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Autore: gapples    06/07/2011    3 recensioni
Questa è la storia della saga di Twiligt dal punto di vista di Leah. Dall'arrivo di Bella a Forks agli ultimi avvenimenti di Breaking Dawn, tutto raccontato da Leah. Le sue emozioni, i suoi sentimenti, le sue esperienze.
Genere: Generale, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Leah Clearweater, Quileute
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Dopo più di un anno lontana da questa storia, eccomi ricomparire. Mi piacerebbe poter dire che le difficoltà trovate nel corso di scrittura sono del tutto sparite e ormai riesco a scrivere spedita come un tempo, ma ahimè, le cose non stanno affatto così. Non so bene da cosa dipenda, ma ora come ora faccio una gran fatica a scrivere. Forse per superare questo blocco, che ormai va avanti da troppo tempo, non devo far altro che affrontarlo come si fa con i problemi. Fin ad ora ho pensato di aspettare che la voglia di scrivere tornasse da sola, ma a quanto pare, davanti alle difficoltà non va così. Allora finalmente mi sono decisa. Devo essere sincera, non lo faccio per me, ma per le persone che hanno sempre seguito questa fic, non è giusto per loro lasciare questo punto interrogativo, sparire e basta, così… Sono mortificata per questa mia lunga, lunghissima sparizione, mi dispiace tantissimo! Ma con tutta sincerità vi dico anche che probabilmente i prossimi capitoli, quando arriveranno, e se arriveranno, saranno diversi da quello che è stato il mio lavoro fin d’ora. E mi aspetto qualcosa di deludente, quindi ritenetevi tutti avvisati: Se prima quelle quattro parole piacevano a qualcuno, non credo che ora possa essere così, semplicemente perché per adesso non ho lo stesso spirito di quando ho iniziato questa storia. Magari provando e riprovando troverò una soluzione e potrei anche riuscire a scrivere qualcosa di soddisfacente.
Ora, vorrei spendere qualche altra parola riguardo questo capitolo in particolare. Devo ammettere che non ho fatto granché, il capitolo era quasi completo, ma per tutto questo tempo non mi sono mai sentita tanto motivata da rivederlo e pubblicarlo. E più passava il tempo e più diventava difficile! Mi dispiace se magari qualcuno si aspettava qualcosa di diverso, capisco che dopo un anno passato ad aspettare, questo capitolo non basterebbe a nessuno, ma purtroppo non sono riuscita a fare di meglio, e non mi sembrava il caso di prolungare ancora, quindi… ecco il capitolo, breve, e pressoché inutile… Ora non mi resta altro da fare che aspettare e scoprire se dopo tutto questo tempo, a qualcuno interessa ancora quello che scrivo, e sapere cosa ne pensa…
Buona lettura! E spero di risentirci quanto prima per un nuovo capitolo!

P.S. : Forse mi sono ripetuta troppo, forse ho fatto 1000 errori, ma l’ansia di aggiornare finalmente non mi fa riflettere a dovere, quindi non ho riletto nulla… Se ci sono degli errori, a partire dallo sproloquio qui sopra, mi dispiace davvero… Ma capitemi! Dopo 1 anno che manco, devo riprendere confidenza! XD

Capitolo 17

 

