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Autore: gryffindor_girl    02/12/2011    7 recensioni
Harry Potter non usa più la magia…
Non so più neanche se ha ancora la sua bacchetta. Ma lui, Il Ragazzo Sopravvissuto, non pronuncia più nessuna formula, non lancia più una maledizione o persino un semplice incantesimo. Questo lo so per certo.
Invece continua a vivere questa specie di vita a metà. Immerso nel mondo Babbano, tagliato fuori da qualsiasi realtà magica. Io sono l’unica di noi che lo vede ancora ormai. E persino questo tenue legame non fa che spaventarmi sempre più per la sua fragilità, come se me lo sentissi scivolare via tra le dita ogni volta un pò di più.
E mi condanno ancora per non averlo visto arrivare.
POST DH - TRANNE L'EPILOGO, HERMIONE POV
Genere: Angst, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harry Potter, Hermione Granger | Coppie: Harry/Hermione
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
Capitoli:
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Come Undone di gryffindor-girl

( Questo autore è straniero e a gestire questo account è la persona che traduce le sue storie   -  kla87, pagina su EFP Fanfiction . Se vuoi pubblicare su questo sito una traduzione di quest’autore, e hai il suo permesso, inviami almeno il primo capitolo della traduzione completa. Allora ti fornirò la password per accedere a quest’account.) .

Nota traduttrice: Scusate il piccolo ritardo con cui posto il capitolo, ma ho un esame alle porte perciò ho poco tempo libero a disposizione e le ragazze del gruppo Cercando chi dà la roba alla Rowling [Team Harry/Hermione] mi distraggono parecchio la sera :P.  I miei più grossi ringraziamenti vanno a Roxy, Michela e sundayrose che hanno recensito lo scorso capitolo, a tutti quelli che hanno aggiunto la storia tra le seguite e i preferiti e ovviamente a Lights per il banner. Lasciate un commento se vi va, mi farebbe piacere. Un bacione.

Il link del secondo capitolo originale è http://fanfiction.portkey.org/story/8099/3.

 

Capitolo 3: Collide - Scontrarsi

 

 banner Lights

*

Le settimane successive sono una vera e propria tortura.

Mi assento da tutto ciò a cui sono invitata, diventando un vero e proprio eremita  solamente  per poter rimanere a casa. Fingo persino con Ron di stare male; “problemi da donne “ gli dico; così allenta la presa. Pulisco casa o mi siedo a leggere in poltrona di fronte alla porta. Non voglio musica o televisione perché potrebbero farmi perdere il rumore dei suoi passi.

E’ un tantino ossessivo da parte mia e devo ammettere anche a me stessa che i sentimenti che provo vanno oltre la mera preoccupazione per un amico. Soprattutto perché i miei sogni sono particolarmente intensi, e ogni notte sono incentrati su di lui.

Non sono troppo turbata dalla cosa. Sapevo già che i miei sentimenti per Harry si erano sempre mossi piuttosto vicini a varcare il confine dell’amicizia. Lui non ha mai provato lo stesso per me, perciò è sempre stato facile per me insabbiarli. E il mistero che lo circonda adesso fa anch’esso la sua parte, dico a me stessa. Mi ha sempre affascinato il mistero.

Così, cerco solo di non pensarci troppo – cosa in cui sto fallendo miseramente.  Sono sollevata che almeno sia stato facile tenere la sua visita nascosta a tutti. Glielo ho promesso e so di non poter tornare indietro, perciò non lo faccio. Se non altro, tutti sono più preoccupati per me adesso, per via del mio strano comportamento. In ogni caso, nessuno parla molto di lui ultimamente; è un po’ troppo doloroso. Inoltre, mi piace mentire a me stessa dicendo che, nel caso in cui io dovessi riuscire a convincerlo a restare, ne sarebbe valsa la pena. Perciò mantengo per me il segreto per il momento.

Grattastinchi intanto ha cominciato a vivere al piano di sopra per la maggior parte del tempo perché non riesce più a sopportare che gli stia sempre addosso; ogni volta che fa un salto, lo seguo, e lo innervosisco dicendogli “Cosa – cosa c’è, bello? ". Ne ha così abbastanza di me che mi viene a cercare solo per i pasti e per farlo uscire.

Io e Kreacher, invece, abbiamo condiviso un momento incredibilmente felice quando sono andata a trovarlo il pomeriggio dopo il ritorno di Harry. Abbiamo ripercorso insieme ogni dettaglio; lui è entusiasta quasi quanto me alla ricomparsa del suo padrone. Sono molto tentata di riprovare a inviare Cappella, ma mi trattengo. La prossima volta, ripeto nella mia testa come un mantra. La prossima volta.

Verso la fine della seconda settimana, però, mi sento di nuovo scoraggiata. Ho appena finito di mettere via tutte le scorte di cibo che ho comprato per mantenere la dispensa fornita in ogni momento, perché so che quando Harry si rifarà vivo avrà fame.

