
“No”.
Lui se ne stupì.
“Stanotte
sono scesa sotto per
andare in cucina a bere un po’ d’acqua e vi ho
visto parlare. Sembravate
entrambi presi dalla discussione”.
“E
hai sentito cosa abbiamo
detto?”
“No,
parlavate troppo piano e non
vi sentito. Perché? Parlavate di cose
compromettenti?” sorrise.
“No
no tutt’altro. Abbiamo
parlato soprattutto del suo lavoro”. Un'altra pausa.
“E di te…”
“Di
me??” fece allarmata.
“Già”
aggiunse lui, con un tono
di sfida.
“E
che ti ha detto mio padre?”
“Ah,
non te lo posso! Sono cose
segrete!” sentenziò lui.
“Ma
come, non riguardano me??”
“Si,
ma ci siamo promessi di non
dire nulla!”
“Non
dire stupidaggini, piuttosto
e dimmi che ti ha detto mio padre!!” si arrabbiò.
“No!
Dovrai passare sul mio
cadavere!” continuò lui.
“Parla
o ti levo il respiro
definitivamente” e gli mise le mani al collo, giocando
ovviamente e
partecipando alla battaglia alla quale Shaoran aveva dato inizio.
“Mai!
Non si tradiscono gli accordi!”
continuava ancora, con la gola stretta tra le mani di Sakura, ormai
sdraiato.
“Non
ti decidi? Bene ora ti
convinco io!” mollò la presa per prendere un
cuscino e glielo sbatté in faccia.
Lui rimase un po’ frastornato dal colpo, ma appena riprese i
sensi prese anche
lui un cuscino e la colpì. Cominciarono a sbattersi i
cuscini in faccia, come
bambini. Fino a che Shaoran, posò il suo e strinse Sakura,
frenando l’istinto
omicida appena sorto nel suo cuoricino. La baciò in fronte.
“NOOOOOOOOOOO”
cercò di divincolarsi,
“Dimmi che vi siete dettiiiii!!”
“No!
Preferisco baciarti” E gli
schioccò un altro bacio, stavolta in bocca. E per
più tempo. Ma subito dopo
scappò da lei, la quale lo rincorse per tutta la stanza.
“Mostriciattoli,
è pronta la
colazione!” disse alla fine Toy, non riuscendo a sopportare
un simile
comportamento. I due si guardarono complici e si sorrisero. Si
diressero quindi
in cucina, per fare colazione.
4 capitolo
concluso!:) Dite
OOOOOOOOOOOOOOH!! Vi
prego di perdonarmi
ancora se vi ho fatto aspettare, ma la scuola non mi da tregua e ho
dovuto
aspettare le vacanze ( e confesso, anche una botta di buona
volontà!) per
completare questo capitolo. Ringrazio le
povere ragazze che hanno avuto la disgrazia di imbattersi in questi
miei
spargimenti di miele gratuiti, e in particolare
paperella96
la cui
recensione oltre che commuovere, mi ha un po’ impaurita:
vabbè one-sama, ma
budda mi sento presa da troppe
responsabilità…ù.ù…XDXD
In
ogni caso… HO FINITO STO CAPITOLO!!!!!!!!!! Nella
speranza che non mi
rapiscano gli
alieni, continuerò questa storia, quindi… alla
prossimaJ
ciauuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuu