Storie originali > Fantasy
Segui la storia  |       
Autore: _Lady Arwen    01/09/2011    3 recensioni
A detta di tutti, l’Ombra era un essere spaventoso. Gareth lo definiva l’incubo della sua infanzia, Seira lo ricordava con terrore. Persino Arianna aveva perso la sua solita aria maliziosa vedendolo. Era un uomo, se così lo si poteva chiamare, malvagio. Anzi, con tutta probabilità malvagio non era altro che una definizione riduttiva.
O almeno, questo era ciò che Claire aveva intuito attraverso le testimonianze di Seira e di tutti coloro che l’avevano incontrato.
Per questo motivo non poteva fare a meno di stupirsi di essere più perplessa che terrorizzata.
La mia immaginazione deve aver lavorato troppo, a quanto sembra.
Genere: Avventura, Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Capitolo XV - Casa
 
 
 
 
 




Erano arrivati, finalmente.
Claire osservò le porte intarsiate della città – la sua città, pensava con una certa curiosità – con gli occhi spalancati.
Sul portone principale una volta doveva esserci stato un enorme bassorilievo, ora scheggiato e rovinato dalle intemperie; nonostante questo manteneva una certa imponenza, tanto che la ragazza non riusciva a distogliere lo sguardo.
Fece qualche passo indietro.
-N…non ce la posso fare – mormorò scuotendo la testa – scusate, io me ne vado!-
Si voltò e fece per andarsene, ma Gareth le afferrò prontamente le spalle e iniziò a spingerla verso le mura.
-Guarda che sei stata tu a dire di voler venire qui – esclamò il ragazzo con un sospiro – ora devi andare fino in fondo!-
-No!Ho paura!-
-Non è niente di che. Certo, c’è qualche masso per terra e neanche un’anima in giro, ma nulla di epocale.-
Gareth preferì non accennare al vecchio sacerdote che aveva incontrato tempo prima: Claire era già abbastanza agitata, e poi non sapeva che fine avesse fatto.
Magari alla fine se n’è andato, rifletté.
La ragazza fece una smorfia.
-Hai un modo tutto tuo di rassicurare le persone, eh?- commentò.
Prima che i due ricominciassero a litigare, Arianna si schiarì la voce.
-Potete stare tranquilli per un minuto?- esordì – Claire, se non te la senti…-
-No, no – la interruppe lei – è tutto a posto.-
Fece un respiro profondo.
-Andiamo.-
Il portone cedette con facilità; dopo pochi passi, tuttavia, la ragazza fu costretta a fermarsi.
Sapeva che per lei sarebbe stato un momento a dir poco scioccante, ma non si aspettava una cosa del genere.
Non avrebbe mai immaginato che vedere una città martoriata da una guerra inutile l’avrebbe fatta star male dal punto di vista fisico: certo, era il posto in cui era nata e nel quale aveva passato parte della sua infanzia, ma non ne ricordava i dettagli, le strade e tutto ciò che poteva caratterizzare un luogo abitato. In quel momento, però, ad ogni passo sentiva aumentare il senso di nausea che l’aveva colta quando aveva varcato la soglia della città.
Calma, stai calma.
Come se avesse intuito i suoi sentimenti, Arianna le si avvicinò, cauta.
-Come ti senti?-
Claire non rispose; si limitò a scuotere la testa, mordendosi un labbro.
Vorrei tanto che Arianna non mi avesse restituito parte dei miei ricordi, ora non mi sentirei così angosciata.
Procedendo, ritrovava luoghi che le erano familiari per qualche motivo – una piazzetta ospitava il mercato dove sua madre faceva la spesa, una scalinata portava ad una delle strade principali, ogni angolo della città le ricordava qualcosa.
Quella sensazione, unita alla distruzione totale che circondava la zona, la terrorizzata.
Si, aveva paura.
Fu quando credette di aver visto tutto che il suo sguardo cadde su una casa – o almeno, sui resti di essa. Non sapeva neanche perché le interessasse tantro; i suoi piedi si muovevano da soli.
Arrivata davanti l’abitazione chiuse gli occhi.
Luce.
Ombre.
Qualcosa che cade.
Li riaprì di scatto, e dimenticò ogni ritegno.
Iniziò a correre con le lacrime agli occhi.
Non aspettò neanche che i suoi compagni la raggiungessero: voleva stare da sola, e sapeva benissimo dove andare.
 
