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Autore: IsaMarie    21/07/2011    14 recensioni
Bella e Jasper sono i gemelli Swan che vivono con il padre Charlie e la cugina Rosalie a Forks. Le loro vite si intrecceranno con i ragazzi Cullen: Edward, Alice e Emmett.
(Scritta con sara_cullen)
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan, Un po' tutti | Coppie: Alice/Jasper, Bella/Edward, Emmett/Rosalie, Jacob/Leah
Note: AU, Lemon, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
Capitoli:
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Cap. 109
Buongiorno a tutti!
Eccoci con un nuovo capitolo.
Siamo felici che il dialogo di chiarimento tra Esme e i figli vi sia piaciuto così tanto. Ci sembrava doveroso ed è stato un momento importante per i nostri protagonisti. Ci dispiace aver fatto piangere molte di voi ma ciò significa che siamo riuscite a toccare le corde del vostro cuore e questo ci riempie di gioia e soddisfazione.
Molte di voi si aspettavano una pace più immediata tra Emmett e Rosalie. Tenete conto che nel capitolo scorso, come anche in questo, temporalmente è solo il giorno successivo alla loro rottura. Per Rosalie è ancora troppo presto, deve avere il tempo di elaborare i suoi sentimenti e di capire se l'amore che prova per Emmett è più forte della delusione. D'altronde sono ragazzi giovani che si sono messi insieme nemmeno da un mese! Abbiate pazienza e fidatevi del nostro buon cuore. Da quel lato non vi abbiamo mai deluse, no?! Speriamo...

Ringraziamo tutte le lettrici, silenziose e non, che continuano a seguirci con tantissimo affetto e sappiate che vi vogliamo bene!
Bene, vi lasciamo alla lettura e buon fine settimana. A giovedì prossimo!
BUONA LETTURA DA MANU E SARA!


CAPITOLO 109 


Fuga


Pov Bella

Dopo la chiacchierata con la loro mamma, Edward, Emmett ed Alice ci avevano appena raggiunti di nuovo in salone: avevano tutti e tre gli occhi rossi e lucidi, ma dei bei sorrisi sereni e distesi stampati sul volto. Evidentemente la loro conversazione con Esme era andata anche meglio del previsto e l’argomento non si era limitato solo alle foto di Edward con il padre. Ero felice per il mio amore… e non vedevo l’ora di poter ammirare con lui quei meravigliosi ricordi che avrebbe finalmente potuto recuperare; ma allo stesso tempo gioivo anche per Emmett: era magnifico veder ricomparire di nuovo un sorriso sincero sul suo volto… e mi accorsi che anche Rosalie si era incantata a contemplarlo.
Sorrisi tra me e me… forse ci avrebbe impiegato ancora un po’ a perdonarlo, ma era totalmente e incondizionatamente innamorata di lui! E, prima o poi, Emmett avrebbe trovato il modo di convincerla a dargli un’altra possibilità. Dentro di me avevo temuto che questo episodio l’avrebbe fatta regredire, ritornando ad essere una persona fredda e scostante con gli altri come un tempo; e invece era innegabile che l’amore di Emmett aveva notevolmente ammorbidito la sua corazza e questo era solo un bene per lei. Emm si accorse dello sguardo intenerito di Rose e lei arrossì violentemente, abbassando il capo, imbarazzata. Io e Edward ci scambiammo un’occhiata complice e sorridemmo speranzosi. Poi il mio ragazzo si avvicinò per darmi un bacio a fior di labbra, delicato ma così carico di amore, gratitudine e sensualità che risvegliò un languorino nel basso ventre che mi fece colorare leggermente le gote. Naturalmente lui se ne accorse subito e ridacchiò, compiaciuto dalla mia reazione estatica a un suo semplice sfioramento.
-Anch’io ho una voglia matta di fare l’amore con te… più tardi, amore mio, non mi scappi!- mi sussurrò all’orecchio, facendo aumentare il battito del mio cuore. Dio, l’effetto che mi faceva ogni santa volta era devastante… e il furbone se ne rendeva perfettamente conto, stuzzicandomi apposta.
