Anime & Manga > Card Captor Sakura
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Autore: Anime fanatic    24/04/2011    3 recensioni
Allora: tanto per cominciare, vi informo, che è la mia prima fan fiction, e non so se vi piacerà...io spero di si:-) la storia è una continuazione di quello ke già abbiamo visto (le 2 serie e gli OAV)... infatti comincia proprio con quel famoso salto con cui si conclude la storia di Sakura e Shaoran (XDXD)... Buona letturaXDXD
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Sakura | Coppie: Shaoran/Sakura
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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“Che pioggia!” disse Sakura.

“Non ti distrarre, Sakura. Sennò non finiremo mai i compiti!” la richiamò Shaoran.

“Ma non riesco a concentrarmi con questa pioggia! Uff” ribadì lei.

“Devi, sennò rimarrai indietro” la corresse lui.

“Si si…” E così Sakura si rimise a fare gli esercizi.

 

La matematica rimaneva la materia che più odiava al mondo, ma farla con Shaoran, che era bravo in materia e soprattutto ben disposto ad aiutarla, era tutta un’ altra cosa.

Da quando Shaoran era guarito e la sua gamba era tornata a funzionare normalmente, Sakura usava la matematica come scusa per stare insieme a lui e lo invitava a casa sua per farsi spiegare gli esercizi. Di questo, Toy e Kerochan non erano molto contenti, mentre Fujitaka, il padre di Sakura, lo  trovava un modo intelligente di stare con una persona a lei cara, senza perdere tempo. Meglio ancora se l’aiuto che le dava, serviva ad alzare la sua media scolastica. Così in quelle ultime settimane, Shaoran veniva nel pomeriggio a casa di Sakura, più spesso in prossimità del compito di matematica.

Ma in quel periodo erano numerosi i giorni di pioggia, e la cosa la distraeva molto spesso.

 

“Sakura!” la richiamò ancora una volta.

“Che c’è?? Sto facendo gli esercizi!”

“Piantala di guardare la finestra!”

“Uff…. “ e gli fece una linguaccia, al quale il cinese ricambiò. Seguitarono però dei sorrisi.

 

Erano messi sul tavolo da cucina, mentre era ormai tardo pomeriggio.  Erano solo loro due a casa, o per meglio dire solo loro tre: insieme a loro c’era infatti Kerochan che mangiava (tanto per cambiare) .

Shaoran era sempre stato nella media a scuola, ma almeno in matematica brillava. Perciò svolgeva gli esercizi assegnati in modo scorrevole e ordinato, al contrario di Sakura, che spesso dimenticava cifre o passaggi. Ma per fortuna, Shaoran l’aiutava.

 

Toy, Yuki e Fujitaka rientrarono a casa.

“Buonasera, ragazzi” fece l’uomo.

“Ciao papà! Sei tornato presto!” esclamò contenta Sakura.

“Buonasera signore” salutò educatamente Shaoran.

Ma neanche il tempo di oltrepassare la porta, Toy lanciò una occhiataccia di sfida verso Shaoran. Allo stesso tempo Kerochan, sembrò pietrificarsi tutto a un tratto (e la cosa divenne tragica quando si rese conto che doveva stare fermo mentre accanto a lui c’era una buona decina di biscotti ancora salva dalle sue fameliche fauci).

 

“Io vado ragazzi, buona continuazione di compiti!” Fece Yuki uscendo.

“Ma, come. Non rimane con noi?” Chiese Sakura dispiaciuta che il ragazzo fosse uscito.

“No. I suoi nonni tornano oggi dall’ultimo viaggio che hanno fatto” rispose Toy.

“Capisco”. Shaoran si accorse che c’era rimasta un po’ male, ma ormai ci era abituato: nonostante Sakura le avesse dimostrato di volerle bene, nel cuore della ragazza rimaneva un posticino speciale unicamente per Yuki che era più un fratello ormai.

“Forza Sakura, finiamo questi compiti” la richiamò allora lui.

“Si!” rispose lei.

Mentre i due ragazzi completavano i compiti, Toy era salito in camera a fare i suoi di compiti, mentre Fujitaka era in salotto che leggeva un giornale. Nonostante si fidasse di Shaoran che appariva un ragazzo serio e premuroso, lanciava sempre qualche occhiata in cucina, per vedere cosa facessero. E i due effettivamente dimostravano di non tradire la sua fiducia.

 

“Ma no, Sakura! Che stai combinando???” rimproverò Shaoran.

“Perché? Che ho fatto?”.

Fujitaka, che nel frattempo cominciava a mettersi ai fornelli per la cena si girò verso il tavolo sul quale i ragazzi stavano studiando.

Shaoran si era sporto verso la parte opposta del tavolo allungandosi, per guardare meglio il quaderno di Sakura.

“I numeri negativi non si devono sottrarre, ma addizionare!” Corresse lui indicando l’errore.

“Ma…  Perdonami, se c’è il meno vuol dire che si sottrae, no? Una delle poche certezze della matematica che ho!”

“Ma no…” e si batté un mano in faccia.

Nel frattempo l’uomo sorrise, divertito da quei discorsi. Resosi conto che non era accaduto nulla di grave,  rivolse la sua attenzione ai fornelli, ma prima di cominciare…

“Shaoran” lo chiamò.

