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Autore: Magnis    22/10/2011    2 recensioni
Per uno strano caso del destino, Shinichi deve convivere con Ran per una settimana. Se poi ci mettiamo anche Kazhua ed Heiji e le bravate di Sonoko...
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Tu dici ‘non ho niente’,
Ti sembra niente il sole?
La vita, l’amore…
Meraviglioso.
L’amore di una donna
Che ama solo te.
Meraviglioso!

Salì in macchina trascinando il padre e in meno di qualche secondo arrivarono a casa di Shinichi. Bussò ripetutamente, ma nessuno rispondeva, come nessuno rispondeva al cellulare del ragazzo.
Non se lo fece ridire due volte da Kogoro che buttò giù la porta. Entrando vide la sagoma del ragazzo allungata per terra. Respirava. Morto non era. Però aveva perso i sensi.
- Qui c’è bisogno della respirazione bocca a bocca. – disse Kogoro.Ran arrossì. Scosse la testa. Ma certo, lei non la sapeva fare! Il padre scoppiò a ridere. Era l’ennesima prova per vedere cosa provasse veramente la figlia per quel detective da strapazzo.
Prese il ragazzo in braccio e lo caricò in macchina. Ran lo guardava fisso. Cos’aveva?

Era tutto bianco. Non c’era nessuno. Ehi, un viso!
Protese la mano e toccò quel viso. Il viso arrossì indietreggiando. Mise a fuoco la situazione.
- Raaaaaaaan? – urlò.
In effetti il viso toccato era quello di Ran, che ora lo guardava vergognosa.
- Stai bene, Shinichi? Ci riaccompagnerà a casa tua il dottor Araide. Ti ho trovato allungato per terra e ti abbiamo portato da lui…
Ma Ran non finì a parlare che il medico entrò.
- Ciao Ran – le sorrise – incantevole il vestito che porti oggi! –sorrise di nuovo.
Shinichi lo guardò con aria sospetta.
- Dunque caro ragazzo, -continuò – hai avuto un calo di ferro. Una bella cura per una settimana e tutto sarà apposto. Però non potrai muovere il braccio destro. Nella caduta si è leggermente frantumato l’osso. Devi solo tenerlo a riposo con una leggera fasciatura e guarirai.
- Io non ne ho bisogno. – imprecò il ragazzo. Ma muovendole si rese conto che effettivamente faceva male. - Comunque sia, non ho bisogno di niente, io! Il ferro ce l’ho.
- Ah, no ragazzo! Siccome so che sei molto testardo, avrai una bella infermiera con te!
L’idea di passare una settimana accudito e riverito da una bella infermiera, non era nulla di male.
- Essendo che Kogoro è partito per una settimana, Ran starebbe da sola. Allora ho pensato che potrebbe stare da te. La tua casa è abbastanza grande, vero?Shinichi sorrise.
Ehi no, un momento.
La bella infermiera era Ran?!
Una settimana?
Ma quello era tutto matto?!?!
Prima che se ne potesse rendere conto era seduto sul salotto di casa sua con Ran che metteva in ordine da destra a sinistra.
La ragazza si lamentava del disordine che c’era e che era peggio di suo padre. Di sicuro non era lui ad averle detto di restare lì per una settimana!
Giurando a Ran che non aveva bisogno di nessuno perché stava benissimo, la ragazza volle una dimostrazione. Allora Shinichi si tolse le bende buttandole per terra e dirigendosi verso le scale, mosse il braccio. Se i primi dolori poteva tenerli, si rese conto che il suo braccio gli doleva veramente troppo. Più dei calci di Ran.
Si accasciò sulla prima scala e si tenne il braccio a se. Ran gli corse dietro con le bende.
- Oh, Shinichi. Altro che detective. Tu sei un fesso con la f maiuscola. Ma non capisce che ti puoi seriamente fare male…La ragazza continuava a parlare, mentre Shinichi notò che Araide aveva ragione. In effetti Ran portava un bel vestito. Corto, rosso con una grande cintura nera in vita. Carino. Soprattutto carino per via della scollatura. La scollatura… Non era tanto ampia eppure riusciva ad immaginare qualcosa. Si soffermò un po’ troppo sulla scollatura, senza che Ran se ne rendesse conto.
Lei continuava ad imprecare.
Venne il momento di passare una delle fasce sotto il braccio e legarla intorno al collo per tenere fermo l’arto. Nel farlo, Ran cinse il collo di Shinichi con le sue braccia e i due si ritrovarono a qualche centimetro di distanza. Dalla scollatura Shinichi si ritrovò a fissare gli occhi dell’amica.
Da quando li aveva così belli e profondi?
Ran distolse lo sguardo dal viso di Shinichi, evidentemente imbarazzata, e fece un nodo. Ma si ritrovò nuovamente a fissarlo.
Da quando, lui la guardava così?
Il momento, fu interrotto da uno sghignazzare improvviso.
Ran e Shinichi smisero di guardarsi per rivolgere lo sguardo verso la porta.
Heiji sghignazzava sotto i baffi mentre Kazhua era rossa, volenterosa che da quella scena nascesse qualcosa.
Troppi, decisamente troppi i film che si guardava e i romanzetti rosa che leggeva.
Shinichi si passò una mano nel ciuffo e arrossì.
- Chi vi ha aperto? – sbottò il detective.
Heiji degnò di uno sguardo la porta che era per terra.
Ah, già. Ran l’aveva sfondata.
- Spero di non aver interrotto niente! – disse Heiji, sghignazzando.Shinichi si bloccò. Ran abbassò lo sguardo.
- Hattori, stai leggermente fumato. Deduco che siete venuti qui per un po’, dato le valigie! – dedusse il detective dell’est.
- Per una settimana. – specificò Kazhua.
- Anche voi? Ma cos’è la maledizione di una settimana?! Bè, Hattori può stare da me! Ora ho chi si occupa di me, mia piccola Ran [si ostinava a prenderla per culo?!?!], quindi puoi andare a casa insieme a Kazhuina.
E con un gesto della mano, Shinichi fece cenno di smammare alle ragazze.
Ran strinse i pugni, chiuse gli occhi, e afferrò la valigia pesantissima di Kazhua come se fosse una piuma. Con l’altro mano prese per braccio l’amica e passando sopra la porta, la finì a sfracellare.

