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Autore: Sybeoil    16/11/2011    2 recensioni
(Sequel de La Gilda)
***
Il mondo è sempre stato mio nemico. L'ho odiato, detestato, disprezzato. L'ho persino considerato una fogna dalla quale uscivano striscianti esseri dalla lingua biforcuta. Consideravo il genere umano qualcosa di sbagliato, i sentimenti qualcosa da cui fuggire. Consideravo me stessa sbagliata, una sorta di abomio sempre pronta a versar sangue su pagamento. Insensibile a qualunque supplica, a qualunque sguardo, a qualunque parola. Ma la guerra ti cambia, la morte ti cambia.
***
Si dice che il Destino si adoperi per te fin dal principio eppure non sempre le cose vanno come speri o desideri. Spesso il Fato ha in serbo per te violenza e cattiveria, oscurità e mistero. Ed è a causa del suo Destino intrecciato da mani deboli o forse no che Amalia, l'Assassina delle Terre Centrali, si ritroverà a dover combattere contro un qualcosa di oscuro e mutevole come la nebbia che sorge dal mare alle prime luci dell'alba. Qualcosa che potrebbe rischiare di far vacillare la pace e l'armonia che, con tanta fatica, il Mondo Conosciuto ha ricostruito dopo anni di terrore. Qualcosa al di là dei confini di cuore e mare. Qualcosa che solo il sangue e il suo canto di tenebra potrà fermare!
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 4

 

 

 

 

Voci basse e concitate le riempivano la mente come uno sciame d’api impazzite. Svolazzavano da una parte all’altra del cervello, rimbalzando sulle pareti e procurandole una dolorosa emicrania. Avrebbe tanto voluto dire loro di smettere di cianciare ma proprio non ce la faceva. Si sentiva debole e spossata, come se avesse appena sostenuto il duello più lungo e stancante di tutta la sua vita. Sentiva i muscoli delle braccia e delle gambe bruciare. Il cuore le batteva all’impazzata dentro il petto, rimbombando contro la stessa cassa toracica dentro la quale era costretto. Uno strano groppo sembrava comprimerle le gola impedendole di parlare, mentre le punte delle dita sembrano essere congelate. Non si era mai sentita tanto male in tutti i suoi vent’anni. Nemmeno dopo aver lottato quasi senza sosta contro Hoord. Nemmeno quando aveva appreso la verità sui suoi genitori.

Una voce più delle altre parve esploderle in testa. Era roca, profonda e familiare. Tese le orecchie il più possibile per riuscire a catturare tutte le parole che quella continuava a blaterare.

< No Neifel, non me ne frega un cazzo se quello era l’unico modo > stava dicendo in tono arrabbiato, quasi furente < Non dovevi nemmeno pensarla una cosa del genere > continuò imperterrita la voce.

< Mi dispiace davvero > rispose la voce sottile di una donna < Ma ti giuro che quello era l’unico modo per fermarli > aggiunse un po’ più convinta di prima. < Poteva andare tutto storto! > tuonò la voce maschile

< Te ne rendi conto? > chiese poi aumentando il tono di un’ottava.

< Si > ammise l’altra riluttante < Ma tu non conosci la storia, non sai perché > aggiunse in un sussurro roco.

< Allora illuminami > ringhiò sarcastica la voce maschile.

< Non mi è concesso di rivelare segreti di questa portata ad un essere umano > si giustificò quella < Per ora dovrai avere fiducia > aggiunse con tono di chi non intende proseguire oltre.

Proprio non riusciva a capire a cosa quelle due voci a lei tanto familiari si riferissero. Di sicuro doveva essere una cosa piuttosto grossa, dato che destava tante preoccupazioni, pensò cercando di muovere le gambe nel tentativo di sollevarsi a sedere. Gli occhi fino a poco prima serrati, le si spalancarono di colpo quando una tremenda fitta di dolore le si spanse dalla caviglia al resto del corpo. Cercò di reprime l’urlo che le era affiorato spontaneo alle labbra senza però riuscirci. Il groppo che le bloccava la gola impedendole di parlareparve sciogliersi, lasciando via libera alla voce che ne approfittò per uscirne in un solo getto. In pochi istanti le voci di prima assunsero un corpo e un’identità che con sua grande sorpresa si trovò a riconoscere. C’erano tutti: Xavier, con i suoi capelli spettinati e gli occhi gentili preoccupati come poche altre volte erano stati, Neifel con la sua chioma rosso cremisi e gli occhi di un potente azzurro cielo velati di lacrime e infine Jason, con i suoi corti capelli biondi e lo sguardo di chi ha qualcosa da farsi perdonare.