Quello si volse: “Si?”

“Che ne dici di rimanere per cena?”

Shaoran si stupì. Non si aspettava di essere invitato.

“Bravo papà! Perché no?” continuò Sakura.

“Ah io…” cominciò a balbettare,  mentre si risedeva composto. La cosa lo imbarazzava da morire: pensava sarebbe passato almeno un anno, prima. Infondo era come se lo mettevano sullo stesso piano di Yuki, che al contrario di lui frequentava la famiglia Kinomoto da più tempo e forse anche con maggiore frequenza.

“Non so se è il caso…” tentò lui.

“Dai non ti fare pregare!” fece Sakura, che dall’altra parte del tavolo, gli sorrideva. Anche Fujitaka sembrava volere insistere affinché il ragazzo accettasse l’invito.

“Siete molto gentili, ma non posso accettare. Wei mi aspetta, e non voglio lasciarlo solo” confessò poi.

“Oh…” Sakura si dispiacque nuovamente. E anche suo padre. Questi era, infatti, a conoscenza della storia di Shaoran, e sapeva che il ragazzo era stato accompagnato in Giappone dal suo maggiordomo. E in effetti forse sarebbe stato più giusto stare con lui.

“Non ti preoccupare, Shaoran. Sarà per un'altra volta” continuò a sorridergli lui.

Shaoran ricambiò: “Certo, Signore!”

Suonarono alla porta. “Chi può essere a quest’ora…” e Fujitaka corse alla porta.

Appena l’aprì rimase alquanto sorpreso: un uomo anziano, ma dal fisico ancora agile, di indescrivibile eleganza, gli appariva davanti.

A primo colpo non capì:

“Buonasera… serve qualcosa?”

“Questa è casa Kinomoto?”Chiese quello con modo e maniera.

“Si. Mi dica, c’è qualcosa che posso fare per lei?”

“E’ un piacere immenso conoscerla. Io sono Wei Shang, maggiordomo della famiglia Li, nonché tutore di Shaoran. Immagino che lei sia il padre della signorina Sakura”.

“Si! Ora ho capito! Comunque ha indovinato. Anche per me è un piacere conoscerla” fece cordialmente lui, “ma non stia alla porta! Ancora piove, non vorrà certo bagnarsi! Si accomodi!”

“La ringrazio per la sua immensa cortesia, signor….”

“Fujitaka, Kinomoto” e gli indicò il salotto, dove si poté accomodare.

“Wei!” lo chiamò Shaoran, che dalla cucina aveva sentito la sua voce.

“Buonasera Wei” salutò Sakura.

L’uomo salutò entrambi e spiegò al suo protetto che era tardi e che era venuto per portarlo a casa, dato il maltempo. Shaoran allora capì che si era fatto tardi (molto tristemente!), ma quando stava per salutare Sakura, il padre di quest’ultima ebbe un lampo di genio:

“Aspettate… Perché non rimanete a cena con noi?”l’invitò, “Finalmente ho l’occasione di conoscere un membro della famiglia di Shaoran. Avevo chiesto al ragazzo se voleva restare a cena, ma molto premurosamente, il ragazzo mi ha detto che non voleva lasciarvi solo” e Shaoran arrossì, “Ma visto che siete anche voi qui, perché non rimanete con noi?”

Wei fu colpito dalla richiesta che quell’uomo, dallo sguardo gentile, gli aveva fatto.

“Non vorremmo disturbare…” fece imbarazzato Shaoran, intervenendo nel discorso.

“Non c’è alcun disturbo! Farebbe piacere anche a me avervi entrambi a cena” intervenne allora Sakura.

I due cinesi non sapevano che rispondere. Si guardarono perplessi, ma alla fine.

“In questo caso… Accettiamo il vostro invito”.

“Evviva!”

“Perfetto! Vado a chiamare mio figlio Toy, così glielo presento”. E si allontanò.

Sakura e Wei si misero a parlare. Lui la ringraziò e spiego che non era necessaria tanta premura. Sakura invece diceva che era un’ ottima occasione per stare tutti insieme.

L’unico che si trovava veramente, veramente, veramente, veramente a disagio, era Shaoran.

‘Oh cavolo!!!! Oh cavolissimo! La presentazione dei parenti è fin troppo anticipata per i miei gusti!!!Sembra una coalizione ! Ma  solo a me sembra strano???’ pensava lo sventurato cinesino, che fino ad allora aveva immaginato il fatidico incontro tra un paio d’anni minimo. Per il povero ragazzo era già imbarazzante il solo andare a casa della sua amata, figurarsi una cena in famiglia!

 

 Dopo che Fujitaka tornò con un Toy alquanto alterato, Sakura vide che Shaoran era rossissimo e gli venne incontro. Si mise alla sua sinistra e con aria maliziosa, le bisbigliò:

“C’è qualcosa che non va?”

“No… no… va tutto… benissimo” seppe rispondere lui.

“Sicuuuuuuuuuuro?” fece lei, e si avvicinò ancora di più.

“Ma a te è possibile che non faccia impressione??” sputò fuori il rospo.