Erano di fronte all’ufficio investigativo, e Ran si tastò le tasche per cacciare le chiavi.
A proposito di chiavi. Nella furia di salvare Shinichi, dimenticò di prendere le chiavi.
Avrebbe aperto Kogoro in un’altra occasione. Peccato, che per una settimana suo padre non vi fosse. Kazhua la guardò maliziosamente. Ran aveva lo sguardo chino e pensava di chiedere ospitalità alla madre. O forse avrebbe preso in prestito da lei dei soldi per una stanza d’hotel Sennò c’era il Dottor Agasa. O Sonoko.
- Ran, muori dalla voglia di stare una settimana a casa di Shinichi, eh? – disse Kazhua. Ran arrossì indietreggiando, e nel farlo batté la testa al muro.
- Bè, in effetti sarebbe una buona idea…Ma non fece in tempo di finire a parlare, che Kazhua l’aveva spinta fino a davanti al portone-semi-sfracellato di Shinichi.
I ragazzi che erano seduti davanti alla TV, se la ridevano alla grande. Alla vista delle due ragazze (e nello ‘scoprire’ come avevano fatto entrare) Shinichi chiamò quel tizio che aggiusta le porte.

Dopo un’ora, i quattro suggellarono un patto:
Shinichi, avrebbe dormito in camera sua, Heiji nella stanza degli ospiti e Kazhua e Ran nel lettone di Yusako e Yukiko.
Le due ragazze si scontrarono con i ragazzi.
Kazhua voleva dormire in un letto singolo. Diceva che il letto matrimoniale era per sposati e lei non era sposata con Ran. Anche Ran pareva infastidita, in quanto voleva un letto solo per se.
Ma ormai il patto fu suggellato.
Illustrata la casa a Heiji e Kazhua, ognuno si ritirò nella propria stanza. Ran si rese conto che non aveva cambi.
Bussando alla camera di Shinichi non ottenne risposta, al che si fece prestare un paio di jeans e una maglietta da Kazhua.
Entrò in bagno e si tolse il vestitino rosso che aveva addosso. Notò che più che un bagno, sembrava un salone.
Il grande idromassaggio occidentale, occupava metà stanza e l’acqua era già (stranamente) presente fino all’orlo. Immerse il braccio per verificare la profondità. Doveva essere un buon metro. Mentre circumnavigava la vasca toccò qualcosa. Ah no, forse era stata la sua impressione.