Adattarmi al branco non fu affatto facile, era incredibile vedere come stavano bene tutti insieme, come giocavano tra loro, sembravano davvero tutti fratelli. E io? Che ci facevo io in mezzo a loro?
Non avevo nulla in comune con gli altri. Per prima cosa ero scontrosa, non avevo nessuna voglia di socializzare con loro. Mi dava un enorme fastidio vederli così allegri, che cosa ci trovavano di bello in quella forma di schiavitù? Avevano dimenticato così facilmente i periodi di solitudine passati prima di entrare a far parte del ‘branco’? Persino mio fratello non ci mise molto a legare con gli altri, anzi, sembrava completamente a suo agio, come se non avesse bisogno d’altro o non avesse aspettato altro nella vita che giocare a fare i lupi supereroi. Io non lo trovavo affatto così semplice! E poi, cosa più importante: ero una ragazza, l’unica. Che cosa ci faceva una ragazza in mezzo ad un gruppo così numeroso di ragazzi? Perché non ce n’erano altre? Perché solo io? E perché proprio io?
Non potevo fare a meno di pormi queste domande, più li osservavo e più mi assalivano i dubbi.
Parlare con gli anziani non aiutò affatto. Neanche loro sapevano spiegarsi il motivo della mia trasformazione. Seppero dirmi solo che da secoli, era la prima volta che si manifestava una cosa del genere, ovvero che ci fosse anche una ragazza nel branco. Che cos’ero? Potevo davvero considerarmi una di loro? No, non ci sarei mai riuscita. E allora iniziai a pensare che non poteva esistere quell’armonia che vedevo tra loro quando ci riunivamo. Ero crudele, lo ammetto. Ma ero molto infelice, e nessuno poteva aiutarmi. Non c’era una soluzione al mio problema, ma non me ne sarei stata con le mani in mano a vedere solo volti sereni intorno a me!
Trovare un modo per disturbare i miei ‘fratelli’ fu semplice, e a dirla tutta involontario. Eravamo tutti trasformati, e ognuno di noi dava libero sfogo ai propri pensieri, quasi tutti rivolti alla foresta e ai suoi particolari abitanti. Invece io preparandomi, iniziai ad elencare uno per uno tutti i difetti e le particolarità di ogni membro del branco. Si sentiva chiaramente il fastidio che provavano mentre i miei pensieri scorrevano, ma non mi fermavo. E quello fu solo l’inizio.
Partii così, semplicemente con i loro difetti, ma arrivai persino a ricordare uno degli scandali sepolti da tempo a La Push. Col senno di poi so di aver sbagliato, e nella mia posizione ora è facile chiedere scusa, ma non mi sento di dire che se mi trovassi nella stessa situazione non lo rifarei. Odiavo tutto questo.
Fu un caso che ci trovammo a fare la ronda insieme quella notte.
Sam chiese a Embry e a me di stare di guardia insieme a Jared. Embry, Jared e Seth erano gli unici con cui potevo stare. Jacob era troppo suscettibile quando si parlava di Bella Swan, lasciare Paul e me da soli equivaleva ad una carneficina, e Sam non aveva alcuna intenzione di passare del tempo con me (davvero carino, il mio ex fidanzato), e sentire tutto il dolore che mi aveva causato.
Fu proprio quella notte che, presa dalla solita acidità che mostravo ai miei ‘fratelli’, mi ricordai della situazione familiare di Embry, che sua madre l’aveva sempre cresciuto da sola, dicendo in giro che il padre non era un membro della tribù. Ma a quanto pareva quella era una bugia bella e buona, in quanto essendosi trasferita  a La Push da giovane, neanche lei aveva origini della tribù, quindi Embry aveva sicuramente ereditato il gene dei lupi da suo padre. Più andavo avanti coi miei pensieri e più dimenticavo di prestare attenzione a ciò che pensava il mio compagno. Chi poteva essere il padre di Embry Call? C’erano solo quattro persone che coincidevano col resto della storia: mio padre, Billy Black, il padre di Sam e il padre di Quil, il che era tutto dire, visto che erano tutti già sposati alla nascita di Embry. Il cerchio si stringeva ancora se eliminavamo Billy e papà, si erano fatti in quattro per aiutare la giovane donna a crescere un bambino, e di sicuro non è il comportamento che avrebbe usato chi intende nascondere un’eventuale relazione. Quindi restavano solo Uley  e Ateara. E secondo il mio parere, arrivata a tal punto era fin troppo semplice, tutti sapevano che il padre di Sam era un tipo poco raccomandabile, chi avrebbe mai pensato che il giovane e stimati figlio del vecchio Quil potesse avere una relazione extra coniugale e nascondere un eventuale bambino? No, tutte le ipotesi portavano al padre di Sam.
In un attimo mi trovai immobilizzata sotto la presa forte del lupo che prima mi correva accanto. Ero stata così presa dai miei pensieri da non rendermi affatto conto di ciò che Jared mi stava gridando nella mente: BASTA! Un urlo tanto forte, ed io non mi ero accorta di niente. Ero tanto interessata a quella faccenda da non riuscire più a sentire il resto. E subito dopo riuscii ad avvertire ancora più potente il dolore di Embry. Quel ragazzo tanto carino che non aveva fatto assolutamente niente di sbagliato per meritarsi questo, se non essere stato tanto sfortunato da non avere un padre degno di tale nome. E in quell’istante capii quanto male gli avessi fatto.
E fu più forte di me. Jared mi lasciò andare, mi conosceva e conosceva bene anche le mie reazioni.
Scappai, scappai veloce. Tornai indietro, ripresi le mie sembianze e una volta a posto mi nascosi tra gli alberi e piansi. Piansi tutte le mie lacrime, piansi per il male che avevo fatto ad Embry, ai miei amici del branco, per ciò che era successo ad Emily, per mio fratello e mia madre, che oltre a sopportare la perdita di mio padre dovevano fare i conti con me. E piansi per me. Per quello che mi aveva fatto Sam, per l’imprinting con Emily, per aver perso una fidanzato, una cugina e dopo poco ogni mio amico. E soprattutto per aver perso mio padre, a causa della mia stupida trasformazione e di non averlo potuto evitare in alcun modo.
Quella notte rimasi così, nascosta tra gli alberi, da sola a combattere col mio dolore. Non ricordo molto altro, solo che il giorno dopo, all’alba, sentii mio fratello spostare qualche ramo e prendermi tra le braccia. Così tornammo a casa, mentre mi aggrappavo a lui, come una bambina.

 

 

 

  
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