Ora sono seduta sulla mia poltrona, leggendo lo stesso paragrafo del mio libro di testo per l’ennesima volta e non riuscendo a capirne nulla. La mia mente è così occupata negli ultimi tempi; infatti, sono rimasta ferma sui 100 centesimi in tutti i miei test.

Mentre sono in dormiveglia, sento un miagolio basso provenire da Grattastinchi e mi alzo ancora assonnata per farlo uscire. Mi rendo conto, però, che non è vicino all’entrata; è seduto sul divano intento a fissare la porta. Mi sveglio di colpo e lo guardo attentamente; lui mi guarda a sua volta compiaciuto, facendo le fusa ora, e mi sembra persino di vederlo sorridere.

Poi lo sento.

 

C'è un martellio sul mio portico, come di stivali sulle scale di cemento.

 

Mi precipito verso la porta e la apro con uno strattone e, infatti, è lui.

 

E’ piegato su se stesso, come se fosse a corto di fiato, perciò gli metto la mano sulla spalla e mi avvicino.

 

“Harry?  Stai bene?”

Si alza lentamente e capisco che sta ridendo. Aggrotto la fronte ma la sua risata è talmente contagiosa, che anche la mia bocca si tira su in un sorriso.

 

"Ciao 'Mione." Lui ride e afferra il mio braccio, spostando entrambi dentro. "Andiamo, togliamoci dalla strada."

 

Entriamo, e così da vicino, avverto l'odore di alcool. E il fumo di sigaretta.

 

Mi volto a guardarlo, anche se lui mantiene ancora salda la presa sul mio braccio, sempre ridendo.

 

"Harry James! Sei ubriaco? "

 

Mi lascia andare, si china per accarezzare Grattastinchi, che si struscia sulle sue gambe. Lui gli mormora qualcosa, poi si raddrizza.

 

"Un po’." Ride. "Scusa".

Si volta leggermente e indica la porta. "Ho perso l’equilibrio. I tuoi fiori sulle scale sono un po' ammaccati ... ".

 

Improvvisamente mi rendo conto del fatto che lui è lì, al sicuro, allegro perfino, quindi gli getto le braccia attorno al collo.

"Sono così contenta che tu stia bene."

 

Lui mi stringe a sua volta, e china la testa nell’incavo del mio collo, nascosto dai miei capelli.

 

“Mmh.  Che buon profumo hanno i tuoi capelli.”

 

Mi tiro indietro e sorrido in alto verso di lui. "Sei ubriaco".

 

"E tu... " - le sue mani si spostano delicatamente dalla mia vita ai fianchi-"... sei bellissima".

 

Il mio sorriso muore immediatamente e devo aggrapparmi a lui, sentendomi un po’ come se barcollassi. La sua espressione tranquilla e divertita si gela improvvisamente e si schiarisce la gola. Mi da un veloce bacio sulla fronte e mi allontana da lui, quasi con forza.

 

Mi sforzo di non sembrare risentita e rimango lì, a sfregarmi le mani sui jeans per qualche ragione.

 

"Fame?"

 

Il suo sorriso ritorna. "Sto morendo".

 

*

Stavolta è più facile stare con lui. Le domande non mi bollono più in gola nervosamente, poiché lui è tornato. Posso permettermi di pensare, mentre lo vedo muoversi in giro per la mia cucina intento a prepararsi da mangiare, che questo potrebbe essere l'inizio di una specie di rito tra noi.

Mi appoggio sui gomiti, mentre lui parla con Grattastinchi, che continua a miagolare animatamente. Ha sempre adorato Harry, ma non capisco da quando sia diventato così sfacciatamente innamorato di lui - non poteva essere più palese se anche ci avesse provato.

"Ne vuoi un po’?" accenna alla padella ed io scuoto la testa, no. A dire il vero, al momento ho una colonia di farfalle nello stomaco, che non si presterebbe molto bene alla digestione.

Prendo per entrambi un po’ di Burrobirra, però e ci sediamo di nuovo al tavolo della mia cucina. Si è tolto la giacca ma ha una maglia a maniche lunghe stavolta, quindi non riesco a vedere il suo tatuaggio- solo quella piccola parte visibile sul collo che non riesco a smettere di guardare.

"Come te la sei passata?"

 

Sorrido. Come faccio a dirgli che sono stata disperata?  Tesa come una corda di violino chiedendomi se lui sarebbe tornato. Che sto confondendo Ron, con cui ho chiuso di nuovo e che pensa che io stia completamente  dando di matto. Che sto facendo preoccupare i miei amici, che si chiedono perché non faccio più niente con loro ultimamente. Che sto preoccupando anche per me stessa, perché a volte mi chiedo se io stia diventando pazza o per lo meno ridicola con tutti i preparativi per questo momento – il riempire la dispensa, l’acquisto di uno spazzolino da denti e perfino un pigiama per l’amor di Dio . Non che io pensi di essere coraggiosa abbastanza da riuscire a darglieli. Come faccio a dirgli tutto questo?