“No, affatto. Anzi sono molo contenta che rimaniate qui!” fece lei. La cosa la rendeva esuberante, cosa che  Shaoran non riusciva a spiegarsi.

“Ma … non so… sembra che ci dobbiamo sposare!!”

“Esagerato! Che c’è di male se i nostri familiari si conoscono!” rispose lei. Shaoran non seppe rispondere. ‘C’è qualcosa di strano… Non so cosa… Ma c’è qualcosa di contorto, diamine!’ pensava fra se.

 

In tutto questo casotto però abbiamo dimenticato un minuscolo, ghiotto, giallo particolare: Kerochan. Il poverino era rimasta paralizzato fin da quando Fujitaka e i ragazzi erano tornati. Dato che il padre di Sakura era poi andato in cucina, il povero guardiano si dovette arrendere alla sua sorte di peluche da compagnia, sperando almeno che Sakura si ricordasse di lui. Ma non fu così. Perciò rimase  immobile, fino a quando Wei non bussò alla porta.

Ma mentre tutti erano in salotto, Kerochan tentò di attirare l’attenzione di Sakura, la quale finalmente si ricordò dell’esistenza del suo piccolo amico. Tornò in cucina, tirandosi dietro Shaoran.

 

“Ma dov’è andato il mostriciattolo??” Chiese Toy, accorgendosi della sua assenza.

“Mah… i ragazzi… erano qui, fino a due minuti fa” notò Fujitaka.

‘Vuoi vedere che sono andati a imboscarsi???’ non poté far a meno di pensare il ragazzo. Ma prima che questo potesse uscire l’artiglieria pesante, Sakura uscì dalla cucina con i libri di scuola, e Shaoran dietro di lei l’accompagnava.

“Noi saliamo a posare i libri. Fra un po’ scendo a darvi una mano” fece Sakura. Allora i due si allontanarono e raggiunsero la camera di Sakura.

 

“SCIAGURATA!!!! COME HAI POTUTO DIMENTICARE IL BELLISSIMO KEROCHAN????” s’imbufalì lo stesso.

“Perdonami, non c’ ho fatto per niente caso!” tentò di scusarsi Sakura.

“E’ inammissibile!! Credimi, ero veramente tentato di trasformarmi nella mia vera forma e azzannare la tua cucina, dalla rabbia! Si può sapere come hai fatto a non notarmi???”

“Ero così concentrata sui compiti che non mi sono accorta di te. Scusami!”

“Mmm” ribolliva Kerochan, “Ti perdono ad una sola condizione!”

“Cioè?”

“MI DEVI PORTARE QUALCOSA DALLA CENA!”

“Aaah, sei un ingordo Kerochan!!” Lo rimproverò Shaoran.

“Cerchi grane cinese? Guarda che ce l’ho anche con te!”

“Piantatela voi due! Kerochan ti porterò un po’ della cena a patto che tu stia qui buono e senza far danno!”
Non potendo fare di più, il guardiano accettò. Allora i due i ragazzi uscirono dalla stanza per dirigersi sotto, ma prima di ciò, Shaoran afferrò Sakura per un polso.

“Shaoran che c…” e la baciò all’improvviso. Dopo essere arrossita un bel po’, si lasciò andare rimase immobile, mentre Shaoran le baciava teneramente la bocca con piccoli schiocchi. Quando si staccò, la guardò: bellissima e rossa come un pomodoro.

“Bene” sentenziò poi, “Ora possiamo andare”. Discese le scale, mentre Sakura rimase ancora impalata davanti alla porta della sua stanza. Quando poi riprese i sensi, lo raggiunse.

***

Quella serata passò magnificamente, anche se all’inizio fu inevitabile il ghiaccio. Infatti, mentre Sakura e suo padre preparavano la cena, Toy, Wei e  Shaoran rimasero in salotto ad aspettare. Il maggiordomo e Toy riuscivano a parlare, ma Shaoran non aprì bocca. Toy e Shaoran non si potevano proprio sopportare! Ma quando la cena fu pronta, la situazione cambiò: si fece più allegra, come se si fosse trattato di una festa. Wei e Fujitaka parlavano dei due ragazzi, in particolare Wei raccontava di Shaoran, in modo da farlo conoscere meglio al giapponese. Parlarono dei loro Paesi, di film, di cucina… insomma: di tutto e di più! Non mancarono neanche le risate, e persino Toy che era costretto a cenare col suo nemico, si divertiva e partecipava con animo ai discorsi. Sakura era felicissima: Shaoran, seduto di fronte a lei, gustava con appetito la cena che la ragazza aveva preparato, ma soprattutto, non era più imbarazzato, anzi, rideva di gusto. Sakura sorrideva. Era bello vedere la sua famiglia così felice e con una persona a lei molto cara. Si sentiva rincuorata.

***

“Adesso sarà meglio andare…” disse Wei, notando l’ora tarda all’orologio.

“Perché non vi trattenete ancora un po’??Domani non c’è scuola!” propose Sakura.

“La ringrazio signorina Sakura, per la sua cortesia. E ringrazio anche voi, ma purtroppo è molto tardi”. Fece lui dispiaciuto. In effetti la serata era passata così in fretta che nessuno si era accorto del tempo che passava inesorabile.

