Film > Pirati dei caraibi
Segui la storia  |       
Autore: Marghe    15/03/2004    1 recensioni
[ "Credetti veramente in quello che mi disse. Credetti davvero che Dio mi avesse punita. E allora io… io abbandonai Dio. E vendetti la mia anima..." ]
Genere: Avventura, Dark, Drammatico, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
 <<    >>
Questa storia è tra le Storie Scelte del sito.
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Chapter 04:

Chapter 04:

Ladri di bambini

 

 

 

 

Il suono cristallino di un flauto traverso percorreva l’infinito della distesa d’acqua. Un bellissimo strumento d’argento. Proveniva dalla Coleridge. L’aria vibrava della sua intensa melodia, tutto il mondo vivente pareva in ascolto. Poi, la Balia cessò di produrre la sua melodia, e si rimise la maschera. Il meriggio intorno a loro era tranquillo e ora, grazie al flauto, il vento era propizio e le vele gonfie. Il loro compito anche per quel giorno era giunto al termine. Ed era proprio questo il peggio.

La ricca maschera adorna di piume che nascondeva completamente il viso della Balia aveva una sola espressione: perciò non era possibile definire con quale sguardo il Capitano della Coleridge stesse fissando il mare da lunghissimi, interminabili minuti. Ma a nessuno della ciurma interessava particolarmente sapere che cosa passasse per la testa al loro Capitano. Si erano sempre limitati ad eseguirne gli ordini e l’avevano fatto con la riluttanza più estrema. La Balia sapeva benissimo che erano vicinissimi all’idea di ammutinarsi, ma non lo avrebbero mai fatto, avevano troppa paura del suo patto ultraterreno. In ogni caso, era ben consapevole che la sua stabilità al comando dipendeva da quella maschera, e quindi non se la sarebbe mai tolta.

Nel frattempo, mentre la ciurma di affaccendava con le cime per tenere a posto le vele, la Balia stringeva il suo flauto nel pugno destro e osservava l’inconsueto spettacolo di un albatro che volteggiava sopra le loro teste, attirato, come sempre, dal suono dello strumento d’argento che lei aveva appena cessato di suonare.

Rowena scrutava con occhio di lince ogni possibile movimento alle sue spalle, e intanto trovava il tempo di ammirare la magnificenza della sua nave. L’angelo bambino con le grosse ali spiegate a prua, il teschio capovolto sul loro enorme vessillo, il tappeto rosso che veniva steso ovunque lei avesse intenzione di camminare… Decisamente la Coleridge era molto migliorata dall’ultimo capitano.

- Con i bambini abbiamo finito, Capitano, - annunciò una voce alle sue spalle. Rowena sapeva che si trattava di Gabrièl, suo “fedele” sovrintendente, ma riuscì comunque a sobbalzare. Il suo corpo era costantemente teso, nonostante ostentasse quella tranquillità e quella risolutezza che tutti i Capitani devono avere.

- Quante botti? - domandò Rowena.

- Cinque. -

Il Capitano annuì lentamente, molto lentamente. Erano davvero pochi, allora.

- Non sarebbe meglio depositarle a terra? Siamo troppo pesanti con tutto questo liquido a bordo. -

- No, non ancora, - ringhiò la Balia, continuando con lo sguardo a percorrere il tragitto della spuma marina. - Qualcuno potrebbe trovarle e scambiarle per bevande, o gettarne via il liquido. Tu sai che io ne ho bisogno. -

Gabriel annuì: dietro il suo rispetto fasullo si celavano l’odio più puro e la consapevolezza che, alcuni anni prima, quando ancora quella tipa non era niente, non avrebbe mai osato darsi tutte quelle arie da imperatrice. Ma non c’era niente da fare: ormai era lei il Capitano.

- Nascondi quelle manacce, Gabriel, - intimò il Capitano, e il francese si affrettò a intrecciare la mani dietro la propria schiena, spargendosi sulle vesti il sangue di cui erano macchiate. - Appena puoi ti suggerisco di lavartele. -

- Sarà fatto, Capitano, - sibilò Gabriel con una delle sue intonazioni più melliflue. Indovinava perfettamente la tensione di Rowena nel toccare quell’argomento, pur non avendo mai compreso il motivo di quell’agitazione. Era soltanto sangue.  

- Dimmi, Gabriel… - fece Rowena cambiando bruscamente argomento. Per quanto era possibile capire dalla maschera veneziana, sembrava che stesse guardando intensamente l’alta costa rocciosa di fronte a sé. - … quante persone possono esserci a bordo, laggiù? -

Gabriel aguzzò gli occhi, ma dovette arrendersi: Rowena aveva vissuto per anni nel terrore più completo al buio di una stiva, e i suoi sensi si erano estremamente acutizzati. Le poche volte che saliva sul ponte riusciva ad avvistare una nave in lontananza molto prima degli altri, spaventata com’era all’idea di un arrembaggio, e così fu anche quella volta: la Balia aveva visto la Perla Nera molto, molto prima che anche Gabriel riuscisse a rendersene conto.