 


Poco dopo, Claire sedeva nascosta tra le rovine, gli occhi gonfi e le ginocchia al petto.
Diamine, lo sapevo. Non sarei dovuta venire qui!
Si guardò rapidamente intorno, poi tornò ad affondare la testa tra le ginocchia: non ne poteva più della caterva di ricordi che l’assaliva non appena posava lo sguardo su ogni singola cosa.
Rimase in quella posizione per un tempo che le parve infinito, poi alzò lievemente la testa: le doleva il collo. Le sembrò di udire delle voci in lontananza che la chiamavano.
-Claire, dove sei?-
La ragazza sussultò: non voleva che la vedessero in quello stato. Diede un’altra occhiata, questa volta più approfondita, all’ambiente circostante.
Si trovava in una zona più o meno intatta; c’erano quattro colonne di pietra e le pareti erano leggermente scrostate, ma prive di crepe. Sembrava sicuro, sarebbe potuta rimanere lì fin quando non si fosse calmata.
Inoltre, le risultava particolarmente familiare.
Non voleva pensarci, ma si ritrovò a sforzare la sua mente, e alla fine trovò la soluzione.
Sua madre si recava spesso in quel posto, e una volta aveva portato con sé anche lei e suo fratello. Non ricordava altro.
Però, se la memoria non mi inganna, da qualche parte nel pavimento dovrebbe esserci…
Non fece neanche in tempo a formulare il pensiero, che inciampò su qualcosa di duro.
Ecco, appunto.
Quella volta sua madre aveva aperto una botola, e lei l’aveva appena ritrovata. Sperando che nemmeno quella parte dell’edificio fosse pericolante, la ragazza iniziò a scendere.
 
 


-Bene, l’abbiamo persa.- sospirò Gareth, scuotendo la testa. Arianna rispose con una scrollata di spalle: non sembrava turbata.
-Tornerà- disse, impassibile.
-Come fai ad esserne sicura?-
-Fidati.-
Il ragazzo annuì, poco convinto. Se Arianna era così tranquilla non c’era motivo di preoccuparsi, no?
 No, un momento. Quando mai Arianna si è preoccupata per qualcosa?
 
 


Il silenzio nel sotterraneo era quasi assordante, e non c’era neanche uno spiraglio di luce. Claire si fermò un attimo a riflettere, poi mormorò timidamente qualche parola.
-Uhm, com’era?Was yea ra?-
La stanza s’illuminò subito dopo.
Wow, ma allora funziona!
La prima cosa che la colpì fu l’ordine: evidentemente la stanza non era stata razziata come tutto il resto della città. Gli unici elementi che davano un’idea di abbandono erano alcuni mucchi di cenere sul pavimento e un forte odore di chiuso. L’assoluta mancanza di decorazioni lasciava intendere che quel luogo fosse una specie di magazzino molto ampio.
Claire notò un piccolo altare in fondo alla sala.
Quando abitava a Junefield la religione non aveva mai avuto un ruolo particolare nella sua vita: Sean considerava le preghiere una distrazione dal lavoro, le funzioni una inutile perdita di tempo. Inoltre le risultava estremamente difficile credere all’esistenza di un’entità superiore capace di influire sulla vita degli uomini.
Ma prima
Sua madre faceva recitare a lei e Redan preghiere lunghissime almeno tre volte al giorno.
Aver fede vi aiuterà nelle difficoltà, ripeteva sempre.
Claire era sempre stata scettica riguardo questa frase. Non vedeva come una caterva di parole incomprensibili potesse risolvere un problema.
Avvicinatasi, guardò meglio l’altare, e per poco non urlò.
Era completamente sporco di sangue raggrumato.
Sangue… oh, cielo.
Presa dal panico, non si accorse del rumore di passi dietro di lei.
 
 
 
 
 
  
  
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Fantasy / Vai alla pagina dell'autore: _Lady Arwen