“Wei ha ragione. Si è fatto tardi. Ma grazie di tutto” fece Shaoran, e porse un inchino alle persone che lo invitarono.

“Be’… allora non vi tratteniamo! Spero che ricapiti un'altra occasione per stare tutti insieme” si augurò Fujitaka porgendo la mano a Wei.

“Non mancherà di certo” assicurò.

Così i due cinesi si prepararono ad uscire. Ma aperta la porta d’ingresso, tutti si accorsero che il tempo era nettamente peggiorato: pioveva moltissimo, e in più il vento era fortissimo. Con le discussioni e le fragorose risate che c’erano state all’interno, nessuno si era accorto del maltempo che c’era fuori.

“Aspetti qui signorino, vado ad avvicinare la macchina” e corse via.

“Aspetti vengo anche io!” E Toy lo raggiunse.

 

“Che brutto tempo però… proprio non ci voleva a rovinare questa serata!” disse Sakura.

Anche Fujitaka e Shaoran pensavano la medesima cosa.

Dopo un po’, Toy e Wei tornarono a casa, ma senza macchina.

“Si è scoppiata una ruota” disse Wei.

“Che sfortuna!” osservò Sakura; tutti rientrarono in casa, per decidere il da farsi, a riparo dalla pioggia.

“Vi posso accompagnare con la mia macchina” propose Fujitaka, ma Toy gli ricordò che l’aveva lasciata al meccanico. Di certo, Shaoran e Wei non potevano tornare a piedi: quel tempo era veramente impossibile!

“Be’… a questo punto… non ci rimane molta scelta” fece poi Fujitaka, “Se lo desiderate potete rimanere qui stanotte” l’ invitò cortesemente.

I due cinesi si guardarono: ma mentre uno ringraziava per la cortese offerta, l’altro diventava viola! ‘CHEEEEE???? IO A CASA DI SAKURA???  NON SE NE PARLA!’ pensò tra se il ragazzo.  Bisogna osservare che non era la prima volta che Shaoran restava per la notte in quella casa, ma la prima volta fu con le fattezze di Kerochan, piccolo, indiscreto, e soprattutto non visto dai familiari della ragazza. Ora gli veniva proposto di dormire sotto lo stesso tetto della sua amata, insieme a tutta la famiglia. ‘Aiuto…!’ pregò il ragazzo.

Wei però non sapeva trovare un’altra soluzione: il loro appartamento era piuttosto lontano, e  anche se avevano un ombrello, di certo non potevano tentare di tornare a casa a piedi. Ma prima che l’uomo potesse accettare, Fujitaka lo precedette:

“Allora è deciso: vado a prendervi dei futon! Toy aiutami, per favore”

“Si papà” e i due si allontanarono.

“Aspetti, si…” tentò di fermarlo Wei, che comunque non voleva disturbare ulteriormente la famiglia giapponese. Ma Sakura, che era rimasta, lo rassicurò:

“Non si preoccupì, Wei. Per noi è un gran piacere averla qui! Non faccia complimenti e si comporti come se fosse a casa sua”. La ragazza aveva disegnato sul viso un sorriso calmo, sereno. Guardandolo, l’uomo anziano si sentì più tranquillo. La fissò per un po’ e sentì come un forte calore nel petto. Quella ragazza così dolce regalava tanto con un piccolo sorriso. ‘Capisco perché il signorino se ne è innamorato’ pensò, ‘è così dolce che metterebbe chiunque di buon umore’. Perciò sorrise anche lui alla ragazza.

 

‘NONONONONONONO!!! MA SONO TUTTI IMPAZZITI????? MI VERGOGNO DA MORIRE A DORMIRE QUA!!!’ pensava nel frattempo  Shaoran, mentre Wei e Fujitaka sistemavano i futon nel salotto. Era paralizzato dalla paura, non riusciva a muoversi. I due uomini sembravano amici di vecchia data, e si aiutavano fra di loro, mentre Sakura portava loro i cuscini. ‘NOOOOO!! Accidenti! Non si può!! Ma perché tutte a me??’ si commiserava tra se.

“Tieni!” fece Toy, buttandogli dei vestiti sulla testa non proprio delicatamente. “E’ un mio vecchio pigiama. Vedi di non farci la pipì addosso!”

“Non mi faccio la pipì addosso, tranquillo!!” ringhiò lui. E Sakura da un angolo ridacchiò.

Toy si avvicinò a Wei e porse anche a lui un pigiama, in modo da potersi cambiare. I due cinesi allora si cambiarono in un'altra stanza, ma quando tornarono nel salotto, Shaoran notò una cosa strana: c’erano tre futon. ‘Ma siamo due, perché…’ si domandava il ragazzo.

“Mio padre dorme qui sotto con voi, così se c’è bisogno vi aiuta lui” disse Sakura che sembrò leggergli il quesito negli occhi, sorprendendolo un po’.

“Ah… capisco. Tuo padre è molto gentile” fece lui.

“Ti sta bene il pigiama di mio fratello” aggiunse poi lei, “forse è un po’ grande, però”.

“No, no. Tranquilla va benissimo!” la fermò, imbarazzatissimo.