- Non più di cinque, - constatò Gabriel, osservando attentamente la nave e notando che le scialuppe non c’erano, - Senz’altro meno. Il fondale è basso dalla loro parte: avranno ormeggiato la nave al coperto per raggiungere il porto con le scialuppe. -

Rowena si voltò lentamente verso Gabriel, che ancora osservava la Perla Nera schermandosi gli occhi con la mano per proteggerli dal riverbero, ed il Capitano non poté fare a meno di notare lo sguardo avido che si celava dietro agli occhi acquosi del francese.

Rowena non ci fece caso. Sospirando intensamente ed inclinandosi all’indietro, come un uccello che sta per prendere il volo, alzò lo sguardo verso il cielo, ipnotizzata dal lento volo del gigantesco albatro. Dondolava le gambe come una bambina annoiata, del tutto rapita da quello spettacolo. La lunghissima chioma bionda che sgorgava come una cascata da dietro il volto inespressivo e un po’ grottesco della maschera si agitava nel vento come un gonfalone. Era straordinariamente liscia, lucida e ben pettinata per appartenere a una pirata, e questo Rowena lo sapeva bene: non era una di loro, e non ci teneva ad esserlo.

Gabriel osservò disgustato il suo Capitano in quell’atteggiamento così infantile e contemplativo, poi gridò al suo equipaggio che quel giorno avrebbero fatto un ottimo bottino. Mentre i pirati accorrevano verso il tribordo, per controllare quale nave sarebbe stata finalmente la loro vittima, Gabriel si voltò verso il Capitano per rendersi conto se era riuscito ad irritarla dando un ordine senza il suo permesso: ma dovette farsi vincere dalla rabbia, perché Rowena non si era nemmeno accorta che aveva parlato.

- Assaliremo quella nave, - sentenziò Gabriel facendosi all’orecchio del Capitano, il quale finalmente si volse verso di lui con quella lentezza di gesti che aveva imparato a terrorizzare il francese. - La Perla Nera. -

- Assalitela, - approvò Rowena. La ciurma rimase sbigottita da quel consenso che non si sarebbe mai aspettata, e Gabriel, che aveva sperato di irritare Rowena, si stava torcendo le mani, rabbioso. L’equipaggio non aveva ancora iniziato a gioire, che Rowena parlò di nuovo. - Ma non con la Coleridge. -

I sorrisi diabolici si congelarono sui volti rovinati dal mare dei pirati, per poi tramutarsi in smorfie deluse, o forse cariche d’odio.

- Non mettiamo le mani su un bottino accettabile da quasi un anno! - protestò qualcuno.

- E’ vero! E’ vero! - gridarono altre voci dalla calca.

- Li sentite, Capitano? - commentò acidamente un Gabriel decisamente soddisfatto di sé stesso, - Reclamano l’azione! Il sangue! L’assalto! Forse voi non amate l’ideologia, ma noi siamo pirati, lo eravamo prima del vostro arrivo e tali resteremo anche quando ve ne andrete! -

Dalla ciurma si levò un unico grido. Tutti erano con Gabriel, ma non potevano ribellarsi al loro Capitano, e dovettero tacere quando questa alzò la mano, in un gesto ironico che reclamava la parola.

- Vi offro una città al giorno. Due, forse. Vi offro tutto il sangue che desiderate. Sangue innocente… candidi bambini. Ve ne nutrite… come gli orchi delle fiabe. - disse Rowena. Le sue parole erano talmente lente e magnetiche da far rabbrividire tutta la ciurma, ma fu solo un breve istante. - Ed è qualcosa di più che un semplice tesoro, non la pensate anche voi così? O forse, vi apporta notevole soddisfazione sottrarre un bottino da quelle due o tre persone di guardia che vi opporranno relativa resistenza? Io credo di no. -

Nessuno osò parlare. Tra una frase e l’altra di Rowena c’erano sempre grandissime pause, e per lunghi istanti tutti tacevano, nel terrore di interromperla. Anche se non era propriamente di lei che avevano paura.

Appurato che Rowena aveva cessato di parlare, Gabriel la fronteggiò ancora con un coraggio che faceva senz’altro invidia e generava rispetto agli occhi degli altri pirati della Coleridge.

- Ci accolliamo ogni compito ingrato al posto vostro, e lo facciamo di buon grado, se è per adempiere ai vostri ordini, - mentì Gabriel, - Ma anche noi vogliamo qualcosa in cambio. Ed in questo momento, vogliamo la Perla Nera. -

Rowena lo fissò, o almeno così si poteva desumere dalla posizione verso cui era orientata la sua maschera, ma in realtà i suoi occhi erano ancora puntati verso il volo del candido albatro.

Gabriel impiegò lungo tempo per rendersene conto. Dopodiché, Rowena scoppiò a ridere, una risata fredda che gli torse le viscere come la morsa d’una tagliola. La sua risata durò a lungo, ancora molto a lungo. Quando si calmò, ormai era chiaro che la Perla Nera era spacciata.