"Bene".

 

Lui sorride e comincia a mangiare. Stiamo seduti in piacevole silenzio per un po’. Poi un dubbio mi tormenta.

 

"Come sei arrivato qua?"

 

Lui cerca di non farmi notare che il suo sorriso è leggermente calato.

 

"Col Tubo *".

Mi acciglio un po’ ma non commento oltre. Sono comunque contenta che non si sia Smaterializzato nel suo stato di ebbrezza, ma sto cominciando a chiedermi se usi la magia per fare qualcosa al momento.

 

Capisce che sto riflettendo credo, e quindi aggiunge qualcosa.

"C’è bel tempo fuori", a mo' di spiegazione, ma io so che c'è di più.

 

Scuoto la testa e lascio stare; cosa che sembra essere un tema ricorrente negli ultimi tempi.

"Rimani?"

 

Lui annuisce. "Se non è un problema."

 

"Certo che non lo è." 

"Io posso ... voglio dire, io mi trattengo domani se vuoi ... non so, fare qualcosa ", dice con noncuranza. Mi viene voglia di abbracciarlo di nuovo dopo questo, ma mi limito ad alzarmi per andare a preparare il divano.

 

"Sarebbe fantastico" riesco a dire mentre mi allontano.

Gli porto un asciugamano perché possa farsi una doccia e dopo aver molto dibattuto con me stessa, finisco per lasciargli fuori anche il pigiama. Sono molto soddisfatta quando glielo vedo indosso mentre scende; semplicemente una maglietta bianca con lo scollo a V e pantaloni larghi leggermente striati. Sembra un po’ tornato il mio Harry, tranne che per il braccio ricoperto dal tatuaggio, che mi ricorda quante cose ancora io non sappia di lui adesso.

Lui punta la maglietta.

 

"Ti ringrazio per questo".

 

Sembra un po' più sobrio ora. Si siede accanto a me, le nostre gambe quasi a toccarsi.

 

"Allora, sarai davvero qui domani mattina?"

 

Osservo i suoi occhi con attenzione perché non importa quanto io senta sia cambiato, sono convinta di conoscerlo ancora abbastanza bene da sapere se sta mentendo.

"Sì. Stavo pensando che magari potremmo andare a mangiare qualcosa. "

 

"E magari potresti iniziare a dirmi un po’ di più su quello che stai combinando."

 

Ride, ma risponde solamente con una scrollata di spalle. Si appoggia indietro con la testa sul divano e mi tocca il braccio.

 

"Riposati un po’ allora. Ci vediamo domani mattina. "

 

Mi stringe la spalla ed io mi alzo.

 

Lui immediatamente si sdraia, gli occhi che già si chiudono.

 

"Harry?"

 

"Mmm"

 

"Ci vediamo domani mattina ...?"

 

Gli ancora abbastanza vicina da afferrarmi la mano facilmente anche senza muoversi, e la stringe rassicurante.

 

"Te lo prometto".

 

*

Due ore più tardi non riesco ancora a dormire e quindi ripeto la mia routine dall’altra notte in cui è rimasto. Scendo silenziosamente giù per le scale con una coperta, e mi sento sollevata, ma non sorpresa stavolta, di vederlo ancora lì, sdraiato sul divano.

Sentiva evidentemente troppo caldo nel mio salotto perciò si è tolto la maglietta. Non posso fare a meno di sorridere. Il suo fisico è straordinario come l'ultima volta che l’ho visto; mi concedo un momento per ammirarlo e non posso fare a meno di sorridere. Prendo mentalmente nota di non spegnere il riscaldamento quando lui è in giro.

Infine mi sposto verso la mia poltrona, ma mentre gli passo accanto, mi accorgo di qualcosa vicino al suo piede. La coperta lo copre solo dalla vita fino alle ginocchia, mentre i suoi piedi sono ben visibili in fondo.

I pantaloni sono leggermente scivolati su e vedo qualcosa di nero attaccato alla sua caviglia. Mi avvicino e stringo gli occhi, cercando di capire cosa sia.

Mi premo la mano sulla bocca per soffocare il mio stupore. Bloccata accuratamente con una cintura in una custodia nera, c’è una piccola pistola.

Mi volto a guardarlo e mi rendo conto che i suoi occhi sono aperti.

 

"Non è carica."

 

Sono senza parole e mi limito a fissarlo con la bocca leggermente aperta.

 

"Solo che è più sicuro metterla lì per ora."

 

Lo guardo con disappunto e finalmente ritrovo la lingua.

 

"E’ più sicuro perché non spari... o perché così io non l’avrei vista? "

 

Lui sorride con ironia e si tira su a sedere. Dopo essersi piegato per raggiungere la caviglia apre la fondina e tira fuori la pistola. Osservo con muto orrore ma al tempo stesso affascinata come la tiene delicatamente in mano.