Però adoravo giocare in questo modo scherzoso e disinibito con lui… e come sempre mi persi tra le sue labbra morbide e succose, nella sua bocca invitante, nella sua lingua esigente…
-Quando avrete finito di sussurrarvi zozzerie e farvi le porcate ci fate un fischio? Così possiamo riprendere a studiare- esclamò Alice, facendoci recuperare il contatto con ciò che ci circondava. Edward fulminò il piccolo folletto con un’occhiataccia innervosita, ma lei nemmeno si scompose.
-Uhhh, che paura che mi fai! Ti stai allenando per una parte da serial killer in qualche film, fratellino?- gli chiese con tono sarcastico, inarcando vistosamente un sopracciglio.
-Un film in cui il fratello secondogenito squarta la sorellina minore e nasconde i pezzi in una valigia per poi gettarla in mare senza rimpianti? Mmm… fammici pensare… sì, direi che si può fare… e possiamo iniziare subito a fare le prove!- le rispose.
-Cretino!- si irritò.
-Bella, amore… vai a cercarmi una valigia?- replicò lui con un sorriso malevolo.
-Idiota! Jazz non lo permetterebbe mai!- si difese, incrociando le braccia al petto.
-Vero, mia principessa! In ogni caso ti aiuterei a sbarazzarti in quel modo del secondogenito!- la rassicurò mio fratello, baciandole la fronte.
-Ehi! Preferisci la fidanzata alla tua gemella! Ha iniziato lei- mi imbronciai con il mio fratellone che scoppiò a ridere. Venne di corsa ad abbracciarmi.
-Diciamo che siete due numeri “uno” alla pari per me, ma in maniera diversa. Nessuno potrà mai intaccare il bene che ti voglio!- mormorò mentre mi stringeva con energia. Sorrisi contenta. Era già un po’ che il mio fratellone non mi riempiva di coccole e mi godetti il momento.
Notai Alice guardarci sorridente, per poi stuzzicare di nuovo il fratello.
-Prendi esempio, animale!- lo rimproverò, facendoci scoppiare a ridere; -Scusa Bella, non volevo interrompervi, ma mi devo ancora vendicare del taglio che quel troglodita mi ha provocato sul mio povero labbro- mi spiegò, toccandosi la ferita. Edward sbuffò sonoramente.
-Quanto sei pignola e vendicativa… non l’ho mica fatto apposta, nanetta- si lamentò. Mi schiarii la voce per richiamare la sua attenzione…
-Si vede che la ritorsione è una caratteristica genetica di famiglia! Sbaglio o qualcuno qui presente mi ha letteralmente cacciata in una piscina di acqua gelida solo per vendicarsi di un leggero solletico sul viso?- lo redarguii. Stavolta toccò a Edward essere fulminato da Jazz…
-Ma sei matto?! Volevi di nuovo farla ammalare?! E così che tratti la mia sorellina in mia assenza?! Dannazione, io te l’ho affidata, Cullen!- lo sgridò. Edward spalancò gli occhi, sorpreso da quell’attacco su più fronti, poi si riprese immediatamente e un sorrisetto sghembo e malizioso (che naturalmente riuscì ad ammaliarmi e inebetirmi in un secondo!) comparve su quella (stupenda!) faccia da schiaffi.
-Calmati cognatino… in acqua volevo solo avere una scusa per riscaldarla ben bene con il calore del mio corpo… e infatti non ti sei lamentata né ammalata, vero amore mio?- domandò, con un tono scaltro. -Oh, per favore! Risparmiami i dettagli sconci se non vuoi sapere per filo e per segno cosa abbiamo combinato io ed Alice nel weekend!- sbottò Jazz.
-Ok, time out! Stop! Fine! Frenate tutti i bollenti spiriti e le rappresaglie! Nonché i riferimenti porcini! Subito!- intervenne Emmett, calamitando così l’attenzione di tutti noi. Ci eravamo quasi dimenticati che ci fossero anche lui e Rose seduti intorno al tavolo. Di solito, quando si trattava di battute, erano i primi a intervenire, e il loro silenzio in quel frangente per noi così spassoso, era decisamente significativo della fredda situazione tra di loro.
-Sinceramente… sapere cosa combina Bellina con mio fratello potrebbe anche risultare intrigante…- e al che si beccò un ringhio da quel gelosone del mio ragazzo; -Ma di mia sorella vorrei preservare il ricordo fanciullesco di quando ancora giocava con le bambole, grazie!- ci informò. Scoppiammo tutti a ridacchiare e notai con estremo piacere che anche Rose si era lasciata andare a quel momento di ilarità. Fu proprio lei poi a richiamarci al nostro dovere.