Tutti lì, piegati sulle ginocchia davanti a lei che se ne stava stesa con gli occhi sbarrati e le labbra serrate.  

< Come ti senti? > le domandò Xavier afferrandola per le braccia e aiutandola a sollevarsi a sedere.

< Cosa è successo? > domandò lei ignorando la domanda. I tre si scambiarono uno sguardo carico di sottointesi e poi fu Neifel a rispondere. < Sei svenuta > spiegò dolcemente. Amalia scosse il capo vigorosamente. < Intendo dire, cosa è successo per davvero > ripeté scoccando uno sguardo esortativo ai tre davanti a lei.

< Sei svenuta > confermò Jason timidamente. < Si, sai quei demoni ci hanno colto di sorpresa e uno di loro ti ha colpito dietro la nuca > disse la rossa intervenendo nel discorso. Xavier continuava a non guardarla preferendo di gran lunga il tappeto di foglie ai suoi piedi.

Amalia sapeva che c’era qualcosa che non andava. Qualcosa che le stavano nascondendo, glielo aveva sentito dire prima, quando tutti e tre la credevano ancora priva di coscienza, ma fece comunque finta di niente. Insistere dopotutto non l’avrebbe portata da nessuna parte. Conosceva quei tre abbastanza bene da sapere che se non volevano dirle una cosa non lo avrebbero fatto nemmeno sotto tortura. Cercando perciò, di reprimere il moto di stizza che le stava affiorando dentro, annuì seria.

< Credo di essermi slogata la caviglia > disse poi portandosi una mano nel punto da cui prima aveva sentito provenire la fitta di dolore.

La zona intorno alla caviglia e dietro il tallone era gonfia e viola. Sentiva il sangue pulsare sotto la superficie della pelle e l’osso tremare. Forse non era solo slogata, magari era rotta.

< Fammi dare un occhiata > disse Xavier avvicinandosi alla caviglia di Amalia. Dopo un esame di qualche minuto, il suo verdetto fu quello che le bionda aveva immaginato.

< E’ rotta > mormorò. < Immaginavo > disse lei cercando di alzarsi.

< Che fai? > domandò Jason sconvolto. < Beh dobbiamo rimetterci in viaggio > rispose lei con ovvietà nella voce. < Non se ne parla proprio > la sgridò il moro.

Le sembrava di essere tornata bambina, quando alla Gilda, Shiack la sgridava dicendole che non si doveva giocare per il palazzo con i coltelli. < Ma non possiamo arrivare in ritardo > protestò lei accalorandosi. < Non me ne frega niente se arriveremo in ritardo, tu non ti muovi da qui, fino a quando Neifel non ti ha riaggiustato quella caviglia > tuonò Xavier autoritario.

Mettendo su il suo tipico broncio, la bionda si rimise seduta allungando davanti a se la gamba ferita in modo da esporla alla magia della rossa.

Questa si piegò prontamente dinnanzi a lei e con fare piuttosto bizzarro cominciò ad accarezzarle la zona dove l’ematoma era più evidente, mormorando parole in una lingua sconosciuta.

Dopo qualche istante trascorso nel più totale silenzio, rotto solo dal respiro dei quattro e dalle parole concitate della rossa, si udì un forte crac e Amalia serrò i denti per non urlare. Sorridendo soddisfatta la rossa si alzò e annunciò trillante che la caviglia ora, era come nuova.

< Bene è tutto sistemato > disse sorridendo. < Sistemato un cavolo > le fece eco la bionda guardandola accigliata < Mi hai fatto malissimo > aggiunse poi accarezzandosi il punto in cui prima troneggiava un grosso ematoma violaceo.  

< Beh non posso mica fare miracoli > rispose la Ninfa fingendosi offesa.

< Lo so > borbottò la bionda < Vorrei solo che non fosse così doloroso > mormorò più a se stessa che agli altri.

< Bene ora che sono tutta intera, direi che possiamo riprendere il cammino > disse in tono rallegrato.

< A proposito di questo > intervenne Jason con aria cupa < C’è stato un piccolo problema > comunicò con voce roca.

< Che tipo di problema? > chiese subito la bionda oscurandosi.