"Entrambe le cose", risponde infine. Estrae il caricatore dalla sua camera e mi mostra che non ci sono proiettili all'interno, poi lo rimette a posto.

 “Kel-Tec P-3AT, la pistola semi automatica più leggera al mondo." Tira indietro il meccanismo di scatto in alto, due volte metodicamente, controllando che la canna sia vuota. "Doppia azione, cartuccia calibro 380 auto, capacità colpi sei." E 'come se stesse parlando a se stesso mentre le sue dita scorrono dolcemente lungo la piccola pistola nera.

"Contraccolpo e precisione pratica paragonabili a pistole molto più grandi, ", la gira nella sua mano e la porge a me per farmela tenere in mano, " ma piccola abbastanza da essere portata in giro di nascosto."

Mi rendo conto che mi conosce ancora bene, perché fa leva sulla mia curiosità. Che in questo momento lotta internamente contro la mia preoccupazione; ma impugno comunque la pistola, sorprendendomi immediatamente di quanto sia leggera.

Lui mi guarda mentre io la osservo ed io so che è in attesa di quello che sto per dire.

 

Quando parlo, la voce viene fuori in un sussurro.

"Ma Harry ... questo è... legale? "

 

Si morde il labbro.

"Hermione ... c'è così tanto ... " cambia idea. “E’ per precauzione, ok?  Non ti preoccupare di questo – o di me.  Non volevo farti preoccupare.”

"Che cosa vuol dire 'non ti preoccupare!' Come faccio a... dove è la tua bacchetta? "

 

Sembra molto cauto e in qualche modo rassegnato. Risponde.

 

"Non la porto più con me."

 

"Che cosa?"

 

Sorride. " Non ne ho bisogno. Io ... io voglio vivere la mia vita normalmente. Senza Magia ".

Sono sbalordita. Si allunga in avanti e mi prende delicatamente la pistola dalle mani. Io la lascio volentieri, e mi limito a osservarlo, ancora stordita, mentre la poggia sul tavolino e toglie la fondina dalla caviglia. Si strofina la gamba per un momento e poi si sdraia di nuovo, le braccia dietro la testa.

 

"Non c'è nulla di cui preoccuparsi - ok? Sto bene. Non mi sono cacciato in nessun guaio. "

La mia espressione accigliata è intrisa di sarcasmo. "Sì, in effetti, tu e i guai siete sempre stati lontani parenti."

Lui sorride e si trascina su, spostando le gambe di lato e dando un colpetto nello spazio accanto a lui sul divano; un chiaro invito a infilarmi sotto le coperte all’estremità opposta. E così faccio.

Mi lancia uno dei suoi cuscini.

 

"Cerca di dormire."

Le mie gambe trovano posto accanto alle sue. Il divano è così lungo che i suoi piedi mi arrivano al fianco, ma sento perfettamente il calore che emana il suo corpo. Il mio ultimo pensiero è come diavolo si aspetta che io possa dormire con quest’ultima rivelazione - insieme alle sensazioni che la sua vicinanza mi sta provocando, ma nonostante ciò, il sonno migliore e più caldo che io abbia fatto da un po’ di tempo a questa parte s’impossessa di me in pochi minuti.

 

*

Mi sveglio con il profumo di pancetta nell’aria.

 

Mi guardo intorno e lo vedo in cucina, con la maglietta di nuovo addosso. Do un'occhiata al tavolino e vedo che è scomparsa anche la pistola, non so dove.

 

Mi sgranchisco un po’ e lentamente sento l'emozione avvilupparsi nello stomaco e scorrere dentro di me fino alle dita dei piedi.

 

Un'intera giornata con lui. Non volevo che cominciasse solo per non vederla finire.

 

*

 

 

 

And the shadow of the day

 

Will embrace the world in grey

 

And the sun will set for you.

 

 

 

*

E’ una giornata strana.

 

Passiamo buona parte di essa in un silenzio semi rassicurante che mi ricorda terribilmente il tempo trascorso insieme da soli quando Ron ci ha lasciato durante la caccia agli Horcrux.

Dopo la colazione, camminiamo. Ci dirigiamo al parco e poi in un pub per un pasto caldo. E' Sabato e c'è una partita di calcio nel piccolo televisore appeso in alto in un angolo. 

"Ti manca? La Magia? "

 

Dico apertamente, dopo che la cameriera va a portare il nostro ordine in cucina.

 

Alza lo sguardo a mezz’aria, riflettendo sulla mia domanda. La sua voce è tranquilla quando risponde.

 

"No."

"Come ... come può essere? Era tutto per te - non capisco ".

 

Sembra solenne e qualcosa mi spinge ad allungarmi per prendere la sua mano. Lui arretra sensibilmente ma non si tira indietro. Invece prende un sorso della sua birra con l'altra mano. Un gruppetto che sta guardando la partita esulta fragorosamente e mi fa sobbalzare, lui aspetta che il baccano diminuisca prima di rispondere.