Intanto Esme portò in tavola un vassoio con i deliziosi muffins che aveva preparato, del latte e del succo di frutta. Decidemmo così dopo una mezz’oretta di concederci una meritata pausa: eravamo già a buon punto con il ripasso del programma.
-Allora Rose… potresti passare tu a ritirare gli abiti per venerdì sera, visto che domani andrai a Seattle con Charlie e Jake? Che ne dici? Così non dovremo ritornare laggiù venerdì pomeriggio- esordì Alice.
-Per me non c’è problema- le rispose; -Però temo che in qualche modo Jake riuscirà a dare una sbirciatina- commentò dubbiosa.
-Ci puoi giurare! Lo sai che è la curiosità fatta persona e non si lascerà scappare un’occasione così ghiotta!- confermai subito, conoscendo alla perfezione le debolezze del mio migliore amico. Il sorriso sardonico che nacque sul viso di Alice mi fece intuire all’istante che lei aveva previsto anche un’eventualità del genere.
-E’ proprio per questo motivo che ho richiesto esplicitamente che i costumi ci venissero confezionati in custodie chiuse e nere: così nessuno potrà sbirciare niente! La cosa importante è che, una volta ritirati, tu non li perda di vista e non lasci Jacob solo con gli abiti, altrimenti niente e nessuno gli potrà impedire di aprire e curiosare- le spiegò Alice.
-Sei un genio!- la elogiai, mentre Alice gongolò decisamente compiaciuta.
-Su ogni custodia c’è il nome di chi dovrà indossare il vestito; così venerdì sera, quando voi ragazzi vi cambierete, non farete casini e ognuno saprà con precisione quale sarà il proprio- continuò.
-Alice, seriamente… sono abiti ridicoli? Ci dobbiamo preoccupare?- le domandò Edward, leggermente timoroso.
-Sarete favolosi! E anche molto sexy!- lo tranquillizzai. Mi sorrise sollevato e avvicinò un po’ la mia sedia alla sua, così da potermi far sistemare tra le sue braccia.
-Ragazzi… visto che ci siamo tutti quanti ne approfitto per dirvi una cosa…- intervenne Rose, titubante. Tutta la nostra attenzione fu su di lei.
-Ecco… io ho deciso di non venire al New Moon…- ci rivelò, lasciandoci tutti senza parole. Ci fu un momento in cui nessuno fiatò, mentre notavo Emmett stringere forte i pugni e la rabbia impossessarsi con velocità crescente dei suoi lineamenti.
-No, Rose, ti prego!- intervenni; -Abbiamo sempre trascorso Halloween insieme, fin da quando siamo nate! Non puoi spezzare la tradizione! Ti prometto che non ti lascerò un minuto da sola. Starò sempre con te e non avrai il tempo di pensare ad altro se non a divertirti. Tu adori danzare e aspettavi con gioia la gara di ballo!- tentai di convincerla. Lei mi guardò dispiaciuta, scuotendo la testa.
-Bella… mi spiace… non voglio che ti rovini la serata stando appiccicata a me. Voglio che tu ti diverta con Edward. E poi… anche volendo… sai com’è… a scuola hanno bisogno di me e non posso proprio assentarmi… credevo che se la potessero cavare, ma ho paura che combinerebbero qualche casino senza la mia attenta e scrupolosa supervisione…- provò a ribattere.
-Cazzate!- urlò Emmett, alzandosi di scatto e sbattendo il pugno sul tavolo. Tutti sobbalzammo per lo spavento. I due si scambiarono due occhiatacce inceneritrici ed io strinsi immediatamente il braccio di Edward, sperando che riuscisse a calmare l’aggressività di suo fratello. Finora il suo comportamento aveva fatto sì che Rose se ne stesse tranquilla e in qualche modo non si erano allontanati del tutto; ma se ora l’avesse presa di punta, le cose avrebbero potuto solo peggiorare perché lei si sarebbe chiusa a riccio…
-Emm, per favore… siediti e parliamone con calma…- cercò di tranquillizzarlo Edward. Lui si risedette ed io tirai un sospiro di sollievo; ma appena notai lo sguardo ostile e minaccioso di Rose, capii che ormai il danno era fatto.