Oh, casso! Ran gli aveva toccato la gamba! La ritrasse verso di lui.
Shinichi era lì dentro, sott’acqua. Aspettava solo il momento buono per fuggire. Ma se lo avrebbe fatto, si sarebbe rotto anche la gamba. Si era tolto la fasciatura per potersi immergere, lasciandola in camera sua. Ma ora quella ragazza era in reggiseno e mutande che si specchiava. Avrebbe tanto voluta un po’ di schiuma negli occhi, ma allo stesso tempo non voleva. Oddio mio che gambe che c’aveva! Erano così parallele.
E il ventre? Oh, era piatto. Gli esercizi di karate erano serviti a molto.
Aspetta, cosa faceva? Si stava calando la fine bretella del reggiseno. Oh mio Dio no!
Uscì dall’acqua, con le mani sopra gli occhi.
- NON FARLOOOOOO! – urlò.La ragazza si girò e si sedette per terra, coprendosi col tappeto. Adesso, quello nudo era lui. Si sedette nell’acqua, dando le spalle a Ran. Entrarono ansimando Heiji e Kazhua.
L’unica persona vestita in quella casa era la ragazza di Osaka, essendo che anche Heiji sfoggiava un paio di boxer neri e un petto nudo.
Shinichi vedeva Heiji e Ran nudi. Urlò.
Ran vedeva Shinichi ed Heiji nudi. Urlò.
Heiji vedeva Ran e Shinichi nudi e in più era guardato da Kazhua. Urlò.
Kazhua era abituata a vedere Ran in intimo, per le numerose volte che avevano dormito insieme e di conseguenza vestite insieme. Inoltre la vista di due ragazzi nudi, entrambi non-erano-niente-male, le piaceva. Ma per non darlo a vedere, urlò.
Dopo cinque minuti, la porta venne sfondata e salì un dottor Agasa seguito da due ragazzini e due ragazzine: Genta, Mitshuiko, Ayumi e Ai.
Il dottor Agasa rimase allibito. Le due ragazzine, scandalizzate, urlarono. I due ragazzi, vedendo Ran, spalancarono bocca e occhi.

Ci volle un po’ per ristabilire l’ordine.