"Non mi aspetto che tu capisca. Ma spero che tu possa ... rispettarlo magari? " Cerco i suoi occhi, ma sono di nuovo cauti. "Sono molto cambiato Hermione. Non mi ero reso conto quanto fino a quando ... beh finché non era troppo tardi. "

Sta guardando la televisione adesso e un muscolo si contrae nella sua mascella. Ancora una volta ho la sensazione che non avrei dovuto spingermi troppo oltre per il momento.

"Va bene." Sospiro. "A patto che continui a essere sincero con me. Beh, il più sincero possibile almeno" dico, alzando le spalle.

Lui guarda verso di me allora, e sorride.

 

"Sai, non credo di avertelo mai detto." Posa l'altra mano sulla mia e la guarda. "Non avrei potuto chiedere un’amica migliore di te. Tu sei ... "Alza lo sguardo e il suo sorriso è scomparso; sembra terribilmente triste . "Non so davvero cosa ho fatto per meritarti".

 

“Oh Harry.”

E ' tutto quello che riesco a dire. Fisso il tavolo per un momento, cercando di capire i sentimenti che si fanno strada dentro di me. Sono felice, così emozionata che lui senta questo per me, ma una remota parte di me è anche rattristata dalla cosa. Perché? Una voce interiore nascosta e beffarda mi dice piano che è perché desidero di più. Di più che essere la migliore amica che lui possa avere. Voglio essere più di questo.

 

Ma è sempre stato così con lui, devo ammetterlo. Voglio di più. Ma mi accontento di qualsiasi cosa mi possa offrire. E al momento, non è molto. 

 

Ma è sufficiente.

 

 

*

Decidiamo di andare a Grimmauld Place a fare una visita a Kreacher. Non avevo previsto la possibilità di incontrare per caso Ron, o chiunque altro in particolare, ma mi chiedo se lui sia preoccupato che potremmo. Non sembra esserlo. Camminiamo lentamente e non sono sicura se lo sto solo immaginando, ma sembra come se anche lui stia cercando di prolungare il nostro tempo insieme.

Camminiamo e prendiamo la metro verso Grimmauld, e mi piace molto la novità di non viaggiare con la magia. Mi prende in giro mentre inserisco il biglietto nel tornello con malcelata gioia. Prendevo la metropolitana con la mia mamma a volte, ma non lo facevo da anni.

Kreacher è sopraffatto dall’emozione nel vederci. Insiste a prepararci qualcosa da mangiare, ed entrambi lo assecondiamo, anche se nessuno di noi due ha ancora fame. Nonostante ciò, prendiamo qualcosa da bere e trascorriamo il pomeriggio in cucina, spiluccando le pietanze preparate da Kreacher. 

Parliamo a malapena perché persino i ricordi non sono un argomento sicuro. Quando ci abbiamo provato, inevitabilmente l’argomento Ron, o peggio, Ginny prometteva di saltare fuori e penso che nessuno di noi in quel caso avrebbe saputo davvero che cosa dire.

Alla fine Harry sale in camera sua, tornando in abiti puliti e con una piccola borsa. Questo mi fa improvvisamente ricordare che non ho idea di dove stia per andare o quando tornerà di nuovo e sento un moto di nausea attraversarmi di colpo.

 

"Ti ricordi la tua promessa? L'ultima volta ".

 

Lui mi guarda e mi chiedo se l’abbia dimenticato. Continuo.

 

"Hai detto che avremmo potuto mandare Cappella." Il meraviglioso uccello arruffa le ali dal suo trespolo alla menzione del suo nome.

Lui annuisce. "L'ho detto, sì." Rimane lì e mi guarda per un attimo. Poi, all'improvviso, si avvicina a lei e si piega verso la sua testolina bianca, accarezzandola dolcemente mentre le parla a voce bassa.

Cammina verso di me lentamente, nel modo in cui le persone fanno quando si avvicinano per dire addio. Quando arriva da me, sprofonda le mani nelle sue tasche e sorride.

 

"Non troppo spesso però, ok?"

Fisso il suo petto di fronte a me, chiedendomi se questi addii diventeranno mai facili. Appoggio i palmi delle mie mani su di lui, mantenendo lì fisso il mio sguardo.

 

"Beh, non stare via per troppo tempo allora. Va bene? " Alzo gli occhi verso di lui finalmente.

 

Mi guarda a sua volta, il suo volto serio e illeggibile.

“Non per troppo tempo” ripete. Poi fa scorrere la mano sul mio collo, il pollice fermo lungo la mia mandibola. Restiamo così per un attimo prima che lui si chini a baciare l’altra guancia piuttosto bruscamente, aggrappandosi al mio collo e attirandomi verso di lui. Mi bacia una volta sola e preme il viso nei miei capelli. Poi improvvisamente lascia cadere la mano e mi passa accanto, non un altro sguardo.