-Per te forse saranno cazzate, ma il mio ruolo di presidentessa è molto importante per me!- replicò Rose di rimando.
-Ma per favore! Rifila queste stronzate a chi non ti conosce! Hai sempre ricoperto quel ruolo solo perché anche tua madre era stata la presidentessa del comitato scolastico, non perché lo desideri veramente! Non te ne è mai fregato un cazzo di queste puttanate!- gridò ancora di più Emmett lasciandoci allibiti.
-E poi cosa vorresti?! Andare alla festa a scuola e sorbirti quella stronza di Tanya?! Perché lo sai benissimo come andrà a finire quando ti vedrà lì da sola senza nessuno di noi… senza di me…- le sue parole morirono verso la fine, quando osservò l’espressione ferita di mia cugina. Espressione talmente straziante che mi trafisse come un coltello nel cuore. Forse Emmett non si era nemmeno reso conto delle parole dure che aveva pronunciato, in preda alla rabbia; ma noi sì… e in particolar modo Rosalie. Nemmeno io ero a conoscenza del reale motivo per cui aveva sempre ricoperto quella carica. Eravamo tutti ammutoliti, mentre Rose aveva la testa china e vidi chiaramente una lacrima caderle in grembo.
-Sc-scusa Rose… non volevo ferirti…- mormorò Emmett, inginocchiandosi accanto a lei; -E’ solo che non posso sopportare l’idea che Tanya ti rovini un’intera serata… ti prego… andrai tu al New Moon. A me non interessa affatto… l’unica cosa che mi importa è che tu stia bene e sia felice… vai tu con gli altri, io me ne starò a casa, così non ti rovinerò la serata. Per me non è un problema, davvero!- cercò di convincerla l’orso. Rosalie non si muoveva, ma appena Emm le mise le mani sulle sue, lei scattò in piedi e potemmo finalmente scrutare il suo viso: era completamente stravolto e le lacrime scendevano copiose.
-Rose…- le sussurrai, alzandomi. Volevo abbracciarla, confortarla, darle un po’ di sostegno.
-Scusatemi…- mormorò e scappò letteralmente verso il garage. Emmett fece per inseguirla, ma Jazz fu più veloce e gli sbarrò la strada.
-Emmett, no! Non voglio litigare con te, ma sappi che sarò disposto anche a prenderti a pugni pur di impedirti di seguirla in questo momento. Ha bisogno di restare sola, ora… fidati…- lo ammonì con un tono di voce duro. Emmett si bloccò e dopo qualche scambio di occhiatacce con Jasper, si arrese e se ne andò in camera sua, mortificato.
-Ma che succede ragazzi?! Rosalie è scappata via piangendo e si sentivano le vostre urla persino dalla lavanderia- si meravigliò Esme, raggiungendoci in salone. Le riassumemmo velocemente la discussione appena avvenuta e lei se ne dispiacque moltissimo.
-Ragazzi dove sarà andata? Sono preoccupata! La temperatura fuori è veramente gelida e lei è fuggita via senza nemmeno una giacca- si preoccupò.
-In auto ha una coperta. Se avrà freddo la userà senz’altro- la rassicurò Jazz; -Ha solo bisogno di riflettere un po’. Se per cena non sarà tornata proveremo a chiamarla. Almeno ha con sé il cellulare- continuò, notando che il suo telefono non si trovava più sul tavolo. Esme si recò nel suo studio al primo piano e noi restammo ancora un po’ a riflettere. -Voi che la conoscete bene… credete che prima o poi riuscirà a perdonarlo?- chiese Edward, evidentemente in pena per suo fratello.
-Non lo so, amore… a volte sono sicurissima di sì; e in altri momenti, come questo, perdo le speranze. Certo che anche Emmett lasciarsi scappare certe confidenze… Rosalie è sempre stata un tipo riservato, introverso… ma non perché non si fidi. La sua è più una sorta di senso di protezione verso di noi… non ha mai voluto sobbarcarci dei suoi problemi, del suo dolore, della sua sofferenza perché anche noi avevamo subito quel tipo di perdita… con Emmett invece è riuscita a instaurare un rapporto profondo… lui è riuscito ad abbattere ogni sua barriera e lei non si è semplicemente fidata, ma si è ‘affidata’ completamente a lui. E’ per questo che ora fa fatica a perdonarlo… perché lei pensava che il loro fosse un legame speciale; e venire a sapere che lui, solo per paura di farla arrabbiare o per proteggerla, le abbia nascosto una cosa del genere la fa soffrire terribilmente- gli spiegai.