< Ecco, quei… quei cosi hanno ucciso metà dei tuoi uomini > disse tutto d’un fiato, sperando che comunicarlo veloce avrebbe sortito un effetto meno disastroso.

< Loro… che cosa? > strillò Amalia furibonda. < Dove sono adesso? > domandò perentoria.

< Chi? > chiese Jason disorientato. < I miei uomini > rispose secca lei.

< Beh li abbiamo seppelliti, sai Neifel ci ha dato una mano con la magi > spiegò abbassando lo sguardo.

< Bene > mormorò la bionda dirigendosi nella direzione in cui la terra risultava smossa. < Prima di partire dovrò rivolgere una preghiera agli De,se volete potete aspettare in sella ai vostri cavalli con gli altri sopravvissuti > aggiunse allungando il passo per lasciarsi gli altri alle spalle.

Arrivata nel punto più buio di tutto il bosco, dove la terra era stata smossa da poco,  si lasciò cadere in ginocchio.

Gli occhi limpidi presero a bruciarle, come se le lacrime minacciassero di sgorgare fuori da un momento all'altro. Tirando un lungo respiro cercò di calmarsi e di rigettarle indietro, congiunse le mani al petto e cominciò a pregare la Dea Morte.

< Per te si sono battuti allo stremo delle forze. Ti hanno servito fedelmente. Versato sangue su tua commissione. Ti hanno adorato e venerato. Accogli queste anime nel tuo regno > mormorò a mezza voce.

Una voce il cui suono poteva essere scambiato per il canto di mille anime morte tuonò nella sua testa < Figlia mia, le anime dei tuoi soldati troveranno posto nel mio regno, ma tu devi promettermi una cosa >

Sapeva a chi apparteneva quella voce, l’aveva udita anche due anni prima, quando Shiack l’aveva chiusa nelle segrete del Palazzo della Gilda.

La Morte era tornata a parlarle.

< Qualunque cosa > promise lei alzando lo sguardo al cielo velato di grigio. < Promettimi che proteggerai il tuo sangue a costo della vita. Devi promettermi che per quanto la Tenebra possa tentarti tu non cederai. Sii forte bambina mia e il Mondo Intero te ne sarà grato > disse quella in tono disperato.

< Cosa vorrebbe dire che devo proteggere il mio sangue? > domandò Amalia non capendo a cosa si riferisse. Cosa centrava il suo sangue in tutta quella storia? < Non posso rispondere a questa domanda > spiegò cordiale la voce.

< Abbi fiducia in colei che d’acqua sembra fatta ma che del fuoco è figlia > sussurrò prima di svanire.

< Chi sarebbe? > domandò ancora la bionda senza ricevere risposta.

< Rispondi! > gridò rivolta al cielo.

Niente! In risposta solo il sordo echeggiare delle foglie degli alberi mosse dal vento.

Mentre tornava indietro per aggregarsi ai suoi compagni già montati in sella ai loro cavalli pensò a chi fosse questa fantomatica donna che d’acqua sembra fatta ma che del fuoco è figlia.

Lei fino ad ora non aveva conosciuto nessuno che potesse rispondere a tali requisiti, pertanto quando Neifel le chiese se fosse pronta per partire sorridendole, lei rispose < Pronta! > e spronò il cavallo al piccolo trotto.

 

 

 

 

Angolo autrice:
Salve a tutti, bentornati. Ringrazio di cuore tutti coloro che leggono la storia e chi la commenta e chiedo scusa per il ritardo con cui pubblico ma la scuola sembra volermi soffocare tra liberi e ricerche varie. Sono davvero usausta e pensare che quest'anno per la scuola si protrarrà fino a Luglio! Mi sento male solo a pensarci.
Tornando a noi, in questo capitolo la Morte torna a parlare con la nostra Mal, rivelandole un altro piccolo pezzo del grande mistero che è la sua vita. La profezia in questione parla di una donna che sembra fatta d'acqua che ma che in realtà dentro, nasconde il fuoco. Solo la protagonista della profezia potrà aiutarla nello scontro che molto presto si troverà a combattere. Solo lei saprà guidare il suo animo lungo i sentiri di una lotta combattuta tra Tenebra e Luce, tra Sangue e Terra.
Riuscirà Amalia a capire chi si cela dietro le parole della Morte? Il suo sangue sarà al sicuro?
Se siete curiosi allora continuate a leggere e commentate. Ogni vostro consiglio, bello o brutto, è ben accetto.
Alla prossima, Sybeoil!

  
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