Quando mi giro, lui è sulla porta. Solleva una mano a Kreacher e poi mi guarda.

 

"Ciao".

 

La mia risposta è risoluta.

 

"Ci vediamo presto".

 

*

L'attesa seguente è meno angosciante della precedente, per diversi motivi.

Il primo è che so che sta tornando. Non so esattamente come, ma lo so, ne sono sicura stavolta.

Il secondo è che Ron ha iniziato a vedere qualcun’altra.

Non credo che la cosa sia veramente seria. L'ha conosciuta tramite il suo lavoro al Ministero. Da quello che so, lei sembra più interessata alla fama di Ron che al resto, ma lui è felice – e non più al mio seguito. Possiamo pranzare da amici adesso e l'ultima volta che ho fatto visita alla Tana non c'era più imbarazzo tra di noi. Ero sollevata però che Ginny fosse agli allenamenti di Quidditch in quel momento. Nessun disgelo nella leggera tensione tra me e lei.

 

L’ultimo motivo è che, appena una settimana dopo la sua partenza, gli mando la mia prima lettera.

Mi ci vuole molto tempo per pensare a cosa scrivere e non sono molto speranzosa di ricevere una sua risposta. Una volta che ho finito, mi metto a rileggerla, e sono soddisfatta della stesura finale.

 

H,

So che è passata solo una settimana, ma ho solo un certo livello di sopportazione della suspense ... ho bisogno di sapere se questo metodo funziona. Inoltre C muore dalla voglia di rendersi utile, anche se K ha paura si possa ferire di nuovo. Spero davvero che ti trovi, e che tu possa farmi sapere che stai bene – ovunque tu sia.

Io tutto bene. Il corso di formazione sta andando a meraviglia, i miei punteggi si stanno alzando di nuovo. Presterò assistenza al San M dalla prossima settimana perciò le cose dovrebbero farsi interessanti.

Mi manchi. Quanto tempo ci farai aspettare questa volta?

 

Con amore,

 

H.

 

Ometto i nomi per precauzione. Immagino che sia riservato per una ragione, e non voglio mettere lui, o chiunque altro, in pericolo.

 

Passano altre due settimane prima di ricevere una sua risposta.

 

H,

Sì, funziona. Ho pensato che aspettare una settimana sia stato abbastanza moderato da parte tua in realtà.

C ci è riuscita perfettamente. Per favore dì a K che non corre rischi. Lascia le lettere in un luogo sicuro.

San M sarà fortunato ad averti. Sarai una guaritrice eccezionale.

Due giorni.

 

Mi manchi anche tu.

H.

E' scritta a penna, su una carta a righe. La sua scrittura è proprio come la ricordo dalla scuola, anche se il biglietto non è stato scritto con piuma d'oca e inchiostro. Devo leggere quella lettera mille volte. Decido che non è prudente portarla con me però; Ron o Luna o qualcun altro potrebbe trovarla per caso, quindi sono costretta ad aprire con la chiave il cassetto del mio comodino quando voglio leggerla. Il che avviene spesso.

 

Due giorni ha detto.

 

E stava dicendo la verità.

 

*

 

Sometimes when you and I collide

 

I fall into an ocean of you

 

Pull me out in time don’t let me drown.

 

 

 

*

Capisco che sta arrivando perché Grattastinchi è agitato per tutta l’ora precedente. Non so come faccia a saperlo, ma ormai ho rinunciato a farmi domande su quel gatto.

L’unica cosa che posso fare è aspettare.

E' un po’ sbronzo anche stavolta. Ne avverto l’odore addosso a lui quando lo avvolgo nel mio abbraccio. Mi solleva un po’ da terra mentre io immergo il mio viso nell’incavo del suo collo. Quando mi mette di nuovo giù, lo guardo meglio e il mio sorriso svanisce: ha un occhio nero e il labbro spaccato.

 

"Che cosa è successo?!"

 

Mi muovo automaticamente per toccarlo e lui si tira indietro evitando la mia mano. Sorride e scuote la testa, scrollandosi di dosso la giacca. 

 

"Niente - solo una zuffa. Nessun danno ".

"Ma ... " Taglio corto perché voglio usare un unguento o guarirgli il labbro, ma questo richiederebbe la magia. Mi ricordo di un kit di pronto soccorso babbano che mia madre mi ha dato quando mi sono trasferita - per qualche strana ragione ancora non ne capisce di guarigione - e prendo una sedia per raggiungere lo stipetto in alto mentre lui apre il frigorifero.

 

Lo interrompo mentre cucina qualche minuto dopo per spalmare un po’ di semplice crema antisettica sul suo labbro spaccato.

 

"Aspetta ... non ... "

 

"E’ un rimedio babbano. Non farti venire un colpo!" mormoro mentre la tampono sul suo labbro. Lui rotea gli occhi, ma sopporta le mie cure, rimanendo fermo.