-Capisco… però amore, cerca anche tu di metterti nei suoi panni. So che la verità è la cosa più importante in un rapporto, ma a volte delle piccole bugie a fin di bene…- cercò di giustificarlo, ma lo interruppi subito.
-Edward, per favore lasciamo perdere questo discorso se non vogliamo litigare anche noi!- mi infervorai, prendendo fuoco come un cerino; -Non riesco proprio a capire perché voi maschi dobbiate pensare di doverci sempre proteggere, anche con delle menzogne! Siamo perfettamente in grado di pensare a noi stesse! Pensi che Jasper quando è successo tutto il mio casino con Dylan non avesse desiderato spaccargli la faccia?! Eppure ha fatto in modo che io riuscissi a cavarmela da sola, sostenendomi e dicendomi sempre la verità, anche se sgradevole; e nonostante l’umiliazione per ciò che il mio ex mi aveva causato, ho avuto la soddisfazione di tenergli testa. Non ho mai avuto problemi a girare per i corridoi della scuola a testa alta, perché non ero certo io ad aver sbagliato! Non mi è servito nessun cavaliere che mi proteggesse o che venisse a salvarmi sul cavallo bianco… e la stessa identica cosa vale per Rosalie. Se Emmett le avesse raccontato tutto subito, magari lì per lì si sarebbe innervosita parecchio, d’accordo; ma sarebbe stata in grado di ribattere a Tanya con prontezza, si sarebbe potuta difendere con sicurezza da quelle accuse assurde. E invece con la vostra smania di “salvarci” o di “proteggerci”, Emm ha combinato un enorme danno, come d’altronde avevi fatto tu quando mi sono ammalata. E se ancora la pensi così, significa che non hai ancora capito un tubo di come la vedo io!- mi irritai.
Edward mi osservava con evidente disappunto per la mia critica, ma io volevo che fosse chiaro una volta per tutte che, a meno che non si fosse trattata di un’aggressione fisica come quella sera con Tyler al New Moon, non avevo nessun bisogno di essere salvata. Che cavoli! Mica ero una demente incapace di proteggersi e di difendersi… il mio cervello funzionava benissimo!
-Mi spiace Edward, ma devi fartene una ragione…- intervenne Jazz. -Il mondo è delle fanciulle, oggi! Anche a me, se qualcuno trattasse male tua sorella, verrebbe voglia di intervenire a pugni; ma conoscendola… bè, pensi che ne avrebbe bisogno? Se proprio dobbiamo dirla tutta, qualcuno dovrebbe difendere la persona che ha avuto la malaugurata idea di offenderla!- cercò di sdrammatizzare mio fratello, probabilmente per evitare anche un nostro litigio e comunque per spiegargli meglio ciò che intendevo. Gli sorrisi, era veramente fantastico e poi non perdeva occasione per prendere le mie difese senza però imporsi troppo, facendomi passare per un’incapace. Tornai col mio sguardo sul mio fidanzato e notai che pian piano si stava rilassando… alla fine sbuffò e mi prese tra le braccia.
-Hai ragione, scusa. Ma cerca di capire anche me. Ti amo così tanto che non sopporto nemmeno l’idea che qualcuno possa farti del male… anche solo con delle parole. Ma cercherò d’ora in poi di non immedesimarmi a priori nel classico cavaliere d’altri tempi, ok?- mi confidò. Gli sorrisi.
-Grazie, Edward. Ed io, invece, nobile cavaliere, se avrò bisogno del vostro prode intervento, non mi farò problemi a sollecitare il vostro aiuto, va bene?- cercai di andargli incontro e dargli un minimo di soddisfazione.