“Ah… ok”gli sorrise, “Vado a cambiarmi anche io!” e la ragazza corse via. Shaoran si sedette sul divano, mentre Wei, sistemava i loro vestiti. Anche Toy e Fujitaka si stavano cambiando.

Shaoran era stanco, aveva studiato con Sakura tutto il pomeriggio. Si guardò un po’ intorno, studiando i particolari della casa. E accanto a lui notò un comodino, sul quale si trovavano una lampada e una cornice, con una foto dentro. Shaoran sgranò gli occhi per capire chi vi fosse ritratto: vedeva una giovane donna, dal viso angelico e la carnagione chiara. Aveva dei lunghi capelli scuri e mossi, era dotata di una eleganza innata. Portava con estrema femminilità uno sgargiante abito azzurro, che ne metteva in risalto il fisico perfetto. Gli sembrava una di quelle modelle che vedeva spesso in televisione. Ma  poi si accorse di un particolare: Dei grandi occhi verdi. Dolci, dolcissimi, ma soprattutto familiari. ‘Che sia sua m…’

“Il signor Kinomoto è stato molto gentile, vero?” disse tutto a un tratto Wei.

“Già…” rispose Shaoran, un po’ distratto.

“E anche i suoi figli non sono stati da meno” aggiunse.

“E’ vero. Ci hanno ricoperti di premure. In futuro dovremo sdebitarci!” disse Shaoran.

“Bene!” Si aggiunse poi Fujitaka con dietro i suoi figli, “Penso sia ora di andare a letto” propose.

“Sono d’accordo” continuò Wei e dopo averlo ringraziato ancora una volta della sua cortesia, finalmente tutti si ritirarono. Ma prima…

“Sakura…”

“Si? Dimmi” fece lei.

“Mi puoi dire dov’è il bagno?” chiese Shaoran.

“Certo seguimi” e lo prese per mano.

La situazione per il povero ragazzo era sicuramente migliorata, ma ancora continuava a sentirsi imbarazzato. La cosa che più lo faceva sentire a disagio era di stare insieme a lei, entrambi in pigiama come se fossero legati da un rapporto d’amicizia che c’era sempre stato, quasi come parenti. Un rapporto che Shaoran aveva avuto solo con Meiling. Un rapporto perciò intimo e familiare, che non aveva nulla a che fare col sentimento innocente che Shaoran provava per Sakura. Ma al contrario di lui, la ragazza non era per nulla imbarazzata, anzi, sentiva di averlo più vicino che mai e questo la rendeva euforica.

“Ecco” indicò alla fine Sakura, davanti alla porta.

“Ti ringrazio” fece lui.

“Di nulla” sorrise lei.

“… Di tutto, Sakura. Grazie” sorrise anche lui. Sakura allora arrossì.

“E’… E’ stato un piacere Shaoran” disse poi.

Allora lui, preso dalla magia del momento, le prese dolcemente il viso e gli diede un bacio sulla guancia. Un lungo bacio.

“B-buonanotte” spiccicò poi.

“Anche a te” fece lei imbambolata. Lui allora entrò nel bagno e lei si vide chiudere la porta. Sakura rimase ancora un po’ davanti alla porta, con lo sguardo un po’ perso nel vuoto. Quel bacio dolce e allo stesso tempo, profondo, la stava portando a sognare, a volare in mondi assurdi, colorati, pieni di unicorni e di angioletti che cantavano inni all’amore, dove i fiori assumevano la forma di cuori, e le farfalle er…

Pssssssssssssssssssssssssssssst…

Si sentì provenire dal bagno e Sakura, risvegliata da quel suono melodioso, ma non troppo, arrossì di colpo e scappò nella sua stanza, morta di vergogna. Chiusasi nella sua stanza, si sedette sul letto. E dopo qualche minuto di imbarazzo, ritornò ad arrossire per il bacio che sentiva ancora stampato sulla guancia. Ci appoggiò una mano, come a prenderlo, come a sentirci ancora una traccia di Shaoran. Si girò e vide Kerochan. Vedeva che parlava, ma appunto vedeva soltanto. Non sentiva i discorsi che quel peluche le faceva, che assomigliavano più a dei rimproveri riferiti all’incidente di prima. Sakura riusciva solo a pensare a Shaoran, e adesso cominciava ad imbarazzarsi un po’ anche lei, nel sapere che dormiva di sotto. Ma nonostante questo, prese il Suo peluche scuro, il piccolo Shaoran, e lo mise a letto con se. Spense le luci, e riuscì finalmente a dire almeno un “buonanotte”, dal tono alquanto trasognato, al povero Kerochan, che vedendo la ragazza troppo distratta per ascoltare i suoi improperi, rinunciò e si mise anche lui a letto. Allora Sakura si rintanò nel suo letto, e dopo aver dato un  bacio al piccolo Shaoran, si addormentò.