 

*

 

Una grossa sporgenza di roccia nerastra ostruiva la visuale dalle scialuppe; oltre quel torrione di pietra a picco sul mare era ormeggiata la Perla Nera, e la ciurma si aspettava come sempre di trovarla lì, tranquilla, un po’ oscillante sui flutti. Ma l’incontro indiretto con la ciurma della Coleridge aveva gettato addosso a loro un alone di tensione tanto spesso che si sarebbero aspettati l’arrivo anche di uno di quei leggendari serpenti marini, pronto a sbranarli tutti e distruggere la Perla. Non si sbagliavano poi tanto.

La Coleridge era scivolata veloce come un lampo fino all’insenatura che custodiva la Perla Nera, ed era apparsa di colpo, col vento perfettamente favorevole grazie al flauto d’argento. Veloci e silenziosi come un serpente di mare.

Quando però la ciurma della Perla, vedendo dalle scialuppe una colonna di fumo levarsi verso il cielo, si distrassero dai loro pensieri e fu allora che udirono delle urla. Jack scattò in piedi, proteso verso il cielo come una statua. Impossibile quantificare la sua indignazione. La Perla Nera era completamente indifesa, e appunto per questo motivo stava subendo facilmente un arrembaggio.

Bastò un suo sguardo, e le incitazioni furono totalmente inutili, affinchè la ciurma prendesse a remare con un vigore mai visto.

E la Perla Nera era là, di fianco alla Coleridge. Quest’ultima era decisamente più grande della Perla, anche se la sua forma non era delle più slanciate e adatte alla velocità. La colonna di fumo, come la ciurma aveva previsto, si levava dall’albero maestro della Perla Nera, al quale era stato appiccato il fuoco.

Raggiungere la Perla e salirvi a bordo fu un tutt’uno della ciurma. In un attimo stavano già dando furiosamente battaglia ai sanguinari pirati della Coleridge, non particolarmente allenati a quel genere di cose. I due uomini lasciati a guardia della nave di Jack giacevano a terra. Strangolati.

Jack intravide una figura spettrale avvolta in trine e pizzi scrutare l’assalto da dietro le fessure di una maschera. Rowena la Balia. Quasi a volerle lanciare un messaggio, cacciò un grido selvaggio e infilzò un pirata avversario che stava portandosi via una dose ingente di tesoro, e poi con la pistola ne uccise altri due che avevano già raggiunto il loro capitano. Rowena non fece una piega. L’albatro fluttuava ancora sopra di lei, e lei sapeva che questo poteva significare soltanto fortuna. Si tolse il grande mantello nero e vi avvolse i due cadaveri, ordinando ad un mozzo di buttarli immediatamente il mare.

Così Rowena faceva con qualsiasi cadavere che potesse portare macchie di sangue.

Jack rimase quasi deluso dalla mancanza di sensazioni che la statua Rowena sembrava dimostrare, ma volle credere che si trattasse solo di un’apparenza dettata dall’abitudine. Non era la prima volta che si trovava di fronte a un caso simile, in fondo. Lanciò una rapida occhiata alla sua ciurma, e li individuò immediatamente: stavano avendo la meglio. Era fin troppo evidente che i pirati della Coleridge non davano l’arrembaggio ad una nave da molto tempo, e la Perla Nera non era un nemico così scarso da meritarsi l’esclusiva dopo tanti mesi di tranquillità.

L’albatro fischiò, stridette, e questo fu come un segnale. Rowena aveva già impugnato il suo flauto, e la ciurma riconobbe che era quello il momento di andarsene. Saltarono sulla Coleridge nello stesso istante in cui la melodia del flauto traverso iniziava, tersa e magica come un tramonto. Sembrò che il vento cambiasse di colpo, ma a modo tutto suo: una forte ventata fece sollevare un gigantesco e improvviso cavallone che, se spinse violentemente verso la roccia la Perla Nera, rischiando di sfracellarla, sortì l’effetto contrario sulla Coleridge: sulle ali del vento, la Balia si allontanò gettando in mare chiunque sanguinasse, candidamente incurante di tutti gli uomini che aveva perduto a causa dell’esperto equipaggio della Perla Nera. In fin dei conti, se qualcuno ci aveva rimesso, era soltanto Gabriel.

- Signori, - annunciò Jack Sparrow sollevando il braccio destro, la cui mano impugnava la spada dalla lama insanguinata, - Alle botti! La Coleridge è in fuga! -

Altissime grida risuonarono nell’eco dell’insenatura fin quando non si fusero in un unico boato. Sotto la perla, squali e piccoli pesci divoravano i resti dei morti, immersi in un’intensa colorazione rosso sangue, mentre la ciurma della Perla Nera stappava le botti di rum per festeggiare la facile vittoria. Si domandavano tutti quale fosse il segreto della Coleridge, come avesse fatto a raggiungere così velocemente la loro nave, sfidando il vento contrario… ma erano troppo presi dai festeggiamenti per dedicare attenzione a uno di quei tanti, innumerevoli misteri di mare.

 

 

 

 

 

 

  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Film > Pirati dei caraibi / Vai alla pagina dell'autore: Marghe