-E io, gentile donzella moderna, vi assicuro che attenderò la vostra richiesta d’aiuto prima di intervenire a salvarvi con la mia armatura scintillante e il mio fedele destriero!- il sorriso sghembo che gli si dipinse sul viso mi fece capitolare e mi avventai sulle sue labbra, lasciandomi andare ad un bacio degno di essere definito tale… oddio, ma quant’era eccitante la sua bocca?!
Jazz richiamò la nostra attenzione, schiarendosi rumorosamente la voce e noi, a malincuore, ci staccammo.
-Amore, tu non puoi proprio fare niente per loro?- domandò Alice a Jazz; -Con te, Rosalie ha sempre avuto un rapporto particolare… ti ascolta e si fida ciecamente di quello che le dici…- continuò.
-Proverò a parlarle, ma non ti assicuro niente… secondo me ha solo bisogno di tempo- le rispose, abbracciandola. Ci rimettemmo a studiare, ma io non potevo fare a meno di continuare a sbirciare l’ora; e anche Esme scendeva ogni dieci minuti a chiedere se avessimo notizie di Rose. Era preoccupata da morire e non riusciva a nasconderlo; e noi d’altro canto non riuscivamo a concentrarci in modo permanente su quei noiosissimi testi.

Pov Jasper

Noi ragazzi avevamo appena riposto tutti i libri, quando la voce di mio padre risuonò allegra dalla cucina, dove c’era Esme, già scesa da un pezzo per preparare la cena. Guardai per l’ennesima volta l’ora. Dannazione, ormai erano quasi le sette… e di Rose ancora nemmeno l’ombra. Avevo provato a mandarle un messaggio, ma non mi aveva risposto. Avevo poi provato a chiamarla, ma il suo cellulare squillava a vuoto. Conoscevo il luogo dove poterla ritrovare; ma non volevo piombare da lei e invadere il suo spazio… solo che ora si stava facendo veramente tardi ed ero sempre più preoccupato.
-Non è ancora tornata?- la voce ansiosa di Emm mi richiamò dai miei pensieri. Ci aveva raggiunti anche lui e il suo tono e la sua espressione non riuscivano a celare l’angoscia di non aver trovato Rosalie con noi. Alice scosse la testa e lui, cupo e mesto, se ne tornò di sopra.
-Ciao ragazzi- salutò mio padre entrando in salone. Il suo volto era teso, segno che Esme lo avesse già messo al corrente dell’incresciosa situazione.
-Jazz, vai. Ha già avuto abbastanza tempo per riflettere. Tranquillizzala… e dille che se lo desidera può cenare in camera sua e nessuno di noi la disturberà; ma la voglio a casa al caldo e soprattutto al sicuro- mi ordinò mio padre con tono perentorio.
-Ok, papà… e non preoccuparti… sarà al solito posto- cercai di rassicurarlo. Si vedeva chiaramente che era in pensiero per sua nipote. Era sempre stata una ragazza con la testa sulle spalle, ma ogni tanto (quando aveva i suoi momenti cupi) preferiva andarsene a La Push, sulla spiaggia, nel luogo in cui da bambini andavamo sempre a fare i pic-nic estivi con i nostri genitori; e se ne stava lì a guardare il mare e a riflettere. Però non ci aveva mai fatti inquietare e tornava sempre per cena. Non stavolta, però…
Sospirando, recuperai il giaccone e le chiavi dell’auto; ma mentre stavo per andare in garage, Emmett mi raggiunse con il giubbino di Rose in mano.
-Suppongo che io non possa venire con te, vero?- mormorò affranto.
-Mi spiace, Emm…- mi rammaricai. Mi addolorava vederlo così sofferente, ma non potevo tradire la fiducia di mia cugina trascinandomelo dietro. E poi ci tenevo a parlarle da solo, a cercare di farla ragionare… sapevo come prenderla…
-Ok, tranquillo… fammi un favore, portale questo… sarà congelata a quest’ora… e… dille che l’amo da morire- mormorò, prima di correre di nuovo al piano superiore.
-Scusatemi, vado un po’ da lui- si congedò Edward. Baciai la mia Alice e mi avviai in garage.
Appena aprii la porta, mi meravigliai di trovare Bella appoggiata alla mia auto: era pensierosa e un’espressione furiosa le trasfigurava il viso.
-Ehi, Bells! Lo sai che non puoi venire. E poi qui in garage fa freddo, vai dentro- le consigliai.