 

La pioggia incessante continuava, e in più si erano aggiunti anche i tuoni. Si sentiva il vento battere sulle finestre creando rumori e spifferi. Per questo Shaoran, non riusciva a prendere sonno. Si muoveva in continuazione ma allo stesso tempo tentava di far piano, per non svegliare i due uomini ch dormivano accanto a lui. Si trovava al centro, e non potendone più del fastidio degli spifferi, si mise a pancia sotto e appoggiò il mento sulle braccia conserte. ‘Uff… e adesso’ pensò seccamente. Girovagò ancora un po’ il suo sguardo, come a cercare qualche intrattenimento silenzioso, ma alla fine il suo sguardo si posò nuovamente su quella foto, messa sul comodino. Era convinto che quella donna fosse dotata di una bellezza unica. Era rapito da quell’immagine, dalla vitalità che la giovane riusciva a sprigionare nonostante fosse coperta da una sottile lastra di vetro, facente parte della cornice. Era bella, si. Molto bella. Ma la cosa che più lo colpiva  era quella somiglianza, quei lineamenti, quegli occhi che aveva in comune con la sua Sakura. Si somigliavano le due, nonostante i colori non fossero gli stessi. Quell’eleganza che Shaoran riusciva a cogliere era molto simile a quella di Sakura. Shaoran era fermamente convinto dell’eleganza di Sakura, e della sua femminilità, nonostante fosse un tipo sportivo. E sentiva che quel modo di essere era molto simile a quella donna.

“Ti piace?” sentì a una tratto. Shaoran si spaventò, ma poi si accorse che accanto a lui, Fujitaka era sveglio ed era stato lui a porgli quella domanda. Lo guardava sorridendo: doveva aver capito che il ragazzo era rimasto affascinato, da quella foto.

“Si… è una donna…. Molto bella” balbettò un po’. “Si tratta di sua moglie?” azzardò a chiedere.

“Si, hai indovinato”

“Assomiglia molto a…”

“A Sakura, vero?” gli rubò dalla bocca. E l’altro:

“Si… si”

“E’ vero le somiglia molto. Non solo fisicamente ma anche nel carattere e nella gestualità. Non so se lo sai, ma Sakura era molto piccola quando purtroppo è scomparsa, perciò non credo che abbia una conoscenza approfondita del suo modo di muoversi, delle abitudini. Io però mi sono accorto che col tempo le somiglia sempre di più, anche nel solo movimento delle mani, per esempio”. Shaoran ricordò:

“Sakura in effetti muove sempre le mani per spiegare quel che deve dire”.

“Anche mia moglie lo faceva. Tu… conosci molto bene Sakura, vero?”

“Cosa??” arrossì Shaoran, che si accorse di essere stato fin troppo confidenziale con l’uomo.

“Ma si… Una persona nota sempre i particolari della persona alla quale tiene. E’ una cosa naturale” spezzò lui.

“Si… credo che abbia ragione” disse poi Shaoran.

Stettero un po’ in silenzio. Poi:

“Non è che l’ho svegliata io?” chiese Shaoran, ricordando di essersi mosso parecchio quella sera.

“No no, tranquillo. Solo che con il baccano che fa il vento mi riesce difficile dormire” spiegò l’altro.

“Capisco”.

“Shaoran…”

“Si?”

“Posso chiederti una cosa?”

“C-certo!” rispose il ragazzo, cominciando a temere il peggio.

“La storia con mia figlia…. ( sempre se non sono indiscreto, ma non lo sono perché è mia figlia!)…Da quanto dura?” chiese.

‘oh mamma e adesso che gli dico?’ pensò il disgraziato. Ma, nonostante parlasse con quello che si potrebbe definire , non si sentiva molto a disagio. Fujitaka era un uomo con la quale si poteva parlare di tutto, e il tono con la quale gli aveva chiesto quella curiosità, non suscitava agitazione o imbarazzo nel ragazzo, ma anzi sicurezza, per quel uomo con cui pareva si potesse parlare di tutto.

“Be’…”cominciò “in realtà non da molto. Seriamente da due mesi circa”.

“No no, quando è cominciata lo so. Volevo dire, quando avete cominciato a frequentarvi, a diventare amici… racconta!” fece lui incuriosito, come si trattasse di un suo coetaneo.

“ Ah… ecco. Non lo so… Direi che siamo diventati amici dopo un po’, da quando l’ho conosciuta. E fin dall’inizio della nostra amicizia… ecco… avvertivo che non era tanto amicizia per me!” sorrise imbarazzato.

“Capisco…” sorrise ance lui, “ ma prima non andavate d’accordo?”

“ Be’ no… ad essere sincero l’avevo in antipatia”, ‘ad essere sincero eravamo in competizione’ pensò tra sé.

“Ma se non sbaglio… Tempo fa, io tenni una lezione di egittologia nella scuola di Sakura, e ricordo un ragazzo, appassionato in materia, che però non riusciva a mandar giù il fatto che fossi suo padre… Non è che…”

“Si, ero io” confermò Shaoran, ricordandosi di quell’episodio.

“Ecco, lo avevo immaginato!! Ricordo che tu venisti da me a congratularti per la lezione che aveva tenuto e mi facesti un sacco di domande sull’argomento. Ricordo anche che pure tu sapevi molte cose…”notò poi.

“Si è vero. Mi interessa l’archeologia” confessò poi.

“E’ raro trovare un ragazzo con questo interesse” disse Fujitaka.

“Già. E’ stato mio padre che mi ha fatto interessare a questa materia”.

“Davvero?”