- Ragazzi, ora mi dovete spiegare cosa stavate facendo. - Disse il dottor Agasa, seduto davanti a Kazhua, Heiji, Shinichi e Ran. I quattro ragazzini, invece assistevano zitti e muti.
- Non ci vuole tanto a capirlo. Io stavo facendo il bagno, Ran è entrata, io le ho urlato di non spogliarsi, lei ha urlato. Sono arrivati Heiji, nudo, e Kazhua preoccupati, e hanno urlato. E’ arrivato le i con i ragazzi e avete urlato. Ah già, dimenticavo. – si voltò verso la porta – avete anche ri-sfondato la porta appena aggiustata dagli uomini che aggiustano le porte.
Agasa rimase sconcertato. Ayumi guardava Shinichi. Era così carino! Avesse avuto la sua età, non gli si sarebbe mai staccato da dosso. Mentre i ragazzi se ne andavano, una vocina chiamo Shinichi con l’appellativo di “Signor Detective!”. Chinò la testa. La piccola Ayumi lo guardò con occhi dolci.
- Mi scusi signor detective, se lei non ha una ragazza, vorrei candidarmi.
Shinichi sbarrò gli occhi.
- Ma se ci portiamo dieci anni! – Ran gli calpestò un piede. Lui la guardò. Lei le fece cenno di essere un po’ più gioviale. Shinichi sbuffò.
- Oh, piccola…
- Ayumi.
- Eh, sì, Ayumi. Magari quando sarai più grande ne riparleremo! Inserirò la tua candidatura dopo quella di Ran.
- Ehi, io non mi sono mai candidata! – protestò Ran.
- Nessun problema, ti elimino subito!
Ma il povero Detective non si rese conto che sia Genta, sia Mitshuiko, stavano urlando minacce di morte verso il povero ragazzo. Cos’è che aveva fatto?!
Intanto c’era da risolvere il problema dei cambi di Ran. Fatto verbale al coordinatore signor Shinichi Kudo, di anni diciassette, esso poggiò il suo cellulare sul comodino in camera dei genitori e aprendo l’armadio, mostrò alla ragazza tutti gli abiti della madre.
Erano un vero gioiello. C’erano tutte le firme più prestigiose provenienti dall’Italia e dalla Francia. Erano colori delicati o forti, color pastello o colori mogi mogi. C’era di tutto e di più.
Ran congiunse le mani e ringraziò mille volte il suo amico, che chiuse la porta lasciando la ragazza con due fari al posto degli occhi. Il cellulare era lì sul comodino.
Trovò Il segno dei quattro poggiato sulla sua scrivania. Lo aprì e si mise sul suo letto. In breve le palpebre calarono e il sonno vinse su di lui.

Si accucciò alla persona nel suo letto. Poi gli circondò il braccio con l’arto sinistro, l’unico che poteva usare. Fattolo passare sotto il braccio del ragazzo, si mise il pollice in bocca.
- Ehi, Kudo. Vuoi un biberon?
Shinichi si svegliò di soprassalto. Heiji era lì, nel suo letto accanto a lui.
- Kudo, non farti cattive idee. Kazhua è venuta e mi ha buttato giù, dicendo che Ran russava. Non volevo andare a disturbare la tua ragazza. E poi credo mi avresti fatto un occhio nero se mi fossi azzardato a dormire con lei! Però, aprendo la porta, ho riconosciuto sul suo comodino il tuo cellulare ch’era illuminato. Credo che ti abbia o chiamato qualcuno o ti sia arrivato un messaggio.
Il detective dell’est sbadigliò e volse uno sguardo alla sveglia. Le ventidue e quarantatré minuti. Si alzò passandosi la mano nel ciuffo e sbadigliando. Aprì lentamente la porta di camera dei suoi genitori. Andò a colpo sicuro verso il comodino. Nell’oscurità non riusciva a distinguere il suo cellulare da quello di Ran. Ne prese uno a caso e lo aprì. Non era di certo suo. C’era un’immagine di Shinichi piena di cuoricini. Il ragazzo arrossì, quasi risplendendo nell’oscurità della notte. Prese l’altro cellulare e se lo mise in tasca. Poi si voltò verso la ragazza.
Lì, nel centro del letto, in posizione fetale, dormiva Ran. Non russava affatto. Di sicuro quello era stato un pretesto di Kazhua per avere un letto tutto suo.
La ragazza era la protagonista della stanza, con un sorriso sul volto e un pigiamino rosa, con pantaloncini e bretelline. Shinichi le scosse la spalla. Al ‘eh?’ assonnato della ragazza, rispose dicendogli che il suo cellulare era accesso. Ran afferrò la mano di Shinichi, convinta vi fosse il cellulare. Sentendola vuota tastò il materasso, ma non lo trovò. Aprire gli occhi, sarebbe stata la fatica più grande. – Me lo spegni tu? – sussurrò. Il ragazzo sorrise e spense il cellulare.
- Buonanotte, piccola Ran.
Nel sentirsi chiamare così, sgranò gli occhi. Ormai la porta era stata chiusa nuovamente. Guardò l’orologio. Le ventitré e quarantasei minuti.
Nel suo ‘piccola Ran’ vi era un non so che di strano. Non era la classica presa per i fondelli, era più qualcosa di dolce. Ma si sa, anche il povero Shinichi era stanco, e senza badarci, riprese sonno.
  
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