-Ora vado… è che... sono così arrabbiata, Jazz! In questo momento quello che vorrei di più sarebbe mettere le mani intorno al collo di Tanya e iniziare a stringere con tutte le mie forze! La odio! La odio così tanto che non avrei mai pensato possibile provare un sentimento così forte e negativo verso un altro essere umano!- mi confidò. La abbracciai forte e cercai di calmarla un po’.
-Lo so… lo so, sorellina. Ma questi sono solo pensieri immaturi, renditene conto! Comunque fidati di me… Tanya stavolta non la passerà liscia. E’ arrivato il momento di saldare il conto per tutte le cazzate che ha commesso finora. L’avevo già avvertita di stare lontana da noi. Il giorno dopo che l’ho beccata negli spogliatoi, l’ho fermata e l’ho minacciata di lasciare in pace la nostra famiglia. Evidentemente non pensava dicessi sul serio. Ma tu mi conosci e non parlo mai a vanvera- le spiegai, rassicurandola. La vidi sgranare gli occhi e scoppiai a ridere.
-Ehi sorellina! Non ti spaventare! Non ho intenzione di fare qualcosa di illegale. Quindi papà non sarà costretto ad arrestarmi per omicidio- cercai di sdrammatizzare la sua espressione impaurita.
-Per un attimo ho pensato che volessi farla fuori sul serio, in barba ai pensieri immaturi!- sghignazzò Bella.
-Credimi… la tentazione è forte, ma confido in un altro metodo… e poi non penso che rovinarmi la vita per quella maledetta sanguisuga sarebbe una buona idea- la tranquillizzai.
-Bè, comunque io non ti avrei mai abbandonato e ti avrei fatto visita tutti i giorni portandoti le arance e i tuoi adorati biscottini alle nocciole!- mi schernì, ridendo. Le scompigliai i capelli e la coccolai ancora un attimo tra le mie braccia. Ero felice che vivessimo tutti insieme, ma un po’ mi mancavano i nostri momenti speciali, tutti soli soletti.
-Senti Bells… visto che casa assomiglia sempre a un porto di mare e che non riusciamo più a starcene per conto nostro da troppo tempo… che ne diresti se la prossima settimana il tuo fratellone ti portasse fuori a cena? Ce ne andiamo a Port Angeles e ce ne stiamo un po’ tranquilli noi due soli a chiacchierare come ai vecchi tempi- la invitai, sperando che accettasse. L’urlo entusiasta che lanciò e la stretta quasi soffocante al mio collo mi comunicarono la sua entusiastica approvazione e mi riempirono di gioia.
-Bene, allora dobbiamo soltanto decidere il giorno, così posso prenotare nel ristorante giapponese migliore di Port Angeles e ti porto a mangiare il tuo amato sushi!- le proposi. Un violento rossore si propagò all’istante sulle sue guance e iniziò a torturare il suo labbro con i denti. La guardai sbalordito e poi non riuscii a trattenermi e scoppiai a riderle in faccia, immaginando in tempo per quale ragione avesse avuto quella reazione imbarazzata… hai capito, quel mandrillone di Edward…
-Bene, bene! Avrai parecchie cose da raccontarmi, e forse sarà meglio andare al ristorante italiano. Chissà perché ho l’impressione che non sia trascorso tanto tempo dall’ultima volta che hai gustato del sushi!- la schernii, facendo aumentare il suo rosso vermiglio. Mi sorrise radiosa: e bravo Cullen!
-Grazie fratellone! Ora vai. Senti… un’ultima cosa…- titubò; -Cosa pensi di fare con Tanya?- mi chiese angustiata per me.
-Non pensarci troppo… a cose fatte vi racconterò tutto- la rassicurai.
-Mi fido di te- mi strinse ancora forte e poi scappò in casa, tremando per il freddo. Salii in auto, partii e, durante il tragitto, feci una telefonata molto importante, infilando l’auricolare nell’orecchio.
-Ciao Kevin! Sono Jasper Swan… ti ricordi di me, per caso?- gli chiesi sarcasticamente.
-Ja-Jasper… quanto tempo… ma…- balbettò il mio interlocutore, chiaramente sorpreso.
-Già… sono esattamente cinque mesi che non ci becchiamo. Ma chissà perché penso proprio che lo rammenti meglio di me- affermai, sicuro.