“Si. Una volta, trovai vicino a un fiume dei sassi molto particolari, la cui forma ricordava delle conchiglie. Ne presi un paio e le portai a mio padre. Lui mi disse che erano dei fossili. Mi spiegò che molto probabilmente il luogo dove li avevo trovati prima era sommerso dal mare. Io ne rimasi colpito; e mio padre lo capì. Allora mi portò a prendere altri fossili e li portammo a  casa nostra. Da quel giorno mi aiutò a studiarli di più e a saperne altre cose. E la cosa mi affascinava sempre di più. Soprattutto mi stupiva il fatto che quei fossili prima erano completamente diversi da ciò sembravano. E nonostante mio padre non ne fosse interessato mi stette vicino, e lesse insieme a me, tanti libri sul argomento”.

Si fermò. Poi:

“Dopo che è morto, ho continuato a studiare da solo, anche se era difficile,  dato che ero molto piccolo. Eppure continuavo. Per lui”, si fece triste, i suoi occhi diventarono lucidi, ma continuò “ il mio interesse però non si fermò solo ai fossili, ma anche ad altri tipi di resti archeologici. Oltre all’Egitto, infatti, ho studiato per esempio le prime città nate nel mondo (che sono in Turchia!) “ precisò, “E anche.. la storia di altri Paesi… Ad essere sincero, negli ultimi tempi non mi sono interessato più di tanto. Ma ricordo che per molto tempo ho condotto studi autodidattici sull’argomento con grande interesse…”. Per Shaoran, quel discorso non era più collegato a un dialogo che stava intrattenendo con l’uomo accanto a se. Ormai era diventato una specie di monologo, una commemorazione.

“Tuo padre è mancato molto tempo fa?” chiese Fujitaka.

“Si. Avevo cinque anni”.

“Non sapevo..” fece dispiaciuto.

“Non si preoccupi”, fece serenamente lui, “ormai è passato molto tempo. E’ poi c’è Wei con me, che non mi fa mai sentire la sua mancanza”.

“Wei… gli sei molto affezionato, vero?”

“Si…. Lui mi è sempre vicino da quando mio padre è mancato. Non sento troppo la su mancanza, quando sto con lui, anche perché è molto premuroso con me. Si preoccupa per ogni stupidaggine che mi fa stare male”.

“Come per il tuo incidente?”

“Come fa..?” Sakura gliene aveva parlato.

“Me lo ha detto mia figlia. Ti disturba che lo sappia?”

“No, no. Non è quello. Solo non mi aspettavo che lo sapeste”.

“Le ho chiesto spiegazioni perché la scusa de “La caduta dalle scale” non era convincente”.

“Ha ragione” calcolò lui, “ ma non mi sembrava il caso. Ho pensato che invece la scusa “Incidente stradale” avrebbe sparso un panico inutile”.

“Si è trattato di un brutto incidente?”

Rammentò che a Sakura non aveva raccontato pressoché nulla di quel fatto, per non provocare una conseguente reazione di commiserazione ‘Alla Sakura’.

“Un po’ si…”

“Quanto sei rimasto in ospedale?”

“Poco più di un mese”.

“Dio! E cosa hai riportato??”

“In realtà erano tutte escoriazioni più pesanti, che non sarebbero potute guarire da sole, e quindi mi hanno messo i punti. Niente però in confronto alla gamba”.

“Come mai?”

“La macchina mi ha pressato il ginocchio e ha spezzato alcuni legamenti… mentre ero cosciente” aggiunse infine. “ Quindi sono rimasto ricoverato essenzialmente per le operazioni alla gamba e per fare terapia”.

“Terribile… Una brutta avventura”.

“Già. Ma sono contento di esserne uscito!” sorrise poi soddisfatto.

Fujitaka lo guardò un po’ di sottecchi. ‘Questo ragazzo è in gamba’.

“Però…”

“Si?”

“Ecco… potrebbe evitare… di parlarne a Sakura? Non voglio che sappia questi dettagli” aggiunse poi timidamente.

“Stai tranquillo non dirò nulla!” promise lui.

Shaoran si sentì decisamente più a suo agio. Fujitaka non sembrava più essere il padre di Sakura, ma un altro uomo, distante anni luce da lei, con la quale aveva fatto amicizia per caso. Il suo tono pacato e le sue domande, seppur un po’ indiscrete, ma poste con innocente curiosità, non suscitavano imbarazzo, ma tranquillità e voglia di cancellare i suoi dubbi.

Continuarono a parlare, per un’altra ora, forse due. Parlarono del più e del meno, di archeologia, della Cina della Famiglia di Shaoran. Insomma gli argomenti non mancarono, e parlando, Shaoran si faceva più intraprendente, mentre l’uomo apprezzava il ragazzo per la sua loquacità (che non aveva mai notato prima poter essere così prorompente) e la sua intelligenza. E ancora per il suo buon cuore. Leggeva, infatti, nei suoi occhi la cura e l’affetto nei confronti di chi amava e che era disposto a regalare, e fu colpito dalla sensazione che anche Sakura fosse stata attratta da questo suo essere affettuoso. ‘E’ in buone mani’.

