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Autore: Kong    15/03/2006    6 recensioni
Colto da una tragedia inaspettata, Harry Potter ,fuggito dai Dursley, va incontro al suo destino, ora tutto solo, o forse...
Genere: Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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Il vento infuriava, le goccie di pioggia sbattevano con grande fragore alla finestra che si appannava sempre più per il respiro affannato e triste di un giovane bel ragazzo con i capelli arruffati, gli occhiali rotondi e una cicatrice sulla fronte tristemente famosa in tutto il mondo.

Harry Potter guardava fuori da Grimmauld Place, la casa che fu del suo padrino, morto due anni prima, scomparso dietro ad un velo dal quale nessuno, a conoscenza della comunità magica, era mai tornato.

Le lacrime sgorgavano intense dai suoi occhi, lacrime che Harry non riusciva a trattenere, che non voleva trattenere. Isolato dal mondo intero, isolato dai rumori che lo circondavano, dai tuoni che impazzavano, dalle voci basse che provenivano dalla strada,dove dei ragazzi adolescienti si stavano divertendo a bagnarsi sotto la pioggia, Harry piangeva lacrime di dolore, invisibile a tutto e a tutti.

Non era passato molto tempo dalla fine tragica del suo sesto anno a Hogwarts, e dal suo ultimo, ennesimo trauma. Non poteva far altro che piangere, si sentiva rassegnato dal fatto che il destino, a suo modo di vedere assai crudele, l’avevo portato ad essere il prescelto, in poche parole una enorme calamita per ogni male del mondo. Silente, la persona che stimava di più, della quale aveva sentito sempre una calda protezione anche a distanza di chilometri, era morto, come tutti gli altri, quelli di cui si era preso il rischio di innammorarsi.

Non riusciva a pensare alle cause, a chi li aveva uccisi; era tutto cosi poco importante rispetto ai pezzi di cuore che aveva perso con la dipartita delle persone a lui più vicine, che l’unica cosa che voleva fare, era rinchiudersi nel tepore delle sue lacrime, a osservare il mondo che li passava davanti, al quale aveva voglia solamente di chiedere di lasciarlo in pace.

Tirò su col naso alla vista di tre amici,due ragazzi e una ragazza, che felici si spingevano nelle pozzanghere. Le lacrime ricominciarono a sgorgare copiose, quando pensò a come aveva salutato Ron e Hermione, i suoi amici del cuore, prima di raggiungere i Dursley, dai quali era fuggito appena appresa la notizia tanto schokkante.

Finito l’anno, morto Silente, Harry s’era promesso di non tornare più ad Hogwarts, di continuare la sua ricerca degli Hocruxes, i pezzi d’anima di Lord Voldemort sparsi per il mondo. S’era imposto di distruggerli, prendendosi l’impegno davanti alla tomba di Silente, come ultimo grande gesto di fedeltà al Mago che bene o male gli aveva cambiato la vita.

Aveva comunicato la sua scelta ai due amici, e con un grande rancore nel cuore verso chi aveva compiuto quell’atto orribile, li aveva salutati frettolosamente, dandogli appuntamento alla Tana per un giorno non ben definito, da chiarire tramite contatti via gufo.

Non aveva molta voglia di parlare dato che il suo istinto masochista gli suggeriva di covare rabbia, farla crescere fino al punto di marcirci dentro.

Una volta tornato dai Dursley,aveva vissuto nella completa solitudine, ignorando gli inquilini, mangiando poco o niente. Ron e Hermione gli inviavano molte lettere raccontandogli del loro viaggio in Italia, tra i resti della Roma antica, nelle strade medievali dei paesini di una regione a lui sconosciuta, chiamata Umbria. Non gli interessavano praticamente per nulla, dava una lettura veloce e poi le riponeva aperte nell’armadio, come a togliersele dalla sua vista, per non distrarsi dal compito autoaffidatosi di covare la sua rabbia. Non rispose mai.

Per due settimane non disse una parola, fino a che un giorno, per l’ennesima volta, il mondo non gli si ribaltò davanti.

Era molto tardi e Harry stava tornando da una passeggiata dentro alle rovine di una vecchia fabbrica oramai in disuso da tantissimi anni, che rispecchiava un pò il suo stato d’animo interiore, quando davanti ai suoi occhi gli si presentò una scena che non avrebbe mai potuto credere di vedere. Due persone, che al buio non riusciva identificare, stavano discutendo, o per lo meno cosi gli sembrava.

Harry si avvicinò per provare a sentire cosa si dicevano, ma non carpi altro che urla concitate e qualche parola che non poteva altro che essere terminologia da maghi. Non riusciva ne a distinguere bene le sagome ne a riconoscere nessuna delle due voci, era ancora troppo lontano, e decise di avvicinarsi maggiormente.

Quando si accostò dietro a un muretto a una decina di metri dai due, avvolti nel buio, sbirciò per una frazione di secondo, e senti il cuore prima gelato, poi in preda alle fiamme della rabbia che fino a quel momento aveva covato, ma non ne era sicuro, non poteva esserne sicuro, e preso dalla lucidità che gli rimaneva stette fermo ed ascoltò i due maghi, uno dei quali era ragazzo, litigare ardentemente...riconobbe le loro voci, ma rimase fermo.

“Draco ,per merlino, che diavolo stai dicendo, non sarai mai al sicuro già se la situazione non cambiasse, ma con quello che hai deciso di fare, la tua vita è al capolinea”

“Sta zitto tu, sporco doppiogiochista, non ho più niente da spartire con te, Piton”

Piton lo guardò accigliato, molto dispiaciuto, ma il piccolo Malfoy rifiutava di scambiare lo sguardo

“Che succede Draco, che diavolo ho fatto per essere trattato cosi? La mia protezione non è di tuo gusto signorino?” Nella voce dell’ex professore di hogwarts , nell’intento ironica, c’era un forte senso di preouccupazione e di dispiacere.