-Ma certo, certo… io davvero ancora non so come ringr…- lo interruppi all’istante: non ero certo in vena di convenevoli con uno stronzo come lui!
-Non me ne frega un cazzo dei tuoi ringraziamenti! Non è di certo per te che l’ho fatto, schifoso parassita! Ora ascoltami bene perché non te lo ripeterò un’altra volta- lo avvertii con una voce gelida più del ghiaccio.
-Ok, d’accordo… ti ascolto- accettò, sospirando. Che spiritoso: non avrebbe potuto fare altrimenti…
-E’ arrivato il momento di riscuotere il mio premio-annunciai.
-Ma… ma io… veramente… ecco… non sono… non sono più in quel ehm… giro…- farfugliò.
-Oh, andiamo! Pensi di parlare con un coglione?! Pensi che Port Angeles sia così lontana da Forks? Che possa credere seriamente a una cazzata come questa?! E poi non è quello che immagini. Si tratta di un altro genere di favore. Ora stai zitto e ascoltami bene perché ti farò un paio di domande… e se mi accorgo che mi hai mentito, farò quello che avrei già dovuto fare mesi fa... ti ricordi di che si tratta, vero? Quindi datti una regolata!- lo minacciai, certo di sortire l’effetto desiderato.
-Tutto quello che vuoi… ma lascia fuori tuo padre da questa storia, ti prego- mi scongiurò spaventato.
-Tu fai il bravo ragazzo e continuerò a farmi i cazzi miei! Prova a fregarmi e il cielo azzurro lo vedrai a strisce, per un bel po’ di anni, dietro le sbarre di una cella- gli spiegai molto chiaramente.
-Ok, parla- accettò, senza alcuna remora. Sogghignai trionfante e mi feci spiegare ciò che più mi premeva sapere. Bene, ora Tanya era in mio potere!


ANTEPRIMA CAPITOLO 110

Aspettai qualche minuto che si calmasse, e intanto le accarezzavo i lunghi capelli… finalmente dopo un po’ sia i brividi che i singhiozzi cessarono del tutto.
-Ok, bravissima… fai dei respiri profondi e lascia che il tepore ti penetri nelle ossa. Ora ti porto a casa. Volevo parlare un po’ con te, ma prima di tutto hai bisogno di un bagno caldo e rilassante… e poi di una buona tazza di qualche intruglio bollente- le spiegai cercando di utilizzare un tono leggero per stemperare la tensione; ma lei continuava a scuotere la testa. Sospirai e cercai di essere il più dolce e delicato possibile.
-Piccola… rischi seriamente di prenderti una polmonite. Facciamo così: ti accompagno in camera tua senza farti incontrare nessuno. Passeremo dal retro; e poi, se vorrai, ti farò compagnia mentre ti rilassi nella vasca, come ai vecchi tempi. Così faremo due chiacchiere in pace, ok?- le proposi sperando che acconsentisse. Se non si fosse subito tolta di dosso il freddo e l’umidità, avrebbe rischiato di buscarsi un serio accidente.
-Gr-grazie, Jazz… non s-so c-come farei s-senza di te. E s-scusa per a-averti fatto p-preoccupare- mi disse, con la voce ancora spezzata dal gelo e dal pianto.
-Lo sai che su di me potrai sempre contare- la tranquillizzai; -Ma anche su tutti gli altri, Rose. Tutti… nessuno escluso!- sottolineai per farle capire che Emmett non ce l’aveva in alcun modo con lei.


Vi ricordiamo l'altra nostra fiction Segreti e Inganni



Alcune fiction ancora in corso che meritano di essere seguite!

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Il Guardiano del Faro di  Lele Cullen
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Un amore tra le onde di _rainbow_
Un incontro imprevisto di tania86
Broken road di Fiorels
L'odore dei ricordi di Imaginary82
Sun and planets di Stefys79
Un regalo speciale di elizzie (Fiction un po' forte! Non per tutti!)
Il mio Amore Fragile di OpunziaEspinosa
L'amore ai tempi della guerra di  
annalisa69
Scuola&Amore di maryc
Diamante di keska
Come d'autunno sugli alberi le foglie di FunnyPink
By Night di Uvetta

Friday at Noon di   troublefollows
   
 
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