 

“…In effetti i resti archeologici che ci sono a Giza non ci danno molte informazioni sulla sua storia. Però, a mio parere, bisogna apprezzarne molto le decorazioni e i geroglifici rimasti, forse i più belli di tutto il mondo!” disse tutto eccitato Fujitaka, “Non credi?” chiese poi. Ma notò che il suo piccolo amico aveva abbandonato il discorso già da tempo e che ora dormiva serenamente accanto lui. Sorrise e si accucciò per bene anche lui, osservandolo ancora.

Pensò che assomigliava tanto a se stesso da giovane. Forse dire che la storia d’amore con Sakura ricordava la sua con l’amata moglie era un po’ banale: in realtà lui rivedeva in Shaoran la sua curiosità e voglia di sapere. ‘Come fa a stare antipatico a Toy?? E’ così dolce!” pensò. L’osservò ancora e sperò che Sakura non si allontanasse mai da lui in futuro, perché sarebbe stato difficilissimo trovare un ragazzo simile.

 

“Ehi…”

“Mmm…”

“Shaoran…”

“Mmmj…”

“Svegliati Shaoran” gli dondolava dolcemente la spalla. “Svegliati pigrone!”

“Mmm… eh?” aprì finalmente gli occhi. E con grande ma piacevole sorpresa trovò la su amata accanto a lui, che gli sorrideva amabilmente.

“… Sakura… Che bello che sei qui…” proferì senza aver collegato la testa alla bocca. E lei arrossì.

“Ehm… Ecco io… M-mio padre sta preparando la colazione e stai dormendo solo tu”disse più fredda.

“Cosa? Ah già, che sono da te…” collegò poi, e si sedette vicino a lei. Sakura gli si mise di fronte.

“Hai dormito bene?”

“Si grazie” sorrise. “ Ho avuto un po’ di difficoltà ad addormentarmi per la tempesta che c’era fuori”.

“Ora ha smesso e c’è il sole” assicurò lei. Un attimo di pausa. Poi:

“ So che stanotte hai parlato piacevolmente con mio padre” fece lei con aria furbetta, ma soprattutto curiosa.

“Ah” si sentì colpito e arrossì, “Già. Te lo ha detto lui?”

“No”. Lui se ne stupì.

“Stanotte sono scesa sotto per andare in cucina a bere un po’ d’acqua e vi ho visto parlare. Sembravate entrambi presi dalla discussione”.

“E hai sentito cosa abbiamo detto?”

“No, parlavate troppo piano e non vi sentito. Perché? Parlavate di cose compromettenti?” sorrise.

“No no tutt’altro. Abbiamo parlato soprattutto del suo lavoro”. Un'altra pausa. “E di te…”

“Di me??” fece allarmata.

“Già” aggiunse lui, con un tono di sfida.

“E che ti ha detto mio padre?”

“Ah, non te lo posso! Sono cose segrete!” sentenziò lui.

“Ma come, non riguardano me??”

“Si, ma ci siamo promessi di non dire nulla!”

“Non dire stupidaggini, piuttosto e dimmi che ti ha detto mio padre!!” si arrabbiò.

“No! Dovrai passare sul mio cadavere!” continuò lui.

“Parla o ti levo il respiro definitivamente” e gli mise le mani al collo, giocando ovviamente e partecipando alla battaglia alla quale Shaoran aveva dato inizio.

“Mai! Non si tradiscono gli accordi!” continuava ancora, con la gola stretta tra le mani di Sakura, ormai sdraiato.

“Non ti decidi? Bene ora ti convinco io!” mollò la presa per prendere un cuscino e glielo sbatté in faccia. Lui rimase un po’ frastornato dal colpo, ma appena riprese i sensi prese anche lui un cuscino e la colpì. Cominciarono a sbattersi i cuscini in faccia, come bambini. Fino a che Shaoran, posò il suo e strinse Sakura, frenando l’istinto omicida appena sorto nel suo cuoricino. La baciò in fronte.

“NOOOOOOOOOOO” cercò di divincolarsi, “Dimmi che vi siete dettiiiii!!”

“No! Preferisco baciarti” E gli schioccò un altro bacio, stavolta in bocca. E per più tempo. Ma subito dopo scappò da lei, la quale lo rincorse per tutta la stanza.

“Mostriciattoli, è pronta la colazione!” disse alla fine Toy, non riuscendo a sopportare un simile comportamento. I due si guardarono complici e si sorrisero. Si diressero quindi in cucina, per fare colazione.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

4 capitolo concluso!:) Dite OOOOOOOOOOOOOOH!!  Vi prego di perdonarmi ancora se vi ho fatto aspettare, ma la scuola non mi da tregua e ho dovuto aspettare le vacanze ( e confesso, anche una botta di buona volontà!)  per completare questo capitolo. Ringrazio le povere ragazze che hanno avuto la disgrazia di imbattersi in questi miei spargimenti di miele gratuiti, e in particolare  paperella96 la cui recensione oltre che commuovere, mi ha un po’ impaurita: vabbè one-sama, ma budda mi sento presa da troppe responsabilità…ù.ù…XDXD

 

In ogni caso… HO FINITO STO CAPITOLO!!!!!!!!!! Nella speranza che non  mi rapiscano gli alieni, continuerò questa storia, quindi… alla prossimaJ

 

ciauuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuu

  
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