Malfoy non rispose, e anzi si accasciò contro il muro che si ergeva li dietro, si raggomitolò sulle gambe,abbassando il viso, e , Harry non potè non notarlo, cominciò a piangere, lacrime non da bambino a cui è stato rubato un gelato, ma da adulto a cui è stato rubato il senso della vita.

Harry era felice in modo quasi sadico, quel suono gli pareva angelico alle sue orecchie, avrebbe voluto uscire fuori , andare davanti a Malfoy e sputargli in faccia, poichè ogni altra cosa sarebbe stata superflua, e poi passare oltre ignorandolo...ma restò fermo.

Piton provò a richiamare Draco muovendo le braccia come se stesse aspettando anche una sola parola, ma dalla bocca del ragazzo biondo platino non usci niente, solo un pianto disperato, di chi non ha la forza di chiedere perdono, di chi sà che ha fatto un passo più lungo di quanto dovesse fare, di chi sa che oramai è irrecuperabile.Infine disse le sue ultime parole, con la voce che a malapena gli usciva dalla bocca, triste e rauca...Harry ebbe i brividi, provava tenerezza per colui che aveva in qualche modo causato la morte di Silente. Li respinse con Forza d’animo, si rifiutò di provare la benche minima emozione positiva per Draco, e porse l’orecchio.

“Severus....io....io non ce la faccio più; lasciami, lasciatemi in pace”

Piton rassegnato e ,Harry l’avrebbe giurato, con una lacrima che gli scalfiva il viso , guardò i suoi piedi, poi si girò e con tono funereo salutò per l’ultima volta il suo figlioccio “ se è così allora addio, e buona fortuna, perchè ne avrai davvero tanto bisogno, e sicuramente non ti basterà”. Senza un’ultimo sguardo tra i due, l’uomo adulto si smaterializzò, lasciando il ragazzo sempre più affranto e disperato tutto rannicchiato sotto alla leggera pioggierellina di quella sera.

Harry senza badare troppo a fare poco rumore usci dal suo nascondiglio, si avvicinò a Malfoy, che non prestava minimamente attenzione a ciò che aveva intorno. La rabbia assali nuovamente il ragazzo sopravvissuto, che arrivato davanti al rivale di sempre, tirò fuori la bacchetta.

“Crucio!”.

Si levò un forte grido, che non poteva essere colto da nessuno, perchè non c’erano case abitate abbastanza vicine. Malfoy si divincolava in preda al dolore , fortissimo e lacerante, della maledizione senza perdono che Harry gli stava infliggendo. Il suo viso però faceva trasparire quasi soddisfazione, o era più rassegnazione?Harry non riusciva a capirlo. Quando però vide che il ragazzo biondo davanti a se non ce la faceva più , alzò la bacchetta e interruppe l’incantesimo, barcollando all’indietro per la sensazione di malore che aveva provato infliggendo una delle tre maledizioni innominabili. Guardò Draco e si chiese se a fermare se stesso fosse stata la pietà verso la gente che sta male che a tante sofferenze l’aveva portato. Fissò gli occhi quasi senza espressione del ragazzo davanti a lui, della sua nemesi.

“Tu....Tu, come osi venire qua e farti vedere da me, sei uno stupido pazzo masochista forse?Vuoi morire?” disse Harry, cercando di farsi sopraffare dall’odio per il piccolo dei Malfoy.

“Accoglienza calorosa....ma ti capisco”rispose l’altro.

“Tu non puoi capirmi, tu sei feccia, sei un’assassino!!!” aveva le vene oramai gonfie più che mai.

“Harry ti prego” disse Draco con le ultime forze “ti prego...” e svenne.

Harry era sconvolto,Malfoy lo aveva chiamato per nome, con un tono di voce che faceva trasparire un rimorso enorme, un dispiacere terribile tanto da essere irrecuperabile, lo stesso tono con cui l’avevo sentito piangere poco prima, provando per lui pietà. E probabilmente per pura coincidenza Draco aveva usato le stesse, medesime parole di Silente prima che Piton li infliggese L’avada Kedavra.

Non sapeva che fare, non voleva uccidere Malfoy, piuttosto lo avrebbe torturato a vita, anche se quella voce, quella supplica lo frenavano, tantomeno non poteva portarselo dai Dursley, e neanche lasciarlo li. Decise che la cosa più intelligente sarebbe stata portarlo con se privo di coscienza in un posto sicuro.

Lo lasciò sul posto e di corsa rientrò a casa Dursley, riempì una valigia in fretta e furia, prese le cose più utili, la scopa, e senza farsi sentire uscì di casa, e volò nuovamente dove poco prima aveva visto Malfoy e Piton, chiedendosi se non fosse stato un sogno.

Arrivato si rese conto che no, era tutto reale. Draco giacieva sul praticello tra ruderi di muretti, dormiente. Lo caricò sulla scopa davanti a se, afferrandolo con un braccio. Appese la valigia a tracolla sulle spalle e si diresse sicuro e diretto a Grimmauld Place. Con un incantesimo entrò, posò Malfoy su un letto, lo copri e gli mise uno straccio bagnato in fronte, sperando di poterlo far riprendere, poi lui andò nel letto dove dormiva Sirius, e versò una lacrima prima di cadere tra le braccia di Morfeo. La mattina dopo avrebbe giurato di aver passato la peggiore nottata della sua vita.

  
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