 

"Questo è recente. Tipo, stasera. "

 

“Mmm.”

 

Arriccio il naso.  “Mmm, dice lui!”

 

La cosa lo fa ridere, ma poi fa una smorfia quando il labbro si spacca di nuovo.

 

"Stai fermo".

 

Lui serra le labbra, ma sorride ancora leggermente. Sospiro.

 

"Che cosa devo fare con te".

 

"Non ti merito, lo sai vero?"

 

"Sì".

Preparo la tavola per lui e aspetto di sedermi a guardarlo mangiare, di scambiarci a malapena due parole, ormai lo so. Non m’importa. E’ qui e questo mi basta. Mi verso un bicchiere di vino.

 

"Allora. Come sta Ron? ".

Per poco non mi va di traverso il vino. Lo fisso con gli occhi sbarrati, le sopracciglia inarcate. 

 

Lui non sembra per niente turbato. "Che c’è?"

 

"Ah ... beh ... non abbiamo mai parlato di lui da quando ... da quando hai iniziato a farmi visita. Come mai questo cambiamento? "

 

Scrolla le spalle, conficcando la posata nel cibo che ha sul piatto.

 

“ Non lo so. Voglio solo sapere se quello scontroso bastardo sta bene, credo. "

Gli racconto tutto quello che Ron sta combinando per quanto riguarda il lavoro, come abbia tentato senza successo a entrare nei Tutshill Tornados.

 

"Ed è davvero furioso perché invece Ginny sta facendo così ... “.

Interrompo la frase a metà, che è probabilmente la cosa peggiore che potessi fare, ma non riesco a farne a meno. Credo di vederlo arrossire e mi maledico mentalmente. Lui si riprende e continua.

 

"Va tutto bene. Come sta Ginny? "

Scuoto la testa. "Non tanto bene. Le manchi ancora tanto. Io ... magari basterebbe che tu le scrivessi o qualcosa del genere. "

Lascia cadere la forchetta sonoramente sul piatto, e beve un lungo sorso.

 

"Non ce n’è motivo Hermione. Non c'è più niente da dire. "

Lo guardo con disappunto ma lascio correre per ora. Non mi va di parlare di Ginny in ogni caso.

 

"Perché vieni a trovare me Harry?"

 

Smette di masticare e mi guarda. Finalmente ricomincia, e lo vedo pensarci su.

 

"Ho solo ... ho bisogno di ... un po’ di equilibrio. "Sorride e penso che stia cercando di essere spontaneo. "E perché so che mi lasci entrare"

 

"Tutti i tuoi amici lo farebbero!  Manchi a tutti".

 

Si concentra sul suo piatto.

"Sì, ma tu mi lasci entrare ... incondizionatamente".

Ci penso per un attimo e mi rendo conto che ha ragione. Mi chiedo se questo sia un bene o un male. Decido di cambiare argomento.

 

"Allora, la rissa – almeno hai vinto?"

Ride, e si tocca cautamente il labbro.

 

"Due bastardi ubriachi che combattono? Nessuno vince ".

 

Mi limito a scuotere la testa.

 

Torniamo nella nostra routine e dopo la doccia mi permette di ritoccargli la ferita.

 

"Vorrei che me lo lasciassi fare come si deve."

Lui mi imita con una vocetta ridicola ed io lo colpisco sulla spalla, ma non riesco a trattenere un sorriso. Lui sorride e se ne sta lì, dondolandosi un po’ e smaniando per sedersi. Ha un buon profumo adesso, e la canottiera grigia che gli ho comprato gli fascia il petto e il torso stretto fin troppo bene. Roteo gli occhi. Smettila - mi ammonisco leggermente.

"Che c’è?".

 

"Niente. Quando hai intenzione di andartene? "

 

“Subito.”

 

Sono delusa, pensavo che avrebbe avuto almeno un altro giorno.

 

"Mi dispiace, non sarei dovuto neanche venire. Sta diventando un po’... "

Stringo gli occhi in sua direzione e lui distoglie lo sguardo; capisco che ha detto troppo. Si siede sul divano ed io poggio le mie mani sui fianchi.

 

"Me lo dirai mai che cosa stai combinando?"

Lui fa una smorfia come se stesse prendendo in considerazione la cosa. "No, se posso evitarlo."

 

Gli lancio il batuffolo di cotone usato contro. Lui sorride di nuovo, e piazza le gambe penzoloni sul divano. Arriva fino alla caviglia e tira fuori la pistola dalla sua fondina, smontandola, controllandola e rimuovendo il caricatore, per poi lasciare tutto sul tavolino. Lo osservo mentre compie tutti questi gesti apertamente, senza più alcun timore che io lo veda.

 

Sprofondo nella mia poltrona. Finirei qui in ogni caso.

 

Inarca un sopracciglio verso di me, ma si sdraia sul divano.

 

"Stai comoda lì?"

"Svegliami quando stai per andare via".

 

Lui annuisce. Spengo la tv ed entrambi ci mettiamo comodi per dormire.

 

“Harry?”

 

“Mm?”

 

“Grazie per avermi scritto.”

 

La sua risposta arriva dopo un po’, quando siamo completamente al buio.

 

"Grazie a te per avermi scritto per prima."

 

*

Non dormo bene, perché sono in ansia per il mio piano.

Ogni volta che si agita nel sonno io mi sveglio, e mi giro bruscamente verso di lui. Parla nel sonno, distinguo chiaramente qualche frase: “Non sono pronto”, “devo chiuderla” - strani mormorii. E un nome. Un nome di ragazza, lo pronuncia un paio di volte.

 

Angie.

 

Mi brucia lo stomaco in quel modo a me così familiare fin dai tempi della scuola. Chiunque sia Angie, spero che sia la ragazza giusta per lui.

 

Dopo di che, pronuncio la formula del Sonno senza Sogni di nuovo.

Sono ancora sveglia quando lo sento alzarsi, vestirsi silenziosamente e andare a preparare una tazza di tè per me. Le prime luci dell’alba entrano furtivamente attraverso le tende. Finalmente si avvicina per toccare la mia spalla.

 

“Hermione.”

Aspetta pazientemente mentre fingo di svegliarmi e poi mi porge la tazza di tè.

 

"Quanto stavolta?"

 

“Di più.”

 

“Harry.”

 

"Mi dispiace. Ma puoi scrivermi. " Alzo lo sguardo su di lui e riformula la frase. "Mi farebbe piacere se mi scrivessi".

 

Annuisco. "Va bene".

"Devo proprio andare". 

 

Faccio per alzarmi a posare il mio tè, ma mi ferma.

 

"Non ti alzare."

 

Si china e trattiene il mio viso delicatamente, mi da un bacio sulla fronte e mantiene le labbra lì per qualche secondo.

"Ci vediamo".

 

Io borbotto un “ci vediamo presto” e poi lui se ne va.

Abbandono il tè e mi tolgo di dosso in fretta la coperta, balzando su per le scale due gradini alla volta. Mi infilo jeans, maglione e scarpe quasi senza interrompere il passo, arrivo al mobiletto accanto al letto e lo apro, tirando fuori da lì il tessuto di stoffa sottilissima che ho preso da Grimmauld Place la scorsa settimana.

Pochi secondi dopo sono in strada, bacchetta in mano sotto il Mantello dell'Invisibilità. Giro la testa di scatto e vedo la sua schiena mentre gira l'angolo della mia strada in lontananza. Mi affretto a seguirlo.

Dopo tutto, c’è un limite al mistero che questa strega può riuscire a sopportare.

 

*

Mi affretto a raggiungere l'angolo dietro cui è scomparso, stringendo il mantello intorno a me. 

 

Quando giro l'angolo quasi gli sbatto contro.

 

Reprimo un gridolino di sorpresa e mi copro la bocca, fermandomi appena in tempo. Cerco di calmare il respiro mentre indietreggio un po’.

Lui è rimasto fermo, a guardarsi intorno con calma. I suoi occhi tradiscono la sua calma apparente però, guizzando ovunque – sulle finestre, su e giù per la strada, in cerca di ... qualcosa. Mi ricorda un animale, fermo ad annusare un predatore.

Poi infila le mani in tasca e cammina a testa bassa, ma gli occhi ancora alla ricerca. Lo seguo abbastanza da vicino, felice di aver indossato le scarpe con la suola morbida.

Attraversa la strada e devo camminare più velocemente per stare al passo con la sua falcata. Quasi lo perdo quando s’infila in un vicolo all'ultimo minuto.

Raggiungiamo una strada parallela e mi rendo conto per la prima volta che stiamo andando nella direzione opposta alla metro.

Poi si ferma davanti ad una macchina, tira fuori delle chiavi dalla tasca e spinge un pulsante. La vettura lampeggia e tutte le chiusure si aprono.

Io non ne capisco nulla di auto ma so che questa è un bel modello, non troppo appariscente - ma costosa. E' nera, con interni in pelle nera.

Lo guardo con stupore e delusione mentre sale in macchina e gira la chiave. La vettura ruggisce, il rumore del motore è piuttosto roco all’inizio, e poi si assesta in un rombo basso.

Sembra rispecchiare la rabbia bruciante nel mio petto mentre Harry controlla gli specchietti, poi sgomma via sulla strada e si dilegua in pochi secondi.

“Merda!” Non sono neanche il tipo che impreca, ma a volte è l'unica cosa che renda l’idea.

 

*

 

* Ovviamente stiamo parlando della Metropolitana di Londra, soprannominata dagli inglesi The Tube.

Lyrics credit: Shadow of the Day dei Linkin Park, Sway di Bic Runga (Colonna Sonora di American Pie).

  
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